Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Barone Rampante - Analisi, Dispense di Letteratura Italiana

Letteratura italiana - Scienze della Formazione Primaria UniMib

Tipologia: Dispense

2017/2018
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 12/05/2018

alan_langiu
alan_langiu 🇮🇹

4.3

(43)

16 documenti

1 / 14

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Barone Rampante - Analisi e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! IL BARONE RAMPANTE Genesi Il Barone Rampante è il romanzo più lungo di Calvino ma scritto molto velocemente, dal 10 dicembre 1955 al 26 febbraio 1956, e inframezzato dal completamento di “La speculazione edilizia”. Sulla scia degli avvenimenti successivi alla Seconda Guerra Mondiale Calvino proietta la propria ribellione individuale in uno sfondo storico in cui la ribellione è l’evento principale: la Rivoluzione Francese. E la ribellione è proprio l’elemento che dà inizio alla vicenda del Barone Rampante. Il testo subisce quindi l’influenza dei ripensamenti di quest’epoca di ripensamento sul ruolo che l’uomo può avere nel movimento storico. Calvino cominciò a scrivere questo testo proprio prendendo alla lettera una definizione che Pavese aveva dato di lui: “Calvino è uno scoiattolo della penna che si arrampica sugli alberi non per paura ma per gioco, e che osserva la vita partigiana dall’alto”. Il Barone Rampante nasce anche come espiazione delle debolezze del volume precedente. La genesi del testo è testimoniata da due stesure manoscritte: la prima costituita da fogli molto tormentati e fitti di correzioni, priva di titolo, mentre la seconda è una trascrizione più ordinata e pulita su cui rimangono comunque correzioni prima della stesura definitiva (toglie alcune parti e cerca di alleggerire il testo, ex. ridimensionamento delle caratterizzazioni dei personaggi o delle parti psicologiche, toglie le parti troppo didascaliche, procede più per allusioni) Cases sostiene che non si tratti di un romanzo di formazione perché di solito esso comporta un’evoluzione, una trasformazione del personaggio. Spesso inoltre viene definito più un racconto che un romanzo perché si tratta di una successione di episodi già conclusi, anche perché non vengono raccontati dal protagonista ma dal fratello Biagio. Tema principale “Una persona si pone volontariamente una difficile regola e la segue fino alle sue ultime conseguenze, perché senza di queste non sarebbe sé stesso né per sé né per gli altri”. Calvino, in opposizione al romanzo precedente, figura “l’uomo completo”, colui che realizza una sua pienezza sottomettendosi ad un’ardua e riduttiva disciplina volontaria. Struttura Sostanzialmente lineare, Cosimo è quasi sempre in primo piano e le vicende sono quasi sempre in ordine cronologico (raramente analessi o prolessi ex. racconto di episodi d’infanzia) Vi sono anche una serie di storie parallele che però non hanno sviluppo esteso ed autonomo, i personaggi sono sempre visti in relazione a Cosimo. Si hanno 30 capitoli che possono essere suddivisi in 3 sezioni: • I primi dieci capitoli sono contraddistinti da un tono più fiabesco; sono i capitoli in cui Cosimo ha la sua iniziazione alla vita sugli alberi. • La sezione centrale dall’XI al XX ha un tono più avventuroso ed è scandita dal confronto con personaggi più anziani (Enea Silvio, Gian Dei Brughi. Abate Fauchelafleur); sono i capitoli in cui Cosimo si attiva per gli altri. Inoltre muoiono i genitori. • Dal cap.XXI la narrazione assume un tono più saggistico e storico: rivolta di Ombrosa, incontro con Napoleone, coinvolgimento di Cosimo nelle vicende storiche (associazione massonica); vengono narrati i fatti principali della sua maturità. (molti riferimenti temporali, scansione