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IDEALISMO: FICHTE, SCHELLING E HEGEL, Appunti di Filosofia

breve introduzione del movimento filosofico e approfondimento dei principali esponenti della corrente: Fichte, Schelling e Hegel

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 21/06/2023

milla.laca
milla.laca 🇮🇹

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica IDEALISMO: FICHTE, SCHELLING E HEGEL e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! IDEALISMO L’idealismo è un movimento filosofico che nasce in Germania dal sentimento di disillusione sviluppato dall’eccessiva fiducia nella RAGIONE (con l’illuminismo) e dall’eccessiva fiducia nel SENTIMENTO(con il romanticismo), inoltre anche il contesto storico influenza la nascita di questa corrente. Infatti il principio di uguaglianza, conquistato durante la rivoluzione francese, era ormai perso con Napoleone e il revanscismo, ma si perderà del tutto con il periodo della restaurazione. Nell’ ‘800, in filosofia si distinguono due correnti: ● quella del ROMANTICISMO ● quella dell’IDEALISMO Mentre la prima pone al centro l’infinito, il sublime e vuole superare i limiti della filosofia kantiana, l’idealismo pone al centro la ragione dialettica, ovvero il processo che prosegue secondo lo schema TESI, ANTITESI e SINTESI. I massimi esponenti di questa corrente sono Fichte (con toni romantici descrive i tedeschi come popolazione superiore, con l’intento di esaltare il territorio per portarlo all’unificazione, ma per molti è il fondatore del nazionalismo tedesco), Schelling ed Hegel. L’idealismo è una forma di dogmatismo ma diverso dal punto di vista etico, perché nel dogmatismo affidavano l’esistenza a un Dio , mentre nell’idealismo affermando l’IO tutto ricade sull’esistenza di esso. In questo periodo ritorna una nostalgia per l’infinito e la metafisica perché non vivono più durante la rivoluzione francese, ma anzi ora si concepisce il NOUMENO come un’invenzione e un ghiribizzo della mente. Infatti si ritiene inutile interrogarsi su ciò che l’uomo non può percepire come il noumeno. La voglia di riscoprire la metafisica viene soddisfatta nel FINITO, Dio si manifesta nella vita umana e attraverso l’IO, ma si nega dunque la presenza di un mondo ultraterreno. La filosofia dell’idealismo tedesco dà una nuova interpretazione alla religione cristiana, ma distinguiamo questa stessa corrente in diversi orientamenti. Con Fichte l’idealismo prende forma di soggettivismo assoluto, perché pone al centro l’IO e l’autocoscienza che ordina e controlla e permette la conoscenza del mondo esterno. Invece con Schelling si studia un’unità o identità indifferenziata perché interpreta sia l’io che la natura come espressione dell’infinito e non vi trova differenze perché in entrambi è presente lo spirito. Infine con Hegel si studia il cosiddetto razionalismo assoluto, criticando i due filosofi precedenti di aver allontanato la questione dal piano filosofico. FICHTE Per Fichte la tesi è l’IO, l’AUTOCOSCIENZA e lo SPIRITO; di conseguenza individua nell’antitesi il NON IO (ovvero tutto ciò che rappresenta un ostacolo all’io), il MONDO ESTERNO e la NATURA. La sintesi è l’IO INFINITO e dunque la realizzazione dello spirito. Con Fichte si identifica il cosiddetto idealismo romantico o assoluto e il trascendentale kantiano, poiché pone il soggetto alla base della conoscenza. Fichte identifica Dio con l’IO, ovvero un Dio immanente dove non vi è opposizione tra finito e infinito. Quindi in ogni coscienza c’è la manifestazione di Dio che ricade poi nella storia. Il NON IO è ciò al di fuori dell’ IO che viene percepito da esso come un limite, che si può poi dimostrare come mezzo per il superamento di un ostacolo, il cui superamento è possibile solo attraverso uno SFORZO o streben. L’intento dell’uomo di superare questi ostacoli è quello di raggiungere la felicità, inoltre secondo il filosofo i problemi e gli ostacoli vanno affrontati, altrimenti non si vive. Accetto me stesso se accetto il conflitto, colui che è perfetto non è felice perché è morto. La vita per Fichte è il continuo superamento degli ostacoli che essa propone e il definitivo abbandono all’idea di perfezione per essere felici. La deduzione assoluta di Fichte, parte dalla tesi e dunque dall’IO, questo si mostra essere principio assoluto, perché ciò che succede lo conosco perché lo percepisco; dunque l’uomo conosce solo ciò che ricade nei suoi strumenti conoscitivi. IO esisto perchè ho un’autocoscienza di me e ciò che non sono io si chiama NON IO, ma io lo conosco poichè lo percepisco. Dunque possiamo riassumere la struttura dialettica di Fichte dicendo che lui la tesi è l’ IO FINITO(perchè mortale) che è non solo un essere ordinatore ma anche creatore ed esiste perché lo percepisco (tat ad lung). Invece identifica con l’antitesi il NON IO, che sono tutti gli ostacoli attorno a me che mi impediscono il raggiungimento di uno scopo. La sintesi è l’IO FINITI contrapposti a tutti i NON IO FINITI, se ne trae uno spirito assoluto, infinito perché si identifica nell’intera umanità. Lo spirito assoluto, ovvero Dio è presente sia nel NON IO che nell’IO ed interviene nella storia per aiutare gli uomini, che sono dunque parte di lui. L’IO si manifesta nello spirito a seconda delle azioni che uno compie (imperativo categorico kantiano). SCHELLING Shelling, in un primo momento appoggia la filosofia di Fichte che si presentava come una filosofia dell’infinito dentro e fuori l’uomo. Nonostante l’accettazione del fichtismo cerca di volgerlo all’illustrazione e alla difesa degli interessi che più gli stanno a cuore, crea una sintesi tra la Sostanza di Spinoza che diviene il principio dell’infinità oggettiva e l’Io di Fichte che invece diventa principio dell’infinità oggettiva. Unisce queste due infinità nel concetto di un Assoluto che non è riconducibile né all'oggetto né al soggetto. Infatti per ammettere allo stesso momento l’esistenza sia della natura che dello spirito, il principio supremo dev’essere Assoluto, che sia insieme soggetto ed oggetto, ragione e natura, identità o unità indifferenziata di entrambi. Natura ed Io devono essere governati entrambi da uno stesso principio autonomo, che Schelling individua nella storia. L’Assoluto si riassume dunque in unità di soggetto e oggetto, attività razionale e attività inconsapevole, idealità e realtà. Il riconoscimento del valore autonomo della natura rispetto all’Assoluto come indifferenza di natura e spirito, Schelling ammette due possibili direzioni della ricerca filosofica: ● la FILOSOFIA DELLA NATURA, volta a mostrare come la natura si risolva nello spirito e sia, in se stessa spirito. ● la FILOSOFIA TRASCENDENTALE, volta a dimostrare come lo spirito si risolva nella natura. FILOSOFIA DELLA NATURA In questa parte della sua filosofia, Schelling passa nell'analizzare la parte oggettiva, la natura il cui spirito si manifesta in maniera graduale, per giungere all’analisi dello spirito, soggettivo; si parte dall’analisi della natura per fare il percorso della manifestazione dello spirito e alla consapevolezza di questo. Alla base di questa concezione vi è il rifiuto delle due concezioni precedenti della natura, ovvero quello meccanicistico-scientifico (che è in difficoltà nella spiegazione degli organismi viventi) e quello finalistico-teologico (che compromette l’autonomia dei processi naturali). Schelling contrappone a questa idea l’ORGANICISMO FINALISTICO E IMMANENTISTICO. ● organicismo, ovvero che ogni organo ha un ruolo importante e che ha senso solo in relazione al tutto e alle altre parti. ● finalistico, perché c’è un fine che non è il Paradiso ma è nella stessa natura. Il fine stesso è la continua manifestazione dello Spirito. ● immanentistico, poiché la natura obbedisce a un concetto, si viene a creare l’idea di spirito, che è la forza vivificatrice e organizzatrice dei fenomeni. La natura viene definita come immanente perché è espressione dello spirito. La natura presenta dunque gli stessi caratteri dell’Io di Fichte, essa è un’attività spontanea e creatrice che si esplica in una serie infinite di creature. Secondo il filosofo la natura non può fare a meno di polarizzarsi in due principi di base: l’attrazione e la repulsione. Il contrasto tra queste due forze genera i vari fenomeni della natura. ● se le forze sono in equilibrio si hanno i NON VIVENTI ● se l’equilibrio viene rotto ma poi ristabilito si ha il FENOMENO CHIMICO Restaurazione con il Congresso di Vienna. I testi più importanti sono “La fenomenologia dello Spirito” e “L’enciclopedia del compendio”. riflessioni giovanili In questo primo periodo compie riflessioni di carattere etico, religioso e morale con un intento politico ma con il desiderio soprattutto di riformulare una nuova religione; analizza il tema della rigenerazione morale e religiosa dell’uomo come fondamento della rigenerazione politica. Nella fase adulta abbandona questo desiderio per poi focalizzarsi sulle riflessioni filosofiche. Hegel vuole che la società a lui contemporanea utilizzi il modello della polis del mondo greco e l'armonia che la grecità incarna non solo tra uomo e uomo ma anche tra uomo e Dio e tra uomo e natura, come spunto per la propria organizzazione. Ritiene che questo concetto di eticità sia raggiungibile solo se i suoi contemporanei capiscono la “caduta” della modernità perché solo questa consapevolezza può portare al cambiamento e alla concezione della polis greca come una società meglio organizzata. Al tempo dei greci, questi erano inconsapevoli della grandezza della loro struttura ma se ora si ritornasse a tale organizzazione, vorrebbe significare aver compreso gli errori che l’umanità ha compiuto durante i secoli trascorsi, però il tempo ha aggiunto molte variabili alla vita degli uomini e alla stessa società e ciò rende molto difficile riportare in auge lo stesso modello. Da giovane Hegel ritiene che la morale sia più importante della politica, infatti crede che ad esempio una rivoluzione possa partire solo dai cuori e dal desiderio di libertà e dalla consapevolezza, una rivoluzione spinta da questi valori ha di conseguenza anche un maggior impatto nelle azioni politiche. Hegel è convinto che per una autentica rivoluzione politica sia dapprima necessaria una rivoluzione culturale o una rivoluzione del cuore. L’idea di base è che l’aspirazione dei popoli a una vita migliore e alla libertà deve potersi realizzare grazie a progetti di riforma che spazzino via il vecchio impianto sociale. La rivoluzione delle istituzioni può avvenire solamente come conseguenza esteriore di una maturazione della coscienza del popolo. Riflette anche riguardo al nesso tra religione e politica, perché Dio è immanente e viene riconosciuto in tutta la società e nelle stesse istituzioni, che funzionano solo se si è consapevoli che gli uomini appartengono tutti alla stessa cosa e quando riconosco nella vita dell’altro il riflesso dell’unica vita di Dio; questo concetto si sintetizza in quella che Hegel chiama la comunanza dei cuori e nella nuova legge dell’amore. Hegel pensa al noumeno e al fenomeno come non dei veri problemi perché per lui l’ideale si concretizza nel reale, Dio è immanente ma si realizza nella storia dell’umanità. Questo non è l'unico elemento di distacco tra Hegel e Kant, infatti Hegel condivide l’idea di Kant della religione come adesione interiore ai principi razionali della morale, ma critica profondamente la sua morale dell’intenzione, dove vede un profondo dualismo tra ragione e natura che potrebbe lacerare l’uomo Il giovane filosofo idealista critica il liberalismo (perché separa gli uomini esaltando il singolo individuo), l’ebraismo (perché nella Torah viene narrato un Dio malvagio che sprona gli uomini all’inamicizia con la natura e all’ostilità con gli altri uomini. Hegel fa riferimento in una complessa opera giovanile al Diluvio Universale dove gli ebrei hanno temuto Dio e lo hanno contrapposto all’uomo e alla natura, segnando un distacco tra il popolo ebraico e la natura), Kant (nella “critica alla ragion pura” egli chiede all’uomo di allontanarsi dalla natura per perseguire l’imperativo categorico, impone dunque una morale che diventa un dogma) e Fichte (per la visione troppo rigida tra IO e NON IO). Critica tutti questi perché non comprendono l’importanza della comunanza dei cuori che invece si mostra nel mondo greco e nel cristianesimo delle origini, che si fonda sul concetto di comunità e dove Dio si è fatto uomo. Criticherà anche il cristianesimo della Chiesa perché ha creato dei dogmi e una religione positiva che priva della libertà e che ha perso il valore di comunità che in origine era essenziale. La nuova religione che Hegel propone, auspica un superamento della scissione kantiana,trasformandola in una conciliazione che potrà avvenire attraverso il recupero della figura di Gesù, che essendo profeta dell’amore come forza unificatrice tra uomo e Dio, tra uomo e uomo e tra dovere razionale e natura sensibile, induce a compiere i doveri volentieri e non vi è alcun bisogno di leggi razionali che Kant oppone al sentimento. tesi di fondo dell’idealismo hegeliano 1. RISOLUZIONE DEL FINITO NELL’INFINITO (monismo panteistico) 2. IDENTITA’ TRA RAGIONE E REALTA’ (panlogismo) 3. FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA Con la prima tesi intende un massimo panteistico che distinguiamo da quello di Spinoza, dove l’infinito coincide con la sostanza. Per Hegel e Schelling invece ritengono che lo spirito sia nel tutto non con una forma statica ma come una forma in continuo divenire. La realtà diventa un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Ritorna il tat ad lung, l’idea secondo cui lo spirito si autoproduce nella storia e si dimostra con il continuo divenire dell’umanità. Il finito non è realmente tale perché si risolve nell’infinito ed è solo apparente, tutto resta nell’immanenza dove c’è la dialettica dello spirito. Si può dire che esiste solo infinito, nonostante noi percepiamo oggetti finiti ma questi fanno parte di un unico soggetto infinito che si rivela continuamente ed è in continuo divenire. Questo soggetto spirituale in continuo divenire è l’Assoluto e tutto ciò che esiste è una tappa di questo processo. La realtà però non è sostanza ma è soggetto,questo significa che è un processo di auto-produzione che solo alla fine giunge a rivelarsi. Tutto si rivela nel mondo immanente tanto da risolvere il finito nell’infinito. Si ribalta la percezione di finito e infinito, prima l’infinito era negativo, ma ora il finito è negativo perché si concepisce come limitato e gli esseri viventi vivono quando cercano di superare questi limiti. Hegel critica l’unità di Schelling perché questo non considera il conflitto. Crescendo perde l’idealismo e inizia a concepire la vita dell’uomo come un susseguirsi di contrapposizioni e conflitti per poi risolversi in soluzioni migliori. La seconda tesi ritiene che vi sia un’identità tra il pensiero e la realtà. Hegel identifica nelle idee il pensiero e l’essere con la realtà. Considera solo le idee reali, non c’è un “dovrebbe essere”, ma un “se è andata così c’è un motivo”. Quindi ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. La razionalità è la forma di ciò che esiste e tutto ciò che esiste è razionale (panlogismo), tutta la realtà è manifestazione di un processo razionale. La natura è un processo razionale inconsapevole mentre l’uomo coglie razionalmente ciò che lo circonda. Tutto ciò che è, è ciò che doveva essere, non ci sono ideali astratti ma solo realtà concreta e ciò che avviene è necessario. Ciò che giudico come bene o come male, sono parte della realtà e sono una concatenazione di eventi che si possono comprendere razionalmente. Anche il male più radicale è conseguenza di una serie di cause concatenate. Il bene o il male sono frutto della percezione, non sono relativi ma razionali. Per Hegel è importante studiare la concatenazione di eventi che porta all’evento conflittuale, per superarlo e affrontarlo. Per Hegel la filosofia è la nottola di Minerva che prende il volo al finire del giorno, ciò significa che la filosofia arriva sempre troppo tardi, quando la realtà ha già compiuto il suo processo di formazione. Oggetto della filosofia è tutto ciò che è reale e deve comprendere le strutture razionali che costituiscono la realtà; il filosofo non è rivoluzionario ma è colui che sul finire del giorno, quando gli eventi sono conclusi, li esamina dal punto di vista razionale. Dunque ha il compito di comprendere le strutture razionali che costituiscono la realtà e deve illuminare le altre menti. Filosofo è colui che riesce a compiere l’astrazione per formare poi i concetti, basati sugli eventi della realtà e che comprende emotività e sentimento. Ma queste figure non devono avere la pretesa di determinare o guidare la realtà, la filosofia deve giustificare in maniera razionale la realtà. Il contenuto della filosofia è la realtà, che si divide in esterna ed interna(coscienza) e vi sono cose vere e altre che lo sono solo apparentemente. Non vi è distinzione tra fenomeno e noumeno perché sono nella realtà in forma infinita e anche ciò che sembra finito si risolve poi nell’infinito, tutto è infinito. Il filosofo, compresa e analizzata la realtà, ne diventa portavoce. TRIPARTIZIONE DELLA FILOSOFIA Il farsi dinamico dell’Assoluto passa attraverso tre momenti dell’idea: TESI: idea pura in sè per sè ->LOGICA-> INTELLETTO ANTITESI: idea al di fuori di sé-> FILOSOFIA DELLA NATURA->RAGIONE SINTESI: idea che ritorna in sé\ ideale e reale ->FILOSOFIA DELLO SPIRITO->RAGIONE Questa tripartizione va intesa in senso cronologico, come se prima ci fosse l’idea in sè per sè, poi la natura, e infine lo spirito che si presenta come sintesi che ha come coeterna condizione la natura e come coeterno presupposto il programma logico. L’idea in sé o idea pura è l’idea considerata in sè stessa, a prescindere dalla sua concreta realizzazione nel mondo, ovvero il momento in cui comprendo la struttura logica che è alla base della realtà. Con l’idea al di fuori si studia la natura, ovvero l’estrinsecazione o l’alienazione dell’idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. La filosofia dello spirito è il momento della sintesi dove lo spirito si esprime in idea in sé e fuori di sé e le tiene insieme. Qui l’idea dopo essersi fatta natura torna presso di sé nell'uomo. L’intelletto in Kant ha il ruolo di costruire le scienze, Hegel ne sottolinea i limiti perché conduce a un pensiero statico perché non permette di comprendere le relazioni tra gli elementi, ma considera la loro reciproca esclusione. Il momento intellettuale consiste per Hegel nel concepire l’esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre, dunque il pensiero si ferma alle rigide determinazioni della realtà, fermandosi alle differenze e ai principi di identità. La ragione per Kant ha invece lo scopo di andare oltre, invece per Hegel consente di cogliere la concretezza del reale dietro la fissità imposta dalle determinazioni intellettuali e crea un pensiero dinamico che consente di superare il momento negativo (antitesi) e di formulare la sintesi. La ragione è lo strumento grazie al quale il finito si risolve nell’infinito. Questo momento prende il nome di dialettico o negativo-razionale e consiste nel mostrare come le determinazioni del momento astratto siano unilaterali e necessitano di essere messe in movimento, ovvero di essere messe in relazione con altre determinazioni. Risulta indispensabile procedere oltre il principio di identità e mettere in rapporto le varie determinazioni con le determinazioni opposte. L’antitesi è il momento del conflitto, ed è essenziale per progredire. Hegel denomina questa fase “travaglio del negativo”. In questo continuo ciclo c’è un’evoluzione e si deve avere la consapevolezza di ciò che si ha altrimenti si perde e per averlo bisogna superare i conflitti che sono essenziali per prendere consapevolezza e per capire cosa è giusto. Per ottenere una comunanza di cuori consapevole bisogna passare per il conflitto. Il terzo momento, quello speculativo o razionale-positivo,consiste nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li comprende e li sintetizza entrambi. Questa tripartizione consiste anche con la dialettica hegeliana, che dunque consiste in: un’affermazione iniziale o posizione di un concetto astratto e limitato che funge da tesi; da una negazione di questo concetto come alcunché di limitato o di finito e nel passaggio a un concetto opposto, che funge da antitesi; infine nell’unificazione delle precedenti fasi in una sintesi positiva comprensiva di entrambe. Questa concezione della dialettica hegeliana dove la sintesi è una riaffermazione più consapevole della tesi è una riaffermazione del principio hegeliano secondo il quale il finito si risolve sempre nell’infinito; la dialettica esprime il processo mediante cui le varie parti o determinazioni della realtà perdono la loro rigidezza e si fluidificano e diventano momenti di un’idea unica ed infinita. La dialettica ha un significato globalmente ottimistico poiché essa unifica il molteplice, concilia le opposizioni e pacifica i conflitti. Il negativo, dunque, sussiste solo come momento del farsi positivo, e la tragedia nella filosofia di Hegel, è un aspetto superficiale come momento del farsi positivo. L’ apparizione dello spirito viene descritto attraverso 2 prospettive: ➔ quella diacronica con LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO, per Hegel il termine “fenomenologia”indica l’apparizione dello spirito a se stesso, viene descritta come una storia romanzata della Quando si ha la consapevolezza che l’unità tra io e mondo non è qualcosa di dato, ma qualcosa che deve essere realizzato allora si passa al secondo grado. 2. ragione attiva : questa ragione ha accompagnato la rivoluzione francese: Hegel apprezza la voglia di intervenire del popolo francese ma gli ideali per cui combattevano si sono poi ribaltati nel periodo del Terrore, seguito poi da un regresso. Anche qui vi sono figure che rappresentano la condizione dell’uomo di intervenire nella storia, che se lo fa come singolo è destinato a fallire: ★ piacere e necessità : in questa figura lo spirito si mette alla ricerca del piacere e del godimento individuale che però non porta al ritrovamento della sintesi tra uomo e mondo esterno. Non è possibile raggiungere solo il piacere nella vita perché ci sono contingenze della vita umana e del destino di essa legate al dolore e alla sofferenza. L'uomo, comprendendo che non si può vivere nel piacere, passa allo stato di coscienza successivo. ★ legge del cuore e delirio di presunzione : in questa figura l'autocoscienza è consapevole di non poter affermare il piacere nella propria vita, ma tenta di affermare il bene nella storia. Si cerca di combattere per il bene di tutta l’umanità attraverso l’agire politico. A differenza della storia dell’individuo, che è finita, l’uomo deve combattere per la storia dell’umanità che è infinita. L’uomo combatte per obiettivi razionali, ma nella lotta per i suoi ideali è inclinato dal sentimento e dalle passioni, perché di fatto la lotta tra bene e male è soggettiva e ci si unisce con le autocoscienze di pensiero comune. In questo contesto le autocoscienze credono che gli ideali per cui si battono solo il bene, abbiano la presunzione che gli ideali degli “avversari“ siano sbagliati, delirio (fanatismo) di presunzione (atteggiamento dogmatico dove le idee diverse sono eresie da combattere). In questa figura si annulla il dialogo. ★ virtù e corso del mondo: questa figura possiamo riscontrare nell’Illuminismo, dove l’autocoscienza cerca di seguire un atteggiamento virtuoso e non più corrotto dai sentimenti. Non si vuole contrapposizione tra gli uomini ma l'uguaglianza, per questo si parla di virtù, perché individuare l’errore nell’altro porta alla divisione. Hegel ritiene virtuoso l’atteggiamento di Rousseau, ma la realtà concreta è sempre molto complessa ed è difficile assumere questi atteggiamenti, che possono avere risvolti tragici. Dunque l’uomo quando agisce con virtù deve sempre considerare la complessità della realtà concreta. La ragione non è esterna alla realtà, ma è la realtà stessa. 3. individualità in sè per sè: questo ultimo momento è quello in cui si perde in parte l’interesse verso il macrocosmo, ma gli ideali vengono attuati nel microcosmo dell’individuo. Dato che non riesco a cambiare la società intera, obiettivo dell’idealista, mi impegno a realizzare quei principi nella mia realtà e mi comporto nel modo migliore dal mio punto di vista. Comunque l’armonia che si riscontra non è assoluta, e non devo avere la presunzione che le mie massime siano condivise, e farle dunque diventare degli imperativi validi per tutti. Condividere che non tutti condividono i propri ideali, porta l’uomo a una delusione, anche se quell’altra autocoscienza convive con me in uno stesso microcosmo, non significa che ne condivida gli ideali poichè possiede un proprio modo di agire condizionato dalla sua storia. La delusione è normale ma bisogna accettare l’altro, perché l’uomo ne ha bisogno. Dal conflitto, l’uomo rimane deluso e consapevole che l’altro è diverso da me e non lo posso cambiare ma solo così conosco me stesso. Le autocoscienze si conoscono all’inizio in famiglia e poi si portano gli ideali introiettati dalla famiglia nella società civile, luogo dove individui provenienti da diverse famiglie, con ideali diversi, si incontrano, partecipano ed entrano in conflitto le une con le altre. Il legame tra famiglia e società civile è sancito dallo stato. La presenza dello stato deve essere, per Hegel, molto forte e di primaria importanza. In questo ultimo momento Hegel dimostra che l’individualità, pur potendo raggiungere la propria realizzazione, in quanto sola, rimane astratta e inadeguata. ❖ seconda parte: anche questa divisa in 3 sezioni: I. spirito II. religione III. sapere assoluto ➔ quella sincronica con L’ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN COMPENDIO, la prospettiva sincronica analizza la presenza in atto dello spirito in ogni determinazione. Quest’opera rappresenta la summa del pensiero hegeliano. E’ divisa in 3 parti: ❖ logica ❖ filosofia della natura ❖ filosofia dello spirito: si divide a sua volta in: 1. spirito oggettivo 2. spirito soggettivo: dove si ha l’incontro con gli altri: ● fammiglia ● società civile ● stato etico: la cui realizzazione avviene in 3 fasi: A. diritto astratto: per il passaggio alla fase successiva, all’antitesi, ci 3 fasi anche qui che sono diritto, delitto, pena B. moralità C. eticità 3. spirito assoluto
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