Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

I vicerè, De Roberto, Appunti di Letteratura Italiana

Analisi di alcuni tartti salienti de I vicerè e elementi che hanno portato l'autore alla stesura dell'opera.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/12/2021

sofia-patrini-1
sofia-patrini-1 🇮🇹

4.6

(5)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I vicerè, De Roberto e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! prof federico francucci letteratura italiana lezione 10/11/21 programma: Letteratura italiana per Filosofia, a.a. 2021-2022 I Viceré di Federico De Roberto Il corso ha per obiettivo una lettura più estesa possibile del grande romanzo di De Roberto, uscito nel 1894. Da una parte si cercherà di mettere in rilievo il progetto globale, letterario e ideologico, del romanzo, i principali aspetti strutturali e le tecniche narrative; dall’altra si prenderà in considerazione la fitta trama che lega I Viceré alla cultura italiana e più ancora europea dell’ultima parte dell’Ottocento, della quale De Roberto, lettore eclettico, vorace e “internazionale”, aveva una conoscenza piuttosto profonda. Le prime lezioni saranno quindi dedicate a una ricostruzione molto parziale e sintetica, orientata alla comprensione del romanzo, della grande filosofia positiva ottocentesca, specialmente francese, che tanto contò nella formazione di De Roberto (Comte, Taine), e del programma di romanzo sperimentale varato sempre in Francia da Émile Zola. Altrettanto brevemente si ripercorrerà la psicologia dell’arte di Paul Bourget, decisamente antipositivistica, che pure significa molto per lo scrittore siciliano. Acquisiti questi strumenti, si passerà alla lettura dei Viceré, che sarà condotta alternando le strategie del c/ose reading con analisi più larghe e trasversali di carattere estetico e storico-culturale. Testi d’esame Federico De Roberto IMMMi@@RE, scritti introduttivi di Luigi Baldacci e Leonardo Sciascia, Torino, Einaudi, 1990 (molte volte ristampato). Durante il corso si leggerà sempre dall’edizione qui indicata (che è quindi anche quella vivamente consigliata agli studenti), che propone il testo della prima edizione del romanzo (Galli 1894), e non, come in altri volumi in commercio, quello rivisto per l’edizione del 1920 (Treves). Il romanzo va letto integralmente. Fanno parte integrante del programma i materiali che il docente fornirà, caricandoli sulla piattaforma informatica Kiro. È richiesta inoltre la conoscenza di un libro a scelta tra i seguenti: Vittorio Spinazzola, Federico De Roberto e il verismo(QUESTO NO), Milano, Feltrinelli, 1961; Antonio Di Grado, La vita, le carte, i turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo, Catania, Fondazione Verga, 199 “Siam Mati La paso dl mado. Le tor, le poni © le norazion di Per la parte istituzionale gli studenti dovranno preparare i seguenti autori: Manzoni, Leopardi, Nievo, Verga e il verismo, D’Annunzio. I manuali consigliati sono i seguenti: Corrado Bologna et al. [RESARESeA MENA ss MANI OSSeNeEoINMISI. Cesare Segre, Clelia Martignoni, Leggere il mondo, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, voll. 5 e 6. Gli studenti potranno comunque preparare la parte istituzionale sul manuale in uso nei loro rispettivi Istituti di provenienza. Gli autori vanno studiati bene, tenendo a mente profili storiografici e tutti i testi dell’autore. per leggere il libro bisogna tenere l'albero genealogico di tre generazione (su Kiro) lezione 12/11/21 Partiamo dal ritratto sintetico del secolo, cominciando ad usare alcuni testi. 800 come grande foglio bianco, noi mettiamo puntini e unendoli per dare una immagine. se dovessimo trovare un'etichetta per definire l’ottocento sarebbe il primo secolo della modernità svolto tutto all'insegna della globalizzazione, mondialisation in francese, significa che qualunque attività economica sociale e politica deve ragionare su scala planetaria, non più locale provinciale continentale ma planetaria. la mondializzazione porta alla simultaneità di tutto il pianeta, vertiginosa velocizzazione dei processi globalizzanti, perchè secolo di straordinario progresso tecnico industriale, grandissime innovazioni nel campo della comunicazione, secolo in cu scala mai vista il mondo è stato messo in rete secolo della ferrovia, del giornale del telegrafo. Il giornale è arrivato davvero in tutte le case delle persone alfabetizzate. L'alfabetizzazione si è diffusa. secolo veloce per definizione e anche molto turbolento e agitato, molto brutale. per avere immagine di questa cosa possiamo rifarci a un famoso romanzo, stato scritto per ragazzi, il giro del mondo in 80 giomi 1872. eric hobsbawm storico marxista del 900 scrive che fare il giro del mondo, 70 anni prima dell'uscita del libro, nel 1815-20, avrebbe richiesto un tempo di 11 mesi Veme autore positivista scienziato scrive di farlo in meno di tre mesi, in 50 anni quanto sono cambiate le condizioni, il mondo si è avvicinato a una condizione globale, le persone le merci e l'informazione possono transitare attorno al globo terrestre in un tempo enormemente inferiore rispetto a 50 anni prima verso la fine del viaggio nell'oceano atlantico la nave rimane senza carbone escogita Modo per far continuare brucia tutte la parti di legno per alimentare biagio trasforma il mezzo in combustibile, un filosofo contemporaneo peter sloterdijk, commentando questo passaggio ha detto he 800 è stato secolo in cui società umane hanno dato inizio alla loro autocombustione. Il secolo 19 ha cominciato a consumare sé stesso e le proprie risorse vitali. 800 sarebbe stato il primo secolo a processo di autodistruzione. la nave viene bruciata per vincere scommessa. questo romanzo in maniera paradigmatica incarna valori tipici non solo dell'inghilterra e inglese ma della borghesia, la ricca molto ricca borghesia inglese, uno dei valori è la puntualità. sario risalire alla causa prima che ne scolora e illividisce gli individui. A forza di interessarsi di tutto, il parigino finisce per non interessarsi di niente. Nessun sentimento traspare dal suo viso consunto e grigio come lo stucco delle case, lordo di ogni sorta di polvere e di fumo. Indifferente la sera avanti a ciò per cui andrà pazzo domani, il parigino vive come un fanciullo, qua- lunque sia la sua età. Sparla di tutto, si consola di tutto, dî tutto ride, tutto dimentica, vuole, gusta; tutto accoglie con passione, tutto con noncuranza abbandona: i suoi re, le sue conquiste, la sua gloria, i suoi idoli, sian essi di bronzo o di vetro, allo stesso modo con cui butta le sue calze, i suoi cap- pelli, la sua fortuna. A Parigi nessun sentimento resiste all’e- videnza delle cose, che spingono a una lotta che travolge ogni passione: l’amore non è che desiderio, l’odio velleità; l’unico parente è il biglietto da mille franchi, l’unico amico il Monte di Pietà. Questa generale noncuranza porta i suoi frutti; e nel salotto come nella strada nessuno è di troppo, nessuno è del tutto utile, nessuno del tutto nocivo, sciocco 0 scaltro, spre- giudicato 0 onesto che sia. Tutto vi si tollera, il governo e la ghigliottina, la religione e il colera. Chi domina dunque in questo paese senza leggi morali, senza fede, senza sentimento, ma dal quale partono e in cui si riversano tutti i sentimenti, tutte le fedi, tutte le leggi morali? L’oro e il piacere! Lasciatevi guidare da queste due parole e percorrete questa grande gab- bia di stucco, questo nero alveare, seguendo i meandri del- l'ossessione che tutto agita, solleva, affatica. Volete che co- minciamo dal mondo dei miserabili? L'operaio, il proprietario, l’uomo che si serve dei piedi, delle mani, della lingua, del dorso, del braccio, delle cinque dita per vivere, quest'uomo che dovrebbe cominciare con l’economiz- zare la propria vita, aggioga la moglie a qualche macchina e vi inchioda pure il figlio. È l’industriale a tirare i fili di questo popolo che con le sue sudicie mani cuoce e indora le porcella- ne, cuce gli abiti, piega il ferro, pialla il legno, tesse la canapa e il lino, lustra il bronzo, imita i fiori, ricama la lana, doma i cavalli, prepara i finimenti, ri il rame, vernicia le vettu- re, tornisce î vecchi legni , taglia il diamante, lucida i metalli, trasforma in lastre il marmo, leviga i sassi, traveste il pensiero, colora, imbianca ed annerisce tutto: è l'industriale, questo sotto-capo venuto a promettere a questo mondo di sudore e di volontà, di studio e di pazienza, un salario eccessivo a nome dei capricci della città o di quel gran mostro che si chiama Speculazione. Ed ecco questi quadrumani vegliare, patire, lavorare, bestemmiare, digiunare, camminare, straccarsi a morte per guadagnare l’oro che li affascina. Eccoli, incuranti dell'avvenire e avidi di piacere, contare sulle loro braccia come il pittore sulla sua tavolozza, gettare il lunedì, gran signori di un giorno, tutto il loro denaro nelle bettole che circondano di una cintura di fango la città: cintura della più impudica delle Veneri, incessantemente sciolta e serrata. In essa si perde la fortuna periodica di questo popolo, tanto ferocemente accanito nel piacere, quanto tranquillò nel lavo- ro. Per cinque giorni la parte operosa di Parigi non si concede nessun riposo. Il suo piacere, il suo riposo consistono in una penosa orgia, bruna di pelle, nera per le ammaccature, pallida d’ebbrezza, gialla d’indigestione: essa non dura che due gior- ni, ma invola il pane dell’avvenire, la minestra della settima- na, gli abiti della moglie, le fasce cenciose del figlioletto. Questi uomini nati senza dubbio per essere belli, poiché ogni creatura ha la sua bellezza, si sono incolonnati, fin da bambi- ni, sotto il comando della forza, sotto il regno del martello, delle forbici; della filanda, e si sono rapidamente vulcanizzati. Vulcano, con la sua bruttezza e la sua forza, è l'emblema di questo popolo laido e forte, di sublime intelligenza meccanica, paziente quando lo vuole, terribile un giorno per secolo, in- fiammabile come la polvere da sparo e preparato all'incendio della rivoluzione dall’acquavite; tale infine da prendere fuoco ad ogni parola che per lui significhi oro e piacere. Contando tutti coloro che tendono la mano per l'elemosina, per un legittimo salario 0 per i cinque franchi accordati a tutti i generi di prostituzione parigina, infine per ogni danaro bene o male guadagnato, questo popolo conta trecentomila indi dui. Senza le osterie il governo non sarebbe forse rovesciato tutti i martedì? Per fortuna il martedì questo popolo, smaltita la sbomnia, intontito dal piacere, senza più il becco d'un quattrino, torna al lavoro e al pane asciutto, stimolato da un bisogno di procreazione materiale, diventata abitudine. soffermiamoci su verbi e sostantivi, si presentano delle regolarità, vasto campo scosso da tempesta... sprigionano fasta cucina... elenco fuma brucia brilla fermenta... questi termini che costituiscono questo elenco sono tutti termini che indicano un divenire confuso, un continuo cambiamento nulla rimane stabile nulla mantiene con regolarità line net ie caratteristiche tuto viene scosso e trema tutto muore e rinasce (per citare rilke) in altra forme, preso e buttato via, non c'è niente che esista per essere conservato. mar e engels diranno che quando con il regime caiata sito a condizione borghese tutto ciò che è solido evapora nell'aria. scenario nella parigi del 1830 è quello di una fucina, di un inferno che viene precisato e declinato come fucina, fucina di vulcano, mitologica balzac si appoggia su immagini figure della mitologia e della cultura umana per fare figura a quello di cui sta parlando. nel 1835 sono le fucine della grande industria pesante che lavorano vicino a lui. la metafora che fa da traino viene dalla grande industria pesante che in quegli anni conosce sviluppo, tutta Parigi è inferno di materiali che vengono fusi e poi indirizzati al commercio. i parigini sono famelcii morenti mossi da due grandi aspirazioni oro e piacere, denaro e piacere in varei forme, il piacere del sesso mercenario ovviamente nei bordelli enlle osterie opiacere brutale. i miserabili, non in questo pezzo, sono quelli che passano in considerazione sonnambolica ad alta efficienza in cui riescono ad ottemperare per svegliarsi improvvisamente il giorno della paga a bruciare i soldi alle osterie al bordello e riconfinare nello stesso modello la settimana successiva. nella parigi di balzac non è rimasto in piedi nessun valore reale, nessun dover essere che tenga a bada e dai canali di scorrimento, la vita di dive in due grandi fasi, la parte di zombie operaio e la parte da frenetico d a maniaco che si ubriaca e va con le puttane lettura balzachiana trona nei viceré, non è romanzo borghese a differenza di molti romanzi scritti da balzac, i protagonisti dei viceré sono nobili di antica nobiltà spagnola che ha govemato la famiglia in nome di vicerè, colta nel volgere cronologico che in italia prota da una situazione di estrema divisione politica interna a fomazione di stato unitario, prima affermazione del ceto borghese e dello stato borghese. 1855 regno delle sicilie è ancora vigente nel 1880 e qualcosa viene eletto parlamento italiano, anche se non è un romanzo balzachiano borghese ha molto a che fare con quello di cui parla balzac. altra cosa importante è l'importanza di balzac alla collettività, alla media alle cause che regolano il comportamento di tutti. vuole arrivare alla base per la quale i parigini sono così e Parigi è così, causa ad effetto attitudine mentale non estranea al narrare, raccontare storia significa mettere in atto sequenza di atti. balzac punta molto su costruzione delle cause trtt o molto 800, primo secolo in cui sapere scientifico si è affermato a quello umanistico. in balzac troviamo traccia di tutte queste cose. assenza di valori, assenza di principi morali, scene collettive... veloce lettura manifesto del partito comunista opuscolo che si presenta come breviario e sommario degli ultimi cento anni di storia universale, 180/100. visto da punto della borghesia. e vogliono sapere cosa ha fatto la borghesia quando le redini sono passate nelle sue mani, iniziamo a leggere da riga 12 13 la grande industria ha creato... ] La scoperta dell'America e la circumnavigazione dell'Africa offrirono un nuovo terreno alla nascente borghesia. Il mercato delle Indie orientali e della Cina, la colonizzazione dell'America, lo scambio con le colonie, l'aumento dei mezzi di scambio e delle merci in generale, diedero un impulso prima di allora sconosciuto al commercio, alla navigazione, all'industria, e in pari tempo favorirono il rapido sviluppo dell'elemento rivoluzionario in seno alla società feudale che si andava sfasciando. L'organizzazione feudale o corporativa dell'industria da quel momento non bastò più ai bisogni, che andavano crescendo col crescere dei nuovi mercati. Subentrò la manifattura. I maestri di bottega vennero soppiantati dal medio ceto industriale; la divisione del lavoro tra le diverse corporazioni scomparve davanti alla divisione del lavoro nelle stesse singole officine. Ma i mercati continuavano a crescere, e continuavano a crescere i bisogni. Anche la manifattura non bastava più. Ed ecco il vapore e le macchine rivoluzionare la produzione industriale. Alla manifattura subentrò la grande industria moderna; al medio ceto industriale succedettero gli industriali milionari, i capi di interi eserciti industriali, i moderni borghesi. medioevo. (il mondo su unifica e si semplifica, si semplifica e si uniforma, la confermazione moderna prevede solo due classi borghesia e proletariato, rispetto a secoli precedenti è semplificazione impressionante e brutale, mondo è dualità borghesi che comandano e detergono e proletari che vengono sfruttati che vendono il loro corpo in cambio di denaro)Vediamo dunque come la stessa borghesia moderna sia il prodotto di un lungo processo di sviluppo, di una serie di sconvolgimenti nei modi della produzione e del traffico. Ognuno di questi stadi nello sviluppo della borghesia fu accompagnato da un corrispondente progresso politico. Ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, associazioni armate e autonome nel Comune, qui repubblica municipale indipendente, là terzo stato tributario della monarchia, poi, al tempo della manifattura, contrappeso alla nobiltà nella monarchia a poteri limitati o in quella assoluta, principale fondamento, in generale, delle grandi monarchie, col costituirsi dalla grande industria e dal mercato mondiale, la borghesia si è impadronita finalmente della potestà politica esclusiva nel moderno Stato rappresentativo. Il potere politico dello Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese. La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria. Dove è giunta al potere, essa ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliache. Essa ha lacerato senza pietà i variopinti legami che nella società feudale avvenivano l'uomo ai suoi superiori naturali, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato "pagamento in contanti". Essa ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo cavalleresco, della sentimentalità piccolo-borghese. Ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio; e in luogo delle innumerevoli franchigie faticosamente acquisite e patentate, ha posto la SOLA libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola, al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche, ha messo lo sfruttamento aperto, senza pudori, diretto e arido. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte quelle attività che prima erano considerate degne di venerazione e di rispetto. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, lo scienziato in suoi operai salariati. La borghesia ha strappato il velo di tenero sentimentalismo che avvolgeva i rapporti di famiglia, e li ha ridotti a un semplice rapporto di soldi. (vedremo quanto questo conta nei vicerè) La borghesia ha messo in chiaro come la brutale manifestazione di forza, che i reazionari tanto ammirano nel medioevo, avesse il suo appropriato completamento nella più infingarda poltroneria. Essa per prima ha mostrato che cosa possa essere l'attività umana. Essa ha creato ben altre meraviglie che le piramidi d'Egitto, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche; essa ha fatto ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di passiamo all ‘estetica, ossia la filo dell’arte, e la teoria. Il romanzo è stato pensato da chi lo ha visto nascere alla fine del 700 come una forma poetica opposta a un'altra grande forma l'epica ossia l'epopea. laddove si dà romanzo, nella modernità non si può più dare epos, le due cose sono tendenzialmente contrapposte e inconciliabili, il romanzo è qualcosa di completamente diverso dall'epica per hegel. semplifichiamo e pensiamo ai poemi omerici alla epos, e i romani a goethe. la differenze è che l'epopea testimonia di un mondo dove collettivo e individuale sono in rapporto organici e specifici esiste una forte cornice simbolica culturale in grado di armonizzare i diversi piani dell'esistenza dell'individualità e del singolo. lezione 15/11/21 Hegel filosofo esteta Testo 1— Hegel, circa 1830: epos e romanzo [...] L’autentico poetico, invece, è lo spirituale concreto in forma individuale; e l’epos, in quanto ha ad argomento quel che è, ha a suo oggetto lo svolgersi di un’azione che deve pervenire ad intuizione in tutta l’ampiezza delle sue circostanze e rapporti, come ricco avvenimento connesso con il mondo in sé totale di una nazione e di un’epoca. L’intera concezione del mondo e oggettività di uno spirito di popolo, presentata come evento reale nella sua forma oggettivantesi, costituisce perciò il contenuto e la forma di quel che è propriamente epico. Appartengono a questa totalità da un lato la coscienza religiosa di ogni profondità dello spirito umano, dall’altra l’esistenza concreta, la vita politica e familiare, giù giù fino a modi, ai bisogni e ai mezzi di soddisfacimento dell’esistenza esterna. E tutto ciò è vivificato dall’epos mediante una stretta concertazione con gli individui, giacché per la poesia l’universale ed il sostanziale esistono solo sotto forma di presenza vivente dello spirito. Questo mondo totale e nello stesso tempo raccolto in modo del tutto deve poi procedere nella sua realizzazione con calma, senza che esso da un punto di vista pratico o drammatico corra in fretta verso la meta e il risultato dei fini, cosicché noi al contrario possiamo indugiare in ciò che si svolge e immergerci nei singoli quadri del cammino e goderli in tutti i particolari. (p. 1167-1168) [...] Il contenuto dell’epos [...] è il tutto di un mondo in cui accade un’azione individuale. (p. 1206) ossia quando individualità e gruppo ... scritto su, non è racconto di individuo in una totalità, è tutto di un mondo prima viene al totalità chiusa percorribile intelligibile abitabile, prima vien la totalità oggetto dl’eèpos è totalità . il filo è una componente che passa all’interno di questo tutto di un mondo senza staccarsene senza che venga avvertito sia da parte dei protagonisti sia da parte del pubblico epica è racconto di un mondo che ha ancora senso dentro di sé e non ha bisogno di cercarlo e le vicende individuali si dispongono ordinatamente senza turbamenti e disordini, nella descrizione dello scudo di achille c’è descrizione minuziosa che è encyclopedia in immagine di tutte le tribù greche epos eroico è quel mondo li in cui si può smettere di raccontare per illustrare immagine , un'opera che racchiude l’immagine di un mondo. epico è discorso che non ha fretta che non deve arrivare da qualche parte che non ha un biglietto da mondo moderno ha fretta mai abbastanza tempo che ci siamo sempre da fare qualcosa io mi sto perdendo qualcosa di meglio che accade da un ‘altra parte,ed è anche questo il tempo del romanzo. MODERNA EPOPEA BORGHESE , il romanzo è il corrispettivo del epica ma in un'epoca in cui l'epopea è diventata impossibile, nel romanzo succede tutto quello che non succede nell’epica, un soggetto autonomo isolato che si pensa in contrapposizione che vive una situazione di distacco di non aderenza verso quello che lo circonda. per un numero di stadi per arrivare a un finale nel cui nella maggior parte delle volte il singolo è cresciuto invecchiato 1 dell'ottocento un giovane che si affaccia alla vita che la vede così diversa dalle sue approvazione e attraverso un certo numero di prove di avvenimenti si trasforma per arrivare a una specie di conciliazione di accettazione di un mondo che è irrimediabilmente diventato prosa. prosa contrapposta a poesia , la prosa è meno suggestiva meno affascinante meno bella da meno gusto e soddisfazione più uniforme tuta uguale grigia, il mondo moderno è un mondo prosaico d il protagonista deve abituarsi se no gli resta il suicio o l’isolamento ermetico, la pazzia un modo più o meno radicale di isolamento. la logica che sta alla base o ci stai e ti adatti o sei fuori. In un modo intieramente diverso stanno invece le cose nei riguardi del romanzo, la moderna epopea borghese. Qui ricompare da un lato la ricchezza e la multilateralità degli interessi, delle condizioni, dei caratteri, dei rapporti di vita, il vasto sfondo di un mondo totale ed insieme la manifestazione epica degli avvenimenti. Quel che manca è però la condizione del mondo originariamente poetica da cui si origina l’epos vero e proprio. Il romanzo nel senso moderno presuppone una realtà già ordinata a prosa, sui cui terreno esso, nella propria cerchia e riguardo sia alla vivacità degli avvenimenti che agli individui e al loro destino, cerca di ridare alla poesia, nei limiti in cui ciò è possibile coni presupposti dati, il diritto da lei perduto. Perciò una delle collisioni più comuni e più adatte per il romanzo è il conflitto della poesia del cuore con la prosa contrastante dei rapporti e l’accidentalità delle circostanze esterne. Si tratta di un dissidio che o si scioglie tragicamente e comicamente, o trova il suo adempimento nel fatto che da un lato i caratteri. Che dapprima sono in contrasto con l’ordine comune del mondo, imparano a riconoscere in esso l’autentico ed il sostanziale, si riconciliano con i suoi rapporti e vi entrano operosamente, mentre però dall’altro cancellano da ciò che fanno e compiono la forma prosaica, sostituendo alla prosa esistente una realtà resa affine ed amica alla bellezza e all’arte. Per ciò che riguarda il modo della rappresentazione, anche il romanzo vero e proprio, come l’epos, richiede la totalità di una concezione del mondo e della vita, il cui molteplice contenuto e argomento viene ad apparenza entro l’avvenimento individuale che costituisce il centro per il tutto. Per quel che riguarda direttamente la concezione e l’esecuzione, il poeta deve, però, avere qui tanto più margine di esplicazione quanto meno può evitare di immettere nelle sue descrizioni, pur senza arrestarsi al prosaico ed al banale, la prosa della vita reale. (p. 1233) [G.W.F. Hegel, Estetica, edizione italiana a cura di Nicolao Merker, Introduzione di Sergio Givone, Torino, Einaudi, 1997, tomo II] rapporto fra totalità presente e armonica e totalità fratturata come auspicio all'interno di un mondo che è diventato borghese e individualista. processo e stile di pensiero che sono squisitamente hegeliane che funzionano nel sistema hegeliano ma non più quando si esce dal tempo di hegel. accoppiamento che hegel traccia tra epos e romanzo non è neutrale perché nel momento in cui il punto di riferimento che viene utilizzato per capire il romanzo è l'epos, il romanzo si trova obbligata a soffiare realistici che l'epica aveva, nella riflessione hegeliana e post epoca è stata vagheggiamento o tentazione di roma so, una specie di dover essere, deve cercare di recuperare la dimensione epica che nel mondo a forza di cose manca. cè altra famiglia di teoria del romanzo che legge questa forma in maniera completamente diversa e dice che il romanzo nasce in altro modo storicamente e altri scopi, polifonica e parassitaria grande estetico russo mikhail bachtin, studioso russo della metà avanzata del 900, che sulla forma del romanzo ha scritto cose fondamentali. il romanzo parassita tutte le altre forme ne parassita tutti i codici per portarli verso qualcosa di diverso, per lui è il genere più libero e plastico che ci sia. il romanzo è il genere delle libere possibilità dell'esistenza jasit nella teoria di bachtin il romanzo non ha radici in epoca ??? main un altro stato antropologico prima che estetico che Li chiama i "camevale come regolamento rovesciamento dei codici eterogeneo € ea più voci in grado di assorbire come se fosse un blob parassita tutti gli alt generi, nel momento in cui il romanzo viene teorizzato come forma priva di nostalgia di una totalità tutto lo sguardo muta. teoria estetica completamente estranea alla nostalgia. continua a confrontare romanzo e epos e trova strati di analogia di corrispondenza fra le due forma e delle differenze, analogie vastità intenzione di mettere in pagina di illustrare un modo per semplificare. cerchiamo delle analogie con esperienze che risalgono alla stessa epoca di hegel volgere di secolo fra 7 800 e prima parte di 800. condizione di mondo originariamente poetica possiamo sentir risuonare aria di famiglia negli ultimi anni del 700 schiller, “sulla poesia ingenua e sulla poesia sentimentale" dice qualcosa di simile a schiller nel concetto di poesia ingenua poesia che si mette a contatto con il mondo ....? mossa principalmente dalla fantasia dall'immaginazione in quello stadio antico dell'uomo in cui immaginazione non ha ancora divorato dal concetto momento in cui immaginare e pensare sono ancora la stessa cosa. complanari sia a a schiller che hegel e Io Zibaldone le operette morali paria di “anfichi felici perché facoltà immaginativa e fantic non ancora schiacciata a ragione analitica di e la stessa tra lo stare al mondo del soggetto e la dimensione storica collettiva non ci sono ostacoli è una condizione die armonia fluida non ci sono contrasti non ci sono frature questa. condizione di risponde all esigenza di chi pensa no è che sia mai esistia questa manca e quindi manca al romanzo perciò una degli scontri più comuni che si verificano nel romanzo è il conflitto tra poesia del cuore e prosa contrastante dei rapporti esterni concetto importante perché dice in maniera non proprio limpida perchè dice che totalità di e è ridotta ad un auspico soggettivo , la poesia è rimasta nell'interiorità nella sfera privata del soggetto è aspirazione a cui il mono non risponde , desiderio di poesia e totalità che si scontra contro barriera del mondo e riposa borghese. poesia del cuore prosa della realtà sua unità nella formazione, è il contenuto dell’ironia, è l’aspirazione normativa del romanzo, aspirazione condannata alla massima complessità della struttura che gli è propria. (p. 111) amalgama è paradossale perché avvicina senza doverle mai fondere le due dimensioni che sono separate , avviamento ripetute e sempre fallito mette in discusisnc contiuamente e alla abse oransimoo sptesso del romanzo piu si va avanzi nell'ottocento più romanzo diventa contraddittorio e paradossale , il suo dna lo spinge in dimensioni che insieme non ci possono più stare , il romanzo per forza di cose dsi psicologica ma più si psicologica meno è etico. [G. Lukàacs, Teoria del romanzo, traduzione di Francesco Saba Sardi, Introduzione di Giuseppe Di Giacomo, Parma, Pratiche, 1994] Testo III — Benjamin 1936: il romanzo come sintomo del declino della capacità di narrare dedicato ad autori e russo ??? CERCA 1936 inizia con dichiarazione a prima vista molto sorprendente che si sentirebbe di smentire subito, dichiarando che noi non siamo più capaci di narrare, il narratore non ci è affatto presente ???? Il narratore - per quanto il suo nome possa esserci familiare - non è affatto presente nella sua viva attività. È qualcosa di già remoto, e che continua ad allontanarsi. Presentare un Leskov come narratore non significa, quindi, avvicinarlo, ma accrescere la distanza che da lui ci separa. Considerati da una certa distanza, i grandi e semplici tratti che costituiscono il narratore prendono in lui il sopravvento. O meglio, essi emergono in lui così come all’osservatore che si è messo alla giusta distanza e nel giusto angolo visuale appaiono una testa umana o un corpo animale in una roccia. Questa distanza e questa prospettiva ci sono imposte da un’esperienza che abbiamo modo di fare quasi quotidianamente. Essa ci dice che l’arte di narrare si avvia al tramonto. È sempre più raro incontrare persone che sappiano raccontare qualcosa come si deve: e sempre più spesso si diffonde l'imbarazzo quando, in una compagnia, qualcuno esprime il desiderio di sentir raccontare una storia. E come se fossimo privati di una facoltà che sembrava inalienabile, la più cesta e sicura di tutte: la capacità di scambiare esperienze. PRIMO garden accoppiamento concettuale, cosa significa narrare, non scrivere romanzi , significa scambiare esperienze narrare è un cosa che si può fare solo quando si è in più di uno, un gruppo un piccolo collettivo allora zione dell’atte si può narrare , non opinioni non concetti non regole ma qualcosa di più comune e di piu basilare epeire significa sperimentare con i propri occhi coni propri sentire narrare significa mettere in comune e | Una causa di questo fenomeno è evidente: le quotazioni dell'esperienza sono crollate. E sembrerebbe che si tratti di una discesa senza fondo. Ogni sguardo al giornale ci rivela che essa è caduta ancora più in basso, che, da un giorno all’altro, non solo l’immagine del mondo esterno, ma anche quella del mondo morale ha subito trasformazioni che non avremmo mai ritenuto possibili. Con la guerra mondiale cominciò a manifestarsi un processo che da allora non si è più arrestato. Non si era notato, che, dopo la fine della guerra, la gente tornava dal fronte ammutolita, non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile? Ciò che poi, dieci anni dopo, si sarebbe riversato nella fiumana dei libri di guerra, era stato tutto fuorché esperienza passata di bocca in bocca. E ciò non stupisce. Poiché ‘mai esperienze furono più radicalmente smentite di quelle strategiche dalla guerra di posizione, di quelle economiche dall’inflazione, di quelle fisiche dalle battaglie caratterizzate da grande dispiego di mezzi e ‘materiali, di quelle morali dai detentori del potere. Una generazione che era ancora andata a scuola col tram a cavalli, si trovava, sotto il cielo aperto, in un paesaggio in cui nulla era rimasto immutato fuorché le nuvole, e sotto di esse, in un campo di forze attraversato da micidiali correnti ed esplosioni, il minuto e fragile corpo dell’uomo. L’esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto tutti i narratori. E fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono proprio quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori anonimi. [...] L’orientamento pratico è un tratto caratteristico di molti narratori nati. In modo più marcato che in Leskov, esso si ritrova per esempio in Gotthelf, che dava ai suoi contadini consigli pratici di agricoltura; o in Nodier, che si occupava dei pericoli dell’illuminazione a gas, e un Hebel, che metteva nel suo Tesoretto brevi istruzioni scientifiche per i suoi lettori, rientra di diritto in questa serie. Tutto ciò rinvia alla natura della vera narrazione. Apertamente o meno, essa implica un utile, un vantaggio. Tale utile può consistere una volta in una morale, un’altra in un’istruzione di carattere pratico, una terza in un proverbio o in una norma di vita: in ogni caso il narratore è persona di «consiglio» per chi lo ascolta. Se oggi questa espressione ci sembra antiquata, ciò dipende dal fatto che diminuisce la comunicabilità dell’esperienza. Per cui non abbiamo consigli né per noi né per gli altri. Il «consiglio», infatti, non è tanto la risposta a una domanda quanto la proposta relativa alla continuazione di una storia (in svolgimento). Per riceverlo, bisognerebbe essere in grado di raccontarla. (A prescindere dal fatto che un uomo si apre a un consiglio solo nella misura in cui sa dar voce alla propria situazione). Il consiglio, incorporato nel tessuto della vita vissuta, è saggezza. L’arte di narrare volge al tramonto perché vien meno il lato epico della verità, la saggezza. Ma si tratta di un processo che ha origini lontane. E nulla potrebbe essere più sciocco che vedere in esso solo un «fenomeno di decadenza», per non dire un fenomeno «moderno»; mentre è solo un fenomeno concomitante di forze produttive storiche, secolari, che a poco a poco ha espulso la narrazione dall’ambito del discorso vivo e insieme fa percepire una muova bellezza in ciò che svanisce. NEL PASSATO recente ci sono stati scrittori in grado di narrare. questo brano ci interessa perché b riconduce parte della narrazione alla cultura orale non alla stampa tipografica ai media che appartengono alla modernità dalla sua alba ma invece a culture più arcaiche contraddistinte dalla oralità , si è narratori nel momento in cui si è in grado di inserirsi in catena lunghissima di ricordi inseriti oralmente nel momento in cui i ridà