delle giornate e dei mesi) I capitoli X e XX fanno da cerniera tra le diverse parti e sono quelli in cui viene messo in maggior evidenza lo stato d’animo del protagonista; nel primo il suo disagio di essere assorbito dalla natura, nel secondo dove capisce che non potrà sfuggire al senso di inquietudine che lo perseguita. In alcuni casi tra la fine di un capitolo e l’inizio del successivo c’è una ripresa [coblas capfinidas] (ex.cap.4-5, cap.16-17, cap.23-24). Tempo: La vicenda ha inizio il mezzogiorno del 15 giugno 1767 I capitoli: I-VII coprono l’arco di qualche giornata IX-X arrivano a coprire l’arco di qualche mese XI-XX dal 1768 al 1780, coprono l’arco di 12 anni nel passaggio tra adolescenza e prima giovinezza XXI-XXX dal 1780 al 1820, coprono l’arco di 40 anni con scarse indicazioni temporali. Narratore Per la maggior parte del romanzo il narratore è Biagio, e più volte si nota come il suo sguardo sia caricato da una “consapevolezza a posteriori”. Questo espediente narrativo ci avvicina alle vicende, rende plausibili fatti di per loro inverosimili e giustifica omissioni, digressioni e cambiamenti di tono. Infatti Biagio è inizialmente partecipe delle vicende del fratello. Diventa poi spettatore e spesso è Cosimo stesso a raccontargli le sue vicende. Infine è testimone indiretto degli eventi, le vicende di Cosimo gli vengono raccontate da altre persone (ex. cap.19 pag.156-158) In alcuni punti Biagio cede la narrazione allo stesso Cosimo (espediente per superare le eventuali discrepanze e per narrare le vicende più fantastiche e inverosimili – ex. episodio del cervo pag.137-138, episodio dei lupi pag.208, inizio cap.27 “Lascio la parola a lui, riportando fedelmente qualcuno dei suoi racconti”, pag.124 sui pirati) L’espediente di far figurare il libro come scritto dal fratello assolve così anche alla funzione di sottolineare come la scrittura implichi un confronto tra esperienza attuale ed esperienza pregressa. Cosimo che narra e Cosimo che scrive Attività di narratore menzionata fin dall’inizio, nel II cap. pag.17. Molte delle vicende che Biagio racconta gli sono state raccontate direttamente da Cosimo o le ha ricavate da testimonianze, in minima parte e principalmente all’inizio Biagio vede e partecipa direttamente alle vicende di Cosimo. Pag.124 si dice anche che Cosimo forniva differenti versioni delle sue vicende, motivate anche da una sorta di pietas paterna, nelle primissime versioni della morte dello zio lo guida il pensiero di non ferire il padre (pag.134) Descritto principalmente nel cap.1: con la parrucca lunga sulle orecchie alla Luigi XIV, fuori tempo come tante sue cose. Definito un uomo noioso anche se non cattivo e non pensava ad altro che a genealogie, successioni, rivalità; vantava pretese al titolo di Duca d’Ombrosa. Cap.5 pensa che il figlio sia diventato matto e indemoniato. Se la prende con l’Abate dicendogli che bisognava esorcizzarlo. Nel cap.7 viene detto che non osava più farsi vedere in giro perché temeva che la dignità ducale fosse compromessa, soprattutto per il fatto che Cosimo era l’erede del titolo; la sua era più preoccupazione per le conseguenze dinastiche che ansia paterna. Non gradiva gli impieghi delle altre Corti, si sentiva un sovrano spodestato, e aveva rotto tutti i rapporti con i nobili del vicinato. Costante ansia anche per il pensiero che fosse in corso una costante guerra tra lui e i Gesuiti: avevano avuto uno scontro per il possedimento di un orto la cui proprietà era contesa e per cui egli aveva infine ottenuto di far allontanare la Diocesi. Dopo il primo dialogo con Cosimo il padre cercò poi di parlare di Cosimo col tono più naturale possibile, tutto doveva continuare come prima. Definiti buoni genitori ma estremamente