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I vicerè - de roberto, Sintesi del corso di Letteratura

Sintesti capitolo per capitolo dei VIcerè

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 06/09/2022

Aurora.Si
Aurora.Si 🇮🇹

4.4

(88)

42 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I vicerè - de roberto e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! I Viceré di Federico De Roberto [NOTE: 1. I monaci vengono designati dalla città Porci di Cristo, glielo dice Don Blasco a pagina 349, quando loro si mostrano contenti dell’avanzata di Garibaldi contro il papa, lui li rimprovera e loro affermano di potersi così prendere un po’ di libertà; 2. I caratteri dei personaggi si delineano gradualmente nel corso dell’opera: Raimondo è testardo e ostinato e più una cosa gli viene negata, più trova ostacoli e opposizioni lungo il suo percorso, più è ostinato ad ottenerla; 3. Nel romanzo compaiono nomi già noti, non solo provenienti da L’illusione, ma anche da La disdetta, novella della raccolta La sorte: dopo lo scoppio funesto dell’epidemia di colera, si dice che la principessa di Roccasciano – avvezza al gioco – è rimasta vedova e infatti ne La disdetta così è; 4. Donna Teresa aveva dato a Ferdinando il soprannome di Babbeo, per la sua stupidità e il suo amore per le invenzioni; 5. Sembra che nel ramo dei Radalì-Uzeda, la pazzia sia una malattia di famiglia, infatti il duca comincia ad impazzire quando nasce il secondo figlio Giovannino (che nel convento di San Nicola, sta a capo dei novizi liberali, dunque opposto in politica al cugino Consalvo); 6. La carta stampata viene definita «carta sporca», ne I Viceré c’è un po’ il “culto dell’ignoranza”, per cui studiare è visto in senso negativo, così come leggere (leggono solo i romantici, gli idealisti e Consalvo)  pag. 485 edizione Feltrinelli, donna Ferdinanda si prende gioco di don Eugenio e della sua volontà di pubblicare l’Araldo sicolo: «[…] guadagnare con la carta sporca? Per chi mai la carta sporca ha avuto valore, fuorché pei pizzicagnoli?»; 7. Suor Maria Crocifissa, una delle figlie di donna Teresa (nata Angiolina), chiusa in convengo e lì dimenticata – “la sepolta viva” – non compare concretamente come personaggio fino al capitolo 5 della Parte terza; 8. Anche Baldassare, il maestro di casa, a un certo punto afferma che i Viceré sono tutti pazzi – perché lui ha sperato, sostenuto e diffuso la voce del matrimonio di Teresa con Giovannino e alla fine lei ha accettato di sposare il fratello Michele – e decide di chiedere licenza al principe dopo 40 anni di servizio (Parte terza, Capitolo 5);] PARTE PRIMA 1. Il capitolo si apre con la morte di Teresa Uzeda, principessa di Francalanza e la corte viene invasa da una miriade di nomi di don, principi, figli, nipoti, cugini, servi, lavapiatti e via dicendo. Viene ritrovato il testamento, organizzato e celebrato il funerale secondo le indicazioni della defunta, tutti discutono su quale possa essere la spesa di tanta sontuosità. 2. Il conte Raimondo e la contessa Matilde arrivano a corte presso il principe Baldassare. Il conte Raimondo è figlio della Teresa che è morta, fratello di Giacomo, non è il primogenito, ma il preferito della madre; infatti, si discute del testamento e della possibilità che la donna possa aver lasciato tutto a lui perché lei “faceva tutto di testa sua”. Lettura del testamento:  tutti i beni ai due figli Giacomo XIV principe di Francalanza e Raimondo conte di Lumera (terzo figlio), al principe i feudi della famiglia Uzeda e al conte le proprietà di casa Risà, il palazzo spetta al primogenito, ma Raimondo avrà l’uso del quartiere di mezzogiorno e del servizio di stalla e scuderia;  a Lodovico (secondo figlio), Padre Benedetto della Congregazione Cassinese 36 onze all’anno;  alla figlia primogenita Angiolina, in religione Suor Maria Crocifissa, 2000 onze per celebrare tre messe;  a Ferdinando lascia il latifondo denominato Le Ghiande;  alle due figlie Chiara e Lucrezia 10.000 onze, a Chiara anche le gioie per la felicità del matrimonio con il marchese Federico Riolo di Villardita. Tutti sono sorpresi del fatto che Teresa ha alla fine diviso il patrimonio tra i due figli, ma ritengono che le sue divisioni siano tutte giuste, tranne don Blasco che cerca di spronare Ferdinando e le sorelle a rifiutare il testamento. 3. Don Blasco è il cognato della defunta Teresa Risà, che sposò il fratello Consalvo VII (gli altri due fratelli, don Gasparre duca d’Oragua ed Eugenio – il “letterato”, sta scrivendo una Discettazione istorico-cronologica – non furono destinati alla tonaca e questo rende ostile don Blasco nei loro confronti; ha anche una sorella, donna Ferdinanda). Teresa era figlia del barone di Risà e quando fu combinato il matrimonio, per poter compensare la sua nascita come figlia di un barone contadino nei confronti dei Viceré, il padre le donò quasi tutti i soldi, cosa che raffreddò i rapporti tra la prima figlia e la seconda, Filomena. Teresa destinò Lodovico alla tunica sin da bambino, educandolo in modo religioso, tutto soltanto per favorire il suo figlio preferito, Raimondo e poter dividere l’intero patrimonio tra lui e il primogenito Giacomo. La figlia Angiolina fu particolarmente odiata per il solo fatto di essere nata, prima figlia in assoluto, quando Teresa si aspettava un maschio e fu punita fin da piccola, condannata alla vita claustrale, a sedici anni si sviluppò in lei la vocazione e divenne Suor Maria Crocifissa [è la “sepolta viva”, abbandonata nel convento e mai più vista]. Destinò poi la figlia Chiara al matrimonio con il marchese di Villardita, ella non ne voleva sapere di sposarlo e si ribellò alla madre, svenne durante la cerimonia nuziale, ma fu costretta a sposarlo lo stesso e poi accadde l’impensabile: se ne innamorò, divenendo un tutt’uno con lui; l’ultima figlia, Lucrezia, fu invece destinata alla casa, senza matrimonio. Ferdinando era andato via di casa e aveva acquistato dalla madre il latifondo delle Ghiande, ma era in debito con lei di molti soldi, per cui riteneva di aver ricevuto un gran dono nel testamento. Lucrezia, da sempre destinata a non maritarsi, era disprezzata da tutti e solo Ferdinando le voleva bene e una serva, donna Vanna, la quale l’aveva istigata al matrimonio e quindi ora si era messa in testa di sposare un giovane studente che voleva davvero prenderla in sposa, ma lui le consiglia di non ribellarsi per il testamento. E così, don Blasco non riesce nel suo intento, infuriato ancor di più con i nipoti. Per quanto riguarda, invece, i due figli maschi Giacomo e Raimondo, donna Teresa preferì sempre il secondo – disprezzando il suo primogenito – e lo riempì di doni e di denaro. Volle che Raimondo si sposasse, nonostante la tradizione fosse contraria, e cercò per lui una donna di un altro paese e che fosse orfana di madre: la scelta ricadde sulla figlia del barone Palmi (Matilde, madre di Teresa ne L’illusione), Raimondo si oppose fermamente al matrimonio, perché voleva essere libero, ma la madre lo convinse con minacce e discorsi vari. A Giacomo diede in sposa la figlia del marchese Grazzeri, donna Margherita, mentre egli era innamorato della cugina Graziella. Al matrimonio di Raimondo non si oppose soltanto don Blasco, ma anche la sorella donna Ferdinanda, la quale si era arricchita da sola e ci teneva molto alla nobiltà. 