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Identità e gerarchia, Sintesi del corso di Sociologia dello Sviluppo Locale

Nelle democrazie capitalistiche le tendenze egualitarie e concorrenziali hanno messo in crisi le gerarchie, esplicitando le contraddizioni interne ai processi sociali.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 31/12/2018

paola|90
paola|90 🇮🇹

4.2

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Scarica Identità e gerarchia e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia dello Sviluppo Locale solo su Docsity! Identità e gerarchia. Per una sociologia del risentimento Il risentimento nel cuore della vita sociale La parola risentimento è di origine francofona, ressentiment veniva associato al malcontento dell'aristocrazia nel vedere alcuni borghesi accedere al loro titolo nobiliare. Fino al 1887 questo termine rappresentava un semplice sinonimo di sentimento, o si limitava a indicare una modalità rinforzata del sentire. Da Nietzsche in poi, la parola ha acquisito il significato di un desiderio di vendetta inappagato che si radica negli strati più profondi della personalità. Nietzsche lega il risentimento direttamente alle dinamiche della vendetta, all' impossibilità della sua piena realizzazione e ai dispositivi sociali che ne regolano il funzionamento. La voglia di rivalsa si sarebbe travestita da spirito di autosacrificio, mascherando l'egoismo degli uomini sotto un apparente altruismo, e in seguito si sarebbe trasformata in umanitarismo, in solidarietà e nei diritti universali. La sua analisi ha avuto il merito di mettere in luce i limiti di ogni democrazia che proclamando l'eguaglianza tra i cittadini, rischia di alimentarne la rivalità. La negazione del principio di solidarietà, rappresenterebbe una strategia che permette di legittimare la convenzione che ciascuno è fautore del proprio destino e che si merita ciò che la vita gli ha riservato. Per Girard, a differenza di Nietzsche, il risentimento non costituisce una realtà indipendente e un oggetto di ricerca autonomo; esso corrisponde piuttosto a una specifica dinamica del desiderio nella modernità, rinvierebbe quindi a certi aspetti specifici delle interazioni umane. Parte dal presupposto che il desiderio nasce per imitazione del desiderio dell'altro, che è un modello, più o meno consapevole: l'oggetto del desiderio è frutto di una mediazione sociale quindi nulla di ciò che desideriamo è spontaneo, ma è tutto mediato dal modello. Secondo Girard man mano che la concorrenza tra desideri si intensifica, si riducono le differenze tra il soggetto desiderante e il mediatore; aumenta così la convergenza tra le identità dei soggetti desideranti; il soggetto tende a coincidere con il mediatore e viceversa, a questo punto il desiderio dell'uno è anche il desiderio dell' altro; il mediatore individua nell'altro un soggetto di mediazione e si trasforma a sua volta in un imitatore dei desideri altrui, imita il suo stesso desiderio riflesso nel comportamento dell'altro. Il risentimento diventa l'esito di questo processo relazionale di progressiva intensificazione della concorrenza e delle conseguenti frustrazioni per una sconfitta, un'offesa o un'ingiustizia subita in situazioni di vita quotidiana che non dipendono dalla natura oggettiva e vitalistica dei desideri ma dalle incessanti e fluide relazioni mimetiche socialmente situate. Da un lato è possibile immaginare l'azione del risentimento come richiesta di essere riconosciuti come uguali agli altri, per poter rivendicare a pieno titolo morale e giuridico l'ingiustizia subita (perché lui si e io no?) dall'altro invece il bisogno di distinguersi per enfatizzare la propria condizione di vittima. Distanza dal ruolo, mimetismo e identità sociale L'idea di Goffman di distanza dal ruolo parte dalla premessa che vi sia uno scarto tra l'identità personale e quella sociale. La prima, frutto delle elaborazioni interne dell' individuo, consce e inconsce è corrispondente all' immagine che l' individuo ha di sé; la seconda è corrispondente all'immagine che l'individuo dà di sé agli altri nei processi di interazione e di comunicazione. Il principio attivo che nell'individuo consente di elaborare le esperienze e di formare i diversi livelli di identità del Sé, viene generalmente indicato come io; e in quanto principio attivo, l'io non può mai coincidere con il sé perciò l'io non può essere colto direttamente e non ha un luogo preciso. L'io si costituisce tramite l'alienazione che l'identifica a qualcosa d' altro da lui, l'io appare come un