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Il banchetto nell'antica roma, Appunti di Archeologia

descrizione di come si svolgeva un banchetto nell'antica roma

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 13/10/2016

marta_pollio
marta_pollio 🇮🇹

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Scarica Il banchetto nell'antica roma e più Appunti in PDF di Archeologia solo su Docsity! L’ora della cena romana cominciò lentamente a spostarsi dal pomeriggio alla sera con il raffinarsi dei costumi e l’introduzione dell’illuminazione domestica: poteva essere costituita da un piatto unico se si mangiava da soli (domicenium), o trasformarsi in un’occasione di riunione con gli amici (convivium), in tal caso, con un puntuale ordine di successione delle pietanze, a volte invertito per sorprendere gli invitati, e un numero non inferiore di tre portate (fercula), capaci di arrivare a sei nella celebre cena di Trimalcione. I banchetti non erano prerogativa dei soli ricchi, e quando la situazione economica del padrone di casa lo richiedeva, erano gli stessi commensali a portare il loro contributo per il pasto. Il convivium si apriva con abbondanti e stuzzicanti antipasti per stimolare l’appetito, chiamati gustatio o promulsis, dal nome del vino mielato (mulsum) con cui si accompagnava la degustazione di uova, frutti di mare e verdure. A succedere piatti di carne e pesce, seguiti da arrosti di cacciagione e piatti ricercati (mensa prima o caput cenae). La conclusione di tanto pasto luculliano erano dolci, e più spesso frutta fresca e secca, a volte ancora cibi salati (salsicce ricorda Marziale e focacce al formaggio nonché molluschi riporta Petronio), costituivano la seconda mensa, termine derivante dall’usanza già greca, poi caduta in disuso presso i romani, di cambiare la tavola a fine portata. Fu proprio l’abitudine di mangiare uova durante l’antipasto e frutta al termine della cena, a dare origine al detto «ab ovo usque ad mala», per dire «dal principio alla fine». Al vino, servito e bevuto con moderazione durante la prima parte del pasto, per non interferire con l’offerta rispettosa ai Lari fra la prima e la secunda mensa, era riservata la commissatio, una libagione alla quale si poteva essere separatamente invitati, alla stregua di un dopo cena. Ancora una volta stuzzichini o vivande più consistenti erano serviti agli ospiti, conditi da disquisizioni più o meno filosofiche, a seconda di quante volte i fanciulli mescitori del vino avevano riempito la coppa. Galateo Gli invitati ad un banchetto indossano la vestis coenatoria o synthesis, una veste in lino colorato e leggero, fresca e piuttosto ampia in modo da garantire una certa libertà di movimento; ai piedi si calzano le soleae, sandali riservati all’uso domestico, costituiti da una suola particolarmente flessibile e confortevole e da sottili strisce di pelle da intrecciate sul dorso del piede e legate alla caviglia. E’ uso comune lavare le mani prima del pasto, ma spesso uno schiavo provvede anche a detergere con acqua profumata i piedi degli ospiti. Ai convitati è consentito anche portare commensali non invitati dal padrone di casa: costoro - designati con il nome di umbrae - sono sempre bene accetti, ma non possono prendere posto sul letto triclinare al pari degli altri ospiti e partecipano al banchetto accomodandosi su sedie e sedili (subsellia), come le donne e i bambini. Si mangia sdraiati poggiandosi al gomito sinistro e piluccando il cibo con la mano destra, in una posizione che oggi troveremmo scomodissima, ma che presenta un duplice vantaggio: permettere di ingerire una quantità maggiore di cibo e consente ai convitati di sazi oltre misura di assopirsi tra una portata e l’altra. Questa particolare postura rende però virtualmente impossibile il ricorso alle posate, che richiedono l’uso di entrambe le mani, ed infatti il loro numero è ridotto al minimo: i cibi arrivano già tagliati in piccoli pezzi da schiavi detti scissores, usanza che rende superflua la presenza in tavola del coltello, mentre le forchette non esistono, o meglio sono impiegate unicamente come arnese da cucina. Solo i cucchiai (ligulae o cochlearia) trovano una certa frequenza d’uso, impiegati per raccogliere salse e farinate. Le pietanze sono presentate agli ospiti dai camerieri prima di essere deposte sul repositorium, dove rimangono a disposizione dei commensali; è dunque raccomandata una certa discrezione nel servirsi per non dar luogo a spiacevoli alterchi tra invitati. “Si evitino quanto possibile le liti e si procrastinino odiosi battibecchi, altrimenti è meglio tornarsene a casa!” si legge sui muri della Casa del Moralista a Pompei, e si tratta di una raccomandazione largamente condivisibile anche ai nostri tempi. Meno accettabile l’etichetta che regola le modalità di assunzione del cibo: “Assumi i cibi appena con la punta delle dita (mangiando ci vuole grazia), non sporcarti la faccia con le mani bisunte”. Queste le raccomandazioni di Ovidio alle donne che desiderano rendersi attraenti e piacevoli; tuttavia chi proprio non riesce a non ungersi il volto può rimediare pulendosi con molliche di pane o con un apposito tovagliolo, che oltre a proteggere dalle macchie vesti e biancheria svolge anche un altro compito: alla fine della serata viene utilizzato per raccogliere, a mo’ di fagotto, gli
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