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I ROMANI A TEATRO da stampare, Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

riassunto I romani teatro per esame di Storia del teatro greco

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

In vendita dal 28/03/2016

m.cirignano
m.cirignano 🇮🇹

4.3

(50)

32 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I ROMANI A TEATRO da stampare e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! I ROMANI A TEATRO Verso la fine dell'età repubblicana il teatro era diventato dominante nella vita sociale romana. Si ritiene che siano stati il primo popolo a ballare per divertimento. I greci individuano nella danza l'origine del loro dramma. Danza per loro comprendeva ogni tipo di movimento. Nel corso della danza, come nei Saturnali romani, padroni e servi si trattano da uguali. Qualcosa di simile erano gli “scherzi fescennini” della festa romana del raccolto. Il FESCENNINO divenne un evento con ricorrenza annuale; il collegamento del fescennino ricorda l'associazione della fabula atellana e della parola caerimonium. • FESCENNINUS: da <<fascinum>> malocchio. Fascinum è connesso al verbo “fari”, dire e indica l'atto di pronunciare formule magiche. Orazio sostiene che <<fascinum>> è usato nel senso di “membro virile”. Si suppone che il fallo sia associato con i riti magici di fertilità, e che il suo uso in commedia mostri come la commedia stessa tragga origine da tali riti. I canti fescennini erano collocati ai riti di fertilità che sembrano avere meno rapporti con il trionfo, in occasione del quale si cantavano versi scollacciati e si attaccava un fallo sotto il carro del vincitore. Ancora più discutibile è il riferimento alla satura che nel testo viene resa con <<miscellane>>. • SATURA: attualmente il nome di <<satira>> è dato dai Romani ad un componimento malevolo, che come la commedia antica è volto ad attaccare i vizi. La parola satura deriva dal nome dei satiri, poiché tale componimento contiene scherzi ed oscenità. Può derivare da: ■ <<satura lanx>>: un piatto pieno di primizie; ■ Da un piatto misto di diversi genere alimentari che, secondo Varrone, si chiamava satura. ■ C'è chi deriva la parola dalla <<legge miscellanea>>, nella quale si propongono all'approvazione del popolo diversi provvedimenti. Altri influssi derivano dalla Campania, dove la farsa recitata da attori mascherati (fabula atellana) era popolata da tempi immemorabili. • La parola “miscellanea” è quella che Livio usa per descrivere composizioni teatrali non pervenute. Intorno alla metà del III secolo a.C. troviamo attività teatrali stabili in varie parti d'Italia. Le testimonianze sono costituite da numerose pitture vascolari che mostrano scene di spettacoli primitive dove gli attori stavano su un palcoscenico. Nel 240 a.C. si assistette a Roma, durante i ludi romani alla rappresentazione di un dramma greco in traduzione latina. Traduzione e messa in scena erano opera di Livio Andronico, un greco romanizzato che la tradizione mette in rapporto con Taranto. Il drammaturgo Accio asserì che Andronico era stato fatto prigioniero dai romani durante la presa di Taranto e che mise in scena il suo primo dramma solo nel 197. Il più noto di tutti gli aneddoti, è quello narrato dal suo omonimo, Livio lo storico. Ci racconta infatti che fu il primo a portare sulla scena un dramma con la trama. Dai cenni di Livio sulla satura risulta che a Roma c'erano già attori esperti, i quali erano in grado di offrire uno spettacolo comprendete musica e canto. Tutti i drammi greci, tragedie e commedie sembrano aver avuto un coro. Le commedie latine non hanno avuto un coro. Avevano invece i cantica. Chi declamava i cantica erano gli attori stessi. La follia la troveremo frequentemente rappresentata nella tragedia romana e parodiata nella commedia. PLAUTO Tito Maccio Plauto nacque a Sarsina intorno al 254 a.C. A Roma fece un po' di soldi come artigiano al servizio del teatro. I romani non erano affatto d'accordo tra di loro riguardo al nome dello scrittore, alla sua datazione e presente un elemento musicale. La Commedia nuova greca aveva ridotto tale elemento, ma non soppresso. Tutte le classi sociali frequentavano il teatro; lo spettacolo era offerto dai magistrati. Era confermata la presenza di donne, l'ingresso era gratuito. Gli attori dovevano farsi sentire al di sopra della confusione del pubblico, l'attenzione di quest'ultimo era infatti incostante. • Palcoscenico: Le nostre idee dell'aspetto del palcoscenico derivano dai resti dei teatri di età imperiale. L'elemento essenziale del teatro romano fu il palcoscenico di legno. Plauto lo chiamava “scaena” o “proscaenium”; tra il palcoscenico e la prima fila di posti c'era uno spazio spianato, chiamato orchestra. Talora vi si collocavano i posti a sedere mobili per spettatori eminenti. Alle spalle della scena vi erano i camerini degli attori; da entrambi i lati il palcoscenico era racchiuso dalle ali sporgenti dell'edificio dei camerini. Nel muro anteriore di quest'edificio si aprivano tre vani di porta corredati da battenti. L'unico oggetto in vista sul palcoscenico era l'altare, che compare in molte commedie. La nostra unica testimonianza su questi argomenti è il testo delle commedie, ovverosia le parole che il drammaturgo mette nella bocca dei suoi personaggi. Il drammaturgo romano deve il successo che ebbe non all'arte dello scenografo ma all'abilità del drammaturgo e degli attori. Ad esempio il fatto che un attore menzioni un qualche oggetto può testimoniare che quell'oggetto era effettivamente presente in scena. Tutte le commedie di Plauto cominciano a palcoscenico vuoto, durante la commedia si portavano oggetti davanti allo spettatore, non vi era una scenografia speciale o specifica per alcuna commedia. Al fine di rendere la trama facilmente comprensibile ogni entrata in scena era annunciata prima; questi annunci servono da istruzioni di scena. Gli attori romani declamavano di fronte al pubblico rivolgendo lo sguardo agli spettatori. L'attore non alterava la propria voce; il drammaturgo fa parlare tutti i personaggi con lo stesso tipo di latino. • Costumi e maschere: I costumi del teatro romani variavano in relazione al dramma; le commedie pervenuteci per intero appartengono al genere della “palliata” commedia in cui l'abito caratteristico era il “pallium” cioè il mantello di tutti i giorni. Sotto si portava il chitone ionico e sul chitone lo “himation”, un mantello di lana di forma rettangolare. Le calzature erano di norma leggere, sandali e ciabatte. Anche le donne greche portavano appositi sandali, sia ad Atene che a Roma; non vi era abbigliamento distinto per gli schiavi. La maschera degli attori copriva l'intera testa e durante la rappresentazione dovevano essere in grado di cambiare i loro costumi in tempi molto brevi. Dobbiamo tenere conto che essendo una commedia il drammaturgo può talora ritenere opportuno prendersi gioco tanto dell'abbigliamento quanto in altri campi. Inoltre il mestiere di personaggio era indicato da attributi. Il costume diventa importante quando e adoperato per travestire un personaggio.
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