4. Baldassare e il signor Marco sono gli unici servi che il principe Giacomo ha permesso di tenere in casa. Il capitolo si apre con il figlio del principe Giacomo, il principino Consalvo, il quale è affamato e attende l’arrivo delle zie Lucrezia e Matilde, da poco gli è nata la sorellina Teresa. Consalvo, che è la peste del palazzo, si reca in camera della zia Lucrezia – dove lei gli ha proibito di entrare – e si mette a rovistare tra le sue cose alla ricerca dei colori ad acquerello, ma trova le lettere che la zia si scambia con Benedetto Giulente. In questo momento, Lucrezia entra in camera e gli dà un ceffone, ma arriva il fratello – padre di Consalvo – e s’infuria con lei: Lucrezia non capisce perché egli ultimamente tratti tutti così male, dall’altro in basso, credendo di essere lui il padrone. Il pranzo comincia e tutti sono seduti a tavola, tranne Raimondo che non si è ancora ritirato. Seguiamo, così, la storia di lui e Matilde attraverso i pensieri di lei. Matilde è sempre stata molto innamorata del marito, ma egli la lascia spesso da sola, la trascura molto, ha un cattivo rapporto con il suocero e ha deciso di trasferirsi a Firenze per potersi dedicare alla vita mondana – nonostante il disappunto del padre di Matilde. Anche dopo la nascita della primogenita Teresa e dopo la seconda gravidanza, Raimondo non ha smesso di trascurare Matilde, dedicandosi ai piaceri della vita e probabilmente ad un’amante. Altro doloroso cruccio di Matilde è il fatto che la famiglia di lui la disprezza e la odia, non soltanto l’ormai defunta suocera, ma anche tutti gli altri, che non la tengono per nulla in considerazione. Raimondo si ritira quando tutti hanno finito di mangiare, affamato e Giacomo, il fratello, convoca lo zio nel suo studio (e questo fa infuriare don Blasco, perché teme che il fratello e il nipote complottino) per dirgli che l’atteggiamento del fratello non va, lo lascia solo ad occuparsi di tutti i problemi e gli affari, ma soprattutto per informarlo che la madre ha lasciato loro un patrimonio pieno di debiti e gli chiede di comunicarlo ai suoi fratelli. Intanto, Raimondo decide di intrattenersi a casa per la gioia di Matilde, al palazzo arrivano la cugina Graziella, poi Chiara – che crede, forse, di essere incinta – insieme al marito, donna Isabella – la cui compagnia è molto gradita a Raimondo che s’intrattiene con piacere con lei e questo provoca la gelosia di Matilde – insieme al marito Fersa e infine don Giacinto che comunica a tutti una spiacevole notizia: a Siracusa è scoppiato il colera. 5. Giacomo vuole che vadano tutti al Belvedere qualora dovesse uscire un solo caso di colera lì a Catania. Matilde non sa che cosa fare: Teresa, la figlia, è con il padre a Milazzo e lui la vuole lì, ma Raimondo non vuole assolutamente andare al paese e lei non se la sente di lasciarlo solo; il padre rifiuta la richiesta espressa dal marito di portare lì a Catania la figlia. Alla fine, quando si sa del primo caso di colera lì vicino, si trasferiscono tutti alla villa al Belvedere, anche i Fersa e questo rende Matilde molto agitata, poiché crede che Raimondo abbia aspettato di sapere la meta di donna Isabella per stare insieme a lei e si dispera credendo che il marito la tradisca davanti e rimpiange Firenze dove almeno lui la tradiva con delle prostitute. Ma poi si scopre che donna Isabella e il marito hanno affittato un’altra villetta e Matilde, che era stata malissimo il giorno della partenza, si sente meglio. La vita al Belvedere prosegue allegramente, Raimondo gioca e sperpera così i suoi soldi e si discute se mandare in collegio Consalvo, il figlio di Giacomo. Il bambino passa molto tempo con la zia Ferdinanda, che gli racconta la storia degli stemmi e della famiglia. Intorno al 25 settembre, i contagi di colera [eventi storici che entrano nella storia: I. il COLERA] aumentano notevolmente e così anche la guardia al Belvedere, per il timore che altre persone possano entrare. In quella zona arriva anche donna Clorinda, vecchia amante di Raimondo ma ormai adulta, con la figlia Agatina e lui si reca spesso a casa loro: i parenti insinuano in Matilde l’idea che egli la tradisca con Agatina e questo le crea nuove disperazioni. Una sera Raimondo torna tutto bagnato dopo un temporale e prende un raffreddamento: Matilde è l’unica che gli resta accanto, curandolo, mentre il resto della famiglia non vuole saperne nulla, perché teme che possa avere il colera. Alla fine della malattia, quando si è ripreso, lei gli rivela i suoi timori, lui nega di tradirla e le promette che quando tutto sarà finito torneranno a Firenze, ma prima andranno a Milazzo, cosicché ella possa partorire a casa propria. 6. Consalvo viene portato al convento per iniziare la sua istruzione, qui si trovano anche gli zii e infatti apprende nuove cose sulla storia della sua famiglia. Quelle rare volte in cui torna a casa, tutti lo accolgono con amore e affetto, mancano soltanto la zia Chiara e il marchese, perché hanno perso il figlio e sono a lutto e Matilde, che sta male, al suo posto c’è Teresa, che ha sei anni e l’altra figlia nata da poco. L’evento permette di addentrarsi meglio nelle questioni del convento, in cui dominano il vizio, il gioco, l’ipocrisia – tanto che un giorno è dovuto intervenire l’Abate a fermare tanto scandalo – e il peggiore tra tutti è proprio don Blasco, che ha non una, ma tre ganze – donne con cui intrattiene complimenti di tutti. Dopo cinque anni, vorrebbe lasciare quella “prigione”, soprattutto dopo aver appreso cosa fanno davvero i monaci che cercano di impartirgli ordini, ma il padre, severo, freddo e rigido, non vuole riprenderlo a casa. Intanto, scoppia una nuova vicenda: l’Abate vuole che Camillo Giulente, che ormai ha 20 anni e ha terminato il noviziato, diventi monaco, ma gli altri frati organizzano un complotto e, dopo aver fatto vane promesse, votano tutti di no alla sua ammissione e lo emarginano