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I regimi totalitari, Sintesi del corso di Scienza Politica

Appunti lezione Sofia Ventura

Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 12/02/2013

prechtsean
prechtsean 🇮🇹

4.4

(13)

2 documenti

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Scarica I regimi totalitari e più Sintesi del corso in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! Il terrore totalitario Il terrore nell’esperienza totalitaria ha caratteristiche diverse da quello di epoche precedenti. Linz ci dice che il terrore totalitario ha una scala senza precedenti, coinvolgendo un numero di persone elevatissimo (milioni). È rivolto dall’autorità statale contro la propria popolazione. Nell’epoca zarista coloro che erano imprigionati potevano essere alcune migliaia, mentre quelli coinvolti nell’apparato repressivo sovietico sono milioni. Il terrore totalitario manca anche di una parvenza di procedure legali. Vi è un’estensione anche nei confronti delle élite, del regime, della burocrazia, dell’esercito. Si estende inoltre anche ai familiari degli accusati. Anche essi rischiano di essere deportati in Siberia, o comunque sono sottoposti a controlli e limitazioni della libertà. Infine, il terrore totalitario non si sviluppa in una fase del regime per poi esaurirsi. La fase terroristica nei confronti della popolazione non si ferma mai: ricorso periodico a processi, incarceramenti, deportazioni, controllo ossessivo, spionaggio, ecc. La popolazione è costantemente sottoposto a terrorismo di tipo sia fisico che psicologico. ===> Rivoluzione permanente La Arendt ci dice, come Linz, che il terrore va oltre la fase della presa e del consolidamento del potere. Dunque il terrore non ha la finalità di reprimere l’opposizione, ma va oltre. Individua diversi tipi di “nemici” del regime: nemici potenziali e nemici reali, oltre agli innocenti. Gli innocenti sono casualmente coinvolti un un’azione di repressione. Ad esempio, nel regime nazionalsocialista, innocenti sono i malati di mente, che nell’ideologia nazista erano considerati inutili e costosi per la società. I nemici potenziali sono coloro le cui caratteristiche fanno supporre che potrebbero mobilitarsi contro il regime. I kulaki, contadini proprietari terrieri, nella fase di presa di potere del regime sovietico, ne sono un esempio. I nemici oggettivi sono coloro che sono definiti tali dal regime. Ad esempio, gli ebrei per il regime nazionalsocialista. Non mostravano caratteristiche specifiche, tranne la decisione di Hitler di sterminarli. Concetto collegato al nemico oggettivo è il delitto possibile, anticipazione logica di sviluppi oggettivi. Durante la guerra, un membro del Partito comunista russo aveva espresso preoccupazione circa l’andamento della guerra. Si passa all’accusa i disfattismo e in seguito di tradimento. Il delitto di fatto non è stato commesso, ma si desume che potrà essere commesso. Questi elementi del terrore totalitario (coinvolgimento di un numero enorme di persone, individuazione di nemici di diverso tipo) li possiamo ricollegare a un altro elemento fondamentale della definizione del totalitarismo: la rivoluzione permanente. È un obiettivo del regime. È la rivoluzione che il regime stesso mette in atto contro la propria popolazione. Non è una rivoluzione dal basso, bensì dall’alto, continua. La sua finalità (qui c’è “l’essenza del totalitarismo”) è di mantenere la società in uno stato atomizzato, di rompere legami che naturalmente si creano in un contesto sociale. Questo perché l’individuo isolato è disorganizzato. La rivoluzione permanente coinvolge anche le élite, perché impedisce la formazione di gruppi di potere. Altro concetto di totalitarismo è quello di universo concentrazionario, ossia un sistema di campi di concentramento e di sterminio, che sono funzionali all’attività terroristica e alla pretesa di coinvolgere grandi parti della popolazione. Con la caduta dell’Unione Sovietica sono emersi documenti e filmati in cui si vede che in realtà anche in URSS esistevano campi di sterminio. Anche Pol Pot in Cambogia ha creato un sistema di campi di concentramento, anche itineranti (legati alla coltivazione), che portò alla morte circa un milione di persone. Un altro discorso, più strettamente politologico, riguarda il partito unico, strumento fondamentale del regime totalitario. Possiamo distinguere due momenti: movimento (nella fase precedente alla presa di potere) e partito (quando il movimento conquista il potere e instaura il regime totalitario). Nel movimento e nel suo leader si incarna l’ideologia. Questa giustifica la distruzione dell’ordine esistente e la costruzione di un nuovo ordine. Il movimento si organizza quasi come uno Stato ombra, con dipartimenti al suo interno. Il movimento totalitario mira a prendere il potere da solo e per sempre, non è come gli altri partiti che competono per andare al governo. Il partito mette in opera ciò che è indicato dall’ideologia. Rapporto tra partito e Stato. Il partito mira ad impossessarsi dello Stato,a diventare l’unico punto di riferimento politico. Due diverse possibilità, esemplificate dal caso tedesco e dal caso sovietico. Caso tedesco: prevalenza del partito con la sopravvivenza dello Stato (duplicazione di uffici e funzioni di cui parla Arendt). Il caso sovietico è diverso. Il regime zarista collassa, e dunque le strutture dello Stato vengono ricostruite dal partito. Non abbiamo questa conflittualità, ma un completo dominio del Partito sullo Stato.
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