voce e corpo a quel gigantesco substrato di discorsi di bocca in bocca di genere in genere allora si narra. I narratori più grandi sono quelli che assomigliano di più a stile realee PAROLA IMPORT Infine narratori anonimi , narrazione è qualcosa che ha che fare con anonimato non importa identità della persona di cui si narrano le storie ne della persona che narra als storia, non importanto patimento personali psicologia le vicende private delle persone di cui si raccontano le storie, conta che tra queste storie che racconta si ani grado di trasmettere qualcosa di utile narrazione ti deve rimettere sulla star nel momento in cui hai avuto un incidente e sei caduto , la narrazione deve essere in grado di riparati , per essere in grado di ricevere questo consiglio bisognerebbe essere in grado di raccontare di farci narratori di continuare la catena cioè di stare all’intemo di questo gigantesco spazio che viene dal passato sostanzialmente anonimo, questo tipo di storie sono stato contrario di quello che lucka intendea vent'anni prima di questo saggio, narrare non ha niente ha a che fare con ricerca spasmodica di qualcosa che sta chissà dove è qualcosa molto piu semplice comune e collettiva significa trasmettere storia che ti aiuta nel momento in cui sei a terra e per ricevere questo consiglio bisogna essere a nostra volta narratori lato epico va inteso in senso etimologico , alto epico della verità e saggezza è quello che passa attraverso la parola di tutti e divetna eproclrirbile ed utilizzbile enlla vita di tutti i giorno, esattamente quello che non sappiamo fare più, ci sono dei sintomi fenomeni rivelatori ? altrochè! uno dei fenomeni più rilevanti è il romanzo è la forma del romanzo ed è qui che dobbiamo ricominciare a leggere in queste cose lato erbaico si sente molto, tradizione ebraica ha molte fioriture di storie raccontate quando il rabbino legge la torah mentre la legge la spiega nelle esperienze di tutti i giorni. Il primo segno di un processo al cui termine si colloca il declino della narrazione e la nascita del romanzo alle soglie dell’età moderna. Ciò che separa il romanzo dalla narrazione (e in senso più stretto dall’epica) è il suo legame sostanziale con il libro. La diffusione del romanzo diventa possibile solo con l'invenzione della stampa. Ciò che si lascia tramandare oralmente, il patrimonio dell’epica, è di altra natura rispetto a quanto costituisce il fondo del romanzo. Il romanzo si distingue da tutte le altre forme di letteratura in prosa - fiaba, leggenda, e anche dalla novella - per il fatto che non esce da una tradizione orale e non ritorna a confluire in essa. Ma soprattutto dal narrare. Il narratore prende ciò che narra dall’esperienza - dalla propria o da quella che gli è stata riferita -; e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano la sua storia. (struttura comunità orizzontale dove arpal transeat da bocca a orecchie con una funzione utile senza che voce si stacchi alle altre e cominci a parlare da sola, ecco perché molti sono anonimi) Il romanziere si è tirato in disparte. Il luogo di nascita del romanzo è l’individuo nel suo isolamento, che non è più in grado di esprimersi in forma esemplare sulle questioni di maggior peso e che lo riguardano più da vicino, è egli stesso senza consiglio e non può darne ad altri. Scrivere un romanzo significa esasperare l’incommensurabile nella rappresentazione della vita umana.(si riconosce analisi hegeliana il verdetto di tutta la modernità il ritratto di benjamin è diverso perchè non c'è più traccia di aspirazione alla totalità, il romanzo è concepito in maniera del tutto negativa insoddisfacente) Pur nella ricchezza della vita e nella rappresentazione di questa ricchezza, il romanzo attesta ed esprime il profondo disorientamento del vivente. Il primo grande libro del genere, il Don Chisciotte, mostra subito come la magnanimità, l’audacia, la disponibilità ad aiutare di uno degli esseri più nobili - lo stesso Don Chisciotte — sono affatto prive di consiglio e non contengono un briciolo di saggezza. E se ogni tanto, nel corso dei secoli (con gli effetti più durevoli, forse, negli Anni di viaggio di 'Wilhelm Meister), si è cercato di calare insegnamenti nel romanzo, quei tentativi sfociano sempre in una trasformazione della forma stessa di romanzo. Il cosiddetto «romanzo di formazione», invece, non si stacca affatto dalla struttura di base del romanzo. Integrando il processo della vita sociale nello sviluppo di un personaggio, esso procura la giustificazione più debole che si possa immaginare agli ordinamenti che determinano quel processo. La loro legittimazione fa a pugni con la loro realtà. «L’insufficiente diventa evento» proprio nel romanzo di formazione. [...] DOn chisciotte serie lunghissima di sposarsi i nati da una follai inizile, impazzisce leggendo romanzi cavallereschi inversi si trasferisce in modo che non c'è e cerca di applicare mondo che non è a modno che c'è con risultati disastrosi. Le fiabe leggenda novella sono tutti generi orali per nascita. Non c’è nulla che assicuri più efficacemente le storie alla memoria di quella casta concisione che le sottrae all’analisi psicologica. E quanto più naturale in chi le nana la rinuncia al chiaroscuro psicologico, tanto maggiore il loro diritto a un posto nella memoria di chi le ascolta; tanto più completamente si assimilano alla sua esperienza; tanto più volentieri, infine, tornerà egli stesso a raccontarle, un giorno vicino o lontano. Questo processo di assimilazione, che si svolge nel profondo, richiede uno stato di distensione che diventa sempre più raro. Se il sonno è il culmine della distensione fisica, la noia è quello della distensione spirituale. La noia è l’uccello incantato che cova l’uovo dell'esperienza. Il minimo rumore nelle frasche lo mette in fuga. I suoi nidi - le attività intimamente collegate alla noia - sono già scomparsi nelle città, e decadono anche in campagna. Così si perde la facoltà di ascoltare, e svanisce la comunità degli ascoltatori. L’arte di narrare storie è sempre quella di saperle rinarrare ad altri, ed essa si perde se le storie non sono più ricordate. Essa si perde, poiché non si tesse e non si fila più ascoltandole. Quanto più dimentico di sé l'ascoltatore, tanto più a fondo s’imprime in lui ciò che ascolta. Se è occupato dal ritmo del lavoro, porge ascolto alle storie in modo che la facoltà di rinarrare a sua volta gli si trasmette quasi naturalmente. Questa è la rete in cui si fonda l’arte di narrare. Essa si scioglie oggi da ogni banda, dopo essere stata intrecciata millenni or sono nell’ambito delle prime forme artigianali. [...] lucaktch filosof ungherese nato a fine del 800, carriera filosofica divisa in prima marxismo e dopo amrismo, prima parte giovinezza fino ai 40 zimeliano saggista filosofo della vita che indagava rapporto tra vita e forma attorno al 1920 ha abbracciato filosofia della storia e politica marxsita ha scritto libri di filosofia storia e coscienza di classe poi è diventato sempre più vicino a | partito comunista sovieto anche negli anni staliniani, ha lavorato molti anni in russia è rimasto comunsita fino alla fine. testi del 1916 guerra mondiale in corso quest'opera si chiama teoria del romanzo, ripropone in maniera molto palese concettualità hegeliana di romanzo ma la utilizza e la aggiorna in una situazione nuova con sensibilità che hegel non aveva non solo perché è vissuto 80 anni prima ma anche perché hegel che era geniale filosofo non aveva grande orecchio per l'arte , altro grande filosofo che ha descritto estetica fondamentale senza capire nulla di arte. lucach concettualità hegeliana sul romanzo e la ripresenta con situazione nuova e la vocazione che cosa spetta al romanzo come forma artistica? per hegel la moderna epopea in prosa, qual è il suo compito nello scenario storico in cui occorre? vediamo nel secondo decennio del 900 situazione estetica hegeliana. Walter ebreo tedesco poco più giovane di lucash morto nel 41/42 mentre cercava di trovare rifugio in spagna fuggendo dalla Francia collaborazionista. leggiamo saggio del 1936 il narratore beniamin non parla in prima battuta del romanzo tiene l'obiettivo molto più largo ma di un ‘arte un saper fare un'abilità immerso nell esistenza ossia l'arte di narrare, saggio di taglio filosofico antropologico e in secondo momento filosofico estetico. con questo saggio possiamo spostare l'attenzione al fronte congruente opposto e complementare ossia la fronte della fruizione, non di cosa deve fare il romanzo ma di come e del ruolo del fruitore del lettore nei confronti di ogni atto narrativo, cosa succede quando si narra' quali dinamiche esistenziali antropologiche prima che estetiche si attuano? sono grandi domande alla fine lettera all'amante di gramigna , a salvatore farina lettera prefazione in cui verga espone per la prima volta in maniera così nitida quasi didascalica quelli che saranno i principi del suo scrivere, i principi semplificando del suo verismo e qui troveremo molte cose di autori precedenti retroterra discorsivo nei quali si trovano immersi Domanda ci si fa non a epica che eserivia per insegnare regole ama a qualcosa di ideale infanzia immaginaria ??? testo amante di gramigna verga, vita dei campi oram raccolta verista di verga Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l'abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di essere brevissimo, e di essere storico - un documento umano, come dicono oggi; interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l'ho raccolto pei viottoli dei campi, press'a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l'efficacia dell'essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne; il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo nei loro andirivieni che spesso sembrano contraddittori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che forma l'argomento di un racconto, e che l'analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d'arrivo, e per te basterà, e un giorno forse basterà per tutti. Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, più minuzioso e più intimo; sacrifichiamo volentieri l'effetto della catastrofe, del risultato psicologico, intravisto con intuizione quasi divina dei grandi artisti del passato, allo sviluppo logico, necessario di esso, ridotto meno imprevisto, meno drammatico, ma non meno fatale; siamo più modesti, se non più umili; ma le conquiste che facciamo delle verità psicologiche non saranno wn fatto meno utile all'arte dell'avvenire. Si arriverà mai a tal perfezionamento nello studio delle passioni, che diventerà inutile il proseguire in cotesto studio dell’uomo interiore? La scienza del cuore umano, che sarà il frutto della nuova arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le risorse dell'immaginazione, che nell'avvenire i soli romanzi che si scriveranno saranno i fatti diversi? Intanto io credo che il trionfo del romanzo, la più completa e la più umana delle opere d'arte, si raggiungerà allorchè l'affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane; e l'armonia delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie, che la mano dell'artista [p. 158 modifica] rimarrà assolutamente invisibile, e il romanzo avrà l'impronta dell'avvenimento reale, l'opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore; che essa non serbi nelle sue forme viventi alcuna impronta della mente in cui germogliò, alcuna ombra dell'occhio che la intravide, alcuna traccia delle labbra che ne mormorarono le prime parole come il fiat creatore; ch'essa stia per ragion propria, pel solo fatto che è come dev'essere, ed è necessario che sia, palpitante di vita ed immutabile al pari di una statua di bronzo, di cui l'autore abbia avuto il coraggio divino di eclissarsi e sparire nella sua opera immortale. Parecchi anni or sono, laggiù lungo il Simeto, davano la caccia a un brigante, certo Gramigna, se non erro, un nome maledetto come l'erba che lo porta, il quale da wn capo all'altro della provincia s'era lasciato dietro il terrore della sua fama. Carabinieri, soldati, e militi a cavallo lo {p. 159 modifica] inseguivano da due mesi, senza esser riusciti a mettergli le unghie addosso: era solo, ma valeva per dieci, e la mala pianta minacciava di abbarbicare. Per giunta si approssimava il tempo della messe, il fieno era già steso pei campi, le spighe chinavano il capo e dicevano di sì ai mietitori che avevano già la falce in pugno, e nonostante nessun proprietario osava attaccare il naso al di sopra della siepe del suo podere, per timore di incontrarvi Gramigna che se ne stesse sdraiato fra i solchi colla carabina fra le gambe, pronto a far saltare il capo al primo che venisse a guardare nei fatti suoi. Sicché le lagnanze erano generali. Allora il prefetto fece chiamare tutti quei signori della questura, dei carabinieri, e dei compagni d'armi, e disse loro due paroline di quelle che fanno drizzare le orecchie. Il giorno dopo un terremoto per ogni dove; pattuglie, squadriglie, vedette per ogni fossato, e dietro ogni muricciolo; se lo cacciavano dinanzi come una mala bestia per tutta una provincia, di giorno, di notte, a piedi, a cavallo, [p. 160 modifica] col telegrafo. Gramigna sgusciava loro di mano, e rispondeva a schioppettate se gli camminavano un po’ troppo sulle calcagna. Nelle campagne, nei villaggi, per le fattorie, sotto le frasche delle osterie, nei luoghi di ritrovo, non si parlava d'altro che di lui, di Gramigna, di quella caccia accanita, di quella fuga disperata; i cavalli dei carabinieri cascano stanchi morti; i compagni d'armi si buttavano rifiniti per terra in tutte le stalle, le pattuglie dormivano all'impiedi; egli solo, Gramigna, non era stanco mai, non dormiva mai, fuggiva sempre, siarrampicava sui precipizi, strisciava fra le messi, correva carponi nel folto dei fichidindia, sgattaiolare come un lupo nel letto asciutto dei torrenti. Il principale argomento di ogni discorso, nei crocchi, davanti agli usci del villaggio, era la sete divorante che doveva soffrire il perseguitato, nella pianura immensa, arsa, sotto il sole di giugno. I fannulloni spalancavano gli occhi. Peppa, una delle più belle ragazze di Licodia, doveva sposare in quel tempo compare Finu [p. 161 modifica] «candela di sego» che aveva terre al sole e una mula baia in stalla, ed era un giovanotto grande e bello come il sole, che portava lo stendardo di Santa Margherita come fosse un pilastro, senza piegare le reni. La madre di Peppa piangeva dalla contentezza per la gran fortuna toccata alla figliuola, e passava il tempo a voltare e rivoltare nel baule il corredo della sposa, «tutto di roba bianca a quattro» come quella di una regina, e orecchini che le arrivavano alle spalle, e anelli d'oro per le dieci dita delle mani; dell'oro ne aveva quanto ne poteva avere Santa Margherita, e dovevano sposarsi giusto per Santa Margherita, che cadeva in giugno, dopo la mietitura del fieno. «Candela di sego» nel tornare ogni sera dalla campagna, lasciava la mula all'uscio della Peppa, e veniva a dirle che i seminati erano un incanto, se Gramigna non vi appiccava il fuoco, e il graticcio di contro al letto non sarebbe bastato a contenere tutto il grano della raccolta, che gli pareva [p. 162 modifica] mill'anni di condursi la sposa in casa, in groppa alla mula baia. Ma Peppa wn bel giorno gli disse: - La vostra mula lasciatela stare, perché non voglio maritarmi. Il povero «candela di sego» rimase sbalordito e la vecchia si mise a strapparsi i capelli come udì che sua figlia rifiutava il miglior partito del villaggio. — Io voglio bene a Gramigna, le disse la ragazza, e non voglio sposare altri che lui! — Ah! gridava la mamma per la casa, coi capelli grigi al vento, che pareva una strega. — Ah! quel demonio è venuto sin qui a stregarmi la mia figliuola! — No! rispondeva Peppa coll'occhio fisso che pareva d'acciajo. — No, non è venuto qui. — Dove l'hai visto dunque? — Io non l'ho visto. Ne ho sentito parlare. Sentite! ma lo sento qui, che mi brucia! In paese la cosa fece rumore, per quanto la tenessero nascosta. Le comari che avevano [p. 163 modifica] invidiato a Peppa il seminato prosperoso, la mula baia, e il bel giovanotto che portava lo standardo di santa Margherita senza piegar le reni, andavano dicendo ogni sorta di brutte storie, che Gramigna veniva a trovarla di notte nella cucina, e che glielo avevano visto nascosto sotto il letto. La povera madre aveva acceso una lampada alle anime del purgatorio, e persino il curato era andato in casa di Peppa, a toccarle il cuore colla stola, onde scacciare quel diavolo di Gramigna che ne aveva preso possesso. Però ella seguitava a dire che non lo conosceva neanche di vista quel cristiano; ma che la notte lo vedeva in sogno, e alla mattina si levava colle labbra arse quasi avesse provato anch'essa tutta la sete ch’ei doveva soffrire. Allora la vecchia la chiuse in casa, perchè non sentisse più parlare di Gramigna; e tappò tutte le fessure dell'uscio con immagini di santi. Peppa ascoltava quello che dicevano nella strada dietro le immagini benedette, e si faceva pallida e rossa, [p. 164 modifica] come se il diavolo le soffiasse tutto l'inferno nella faccia. monelli nella spianata davanti al carcere, correndo fra le gambe dei soldati, e i monelli gli dicevano «il figlio di Gramigna, il figlio di Gramigna!» ella si metteva in collera, e li inseguiva a sassate. questo è manifesto del verismo , ci sono tanti eletti nelle cose di cui abbiamo parlato , non è autore che scrive ad amico non ha creato storia, non è sua immaginazione lui la racconta come l'ha sentita