all’interno del convento, perché orfano, non di nobili origini e quindi indegno della nobile tonaca benedettina. [La storia entra nel romanzo: III. Garibaldi minaccia il papa] Garibaldi vuole andare contro il papa e sceglie San Nicola come suo quartier generale, in paese tutti sono dalla sua parte, Benedetto Giulente si arruola di nuovo e molti, spaventati dalla rivoluzione, scappano via, infatti i Viceré ritornano al Belvedere. Don Blasco convoca Giulente per rimproverarlo e invitarlo a mandar via Garibaldi, Lucrezia è disperata perché è l’unica rimasta in città e piange perché vuole raggiungere la famiglia al Belvedere: allora Benedetto la conduce lì, parla con gli altri politici e alla fine Garibaldi viene mandato via, ma scoppia una forte agitazione contro i signori e i ricchi e alla fine viene incendiato il circolo dell’aristocrazia. Giulente scrive ripetutamente al duca d’Oragua che continua a negare la propria presenza, adducendo a mali fisici e rimpiangendo la propria assenza, anche per il problema accaduto a Firenze: Benedetto non sa nulla finché un giorno non arrivano Raimondo e Isabella Fersa, scendono dalla stessa carrozza all’albergo proprio come marito e moglie. 4. Dopo l’arrivo in città di Raimondo insieme a Isabella Fersa, è Pasqualino Riso – suo servo – venuto con lui a confidare alla gente l’accaduto, che si propaga di bocca in bocca con aggiunta di particolari ricamati. La colpa viene addossata su Matilde, pesante e assillante, con i suoi pianti, le sue minacce e le sue implorazioni, era stata anche chiusa per quindici giorni nonostante il bisogno d’aria della figlia Lauretta, mentre Teresa cresceva sempre più avanti per la sua età, gelosa con il marito, in realtà lei in società si divertiva, volendo andare sempre a balli e feste. Dopo che Raimondo si era rifiutato di accompagnarla a teatro, lei aveva chiamato il padre, il barone era intervenuto e dopo una lite lontana da Matilde e da occhi indiscreti, lo aveva preso per il collo pronto a dargli un pugno, finché Raimondo non lo aveva chiamato facchino, offendendo il suo orgoglio e sottolineando la sua inferiorità, al punto che lui aveva ammesso di essere tale, ma aveva chiamato il genero in altro modo e così Raimondo, sebbene volesse stare libero e sbarazzarsi anche di Isabella Fersa, non è partito, lasciando la moglie e ora eccolo qui. I più, però, non approvano la condotta di Raimondo, perché è priva di ogni moralità e il fratello Giacomo gli volta le spalle, quasi dichiarandogli guerra: questo, ovviamente, incaponisce ancora di più il conte, che ora vuole sposare Isabella a qualunque costo, nonostante sia già stufo di lei. Dalla parte di Giacomo ci sono donna Ferdinanda, la cugina Graziella e anche Chiara per volere del marito, mentre Raimondo viene supportato molto da Lucrezia, si rivolge allo zio don Eugenio, caduto in miseria in quanto uomo di lettere, che trova in lui un’opportunità e diventa molto amico di donna Isabella e anche da don Blasco. Alla ricerca di una casa, Lucrezia gli propone di andare a stare per la villeggiatura da Ferdinando, il quale anche lei non vede da un po’, lo trova molto cambiato, dimagrito e trasandato, ma lui accetta di ospitare il fratello e la nuova compagna. Ferdinando, dopo aver acquistato dei libri di medicina dal suo libraio di fiducia, è convinto di avere diversi problemi intestinali e si trascura molto, senza nemmeno mangiare, ma al tempo stesso non vuole chiamare un medico. Mentre Raimondo ci ride su, donna Isabella lo asseconda e gli propone dei rimedi naturali che lo fanno subito star meglio, così lui comincia a tessere le lodi della “cognata” con chiunque e va spesso a visitare Lucrezia. Un giorno, lei e il marito stanno discutendo animosamente e la sorella decide di rendere partecipe Ferdinando della ragione: vogliono sciogliere il matrimonio di Raimondo e anche quello di donna Isabella, ma Benedetto non è molto d’accordo, sia perché sa che compierebbe un’azione sbagliata, sia perché si preoccupa delle figlie legittime di Raimondo e Matilde, sia perché teme di dare un dispiacere al duca, molto amico con il barone Palmi. Giacomo, tornato dalla villeggiatura, sancisce la sua rottura con il fratello, comunicandogli di volergli dare la sua parte di eredità e tutta la città ora si schiera da una parte o dall’altra, l’opinione pubblica e tutti i nobili sono ovviamente con il principe, mentre Raimondo è costretto a cercare appoggio un po’ ovunque. La zia Ferdinanda va a San Nicola a chiedere l’aiuto di Lodovico, il quale però vuole che sia Raimondo in persona a pregarlo. Costui inizialmente si rifiuta di piegarsi e di umiliarsi ancora di fronte agli altri, poi un giorno donna Isabella torna piangendo, perché la cugina Graziella si è voltata dall’altra parte quando l’ha vista e così anche gli altri nobili, allora il conte si decide ad andare dal fratello – confidandogli anche che donna Isabella è incinta e che lui è il primo a conoscere questa notizia – il quale gli promette il suo aiuto, ma gli fa una raccomandazione: quella di far tacere l’opinione pubblica portando dalla sua parte Giacomo, è il capo della famiglia che deve dare il consenso per tenere a bada le voci. Alla fine, Raimondo riesce a portare Giacomo dalla sua, egli va a trovarlo insieme a donna Margherita e il giorno dopo il conte e donna Isabella ricambiano la visita, con grande stupore della cugina Graziella che a Palazzo continua a parlar male della vicenda. 5. Dopo sei mesi, Raimondo e donna Isabella ottengono lo scioglimento dei rispettivi matrimoni: per lei la faccenda è stata più facile, per Raimondo un po’ più complessa, infatti, nonostante l’appoggio di tutta la famiglia e dei nobili, il barone Palmi non acconsentiva. Alla fine, i due si sposano e decidono di restare in città dove comprano casa, perché donna Isabella vuole la sua vendetta su chi l’ha osteggiata, le dispiace solo che la cugina Graziella non possa essere presente al matrimonio perché il marito si sente male e dopo tre giorni muore. Anche la contessa Matilde muore poco dopo il matrimonio. Raimondo, però, è già infelice, si sente di nuovo in trappola e non potendosela prendere con se stesso, se la prende con l’intera famiglia, mentre donna Isabella gli dà corda criticando tutti: Chiara, che dopo l’esportazione della ciste ha l’utero inagibile e quindi sceglie delle cameriere da mettere nel letto del marito; Ferdinando, che ha lasciato le Ghiande e si è dato alla vita mondana; Lucrezia, che dopo tutto quello che ha fatto per sposare Giulente, ora lo disprezza e odia la sua politica. Ma la rabbia di Raimondo è principalmente rivolta contro Giacomo, che anche