distratti. Battista Definita nel cap.1 “la monaca di casa”. Scarnificava pollastri, neanche il padre osava guardarla perché con quegli occhi stralunati sotto le ali della cuffia inamidata, i denti stretti in quella sua gialla faccina da topo, faceva paura anche a lui. Viveva in un isolamento impostole dal padre, anch’essa con animo ribelle. Il suo animo isolato e triste s’esplicava nella cucina; era bravissima perché non le mancava né diligenza né fantasia ma produceva piatti raccapriccianti. Inizialmente Battista sembra quasi invidiosa di Cosimo (cap.3) perché per una volta aveva trovato qualcuno che la superava nel tener la famiglia con il fiato sospeso, solitamente era lei con le sue stranezze. Cap.9 all’incontro con i Conti d’Estomac: vive ritirata, è molto pia, detto dal padre, ma poi “quella scema” si presentò con la cuffietta da monaca ma tutta messa su con nastri e gale, la cipria in viso, i mezzi guanti. Si fidanza con il contino d’Estomac. Viola d’Ondariva Egocentrica e volubile ma anche diligente Rientra nel gioco delle prospettive etiche e culturali del periodo: a contrasto con la determinatezza illuministica, la spinta barocca/romantica verso il tutto rischia di diventare una spinta distruttiva. La prima volta che compare (cap.2) è una bambina di 10 anni, bionda. Il carattere di Viola è da subito ben delineato: è quello di una bambina forse un po' capricciosa, sempre volubile, un po' perfida e desiderosa di controllo sulle situazioni, egocentrica e in cerca d’attenzioni. Viene descritta poi come sposa del Duca Tolemaico (cap.20); una ragazza di circa ventuno anni, una sposa che non gli è stata insieme neanche un giorno, che solo adesso comincia ad interessarsi ai suoi possedimenti ma dopo poco trova brutto tutto. Cap.21-22: un’amazzone, correva a briglia sciolta ed era bionda, sfrecciava sicura e inafferrabile. Sempre più bella. Il viso di donna altera e insieme di fanciulla, ogni cosa di lei felice d’ogni altra cosa di lei. Quando incontra Cosimo vestita con una blusa bianca bordata di pizzo, una gonna nera, con un aspetto quasi monacale. Donna raffinata, capricciosa, viziata, di sangue e animo cattolici. Ma nei suoi soggiorni a Ombrosa, contagiata dalla selvatichezza di Cosimo, non si curava di frequentare la nobiltà del vicinato. Dopo l’addio a Cosimo si dice di lei che andò in Francia, poi in Belgio e in Inghilterra; desiderava sempre tornare a Ombrosa. Si risposò poi con un Lord e si stabilì a Calcutta. Abate Fauchelafleur Descrizione nel cap.1: un vecchietto secco e grinzoso, che aveva fama di giansenista ed era infatti fuggito dal Delfinato, sua terra natale, per scampare a un processo dell’Inquisizione. Carattere rigoroso da tutti lodato, severità interiore che imponeva a sé e agli altri, che cedevano però continuamente a una fondamentale vocazione per l’indifferenza e il lasciar correre. Vedeva in ogni minima difficoltà il segno d’una fatalità cui non valeva la pena opporsi. Dopo essersi appassionato per la lettura e lo studio grazie a Gian dei Brughi Cosimo torna a cercare l’abate perché gli facesse lezione, ma fuorché un po’ di grammatica e teologia dimostrava di annegare in un mare di dubbi e di lacune. Viene detto che nel vecchio giansenista lo stato di accettazione d’ogni cosa s’alternava a momenti di ripresa della sua originaria passione per il rigore spirituale; mentre era distratto e arrendevole accoglieva senza resistenza qualsiasi idea nuova o libertina, quando veniva assalito da un eccesso di austerità e assolutezza si immedesimava invece in quelle idee accettate poco prima e vi portava tutto il suo bisogno di coerenza e di severità morale. Ma si stancava presto di queste sue tensioni della volontà. [Descrizione cap.12] Dopo la sua