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Istituto Case Popolari e Legge Luzzatti: Regole edilizia popolare a Roma, Dispense di Restauro

La fondazione dell'istituto case popolari (icp) nel 1903 grazie alla legge luzzatti, che stabiliva standard minimi per le case popolari. La prima legislazione importante per regolare l'attività di costruzione e definire standard moderni. L'icp nasce per affidare il ruolo trainante delle nuove costruzioni a qualcuno che non fosse una impresa immobiliare speculatrice. Anche del contesto problematico di roma in quel momento e l'obiettivo principale di studiare una migliore legislazione per l'edilizia popolare. Le prime realizzazioni dell'icp riguardano il pigneto e la diversificazione tipologica con la casa popolare e la casa economica.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 29/06/2022

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Scarica Istituto Case Popolari e Legge Luzzatti: Regole edilizia popolare a Roma e più Dispense in PDF di Restauro solo su Docsity! ICP – ISTITUTO CASE POPOLARI L’Isituto per le case popolari fu fondato nel 1903 grazie alla legge Luzzatti (ruolo centrale nella politica italiana e fondatore della Banca Popolare di Milano). Legge luzzatti 31 maggio 1903 numero 254 Questa legislazione importantissima perché definisce i limiti degli standard abitativi delle case Popolari. Molte case popolari venivano costruite da tanti speculatori, gli edifici e le case erano a carattere intensivo sull’intero lotto. C’erano degli appartamenti con mono affacci, affacci in pozzi di luce o chiostrine, quindi gli aspetti di abitabilità erano drammatici. Questa prima legge regola l’attività di costruzione e stabilisce delle regole che costituiscono un passaggio importantissimo per definire degli standard moderni. Il rapporto a livello urbano tra altezza abitazione e larghezza delle strade, presenza di una dimensione dei cortili in ragione della superficie degli alloggi. La presenza dei bagni all’interno delle case, bagni arieggiati non comunicanti con cucina e camere. L’ICP di Luzzati nasce con l'esigenza di affidare a qualcuno il ruolo trainante delle nuove costruzioni che non fosse un'impresa immobiliare, speculatrice di questi interventi. L'icp si inserisce in un quadro problematico per la questione della casa a Roma, in un momento di grande crescita demografica:  sblocco dei fitti  fenomeno di immigrazione  assenza nel territorio romano di altri centri urbani per per filtrare l’inurbamento delle campagne  demolizioni del centro storico L'obiettivo principale era dunque lo studio di una migliore legislazione per l'edilizia popolare romana. In questi anni viene approvato il piano regolatore del 1909 di Sanjust che prevedeva la costruzione di case temporanee atte a risolvere le problematiche dell'edilizia romana ma che purtroppo divennero definitive peggiorando di fatto la vita della città. La prima realizzazione dell’ICP consiste nella creazione e realizzazione di case rapide e rapidissime La svolta importante per l'istituto fu il guadagno di consensi da parte dei tanti attori che finanziarono i loro progetti e che soprattutto introdussero diverse strategie per facilitare la realizzazione di questi interventi e la loro fruizione da parte degli abitanti. Le prime realizzazioni riguardarono il Pigneto, quartiere trionfale, grotta perfetta  costruite con la tipologia a villino introdotta dal nuovo piano regolatore del 1909. La diversificazione non può però avvenire solo a livello formale ma anche tipologico, per far fronte alla necessità di tutti. Per questo vengono sviluppate altre tipologie: 1. casa rapida  abitazione meno confortevole delle altre ma caratterizzata da una rapidità costruttiva 2. casa popolare  abitazione funzionale e di basso costo 3. casa economica  evoluzione della casa popolare destinata al ceto medio. con il piano regolatore del 1931 viene introdotta un'altra tipologia che sostituirà quella a villino: la palazzina. questa prevedeva la costruzione di un edificato di dimensioni contenute dotata di verde, con la possibilità di avere tre piani fuori terra più il basamento, con una distanza dal fronte strada di 5,80 m, un'altezza massima di 19 m e una larghezza massima verso il fronte strada di 25 m. Furono pensate per essere aggregate con la possibilità di ottenere con formazioni sempre diverse e raggiungere quindi quella diversificazione che tanto si ricercava. GIOVANNONI Gustavo Giovannoni (1873-1947), principale esponente dell’AACAR  associazione artistica tra i cultori di archiettura, fondata a roma nel 1890 da Giovenale. Giovannoni ne è membro e poi presidente nel 1911. L’associazione promuove una serie di studi e progetti che porteranno a definire una cultura e una sensibilità rispetto al patrimonio storico-artistico. Questo affermarsi di una cultura per il patrimonio avrà un riflesso anche a livello legislativo con la legge per la conservazione dei monumenti. Questa è la prima legge che a livello nazionale stabilisce delle regole affinché le nuove costruzioni non alterino i caratteri ambientali in prossimità dei monumenti. Essa pubblica tra il 1908 e il 1912 l'inventario dei monumenti di Roma diviso per rioni che comprende un elenco di monumenti ordinato per categorie. attraverso questo itinerario si voleva censire il patrimonio presente a Roma e soprattutto quello soggetto alle trasformazioni legate allo sviluppo di Roma capitale. questo elenco diventerà importante perché definisce l'unica testimonianza di monumenti soggetti a demolizione. verrà allegato al regolamento edilizio del 1912 che faceva parte del piano regolatore del 1909 che elenca i monumenti di pregio. oltre gli elenchi sono riportati in questo volume tutta una serie di piccoli disegni divisi anche per periodi storici. Ingegnere e storico dell’architettura, si dedica principalmente all’architettura del Rinascimento e a quella di Roma antica. A lui si deve la fondazione della facoltà di Architettura. Giovannoni sosteneva l'importanza del patrimonio culturale e di una sensibilità e protezione del patrimonio storico artistico legato ai monumenti di Roma capitale. Importante era l'attenzione nei confronti del contesto, il restauro infatti era per lui relativo perché legato al proprio contesto. Partendo dalle teorie di BULS, teorico del l'estetica urbana, che si poneva critico nei confronti della geometrizzazione che caratterizzava il piano regolatore del 1909. importante era tener conto del potenziale topografico e sfruttarne il potenziale di ogni luogo per evitare di rendere una città analoga ad un'altra. Secondo Giovannoni l'approccio doveva essere non intensivo e delicato nei confronti degli interventi relativi a ciascun luogo. In questi anni introduce una personale teoria di intervento nei centri storici: La teoria del diradamento edilizio  per Gustavo Giovannoni è un’opera di conoscenza e di attenzione rispetto ai monumenti più importanti ma anche al tessuto, si differenzia in relazione ai diversi ambiti urbani e architettonici. È opportuna l’opera prudente che, senza voler esagerare, voglia riportare quei monumenti alla vista in condizioni uguali o simili alle antiche → parole che danno il segno del pensiero di Giovannoni, l’intervento di diradamento deve essere un’opera prudente che riporta i monumenti nella loro conformazione, nell’aspetto più rappresentativo di quello che rispecchia le origini o che si avvicina di più ad esso (VALADIER – ARCO DI TITO). Questa necessità di ristabilire una serie di condizioni che tendono a quelle che erano le caratteristiche originarie va misurata rispetto ai diversi contesti architettonici e urbani. La teoria del diradamento e anche definita allargamento artistico, una sorta di declinazione di quanto aveva già codificato Bulls con estetica della città. Di fronte al rischio di sventramenti indiscriminati del centro storico, Giovannoni propone una via alternativa, fatta, piuttosto che di abbattimenti senza criterio, di piccole demolizioni mirate in punti precisi, opportunamente individuati dallo storico di architettura, dove
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