a lui ha portato via un terzo dell’eredità. Dopo un primo momento di pace tra i membri della famiglia Uzeda, scoppiano di nuovo i conflitti: una delle cameriere che Chiara fa andare a letto con il marito, Rosa, è rimasta incinta e la marchesa ha deciso di tenerla con sé – dicendo alla famiglia che il figlio è di un altro – e soprattutto dopo il parto le riserva le massime cure; a palazzo si vocifera che Giacomo, sotto gli occhi della moglie, abbia una tresca con la cugina vedova Graziella, la quale sta sempre a casa loro e la stessa Margherita la accoglie con le massime premure. Teresina, la figlia del principe, cresce sempre più brava ed educata, al contrario di Consalvo, che spera di uscire presto dal convento, nonostante il padre ritardi continuamente il suo rientro a casa, alla fine però anche Teresina viene mandata in collegio e le male voci dicono che il principe ha deciso così perché la ragazzina lo aveva trovato in un colloquio troppo intimo con la cugina Graziella. Giacomo chiama Baldassare e gli ordina di porre un si loca e una lettera di congedo sulla scrivania del signor Marco: quando costui entra nella propria camera, s’infuria, ripercorrendo a voce alta tutti gli imbrogli fatti dal principe ai danni dei propri fratelli. 6. In città imperversa il caos, tra file di carri colme di masserizie, il colera, la pestilenza, le confische fatte nei conventi, buona parte degli Uzeda si rifugiano al Belvedere. Ferdinando si è dato alla vita mondana, Chiara continua ad allevare il bambino figlio del marchese e della cameriera Rosa, a palazzo Graziella si occupa di tutto perché Matilde sta sempre male dopo la partenza di Teresina e con lei c’è anche Lucrezia che non può più soffrire il marito, Consalvo è finalmente uscito dal convento e ora si dà alla vita libertina mentre il padre sta con la cugina davanti agli occhi della principessa, don Blasco ora è dalla parte di Chiara e un bel giorno torna anche fra’ Carmelo, sbraitando perché lo hanno cacciato dal convento dove le confische continuano a gonfie vele. Gli Uzeda tornano in città dal Belvedere, il duca invia una lettera a Benedetto comunicandogli che la Camera è stata sciolta e lui gli fa ottenere molti voti, così il duca gli fa tributare il titolo di cavaliere. Lucrezia lo deride ed è sempre più ostile nei confronti del marito, riconoscendo solo ora che egli è troppo poco nobile e poco all’altezza della sua famiglia, alla quale si è riavvicinata notevolmente, inoltre detesta il fatto che sia un liberale. Nel frattempo, in città imperversa il colera più terribile di prima questa volta, così ritornano tutti al Belvedere, finché non scoppia un caso anche lì a causa di una serva e si parte alla ricerca di una nuova casa presso la Viagrande. Margherita sta sempre peggio e il principe la invita ad andare con lui. Poco dopo, però, anche qui arrivano i primi casi di colera e la famiglia è costretta a cambiare di nuovo dimora: ancora una volta il principe invita Margherita ad andare con lui, ma buona parte della famiglia è contraria, perché la principessa è stata troppo male e anche il principino Consalvo non vorrebbe, ma lei capisce che quella è la volontà del marito e decide di seguirlo a Cassone. All’alba del domani, però, Baldassare torna alla Viagrande per comunicare che la principessa Margherita, in tre ore, è morta di colera. 7. Dopo 3 mesi dall’epidemia di colera, il principe Giacomo sposa la cugina Graziella, “spacciandolo” come un matrimonio di convenienza, sia per lei che in questo modo ha una protezione e una tutela, sia per lui che può garantire una madre ai suoi figli. Consalvo non è contento della notizia, infatti è freddo con il padre, mentre Teresina scrive una lettera piena di felicità. Consalvo non si presenta alle nozze, anzi, è assente da giorni per la caccia e questa notizia sconvolge tutti. In realtà, tutti sanno che Giacomo ha sposato la cugina Graziella soltanto per fare un torto alla madre – nonostante nulla sia andato come donna Teresa aveva previsto (divisione dell’eredità, matrimonio di Raimondo, Lucrezia in casa) – e infatti tutti i familiari sono contro di lui, tranne don Lodovico, che non è interessato alla famiglia perché ora, con la confisca dei conventi, sarà trasferito a Roma. Intanto don Blasco insinua e diffonde voci su Giacomo: che non è un caso che la moglie sia morta di colera proprio quando lui l’ha costretta a seguirlo mentre lei già mostrava i sintomi della malattia, che non a caso lui le ha fatto scrivere un testamento in cui lascia tutto a lui e nulla ai figli, che non è un caso nemmeno l’assenza di Consalvo. Giacomo, per metterlo a tacere, riconosce la divisione dei beni. Intanto, Benedetto riceve dal conte Oragua la proposta di diventare sindaco, ma rifiuta per paura della reazione della moglie; il principino Consalvo torna a casa, inventando di aver rischiato la vita e sofferto la fame per essersi perso nel Biviere. In realtà, inizialmente, Lucrezia pensa che la nomina di Sindaco possa giovare al marito, ma deve ricredersi subito – anche perché lui è un burattino nelle mani del duca e per colpa di ciò comincia anche a giocare “sporco” – e continua a parlare malissimo di lui con tutta la famiglia. Consalvo, dopo essersi ricavato un appartamento da solo al primo piano del palazzo e aver cominciato a mangiare da solo, si dà alla vita mondana, alle follie, con la sua piccola banda di amici che terrorizza il paese e si scontra con altre persone. Don Blasco, sempre più ricco, va a vivere con la Sigaraia, il marito e i figli, facendosi servire e senza dover fare più nulla e utilizzando il nome del marito della donna, compra un grande latifondo appartenente al convento di San Nicola: questo crea molto scandalo, perché un benedettino, che si spoglia di tutto e abbraccia la povertà, non dovrebbe arricchirsi a spese del suo stesso convento, è violazione della legge divina. 8. Consalvo, una notte, bussa a casa di Lucrezia e Giulente con un’ampia ferita sulla mano, dal dito al polso, pieno di sangue, inventando di essersi fatto male con il vetro di una finestra rotta. In realtà, il giorno dopo, si scopre la vera storia: egli si è invaghito della figlia del barbiere Marotta, che fa la pettinatrice, ma per paura della gelosia dei fratelli, evita tutti gli uomini; Consalvo ha cercato di persuaderla in tutti i modi, smuovendo mari e monti, ma non è riuscito ad ottenerla e allora è passato alle maniere forti, l’ha rapita e tenuta prigioniera per tre giorni al Belvedere. E così, mentre era in compagnia di Giovannino Radalì, i fratelli della ragazza gli hanno teso un agguato e lo hanno ferito, promettendogli di ritornare e ora Consalvo teme di uscire di casa. Si decide di chiedere aiuto allo zio duca, il quale non vuole prendere le parti del nipote perché la sua posizione politica è sempre più in declino e i suoi oppositori lo accusano di non aver mosso un dito in Parlamento, di aver speculato, di essersi appoggiato su altri; lui non vuole peggiorare il parere dell’opinione pubblica, ma alla fine decide di aiutare Consalvo e tutto si volge a favore del principino. Poi, però, arriva un debito di seimila lire e Giacomo s’infuria con il figlio: dopo due anni in cui ha lasciato correre tutto, ora non ne può più e si sfoga contro di lui, vedendo minacciato il ricco patrimonio accumulato per tutta la vita e chiedendogli rispetto per la madre. A quest’ultima affermazione, il principino risponde che sua madre è morta e Giacomo lo sa meglio di tutti. In seguito a questo litigio, padre e figlio non si parlano per giorni e ovviamente la famiglia Uzeda si divide, scagliandosi da una parte e dell’altra, anche don Blasco, che da tempo non mette piede a palazzo, impegnato ad acquistare un altro bene del convento, una casa appartenuta un tempo alla Sigaraia. Tutti lo giudicano per il suo atteggiamento e lui ora deve risolvere un problema maggiore: il Cavaliere, suo feudo, confina con il Demanio, lui ha fatto costruire il muro, impossessandosi di terre appartenenti al Demanio e ora viene accusato, così decide di chiedere aiuto al fratello, con il quale non parla da anni. Il duca d’Oragua gli risolve il problema spingendolo ad acquistare anche il terreno confinante con il Cavaliere e così don Blasco si ritrova a possedere un feudo enorme. Il monaco fa amicizia con il professore suo inquilino, che è stato un garibaldino e parla di cospirazioni e di prendere Roma. Così don Blasco comincia a frequentare la farmacia Cardarella, ritrovo di liberali, nella quale il professore discute con gli altri presenti, scagliandosi soprattutto contro i monaci e i preti, ma, nonostante ciò, il monaco continua a recarsi ogni giorno alla farmacia. 9. Ferdinando è sempre più deperito, ma dice di stare bene, non ne vuol più sapere di tornare alle Ghiande che senza i suoi esperimenti finalmente producono qualcosa e attribuisce i suoi problemi di stomaco alle cause più assurde, finché un giorno non comincia a vomitare nero e ad avere una diarrea sanguinolenta, al punto che il cameriere manda a chiamare il fratello Giacomo. Per poter introdurre un medico in casa, i parenti devono escogitare un inganno, ma Ferdinando non crede nemmeno alla diagnosi – discrasia – e non vuol vedere nessuno della sua famiglia, perché pensa che lo vogliano morto per la sua eredità – che è inesistente, dato che Giacomo è riuscito a impossessarsi delle Ghiande. L’unico che può andare a trovarlo è il nipotino Consalvo – il padre ha pagato il debito convinto dalla moglie Graziella, ma lei ha fatto in modo che si pensi che a pagare sia stata donna Ferdinanda – il quale gli parla della situazione politica e del possibile scoppio di una guerra. Quando Bismarck e Guglielmo attaccano Napoleone, Ferdinando compra una carta del Reno e passa le sue giornate a immaginare i conflitti, mentre la sua malattia peggiora a mano a mano che lui si infervora per la guerra. Il duca pensa di fare un colpo di mano, si reca al Circolo Nazionale e incita tutti ad agire per riprendersi Roma, per smuovere Firenze, inoltre ordina a Benedetto di pubblicare degli articoli in cui invita all’azione su “Italia Risorta”. Don Lodovico arriva da Roma, fingendo che sia per vegliare il fratello, ma le malelingue pensano che non voglia trovarsi in città in un momento di così grande agitazione. Trascorre davvero il suo tempo con Ferdinando, che è sempre più folle, infatti continua a comprare spilloni e carte per progettare piani contro Bismarck. Ferdinando peggiora sempre di più e dopo cinque anni e un figlio, torna anche Raimondo che intanto ha trattato donna Isabella come la prima moglie, le dà del voi, dormono in camere separate ed è sceso all’albergo con altre tre o quattro donne. Ferdinando si scaglia contro i fratelli, chiamandoli assassini e scambiandoli per Bismarck. Ma mentre a lui portano il viatico1, le truppe italiane prendono Roma e a don Blasco questo evento sembra di gran lunga più importante [la Storia entra nel romanzo: la breccia di Porta Pia2]. Si alza dunque una folla che si dà ad una dimostrazione di cori e voci di esultanza Viva l’Italia! Viva Roma! e in questa gente c’è anche lo stesso don Blasco; vogliono raggiungere la dimora del duca d’Oragua, ma egli si è nascosto perché i Giulente sono con Lucrezia da Ferdinando e lui da solo ha paura, intanto da un vicoletto sbuca Fra’ Carmelo e la folla comincia ad urlare “Morte ai preti! Abbasso il temporale! Abbasso! Morte!”, anche il professore amico di don Blasco si unisce a loro e alla fine anche il monaco, per passare inosservato, pronuncia lo stesso coro. PARTE TERZA 1. Dopo anni di silenzio, in cui non si hanno notizie su di lui, finalmente don Eugenio riesce a pubblicare l’Araldo sicolo e, degenerato nell’aspetto fisico tanto da avere un viso quasi animalesco, si reca subito a palazzo per salutare innanzitutto il principe Giacomo, ma non vi trova nessuno, se non Pasqualino Riso, il quale lo informa sulle sorti della famiglia Francalanza (è grazie alle sue parole se noi riusciamo a comprendere dove si trovano tutti). Dopo l’uscita dal collegio di Teresa, Giacomo e la moglie hanno deciso di farle conoscere un po’ il mondo, mentre Consalvo è in viaggio da un anno, perché a causa dei dissapori con il padre non riesce più a vivere con lui. Giacomo, per questo, è caduto ammalato e Pasqualino rivela a don Eugenio la verità sui loro continui contrasti: accusano Consalvo di non interessarsi all’amministrazione e di trattar male la matrigna, ma Giacomo preferisce sbrigare da solo le faccende che riguardano i 1 Nel linguaggio eccles., con iniziale maiuscola, la comunione amministrata ai fedeli gravemente infermi, quasi alimento spirituale con cui affrontare il viaggio all’altra vita, dopo l’estrema unzione. 2 La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l'episodio del Risorgimento che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia. Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico- politica e fu un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma. gli scambi tra le due famiglie e Teresa frequenta i due cugini, avvicinandosi moltissimo a Giovannino, che le manda i fiori e balla con lei e le parla del fratello Consalvo, del tempo trascorso insieme a San Nicola, infatti, è da lui che Teresina apprende che il fratello diventerà consigliere comunale. Benedetto diventa “padrino” di Consalvo, senza immaginare che il nipote gli avrebbe rubato il posto e che in realtà aspira al Parlamento – Consalvo non è mai stato patriottico, anzi, fino a poco tempo prima non era nemmeno liberale e rimpiangeva il vecchio regime. Alle elezioni amministrative, però, Consalvo, che si presenta per la prima volta, viene eletto secondo dopo il duca d’Oragua, mentre Giulente arriva decimo. E il principino comincia a tenere ogni giorno discorsi davanti al Consiglio, in cui propone idee apprese all’estero per il miglioramento del paese e quando, in merito ai cimiteri, propone la cremazione e ottiene subito dissenso da parte dei clericali, capisce che questi rappresentano una forza molto grande contro la quale non è bene mettersi contro. Infatti, scoppia una “guerra civile” tra i clericali e la Giunta libera-pensatrice in relazione alla festa di sant’Agata che si celebra due volte l’anno, in estate e in inverno e la Giunta vorrebbe finanziarla soltanto per l’inverno, questo fa infuriare ovviamente l’altra fazione. Consalvo prende le parti dei clericali a favore della festa – questo secondo lui rispecchia il volere del paese – e viene eletto assessore. Viene organizzato un ricevimento a palazzo, ma il principe è di umore nero perché il testamento di don Blasco è stato dichiarato falso. Arriva, intanto, don Eugenio, ridotto alla fame e al pari di un mendicante perché l’Araldo sicolo non ha ottenuto il successo sperato e gli sono stati rubati soldi, ha scritto un Nuovo araldo, aggiungendo famiglie dimenticate e nuovi nobili che non si trovano nel Mugnòs e nel Villabianca e chiede il prestito di altri soldi: - Giacomo non vuole darglieli, anzi, vuole che gli restituisca l’anticipo; - Consalvo è impegnato in politica: la destra ha perso e hanno vinto i progressisti, per cui i nemici del duca pensano che egli cambi nuovamente partito e invece ciò non avviene e proprio per questo, il duca d’Oragua vince nuovamente le elezioni grazie a Giulente, ma Consalvo coglie il vento liberale e democratico e si rifiuta di pubblicare un’opera che incoraggia la divisione delle classi sociali, ormai ce n’è una sola ed è quella dei liberi cittadini; - donna Ferdinanda preferisce farlo morire di fame piuttosto che contribuire alla pubblicazione di queste sciocchezze; - Chiara non è in casa, ma è fuggita con il bastardo al Belvedere e il marchese non fa che enumerare le proprie disgrazie; - riesce a ottenere l’anticipo da Giovannino Radalì, cogliendo l’amore tra lui e Teresa e incoraggiando entrambi al futuro matrimonio. 5. Mentre Consalvo potrebbe diventare sindaco – a 26 anni – sostenuto da Giulente che intanto è assessore – con gran dispiacere e disprezzo di Lucrezia –, il principe Giacomo si è risollevato, sta meglio, perché è stata aperta una nuova perizia per il testamento di don Blasco. Intanto, in casa Uzeda, la principessa Graziella acquista biancheria nuova e così Teresa viene a sapere che è per lei, perché il padre ha deciso che deve sposare Michele Radalì. Quando la principessina apprende la notizia dalla matrigna, scoppia a piangere e si rifiuta di accettare questo matrimonio, perché lei è innamorata di Giovannino: solo Consalvo le dà ragione, mentre donna Ferdinanda e Lucrezia sostengono il principe e Graziella parla con lui, che comincia a ignorare Teresa e anche la matrigna è più fredda nei suoi confronti. Un giorno poi Graziella torna dalla principessina e le dice che non può rifiutare, il padre ormai ha deciso e anche la duchessa Radalì non può accettare un rifiuto, perché ha “lavorato” tutta la vita per accumulare un grande patrimonio al primogenito, mentre non ha alcuna intenzione di far maritare Giovannino. Dopo un discorso molto aspro, Graziella giorno per giorno cerca di persuadere la figliastra, soprattutto dicendole che non può dare un dispiacere del genere al padre che è malato, che lei potrebbe fare la stessa fine della zia Lucrezia e scegliere il marito sbagliato, che Giovannino è di salute cagionevole e altri discorsi, ai quali Teresa vorrebbe replicare, ma tace e si lascia condurre ogni giorno dalla zia Badessa, che le ripete le parole che le sono state ordinate – è Giacomo a volerlo. Anche il confessore di Teresa cerca di persuaderla, ammonendola di rovinare un’altra anima, quella di Giovannino, che in realtà non dice nulla, si è solo incupito, mentre Michele è indifferente a tutto, continua a vivere nella sua apatia. Baldassare è quello più dispiaciuto, lui ha sempre tifato per Giovannino. Ricorre il centenario della Beata Ximena e Teresa si commuove quando legge la sua storia – era un’antenata dei Viceré che voleva diventare suora e il padre le diede in sposa il conte di Motta Reale, lei non voleva, ma un giorno le apparve l’angelo e le disse che aveva il compito di redimere un’anima, così accettò il partito; il conte la trattava male e lei tenne duro, poi un giorno lui partì per la spagna e quel castello cupo si trasformò in un luogo di ritrovo di derelitti e infermi e poi una notte ritornò il conte senza riconoscere né la sua dimora né sua moglie, aveva dissipato tutte le sue ricchezze, era stato abbandonato da tutti e si trascinava di luogo in luogo in pessime condizioni, Ximena si prese cura di lui e il conte, prima di morire, la riconobbe, si pentì, la sua anima fu perdonata e la Santa continuò a fare miracoli e opere di carità e santità – e ripensa al padre che è malato, allo zio Lodovico, alla Santa, ai discorsi della madre, del confessore, alla fine acconsente al matrimonio, a una condizione: che il padre faccia pace con Consalvo e raggiunga un accordo con le zie, Lucrezia e Ferdinanda. Graziella è su di giri, la chiama “Santa” e va a parlare con Giacomo, che ovviamente accetta la condizione della figlia, infatti tre mesi dopo, quando il promesso arriva a palazzo, torna anche Consalvo che va a baciare la mano al padre e per quanto riguarda l’eredità di don Blasco, la casa va a donna Ferdinanda, la rendita al duca, che fa due grossi regali a Chiara e a Lucrezia, 120 onze l’anno a Garino e il Cavaliere insieme al nuovo podere – la parte più grossa – spetta a Giacomo. Tutti gli Uzeda si presentano a palazzo, tranne Chiara che non vuole scendere dal Belvedere con il figlio, il quale è cresciuto sotto la sua pessima educazione e la picchia. Baldassare, il maestro di casa, dopo 40 anni presso gli Uzeda, arriva alla conclusione che sono tutti pazzi e non riuscendo ad accettare la remissività di Teresa, decide di chiedere licenza al principe. 6. Consalvo è sindaco e la sua prima opera è la costruzione di un’aula nella quale tenere le riunioni consiliari ed è solo la prima di tante opere pubbliche, a causa delle quali egli spende tutti i soldi del Municipio. Intanto, spirano venti democratici e liberali e, nonostante egli sia aristocratico, li coglie, dando sempre ragione a tutti. Il duca d’Oragua perde il suo vecchio prestigio, ormai settantenne, egli aspira a diventare Senatore prima di ritirarsi dalla vita pubblica e intanto crea, insieme ai suoi amici, un’Associazione Costituzionale pronta a giurare sulla destra e affida a Benedetto Giulente la presidenza, mentre il principino Consalvo si fa ascrivere alla società sorta contro quella dello zio, l’Associazione Progressista. Consalvo va spesso a visitare il padre, perché la cosa pubblica lo priva di ogni altro sentimento, non prova né amore né odio e non ha avversione contro il principe, così Teresa sente che il suo sacrificio non è stato vano, ma in realtà non soffre quanto si aspettava, anche perché Michele e la duchessa sono molto buoni con lei e Giovannino è lontano, ad Augusta. Quando nasce il primo figlio, un maschio, egli ritorna per volere del fratello, che lo vuole come padrino del bambino, ma riparte subito dopo. Torna don Eugenio che ha venduto alcune copie del Nuovo Araldo e ha intascato dei soldi perché ha attribuito titoli di nobiltà, stemmi e corone a coloro che lo hanno pagato, ma intanto molti denari si perdono per la strada e Giacomo, insoddisfatto per la questione del testamento di don Blasco, pretende dallo zio Eugenio la restituzione dei soldi che gli ha prestato e, dato che il cavaliere dice di non averne, gli ordina di portargli le copie dell’Araldo. Ma ogni tanto don Eugenio va a prenderne qualcuna per venderla, promettendo al nipote di portargli l’incasso per dividerlo, ma i soldi non arrivano mai e così Giacomo pretende il pagamento anticipato e lo zio cerca di recuperare i soldi dai conoscenti, però un giorno scopre che il nipote vende le copie senza dirgli nulla e pretende quindi di poter saldare così il suo debito e “fare i conti”. Alla fine, stanco, Giacomo impedisce a don Eugenio di mettere più piede al palazzo, mentre il vecchio soffre sempre più la fame. Donna Ferdinanda gli chiude la porta in faccia e il duca d’Oragua prova ad aiutarlo come può, senza dare troppo nell’occhio, con la mediazione di Benedetto Giulente, vuole procurargli un posto in politica, ma è impossibile, così gli procura un posto come copista all’Archivio provinciale, ma Eugenio rifiuta perché non lo ritiene un lavoro alla sua altezza e il fratello, Giulente e Lucrezia cominciano a stancarsi e ad aiutarlo solo di rado e di nascosto. Si rivolge allora alla nipote Teresa, che vedendolo in quelle condizioni, gli dà tutti i soldi che ha nella borsa e lui torna spesso a bussare alla sua porta, finché la duchessa Radalì non proibisce al portinaio di aprirgli. Allora don Eugenio comincia a fare l’elemosina e, sebbene Lucrezia e Giulente provino ad aiutarlo perché un Uzeda ridotto in questo stato è davvero uno scandalo, lui continua a chiedere soldi per strada. 7. Dopo un anno, Teresa partorisce un nuovo bambino, ma questa volta il battesimo è più tranquillo, perché il principe Giacomo ha un piccolo tumore dietro la schiena e il dottore deve rimuoverlo. Consalvo è il padrino del nuovo figlio, mentre Giovannino in un anno è venuto due o tre volte a trovare il suo figlioccio, si mormora infatti che ad Augusta egli abbia trovato una contadinella, ma ogni volta che torna a Catania, chiede a Teresa casse e casse di libri – entrambi leggono moltissimo e Teresa su questo si crogiola, per poi concludere che ha bisogno della sua fantasia, essendo sempre stata pura e obbediente in tutto. Lei e la duchessa vanno in chiesa e la principessa prega per Consalvo e il padre, che hanno rotto di nuovo perché Giacomo vuole che il figlio si sposi, in modo tale da poter proseguire la discendenza, ma il principino non vuole saperne. A un tratto arriva Michele trafelato per avvisare moglie e madre che Giovannino la perniciosa4 e che lui partirà di notte con un treno straordinario. Rimasta sola, Teresa non fa che pensare al cognato come “a un fratello” e diversi pensieri le invadono la mente, comincia a convincersi che è colpa sua se lui si è allontanato, a causa dell’amore per lei ed è anche colpa della sua famiglia, che ha privato entrambi della felicità. Dopo una settimana, torna Michele e dopo un po’ torna anche la duchessa Radalì con Giovannino e quindi i due vecchi amanti ora vivono sotto lo stesso tetto, ma il malato si aggrava e trascorre un periodo in montagna con la madre. Nel frattempo, a Teresa nasce un altro figlio maschio. Quando Giovannino torna, non si è ancora ripreso del tutto, ma a poco a poco, grazie alla vicinanza di Teresa, sembra stare molto meglio e Consalvo va a trovarlo spesso, parlano di politica e Radalì gli dice spesso che se va avanti così, riempirà il comune di debiti, ma il principino non si preoccupa di ciò, il suo unico pensiero è accrescere la sua fama ed essere apprezzato. La sorella è inorridita di fronte a questi discorsi e lei e il cognato commentano spesso le azioni di Consalvo. Un giorno, durante una conversazione privata, Consalvo dice alla sorella di prestare attenzione a Giovannino, perché da quando è tornato sembra pazzo come il padre, ma a Teresa non sembra e il fratello le dice che Giovannino sta bene soltanto con lei. Questo scatena nella giovane principessa Uzeda forti tormenti e pensieri, continua a interrogarsi e a torturarsi finché non arriva alla conclusione che lei è ancora innamorata del cognato e non di un amore fraterno, ma di quell’altro amore e questa consapevolezza la distrugge, perché per lei si tratta di un peccato, nonostante si consumi unicamente nel pensiero. Il principe Giacomo sta di nuovo male perché è spuntato il tumore e non fa che bestemmiare, buttando giù la maschera del timorato di Dio, alla fine si convince a fare l’operazione e chiede a Teresa di rimanere, così lei assiste a tutto l’intervento, nonostante la difficoltà e i continui inviti del medico ad andare via e poi sviene. Sulla carrozza, non fa che pensare alla vita del padre e i suoi pensieri fanno diversi giri per arrivare alla sua stessa esistenza, rimpiange la vita in convento, quella della zia badessa e arriva a chiedersi “se non fossi mai nata?”. In tanto sofferenza, arrivata a casa, trova il supporto di Giovannino – non viene detto mai il nome, ma dalla narrazione si capisce che si tratta di lui – a parole e con il contatto fisico di un abbraccio, una 4 Si tratta di una forma acuta e grave di malaria. stretta di mano e un bacio sulla fronte: non si sente più sola, ma compresa. Questo evento, però, cambia tutto, i due si sentono in colpa e un giorno Giovannino comunica che partirà per Augusta, ma la duchessa e Michele glielo impediscono e lui decide di rimanere, ma diventa un selvaggio. Intanto il principe Giacomo si aggrava di nuovo e, convinto di essere arrivato oramai quasi alla fine, vuole che Consalvo si sposi e lo manda a chiamare, ma il figlio – che ha ora 29 anni – non ne vuole sapere e così il principe chiama il notaio e scrive il testamento: lo disereda, lascia tutta l’eredità a Teresa e il palazzo alla moglie Graziella. Questa notizia fa scalpore, il notaio si rivolge direttamente al duca, il duca va a parlare con Consalvo, ma costui rimane impassibile, a lui spetta comunque la legittima e comprerà una casa più bella, chi gode di più della decisione del principe è la duchessa Radalì, al solo pensiero dell’ingente patrimonio che si ritroverà a possedere il figlio Michele. Una notte, poi, un cameriere accorre in casa Radalì e Giovannino viene avvisato che il principe Giacomo è in fin di vita, lo dice alla madre, la quale si precipita nella camera degli sposi, Teresa, fredda, rigida, sviene, Michele chiama il fratello e gli chiede di aiutarlo ad alzare la moglie, Giovannino osserva attonito il corpo rigido, le braccia e il seno nudi, quella donna che sembra morta. Al capezzale del principe, Consalvo pensa al padre e alla sua morte precoce – ha soli 55 anni – e teme di morire anche lui giovane, la sua paura più grande, però, è quella di impazzire come tutti gli Uzeda, ma poi si rende conto della sua lucidità e una conferma gli viene data subito dopo. Il portinaio lo chiama in disparte per comunicargli che Giovannino si è suicidato con una rivoltella, Consalvo capisce subito che in quella decisione c’entra anche la sorella e per non darle una sofferenza troppo grande e, al contempo, per evitare uno scandalo, si raccomanda con il portinaio di non dire una parola e risolve la situazione. Toglie tutti i proiettili dalla pistola, in modo tale che non sembri un suicidio: Giovannino ha la passione per le armi e pensava non ci fossero proiettili, invece ce n’era uno solo. La lucidità e la decisione con cui ha agito, fanno capire a Consalvo che non è pazzo e che per lui è appena cominciata una nuova era. 8. Dopo i due lutti, Teresa è la più lucida di tutti, riesce a staccare il marito e la suocera dal corpo di Giovannino e a portarli di nuovo al palazzo Francalanza, è lei a consolarli, per poi, alla fine, crollare. Consalvo riceve lettere e biglietti che confermano la sua popolarità e, dopo il funerale pomposo, tante visite da parti di politici, ma dopo 15 giorni, torna nuovamente al Municipio. Teresa, la duchessa Radalì, Michele, si riprendono un po’ per volta e un giorno Teresa comunica al fratello la sua decisione: non le sembra giusto ciò che ha fatto il padre e vuole dividere l’eredità con lui, inoltre il palazzo spetta a Consalvo, ma Graziella riceverà un quartiere o almeno un compenso in denaro. Tutti si congratulano con lei per le sue buone azioni e perché riesce sempre a portare la pace ed ella pian piano sta sempre meglio. Ora, però, lei, la duchessa e Michele devono lasciare il palazzo e andare alla Tardarìa – in montagna – dove trascorreranno l’estate e l’autunno, ma prima devono tornare nella casa in cui è morto Giovannino e siccome la duchessa non è in grado, Teresa si fa animo e vi conduce il marito. Consalvo si stabilisce al palazzo, che divide con la matrigna e, non appena la sorella torna dalla montagna, si dividono l’eredità paterna. Poi lui va a trovarla spesso, grato per la sua rinuncia, ma non può fare a meno di punzecchiarla: è qui che ha inizio il fervore religioso di Teresa, che secondo il fratello – è ciò che pensa, ma a lei non lo dice – è una forma della mania ereditaria degli Uzeda. La riforma elettorale sta per avvenire e dopo la sua approvazione la Camera si scioglierà, per cui Consalvo non è più tanto sicuro della propria elezione come quando a Roma aveva parlato con Mazzarini e intanto decide di rassegnare le proprie dimissioni come sindaco, in quanto la cassa del comune è ormai al verde a causa sua. La Giunta cerca di convincerlo, ma egli non ne vuol sapere di rimanere al comune, così loro si riuniscono a casa di Giulente e Benedetto capisce finalmente che Consalvo gli ha portato via il posto da deputato; si reca immediatamente dal duca d’Oragua, incolpandolo di sostenere il nipote, nonostante lui sia di destra e Consalvo di sinistra e il duca gli risponde che ormai la destra e la sinistra non esistono più. Giulente, allora, si reca da Consalvo e gli fa una sfuriata, quello prima lo prende in giro dicendo che i posti sono tre e poi gli dice che loro non sono parenti stretti, quindi ognuno può prendere la sua strada. Tornato a casa, Benedetto si ritrova davanti Lucrezia, la quale gli dà dell’imbecille dopo aver udito la sua sfuriata contro la sua famiglia e lui le dà uno schiaffo in pieno viso. Lucrezia pensa e ripensa e alla fine arriva alla conclusione che il marito ha ragione, che è colpa del nipote e dello zio che vogliono fregarli ancora una volta, così decide di sostenere il marito e di spingerlo alla candidatura. 9. Consalvo si iscrive al partito di sinistra, sancendo così la rottura con lo zio dopo la “rivoluzione parlamentare” del 1876 e, una volta fuori dal Municipio, comincia a farsi conoscere meglio nelle zone rurali, tra gli umili e i contadini, acquisendo così molti voti. Poi deve occuparsi degli altri candidati, tra i dodici che si vogliono proporre, ritiene che soltanto quattro possano essere degli effettivi rivali:  l’avvocato Vazza, liberale;  il professor Lisi, presidente della progressista e con idee di sinistra;  Giardona e Marcenò, entrambi radicali. Consalvo si mette in relazione con Giardona per un’azione comune, ma i fautori di costui non credono alle dichiarazioni socialiste del principe e i radicali che sostengono Marcenò gli si rivoltano conto. Poco dopo, contro di lui, viene pubblicato il giornaletto “La lima” e lui si difende con un foglio “Il nuovo elettore”, che esalta le sue gesta. Consalvo stringe poi un’alleanza con Lisi, perché Giardona ritiene che Vazza non si addica alle loro idee e il principe è costretto a cedere per non far saltare l’accordo, ma in realtà poi se ne pente. Continuano a uscire giornaletti e fogli vari che lo diffamano e lo definiscono “principe di Francalanza”, ma lui in realtà preme su questa nomina, perché gli fa ottenere il consenso della sua casta – che sa bene quanto siano false le sue dichiarazioni di democrazia –, mentre d’altra parte le
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