morte Cosimo intrattenne una corrispondenza epistolare coi maggiori filosofi e scienziati d’Europa, e ciò gli permise di non intaccare la sua educazione. Zio Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega Descritto nel cap.7: omino calvo, cinquantenne, ingobbito, con la barba nera; vestiva con una lunga zimarra, papalina e fez. Viene descritto come l’unico di cui il padre si fidi, suo fratellastro che riscatta dopo un periodo di disgrazia e nomina amministratore della famiglia, fornendogli uno studio. Passato incerto. “Nostro padre aveva più a cuore quel fratello che noi ragazzi” Di indole timida, parlava poco; all’apparenza sottomesso e che se ne infischiava di tutto e di tutti. Si scopre essere subdolo e infido, mutevole negli atteggiamenti secondo la convenienza (p.54 – episodio della caccia a Cosimo nel giardino dei d’Ondariva). Aveva interessi per l’idraulica, l’apicoltura e praticava la rabdomanzia. Non si sapeva mai dove fosse o cosa facesse ma Cosimo scopre che in realtà era l’unico della famiglia che aveva un gran numero d’occupazioni e che nulla di quel che faceva era inutile. Viene evidenziata però anche la sua inconcludenza nei progetti che mette in atto; viene preso da un’iniziale euforia che sciama in pochissimo tempo. Timido e irresoluto non si opponeva mai alla volontà altrui. Gian dei Brughi Compare nel cap.12 Viene descritto dagli ombrosotti come nero, barbuto, a schioppo spianato, ma quando Cosimo lo vede scappare dagli sbirri lo descrive come barbuto, malmesso e disarmato. Appare a cosimo uno di quegli incerti impulsivi o impulsivi incerti che sembra sempre non sappiano cogliere il momento giusto. Pallido in mezzo ai capelli e alla barba ispidi e rossi proprio come brughi, con impigliati foglie secche, ricci di castagna e aghi di pino. Due occhi verdi, tondi e smarriti. Brutto “Tutti i colpi sono di Gian dei Brughi”, “Certo, così si deve dire: è Gian dei Brughi che ruba e ammazza dappertutto”; “La gente viveva nel terrore, in ogni malvivente vedeva Gian dei Brughi”. Più si saliva verso il bosco più la paura per Gian dei Brughi si tramutava in un atteggiamento dubbioso e derisorio. Dopo l’incontro con Cosimo e la lettura di Richardson si dice che nacque in lui un desiderio di giornate abitudinarie e casalinghe, di parentele, di sentimenti familiari, d’avversione per i malvagi. Tutto quello che lo circondava non gli interessava più e lo riempiva di disgusto. Viveva isolato, inattivo e dedito solo alla lettura. Ursula Figlia di Sua Altezza Frederico Alonso Sanchez de Guatamurra y Tobasco. Viene presentata in opposizione alle altre ragazze spagnole di Olivabassa, che parvero a Cosimo un po’ troppo pelose e opache di pelle. Ursula invece era una ragazza con occhi di bellissimi, color pervinca, e carnagione profumata. Cosimo e Biagio sono gli unici due personaggi analizzati nel profondo. Calvino ha prestato un po’ di sé a entrambi ed essi rispecchiano il rapporto tra vita attiva e vita contemplativa, tra militanza diretta e impegno narrativo; rapporti che si erano fatti sempre più problematici per Calvino dopo il venir meno del clima Resistenziale. Sono quindi in parallelo due facce del Calvino che nella vita aveva preso parte alla politica e alle attività del comunismo e il Calvino che scrive e che sempre meno verrà inglobato nella politica attiva. Biagio Biagio si presenta all’inizio di pag.13, aveva solo 8 anni. È regolato e tranquillo, un fifone (episodio della balaustra) a cui piace fare buon viso a cattivo gioco; un po’ vigliacco (detto da Cosimo). Perbenista ed avaro, con una vita modesta e sentimentalmente volubile. I tratti positivi che emergono sono la sua indulgenza, il suo essere lucido nei giudizi politici e il fatto che sia intelligente