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Il 1600 in Inghilterra - un secolo di cambiamenti, Appunti di Letteratura Inglese

Appunti chiari, concisi ed esaustivi sulla storia inglese del XVII secolo, un secolo ricco di cambiamenti a livello politico, culturale e sociale. #letteratura #inglese #aureliana #natale #sbobine

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 04/09/2021

paolinap99
paolinap99 🇮🇹

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Scarica Il 1600 in Inghilterra - un secolo di cambiamenti e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Lezione 28 IL 1600 Premesse La monarchia inglese non era assoluta come quella francese. Questo perché fin dal 1215 l'Inghilterra godeva di una costituzione introdotta dalla Magna Charta Libertatum. La Magna Charta aveva introdotto in Inghilterra un Parlamento bicamerale costituito dalla Camera dei Lords e dalla Camera dei Comuni: la Camera dei Lords era composta da nobili nominati direttamente dal sovrano, mentre la Camera dei Comuni era elettiva e formata da borghesi. Alle due camere spettava il compito di controllare l'operato del sovrano, il quale infatti non poteva imporre tasse senza il consenso del Parlamento. Dunque, nel 1215 il parlamento costrinse Re Giovanni — protagonista anche del dramma shakespeariano King John — a concedere la Grande Carta della Libertà (Magna Charta Libertatum): si trattava di un elenco di privilegi a favore di alto clero, nobili e città libere. Fu così che nacque il Parlamento inglese come lo conosciamo anche noi oggi. In Inghilterra il Parlamento è l'assemblea dei rappresentanti del regno e si articola in due “rami”: la Camera dei Lords (nobiltà e alto clero) e la Camera dei Comuni (borghesia e piccola nobiltà). Il 1600 si apre con questa stessa situazione istituzionale. Difatti, anche durante il regno dei Tudor la monarchia non era di tipo assolutistico poiché vigeva ancora la Magna Charta: il parlamento era bicamerale e ogni contea inglese nominava due parlamentari, a discapito di quelle più popolose. Tuttavia, nel corso del 1600 la situazione politica dell'Inghilterra diventa meno stabile e il paese diviene teatro di scontri per motivi politici, istituzionali, religiosi e sociali. In particolare, si inasprì la diatriba tra l'aristocrazia dei pari e il ceto della gentry. Questo soprattutto perché nel corso del XVI secolo e ancor di più agli inizi del XVII secolo il ceto della gentry divenne sempre più facoltoso e questo permise agli esponenti di questa classe di arricchirsi sempre di più, soprattutto grazie all'acquisto di beni ecclesiastici ed enclosures:. Inoltre, nel corso del secolo le città divennero sempre più popolose. Una delle cose più importanti da considerare è che il nuovo secolo si apre con la morte nel 1603 di Elisabetta I dopo ben 45 anni di regno: il regno più longevo fino ad allora. Alla morte di Elisabetta sale al trono Giacomo I Stuart, re di Scozia figlio di Maria Stuarda. Poco dopo essere salito al potere in Inghilterra nel 1605 riuscì a sfuggire alla congiura delle polveri: un complotto ordito dai cattolici per deporlo. Giacomo I sposò Anna di Danimarca nel 1589 e rimase alla guida dell'Inghilterra fino alla sua morte nel 1625. Alla morte di Giacomo I, salì al trono suo figlio Carlo I Stuart, famoso per essere stato deposto e poi decapitato nel 1649 a causa dei suoi problemi con il Parlamento. A seguito del regicidio di Carlo I Stuart si assisterà alla nascita del Commonwealth (dalle parole common e weal, quindi “bene pubblico”): la Repubblica Unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda, che durerà solo per pochi anni. Dunque, il Seicento inglese dal punto di vista storico-politico è un secolo densissimo di cambiamenti, pieno di eventi significativi che culminarono nella trasformazione del paese in una monarchia costituzionale. Giacomo I conla sua ascesa al trono diede inizio anche in Inghilterra alla dinastia degli Stuart (già sovrani di Scozia dal 1371) che sarà protagonista di ben due deposizioni regie, la prima consumatasi nel sangue. Infatti con Carlo I, figlio di Giacomo, si assiste alla deposizione e la condanna a morte del sovrano nel 1649 ad opera del Parlamento che aveva coalizzato