rapporto con l'altro in me che non coincide con l'io. Permane però il dualismo dell'identità personale e dell' identità sociale superato apparentemente con il concetto di non luogo dell'io. L'individuo interiorizza un repertorio culturale predefinito "non suo"; prova sentimenti ed emozioni attraverso la partecipazione di più persone allo stesso processo interattivo, quindi la dinamica di reciprocità ha un esito più o meno evolutivo. Crisi nella crisi Quella della crisi è una tematica che attraversa la cultura dell'intero Novecento, se ne discute in riferimento a ogni ambito della vita quotidiana: crisi dei valori, della famiglia, dell' economia, della democrazia ecc.. Differenti studi concordano nell'affermare che una situazione simile non riguarda solo i sentimenti di paura e insicurezza causati dai processi di globalizzazione, dai flussi migratori e dall' escalation delle azioni terroristiche ma una situazione simile tende ad acutizzare una situazione di malessere già presente. Il malessere risulta inseparabile dalla tensione verso la realizzazione di un desiderio condannato in radice al mancato appagamento e alla voglia di rivalsa che non trova riposo. Questa posizione inquieta, costituisce una spinta generativa; una molla che può innescare la trasformazione delle insoddisfazioni e dei malesseri in progetto. Il risentimento è una forma ambivalente, può sublimarsi verso il meglio o verso il peggio. Il cambiamento delle modalità sociali di regolazione del sentimento, hanno permesso il raggiungimento di grandi conquiste per la vita in comune, hanno prodotto il benessere economico, i diritti umani e civili, una vasta rete di servizi educativi, sociali e sanitari. L'individuo moderno si è emancipato da alcune costrizioni tradizionali e dallo stato d'indigenza economica, scoprendo nuove possibilità di realizzazione dei propri desideri e delle proprie potenzialità. La modernità non è comunque da considerarsi come quadro idilliaco; quando le spinte disgreganti del conflitto di classe, della concorrenza economica diffusa o delle disparità superano certe soglie, minacciano le basi del consenso sociale. Nella tarda modernità, gli individui non possono non essere moderni, ma allo stesso tempo vivono il disagio di non riuscire ad applicare efficacemente le categorie concettuali e le pratiche della modernità ai nuovi fenomeni sociali emergenti che segnano una profonda trasformazione dell'esperienza personale e sociale quotidiana. A marcare una profonda discontinuità tra modernità e tarda modernità è stato indubbiamente il processo di globalizzazione il quale ha segnato una profonda accelerazione della crisi del welfare e della diffusione della concorrenza economica. Si è sviluppata una "vita più precaria e carica di rischi" nella quale la pianificazione a lungo termine si è fatta letteralmente impossibile tanto da alimentare negli attori sociali la diffusione di quel sentimento individuale di frustrazione e di rivalsa ovvero del risentimento. Le spinte disgreganti Il dilagare della concorrenza in ogni ambito unito alla perdita delle tutele sociali del passato hanno causato delle spinte disgreganti del risentimento; i desideri illimitati si scontrano con le crescenti disuguaglianze di opportunità alimentando un sentimento di generale incertezza. I vantaggi della tecnologia, della produzione industriale di massa, del progresso scientifico e tecnologico hanno reso la vita dei cittadini occidentali invidiabile per la maggior parte degli abitanti di questo pianeta. Ma l'accesso alle risorse, alle conoscenze ed alle opportunità rimane gravemente diseguale (non solo tra Nord e Sud ma anche tra società opulente del Nord). La condizione culturale è invece caratterizzata da una proclamata eguaglianza dei desideri; la diffusione della competizione induce una perdita della gerarchia, intesa come senso del limite tra ciò che è socialmente lecito aspettarsi, fare o pretendere e ciò che non lo è. Ogni persona si sente legittimata ad aver le stesse opportunità degli altri, gli stessi desideri, le stesse ambizioni, scontrandosi con la realtà di condizioni di partenza radicalmente diseguali. La società contemporanea è egualitaria sul piano dei valori proclamati, ma diseguale non soltanto per le grandi differenze di potere tra élite e masse, ma anche per una nuova crescente disuguaglianza nel possesso effettivo di beni. Si diffondono relazioni sociali simultaneamente concorrenziali e diseguali, dove nessuno può avere la garanzia futura di riuscire ad appagare i propri desideri, sebbene tutti concorrano, non