e con intuito e capacità di ravvedersi. Dopo la partenza di Viola sperava che Cosimo sarebbe sceso (pag.59) Il fratello invece non scenderà mai e Biagio cercherà sempre di occuparsi un po’ di lui: gli portava da mangiare, le medicazioni, lo aiutò a procurarsi i materiali per costruire la sua residenza sugli alberi, gli procurava i libri dalla biblioteca di famiglia, gestiva lui i conti della famiglia e gli dava un sussiego mensile. Alla fine del libro Biagio si autodescrive: sono stato sempre un uomo posato, senza grandi slanci o smanie, padre di famiglia, nobile di casato, illuminato di idee, ossequiente alle leggi. Gli eccessi della politica non m’hanno dato mai scrolloni troppo forti. Ma dentro, che tristezza! Cosimo “Un solitario che non sfuggiva alla gente”, alla ricerca di una vita coerente, una moralità basata su regole nuove e rinunce attive, un progetto che avviene su più piani. Cosa impara Cosimo nel corso della sua esistenza / Cosa insegna Cosa impara? Ha molta curiosità nei confronti di tutto ciò che lo circonda (ex. apicoltura – impara che le api sciamano). Dal rapporto con lo Zio Enea Silvio apprese molte cose sullo star soli; imparò come può diventare l’uomo che separa la sua sorte da quella degli altri, e riuscì a non somigliargli mai. Dal rapporto con Gian dei Brughi capisce a non fidarsi delle apparenze e a non fidarsi completamente di ciò che dicono gli altri senza verificare, si rende conto che gli piace rendersi utile e proprio da qui comincia a rendersi utile per la sua comunità. Da questo rapporto Cosimo capisce anche le diverse modalità di porsi alla lettura. Impara che una lettura così a capofitto come quella di Gian dei Brughi non è proficua perché se la passione non ci porta ad utilizzare la lettura in altro modo diventa sterile, se non dannosa. Impara la potatura tramite manuali e a modificare la natura anche a seconda delle sue esigenze ma rispettandola, senza violentarla. Impara a dirigere le associazioni, a tenere insieme gli altri e strettamente legato a ciò impara anche che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, rendono più felici. Ne coglie però anche l’aspetto negativo: quando non c’è più un problema comune o un’emergenza le associazioni non sono più buone come prima e capisce che è meglio essere un uomo solo piuttosto che un uomo di comunità in questi casi (pag.119). Impara l’amore da Ursula, e la gelosia da Viola. “Era l’amore tanto atteso da Cosimo e adesso inaspettatamente giunto, e così bello da non capire come mai lo si potesse immaginare bello prima. E della sua bellezza la cosa più nuova era l’essere così semplice” Studia lingue classiche e moderne. Cosa insegna? Insegna a Ottimo Massimo. Insegna agli spagnoli come spostarsi agilmente tra gli alberi. Insegna agli Ombrosotti a creare associazioni: anche senza la direzione di Cosimo imparano ad unirsi nel momento del pericolo, come fanno con l’invasione dei lupi. Come agisce ai fini di una società più armoniosa e collaborativa? Cosa fa per gli altri? Legge per Gian dei Brughi. Con la lettura dell’Enciclopedia e di manuali di arti e mestieri nasce poi sempre più in lui il bisogno di far qualcosa di utile per il suo prossimo. E proprio con Gian dei Brughi aveva imparato il piacere di rendersi utile, di svolgere un servizio indispensabile per gli altri. Aiuta i contadini, indicando loro come tracciare i solchi dritti, offriva la sua opera di potatura ai coltivatori di frutteti, nei boschi tagliava le parti più alte degli alberi. Protegge il bosco dagli incendi e lavora assieme allo zio, ai proprietari dei boschi privati, ai taglialegna, ai carbonai per costruire riserve d’acqua in punti strategici e per costituire una guardia di spegnitori che in caso d’allarme fosse