contro il re insieme alla piccola borghesia e ai proprietari terrieri, uniti dal collante religioso del protestantesimo. Il Parlamento, infatti, temeva le aspirazioni assolutistiche del sovrano e la sua politica religiosa: Carlo I fu accusato, infatti, di essere troppo vicino cattolicesimo, anche per via del suo matrimonio con la cattolica Enrichetta Maria di Francia. Per tutte queste ragioni, Carlo I fu deposto e successivamente decapitato e nel frattempo suo figlio Carlo II dovette fuggire per non andare incontro alla 1 Recinzioni delle terre comuni (common lands, common wastes) e dei fondi indivisi Lezione 28 stessa sorte del padre. Il personaggio alla guida della rivolta anti-monarchica fu Oliver Cromwell. Tuttavia, dopo aver deposto il sovrano e proclamato la Repubblica, Cromwell ne divenne presto un Lord Protettore eccessivamente accentratore. Tant'è vero che alla sua morte il figlio non riuscì a mantenere la repubblica e non fu difficile ripristinare la monarchia. Così salì al trono Carlo II Stuart, figlio del re condannato. Carlo I Stuart nasce nel 1600 e fu re dal 1625 al 1649, anno della sua decapitazione. La sua politica autoritaria lo fece entrare in contrasto con il Parlamento, il quale stava diventando più potente grazie all'ascesa e all'arricchimento della borghesia. Un primo tentativo di limitare l'arbitrio regio fu effettuato già nel 1628 tramite la Petition of Rights, ma ciò si rivelò insufficiente e la decapitazione divenne inevitabile. Ma come si arriva alla deposizione del sovrano? Nel 1648 Cromwell occupò Londra e si effettuò la cosiddetta Purga di Pride, ovvero l’epurazione del parlamento per cui tutti coloro i quali non erano d'accordo con la deposizione del sovrano furono cacciati dal parlamento. Questo perché si temeva che il sovrano potesse ancora radunare delle truppe a lui fedeli e ribaltare il nuovo assetto guidato da Cromwell. Fu così che il 30 gennaio 1649 Carlo I venne mandato a processo con l'accusa di tentato assolutismo, fu ritenuto colpevole e condannato a morte. A seguito della morte del re, il 19 maggio 1649 avvenne la proclamazione della repubblica (il Commonwealth) unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Dopo l'epurazione del parlamento, per un certo tempo fu mantenuto il cosiddetto Rump Parliament: un parlamento tronco con soli 90 deputati. Tuttavia, nel 1653 Cromwell decise di sciogliere con la forza ciò che restava del parlamento dopo aver stroncato le rivolte sorte in Irlanda e in Scozia nate dal tentativo dei cattolici di appropriarsi del potere ora che la monarchia inglese risultava destabilizzata. Sciolto il parlamento, Cromwell iniziò a concentrare la maggior parte del potere nelle proprie mani e istituì un nuovo parlamento chiamato Barebone Parliament (Parlamento dei nominati). Infine, Cromwell si proclamò Lord protettore a vita. Alla morte di Cromwell, il figlio si rivelò incapace di portare avanti l'impresa del padre e questo fece sì che nel paese fosse ripristinata la monarchia con l'ascesa al trono di Carlo II. Carlo II nacque a Londra nel 1630, fu re d'Inghilterra dal 1660 al 1685. Figlio di Carlo I, occupò il suo posto nella Camera dei Lords nel 1641 e comandò le prime campagne durante la Guerra Civile. Il suo esercito fu sopraffatto da Cromwell a Worcester e Carlo dovette fuggire in Francia dove rimase otto anni. Dopo la morte di Cromwell nel maggio 1660, il figlio non si dimostrò capace di portare avanti l'impresa compiuta dal padre e così Carlo II, riconosciuto come sovrano dal popolo e grazie alle importanti famiglie europee alle quali aveva chiesto appoggio, fece ritorno a Londra, accettando di mantenere un governo parlamentare e garantendo l'amnistia agli oppositori politici. Carlo II fu incoronato il 23 aprile del 1661 e rimase al potere fino al 1685. Dunque, assistiamo al ritorno della monarchia parlamentare. Questa fase della storia inglese è conosciuta come periodo della Restaurazione. In realtà, già nel corso della guerra civile durante la quale il padre fu decapitato, Carlo II tentò di tornare in Inghilterra nel 1651, ma fu sconfitto nella battaglia di Worcester. Di conseguenza, fu costretto a trascorrere molti anni in esilio tra la Francia, i Paesi Bassi e la