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Seconda rivoluzione industriale, belle epoque, età Giolittiana, Appunti di Storia

10 pagine di appunti spiegati in maniera esaustiva, semplice e colorata: II rivoluzione industriale, imperialismo, divario nord-sud, la belle Époque, gli Stati Uniti tra crescita economica e imperialismo, triplice intesa contro triplice alleanza, l’età Giolittiana.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 26/01/2023

valentinadangelo15
valentinadangelo15 🇮🇹

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Scarica Seconda rivoluzione industriale, belle epoque, età Giolittiana e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La nuova fase del colialismo: l’impialismo Il colonialismo (cioè la conquista di paesi con la forza) non era una novità nella storia dell’Occidente: i primi imperi coloniali infatti, risalivano al 16º secolo quando gli europei avevano acquisito il controllo di molti paesi del mondo. Negli ultimi decenni del ‘800, mentre le grandi potenze si contendevano le colonie in tutto il mondo, al concetto di colonialismo si affiancò quello di imperialismo, che indicava il nuovo indirizzo politico verso la formazione di nuovi imperi coloniali. I MOTIVI DELLA CORSA ALLE COLONIE Durante il periodo della “lunga depressione”, le più grandi potenze europee volevano trovare nuovi mercati fuori dal vecchio continente e questo portò ad un incremento della domanda di materie prime (ferro, carbone, lana, cotone e petrolio) prodotte dall’Europa ma in quantità insufficienti. Ed è proprio per questo che i paesi industrializzati ricercavano i territori d’oltremare (non ancora sfruttati), per reperire materie prime in grandi quantità e a bassissimo costo. Il divio Nord-Sud Il nuovo Regno d’Italia si trovò di fronte numerosi problemi… Nel paese, soprattutto agricolo, pesava molto il divario tra regioni: tra Nord, dove i metodi di coltivazione erano più moderni e le condizioni di vita erano migliori, e il Sud. Qui, era molto diffuso il latifondo (grande pezzo di terreno) ma i proprietari non miglioravano i sistemi produttivi. In alcuni paesi, l’analfabetismo toccava il 90% della popolazione; la situazione igienico-sanitaria era carente e questo era causa della diffusione di molte malattie infettive. Inoltre, dopo l’abolizione delle barriere doganali interne, molte imprese del Sud non ressero la concorrenza con quelle del Nord. L’industria italiana era molto arretrata: le materie prime erano limitate, l’industria metallurgica era quasi inesistente a causa dei pochi combustibili fossili necessari alla lavorazione. L’industria meccanica si occupava di cantieristica che presto però, entrò in crisi per produrre le navi a vapore a causa dell’inadeguatezza tecnologica. Per quanto riguarda il commercio, esisteva solo una piccola industria (perlopiù alimentare o tessile) che si trovava nelle campagne. Oltre agli squilibri economici, dopo l’Unità d’Italia le finanze pubbliche erano in condizioni disastrose; era necessario quindi, fare dei cambiamenti, uniformare misure è monete diverse, ecc… C’era anche il problema che riguardava l’organizzazione dell’esercito e la necessità di dare una lingua comune ai popoli (che parlavano soprattutto dialetti diversi e non sapevano né leggere né scrivere). In questi anni prese vita la “questione meridionale” cioè il divario tra un Nord industrializzato e in crescita, con un’agricoltura all’avanguardia, e un Sud povero, basato sul latifondo e arretrato culturalmente. La mancanza di miglioramenti nel Sud Italia provocò alcuni atti di ribellione; questo fenomeno venne chiamato “brigantaggio”. La secda rivoluzie indusiale L’economia del secondo ‘800: le due fasi Nella seconda metà dell’800 l’Europa e il mondo si trovano in un fenomeno chiamato “seconda rivoluzione industriale” In una prima fase (1850-1870) ci fu uno sviluppo che riguardava la tecnologia, l’organizzazione della finanza e delle banche, e il potenziamento di infrastrutture e vie di comunicazione che favorì la circolazione e lo scambio delle merci. In una seconda fase (1870-1905) ci fu una grande crescita della produzione industriale, grazie anche all’utilizzo di nuove fonti energetiche (petrolio, elettricità) nuovi metalli (acciaio,…) e nuovi strumenti operativi. Un nuovo capitalismo L’innovazione tecnologica comportò una progressiva concentrazione di imprese; solo quelle che disponevano di maggiori possibilità