raccontare per i viottoli dei campi... ne 800 anche in italia c'è tentativo di riavvicinarsi a ue narrare di cui parlerà molti anni più avanti di cui parlerà beniamin , tentativo di riavvicinarsi a tradizione popolare orale , perché l'opera deve sembrare essersi fatta da sè? perchè si toglie tutto inglobante insostenibile spessore psicologico individuale chiuso in sé stesso che faceva schermo a rapporto più orizzontale e vero con il mondo, non è che evrga acnella autore per renderla più vera cos’ perché ci va ma perchè percepisce e unpr bel a la forma classica del romanzo borghese non va bene troppo pisoclogia e idnivisakustuca , obbiettivo più basso di tornare alle forme di narrazione popolare eliminando eccesso soggettivo che faceva da schermo ,bisognerà vedere come de roberto di metterà sulle orme di questo tipo di esperimenti documento umano narrazione che non prevede narratore con un aposion sopraelevante nella storia , narratore dei promessi sposi quando il caso prende la parola direttamente però mentre gli eventi povero renzo povera lucia i cattivi... tutto questo scompare non c'è più . de roberto ha elaborata lungamente su questa inclinazione narrazione non anonima ma prive un narratore in bella vista lezione 17/11/21 De Roberto, cultura francese fondamentale, era un tecnico di formazione ingegnere e ha vissuto in un periodo in cui cultura scientifica e umanistica non era ancora drastica e definitiva come nel 900. in particolar modo da flaubert, zola, montapssaunt e bourgier. Paul Bourdier è stato un famosissimo scrittore e ha scritto decine di romanzi di stampo molto psicologico. francia realista. bourgier, naturalista zola. Il manifesto esce nel 1880 il romanzo sperimentale, ma la scrittura era cominciata 15 20 anni prima. il campo letterario era diviso tra le due forze in lotta. bisogna ricordarsi che la scuola idealista rivendicava una figura che di per sé aveva poco a che fare ossia flaubert. nella realtà lo scrittore che aveva fatto i primi passi sotto la protezione di flaubert era invece montoassant, nato e cresciuto sotto l'ombra di flaubert e zola. parole della scorsa lezione su benjamin, il romanzo coincideva con la fine della ?, finire significa bruciare la materia del romanzo per scaldare anima del lettore che ormai era irrimediabilmente fredda... portava quindi attacco contro i romanzi. perché flaubert scrive madame bovary educazione sentimentale e ultimo incompiuto bouvard ? cronologia di autori dell 800, che serve per rendersi conto di comunità generazionali molto importanti nel romanzo del 800. balzac, grande predecessore di questi scrittori nato nel 1799 e morto nel 1850, un momento prima che il diciannovesimo secolo aprisse e morto a esatta metà. altro romanziere francese victor hugo è della stessa generazione di balzac, 1802-1885 gli scrittori di questa lezione vengono da generazioni successive flaubert Zola, capostipite del romano naturalista è di 19 anni più giovane rispetto a flabuert , fra i due passano vent'anni. Maupassant è di dieci anni più giovane di zola e di trenta di flaubert. in italia, vediamo che insistendo sui più famosi narratori della seconda metà dl 800 verga e capuana praticamente coetanei , e coetanei di zola. Roberto nasce nel 1861, circa dieci anni più giovane di maupassant, venti più giovane di verga. D'annunzio è quasi coetaneo di de roberto, seppure sembri lontanissimo, alcuni dei loro romanzi si possono leggere a secchio. Pirandello fra i grandi del 900 è solo 6 anni più giovane di de roberto. | fratelli Goncourt, letterati molto alla moda nella Parigi della metà del 800, scrivevano insieme , giornalisti cronisti, grossomodo della stessa generazione di flaubert. loro nonostante tutti i limiti che si possono imputare, siccome avevano antenne lunghe avevano percepito dinamica in corso di svolgimento nei loro secoli, dinamica della democratizzazione della omogeneizzazione della società sotto govemi parlamentari e avevano iniziato a dire che come al soceità diventata più democratica con l’allargarsi del diritto di voto, così anche il romanzo doveva via via allargare i suoi oggetti, i suoi argomenti fino a includere anche classi sociali che erano state fino a quel momento poco rappresentate. Anche le classi più povere hanno diritto di narrazione e che gli venga riconosciuta tragicità della loro condizione, il romanzo non deve essere parsi del livello sociale in cui si sprofonda può essere il più basso ma il romanzo deve raccontarle. se leggiamo Vivant au dix-neuvièéme siècle, dans un temps de suffrage universel, de démocratie, de libéralisme, nous nous sommes demandé si ce qu'on appelle «les basses classes» n'avait pas droit au Roman; si ce monde sous un monde, le peuple, devait rester sous le coup de l'interdit littéraire et des dédains d'auteurs qui ont fait jusqu'ici le silence sur l'àme et le coeur qu'il peut avoir. Nous nous sommes demandé s'il y avait encore, pour l'écrivain et pour le lecteur, en ces années d'égalité où nous sommes, des classes indignes, des malheurs trop bas, des drames trop mal embouchés, des catastrophes d'une terreur trop peu noble. Il nous est venu la curiosité de savoir si cette forme conventionnelle d'une littérature oubliée et d'une société disparue, la Tragédie, était définitivement morte; si, dans un pays sans caste et sans aristocratie légale, les misères des petits et des pauvres parleraient à l'intérét, l'émotion, à la pitié, aussi haut que les misères des grands et des riches; si, en un mot, les larmes qu'on pleure en bas pourraient faire pleurer comme celles qu'on pleure en haut. [...] Maintenant, que ce livre soit calomnié: peu lui importe. Aujourd'hui que le Roman s'élargit et grandit, qu'il commence à étre la grande forme sérieuse, passionnée, vivante, de l'étude littéraire et de l'enquéte sociale, qu'il devient, par l'analyse et par la recherche psychologique, l'Histoire morale contemporaine, aujourd'hui que le Roman s'est imposé les études et les devoirs de la science, il peut en revendiquer les libertés et les franchises. Et qu'il cherche l'Art et la Vérité; qu'il montre des misères bonnes à ne pas laisser oublier aux heureux de Paris; qu'il fasse voir aux gens du monde ce que les dames de charité ont le courage de voir, ce que les reines autrefois faisaient toucher de l'oeil à leurs enfants dans les hospices: la souffrance humaine, présente et toute vive, qui apprend la charité; que le Roman ait cette religion que le siècle passé appelait de ce large et vaste nom: _Humanité ;--il lui suffit de cette conscience: son droit est là. [Edmond e Jules De Goncourt, Germinie Lacerteux, Préface, 1865] è molto molto retorico, i Goncourt hanno obiettivi molto alti e usano grandi paroloni e superlativi. 10 anni prima era uscito il libro che spazza via tutte queste chiacchiere pompose, ossia madame bovary. pressoché nello stesso periodo esce i fiori del male, escono questi due oggetti alieni che vanno in contro a un destino comune, subiscono processo per attacco al decoro pubblico. l'uno dall'altra. Charles la osservava con lo sguardo torbido di un ubriaco, ascoltando, immobile, le ultime grida dell'amputato che si susseguivano con modulazioni strascicate rotte da urla acute, simili al lamento lontano di una bestia sgozzata. Emma si mordeva le labbra livide e rigirava fra le dita un frammento di madrepora che aveva staccato, fissando su Charles sguardi infuocati, come frecce di fuoco pronte a trafiggerlo. Tutto di lui adesso la irritava, il viso, l'abito, quello che non diceva, il suo atteggiamento, la sua esistenza. Si pentiva, come di un delitto, della fedeltà di un tempo, e ciò ch'era rimasto della sua virtù crollava ormai sotto i colpi furiosi dell'orgoglio. Gioiva di tutte le perfide ironie che l'adulterio suggerisce. I ricordi dell'amante tornavano a lei con suggestioni vertiginose che sommergevano la sua anima spingendola verso di lui con nuovo entusiasmo; e Charles gli appariva così distaccato ormai dallasua vita, lontano per sempre, fuori della realtà e addirittura annientato come se stesse per morire, come se stesse agonizzando sotto i suoi stessi occhi. Si sentì un rumore di passi sul marciapiede. Charles guardò e scorse, attraverso le persiane abbassate, vicino al mercato, in pieno sole, il dottor Canivet (specialista medico) che si asciugava la fronte con il fazzoletto. Dietro di lui veniva Homais(farmacista), portava una grande scatola rossa ed entrambi si dirigevano verso la farmacia. Charles, preso da un'improvvisa tenerezza e dallo scoraggiamento, si voltò allora verso la moglie dicendole: «Dammi un bacio, cara!» «Lasciami stare!» fece lei rossa di collera. «Che cos'hai? Ma che cos'hai?» egli ripeté stupefatto «Calmati, cerca di riprenderti! Sai che ti amo!... vieni!» «Basta!» gridò lei esasperata. E, uscendo di corsa dal salotto, Emma sbatté la porta tanto forte che il barometro cadde dal muro e si infranse sul pavimento. Charles si lasciò cadere nella poltrona, stravolto, domandandosi che cosa potesse avere sua moglie, paventando una malattia nervosa, piangendo; percepiva vagamente intorno a sé qualcosa di funesto e di incomprensibile. La sera, quando Rodolphe giunse in giardino, trovò l'amante che l'aspettava in fondo alla scala, sul primo gradino. Si strinsero fra le braccia con passione e ogni risentimento si sciolse come neve al calore dei loro baci. [Gustave Flaubert, Madame Bovary, trad. Bruno Oddera, Milano, Fabbri, 1968; parte II, cap.11] Da queste paginette vediamo che la pietà e sentimento estraneo a flaubert, questo non confronto alla fine tra emma e charles fa in modo che perda gli ultimi scrupoli che le erano rimasti dopo il primo tradimento su opportunità di continuare la relazione. la reazione di emma è perdere tutte le inibizioni, da quel momento in poi la storia con rudolf cambia di livello e diventa quello che Emma interpreta il grande amore della sua vita. la battuta forse era un piede valgo, è il suggello che flaubert declina ancora nella forma del comico della totale completa incomprensione del marito nei confronti della moglie. coniugi immersi nel pensiero della gamba , ognuno però è immerso in un suo mondo di pensiero. Charles dà la colpa alla fatalità, è successo perchè successo, però vai a far capire che non è stat colpa mia. emma invece che si sta dando del fatto che il ridicolo cada su di lei si rimprovera di essere caduta in questa vita. quando charles rompe silenzio con forse la deformità non era quella giusta dicendo che forse o doveva operare in altro modo, questa frase cade come una palla di piombo su piatto di ceramica sulle riflessione di charles. la scombussola e che tutto sommato si aspetta che chels la corsica e che non pensi solo e sempre a scherzo del destino che gli fa sbagliare operazione. emma fa eccezione, emma spicca , è personaggio diverso. ricorre spesso immagini del sonno, del torpore non riuscire a rendersi conto del fiume di stronzate in cui tutti siamo inseriti nella vita. tranne uno che è emma, unica che si accorge che qualcosa non vada, unica che si accorge della mediocrità e della piccolezza con cui è costretta a passare esistenza a partire da famiglia, marito , conoscenti... spietato ritratto della provincia. Emma è l'unica che cerca di fare qualcosa per cambiare vita, unica che non dorme. eppure i sistemi di fuga che emma intraprende sono tutti sbaliati e ugualmetne e divrsamente stupidi e finati falsicono tutti tranne il suicidio, quando emma muroe nela sua stanza dopo i contorcimenti, flabuert dice emma non eissteva più queto è il commento della voce narrante unica fuga è smettere di esister cancellasi. sogna il grande amore, quello romantico che la viene a prendere e la porta via in paesi lontani per vivere una vita lunga e appassionata in posto dove è sempre caldo e la natura è rigogliosa. questi sogni li prende dai libri. Emma è una lettrice di romanzi fin dall'adolescenza e di opuscoli e riviste di costume e società. ma questo tipo di fantasie non sono altro che parte dell'articolato sistema di illusioni borghese che si costruita attorno come bozzolo per tentare di portare atrocità di quello che avviene. l'unica cosa a cui si può affidare per Emma sono i romanzi, l'unica cosa che la scaldano. Emma è donna chisciotta. lezione 19/11/21 ci sono due modi per riferire pensieri del personaggi, discorso diretto annunciato oppure o no da voce del narratore allora emma disse:” Nel discorso indiretto non è riportata la parola pensiero del personaggio ma la voce del narratore lo introduce , Emma pensava che disse che fece notare che... si passa da prima persona del discorso diretto alla terza persona. indiretto libero, è mescolanza, ibrido tra discorso diretto e indiretto. pagina madame bovary esempio all'inizio. nell'indiretto libero c'è un soggettivo nell oggettivo, non un salto da prima a terza persona ma ibridazione una terza voce né puramente del narratore né puramente del personaggio voce in cui risuonano due voci, bivol calità, un discorso due parole un discorso con due voci. è vero che transponder soggettivo nell oggettivo ma contemporaneamente da strutture soggettiva all oggettivo. a chi appartiene questa voce? tecnicamente questo è espediente. storia del concetto di realismo in letteratura nell'ottocento ci si chiede quanto il romanzo descriva la realtà, in manzoni vediamo quanto questo è spina nel fianco. a metà novecento erich auerbach , studioso tedesco di chiare origine ebraiche fuggito da germania rifugio a istanbul dove scrisse il suo capolavoro, milesi, libro base della critica letterari del 900. Dal titolo vediamo che il problema che stava a cuore era quello della presenza della rappresentazione della realtà concrete aordinaria all'interno della letteratura occidentale. metti gerarchia comte compito della scienza positiva è di costruire una fisica della società. Auguste Comte (1798-1857), Cours de philosophie positive [1830-1842], Paris, Larousse, 1936 (tomo I, Lezione I) Studiando lo sviluppo totale dell’intelligenza umana nelle sue diverse sfere d’attività, dal suo primo e più semplice sorgere fino ai giorni nostri, credo di aver scoperto una grande legge fondamentale, alla quale è assoggettato per una necessità invariabile, e che mi sembra si possa solidamente stabilire, vuoi sulle prove razionali fornite dalla conoscenza della nostra organizzazione, vuoi sulle verifiche storiche che risultano da un esame attento del passato. Questa legge consiste in questo: ciascuna delle nostre concezioni principali, ogni branca delle nostre conoscenze, passa successivamente attraverso tre stadi teorici diversi: lo stato teologico, o fittizio; lo stato metafisico, o astratto; lo stato scientifico, o positivo. In altri termini lo spirito umano, per sua natura, impiega successivamente in ciascuna delle sue ricerche tre metodi di filosofare, che hanno caratteri essenzialmente diversi e persino radicalmente opposti: in primo luogo il metodo teologico, poi il metodo sistematico, e infine il metodo positivo. Da qui derivano tre tipi di filosofie, o di sistemi generali di concezioni sull’insieme dei fenomeni, che si escludono reciprocamente: la prima è il punto di partenza necessario dell’intelligenza umana; la terza, il suo stato fisso e definitivo: la seconda è unicamente destinata a servire di transizione. Nello stato teologico, in cui lo spirito umano dirige essenzialmente le sue ricerche verso la natura intima degli esseri, le cause prime e ultime di tutti gli effetti che lo colpiscono, in una parola, verso les conoscenze assolute, questo spirito si rappresenta i fenomeni come prodotti dall’azione diretta e continua di agenti soprannaturali più o meno numerosi, il cui intervento arbitrario spiega tutte le anomalie apparenti dell’universo. Nello stato metafisico, che in fondo è soltanto una semplice modificazione generale del primo, gli agenti soprannaturali sono rimpiazzati da forze astratte, vere entità (astrazioni personificate) inerenti ai diversi esseri del mondo, e concepite come capaci di generare di per sé stesse tutti i fenomeni osservati, spiegare i quali significa allora assegnare a ciascuno l’entità corrispondente. Infine, nello stato positivo, lo spirito umano che riconosce l’impossibilità di ottenere nozioni assolute rinuncia a cercare origine e destinazione dell’universo, e a conoscere le cause intime dei fenomeni, e si dedica unicamente a scoprire, tramite l’uso ben combinato di ragionamento e osservazione, le leggi effettive dei fenomeni, ossia le loro relazioni invariabili di successione e di similitudine. La spiegazione dei fatti, ridotta allora ai suoi termini reali, ormai è solamente il legame stabilito tra i diversi fenomeni particolari e qualche fatto generale, il cui numero tende a decrescere con il progresso della scienza. [...] La perfezione del sistema positivo, verso cui esso tende senza interruzioni sebbene sia molto probabile che non la raggiunga mai, sarebbe di poter rappresentare tutti i diversi fenomeni osservabili come casi particolari di un solo fatto generale, come ad esempio quello della gravitazione. [...] Ciascuno di noi, contemplando la propria storia, non ricorda forse di essere stato in successione, per ciò che riguarda le sue nozioni più importanti, teologo nell’infanzia, metafisico nella giovinezza, e fisico nella sua età adulta e virile? Il carattere fondamentale della filosofia positiva consiste nel guardare tutti i fenomeni come soggetti a leggi naturali invariabili, la cui scoperta precisa e la cui riduzione al minor numero possibile sono lo scopo di tutti i nostri sforzi, considerando come assolutamente inaccessibile e priva di senso