Spagna aspettando il momento propizio per poter tornare in patria. Questo momento arrivò quando alla morte di Cromwell suo figlio Richard si rivelò incapace di mantenere il Protettorato. Fu così che Carlo II fu invitato a marciare su Londra dove fu incoronato il 23 aprile 1661. Carlo II è stato soprannominato il Merrie Monarch? per il suo stile di vita godereccio. Non a caso, durante il suo regno non solo furono riaperti i teatri, chiusi dai protestanti durante tutta la fase repubblicana, ma venne dato anche grande impulso allo sviluppo delle arti e delle scienze, con la fondazione storica della Royal Society. Inoltre, il Great Fire of London che distrusse buona parte della città nel 1666, fece sì che ? Merrie Monarch sta per “monarca allegro”. Lezione 28 (1675), Venice Preserved (1682) e The Orphan (1680), Lee, che scrisse The Rival Queen (1677), e Baneks, che dal 1681 al 1684 si dedicò alla composizione di una serie di tragedie che avevano per protagoniste quelle donne che avevano fatto la storia inglese, quali Elisabetta I, Anna Bolena, Jane Grey e Maria Stuarda. Nona caso, il fatto che le grandi donne della storia potessero essere finalmente interpretate dalle donne stesse e che il teatro fosse ora provvisto di scenografia creava un effetto visivo dirompente che donava al teatro nuovo spessore. Le commedie del teatro della Restaurazione si avvicinano molto al modello delle city comedies. Quando si parla di Restoration Comedy si intende la produzione teatrale comica prodotta in Inghilterra tra il 1660 ed il 1710. Le commedie di questa fase si caratterizzarono per la predilezione di quelle storie che giocavano sulle dinamiche del rapporto tra i sessi, soprattutto con espliciti riferimenti sessuali e tematiche licenziose, 1 quali facevano da specchio della vivacità erotica che caratterizzava la corte di Carlo II Inoltre, nelle commedie della restaurazione il matrimonio e le convenzioni sociali vengono smascherate o ne viene giocosamente evidenziata l'ipocrisia. Non a caso, nelle produzioni di questo periodo si fa largo anche la figura del libertino. Infine, un altro tema prediletto delle commedie dell’epoca furono i rapporti istituzionali e di potere, i quali erano sempre analizzati con irriverenza carnevalesca, controllata per non incorrere nella censura. Il linguaggio delle Restauration Comedies si rifà sempre più al wit: quel linguaggio arguto che venne definito da Hobbes «la capacità di cogliere connessioni tra due cose apparentemente diverse con ingegno e sagacia». Il modello assoluto per le commedie di questa fase divenne Moliere, visto anche il vasto successo che la sua opera aveva avuto a livello europeo. Inoltre, in questa fase si diffondono anche i modelli della commedia della Spanish Plot e la London Comedy: due modelli legati alla rappresentazione della vita cosmopolita e variegata delle grandi città come Londra. Non a caso, Spagna e Inghilterra erano due paesi che adottavano politiche coloniali simili e che per questo condividevano anche un forte impulso cosmopolita che diede avvio a un ulteriore sviluppo delle city comedies. Tra gli autori principali di commedie in questo periodo spicca Etherge, il quale scrisse The Comical Revenge or Love in a Tub (1664), una commedia con ben quattro plot intrecciati che animavano la trama. Tra le commedie di Etherge figurano anche She Should if She Could (1668), che già dal titolo mette in risalto la centralità del femminile, e la commedia The Man of Mode (1676), dove al centro spicca la figura del libertino (chiamato il rake, derivante dal norreno reikall: vagabondo). Tra gli autori di commedie di questa fase figura anche Dryden, famoso però soprattutto per la sua produzione tragica: la commedia probabilmente più famosa di Dryden è Marriage à la Mode, all'interno della quale l’autore mette al centro e analizza il rapporto tra passione e matrimonio. Infine, tra gli autori comici di questa fase spicca anche una scrittrice donna: Aphra Behn, esponente della sex comedy e considerata da Virginia Woolf la prima grande scrittrice professionista in Inghilterra. Tra i drammi più famosi di Aphra Behn vi sono The Rover (1677), commedia ambientata a Napoli che aveva per protagonista la prostituta Angelica Bianca, The Forced Marriage (1670) e Sir Patient Fancy. Nelle sue opere comiche Aphra Behn trattava tematiche anche spinose, come la prostituzione e le relazioni sessuali, e analizzava soprattutto le dinamiche del rapporto tra i sessi. La filosofia nel 1600 Il 1600 fu un secolo pieno di contraddizioni: segnato da gravi crisi economiche, guerre e pestilenze. Tuttavia, fu anche un periodo caratterizzato da fondamentali cambiamenti che segnarono profondamente l'età moderna. L'evento probabilmente più importante del secolo fu la rivoluzione scientifica, a partire da Cartesio, con il passaggio fondamentale della centralità dell'individuo nell'osservazione del mondo (Corgito Ergo sum), per poi passare a 5 Lezione 28 Francis Bacon, il quale teorizzò il metodo induttivo basato sull'esperienza del mondo come fonte di conoscenza, fino ad arrivare a Isac Newton che teorizzerà la gravitazione universale e la meccanica. In una prospettiva poi tutta antropocentrica iniziano le analisi del rapporto tra individuo e potere e tra individuo e società nelle riflessioni filosofiche di pensatori come Hobbes o Locke. Ad esempio, Hobbes teorizzò la figura del Leviatano in relazione alle dinamiche di potere nel patto sociale che regola le comunità, per cui si rinuncia alle proprie libertà in favore di una regolamentazione da parte del potere assoluto, perché senza patto sociale e con il solo stato di natura ognuno tenderebbe a sopraffare l'altro. Meno radicale nella soluzione ideale riguardo il patto sociale fu invece Locke, che ne riconosceva l'importanza, ma fu anche tra i primi a teorizzare il principio di “tolleranza” che poi ispirò gli Illuministi, per cui in un patto di reciproca fiducia tra Stato e popolo emerge lo spazio vitale giusto che tutela l'individuo, tanto che Locke affermerà: “Ogni uomo ha nella propria persona una proprietà, sulla quale nessuno può esercitare diritti tranne se stesso”. La filosofia politica di Thomas Hobbes è contenuta principalmente nella sua opera più celebre, Il Leviatano (1651) e si fonda su due postulati, da cui si dipana l’intera trattazione. Innanzitutto, Hobbes sostiene che ogni uomo è affetto da una bramosia naturale che lo porta a voler godere da solo di quei beni che dovrebbero essere comuni. In secondo luogo, Hobbes è convinto che l'istinto primario alla base di ogni essere umano sia l’impulso all’autoconservazione. L'uomo quindi per Hobbes non è un animale politico o sociale: infatti, pur necessitando dell'aiuto degli altri, l'uomo non possiede un amore naturale per il suo simile. L'associazione in gruppi nasce così dal timore reciproco o dal bisogno, non dalla benevolenza. Dati questi presupposti lo stato di natura è uno stato di guerra di tutti contro tutti, continua e costante; Hobbes lo definisce, con una celebre formula latina, bellum omnium contra omnes per cui «homo homini lupus», ovvero «l'uomo è lupo per l’altro uomo». Non essendoci legge, nello stato di natura non vi è nemmeno una distinzione di giusto e ingiusto e ciascun uomo ha diritto su qualsiasi cosa, compresa la vita degli altri. Ma siccome l’istinto naturale dell’uomo lo porta a fuggire il male più grande che può concepire, cioè la morte violenta, e siccome lo stato di guerra continua non può che concludersi con la distruzione dell'umanità, la ragione umana suggerisce l'adozione delle leggi e del vivere civile. Per Hobbes, il primo di questi vincoli fondamentali è la legge naturale, ovvero la proibizione di fare qualunque cosa provochi la distruzione della vita. La legge naturale mira quindi a imporre all'uomo una disciplina che lo protegga dagli istinti antagonistici. Per uscire dallo stato di natura diventa necessario un patto tra gli uomini, i quali per garantire la pace rinunciano ai propri diritti e li affidano ad uno solo (il sovrano) investito di un potere assoluto. Hobbes diventa così il principale e più coerente teorico dell’assolutismo: il “patto” è irreversibile e unilaterale, in quanto il potere trasmesso al sovrano non può essere revocato dai cittadini, e il monarca non è sottoposto alla legge di natura, in quanto è lui stesso che legifera su ciò che si deve intendere per giusto o sbagliato. Lo Stato quindi deve essere obbedito anche quando