di investimento o che avevano i macchinari più avanzati sopravvivevano. Nacquero così i monopòli, che avevano il controllo su un prodotto o un settore produttivo. Anche nel mondo della finanza nacquero grandi banche che assunsero un ruolo importante come finanziatrici dell’industria: capitalismo finanziario. Ci fu una crescita anche nel mondo del commercio: - da una parte, le industrie prendevano sempre più materie prime dai paesi extraeuropei, cosa che implicò uno sfruttamento sempre più aggressivo delle risorse coloniali; - dall’altra parte, si estendevano le aree geografiche in cui vendere le materie prime. L’economia quindi, diventava sempre più mondializzata e quindi per agevolare gli scambi, molti Stati fin dagli anni ‘60 utilizzarono il SISTEMA MONETARIO AUREO (sistema in cui il valore della moneta è calcolato in rapporto al prezzo dell’oro, stabilito a livello mondiale). Anche se ci fu una grande crescita nel settore industriale, l’economia restò prevalentemente rurale. Tra 1873 e il 1896 ci fu una delle più grandi crisi dell’età moderna, chiamata “lunga depressione”. Anche sotto il punto di vista sociale ci furono grandi trasformazioni; la classe operaia si ingrandì, e al suo interno quindi divenne evidente la distinzione tra lavoratori generici, che costituivano la maggioranza, e gli specializzati, una sorta di “aristocrazia operaia”. Nacque anche un ceto medio (soprattutto urbano) che si distinse dagli “strati alti” della borghesia. Questa nuova “piccola” e “media” borghesia, era formata da impiegati del nuovo settore terziario (commercio, servizi, amministrazione). Il proletariato industriale creò presto delle forme di sindacati e organizzazioni politiche. Le prime conquiste furono l’acquisizione del diritto di sciopero, la realizzazione di una legislazione sociale (che regolamentava i rapporti i rapporti e le condizioni di lavoro, il miglioramento della situazione socio-sanitaria sui luoghi di lavoro, ecc…) Alla fine dell’800 anche la Chiesa cattolica si mostrò interessata alla questione proponendo la solidarietà tra classi, quindi con un salario giusto e il dovere dei proprietari di un utilizzo della ricchezza a un uso sociale. Gli Sti Uni a cresca ecica e impialismo Gli Stati Uniti consolidarono il loro potere politico ed economico e in breve tempo si inserirono tra le più grandi potenze europee. Grazie alla grande ricchezza del sottosuolo (carbone, ferro e petrolio) c’era il presupposto per una potente economia industriale. Ci fu anche un grande impulso nel settore dell’agricoltura con una grande produzione di cereali grazie soprattutto ai nuovi macchinari. In questo periodo ci fu anche un grande incremento demografico dovuto anche alla forte immigrazione soprattutto dai paesi meno industrializzati d’Europa. Successivamente, venne anche creata una fitta rete di comunicazioni (soprattutto ferroviaria) che permetteva di allargare ulteriormente i mercati. Infine, a contribuire allo sviluppo industriale, fu una nuova organizzazione del lavoro ideata dall’ingegnere americano Frederick Taylor. Il “taylorismo” è la scomposizione di ogni processo produttivo in semplici operazioni; ogni mansione è scomposta in azioni lavorative elementari che l’operaio deve svolgere. Ed è proprio da questo nuova organizzazione che nacque presto la catena di montaggio, che consentiva a ogni operaio di compiere una sola semplice operazione e ripeterla continuamente. L’obiettivo era di raggiungerei migliori risultati nel minor tempo possibile. Sarà l’industriale Henry Ford ad utilizzare per la prima volta la catena di montaggio, e in breve tempo fu in grado di produrre un’automobile completa ogni 2 minuti. I “trust” padronali e i sindacati operai L’aumento della produzione facilitò la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi gruppi capitalistici: i trust. Ciò portò ad un rafforzamento dei sindacati, che chiedeva un intervento dello Stato a favore dei lavoratori. Triplice Intesa co Triplice Aeanza TRIPLICE ALLEANZA TRIPLICE INTESA Austria Germania Italia Inghilterra Francia Russia Perché questi Stati erano insieme? Nonostante in Europa ci fosse questo periodo di grande ottimismo, ci sono degli Stati che si sono alleati per delle motivazioni ben precise. Quando l’Italia si era unificata, erano rimaste delle “terre irredente”, che oggi si trovano a Nord Est Italia, cioè delle terre non ancora riunite alla madrepatria e soggette a dominio