subito pronta (milizia che faceva i turni di guardia e ispezioni notturne). Insegna agli spagnoli i vari modi per passare da un albero all’altro e costruì dei ponti di corda anche per le persone più anziane. Fornì inoltre la colonia di serbatoi d’acqua, fornelli, sacchi a pelo e un confessionale. Costituisce il “Quaderno della doglianza e della contentezza”, si prodiga come fautore della rivolta contro i privilegi feudali. Inoltre fornisce le notizie alla popolazione, grazie alle gazzette che riceveva e ai contatti che aveva. Nel cap.27 risveglia i soldati usseri mettendogli addosso le pulci, gli permette di riprendere coscienza della loro umanità individuale e arrivare pronti al momento dell’attacco. Cap.28 aiuta i tracciatori a delineare il percorso della strada, sorveglia il bestiame nel bosco, faceva la guardia ai trasporti clandestini di grano, indicava ai giovani di leva le caverne in cui nascondersi; insomma cercava di difendere il popolo dalle prepotenze. Dialoghi col padre Nel primo incontro si nota come sia vana la prospettiva di un riavvicinamento. Le prime battute del padre sono due esclamative di rimprovero, ma dette con amarezza, in cui si rivolge al figlio con il “voi” in segno di distacco. La risposta di Cosimo in analessi ha un tono alto e viene ribaltato ciò che viene detto dal padre svuotando il tutto dalle velleità aristocratiche richiamando onestà di comportamento e rettitudine. In un gioco di battute il padre ha buon gioco a smontare la precedente altisonanza del figlio: entrambi hanno un sorriso di timidezza, il padre cerca di mantenere autorevolezza ma è cosparso in una linea di tristezza che si traduce in un sorriso mesto. I punti esclamativi iniziali suggeriscono un tono deciso che va via smorzandosi da parte di entrambi (più dal padre); la voce è pacata e decisa e anche Cosimo prova quasi lo stesso disagio. Questo episodio va costruendosi con toni più sostenuti che diventano poi dimessi, pacati e annoiati con un guizzo finale di risposta da parte di Cosimo che troncò di netto la questione. Il secondo dialogo con il padre (cap.14 pag.121-122) avviene invece in occasione del suo raggiungimento della maggiore età. È evidente il passaggio linguistico da “voi” a “tu”, indice di un avvicinamento fra i due. Cosimo si rivolge rispondendo con grande deferenza e il padre ripropone le stesse lamentele in cui esprime sdegno per il mescolarsi di Cosimo agli “inferiori”. Ma per Cosimo conta sempre e solo l’onestà, non il titolo. Anche nel finale vi è ancora la contrapposizione delle visioni del mondo: l’uomo in quanto tale di Cosimo e il titolo fatto a persona del padre. Morti La maturazione di Cosimo avviene anche in seguito alle progressive morti, soprattutto quella del padre (cap.16) e quella della madre (cap.20). Cap.12 morte di Gian dei Brughi Cap.13 morte dell’Abate Fauchelafleur incarcerato perché il Tribunale ecclesiastico seppe che si teneva al corrente di tutte le pubblicazioni più scomunicate d’Europa. Cap.15 morte del Cavalier Avvocato Enea Silvio ucciso dai pirati Cap.16 morte del padre dopo la morte di Enea Silvio il padre riprende i progetti del fratello e cerca quindi la collaborazione di Cosimo. Il paragrafo che chiude la vita del personaggio è una rassegna di fallimenti con tono fra il melanconico e l’amaro. Il suo fallimento avviene sotto tutti i punti di vista. Cap.20 morte della madre immagine molto idilliaca di Cosimo che le sta vicino e la aiuta nonostante non scenda mai dal ramo che arriva vicino alla sua finestra. Leggerezza nella costruzione dei periodi e paratassi contenuta. Cosimo le sta vicino fino all’ultimo momento, cercando di distrarla e di alleviare la sua sofferenza.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved