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I totalitarismi e la seconda guerra mondiale, Appunti di Storia

26 domande che riassumono le caratteristiche dei totalitarismi e la seconda guerra mondiale

Tipologia: Appunti

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Caricato il 08/05/2019

francesca-mancini-9
francesca-mancini-9 🇮🇹

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Scarica I totalitarismi e la seconda guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Domande di storia: i totalitarismi e la seconda guerra mondiale Tematiche a lunga trattazione: A-Cause e conseguenze della rivoluzione russa del 1917 B-Delinea le cause e le conseguenze della crisi del ‘29 C- Elabora un confronto tra il biennio rosso in Italia e in Germania, mettendone in risalto gli elementi di continuità. D-Descrivi le tappe fondamentali che portarono che portarono alla trasformazione del movimento dei fasci in dittatura. E- Cosa si intende per totalitarismo? Argomenta la tua risposta facendo riferimento alle esperienze dei regimi nazista, fascista e stalinista, precisandone i tratti comuni. F-Cause e conseguenze della guerra civile spagnola e il diverso ruolo giocato in essa da Germania e Italia. G- Delinea la relazione : guerra etiopica/Asse Roma-Berlino H- Delinea le cause che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale I- Elabora un confronto tra prima e seconda guerra mondiale Domande specifiche: 1-Delinea i tratti fondamentali della politica economica di Lenin (NEP)e le sue conseguenze 2-Esponi le principali differenze tra il programma di Trotskij e Stalin 3-Delinea i tratti fondamentali della politica economica di Stalin e le sue conseguenze 4- Esponi le caratteristiche fondamentali del New Deal 5- Evidenzia le principali direttive di Mussolini in politica interna con riferimento alle leggi fascistissime 6-Evidenzia le principali direttive di Mussolini in politica estera 7- Evidenzia le principali direttive di Mussolini in politica economica (battaglia del grano, quota novanta) 8-Evidenzia le principali direttive di Hitler in politica interna 9-Evidenzia le principali direttive di Hitler in politica estera 10- Evidenzia le principali direttive di Hitler in politica economica 11- Spiega perché la prima fase della seconda guerra mondiale fu definita “ guerra lampo”. 12- Spiega perché Mussolini passò da uno stato di non belligeranza alla decisione di entrare in guerra 13- Delinea il progressivo passaggio degli USA dall’isolazionismo all’ingresso in guerra. 14-Spiega i diversi nomi con cui è stato designato negli anni lo sterminio degli ebrei nei Lager nazisti. 15-Esponi le caratteristiche della Resistenza italiana e il significato della “Svolta di Salerno” 16- Individua il nesso: resistenza giapponese e bomba atomica 17-Elabora un confronto tra i Gulag e i Lager A. Cause e conseguenze della rivoluzione russa del 1917 La partecipazione alla prima guerra mondiale, rese presto drammatica la situazione all’interno dell’impero zarista. Difatti, il massiccio arruolamento di contadini aveva provocato una forte crisi del settore agricolo, la cui produzione conobbe un grande calo, provocando il continuo aumento dei prezzi del cibo. Intanto la mancanza di manodopera mandò in crisi anche il settore industriale e i trasporti si bloccarono rendendo più difficile portare i rifornimenti per le truppe al fronte. In questa situazione disperata, iniziarono le proteste, le manifestazioni e gli scioperi nelle principali città dell’impero. Sul piano politico invece, le forze popolari ricostituirono i soviet, nei quali confluirono socialisti rivoluzionari e socialdemocratici divisi in bolscevichi e menscevichi. In particolare il soviet di Pietrogrado si pone come alternativa politica al potere centrale e Lenin, capo bolscevico, con le “tesi di aprile” sosteneva la possibilità di un’immediata rivoluzione proletaria e comunista, con il passaggio di potere ai soviet, espressione degli interessi di operai e contadini, eliminando così gli elementi borghesi dal potere politico. Fu così che dopo il successo di questa rivoluzione, Lenin e il partito bolscevico riuscirono a mettersi a capo dello stato russo, cercando però di segnare una svolta rispetto al passato borghese, infatti i ministri divennero commissari del popolo, come il governo divenne il consiglio dei commissari del popolo, il quale cercò di dare al nuovo stato sovietico, basato sui soviet, un’organizzazione politica ed economica in senso federale. B. Cause e conseguenze della crisi del ‘29 Inizialmente gli Stati Uniti si resero protagonisti di una gara alla produzione industriale e agricola, la quale coinvolse anche le banche e finì per creare un giro di prestiti e di speculazioni di dimensioni gigantesche. In seguito però, la ripresa delle economie europee incrementò la concorrenza internazionale e ridusse gli spazi per le merci americane e inoltre molti paesi europei adottarono delle misure protezionistiche, che riducevano la possibilità dell’industria americana di accedere ai mercati esteri e intrapresero delle politiche di austerità e deflazione, per combattere l’inflazione e rafforzare le monete nazionali. Tutto ciò determinò una crisi di sovrapproduzione nell’economia americana, che era stata danneggiata più delle altre dalla diminuzione delle esportazioni; seguita dal crollo finanziario del giovedì nero della borsa di Wall Street. La crisi del ’29 mise a nudo le falle del capitalismo senza controllo statunitense e da economica, la crisi divenne subito sociale, poiché 15 milioni di persone persero il lavoro e circa tre quarti dei contadini furono ridotti alla fame. Inoltre il crollo delle azioni e il fallimento delle banche distrussero anche i risparmi della classe media. Questa crisi degli stati uniti però, influenzò gravemente anche l’Europa, dove il ritiro dei capitali statunitensi e l’arrivo sul mercato di prodotti venduti a prezzi bassissimi, provocarono una frenata della produzione e il conseguente aumento della disoccupazione, mentre il sistema monetario internazionale venne praticamente distrutto. Questo crollo di Wall Street ebbe delle conseguenze così catastrofiche perché incise su sistemi economici non ancora molto solidi. C. Confronto tra biennio rosso in Italia e Germania Durante il biennio rosso, nei paesi come Germania e Italia, dove la democrazia politica aveva messo radici meno salde, mentre più forti erano state le spinte nazionalistiche e autoritarie, il sistema politico liberale non resse all’impatto della guerra e della crisi postbellica e questo determinò una serie ravvicinata di sussulti rivoluzionari il cui esito fu l’instaurazione di regimi autoritari e reazionari. Durante questo periodo, tra la primavera e l’autunno del 1919, le piazze italiane, ispirate dagli ideali sovietici, iniziarono ad riempirsi di manifestazioni, causate dal movimento operaio che partendo dalla rivendicazione salariale, arrivó poi a mirare al controllo totale delle fabbriche e alla conquista dello Stato. Il movimento ebbe maggiori consensi nel 1920, quando vi furono in Italia più di 2000 scioperi e così vennero fatte delle elezioni amministrative, che sancirono la fine di questo periodo e in seguito alle quali, il movimento fascista iniziò a muovere i primi passi, poiché fino ad allora non aveva riscosso molto successo. Questo tipo di disordine sociale colpì anche la Germania, ormai logorata dalla guerra; infatti il governo era troppo debole per affrontare la situazione e il partito comunista ne approfittava per organizzare numerose proteste, spesso represse nel sangue, come nel caso di Berlino, dove venne guidata l'insurrezione che si proponeva di abbattere il governo socialdemocratico. In Germania però non si temeva la rivoluzione, dal momento che molti tedeschi erano nazionalisti e il governo aveva ancora l’appoggio dell’esercito e dell’alta finanza. D. Tappe fondamentali che portarono alla trasformazione del movimento dei fasci in dittatura Già nel 1915 Mussolini aveva imposto al movimento interventista, la costituzione dei “Fasci d’azione rivoluzionaria”, rinominati, poi, “Fasci di combattimento”. Tra le prime reclute di questo movimento troviamo figure di sinistra, nonostante esso, poi diventò il partito che istituì una dittatura di destra. Ben presto però, si comprese che il programma dei Fasci era proposto solo per ottenere