straniero, in questo caso all’Austria. Alcuni territori del Friuli Venezia Giulia non volevano stare con l’Austria bensì con l’Italia, ma l’Austria non vuole lasciare questi territori. Così l’Italia decide di agire con furbizia: niente guerre, decide di agire sotto il punto di vista diplomatico alleandosi con l’Austria con l’obbiettivo di essere accolta in maniera pacifica da quest’ultima. E qui si lega il famoso detto “quando non puoi sconfiggere il tuo nemico, alleati con esso”. L’Austria, in risposta, decide di accettare di allearsi con l’Italia perché essa geograficamente, sbocca sul Mar Mediterraneo, e questo interessa molto all’Austria perché lei non ha sbocchi sul mare. La Triplice Alleanza, quindi, era un patto difensivo tra Italia, Germania e Austria. Nel caso in cui l'Italia fosse attaccata dalla Francia, le altre due potenze sarebbero tenute ad intervenire. I tre stati della Triplice Alleanza si impegnano all'assistenza reciproca in caso di aggressioni esterne da parte di due paesi. La Triplice Intesa, invece, è appunto un’alleanza tra Inghilterra, Francia e Russia che si sono coalizzate in funzione antigermanica a causa della preoccupazione provocata dalla politica navale e mercantile tedesca. L’à giolana Nel Novembre del 1903 fu chiamato a capo del Governo Giovanni Giolitti. Il suo governo durerà 10 anni (1903-1913) e si concluderà esattamente un anno prima del Conflitto Mondiale. La sua carica passerà alla storia con il nome di “età giolittiana”. Giolitti era un liberale, come Cavour (ultimo grande politico d’Italia) e appartenente alla “Sinistra Costituzionale” (il suo partito) Egli dimostrò grande abilità da un lato, promuovendo un’avanzata legislazione sociale e dall’altra promuovendo una politica volta a favorire la nascente industria italiana: Fiat, Pirelli e un’industria idroelettrica. Giolitti scelse anche di cambiare completamente l’atteggiamento dello Stato nei confronti dei conflitti sociali. Secondo Giolitti, lo Stato non doveva intervenire, né affrontare il problema in maniera violenta, come invece era stato fatto fino a quel momento, ma al contrario rimanere neutrale e lasciare che i contrasti si risolvessero privatamente. Se gli operai hanno dei problemi con il datore di lavoro, lo Stato non deve intervenire perché è una loro questione privata non Statale, pubblica (ed è da qui che poi cominceranno a nascere le prime associazioni, sindacati). Ed è proprio questo il pensiero di Giolitti. Durante il suo governo, venne perfezionata e ampliata la legislazione a favore dei lavoratori anziani, (iniziando a pensare alla pensione) degli infortunati o invalidi (iniziando a pensare alla tutela dei disabili). Inoltre vennero emanate nuove norme per tutelare il lavoro di donne e bambini (per esempio, fu limitato il lavoro femminile notturno e fu introdotta un età minima lavorativa di 12 anni e venne stabilito il diritto di un giorno di riposo per i lavoratori). In seguito, Giolitti favorì l’idea di migliori retribuzioni per i lavoratori e estese a tutti i lavoratori l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro. Istituì l’Istituto Nazionale per le assicurazioni (INA) per gestire le assicurazioni sulla vita. Una riforma importante riguardò le spese per la scuola elementare che vennero trasferite dai comuni allo Stato. Per quanto riguarda invece l’obbligo scolastico, esso veniva esteso fino a 12 anni. Grazie all’obbligo di frequenza scolastico, iniziava a venir meno l’analfabetismo, ancora molto diffuso soprattutto al Sud Italia. Ci furono anche importanti interventi nel settore della sanità pubblica; come la distribuzione gratuita del chinino contro la malaria. Le nuove riforme igienico-sanitarie portarono ad un grande incremento demografico e ad un miglioramento dello stile di vita. Grazie ad un benessere generale raggiunto e le consistenti rimesse degli emigrati (rimesse= cioè varie modalità di invio di denaro da parte degli emigrati verso la patria) fu possibile mantenere il bilancio in pareggio. Grazie ad un’attenta amministrazione del denaro pubblico, la lira (la cartamoneta italiana) acquisì talmente tanto prestigio, che sul mercato internazionale venne preferita alle monete d’oro. La favorevole situazione finanziaria portò a maggiori risparmi e quindi i depositi presso le banche, che poterono finanziare numerose imprese sia agricole che industriali.
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