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I vicerè - de roberto, Guide, Progetti e Ricerche di Letteratura

Il personaggio di Matilde nel romanzo I Viceré di Federico De Roberto. Matilde è presentata come vittima del marito e dell'astio dei parenti Uzeida. Il documento esamina il suo carattere, il suo amore patologico per Raimondo e la sua morte umile e sottomessa. Viene anche descritta la storia adulterina tra Raimondo e Isabella Fersa e il ruolo di Matilde in essa. Il documento si concentra sulla marginalizzazione di Matilde e sulle distanze sociali tra lei e gli Uzeida.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

In vendita dal 06/09/2022

Aurora.Si
Aurora.Si 🇮🇹

4.4

(88)

42 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I vicerè - de roberto e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Letteratura solo su Docsity! CAPITOLO 2 PARTE 2. Personaggio che si presenta come vittima nel romanzo, vittima del marito, del disamore, dell'astio dei parenti Uzeida. Un astio riassunto nel fatto che gli Uzeida quando parlano di lei la trattano da intrusa, da persona estranea. Ricordiamo per esempio l’episdio dei funerali della matriarca partecipa anche Matilde, in compagnia di Raimondo. Da parte di Riamondo c'è solo indifferenza e disamore, per quanto riguarda i commenti della servitù si nota la bellezza di Matilda, in contrasto con la bruttezza delle donne della famiglia Uzeida. La servitù si mostra affettuosa nei confronti di Matilde. Mentre gli Uzeida trattano la servitù con disprezzo, Matilda, invece, assume un atteggiamento tutt'altro che altero, ma gentile e interessato. Le distanze sociali sono ridotte in quanto Matilde è semplice, umile, dimessa, e quindi sentimentalmente disponibile verso tutti. Matilde è figlia del Barone di Palmi, appartiene ad una media nobiltà. Raimondo trascura la moglie, ma che Matilde è un personaggio che non ha il temperamento e il carattere degli Uzeida, ma si mostra in un atteggiamento di umile disponibilità. Nel romanzo DR si riferisce a Matilde come "l'intrusa", lo stesso meccanismo di marginalizzazione di un personaggio che sconta una colpa verrà usato anche da Pirandello che definirà "Esclusa" per Marta Ajala. La colpa che Matilde è chiamata a scontare nel romanzo non è il fatto di appartenere ad una nobiltà inferiore, bensì quella di amare immensamente Raimondo, nonostante questo la tradisca non solo con Isabella. Questo amore è un amore smisurato, maniacale, patologico, masochistico che finisce con il fare di Matilde un personaggio affine agli Uzeida. DR si rende conto che, per quanto il personaggio abbia delle caratteristiche estranee agli Uzeida, è come se, tuttavia, fosse contagiata dalla razza con cui si è imparentata, chiama dunque il lettore a giudicarla con una certa severità. Personaggio per certi versi positivo ma non del tutto positivo. Matilde sacrifica l'amore di sé per il marito, anteponendo addirittura l'amore delle figlie all'amore per Raimondo, è quindi un amore patologico. Il linguaggio interno di Matilde è angosciato e la giovane si chiede quando finirà di soffrire per il comportamento sregolato del marito, per il quale prova ancora un amore profondo e sregolato. Successivamente Matilde avrà modo di assistere alla consumazione dell'adulterio con Isabella Fersa, che si compie proprio sotto i suoi occhi. Al tempo del Colera Raimondo si rifiuta di andare a Milazzo e segue gli altri Uzeida alla villa del Belvedere, perché è un'occasione per rivedere Isabella Fersa. Questa decisione insospettisce Matilde che presto avrà la conferma della relazione tra Isabella e Raimondo, relazione che le farà particolarmente male perché Raimondo ora non ha esitazione a consumarla sotto i suoi stessi occhi, a farla spettatrice della sua infamia. A Firenze aveva avuto almeno il pudore delle sue tresche. Nel corso di questo matrimonio tormentato, il Barone Palmi mette il dito nella piaga di questo amore perversamente masochistico, rimproverando alla figlia il fatto che il suo è l'amore del cane che lecca la mano di chi l'ha battuto, è l'amore dello schiavo per l'essere di una razza superiore. Subito dopo ci viene detto che l'amore per il marito è così profondo da sacrificare sul suo altare l'amore per le figlie, arriva a desiderare che la figlia più giovane, cagionevole di salute, torni ad ammalarsi purché il suo Raimondo torni da lei. Cap 1 pt 2: Una svolta della storia adulterina tra Raimondo e Elisabetta Fersa, si ha quando i due amanti tornano da Firenze e si sistemano a Catania in una stanza d'albergo quasi fossero due innamorati che vogliono forzare la mano alle rispettive famiglie. Si tratta di un avvenimento della vita privata, ma la gente lo commenta come se fosse un avvenimento della storia di importanza nazionale, sempre perché la vita degli Uzeida veniva sentita come uno spettacolo All'inizio del quarto capitolo viene ripreso questo motivo della fuga dei due amanti a Catania, e delle voci che riguardano i due amanti, dello scandalo che esplode in città. Questo scandalo finisce per monopolizzare i pensieri dei cittadini di Catania che non pensano alla rivoluzione appena avvenuta, ma all'ennesima impresa del dissoluto Raimondo. Le dicerie sono tante, ma, alla fine, si impone la versione di Pasqualino Riso, servo di Raimondo, che giustifica il suo padrone in tutto e per tutto attribuendo la colpa a Matilde. Agli occhi di Pasqualino la vittima non è Matilde ma Raimondo, che cede alla volontà di lei per amore dei figli. Il punto di vista è sprezzante nei confronti i Matilde e tutto intriso di misoginia. Isabella ci viene presentata come una sorta di Femme Fatale, un'ammaliatrice di uomini che ha il solo capriccio di conquistarli tutti e di entrare a far parte di una famiglia nobile. Ci riesce convincendo Raimondo a sposarla, ma i loro sentimenti sono completamente superficiali. Dopo averla sposata, Raimondo si stancherà presto di lei. In questo capoverso viene evidenziato anche l'abbigliamento di lei, e la sua eleganza (ventaglio di madreperla e merletti). Tanto Matilde è umile e sottomessa, quanto Isabella è amante del lusso. Tanto Isabella è amante della conservazione, tanto più Matilde si mostra intraversa e silenziosa. Sono agli antipodi. Il fatto di essere entrambe sposate, rende ancora più piccante la storia adulterina di Isabella e Raimondo, l'ostacolo aumenta il desiderio. Isabella riuscirà, alla fine, ad avere la meglio su Matilde sposando Raimondo. I due riescono a sposarsi dopo aver annullato i propri matrimoni. Per fare ciò, gli Uzeida non si preoccupano di portare in tribunale false testimonianze. Della morte di Matilde se ne parla quasi en-passant, ed è coerente con il personaggio. È una morte umile, sottomessa, che passa in secondo piano. Nell'Illusione viene raccontato l'epilogo della storia di Matilde, mentre, poi, il romanzo si incentra sulla storia di Teresa. Nei Viceré, invece, si tratta la preistoria di Matilde. Questa preistoria scritta dopo, giustifica quello che è il comportamento adulterino di Teresa nell'Illusione, quasi come se Teresa voglia vendicarsi dell'amore della madre. Abbiamo poi il matrimonio di Lucrezia sempre molto sontuoso e spettacolare, scenografico. C’è la mania di nobiltà da parte dei Giulente, il desiderio di diventare parte effettiva della nobiltà. Questo tipo di comportamento spiega perché i Giulente non abbiano coscienza di classe, vogliono lasciarsi assimilare dalla nobiltà, la loro è una politica di mimesi, di assimilazione e non di antitesi, non di contrasto, non c'è una dialettica di classi nei Vicerè. Tutto è in funzione dell'assimilazione dell'aristocrazia da parte di questa borghesia che DR scredita. Il fatto che poi Giulente esce sconfitto da questo tentativo rincara la dose, ci fa capire come questo disprezzo sia pieno e senza concessioni di sorta. A causa di questo desiderio di lasciarsi assimilare dalla nobiltà, i Giulente non costituiscono un polo sociale alternativo alla nobiltà, una forza sociale innovatrice nelle dinamiche politiche e sociali del tempo, e questo fa si che DR scelga i Giulente come famiglia rappresentativa di un ceto che ha tradito la sua missione, incapace di rinnovare la vita politica nazionale e di paese. Rappresentano il fallimento della borghesia liberale a fine '800. Al posto dello scontro, si ha invece la ricerca del compromesso, questo tipo di atteggiamento riprovevole Benedetto Giulente lo tiene sia a livello di vita privata che a livello di vita Pubblica, sia come uomo politico sia come sposo di Lucrezia. In qualità di marito di Lucrezia, Benedetto tenta di ottenere simpatica degli Uzeida ed è disposto a farsi servitore pur di raggiungere questo scopo. [Pag 142 143 (Donna Ferdinanda ha ficcato il naso nel menage familiare e pretende di guidare la nipote pur avvalendosi della competenza legale di Benedetto che ha tuttavia un atteggiamento estremamente servile)] Quando vinee consultato per la questione del doppio scioglimento del matrimonio con Matilda e della sua amante Elisabetta con il marito, Giulente si fa inizialmente degli scrupoli di carattere legale, poi però entra in gioco l'orgoglio di essere stato un punto di riferimento della famiglia nobile di cui ormai si sente parte [Pag 144] Il cedimento al compromesso caratterizza anche la vita pubblica di Benedetto. Benedetto Giulente ha un passato da combattente garibaldino che resta ferito nella battaglia del Volturno, un passato eroico. Questo passato eroico viene ad essere rinnegato quando si tratta di ingraziarsi il parentato degli Uzeida, perché il desidero di nobiltà è troppo offerte e prevarica anche sull'orgoglio. L'episodio della entrata in città dei Garibaldini e Garibaldi (1862) cap 3 pt 2. Giulente da ex combattente, che aveva seguito Garibaldi nella sua lotta contro i Borboni, dovrebbe esultare con Garibaldi, ma abbiamo visto come la moglie lo esorta, invece, a recarsi al Belvedere, dove sono gli Uzeida. E lo mette in crisi, in quanto è combattuto tra il suo patriottismo e la volontà di nobilitarsi agli occhi degli Uzeida. Insieme alla moglie, in questa manovra che mira a fargli rinnegare il suo patriottismo, ci sono anche Don Blasco e il duca di Oragua, che incide particolarmente sulle decisioni di Benedetto, potandolo ad un rinnegamento di quegli ideali. Don Blasco lo invita bruscamente a mettersi a parte di una legazione con lo scopo di convincere Garibaldi ad uscire dalla città per non mettere a repentaglio la vita dei concittadini. UN atteggiamento in controtendenza rispetto alla fede patriottica di Benedetto. Giulente ha abbracciato i consigli degli Uzeida, diventando praticamente uno di loro. Si conforma, quindi, ai consigli di Don Blasco e del Duca quando parla ai catanesi al circolo nazionale, il discorso che tiene al circolo scandalizza i vecchi amici di Benedetto, che si rendono ben conto del tradimento di Benedetto nei confronti dei vecchi ideali. Tra le motivazioni che portano Giulente a mettere in discussione i suoi ideali non c'è soltanto il desiderio di ingraziarsi gli Uzeida, ma anche la volontà di diventare deputato. Proprio il Duca di Oraua, infatti, gli promette di lasciargli il suo posto. Illudendosi di poter entrare nella grande politica, un giorno, Benedetto Giulente si accontenta di giocare un ruolo da fantoccio nella piccola politica, nella politica di Catania, diventando sindaco ma restando una marionetta nelle mani del duca di Oragua. Se Benedetto si presta a fare il sindaco fantoccio, e il duca esercita di fatto il suo potere, questo significa che il municipio è diventato un feudo degli Uzeida. Lucrezia inveisce sul sindaco fantoccio, facendogli capire che lo disprezza per essersi messo alla mercé dello zio. Questa ambizione è destinata a rimanere frustrata, la carriera politica di Benedetto si ferma al municipio, non ricaverà nulla da un'alleanza tanto lunga con l'Uzeida al potere. Il duca, alla fine, punterà su Consalvo e non su Benedetto. E quando Benedetto chiederà ragione di ciò, incentrando le proprie rimostranze sul fatto che Consalvo sia, politicamente, molto più a sinistra e meno moderato del duca e di Benedetto stesso, il duca risponderà che non ha più senso parlare di destra e di sinistra, che ora bisogna adeguarsi e, pertanto, Consalvo rappresenta meglio di lui il cavallo su cui contare. Il Duca fa presente a Benedetto che bisogna adeguarsi ai nuovi tempi e deve, quindi accettare la sconfitta. Abbiamo visto come DR metta in atto una critica feroce sulla borghesia liberare attraverso la storia di Benedetto Giulente che esemplifica l'atteggiamento tipico di una classe sociale incapace di porsi come alternativa alla vecchia classe sociale dominante.In diverse occasioni De Roberto rappresenta il valore della fede politica ma deformato, stravolto. La stessa cosa avviene con gli Uzeida che si dedicano alla politica cioè Gaspare duca di Oragua e Consalvo, figlio di Giacomo.
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