per noi la ricerca di ciò che si usa chiamare le cause, sia prime sia ultime. [...] Nelle nostre spiegazioni positive, anche nelle più perfette, non abbiamo affatto la pretesa di esporre le cause generatrici dei fenomeni, poiché non faremmo altro che spostare la difficoltà, ma soltanto quella di analizzare con esattezza le circostanze della loro produzione, e di collegarle le une alle altre tramite relazioni normali di successione e di somiglianza. La rivoluzione fondamentale degli studi positivi si compirà necessariamente in tutta la sua estensione; alla costituzione definitiva della filosofia positiva è indispensabile il carattere di universalità. [...] La filosofia positiva si è affermata nei campi in cui vige la massima generalità, semplicità, indipendenza reciproca (astronomia, fisica, chimica), ma è ancora molto lontana dall’aver penetrato i fenomeni sociali, che sono i più particolari, i più complicati, i più reciprocamente dipendenti di tutti. Ecco dunque la grande, ma evidentemente l’unica lacuna che si tratta di colmare perché la costituzione della filosofia positiva sia terminata. Ora che lo spirito umano ha fondato la fisica celeste, la fisica terrestre, sia meccanica che chimica, la fisica organica, sia vegetale che animale, deve solo terminare il sistema di scienze dell’osservazione fondando la fisica sociale. La filosofia positiva si trova dunque naturalmente suddivisa in cinque scienze fondamentali, la cui successione è determinata da una subordinazione necessaria a invariabile, fondata, indipendentemente da ogni opinione ipotetica, sulla semplice comparazione approfondita dei fenomeni corrispondenti: esse sono l’astronomia, la fisica, la chimica, la fisiologia e infine la fisica sociale. La prima considera i fenomeni più generali, più semplici, più astratti e più lontani dall’umanità; essi influiscono su tutti gli altri, senza essere influenzati da essi. I fenomeni considerati dall’ultima sono, al contrario, i più particolari, i più complicati, i più concreti e i più direttamente interessanti per l’uomo; essi dipendono, più o meno, da tutti i precedenti senza esercitare su di essi alcuna influenza. Tra questi due estremi, i gradi di specialità, di complicazione e di personalità dei fenomeni vanno gradualmente aumentando, così come la loro progressiva dipendenza. priamo discepolo di comte, taine cerca di attuare con fedeltà e solerzia nel campo delle arti, non tutta la fisica sociale ma in zona circoscritta programma comtiano di una fisica sociale. Alcuni accenti sono difficili da trovare in conte, per tain è importante arte e artisti, abbiamo detto che il campo sociale è più complesso stratificato e mutato nel corso del tempo. bisogna tentare di unificare con il minor numero di leggi, ci vorrebbero fenomeni circoscritto faciente studdable in cui si riflette spessore, complessità e numero di fenomeni molto più grande, ma qual è? è proprio opera d'arte perché è una, con la sua forma in un certo modo, ma artista non è mai isolato la sua voce è una a al di sotto di questa voce distinguiamo ronzio e grande voce multipla del popolo attorno ad essi, opera d'arte è una e molteplice soggettiva ma non solo ha un alone ha un cono di penetrazione che è collettivo. non ci sono leggi che reggono sviluppo e formazioni opere d'arte, è estetica dell'osservazione la nostra, come funzionano come sono fatte ecc, al nostro è critica storica. Lo schiacciamento di studi umanistici su scientifici è molto forte, studiare arte è come artro rm di botanica. possiamo arrivare al principio di imitazione, un'arte vera autentica deve essere imitazione non deve esserci posto per deformazione astronomia... sembrano lineamenti di realismo scientificamente serio, imitazione esatta. il gioco cambia parecchio rispetto al primo capoverso, un conto è dire che l'artista è bravo quando lo fa uguale a quello di un uomo. altro discorso è dire che imitazione non imita apparenza ma deve restituire la loro logica interna. l'imitazione che deve leggere l'opera d'arte non è quello di un realismo fotografico che scatta istantanea ma si tratta di un realismo analitico, deve trovare dei rapporti e delle regolarità. nonostante possa sembrare si sia allontanato da comte in realtà non è così ma in linea con il maestro. qui c'è salto di livello non solo citazione deve imitare rapporti e regolarità ma al loro interno deve enucleare il carattere saliente , quello sotto il quale alle dipendenze del quale si dispone numero maggiore di altri fenomeni, non solo la struttura ma anche la gerarchia. L'opera d'arte ha esigenza, compito, è stata inventata per colmare una lacuna che la natura aveva lasciato. le gerarchie che in natura non sono immediatamente manifeste. ci sono alcuni fenomeni più pesanti di altri, che si esaltano deformando i fenomeni in cui appaiono per far vedere tratti salienti. ma qui stiamo sempre parlando di realismo, quelli che sono teien. deformando vediamo tratti che altrimenti non si vedemmo cambiamento profondo da balzac. non è molto diverso da idea di scienziato che mette agente. Hippolyte Taine (1828-1893), Philosophie de l’art [1865], Paris, Hachette, 1890 (I parte, capitolo I: La natura dell’opera d’arte) sistemi completamente opposti delle due scuole Guy de Maupassant, Préface à Pierre et Jean [1888], Paris, Gallimard, 1999. [...] Contester le droit d'un écrivain de faire une ceuvre poétique ou une ceuvre réaliste, c'est vouloir le forcer à modifier son tempérament, récuser son originalité, ne pas lui permettre de se servir de l’ceil et de l'intelligence que la nature lui a donnés. Lui reprocher de voir les choses belles ou laides, petites ou épiques, gracieuses ou sinistres, c'est lui reprocher d'ètre conformé de telle ou telle facon et de ne pas avoir une vision concordant avec la nòtre. Laissons-le libre de comprendre, d'observer, de concevoir comme il lui plaira, pourvu quiil soit un artiste. Devenons poétiquement exaltés pour juger un idéaliste et prouvons-lui que son rève est mediocre, banal, pas assez fou ou magnifique. Mais si nous jugeons un naturaliste, montrons-lui en quoi la vérité dans la vie diffère de la vérité dans son livre. Il est évident que des écoles si différentes ont dù employer des procédés de composition absolument opposés. Le romancier qui transforme la vérité constante, brutale et déplaisante, pour en tirer une aventure exceptionnelle et séduisante, doit, sans souci exagéré de la vraisemblance, manipuler les événements à son gré, les préparer et les arranger pour plaire au lecteur, l'émouvoir ou l'attendrir. Le plan de son roman n'est qu'une série de combinaisons ingénieuses conduisant avec adresse au dénouement. Les incidents sont disposés et gradués vers le point culminant et l'effet de la fin, qui est un événement capital et décisif, satisfaisant toutes les curiosités éveillées au début, mettant une barrière è l'intérèt, et terminant si complètement l'histoire racontée qu'on ne désire plus savoir ce que deviendront, le lendemain, les personnages les plus attachants. Le romancier, au contraire, qui prétend nous donner une image exacte de la vie, doit éviter avec soin tout enchaînement d'événements qui paraîtrait exceptionnel (questo fa il romanziere idealista ha letto tenn, zola, flaubert macinati in una sua nuova proposta, il romanzo idealista ci deve obbligare a pensare e comprendere senso nascosto e profondo degli avvenimenti). Son but n'est point de nous raconter une histoire, de nous amuser ou de nous attendrir, mais de nous forcer à penser, à comprendre le sens profond et caché des événements. A force d'avoir vu et meédité, il regarde l'univers, les choses, les faits et les hommes d'une certaine fagon qui lui est propre et qui résulte de l'ensemble de ses observations réfléchies (il lungo lavoro e la lunga riflessione dell’idealista l’ha portato ad avere un suo personale modo individuale di vedere le cose alle più comuni e nascoste, il modo individuale molto forte, poi inizia a svoltare). C'est cette vision personnelle du monde qu'il cherche à nous communiquer en la reproduisant dans un livre(esprimo comincia la visione personale e solo personale che il romanziere si è fatto delle cose e del mondo, il senso profondo e la verità nascosto non è della natura come diceva tenn ma è personale, il colore dell’emozione e del pensiero individuale si espande e cambia di molto il senso di tutto il quadro). Pour nous émouvoir, comme il l'a été lui-méme par le spectacle de la vie, il doit la reproduire devant nos yeux avec une scrupuleuse ressemblance (attenta perchè qua fa marcia indietro poi ricomincia a parlare di rassomiglianza scrupolosa). Il devra donc composer son ceuvre d'une manière si adroite(abile tecnicamente scaltra), si dissimulée, et d'apparence si simple, qu'il soit impossible d'en apercevoir et d'en indiquer le plan, de découvrir ses intentions (che sia impossibile scoprire le sue intenzioni, la somiglianza scrupolosa ossia la fedeltà ossia l’imitazione dei fenomeni in questa nuova versione diventa una finzione diventa un effetto che sta alla mano abile e scaltra tecnicamente dell'artista di suscitare deve sembrare che tutto sia descritto con scrupolosa esattezza ma se deve sembrare sinifica che in realtà non è così). Au lieu de machiner une aventure et de la dérouler de facon à la rendre intéressante jusqu'au dénouement, il prendra son ou ses personnages à une certaine période de leur existence et les conduira, par des transitions naturelles, jusqu'à la période suivante(da questo punto in poi ogni volta che incontriamo termini come somiglianza... dobbiamo intendere con tonalità diversa da questo punto in poi sono tutta finzione non nel senso deprecativo ma proprio di costruzione tecnica che si deve alla bravura di un ‘artista.). Il montrera de cette fagon, tantòt comment les esprits se modifient sous l'influence des circonstances environnantes, tantòt comment se développent les sentiments et les passions, comment on s'aime, comment on se fait, comment on se combat dans tous les milieux sociaux, comment luttent les intéréts bourgeois, les intérèts d'argent, les intéréts de famille, les intéréts politiques. (anzi stringa una cel romanzo romantico idealista ci deve dare un grande insieme nel loro svolgersi normale e nel bollettino passaggio da uno stadio all’altro e far vedere quante cose si muovano, le passioni gli interessi sociali economici culturali politici familiari, tutte queste cose all’interno di questo uso progetto o idea di esprimere la sua visione del mondo, il fatto che questa visione si aus non si deve vedere IL tutto deve sembrare naturale, cose che in un certo senso aveva già detto verg nella rpefazioen all’amante di gramigna sempre che la storia si racconti da sé, in realtà è los sguardo dell’artista che mette in mdo e condiziona tutto questo)LA RACE MILIEU L?AMBIENT COMTE L'habileté de son plan ne consistera donc point dans l'émotion ou dans le charme, dans un début attachant ou dans une catastrophe émouvante, mais dans le groupement adroit de petits faits constants d'où se dégage le sens définitif de l’ceuvre (questo vale anche per de roberto). Stil fait tenir dans trois cents pages dix ans d'une vie pour montrer quelle a été, au milieu de tous les étres qui l'ont entourée, sa signification particulière et bien caractéristique, il devra savoir éliminer, parmi les menus événements innombrables et quotidiens tous ceux qui lui sont inutiles, et mettre en lumière, d'une fagon spéciale, tous ceux qui seraient demeurés inapergus pour des observateurs peu clairvoyants et qui donnent au livre sa portée, sa valeur 'ensemble. On comprend qu'une semblable manière de composer, si différente de l'ancien procédé visible à tous les yeux, déroute souvent les critiques, et qu'ils ne découvrent pas tous les fils si minces, si secrets, presque invisibles, employés par certains artistes modemes à la place de la ficelle unique qui avait nom: l'Intrigue. (1) il romanzo, vale per tutte le pieri d'arte, è frutto di una selezione all’interno della serie dei fatti presenti nel campo del romanziere che ha scelto che conservi gli elementi inutili, fare un ‘opera con tutto è impossibile dando impressione di raccontare tutto si fa una fortissima selezione iniziale , sta lì eh è il romanziere ha deciso di metterlo è tutto costruito anche il romanzo che nutra gli intenti di maggiori ossequi dal vero no per questo è meno costruito e funzionale, dopo la selezione e montaggio non ci sarà più la grande corda dell’intreccio dei romanzi ???ma tanti fili che scorrono e si intrecciano in tantissimi punti e tantissimi modi, non sarà più una bella corda ma sarà una specie di rete una specie di labirinto in cui I punti di contatto bisogna saperli vedere e andarseli a cercare e se uno non li vede si perde il senso del romanzo e vedremo che in de roberto le cose stanno così se uno non si avvicina con attenzione e apertura completa alla pagina narrata tante cose gli sfuggono non le vedi) En somme, si le Romancier d'hier choisissait et racontait les crises de la vie, les états aigus de l'àme et du coeur, le Romancier d'aujourd'hui écrit l'histoire du coeur, de l'ìme et de l'intelligence è l'état normal(torna tutto il discorso sulla vita ordinaria , sulla democratizzazione che il romanzo ha portato sulla nel 800). Pour produire l'effet qu'il poursuit, c'est-à-dire l'émotion de la simple réalité et pour dégager l'enseignement artistique qu'il en veut tirer, c'est-à-dire la révélation de ce qu'est véritablement l'homme contemporain devant ses yeux, il devra n'employer que des faits d'une vérité irrécusable et constante. Mais en se plagant au point de vue méme de ces artistes réalistes, on doit discuter et contester leur théorie qui semble pouvoir ètre résumée par ces mots: «Rien que la vérité et toute la vérité.) Leur intention étant de dégager la philosophie de certains faits constants et courants, ils devront souvent corriger les événements au profit de la vraisemblance et au détriment de la vérité, car le vrai peut quelquefois n'ètre pas vraisemblable(fin qui niente di sorprendente lo aveva già detto aristotele). Le réaliste, s'il est un artiste, cherchera, non pas à nous montrer la photographie banale de la vie, mais à nous en donner la vision plus complète, plus saisissante, plus probante que la réalité méme. Raconter tout serait impossible, car il faudrait alors un volume au moins par journée, pour énumerer les multitudes d'incidents insignifiants qui emplissent notre existence.Un choix s'impose donc, ce qui est une première atteinte à la théorie de toute la vérité(qui si sta arrivando al nucleo radiant della sua teoria va bene verosimiglianza fatti di vita ordinarie esistenze normali ma così il romanziere non sta raccontando tutta la verità racconta quello che è verosimile cercando di esporre la propria verità sul mondo). La vie, en outre, est composée des choses les plus différentes, les plus imprévues, les plus contraires, les plus disparates; elle est brutale, sans suite, sans chaîne, pleine de catastrophes inexplicables, illogiques et contradictoires qui doivent étre classées au chapitre faits divers. Voilà pourquoi l'artiste, ayant choisi son thème, ne prendra dans cette vie encombrée de hasards et de futilités que les details caractéristiques utiles à son sujet, et il rejettera tout le reste, tout-à-còté. Un exemple entre mille: le nombre de personnes qui meurent chaque jour par accident est considérable sur la terre. Mais pouvons-nous faire tomber une tuile sur la tète d'un personnage principal, ou le jeter sous les roues d'une voiture, au milieu d'un récit, sous prétexte qu'il faut faire la part de l'accident? La vie encore laisse tout au méme plan, précipite les faits ou les traîne indéfiniment. L'art, au contraire, consiste à user de précautions et de préparations, à ménager des transitions savantes et dissimulées, à mettre en pleine lumière, par la seule adresse de la composition, les événements essentiels et à donner à tous les autres le degré de relief qui leur convient, suivant leur importance, pour produire la sensation profonde de la vérité spéciale qu'on veut montrer (quasi buttandola lì per caso arriva a dire che la verità è una sensazio è l'effetto che una ricerca pagina fa è un effetto di realtà è un effett ii verità niente di meno e niente di più). Faire vrai (la verità vera) consiste donc à donner l'illusion complète du vrai, suivant la logique ordinaire des faits, et non à les transcrire servilement dans le pèle-méle de leur succession(la verità è una ricostruzione artificiale che pesca nel grande shock degli elementi del mondo che pesca tuta alla rinfusa e li rimette nel mondo è questa la verità vera). prima ancora che l'equilibrio sia rotto abbiamo già un certo numero di informazioni di queste poche parole. il portone è uno dei fili che attraversa tutta la scena, giuseppe si chiede se dovrà chiudere fino a quando baldassare capo dei maggiordomi di tutta la servitù fino a quando non da permesso non chiude, perché bisogna chiudere porte e finestre? non è unic che chiede, anzi il fatto che il portone non sia stato ancora chiuso e che il figlio della morta si andato così di fretta verso il cadavere induce a pensare che quella donna lì non sia ancora morta, perchè è segnale alla cittadinanza che sia successo qualcosa di importante, la chiusura del portone o di mezzo protone è proprio segnale visibile di un lutto questo gesto, questo atto simbolico viene compiuto sta fortemente a cuore tanto che il fatto che non si compia desta sconcerto, questo è quello che ci si aspetta. tutti sanno che deve succedere secondo un codice di comportamento che è noto a tutti la cui infrazione costituirebbe una grossa trasgressione immobilmente notata e censurata da tutti quelli che sono presenti, portone serve a introdurre tema che è quello del rispetto della norma collettivamente condivisa la cui trasgressione porta alla chicchera al pettegolezzo e poi all esclusione. c'è un codice che deve regolare i comportamenti di tutti. nessuno le dice davvero sono quelle regole che tutti sanno e che tutti rispettano è una cosa che risuona nel roma zo fin dall'inizio, e non chiudi un portone significa che di tu madre non te ne importava nulla. pagina 7 il padrone non voleva bene alla amde sempra cristo in croce, soltia immortale chiacchiera fatta da una serie i luoghi comune da una parte della gente “semplice” ma viene detta anche altra cosa che il padrone non voleva bene alla madre non viene attribuita a un ? speciale, non sappiamo chi sta parlando sono voci quasi disincamate come se stessimo in mezzo a un gran casino e ci arrivassero diverse voci effetto di mimesi che provoca il caos. qualche problema non di ordine idilliaco in questa famiglia qualcuno dice che ci sia. don gaspare verde in viso come un.... famiglia senz'altro importante perché figlio è principe, alta nobiltà ma in questa prima scena i membri propriamente detti della famiglia sono pochi in scena ci sono gli altri quelli che stanno intorno alla famiglia servitù commercianti boettgeri. un'ala della dimora principesca è stata affidata a bottegari e negozianti perchè evidentemente fa cassa. la famiglia dei principia affitta a classe moto inferiore da parte della propria dimora per incassare degli introiti. informazione come se non contasse nulla (montpassant) rapporti fra vecchie antica nobiltà e nuova classe sono uno dei nodi centrali in realtà ci si rende conto leggendo che in questo inizio c'è quasi tutto tanto che il finale non è che la ripetizione del finale di questa epoca ma alla fine si ritorna in una specie di falsa circolarità. in scena c'è servitù e borghesi e discorsi di servitù e borghesi rispetto al credito della famiglia e la sua importanza la servitù canta un'altra storia gaspare verde in viso come una glio , semplice descrizione si decifra verde significa infuriato tutto al rovescio qui dentro e qualcuno risponde altro cocchiere della servitù non avrete il disturbo di restarci vezz di restarci molto tanto adesso te ne vai, l'altro dice tu no che hai fatto ruffiano, altro che voi ... prima rivelazione chiara grazie a prole servitù... in cui madre e figli... molto spesso attraverso gli occhi dei sottoposti che assistiamo alle vicende della famiglia i grandi arrivano attraverso il filtro della gente che sta un passo della gente più umile. de roberto ammira molto verga per anni gli ha fatto da segretario. la nobiltà viene molto spesso vista attraverso lo sguardo dei servi. intanto siamo venuti a sapere che uno era contro Giacomo e Raimondo uno contro l'altro e gli servi c'è chi è con uno e con l'altro ora che la mamma è morta cambieranno equilibri ora ci sta da chi sembra non vincente ha paura e chi si sente vincente ha il coraggio di parlare. questi dubbi sulla morte o non morte della madre in realtà serve da copertura ad altra vicenda, è proprio morta si affretta a correre da lei non perché si aspetta di trovarla viva. alla fine il portone si chiude a pagina 9. all'interno di questa sequenza si può isolare altra sequenza della piccola crozza entra e quando questa riesce entra carica giacomo baldassare da ordine di chiudere e il portone si chiude e a suggellare questa sequenza c'è di nuovo la battuta di un servo. ci sono battute di discorso diretto tutte fra le stesse virgoletto che appartengono a personaggi diversi identità di chi parla rimane ignota, scena spiccatamente acustica più che visiva c'è poco da vedere c'è molto da sentire e molto da capire stando a quello che si ascolta. de robert lavora così descrive pochissimo sono di una secchezza e povertà estrema, lui si limita ad enunciare usa tantissimo il dialogo razza di matti, frasi pronunciate da persone che non si sa bene chi siano e attestato qualche grosso problema e difetto ce ne sono diverse. qui per la prima volta dopo che la sequenza si è chiusa e es. a una nuova trovano un nuovo nome della famiglia , informazione che stavamo aspettando fin da subito. famiglia di matti appena scopriamo il nome ,c os' ne parla la gente questa è ‘idea che la gente si fa della famiglia francalanza. lezione 24/11/21 | vicerè famiglia uzeda di francalanza nominata per la prima volta nel passaggio delle lezione scorsa, a pagina 9 razza di matti. qui c'è da commentare decisione di de roberto di dare cognome di una famiglia e da commentare anzichè nome del cognome lui scelga il titolo nobiliare i vicerè. prima domanda, perchè a epigrafe del romanzo c'è una famiglia e non per esempio (cambiamento nel corso di un secolo) e non di un individuo come era solito nel periodo della nascita del romanzo modemo robinson crusoe, quando a fine del 700 si sviluppa la prima fioritura di quello che siamo solito chiamare novelle in contrapposizione al romance da toni cavallereschi. In quel momento molti romanzi hanno preso nomi dei protagonisti. robinson crusoe costruisce miniatura della società borghese del suo tempo a il secolo di distanza di passa dal singolo alla famiglia. bisogna schematizzare molto il quadro prendendo il nome importante nel romanzo del 800 che è zolà. zola ha scritto 20 romanzi uniti da relazioni di vario tipo, ciclo di 20 romani balzac ne ha più di 50 e li ha intitolati tutti quanti rougon-macquart, la famiglia di rm è quella che è protagonista di tutto il ciclo con membri diversi. perché da singolo alla famiglia? abbiamo visto come il romanzo nel 800 si borghesizza e demorcraticizza e quidni il protagonista unico e originale perde di aderenza al quadro sociale rappresentato è solo ovvio che il bacino di personaggi emessi nell'attenzione grosso modo tutti nello stesso livello si allarghi dal singolo alle dimensioni di una famiglia, oltre a questo contanto altri motivi legati alla reptes di oggettività che il naturalismo nutriva. adesso leggiamo brevissima prefazione al primo romanzo la fortuna dei Émile Zola, Prefazione a La Fortuna dei Rougon (1871) Voglio spiegare come una famiglia, un piccolo gruppo di esseri, si comporta in una società, fiorendo per mettere al mondo dieci, a venti individui, che a prima vista sembrano profondamente diversi, ma che l’analisi mostra legati intimamente gli uni agli altri. L’ereditarietà ha le sue leggi, come la gravitazione. Cercherò di trovare e di seguire, risolvendo la doppia questione dei temperamenti e degli ambienti, il filo che conduce matematicamente da un uomo a un altro uomo. E quando avrò tutti i fogli, quando terrò tra le mani un intero gruppo sociale, farò vedere questo gruppo all’opera, come attore di un’epoca storica, lo creerò in azione nella complessità dei suoi sforzi, Era ancora buio. Lontano, nell'ampia distesa nera dell'ITAlia, ammiccava soltanto un lume di carbonai, e più a sinistra la stella del mattino, sopra un nuvolone basso che tagliava l'alba nel lungo altipiano del Paradiso. Per tutta la campagna diffondeva un uggiolare lugubre di cani. E subito, dal quartiere basso, giunse il suono grave del campanone di San [p. 2 modifica] Giovanni che dava l'allarme anch'esso; poi la campana fessa di San Vito; l’altra della chiesa madre, più lontano; quella di Sant'Agata che parve addirittura cascar sul capo agli abitanti della piazzetta. Una dopo l'altra sierano svegliate pure le campanelle dei monasteri, il Collegio, Santa Maria, San Sebastiano, Santa Teresa: uno scampanîìo generale che correva sui tetti spaventato, nelle tenebre. — No! no! È il fuoco! ... Fuoco in casa Trao!... San Giovanni Battista! Gli uomini accorrevano vociando, colle brache in mano. Le donne mettevano il lume alla finestra: tutto il paese, sulla collina, che formicolava di lumi, come fosse il giovedì sera, quando suonano le due ore di notte: una cosa da far rizzare i capelli in testa, chi avesse visto da lontano. — Don Diego! Don Ferdinando! — si udiva chiamare in fondo alla piazzetta; e uno che bussava al portone con un sasso. Dalla salita verso la Piazza Grande, e dagli altri vicoletti, arrivava sempre gente: un calpestio continuo di scarponi grossi sull'acciottolato; di tanto in tanto un nome gridato da lontano; e insieme quel bussare insistente al portone in fondo alla piazzetta di Sant'Agata, e quella voce che chiamava: — Don Diego! Don Ferdinando! Che siete tutti morti? [p. 3 modifica] Dal palazzo dei Trao, al di sopra del cornicione sdentato, si vedevano salire infatti, nell’alba che cominciava a schiarire, globi di fumo denso, a ondate, sparsi di faville. E pioveva dall'alto n riverbero rossastro, che accendeva le facce ansiose dei vicini raccolti dinanzi al portone sconquassato, col naso in aria. Tutt'a un tratto si udì sbatacchiare una finestra, e una vocetta stridula che gridava di lassù: — Aiuto! .. ladri!... Cristiani, aiuto! — Il fuoco! Avete il fuoco in casa! Aprite, don Ferdinando! — Diego! Diego! Dietro alla faccia stralunata di don Ferdinando Trao apparve allora alla finestra il berretto da notte sudicio e i capelli grigi svolazzanti di don Diego. Si udì la voce rauca del tisico che strillava anch'esso: — Aiuto!... Abbiamo i ladri in casa! Aiuto! — Ma che ladri!... Cosa verrebbero a fare lassù? — sghignazzò uno nella folla. — Bianca! Bianca! Aiuto! aiuto! Giunse in quel punto trafelato Nanni l'Orbo, giurando d'averli visti lui iladri, in casa Trao. — Con questi occhi!... Uno che voleva scappare dalla finestra di donna Bianca, e s'è cacciato dentro un'altra volta, al vedere accorrer gente! .. — Brucia il palazzo, capite? Se ne va in fiamme tutto il quartiere! Ci ho accanto la mia casa, perdio! [p. 4 modifica] — Si mise a vociare mastro-don Gesualdo Motta. i due inizi scorrono praticamente sullo stesso binario situazione di stasi ordinaria che improvvisamente viene rotta dall'avvenimento. la scena non è centrata su una o due figure principali ma è corale è una scena di gruppo, di folla e si chiama corale perché parla, battute di discorso diretto spesso attribuite non a una persona precisamente ma lasciate così come pure voci che escono da un gruppo abbastanza composito e indifferenziato. al centro della sce c'è una casa vicerè e trao, in entrambi casi casa nobile in entrambi i casi anche se su livelli diversi si sottolinea che non è quella di una volta e che ha conosciuto tempi migliori, trao è moto peggiore inizialmente, perchè completamente squattrinata quando urla ladro al ladro risponde che cosa rubano? inoltre altri elementi in comune che riguardano di più le tecniche letterarie stilistiche , già in questo caso la voce del narratore sta ros modo sul livello della scena anareta che non fornisce molte spiegazioni ma lascia che sia l'attenzione del lettore a dare e percepire dettagli emessi e caso e che invece significano. c'era uno che bussava al portone con un sasso. perchè? ci sarebbe dovuto essere il battente di bronzo tipico delle case di nobiltà ma non c'è perchè se lo sono venduto e quindi questo uno è costretto a bussare con un sasso piccoli dettagli ma denso. sconquassato la cosa non ci risulta uova o per meglio dire ci fa trovare con la mente al dettaglio di bussare con sasso facendo trovare il vero significato. ma c'è una mano che sistema le cose in un certo modo che regge e guida e strisce in maniera poco percettibile per fare in modo che l'attenzione del lettore abbastan partecipe rivelino dettagli nel senso che non viene esplicitato. altra cosa in comune cioè c'è qualcuno che dice una cosa intendendo in un certo modo.e dopo un po' si scopre che quel fatto aveva un significato molto diverso a quello tributatogli dal parlante. la pagina non è solo fisica orbo non cpc nel senso che non capisce cosa sta succedendo. amante di Bianca che sta scappando in realtà nessun ladro. come nei viere che si dice che forse non è morta perché giacono si sta affrettando. ma in realtà non è per quello. Verga è modello moltooco presente da de roberto e la mano del maestro si sente però ci sono anche delle differenze per esempio possiamo già dire che questo scritto descrittivo de roberto non lo avrebbe mai messo. lui se ne sente in dovere di dare una serie di nomi come se chi legge ne fosse perfettamente a conoscenza. mettere in pratica non tanto i precetti ma tecniche narrative del altruismo è difficilissimo, scrivere e tutto un romanzo limitandosi dal punto di vista di una piccola comunità di parlanti è praticamente impossibile. La verga inventa una lingua non si parla in dialetto sicilaino, italiano con sicilianismi compreso dagli italofoni. dia impressione ai lettori di essere verosimile. rimanere all'intemo del vincolo è praticamente impossibile. TOPONOMASTICA IN VERGA, toscano ma questo non voleva dire nulla (Malavoglia) come se chi legge conoscesse a menadito questi luoghi non fosse necessaria alcuna Spiegazione. stessa cosa in mastro don gesualdo nei viceré no, la toponomastica è segata via. almeno nelle pagine iniziali troviamo resoconto, referto di zona caotica dentro e attorno dimora degli uzeda. de roberto è ulteriormente secco rispetto a erga lavora i continuamente al sottrarre. ecco da cosa deriva il modo di scrivere e come lo adatta. ancora su incipit analisi di taglio linguistico e stilistico guardino nell incipit com de roberto alterni in maniera abile dei tempi e due aspetti verbali, il libro comincia con l'imperfetto ,poi abbiamo passati remoti subì crebbe fino alla fine del primo capoverso. partiamo dal analogo per arrivare al diverso, perfetto e passato remoto entrambi temi narrativi per fare reso conto di tempi passati sono della narrazioni non presenti nel commento c'è differenza che non riguarda tanto il tempo di per sé ma la qualità dell'azione imperfetto è drativa il passato remoto puntuale . imperfetto che si vuole e lingua nel tempo e amari si ripete passato remoto è puntuale succede in un certo momento in cui la situazione cambia. gesti di giuseppe e dei lanzi sono espressi a imperfetto, vuol dire che da un po' di tempo era stare lì a fargli vedere questo spettacolo del blasone si scava nel testo un altro livello di passato non nella dimensione della narrazione ma dentro il racconto, azioni quotidiane e azioni che si ripetono per imperfetto tempo della stabilità della continuazione. Il passato remoto serve a rompere continuità e introdurre elemento nuovo, infatti si udì rumore che cresce , servi e camerieri si affacciano vetrata si schiude e si precipita , dalla satta alla concitazione ce lo dice l'utilizzo dei temi verbali . non a caso subito dopo i tempi tornano all'imperfetto ma è un imperfetto diverso da quello di prima. poi iniziano le battute del discorso diretto. questo a confermare volontà d de roberto dit amesi il più possibile dentro il suo spazio e are monroe spazio possibile parlare a una presenza che stacca come sarebbe quella del narratore. in questo modo la necessità viene ricoperta viene mascherata il ebanista che ne sa perchè no è intimo di casa uzen ma entra tutti i gironi si pavoneggia raccontando tutta la storia si mette in una posizione diversa superiore. Suerrità e prestigio simbolico che gli viene riconosciuto da tutti quelli che gli si fermano ad ascoltarlo a bocca. aperta , in questa visione di notizia si nasconde la costruzione di un rapporto di potere io so quindi voi adesso state tutti attorno a me ad ascoltare il racconto. consalvo vi di uzeda è rampossolo ch ha sposato teresa (non uzeda altra famiglia obe siciliana) da loro due sono nati 7 figli dice il ebanista grado di parentela con la morta i suoi figli e per ciascuno il ebanista da in ascolto un timbro che dice la condizione di vita di questi sei figli, chi sta in convento suora o prete chi si è Spostato chi è zitella (lucrezia in casa con giacomo) di alcuni vengono detti i nomi di altri no noi lettori siamo cerchio ancora più estemo effetto inizialmente sfocia in cui poi si invia a deinera all'inzio è marasma non ci si deve capire niente qui sa la tecnica di rilascio dell'informazione. non ti dico subito cosa mi serve il ebanista ricorda narratore popolare, ora vi racconto la storia della famiglia narratore orale. è un borghese non plebeo ebanista rapporto di potere a tre nobili dnn ordine i servi , i borghesi che più o meno frequentano palazzo raccontato e popolo assorbe. è feroce. poi vengono i cognati, cioè fratelli's regole del già defunto marito. comunicazione e non è rovinata ma un po' alla findus come quando si parla. donna ferdinanda epiteto la zitella, solo tra i servi in sua presenza a nessuno si permetteva. il nome della morte lo leggiamo qua la principessa di francalanza.... il suo nome lo conosciamo solo qua neppure dalla bocca del narratore ma dalle parole che vengono scambiate di bocca in bocca nel popolo che sta fuori, e sembra che siamo in balia in perda di quello che riusciamo captare dalle voci che stanno in giro. le scene si organizzano per campo e controcampo e punto e contrappunto, le parole che girano fra il popolo e il leban atc hero segue. STORIA DEI REALI DI FRANCIA. ramo di quelli che sono pazzi in maniera conclamata radalì. Teresa Uzeda è la sua zia prima. cugina carnale ossia cugina prima Graziella è un paesaggio con parte importante della storia. poi ci si allontana e passa a illustrare altri famiglie nobi vagamente imparentate particolare tecnico sul come ci si comprata quando ci sono transizioni tra scena ad altra le notizie le danno i personaggi le transizioni le dettano gli stessi personaggi. qui c'è uno stacco come se inquadrature passare da un alto all'altro i lavapiatti non compaiono in prima battuta dalla voce del narratore ma è personaggio che lo introduce mariano crispo e giacomo costantino. lavapiatti è termine spregiativo ma non porto insulte in cui vengono chiamati i parassiti gli adulteri quelli che freq lo casualmente negli orari dei pasti adulando i vari componenti della famiglia per nutri e mantenersi ogni famiglia nobile h un gruppo più o meno grandi di lavapiatti che servono cantare in le lodi. i lavapiatti arrivano prima di tutti, oria di tutti i parenti. la cosa succede euro caos ama questo caso viene rappresentato con un pizzico probabile time di malizia, i quali non sapevano niente. santa fede... batte la lingua sul fatto che Giacomo sia partito subito in gran fretta. qui si vede un'altra volta come possa essere vantaggioso dare una lettura secondo l'orecchio stand added a chi parla forte e chi parla piano e cosa si dice forte o pian, commenti a bassa voce tra flor i lavapiatti che morte di teresa è grande guaio della famiglia più di altra matriarca di qualsiasi altra famiglia al testa che guidava tutti che aggiustò la particolare baracca, questo testo ossia il fatto che non solo non navigano nell'oro ma motorp abbellite snonsta it in acque peggiori noi veniamo a aspareli dalle chiacchiere dei due . non appena arrivano al cosciotto cm abano immediatamen tono dove e argomento princesa come siamo in pena per voi ecc ecc e qui viene introdotta per la ria volt anche la generazione successiva dei figli di quelli che in questo momento muore e sono delle persone mature adulte grandi. le tre generazioni di uzeda che analizza il e c'è piccolo don salvo. al quale sarà affidato chiusura presente fin dalla prima scena per uno di quei obiettivi a cui delbert sta attento. Nel primo capitolo troviamo i fondamentali per il libro due documenti , in realtà uno il biglietto della morta che viene portato a casa da giacomo che assieme a giacomo tmr dalla villeggiatura e dove è morta. avrem per la prima volta un comunicato della grande protagonista occulta del romanzo che è per poi donna teresa , più si andrà avanti più si capiranno molte delle dinamiche familiare e delle strutture delle ingiustizie risalgono al comportamento di questa madre che ha rimesso in piedi la baracca per quanto si è capito che però ha governato come una tiranna su tutta la famiglia. il romanzo si apre con notizia di lei morta ma che da mora il peso da trianna si continuerà a far sentire fino alla fine su tutta la famiglia. in un romanzo così corale la figura criminale è proprio la figura che nel romanzo è assente ossia la figura della morta. che continua a esercitare il suo peso su chi serve e per decenni. disposizioni del suo funerale all'interno del palazzo. ossia testamento con il quale si capisce la mater familias ha lasciato la casa in favore di uno o dell'altro figlio oggetto di molte interrogazioni che si pogno tutti i personaggi del romanzo. altra cosa irrinunciabile è la garde scena del funerale di teresa noi abbiamo già assodato la scena collettiva corale. scena del funerale normata da insieme di regole che sono quelle alzare d donna teresa nel comunicato per il funerale a cui apereica rutta città che de roberto stratagemma per mostrare equilibri che reggono non oslo la casa ma alcoli tività e | ittainanz tra figlie nubili e il resto della cittadinanza eventi narrati non sono niente di particolarmente avventuroso ne romanzesco epro questa narrazione anh per come è fatta ha un peso decisivo nell'economia del romanzo . un po in sordina noi assieme al procedere del romanzo abbiamo varcato la soglia fino al momento in cui arrivano i lavia partiti la scena e all'esterno con i lavapiatti entriamo nella dimora, è significativo che non ci compagni membro della famiglia ma questi parassiti entriamo al seguito del lavapiatti. siamo nel corteo dei lavapiatti noi lettori. pagina 11 del romanzo don mariano e don gioco sono le due spalle due aiutanti. don català? intellettuale che si occupa delle mansioni scrittore parsimonioso come de roberto , praticamente non descrive fino qui o in maniera molto parsimonia eppure possiamo dire molte cose in primo luogo sui temperamenti dei personaggi su che tipi sono. capiamo molto di più sui rapporti che corrono tra i vari componenti della famiglia. terza cscp aimo p<recchio di sentimenti che attraversano e interiorità le menti ei corpi dei personaggi il sospetto che teresa non abbia addolorato e lo strano rapporto che lega don salvino a sua madre s us azia viene mostrato in piccolo spostamento che potrebbe sembrare irrilevante da sgabello a ginocchia della zia tutto questo innervato dalle chiacchiere e luoghi comuni dei lavapiatti , usano tutte frasi fatte tutti liugong comuni questo è il ruolo degli lavapiatti sviluppare nelle famiglie chiacchiere socialmente utili. sono come dei cuscinetti che servono ad attutire urti r unifamiliare e l'altro come olio del motore. tutti i familiari si stanno radunando videos palazzo dei francanza in attesa di giacomo via via lo scenario si va popolando arriva anche arriva anche dutchess antalie??? ramo file con aprito pazzo con uno dei figli che diventerà pazzo. arriverà serva che va avvisare serva monaca lucrezia che aveva gli occhi asciutti inizia a piangere e forse viene data anche spiegazione piange non tanto per dolore della morte della madre probabilmente perchè apprende tristezza e pazzia della sorella suora, piange per un vivo amore nei confronti della sorella non tanto nei confronti della madre. chiara esce .. av ingresso blasco ferdinando matto innocuo. Arriva altro lavapiatti eugenio altro ei fratelli di Balzac , uno dei fratelli del defunto marito di donna teresa. Il criterio di arrivo dei personaggi ario serve a de roberto per dare ordine di comparizione per fornire ai lettori requisiti in disabili per riconoscere e caratterizzare ciascun personaggio. si dicono poche cose di blasco e dopo don eugenio e lavapiatti català balsco , basta ua epnenlata a de roberto arriva don blasco finale col faccione sudato e questo non è un ritratto però è telegrafica esposizioni di alcuni eventi somatici e fisici h die dl tempera martino dei personaggi è grasso e poiché è sudato da una parte che è porco che non ha un buon odore e dalla stessa parte contribuisce a fissare piccolo elemento tipico del dosaggio grosso che suda dalle maniere moto spicce , balzac è uno che non le manda certo a dire a nessuno. in un romanzo in cui eni raporotidici iretti interpersonali diritti vigili chiari pre regola dell'ipocrisia on blasco è eccezion senza nessun guardo e destinazione per chi ha davanti . infatti arriva e non saluta nessuno. fa sospettare che i suoi rapporti non siano buoni e barra o che sa abilmente reso da una questione che gli gira in testa da tempo da dimenticare persino di valutare. qui si crede un pizzico di ironia a ah lo aveva detto che finiva così, ovvio che guarda ter eaa perché non far finta di non averlo. quelloc eh si sapeva in giro era che donna teresa si era ritirata con il suo segretario marco e c economo personali (definito da blasco ome imbroglione) dettaglio del sudore viene ribadito, rifiuta in maniera brutale tutti i convenevoli che si usano fare intomo alla morte di un parente , basco se ne disinteressa dic ce è morta ma adesso veniamo a cosa important enon segueconvnevoli chiede perchè è andato giacomo da solo, Blasco esprime il pensiero di molti perché giacomo si è ricevuto da solo richiamato da Amarok a casa della morta e perché non è ancora tornato? si vede misoginia quando lucrezia dice che voleva andare anche lei risponde che ci sa fare. eugenio fratello di idee politiche liberali, è quello progressisti a è nobile che fa roogressita don ??? pietra del lobo ?? ferdinando chiamato in famiglia come babeo , affidato da sua madre teresa Giacomo ha fatto di tutto per essere proprio solo sul letto di morte della madre. blasco quatto quatto vicino alle porte delle stanze di una eres non lo sappiamo ma un pensierino ce lo siamo fatti per vedere poteva entrare magari a prendere qualche documento carta notizia , infatti quando lo trova ha comportamento di bambino scoperto. Il tratto umano di Blasco è sempre molto brusco, brutale e acchiappa la gente. la prende la stradina. finalmente ha trovato un uomo perché questi incarichi non si possono dare ad una donna, lo porta in posto in privacy. poi qua iccol stacco non vuole dire discorso perchè sta basando il maggiordomo della casa ama è chiaro quello che sta dicendo. Egli sta rubando tutto giacomo. quando fa il candino lo guarda negli angoli gli occhi quasi volesse mangiarselo. assume caratteristiche che somigliano a quelle animali , che viene toneata molto spesso fitua come un cane da caccia , classico incline sempre sul versante della bestalità. Ferdinanda per conto suo , sembra non essersene nemmeno neo accorta quando arriva il fratello. prime parole che proferisce eimmesa iattura..., altri lavapiatti si erano espressi in frasi fatte in ligagib tollerabile immensa iattura e catastrofe di cui non si possono misurare le conseguenze. la parola spira ... dono con lavapiatti intelligenti che dà opinione che lui ha di se stesso che vuole sottolineare con circostanza altro forsennato scientismo e compositore di gusto , dal nostro punto di vista pare evidente che don cono è ciaramelle grottesca. ahn in questo caso personaggio annunciato e presentato con unica nota che riguarda il suo aspetto fisico quando la scena del funerale lo vedremo all'opera no ci stormo perchè quello che fa e scrive è incline alla maniera nella quale si è presentato. margherita pagina 18...come credi se credi,, se ne lava le mani. la casa si popola sempre di più arrivano religiosi, rappresentanti dei conventi cpai cittadini c'è sempre più gente in casa pag 20 povera disgrazia se tu che parla di argherita .. malattia nervosa... seconda volta che notizia ci viene data prima dai lavapiatti ora confermata da servitù “dire che rifece la casa già fallita" raimondo altro amschio tolto ludoiso mesos in convento quelli che possono ambire a eredità sono giacomo maggiore e raimondo che viene dopo alcuni altri figli, sono leggi rigide e l'eredità sarebbe dovuto andare a giacomo am già da come se ne parla senza che sia venuta fuori ancora una caratterizzazione precisa si comincia a capire che le cose non so sta bene sì come siano, non è così sicuro che il grosso del aprtrimonico vada al primo figlio. anche perché diversamente non avrebbe senso domanda a chi lascerà? cosa importante cioè estratto concentrato margherita non sopra di toccare cose mangiate dagli altri , tratti chiaramente nevrotici sintomi di un disagio psichico forte che si manifesta in questa donna. per un po f giochiamo è stato innamorato di grazielle ra innamorato e volevano sposai, non ea scandlaoso scalea di giacomo era graziella si è opposta teresa che aveva deciso non solo che lui non sposate graziella ma che sposasse margherita. Giacomo aveva obbedito alla madre. questo è altro esempio di quello che diceva prima il fatto che materi famiglie fisicamente non c'è mai ma la sua anno ha costruito e orientato tutte le situazioni dei figli. a cui partecipa l'intera cittadinanza e siccome de roberto rifiuta di gestire la scena focalizzandosi attorno a un personaggio principale per evitare una eccessiva deformazione almeno in prima battuta un punto di vista eccessivamente coinvolto e angolatura troppo parziale, che via resta? per rendere re in maniera referenziale il caos della scena e mantenere la scena a nei limiti del pensabile ? resta la via percorsa nella costruzione di questa scena , si prende personaggio marginale che all'interno di questa sequence z è mosso cda scopi estranei che agitano i principali (l'interesse, la lotta di interessa la trepidazione in vista della lettura del testamento, grande sottinteso dove finalmente si da letture del testamento) personaggio da accompagnatore è animato da diversi e a lui sono affidati le redine, questo personaggio lo abbiamo già incontrato sappiamo già come parla en momento in cui focalizzazione si sposta sul suo sguardo. focalizzazione, significa il punto di vista percettivo e psichico attraverso il quale quello che succede sulla pagina viene filtrato, attraverso il suo modo di pensare seguiamo la schiena, perosi canala lavapiatti intellettuale. lui ha pretese di robustezza e la famiglia uzeda gli affida il compito di scrivere epitaffio in memoria e accelerazione di donna teresa affisse durante il funerale nella chiesa. la prima è attaccata fuori dalla chiesa su stendardi e le altre via via nella chiesa dei cappuccini per cui questa scena si apre con lui non a caso assieme a un altro personaggio a cui lui mostra primo dei suoi epitaffi e questo personaggio impiegherà tutto il tempo a girare facendosi largo nella folla per illustrare i suoi capolavori. pagine cadenzato dalla trascrizione in stampatello grande degli epitaffi che attraversano tutta la scena per cui quello che a stabilità ordine alla resa narrativa di questa scena in cui facilmente ci si sarebbe potuti perdere è la fatiossimia passeggiata di don cono, lo muove la vanità ci tiene molto che qualcuno gli faccia compagnia in modo che possa amg inficiare la grandezza del suos tile in momento tanto difficile per la famiglia. intorno a questo filo si dispone tutto il resto della scena cioè principalmente chiacchiere i primi cicalecci della gente nella chiesa mentre la cerimonia funebre è in corso , tutta questa gente parla e chiacchierano tra di loro in maniera sparsa e disordinata. il principio d'ordine ea attraversamento della chiesa per leggere epitaffi e il materiale sono le chiacchiere che però a loro volta hanno ruolo preciso che servono sempre dall'interno per dare a noi dil altre notizie , delle prime notizie sul trattamento che la morta ha riservato per i suoi figli. noi veniamo a sapere le cose grazie a quello che si dice , non è la prima volta che accade. da una parte don cono corazzato nella sua stupida vanità che attraversa la chiesa senza voler ascoltare niente , verso la fine verso tulino epitaffio quando sente qualcuno che parla male di donna teresa si tira indietro dicendo par mi sconvolge non è il caso di parlare di queste cose non entra nella chiacchiera delle persona che riempiono chiesa, vanità una parte e quello che dice la gente dall'altra. questo è il diagramma della scena 6 epitaffi, primo freud alla chiesa e altri disposti all'interno della stessa. inoltre nella prima parte della descrizione quando don cono è fuori dalla chiesa in chiesa il cadavere non c'è ancora donna teresa è ancora nell admira dove il cadavere è stato preparato e fatto fare ultimo giro delle stanze, secondo cerimoniale della nobilità. nella prima parte donna teresa è ancora una volta sente come la grande assente delle primissime scene, ottavi Ancora pur non essendoci è quella che muove tutto. forse personaggio feminile più terribile dell'intero romanzo anche qui è eulo vuoto attorno a cui si muove tutto e fa tutto muovere. della chiesa non abbiamo descrizione preliminare ma la scopriamo assieme alla gente don cno usa parole volutamente difficili incomprensibili, non vuole destare effetto comico è covio di essere solenne , è convinto che destino a irazioni di tutte non lo sfiora aura d essere ridicolo, effetto comico è per noi lettori dentro la scena non si vede, c'è solo sospetto ma rimane discreto. centro del araras è che don casimiro potrebbe mentire perché è stato cacciato via, ai margini dettaglio giacomo lo manda via perché credeva portasse rogne. sappiamo che giacomo crede nella iettature regola i suoi modi anche sulla credenza se crede che qualcuno porti iella a tutto per non incontrarlo. giacomo tocca sorte di continua approvazione è sempre lui ma va sempre di più aggravandosi verso la pazzia giacomo arriverà a non voler toccare suo figlio pensando porti iella importanza enumerazione a fianco patio c'è qualcuno che a conto, conto dei soldi spesi. secono capitolo , alla fine arriva inscena raimondo,, figlio in favre del quae donna teresa veva fatot carte false defraudando i figli perhè a lui spettassero piu itoli e più matrimonio al funerale ci sono tutti tranne lo scemo e raimnod,, il figlio prediletto non c'è al funerale della mma, utto questo si evince dal narrato. perché figlio così amato non interviene perché problema mamma nn amata così tanto da figlio. assieme a Raimondo Matilde che nel panorama di desolazione e cinismo più o meno ipocrita che caratterizza qua tutti fa eccezione è personaggio diverso. de roberto usa stile diverso per caf capire che sia diversa. dobbiamo immaginare quasi tutte le scene con il suo popolo hechicera attomo. | cenni significano due tre 4 cose diverse, a grande economia e severità del dettato f risconto significati di senso molto grande. doppio aggettivo donna ferdinanda asciutto asciutto freddo freddo, non indica al stazza perché magra , stereotipo della vecchia prosciugata dalla cattiveria che campa 100 anni , sono macchiette non hanno volume psicologico sfumato o differenziato sono tutte maschere ritratte sempre nello stesso modo. occhi asciutti asciutti auto freddo freddo però si è voluta. gano non abbracci ama si lascia abbraccia si comporta in maniera distante, ricev abbraccio riceve abbraccio sorella e ludovico e giaco gli d la mano. significa che il contrasto più forte nel non idilliaco gruppo di fratello è tra giacomo e Raimondo, il eco cocco di mamma e se giacomo è tanto nemico potrebbe dipendere da trama tento di Teresa. certi