allo stesso modo e con le stesse opportunità. Un contesto concorrenziale seleziona i più abili a competere che non corrispondono necessariamente ai più bravi, i più meritevoli o i più adatti. Questa competizione esasperata aumenta le incertezze nella valutazione di ogni opzione; la crescita dell' insicurezza nella pianificazione dell' azione comporta spesso una paralisi; più le disuguaglianze nel possesso effettivo di risorse sono marcate, più sono messe in crisi le capacità di agire. Il risentimento in questo caso si alimenta non tanto dell'egualitarismo, quanto dell' acuta contraddizione tra aspettative di eguaglianza e disuguaglianze strutturali. In pratica, la rivalità tra desideri che si imitano senza limiti non configurano condizioni sociali e comunicative staticamente bloccate o involutive ma condizioni sociali dinamicamente aperte a esiti differenti. Il risentimento e la genesi delle istituzioni moderne Le interazioni sociali non sono più immaginate attraverso la mediazione di un ordine gerarchico fondato sulla legge divina; cambiamento teorizzato come l'avvio del processo di secolarizzazione, ovvero come la perdita di una visione unica della realtà e la finale "liberazione dell'individuo". La secolarizzazione è stata descritta come una tendenza dalla dinamica ambivalente, da un lato è l'affermazione dell'autonomia dell' individuo e della razionalità, segno dell' uscita da quella che Kant chiamava "condizione di minorità" dell'uomo e che Freud collegherà alla maturazione psichica dell'individuo che si libera dalla nevrosi ossessiva chiamata religione. Dall'altro, l'eclissi della religione non sancisce la scomparsa del sacro e la necessità dell'uomo di riferirsi a una dimensione spirituale dell'esistenza. Gli usi e i costumi tradizionali, fondati sull'ordine sacro, perdono di efficacia nell' orientare l'agire e gli individui credono sempre di meno nella dimensione sovrannaturale degli eventi storici, rimangono comunque i sentimenti e le passioni che animavano i riti tradizionali. La scomparsa di questi riti coincide con la trasformazione dell'identità umana, infatti, l'uomo moderno comincia a porsi la domanda "la vita ha un senso?". In questo modo eventuali fallimenti e insuccessi ricadono nella sfera personale e sociale, l'agire collettivo diventa un prodotto storico. Secondo Max Weber, il capitalismo moderno, gli Stati nazionali burocratici, l'organizzazione razionale e formale del lavoro, sono le nuove istituzioni generative dell'insensibilità dell' uomo moderno nei confronti dei valori tradizionali. L'immagine guida di Weber è quella di una gabbia d'acciaio costruita sulle preoccupazioni per l'esteriorità che ci avvolgono senza che nessuno possa liberarsene. Questa prigione di razionalità strumentale, che trasforma ogni bene o valore in un mezzo da utilizzare, sarebbe il principio alla base dell' agire moderno. La diffusione dell'azione razionale strumentale costituirebbe la fine dell'unità di senso tradizionale che si disgrega in una pluralità di valori, di ragioni, di prospettive, dove gli dei e gli eroi del mondo classico hanno subito una metamorfosi e si sono travestiti, con abiti impersonali e freddi, più adatti alla gabbia d' acciaio moderna. corte di Versailles l'attenzione principale era rivolta altrove, e precisamente verso la Spagna, l'Inghilterra e le future colonie oltreoceano. Il pensiero degli opposti inconciliabili Hegel ha indicato nel nesso dialettico tra spirito soggettivo (o studio antropologico dell'uomo) e spirito oggettivo (o studio del rapporto tra gli uomini) il motore genetico della storia e sottolineato la distinzione tra "società civile" e "stato politico" affermando che la prima è il luogo della conflittualità e delle contraddizioni perché in essa sorgono interessi individuali differenti e contrastanti. Lo Stato ha il compito di sublimare tali divergenze, oggettivando la realtà. Un altro aspetto critico del suo pensiero, riguarda la natura del conflitto sociale, e più precisamente l'impossibilità da parte degli attori sociali di trovare una soluzione pacifica per i loro interessi se non nella subordinazione allo Stato. La storia per Marx è "storia di lotte di classe", da un lato espressione storicamente determinata di un rapporto economico di tipo oggettivo come lo sfruttamento del lavoro da parte del capitale, dall'altro emergenza del soggetto storico per eccellenza, che prendono coscienza del proprio essere "classe" influenza il corso degli eventi storici e politici, guidano, nella seconda società capitalistica, la rivoluzione