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I VICERÈ DI DE ROBERTO, Appunti di Italiano

Trama, commento e confronto con “i vecchi e i giovani” di Luigi Pirandello (1913) e Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 15/02/2020

marinella_montefusco
marinella_montefusco 🇮🇹

4.2

(6)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I VICERÈ DI DE ROBERTO e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! l romanzo I Vicerè è incentrato sulla storia della nobile famiglia siciliana degli Uzeda, principi di Francalanza, di origine spagnola, che per secoli ha esercitato la carica di Vicerè dell’isola (da qui il titolo). La vicenda si svolge per circa un trentennio, fra le vicende del Risorgimento italiano e le elezioni politiche del 1882. Per certi versi si tratta di un romanzo storico – e in effetti la lezione di Manzoni è ben presente – ma di un romanzo storico privo di fiducia nella storia, vista come perenne sopraffazione dei più forti sui più deboli. Il romanzo ebbe due edizioni – e in quella del 1920 Federico De Roberto rende il linguaggio più agile e moderno – ed è diviso in tre parti, ognuna delle quali è a sua volta suddivisa in nove capitoli. I Vicerè di Federico De Roberto: riassunto dei capitoli La prima parte inizia nel 1855 con la morte della vecchia principessa Teresa Uzeda di Francalanza. Ha lasciato disposto che Giacomo, il primogenito, e Raimondo, il terzogenito prediletto, ereditino l’intero patrimonio. Ai suoi altri figli, Angiolina (costretta a farsi monaca), Lodovico (anch’egli costretto a farsi monaco), Chiara (data in moglie al marchese di Villardita), Ferdinando e Lucrezia, ha lasciato solo legati minori. Chiara, dopo una lunga attesa, resta incinta e dà alla luce un bambino mostruoso che muore subito dopo («quel mostro senza sesso aveva un occhio solo, tre specie di zampe, ed era ancor vivo»). Gli Uzeda sono dilaniati al loro interno da odi feroci e da contrasti di interessi. Al principe Giacomo si oppone il coerede contino Raimondo, mente il monaco benedettino don Blasco (cognato della defunta principessa Teresa, cinico e sanguigno) è contrapposto al nipote Lodovico (anch’egli monaco benedettino, che scala i vari gradini della gerarchia ecclesiastica), e alla sorella Ferdinanda. Ma gli Uzeda, per quanto divisi fra loro, sono poi uniti nel difendere i loro secolari privilegi e nell’affermazione della famiglia. La seconda parte segue le vicende degli Uzeda fino al 1870. Il conte Raimondo, divorzia dalla baronessina Matilde Palmi, impostagli a suo tempo dalla madre, ottiene l’annullamento grazie all’influenza della famiglia e sposa donna Isabella Fersa, già sua amante e della quale si stancherà presto, iniziando a tradirla. Il primogenito Giacomo resta vedovo e sposa la cugina Graziella, anche lei rimasta vedova. Don Blasco, che pure era ferocemente antiunitario, passa nel campo opposto, festeggia la presa di Roma nel 1870 e si arricchisce comprando i beni della Chiesa. Il principino Consalvo, vizioso e arrogante, figlio di Giacomo, mandato anni addietro a studiare in convento, ne esce e inizia a condurre una vita sregolata, peggiorando i rapporti con il padre. Ferdinando, gravemente malato nel corpo e nella mente, muore a soli 39 anni. La terza parte è dominata dalle vicende di Teresa e Consalvo, figli di Giacomo. Teresa è innamorata, ricambiata, del cugino Giovannino Radalì, ma la famiglia la dà in sposa al fratello maggiore di lui, il rozzo Michele.
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