emette delle ordinanze ritenute ingiuste e si trova, sempre e in ogni caso, al di sopra della legge stessa, come il mostro biblico del Leviatano che, con la sua immane potenza, incute soggezione ad ogni nemico. Infine, l'assolutismo hobbesiano si riflette anche sui rapporti che devono intercorrere tra Stato e Chiesa: per Hobbes, infatti, potere statale e potere ecclesiastico coincidono, poiché non può esservi un’altra autorità indipendente rispetto al sovrano. Il pensiero politico e religioso di Locke è stato di grande rilevanza e infatti egli è considerato il fondatore del liberismo. In particolare, Locke è stato trai primi e più efficaci difensori delle libertà dei cittadini, della tolleranza religiosa e della libertà delle Chiese. Come per Hobbes, anche per Locke lo Stato ha origine da un contratto sociale dettato dalla propria utilità. Tuttavia, mentre per Hobbes questo contratto esigeva la 6 Lezione 28 cessione di tutti i diritti allo Stato (al Re), per Locke vi sono dei diritti inalienabili, ovvero il diritto alla vita, il diritto alla proprietà e il diritto alla difesa. Dunque, per Locke lo Stato ha come compito primario quello di garantire e tutelare i diritti fondamentali dell’individuo. I diritti fondamentali dell'individuo sono quei diritti che esistono già per natura e che per questo sono detti anche diritti naturali. I diritti naturali dell'uomo sono: il diritto alla vita, il diritto alla libertà e il diritto alla proprietà. Pertanto, per Locke il sovrano non è all'origine di ogni legge e di ogni diritto, ma è egli stesso soggetto alla legge e al diritto. Per cui, secondo le riflessioni di Locke Quindi lo Stato non elimina, ma garantisce i diritti naturali originari e, diversamente da quanto sostenuto da Hobbes, non dà origine ad un potere assoluto. Questo è il fondamento teorico del liberismo politico settecentesco. Infine, nella sua celebre Lettera sulla tolleranza (1689), Locke sostiene anche che lo Stato non debba occuparsi delle questioni di fede e che debba lasciare diverse confessioni religiose libere di professare il proprio credo. Inoltre, secondo Locke la Chiesa deve rinunciare a chiedere l'intervento coercitivo dello stato in materia religiosa, in quanto la coercizione non ha alcun senso ai fini della salvezza dell'anima. In questo modo, Locke arriva ad affermare la legittimità della tolleranza religiosa, la quale deriva dalla libertà di coscienza e dalla laicità dello stato. Tuttavia, dalla tolleranza religiosa proposta da Locke restano comunque esclusi i cattolici, nell'Inghilterra degli anni di Locke il cattolicesimo era associato all'assolutismo monarchico, e gli atei, in quanto Locke è laico, ma credente e ritiene anche che, nel suo nucleo essenziale, il cristianesimo sia una religione razionale. Tutti questi non sono altro che brevi accenni alla rivoluzione antropocentrica a cui assistiamo durante il XVII secolo, ma sono fondamentali per comprendere quali nuovi grandi temi e prospettive si aprono nella letteratura. Difatti, proprio la letteratura si occuperà di descrivere tali cambiamenti e recherà in sé i frutti delle riflessioni dei filosofi e degli altri intellettuali di questo periodo storico. Risulta interessante notare come si passi dal mondo ordinato e istituzionalizzato dalla dinastia Tudor dell'inizio del Cinquecento ad un secolo — il Seicento — in cui a dominare è il dubbio amletico. Addirittura, in questa fase il dubbio diventa la vera e propria cifra della conoscenza del mondo. Nona caso, si passa da un testo come Utopia di Thomas More, nel quale l'autore rappresentava un mondo perfettamente organizzato, ad un’opera sempre ascrivibile al genere utopico come il The New Atlantis di Sir Francis Bacon all'interno della quale l’autore analizza il potere che deriva all'uomo dalla conoscenza scientifica e in cui arriva addirittura a scrivere: «se l'uomo vuole cominciare con certezze, allora finirà con dei dubbi; ma se sarà contento di cominciare con dei dubbi, allora finirà con certezze». Infine, questa nuova prospettiva sempre più antropocentrica e moderna emerge molto anche nelle riflessioni tra desiderio, recta ratio e libero arbitrio di John Milton.
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