proletaria. Nel manifesto del partito comunista, provocatoriamente Marx scrive che non è necessaria una profonda comprensione per capire che la coscienza degli uomini cambia col cambiare delle loro condizioni di vita materiali; le idee prevalenti di un' epoca sono sempre state le idee della classe dominante. Un merito dell'analisi marxiana è stato quello di interpretare il crescente risentimento del suo tempo come il figlio della mercificazione dei rapporti umani. L'alienazione del lavoro e il "feticismo delle merci" dimostravano la natura distruttiva del progresso economico che stava subendo allora, a metà Ottocento, un'intensa accelerazione. E il passaggio dall'odio di classe alla coscienza di classe costruttiva un tentativo di civilizzazione del risentimento sociale. L'idea di fondo della tradizione hegeliana, così come di quella marxiana, ma anche di tutta una linea di pensiero successiva; causa del conflitto sia da ricercare in differenze originarie tra loro inconciliabili e perciò realisticamente e oggettivamente contrastanti. Importante da sottolineare è che mantenere la forma dualistico-oppositiva nella definizione delle rispettive identità tra "noi" e "loro" è tutt'uno con il coltivare il proprio risentimento verso un ostacolo che, rappresentato come esterno e oggettivo, può essere immaginato come causa dei propri mali, delle proprie mancanze e delle proprie impotenze. Anche l'affermazione della legittimità di una differenza equivalente, non rappresentata secondo un criterio di disparità o di diseguaglianza, è spesso figlia e matrice del risentimento. Risentimento e globalizzazione Le dinamiche di socialità correlate al processo di globalizzazione stanno cambiando radicalmente i modi attraverso cui si costruiscono le identità soprattutto le modalità di polarizzazione e rielaborazione del risentimento. Il processo di globalizzazione sta agendo in modo corrosivo su due dinamiche di aggregazione collettiva che nella modernità hanno permesso di contenere le rivalità crescenti: i sistemi di tutela sociale e politica estera. I vari processi di unificazione del mondo, influenzano tutte le dimensioni dell' agire sociale: le istituzioni, le politiche delle infrastrutture, dei servizi sociali e dei sindacati, il sistema tributario e la giustizia fiscale. Lo Stato nazionale fonda il suo potere in un rapporto particolare con il suo territorio, anche grazie ai principi di imposizione fiscale di autorità, e le imprese transnazionali possono mettere profondamente in crisi questo potere. Esse possono esercitare il loro potere legale in modo illegittimo producendo posti di lavoro in diverse località del mondo e li esportano a seconda degli sgravi fiscali, si organizzano dislocandosi in diversi Stati, smembrando i luoghi di produzione, di investimento, di sede fiscale e di resistenza riuscendo a orientare le politiche dei vari Stai territoriali. Il risultato immediato di queste strategie economiche e delle relative subpolitiche globali è la riduzione strutturale del gettito fiscale dello Stato, con effetti di vasta portata sulle politiche del welfare e del lavoro. Questo paradosso investe non solo l'economia, la finanza e il lavoro ma anche l'ambiente, l'informazione e la cultura e queste trasformazioni economiche incidono profondamente nei processi di costruzione dell' identità dei singoli individui. La globalizzazione economica indebolisce le istituzioni pubbliche le quali devono far fronte alle conseguenze sociali dei nuovi scenari planetari senza poter ricorrere al gettito fiscale proveniente dalle imposte sulle imprese multinazionali. Il risultato è che gli individui si trovano esposti a situazioni altamente critiche (difficoltà di accesso al mercato del lavoro, disoccupazione, regressioni di carriera ecc..) a causa di trasformazioni istituzionali repentine (riforme dei contratti di lavoro, differimento dell' età pensionabile), e spesso anche privata di opportunità di sviluppo personale e professionale. Il meccanicismo inceppato della creatività distruttrice moderna Il risentimento dei cittadini nei confronti dello Stato oggi rappresenta il fallimento delle promesse attese di un'idea di modernità societaria impegnata nell' inseguimento di un'idea di sviluppo e di progresso mirato all'autoaffermazione e all'autonomia degli individui. Le politiche sociali non sono più destinate a coloro che vivono ai margini, spettatori del successo di altri che li ignorano o che si prendono cura di loro solo in caso di fallimento. Il ridimensionamento dello Stato oggi in atto rischia di irrigidire