rapporti spaziali vengono ripetuti, da fuori accompagna dentro inizio poi in chiesa e poi nuovamente qui, aria giacomo scende ed entra nel palazzo. come già successo nelle scene precedenti assieme a giacomo entriamo nel palazzo nella quale ora è una tuta la famiglia e si sta facendo salto, c'è grande riunioni di familiari e conoscenti e si parla non della porta e del funerale per la prima volta ma di colei che in questa scena di salotto noi lettori veniamo resi al corrente di quello che sta accadendo in quel periodo della città in cui è ambientato il romanzo e nella narrazione in via di formazione e dello scenario europeo, grazie a dialoghi dei personaggi. tiene banco don Blasco, personaggio più irruente e caciarone chiassoso, seguendo il suo filo seguiamo quello degli altri. schema d'ordine che disciplina scena stessa. nel capitolo successivo sarà lui a raccontare la storia della famiglia. storia del regno delle due sicilie regno d'italia grazie alla sfuriata diamo nome alla città e collochiamo nella cornovaglia del secolo precisamente, città è catania per il riferimento ad arie del 1849 e satriano. bionda che questi riferimenti storici siano nella enciclopedia di chi legge. Satriano che blasco indica come satriano è carlo filangieri principe di satriano , nobile e altri uffici prima della rete napoleoniche e poi borboniche. qui importante perché è stato lui che ha guidato truppe borboniche nella cpananati di reconquista nel regno delle due sicilie dopo i moti del sud italia che avevano portato a liberazione del sud e napoli dai borboni, bannia la riconquista guidati da questo carlo. tra 6 e 7 aprile 1849 entra a catena così sappiamo con certezza che la città sia catania. Gli uzeda sono borbonici contro il regno di sardegna che voleva unire il paese. in mezzo ai discorsi storico politici non mancano attacchi alla famiglia, ci sono uzda che si atteggiano a librai invece di essere realisti e realisti sono passati all'altro schieramento, per la monarchia parlamentare, per i piemontesi per l'italia, ci sono stati tradimenti anche sul fronte politico. Gli uomini parlano di politica e nel gruppo delle donne si disceme eletti di ciascuno e cose importanti di ciascuna. margherita mania di evitare contatti visibilità del tarlo che la rogora. lei ha paura di venire toccata e quindi è talmente introversa e chiusa nel suo uomo che la sua prua diverrà terrore di essere toccata dall'altra amica di igiene di integrità ma questa è margherita. ogni personaggio ha la sua crea che a inizio del libro è solo segnetto e poi via via diventerà quello che li distrugge e il modo in cui milioni (pur naturalismo francese) donna f in tutto questo parla di soldi seconda cosa, come spesso succede nel romanzo de roberto usa l'abilità di mestiere compositivo per chiudere una scienza trucco per dare chiusura a scena che rischierebbe di essere dispersa , che ha una sorta di cornice che la racchiude questo stratagemma affidato a don blasco e consiste nella gestualità di don blasco presentata a inizio scena e ritorna in maniera quasi identica il mood che tutto risulti rinchiusa , gesto è mangiarsi le unghie in realtà rodersi le unghie di don blasco. ora vediamo anche come viene caratterizzato don Blasco in maniera sempre più animalesca . la prima volta che entra in sea si dice che è grosso e sudato poi si dice che è come un trottolone. de roberto usa don blasco come personaggio per descrivere altri personaggi non ha solo funzione di aprire e chiudere scene , ci accompagna nella mischia della famiglia don blasco. nel terzo capitolo finalmente dopo i primi due capitolo ad altezza d'uomo e con rilascio delle informazioni severo e controllato la prospettiva si alza un pochino e la voce del narratore si sente un po' più chiaramente , la voce narrante si nasconde di mendo e usa meno e maschere dei personaggi per esprimersi e in maniera più chiara ed evidente inizia a narrare solo che sepone spasimo le idee di re roberto , all autor sere comunque un personaggio facci a filo nel 3 capitolo troviamo membro per membro della famiglia tratti un penp più dettagliati ei sunti della loro storia nella famiglia, don blasco ci accompagna il testamento di teresa anima coeredì i due eredi maschi giacomo e raimondo , è scatra formalmente ed è giacomo primogenito per etichetta tutto è fatto come si deve ma a raimondo viene lasciato così tanto addirittura un ala della dimora uzeda oltre a soldi e titolo, che in pratica oltre al formalismo delle etichette id eu sono sullo stesso livello e questa è grossa mancanza perchè nel eredità il grosso doveva finire a primo erede alfi altri piccoli, perché patrimonio non andava frazionato. Teresa viene meno alla regola. giacomo e raimondo coerediì, lucrezia con vitalizio ma vincolo a non sposarsi non espresso in maniera apre teresa scrive nel testamento che lucrezia è inadatta a vita matrimoniale e questo vitalizio alla sua morte sarà versato ai fratelli fino a quando rimani non sps ott prendi un assegno quando morirai tornerà nelle casse dei fratelli maggiori. Ferdinando il babbeo viene data tenuta, che è un pezzo di terra con sassi che viene spacciato come posso aureo. crocifissa in aumento e altro figlio in convento quindi non gli viene dato nulla. Giacomo e Raimondo sullo stesso piano. cap 3 don blasco viene monacato contro la sua volontà, da giovane aveva visto famiglia uzeda ancora molto ricca temperamento smania di godimento ingordigia di piaceri , nel convento fa la bella vita ma è csretto ad ossrvar elameno apaprntemetne il celibato e avere comprotamnto d religiso che gli pesa molto Dopo il Blasco si parla di donna teresa, il grande buco. Teresa era non tanto dissimile da matilde, era figlie di nobile di campagna ricchissimo a cui giacomo, consalvo 7 suo marito viene scopato in regine della ricchezza per tentare di risanare casse della famiglia. matrimonio d'interesse con una nobile di scarso livello e scarsa qualità. lei colma con i soldi la distanza, era stata a lungo zitella e ha dieci anni di più. teresa è donna dura a cui piace comandare ,a cui piace esercitare il potere, differenzia i termini che vogliono esprimere e volontà di dominio, vuole comandare essere autorevole e avere supremazia, il potere deve essere continuamente riaffermato e quelli sott devono essere sempre conclu acti. ecco disegnato principale seno del dissenso e fone lodovico è primo, come balzac è Monaco e si apss da monaco a monaco.m differenza tra lodovico e gertrude, differenza radicale negli autori manzoni è religiose e de roberto no. gusto romantico che non c'è in de roberto. per manzoni scrittore cristinao per manzoni il peccato è questione di euro, il peccato è sviamento di natura non ti resicame ne malvagia. il peccato nasce quando egidi la chiama la svetnurata rispose , gertre è svetnruart non reisce a contenere errori ma non è cattiva, ludovico dalle sue zaini possiamo vedere che educazione impartita dalla madre lo fa diventare un uomo veramente cattivo e spregevole. ipocrita della peggiore specie sempre con me mani in preghiera ma che trama nell'ombra. per de roberto la natura umana è cattiva per man zoni no. Lodovico non è capace di trascendere i limiti del buon costume della decenza delle buone maniere, almeno a livello manifesto lodovico non degenera forse è l'unico figlio di Teresa a cui le cose vanno bene. Un'altra sorte simile è figlio di giacomo don salvo , che qui è piccolo che in seguito a rielaborazione e meditazioni riuscirà a tirarsi fuori avendone sempre una gran paura. La paura di don salvo è quella di impazzire. Lodovico si costruisce attomo gabbia succhia talmente forte che lo contei fortuna da una apra ama che strumento del suo successo. chiara sorella di lucrezia , che lo voleva sposarsi e quindi Teresa la costringe. Chiara fa una certa resistenza passiva fino all'altare , dopodiché in maniera retta e insaputa dopo il matrimonio cambia idea e si dichiara innamoratissima di Federico. ferdinando lucrezia infine parliamo dei due fratelli Giacomo e Raimondo. prima Giacomo poi Raimondo e i due si uniscono e incrociano in discorsi e descrizione della casa che culmina nel 2 passaggio attraverso la galleria dei ritratti , schema topografico giacomo ramondo cas galleria dei ritratti. domande: principio consalvo ha significato? ha significato nomi ferdinando e ferdinanda? crescita dei fratelli seguita in parallelo e nel loro incrocio e per la prima volta vien narrato l'odio della madre per giacomo indifferenza er lodovico e amore per raimondo, ciascuno di sentiment contornato da attributi e aggettivi che ne mettono in risalto la negatività, anch amore che lei prova per raimondo viene definito cieco esclusivo e IRRAGIONEVOLE. non c'è una ragione perchè una ragione sarebbe giustificazione mentre devono rimanere arbitrari e ingiustificati | teresa non è uzeda quindi non ha nel sangue a azzia. si capisce che una delle cause ricadute è teresa, la grande assente, il peso della madre crudele si avvertirà fino a molto molto avanti. se casa è esempio della famiglia i ritratti dano immagine del processo degenerativo il processo di decadenza è zoliano, processo clinico di decadenza . processo di reminiscenza ecco perché è bella eccezione un'imprevedibile spiegazione diciamo tendenzialmente scientifica, si presenta orarie della scientificità e clinicità, sangue che sta aprendo. passiamo ai matrimoni, entrambi fallimentari parliamo di ferdinanda. Roberto lavora con simmetrie , apre con piu grande oppositore blasco e termina con altra grande oppositrice ferdinanda. Federico Francucci | quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani Il primo numero dei Quademi dell'Ingegnere. Testi e studi gaddiani, uscì nel 2001 per l'editore Ricciardi. Della rivista, fondata da Dante Isella, il grande filologo direttore anche delle Opere gaddiane uscite in cinque volumi da Garzanti tra 1988 e 1993 (tappa decisiva, nella sua autorevolezza filologica e critica, per una approfondita conoscenza dell'autore lombardo), fu pubblicata una prima serie di cinque fascicoli (due per Ricciardi, 2001 e 2003; i seguenti per Einaudi, 2004, Luca Bani Roscioni degli anni 1963-1970. Ma forse il piatto più appetitoso viene servito nel secondo numero, dove Clelia Martignoni, riprendendo e portando a termine un lavoro impostato da Isella, offre il testo atteso da tempo del cosiddetto Quademo di Buenos Aires, riemersione senz'altro decisiva per la cartografia gaddiana. Il quaderno fu ricevuto in dono da Gadda durante il biennio trascorso in Argentina (1923-1924) come ingegnere elettrotecnico; l'autore vi scrisse sia durante il soggiorno sudamericano, sia dopo il ritomo a Milano nel 1924. | materiali del OBLIO III, 11 56 quaderno, molto frammentari e eterogenei, gravitano però intorno a due fuochi: uno legato al Racconto italiano, l'altro relativo alla descrizione della realtà argentina e, particolarmente importante per noi, del fascismo. È probabile ma non dimostrabile, come illustra la curatrice, che l'Ur-Racconto italiano sia stato avviato da Gadda già in Argentina; ma la certezza di questo dettaglio cambierebbe di poco la situazione degli studi. Con una lettura ravvicinata, Martignoni mostra la stretta dipendenza di alcuni passaggi del Racconto italiano da brani contenuti nel Quaderno di Buenos Aires, offrendo dati nuovi sull'apprendistato letterario gaddiano. Anche i frammenti politico-ideologici sono rivelatori, perché fanno maggior chiarezza sulla questione assai dibattuta del fascismo di Gadda. In questi primi anni del regime, Gadda fu ferventemente, rabbiosamente fascista; il saggio di Guido Lucchini, che segue la lunga e articolata nota al testo di Martignoni, illustra la posizione ideologica, ma anche psicologica, di Gadda a quell'altezza, e rintracciare, tramite documentati percorsi bibliografici, una più che probabile influenza dell'economista Vilfredo Pareto, che si era pronunciato decisamente in favore del fascismo, sulle idee del Gadda di allora. L'immagine dello scrittore e dell'uomo esce, insomma, dalla lettura del Quaderno arricchita ed approfondita. Non mancano contributi di grande interesse sia tra i Testi che tra i Documenti: dovendo scegliere, segnaliamo le lettere del 1916-17 a Antonio Semenza, padre di Luigi, amico fraterno di Gadda curate da Silvestri (e segnaliamo anche il saggio di Giordano Castellani che, basandosi sulle testimonianze di guerra gaddiane, ricostruisce dettagliatamente i giorni precedenti il tracollo di Caporetto, nel 1917); le lettere alla Mondadori scritte tra 1943-1968 e curate da Pinotti. Una menzione particolare va agli studi urbanistico-architettonici presentati con grande perizia da un'esperta politecnica come Ornella Selvafolta, affiancati da subito nella rivista, sagace fautore Isella stesso con marcata volontà interdisciplinare, a quelli ingegneristici di Silvestri (istituzionali, documentari, di cultura tecnica). Tra i saggi della nuova serie, citiamo quello firmato da Clelia Martignoni e Barbara Colli sulla genesi del cosiddetto «pseudo dialogo» tra autore e editore della Cognizione del dolore (1963), dove agli ottimi apparati costruiti da Colli si accompagna il commento critico di Martignoni; e quello di Vela sui personaggi che compaiono solo una volta («personaggi-hapax») nel Pasticciaccio. In poco più di un decennio di intensa attività, | Quademi dell'ingegnere hanno arricchito, variegato e anche modificato nei dati e nei fatti, sempre sotto le bandiere di un metodo filologico-storico, l'immagine percepita di Gadda. Non è un vanto che tutte le riviste possano agevolmente attribuirsi. Si deve pure a collaboratori di lunga data della rivista, e tutti già inclusi nel gruppo diretto da Isella per l'edizione Garzanti (Paola Italia, Liliana Orlando, Giorgio Pinotti), anche la curatela del Gadda che dal 2011 esce per Adelphi: pubblicati sinora Accoppiamenti giudiziosi (2011), L'Adalgisa (2012), Verso la Certosa (2013). p. 55-79 https://doi.org/10.4000/italies.3043 Abstract | Index | Text | Notes | References | About the author Abstract La delusione per l'esito del processo risorgimentale è un tema ricorrente nella letteratura italiana del secondo Ottocento e del Novecento e risulta particolarmente evidente in alcuni dei maggiori autori di origine siciliana come Verga, Pirandello e Tomasi di Lampedusa. Tra questi, Federico De Roberto in modo particolare ha dedicato ai problemi della « Nuova Italia » molta parte delle sue opere, elaborando per esse una particolare tipologia retorica che, attraverso la formale acquisizione dei criteri veristici dell'oggettività e della distanza autoriale, consente l'esercizio di un'appassionata ironia e di una sferzante parodia nei confronti di una realtà politica e sociale da stigmatizzare. La lettura e l'analisi dei discorsi politici di Consalvo Uzeda di Francalanza, uno dei protagonisti assoluti de I Viceré e de L'imperio, consente di riconoscere e isolare i molteplici aspetti dell'ironia de robertiana e di ricondurre nell'alveo di quella civile “retorica del dissenso” di cui De Roberto rimane un maestro insuperato. lezione 3 dicembre lezione 10 dicembre i vicerè si divide in tre parte grossomodo omogenee, da elementi intemi si può ricavare la cronologia e dire in che anni si svolgono gli avvenimenti. la prima parte dal 1855, anno della morte della matriarca fino al 1861, prima elezione del neonato regno d'Italia. seconda parte 1862 fino al 1870 anno della presa di roma, scioglimento dello stato pontificio e consolidamento del regno d'Italia terza parte da 1872 1882, 10 anni e termina con l'elezione di un'altra uzeda, consalvo. arco temporale di 27 anni. a mettere punto ci sono avvenimenti storico politici legati al processo di unificazione dell'italia, nei finali delle tre parti che si rispondono tra di loro secondo il criterio di simmetria e ripetizione alla base dei viceré, nei tre finali si vede come si lega la storia della famiglia alla storia ditalia. Con documenti umani possiamo far partire la sua carriera. de roberto ha pubblicato un anno dopo che doveva essere aggiunto a documenti umani , le tonalità e modalità narrative sono molto simili, romanzo psicologico che esca molto nel torpido de roberto chiamava in una lettera modo di alternare maniera a un'altra chiamava criterio di abbinamento oppositivo. nel 1891 arriva l'illusione ossia il primo romanzo del ciclo degli uzeda, posteriori a quelli dei vicerè, già qua presenta la medesimo articolazione interna a livello numerico che caratterizza i vicerè, tre pari in nove libri con totale di 27. questo testimonia nuovamente la forte necessità di ordine che animava de roberto. Nell'epistolario privato e ad un intervistatore (appena dopo uscita dei vicerè) dice che sta pensando a un futuro romano sull'Italia politica contemporanea, non i vicerè ma proprio quello che prenderà la forma dell'imperio. notizia più precisa un anno dopo a lettere di ferdinando di giorgi, dice di averlo iniziato da due anni ma sta per ora a dormire. 1909, ben dentro il nuovo secolo in lettera di fine di gennaio alla madre si parla ancora dell'imperio che sta prendendo forma. scrive che dopo i vicerè vuole fare successo con questo romanzo “è tale da far colpo sarà, se riuscirò a finirlo, un libro terribile, farà ‘effetto di una bomba” interessante perché testimonia interesse di scrivere altro romanzo forte dopo i vicerè, già con messaggio duro, de roebrto è stato un ottimo novellista anche , non si ferma con processi verbali. importante sono le novelle tarde, nove dedicate in maniera sparsa su giornali e riviste milanesi,
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved