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I vicere, Appunti di Letteratura Italiana

vicer - vicer

Tipologia: Appunti

2014/2015

Caricato il 28/07/2015

martinatonza.toscano
martinatonza.toscano 🇮🇹

5

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Scarica I vicere e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! I VICERE’ 1855-1882 Giudizio negativo di Croce/autoesilio di DeR. Storie di lotta intorno al potere a cui rimanere sempre aggrappati: le ideologie diventano strumenti x arrivare a questo – le rivoluzioni sono apparenti Nobile famiglia degli Uzeda di Francalanza di antica origine spagnola i cui antenati, venuti a Catania intorno al 1300, aveva ottenuto al tempo di Carlo V la carica di vicerè. L’unico della famiglia a cui arrideranno fortuna e onori sarà Consalvo che, rientrato in possesso di gran parte dell’eredità paterna, si insedia nel vecchio palazzo nobiliare e, gradito dalla nuova sinistra e dalle nascenti masse operaie e popolari, dopo una combattuta campagna elettorale viene nominato deputato del Parlamento italiano. L’opera che rappresenta la continuazione de L’illusione è molto diversa da essa: la prima è individuale e introspettiva, incentrata su un personaggio solo, i vicerè sono opera corale e composita. 1865 rivolta di palermo 1882 suffragio allargato 1891 Nascono i fasci siciliani 1893 scoppiano i moti di Sicilia 1893 Giolitti si dimette, governo Crispi DeRob tuttavia utilizza i grandi avvenimenti del proprio tempo per elaborare un suo particolare schema di pensiero che – in ambito fondamentalmente positivista – lo porta verso un ambito più propriamente esistenziale. Analisi: ogni figura “attiva” del racconto ha un propria e peculiare capacità autonoma di rappresentazione, ma la stessa capacità appartiene anche a tutto il complesso corale e scenografico visto nell’insieme molteplici e variegati piani di lettura e di innumerevoli posizioni interpretative e di confronto. Mancanza dell’eroe cioè dell’elemento basilare del romanzo borghese tipico. Le disarmonie e gli scompensi di tipo narratologico ci danno il quadro meno distante da una realtà contemporanea sempre più sfuggente e mutevole, discontinua e multiforme, fondamentalmente relativa è l’ultima possibile emblematica opera di transizione e passaggio epocale, non solo della cultura e dell’intelletto ma anche del pensiero e delle coscienze Genere la storia non si limita a semplice scenario ma è materia ribollente che prima investe e poi si amalgama con la componente umana per trovare una sorta di ragione casuale del mondo e della vita: è difficile ipotizzare la trama dell’opera disgiunta dai fatti storici a cui si intreccia così strettamente. I V. è qualcosa di meno ma allo stesso tempo qualcosa di più di un romanzo storico vero e proprio. Di meno ha l’intento della grande sintesi dello scenario globale e inglobante, del significato dilatato ed enfatico della scuola storicista; di più ha l’irriducibile tendenza alla introspezione capillare e individuale, gusto della scoperta interiore, elaborata e selezionata caso x caso, persona x persona. Si potrebbe dire dunque che non la storia, ma i personaggi che sono destinati involontariamente e inavvertitamente a farla rappresentano il vero soggetto. Risulta sostanzialmente estraneo ai canoni storici del primo romanticismo italiano, teorizzati soprattutto da Manzoni: non c’è alla base un progetto esplicito di rappresentare un periodo storico in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi risvolti cronachistici e socio-politici. Verga e Capuana lo classificano come “romanzo realista di costumi attuali e di ambiente contemporaneo” oppure come lo definisce lo stesso autore: “romanzo critico e satirico di costume”; farsa vicereale. Accostamento tra la figura di don Lodovico e la monaca di Monza. Il suo taglio pragmatico e concreto, il suo fondamentale disincanti, il suo spaccato analitico e temporalmente consequenziale circa i rapporti di causa effetto degli avvenimenti potrebbero indurci a riconoscergli il carattere di romanzo politico. Manca tuttavia un’attiva adesione a un progetto di comportamento e a determinati programmi e intenti di pratica conduzione della società, che sono caratterizzanti l’aspetto politico delle cose. Quello che emerge è invece il perseguimento del potere come affermazione individuale e di razza; irresistibile e inestinguibile tendenza alla supremazia, a qualunque costo romanzo negativamente politico: globale messa in discussione di tutti i valori risorgimentali. Ritorna invece dominante il tipico tema dell’”illusione” che dopo aver costituito il contenuto peculiare di un romanzo “privato e psicologico” assume via, via i diversi aspetti di un’unica condizione umana: storico, pubblico-politico, amoroso, esistenziale, ecc. Struttura narrativa: presenta una singolare simmetria 3 parti ognuna di 9 capitoli, grosso modo della stessa lunghezza (come l’illusione); chiaro stile espositivo- consequenziale: le azioni della vicenda discendono l’una dall’altra, in modo ordinato e naturale, quasi monocorde. La trama è costruita a partire da una serie di avvenimenti legati in modo consequenziale i quali sono esterni e storico-naturalistici, ma possono anche essere interni e psicologico-introspettivi. Questi vengono deposti dall’autore nella realtà quotidiana in cui egli stesso può intervenire attraverso elementi personali: carattere, psicologica, biografia Distacco tra autore e personaggio, procedura analitica, disincantata, indagatrice, spietata e irridente fa pensare più che al verismo, al romanzo francese di Stendhal. Il crudo, amaro, sprezzante e sarcastico disincanto di DeRob è ben diverso dalla malinconica, struggente, accorata accettazione della realtà da parte del Lampedusa: il principe non ha lo scopo di dare informazioni complete ed esatte, ma quello di ritrovare, anche nella descrizione dei personaggi, un passato che appartiene alle sue origini e alla sua famiglia. L’elemento autobiografico è infatti molto presente mentre è assente nei V. dove DeRob osserva e analizza i suoi personaggi con sguardo freddo e severo, con il distacco quasi di un’operazione anatomica divario dell’epoca della creazione: DeRob descrive un limitato periodo di tempo, a lui molto vicino, a pochi decenni dall’Unità, quando ancora a caldo si identificano le immediate conseguenze politiche e sociali del grande avvenimento. Tomasi riprende la stessa epoca ma 60 anni più tardi, dopo numerosi e importanti avvenimenti militari e politici. Meno evidenti ed eclatanti ma sottili e profondi i legami con Pirandello e “i vecchi e i giovani”: disincanto critico, osservazione d’una patologia intima e radicata del singolo come della razza, hanno avuto molta influenza su P. nel continuo e implacabile rovello interiore dei personaggi, prima che il grande autore drammatico decolli del tutto per giungere ai più moderni processi di dissociazione della personalità. Infine Brancati che imposta sulla sua opera la tesi di laurea. Quantunque noi siamo assolutamente costretti a contentarci d’esser come siamo, pure la nostra mente concepisce condizioni migliori di vita; ma le nostre concezioni, tranne che quando soffriamo, restano puramente speculative. Progresso o regresso non esistono il cane non intuisce i misteri che non sa spiegare, mentre l’uomo che li sa spiegare meno del cane li intuisce e quindi ne soffre tutto il vantato progresso scientifico allarga i confini della nostra conoscenza ma nello stesso tempo quelli della nostra ignoranza RELATIVISMO LA MORTE DELL’AMORE: è un nato morto La morte naturale: esaurimento lento e progressivo; la vita non è altro che l’avviamento alla morte l’ABITUDINE contribuisce da principio alla fioritura della passione e poi un effetto opposto. La prima cosa di cui ci si stanca è la simpatia quindi la fiducia dell’amante di far uno con la persona amata. Viene meno la fiducia verso l’altro; né la soggezione è più accettata, mentre è pretesa la proprietà. Restano solo sentimenti egoistici. Viene meno anche l’istinto a causa dello sfiorimento della bellezza fisica: è una lenta agonia. Parlando di morte naturale dell’amore noi consideriamo il caso in cui entrambi siano arrivati alla fine della passione, se non è così si ha morte naturale in uno, violenta nell’altro. Nel primo caso si vive nell’attesa che uno dei due prenda una posizione e lasci l’altro: questo passo viene fatto generalmente dalle donne per prime perché, mollato il primo amante, ne hanno già un altro pronto ad aspettarle: allora ci saranno 3 vantaggi cessazione del fastidio – piacere del nuovo amore – soddisfazione di vanità dimostrando al vecchio amante come il proprio valore sia ancora apprezzato. RESURREZIONE DELL’AMORE: i due disamanti, dopo la lunga ed estenuante agonia che li ha portati poi alla liberazione, si eviteranno come due compagni di carcere restituiti al libero consorzio. Dopo tempo, affievolito il fastidio, subentra la curiosità: infatti i due amandosi credettero di essere tutt’uno quindi vogliono sapere i rispettivi stati sentimentali il fuoco s’attizza a causa della VANITA’: la nostalgia del passato porta ad un ravvicinamento che causa poi la morte definitiva del sentimento (rari sono i casi positivi) MORTE VIOLENTA: si verifica tutte le volte che uno dei due continua ad amare mentre l’altro non ama più e nutre un nuovo amore. Mancando l’esperienza violenta ciascuno dei due, non vedendo l’altro com’è, resta libero d’immaginarlo come lo vorrebbe il sentimento si acuisce, il dolore è disperato. Lo stesso vale quando uno dei due muore. VOLONTA’ DI DISAMARE: l’abbandonato crede, paradossalmente che l’amore dell’altro dipenda dalla volontà di questo e infatti lo prega e lo supplica di tornare con lui. Ma egli stesso dovrebbe sapere che le cose non sono così facili non riuscendo lui per sua volontà a disamorarsi di chi l’ha abbandonato: effetto dell’egoismo noi affermiamo l’impero della volontà sull’amore quando ci fa comodo, negli altri; lo neghiamo in noi. Uccidere il germe della passione non alimentandolo, è più facile che uccidere la pianta sana e rigogliosa. L’amore finirà interamente e non darà neppur luogo alla poetica malinconica che accompagna le agonie lente e naturali; resterà invece il ricordo dell’odio, cioè il rancore amaro. Nulla consola più rapidamente della perdita d’un oggetto che ci è stato caro quanto il disprezzo del quale diventa meritevole. Una delle grandi ragioni di cruccio e uno dei più forti motivi dell’insistenza presso il traditore e dell’inefficacia e fiacchezza della volontà del tradito si trova in questo suo pensiero: “se non posso riottenere l’amore di chi già mi amò, come sarà più difficile essere amato da chi m’è stato sempre straniero?” Per provare questo sentimento bisogna non essere egoisti né superbi L’amor proprio è la medicina efficace. In generale sono più gli uomini che abbandonati insistono per riottenere l’amore delle infedeli perché trova più difficoltà a conquistare un’altra donna L’IMPERIO La prima traccia compositiva risale al 1893-94, ne scrive solo 9 capitoli. Il principe di Francalanza, eletto deputato, si stabilisce a Roma e qui entra subito in contatto con un ambiente assolutamente diverso da quello a cui era abituato; l’atmosfera è torpida, stagnante, ammorbata, il mondo politico pieno di interessi oscuri e complicati, di manovre sotterranee, posizioni arroccate e consolidate. Il giovane tenta tutte le vie x emergere e fonda persino un giornale “la cronaca” per sostenere la sua causa e il tentativo di formare un unico partito nazionale. È sul punto di gettarsi tra le braccia dell’estrema sinistra quando sopravviene un’inaspettata occasione di farsi largo nelle file dell’antisocialismo. il principe non ha esitazioni dando prova di camaleontismo assolutamente privo di scrupoli e in più un caso drammatico lo aiuta: viene accoltellato da un socialista fanatico, il suo nome corre di bocca in bocca in tutti gli ambienti della capitale e alla fine i conservatori, espressione della grande borghesia, lo nominano loro vessillifero offrendogli il posto di ministro dell’interno. Parallelamente alle vicende di Consalvo scorrono quelle di federico Ranaldi, giovane generoso e entusiasta che dopo la laurea entra in contatto con la politca che spegnerà a poco a poco tutto il suo entusiasmo.scrive per il giornale di Consalvo e diviene la sua immagine speculare segreta e tormentata. L’ultimo caputolo ci mostra Ranaldi ormai sconfitto, rientrato a Salerno in cerca disperata di un appiglio che lo riporti alla luce, e alla fine trova l’amore di Anna. Sapremo anche che Consalvo ha dovuto cedere le armi e dimettersi onde evitare disordini e sommosse L’opera era un tentativo di entrare a fondo, con lo strumento letterario, nel grande crogiuolo della borghesia emergente, affrontandone e analizzandone le caratteristiche accese, attraverso quel fenomeno che si stavano dimostrando le competizioni e le rappresentazioni pubbliche. Raro esempio di romanzo parlamentare. Ranaldi = esempio di rifiuto e resistenza passiva al dilagante arrivismo corrotto e corruttore e alla dissoluzione morale e politica del tempo, propugnatore addirittura di una sorta di “anarchismo” quieto ma totale; Consalvo= emblema di una irrimediabile sconfitta storica Fine del momento eroico della borghesia, del risorgimento sfiducia ormai dominante circa le possibilità del potere politico postrisorgimentale e delle strutture pubbliche e parlamentari di garantire un effettivo sviluppo sociale e culturale al nostro paese Se i vicerè sono astorici perché costituiscono una sorta di modello paradigmatico che si può applicare anche ad altre epoche e ad altre situazioni, l’imperio è circostanziato e cronachistico: molti sono i veri uomini politici che vengono descritti: uno spaccato di storia analizzato e osservato in tutti i suoi aspetti. Mentre la prima opera è oggettiva e impersonale, molti sono gli elementi autobiografici dell’imperio LAVAGETTO: il romanzo sulle prime si muove un po’ a fatica, i suoi personaggi scricchiolano, DeR abbandonata la sicilia sembra un po’ a disagio, ma dopo un po’ gli intrighi di corridoio, le regole e il codice che governano la vita parlamentare vengono descritti con lo stesso stile freddo e corrosivo. Non esiste via d’uscita se non il suicidio o, a livello politico, un’anarchia senza paradisi terrestri, propugnata da uomini che, con assoluta fermezza e senza cedimenti, si proporranno la distruzione del mondo: “ perché odieranno la vita essi saranno chiamati biofobi la stessa conclusione a cui arriverà, in forma ironica e dubitativa, Zeno Cosini TEMI E MOTIVI La sua ansia di sperimentatore e di analista del nuovo e dell’inconosciuto aveva trovato nella sua epoca un campo ideale, adatto soprattutto a quell’aperto RELATIVISMO che prelude alle ormai vicine grandi correnti del decadentismo novecentesco. Tormentato scopritore delle infinite variabili, delle innumerevoli aperture in cui il pensiero può dilatarsi in un sempre più inconoscibile relativismo. Ma allo stesso tempo con l’esigenza di ancorarsi a qualcosa di meno fugace e nebuloso e di non abbandonare del tutto le sue origini e i suoi maestri verismo psicologico= tentativo di dare ordine alle molteplici contrastanti voci che egli non poteva fare a meno di ascoltare. L’amore: tortuosa e testarda misoginia letteraria, ossessiva e monotematica. L’argomento si è dimostrato per l’autore come campo ideale, perfettamente rispondente e idoneo all’estrinsecazione delle sue profonde e radicate convinzioni esistenziali quelle dell’illusorietà della vita e del vano fluire del tempo. Il senso della storia: Ranaldi e Consalvo diventano figure emblematica di una razza umana che riflette comportamenti e atteggiamenti del mondo in cui vive Tema principale è il fluire indifferente e inarrestabile del tempo che modifica e trasforma continuamente, togliendo ogni appiglio, ogni certezza e riducendo tutto a illusione. Coll di contro è un Narciso sfuggente: incapace di trovare corrispondenza al proprio sentimento perché innamorato di se stesso Filomena inedita rilettura del mito: il dolore dell’onta subita dalle donne è speculare al martirio x la lontananza dell’amato. L’amante è accostato al re dei Traci Tereo che ha profanato il sacro vincolo coniugale. Coll è infame ed empio secondo la religione d’Amore di cui Gasp è sacerdotessa. La poesia quindi le da il permesso di farsi portavoce del riscatto femminile, inesprimibile a causa delle convenzioni sociali. Procne e filomena sono invocate in quanto vendicatrici Ricerca figure di donne che possano esprimere il suo modello ideale Collaltino si mostra dunque come antagonista, incapace di stabilire una ipotetica corrispondenza affettiva e spirituale con la donna Il suo pubblico sono le donne/ le genti ben nate= discrimine sociale-culturale/ reminiscenza dantesca dei ben nati destinati alla salvezza contro i mal nati destinati all’Inferno. Tuttavia possiamo escludere la salvezza dall’ascesi cristiana e dire che Gasp. affida la propria parola estrema a coloro che si salveranno, le donne che vivranno la propria esistenza facendo tesoro dell’esemplare martirio di Gasp. Discorso letterario e SOCIALE Le donne sono pubblico, compagne e allieve. Ubris in tutto il canzoniere non è modesta Collaltino: da una parte lodato x le sue qualità estetiche, dall’altro biasimato x la mancanza di quelle interiori però questo solo nei confronti di gaspara MARTIRE Croce nel romanzo aveva visto una laboriosa e inutile e semplificazione “zoliana” della tesi dell’ereditarietà. Romanzo naturalista le tinte del vizio e della malattia buone x fare naturalismo non furono cercate x immersione nei bassifondi sociali, bensì scandagliando le oscurità psico-patologiche di una famiglia dominatrice. Nei V. DeRob tratta di folli, di follia, di un mondo insensato, e quello lombrosiano era negli anni del romanzo il volto teorico della pazzia più noto e maneggevole oltre che facilmente attingible per un dilettante di scienza psico-patologica e antropologica. Alcuni personaggi sono accostabili alla figura del reo nato: il suo carattere è infatti l’insensibilità affettiva, la mancanza di compassione per le disgrazie altrui, la completa indifferenza innanzi alle proprie vittime Sfiducia antistorica/pessimismo radicale. La rivoluzione italiana, che pure dovrebbe costituire la cornice storica del romanzo, riecheggia assai blandamente nelle cronache uzediane come leggenda geniale di Cavour e di Garibaldi, è mito e fede che si debilita e svuota nella parabola discendente di Giulente, personaggio emblema del Risorgimento infeudato, del suo degradarsi nell’ostinata imbecillità e credulità e sommissione alla prepotenza della mala razza. I libri sono carta sporca- letterato è un epiteto poco onorevole: l’esercizio dell’intelligenza o ha la più stretta e plausibile giustificazione economica (il senno machiavellico serve all’acquisto dei beni e all’affermazione dell’io) oppure è bizzarria individuale, sintomo nevrotico, fisima che condanna i deboli (Consalvo, Giulente, don Eugenio, don Ferdinando e Teresa) vicini ai mattoidi di Lombroso: Eugenio e Ferdinando somatizzano tragicamente una nozione cupa e disperata dell’attività intellettuale. Il delirio dell’arte, della scienza, più che regnare in loro come paradossale serenità e grazie, li tormenta come ossessione, coazione dolorosa: una febbre, un’oppressione che grava sulle loro vite esperimenti agricoli di Ferdinando. Forsennato andirivieni di Eugenio per promuovere l’Araldo sicolo/ crampo manieristico che condiziona ogni frase di Don Cono/ Consalvo spende un occhio della testa in libri la letteratura è difesa e fuga dalla realtà e infatti ne sono affetti quasi tutti i personaggi deboli ( Teresa che aveva rinunciato a tutto non rinuncia ai libri) non c’è niente di simbolista: lui sentiva la forza come una funzione inversa della morale e della cultura, gli ideali e l’arte, la letteratura come illusioni imbarazzanti e il genio come uomo sventurato. L’arte è imitazione, ma la realtà è complessa, non la si può riprodurre tutta né con perfetta oggettività meglio un atteggiamento probabilistico dal momento che tutto è fuorviato da soggettività e artificio necessità di attingere dalla propria esperienza personale
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