alcune sue logiche di funzionamento interno, con una conseguente proliferazione eccessiva di norme, con l'aumento strutturale dei costi di mantenimento e con un'inefficacia progressiva dell'apparato amministrativo. I problemi specifici che gli individui incontrano oggi, non sarebbero quasi più risolvibili al livello dell'interazione degli attori; la questione da affrontare è quella di comprendere l'ambiguità dell' attuale debolezza dello Stato e del sistema politico, essi continuano, come in passato, a produrre azioni vincolanti per la società civile secondo logiche funzionali immutate. Il sistema politico, in particolare, non coincide più con la totalità della società, ma ne costituisce solo una parte. Tuttavia la politica continua a produrre decisioni vincolanti per i cittadini, secondo i criteri tipici di un' ingegneria sociale astratta e "illuminista", che mette a dura prova la legittimità dello Stato stesso e delle sue istituzioni. Le decisioni politiche oscillano tra la necessità di riconoscere le incessanti rivendicazioni di autonomia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche, un'idea che si sta misurando sempre più duramente con processi di globalizzazione e con una rivolta, non sempre silenziosa, contro le istituzioni pubbliche. quel che si tratta di comprendere, è che gli effetti dei processi di globalizzazione mostrano come la società capitalistica non sia il punto d'approdo naturale della storia sociale umana, come sostiene la tradizione di pensiero liberale. L'homo oeconomicus non è affatto il modello razionale e universale di attore sociale promesso dalla modernità liberale. L'espansione del mercato, mediante la libera iniziativa e la libera circolazione delle merci, è il risultato delle modernizzazioni di Stati europei e nord americani che si sono serviti più spesso della guerra che della diplomazia, che hanno imposto la schiavitù, il lavoro forzato, le deportazioni. hanno messo in crisi i principi di convivenza che erano a fondamento della precedente organizzazione comunitaria. Il tessuto di relazioni nella modernità si trasforma per seguire il miraggio del progresso e del benessere. Dopo aver mutato il legame fiduciario, ma anche abbandonato le restrizioni spesso violente del passato, i cittadini corrono alla ricerca di un futuro radioso. Il processo di globalizzazione ha portato alle estreme conseguenze questo meccanismo della creatività distruttrice modernizzante, limitando progressivamente gli interventi dello Stato alla creazione delle condizioni e delle regole favorevoli alla libera circolazione dei beni e del denaro e alla sicurezza pubblica. Parallelamente, ha svuotato i legami fiduciari interni, favorendo il dilagare di un nuovo individualismo anti-istituzionale. Biografie individuali nell'era globale Nel corso degli ultimi decenni la diffusione del risentimento, minaccia sempre più la stabilità dei processi di costruzione dell'identità individuale. I singoli soggetti imparano a immaginarsi liberi, autonomi, dinamici, ma constatano anche di essere sempre più impossibilitati a corrispondere concretamente a quell'ideale astratto. L'esperienza quotidiana di ciascuna persona è sempre più quella di impegnarsi a costruire un'identità concepita come un compito duro e concorrenziale. Oggi la relazione individuale non è più sinonimo di emancipazione da una situazione di dipendenza dagli assetti societari ma tende a sfociare in una deriva atomistica e impotente dell'agire. Se un tempo si nasceva all'interno di una determinata classe sociale, oggi ciascuno di noi si trova ad essere fortemente libero di sperimentare la propria biografia. L'autorealizzazione individuale, si va trasformando sempre più nella ricerca della soddisfazione immediata dei desideri e delle aspettative individuali, e il culto narcisistico di sé pervade ogni ambito dell'azione sociale. Nella coscienza individuale continua a dare frutti quell’idea moderna di autonomia, di possibile realizzazione di un proprio progetto di vita. Ciascun individuo si sente maggiormente libero di "far carriera" e di "avere successo", rivendicando un'autonomia e un'indipendenza che rischiano però di negare ogni valore al legame di fiducia reciproca che è condizione di un'autorealizzazione concretamente praticata e non soltanto astrattamente idealizzata. L'autonomia conquistata rischia di legittimare un'indifferenza diffusa degli uni nei confronti degli altri, in comportamenti, linguaggi e modi di pensare autoreferenziali che si vogliono autosufficienti e indipendenti dai contesti relazionali. Tra le conseguenze più immediate e visibili di questa tendenza ci sono le storie di vita non lineari, confuse e solitarie, di singoli attori sociale. Gli individui sono profondamente condizionati dalle azioni delle subpolitiche del mercato globale, ma anche da nuovi processi di istituzionalizzazione delle loro biografie. Vengono sempre più regolate istituzionalmente: • l'educazione dell'individuo; • il lavoro retribuito e l'età pensionabile; • la concorrenza. L'individuo è sempre più dipendente dalle congiunture economiche globali, della moda, dai mercati e da una rivalità endemica, diffusa in molteplici contesti. Mentre l'individuo si libera dai vincoli tradizionali e dalle relazioni comunitarie si imbriglia nelle logiche selettive e standardizzate del consumo, della produzione e del mercato del lavoro. All'individuo è socialmente richiesto di costruirsi un'identità dinamica in grado di svolgere azioni flessibili, in maniera responsabile nei confronti delle conseguenze di decisioni che lui stesso ha preso, anche quando è evidente che le condizioni istituzionali e di contesto sono eventi che gli si impongono dall'esterno. I valori, i modelli normativi, le rappresentazioni sociali, le strutture che caratterizzavano il Nord America degli anni Cinquanta e Sessanta, modello implicito o esplicito di molta sociologia dell'identità, vengono radicalmente spiazzati dalla progressiva frammentazione del sistema sociale in una pluralità di sottosistemi valoriali e di modelli cognitivi. Si deve pertanto riconoscere che una certa concezione dell'identità come forma compiuta, compatta e prevedibile, definita una volta per tutte, è entrata in crisi e che ad essa deve subentrare una più complessa considerazione delle vicende biografiche, in grado di ricongiungere le trasformazioni in corso delle istituzioni con le nuove traiettorie delle storie personali. La costruzione dell'identità sociale si presenta attualmente come capacità di negoziare nell'interazione quotidiana le proprie molteplici identità. Le istituzioni sociale hanno la duplice valenza di essere fonte di vincoli ma anche sostegno e punti di riferimento dell'azione. Questa duplice valenza di essere fonte di vincoli ma anche sostegno e punti di riferimento dell'azione. Questa duplice valenza istituzionale non esiste in generale: carriera professionale, istruzione, formazione professionale; ambito dove oggi vige la consapevolezza e la responsabilità individuale delle scelte. chi se vede negato l'accesso a uno di quei percorsi istituzionalizzati rischia di trovarsi in una crisi profonda. Gli individui si sentono legittimati a rivendicare gli stessi desideri, sono alla continua scoperta di nuovi ambiti di realizzazione personale, che si possono modificare in modo repentino e radicale. Proprio perché si agisce in situazioni concorrenziali, ma con vistose disuguaglianze di opportunità, nessuno può avere la certezza di realizzare i propri desideri presenti e futuri. Coloro che vivono in situazioni privilegiate in virtù dei loro "vantaggi differenziali" si trovano a misurarsi con le sfide della concorrenza, e coloro che vivono in situazioni di svantaggio si scontrano anche con le difficoltà di accesso al mercato delle offerte. Dalla natura sempre più competitiva delle loro interazioni gli individui imparano, unicamente a loro spese, la fallibilità del loro agire. Il desiderio apprende che la sua realizzazione non è immediata, ma condizionata o addirittura ostacolata dalla competizione, e che il riscatto per una mancata soddisfazione potrebbe non avvenire mai. Avere l'opportunità di accedere a una certa carriera professionale non garantisce affatto automaticamente che i progetti personali si realizzino. Avere il riconoscimento per il proprio lavoro, essere stimati dai colleghi, "fare carriera" , così come tante altre possibili e legittime aspettative non dipendono in un contesto lavorativo solo dalle opportunità di accedere a quel determinato lavoro. Molto dipenderà dalle relazioni sociali e interpersonali, o anche da eventi casuali e contingenti, che culturali, politici ed economici. In altre parole, avere le stesse opportunità non equivale ad avere le stesse garanzie di realizzazione delle aspirazioni personali. Emerge che con i processi di globalizzazione si crea un drammatico circolo vizioso tra le tensioni esistenziali degli individui e l'incapacità da parte delle istituzioni di contenerle e sublimarle. Gli individui si riconoscono sempre meno nelle istituzioni di cui fanno parte.
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