consensi e arrivare al potere, in particolare compiendo azioni intimidatorie contro gli esponenti socialisti. Il Fascismo godeva di molti consensi, provenienti soprattutto dagli ambienti vicini ai proprietari terrieri e soprattutto aveva l’appoggio di Giolitti. Quando Lenin morì, subito all’interno del partito si pose il problema della successione. Il primo a proporsi fu Trockij che aveva un grande seguito popolare e a lui si contrapponeva Stalin che ricopriva la carica di segretario del partito. I due avevano una posizione diversa riguardo la politica economica. Stalin era contrario alla NEP che doveva rilanciare l’economia dopo la guerra civile, reintroducendo una parziale, limitata proprietà privata, soprattutto nell’ambito agricolo e per le piccole industrie; mentre Trockij la sosteneva, ritenendo prioritario lo sviluppo industriale. Un'altra differenza era che quest'ultimo era favorevole alla cosiddetta rivoluzione permanente, ovvero era convinto che il ruolo dell’Unione Sovietica fosse quello di spingere il comunismo a livello mondiale; mentre Stalin aveva una posizione diversa e consapevole delle difficoltà in cui si trovava l’Unione Sovietica e si rendeva conto che la rivoluzione era fallita al di fuori di essa, ritenendo quindi che fosse impossibile portarla al di fuori dai confini sovietici. Anche in politica interna Trockij non era d’accordo con Stalin: il primo, voleva, infatti che i kulaki, cioè i contadini ricchi, fossero combattuti a fondo per poter avviare un forte processo di industrializzazione. Il secondo pensava invece che non fosse ancora giunto il momento. I.3. Tratti fondamentali della politica economica di Stalin e le sue conseguenze Nella politica economica, Stalin si concentrò su una pianificazione integrale dell’economia, quindi lo stato governava in modo rigido tutti i meccanismi dell’economia, escludendo così l’iniziativa privata e presupponendo la proprietà pubblica di tutti i mezzi di produzione. Fu uno sforzo enorme, che trasformò l’Unione Sovietica in una grande potenza industriale. I costi di questa impresa furono altissimi e, non potendo ottenere finanziamenti dall’estero, si decise di abbassare il livello dei salari e quindi dei consumi, tramite anche alla militarizzazione del lavoro operaio; e venne trasferita la ricchezza dall’agricoltura all’industria, tramite collettivizzazione imposta delle terre; i contadini si opposero con ogni mezzo, però verso di loro si agì con la forza, attraverso massacri e deportazioni nei campi di lavoro. Ovviamente la produzione agricola diminuì, e il prelievo forzato di gran parte del raccolto rendeva inesistente il margine per l’autoconsumo, quindi una spaventosa carestia devastò alcune regioni; così nel ’33 Stalin reintrodusse il diritto dei contadini di coltivare piccoli appezzamenti per le proprie necessità. I.4. Caratteristiche fondamentali del New Deal I punti fondamentali del “New Deal” (1932-1939) erano: • Aiuto ai sindacati per far aumentare i salari (per ridare fiato ai consumi) • Programma di investimenti in grandiose opere pubbliche (per assorbire occupazione) • Riforme sociali (per attuare una redistribuzione del reddito e fare aumentare la domanda): pensione di vecchiaia, sussidi di disoccupazione, contributi ai bisognosi, riforma fiscale • Leggi a tutela dei lavoratori • Riduzione dell’orario di lavoro • Incentivi agli agricoltori per ridurre la sovrapproduzione e salvaguardare i prezzi, con premi in denaro per agricoltori e allevatori. • Tennessee Valley Authority, per sfruttare le risorse idroelettriche del Tennessee e avere energia e basso costo • Prestiti per riscattare le proprietà ipotecate • Il mercato borsistico e il sistema bancario furono sottoposti a controlli • Abbassate le tariffe doganali e svalutato il dollaro (per sostenere le esportazioni) I risultati ottenuti dal “New Deal” furono notevoli I.5. Principali direttive di Mussolini in politica interna con riferimento alle leggi fascistissime La mancanza d’accordo tra le forze democratiche e gli appoggi di cui godeva il fascismo finirono per rinforzare Mussolini che diede inizio ad una vera e propria dittatura, che si realizzò nelle leggi “fascistissime” del 1925 – 1926 con le quali: • il Parlamento fu privato di ogni sua funzione e il potere venne dato in mano al Governo e al Gran Consiglio del Fascismo, il capo del Governo doveva rendere conto delle proprie azioni solo al re. • Aumentò il controllo della polizia e si istituì la censura, • per reprimere le attività antifasciste venne istituito un Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato; • vennero vietati lo sciopero e la serrata. • L’iscrizione al partito divenne obbligatoria per i dipendenti pubblici e divenne il requisito fondamentale per ottenere promozioni e impieghi; • il partito controllava le diverse organizzazioni di massa istituite dal regime per educare la gioventù ai valori fascisti: “I figli della lupa”, “Balilla” per inquadrare i diversi strati della società. Il fascismo operò anche cambiamenti nei riguardi della scuola, con la riforma Gentile del 1923. Essa si basò su due principi: la supremazia della cultura umanistica , e il carattere fortemente selettivo del sistema scolastico. Il regime eliminò le libere associazioni sindacali e le sostituì con le corporazioni, organi statali fascisti, che raggruppavano lavoratori e datori di lavoro delle diverse categorie produttive; pubblicò inoltre la carta del lavoro ispirata all’ideologia corporativa, che si basava sulla collaborazione fra le classi sociali, in contrapposizione sia all’individualismo liberale che alla lotta di classe di ispirazione socialista. I.6. Mussolini in politica estera In politica estera, in una prima fase Mussolini influenzato dal diplomatico Salvatore Contarini, la politica internazionale del regime si basava sulla ricerca di stabilità interna e di consenso estero, e si limitò ad assicurare la pace e a migliorare l’immagine dell’Italia in Europa. Nello stesso tempo però le mire espansionistiche di cui Mussolini si faceva interprete lo spinsero a chiedere la revisione dei trattati di pace considerati ingiusti, e a cercare buoni rapporti soprattutto con l’Inghilterra. In una seconda fase il regime ritenne di potersi affermare anche oltre confine, migliorando i rapporti anche con la Francia e Iugoslavia. In fine una terza fase dove Mussolini divenne ministro degli esteri e quindi si occupò personalmente della politica estera, affermando con ogni mezzo l’ideologia fascista, affinché l’Italia assumesse il ruolo chiaro in Europa. I.7. Mussolini in politica economica Dopo una fase iniziale di liberismo, si passò al protezionismo dove lo stato intervenne nell’economia introducendo un’imposta sulla circolazione dei beni di consumo e dei divieti di importazione. Ci furono anche delle iniziative di sviluppo definite “battaglie”: come la battaglia del grano, della palude e demografica. In oltre ci fu la rivalutazione della lira, che Mussolini difese con ogni mezzo e venne portata a “quota 90” per rinvigorire il mercato, che comportò il ristagno economico cioè un rallentamento della produzione, un aumento dei costi, un calo delle esportazioni, disoccupazioni, fallimento di imprese e impoverimento dei cedi più deboli. Per fronteggiare la crisi il regime puntò a far diventare l’Italia uno stato imprenditore allargando l’intervento diretto dello stato in campo economico creando: l’IMI (istituto mobiliare italiano) nella quale lo stato concede dei fondi a favore di industrie con rischio di fallimento; l’IRI (istituto per la ricostruzione industriale) dove lo stato acquista una parte del pacchetto azionario delle industrie più importanti e in fine banche a partecipazione statale, ovvero che sono sottoposte al controllo dello stato. Ciò determinò un cambiamento nella struttura dello stato liberale. I.8. Hitler in politica interna Hitler per la sua politica interna, si ispira al New Deal in un’ottica dittatoriale e tra le sue principali direttive abbiamo: • Un intervento capillare della Stato a livello economico • Il rilancio dell’economia • La ridistribuzione delle terre • Il rilancio delle opere pubbliche (anche per ammortizzare la questione del lavoro) • La chiusura delle piccole e medie aziende perché non potevano sostentarsi • Finanzia solo i grandi trust (per rendere più concorrenziali le grandi industrie) • Rilancia il riarmo e lo sviluppo dell’industria bellica, in particolare settore siderurgico e chimico (contro il Trattato di Versailles che prevedeva il totale disarmo della Germania) • Il rigidismo lavorativo: cerca di sanare il rapporto tra lavoratori e padronato, quindi i lavoratori dovevano sottomettersi al padronato in cambio di attività dopolavoristiche (per evitare che il lavoratore cospirasse contro il regime) La principale finalità della sua politica era ottenere consensi dai capitalisti. I.9. Hitler in politica estera Le principali direttive di Hitler in politica estera furono: • Riarmo: non intende rispettare il trattato di Versailles che prevedeva il totale disarmo della Germania • Politica di aggressione: preludio alla seconda guerra mondiale • Abbandona la Società delle Nazioni (1933) • Autarchia: “bastare a se stessi”. Limita radicalmente le importazioni e crea un mercato interno (i capitalisti sono molto scettici dato che in tal modo si riduce il mercato concorrenziale, ma ottengono comunque i finanziamenti di Hitler, perciò si adattano) • Patto Anticomintern [Da parte del proletariato mancò una resistenza di massa. Ciò si dovette in parte alla tecnica di propaganda - attività dopolavoristiche e iniziative inserivano gli individui nella collettività nazionale - e in parte alla ripresa economica che dette sicurezza e lavoro ai ceti operai.] [Al popolo interessava mantenere il proprio tenore di vita e non i mezzi attraverso i quali questo si raggiungeva.] I.10. Hitler in politica economica Dal 1934 al 1936 la Germania, governata da Adolf Hitler e dal partito nazista, iniziò sotto la direzione del regime la sua ripresa economica, indirizzata al riarmo militare del paese. Per attuare i suoi progetti in campo economico Hitler, che rifiutava la scienza economica, affidò la direzione a Schacht. L'economista tedesco attuò una politica statalista simile a quella del New Deal negli USA. Per eliminare la disoccupazione venne attuata una forte politica incentrata sui lavori pubblici. Per immettere denaro pubblico nell'apparato economico tedesco, l’economista decise di fornire il denaro tramite l'emissione di speciali buoni. Ovviamente questo fece anche aumentare la manodopera. L'obiettivo principale era però il riarmo militare del Terzo Reich, verso il quale vennero orientate le risorse del paese a partire dal 1934 I.11. Perché la prima fase della guerra fu definita guerra lampo La guerra lampo nella storia militare descrive una tattica usata dall'esercito tedesco all'inizio della seconda guerra mondiale nella quale movimenti ampi e rapidi di truppe non lasciavano all'avversario il tempo di organizzare una difesa stabile. La guerra lampo mostrò un clamoroso successo nella campagne della Polonia, Francia e Balcani ma le sue prime carenze si verificarono durante l'operazione Barbarossa. Sebbene la guerra lampo fu utilizzata per la prima volta dall'esercito tedesco durante la prima parte della seconda guerra mondiale ,facendo utilizzo di fanteria meccanizzata, fanteria ecc., già ben prima del conflitto essa era stata teorizzata probabilmente a partire dalla seconda metà del XIX secolo. I.12. Perché Mussolini passo da uno stato di non belligeranza alla decisione di entrare in guerra Fino allo scoppio della guerra d'Italia aveva mantenuto la sua posizione di 'non belligeranza' riscuotendo il plauso di papa Pio XII e dell'opinione pubblica pacifista. Questa scelta era stata determinata da tre fattori importanti: l'impreparazione dell'esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna, le scarse risorse industriali del paese ed infine le tensioni con l'alleato tedesco, che aveva scatenato la guerra senza una consultazione preliminare. La posizione dell'Italia, però, cambiò di fronte all'improvvisa disfatta francese e alle vittorie di Hitler Mussolini a quel punto non seppe resistere alla tentazione di poter sedere come vincitore al tavolo della pace. Pertanto il 10 Giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra I.13. Passaggio degli USA dall’isolazionismo all’ingresso in guerra Mantenendo fermamente la neutralità quando la prima guerra mondiale scoppiò nel i914,gli USA entrarono in guerra contro la Germania solo dopo che questa annunciò che avrebbe condotto una guerra sottomarina indiscriminata che avrebbe riguardato anche i convogli neutrali, e gli USA scoprirono che i tedeschi avevano tentato di chiedere al Messico di entrare in guerra contro gli Stati Uniti in caso questi avessero dichiarato guerra alla Germania. Molti cittadini erano fermamente contrari ad un coinvolgimento statunitense nel conflitto europeo, e il voto del Congresso, il 6 Aprile 1917,per la dichiarazione di guerra, fu tutt'altro che unanime. I.14. Spiega i diversi nomi con cui è stato designato negli anni lo sterminio degli ebrei nei Lager nazisti Il 'nuovo ordine' concepito da Hitler per l'Europa prevedeva la messa in schiavitù degli slavi e l'eliminazione degli ebrei. A partire dagli anni Trenta, con l'espansione del Reich, cominciarono a essere sperimentate varie soluzioni alla cosiddetta 'questione ebraica' con le prime deportazioni. Questa 'questione' assunse proporzioni enormi dopo l'invasione della Polonia quando fu introdotto anche l'obbligo di residenza nei ghetti. A partire dal 1941,con l'espansione del fronte orientale, si affermò l'idea della 'soluzione finale’, cioè dello sterminio totale dove più di sei milioni di ebrei trovarono la morte. I.15. Esponi le caratteristiche della Resistenza italiana e il significato della svolta di Salerno Inizialmete la Resistenza si limitò ad attività di spionaggio e di sabotaggio ma in seguito si rafforzò la coscienza di combattere per la salvezza della civiltà e non soltanto per gli interessi nazionali. I combattenti nella Resistenza lottavano per liberare il territorio nazionale dalle truppe nazifasciste e per intralciare lo sviluppo delle operazioni belliche dell'Asse. Tra le azioni militari vediamo anche dei veri e propri sconti armati. La 'svolta di Salerno' arrivò nel 44 con Palmiro Togliatti che, per la delusione del suo partito (comunista) affermò che bisognava fare appello all'unita di tutte le forze antifasciste per liberare il paese sia dai seguaci di Mussolini che dai nazisti. Questo indirizzo politico che chiedeva ,inoltre, la formazione di un governo che fosse espressione delle forze politiche democratiche, fu chiamato proprio svolta di Salerno, visto che proprio nel capoluogo campano l'11 Febbraio del 44 si era trasferito il governo Badoglio, attendendo la liberazione di Roma da parte degli Alleati 17. Nesso tra resistenza giapponese e bomba atomica Dopo la resa del Germania, resisteva ancora soltanto il Giappone, colpito però da una lunga serie di sconfitte da parte degli USA. Dopo la conquista di alcune isole in oriente, gli americani sferrarono un attacco all’isola di Otimecca. La sua resistenza indicava che l’esercito Giapponese continuava ad essere forte potendo contare su altri 3 milioni di uomini sparsi sul l’ampio territorio asiatico e anche se vicino alla sconfitta, il Giappone non avrebbe mai chiuso la resa. Fu allora che il presidente democratico Harry decise di ricorrere ad un arma terrificante. Il 6 Agosto un aereo statunitense sganciò la bomba atomica sulla città di Hiroshima provocando la distruzione totale. Il 9 Agosto una seconda bomba colpisce Nagasaki. Di fronte a queste tremende distruzioni il 1 settembre il Giappone firmerà l’atto di resa. 18. Confronto tra Gulag e i Lager Fame,maltrattamento,lavoro schiavista e morte sono sicuramente l'aspetto più brutto che accomuna i Gulag e i Lager ma comunque possiamo incontrare alcune differenze tra di essi. I Gulag hanno terrorizzato i nemici del regime sovietico per lunghi anni,subendo,durante questo lungo tempo anche delle diverse trasformazioni. I Lager, al contrario, hanno avuto un tempo di durata più breve e trasformazioni meno incisive. Inoltre i Lager miravano all'annientamento programmatico e immediato di intere razze mentre i gulag sono nati come campi di lavoro per i nemici del regime, finalizzati alla produttività. Infine nel mondo dei gulag il territorio era più omogeneo dal punto di vista sociale e linguistico mentre i lager accoglievano razze e lingue diverse, impedendo la comunicazione e soprattutto la comprensione degli ordini.
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