Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il biennio rosso e l'ascesa del fascismo, Appunti di Storia

Sinossi del biennio rosso in Italia, completa di date, nomi e avvenimenti essenziali

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 18/12/2023

punz-1
punz-1 🇮🇹

8 documenti

1 / 4

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il biennio rosso e l'ascesa del fascismo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! ANNI ‘19-’22 Gli anni dal ‘19 al ‘22 furono anni complessi C’era poi il problema del reducismo: molti giovani erano tornati dalla guerra devastati, molti avevano mutilazioni fisiche che non gli permettevano di lavorare né di reinserirsi nella vita politica. Gli Arditi, ad esempio, scoprirono che nella vita civile non c’era più il loro posto; sapevano solo uccidere, ma nel proprio Paese non era più permesso. Indossavano la divisa che avevano riportato dal fronte per ottenere rispetto, ma al contrario li stigmatizzava come violenti e disoccupati (proprio gli Arditi formarono il nucleo dei Fasci di Combattimento nel 1919, a Milano). Dal punto di vista economico c’era l’aumento dei prezzi al consumo, con conseguenti tumulti per l’aumento del caro vivere, in pratica il costo della vita. Sostanzialmente la domanda era inferiore all’offerta. Poi gli scioperi nelle industrie: il partito socialista si era rafforzato durante la guerra ed era diventato un partito di massa. Proprio la guerra in Italia aveva fatto nascere la società di massa, lo si deduce dal passaggio a partito nazionale a partito di massa (con centinaia di migliaia di iscritti). Gli operai in questi scioperi chiedevano un aumento dei salari, la riduzione degli orari di lavoro (rimasti gli stessi della guerra, con straordinari), un sistema di norme anti infortunistiche, pensioni sociali. Scioperavano anche i servizi pubblici. Ancora, un’ondata di lotte agrarie (conosciute anche come scioperi del raccolto) durante le quali i contadini occupavano le terre e si rifiutavano di effettuare il raccolto. I contadini trovavano appoggio nelle Leghe Rosse (anzi, gli operai) e nelle Leghe Bianche (proprie dei contadini e prevalenti in Veneto e Lombardia, guidate da Guido Miglioli): con queste ultime si faceva strada il sindacalismo cattolico. Le prime avevano come obiettivo finale la socializzazione della terra, le altre volevano che i contadini divenissero piccoli proprietari terrieri. Il Sud invece presentava lotte agrarie contro il latifondismo (grandi proprietari terrieri, spesso i contadini sono pagati in natura alla fine della giornata). In questo periodo ebbe inizio il biennio rosso (che in realtà non è un biennio, se non si contano solamente gli anni ‘19-’20): mesi di tumulti che sfociarono in manifestazioni di piazza con morti e feriti, in scioperi nelle fabbriche e nelle campagne. D’Annunzio partecipò alla beffa di Buccari, una baia sull’isola di Cherso (baia di Bakar in croato) fortificata dagli austroungarici. D’Annunzio nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 si diresse con un motoscafo veloce (MAS) alla baia, violando le difese nemiche (da qui il termine beffa). Fu un’azione propagandistica più che militare, perché non conquistarono nulla. Il 9 agosto 1918, dal campo di aviazione di San Pelagio (PA), una squadriglia di aerei parte per dirigersi a Vienna. Lanciarono circa 50.000 copie di un volantino scritto da D’Annunzio e di un altro scritto da Ugo Ojetti. I giornali austroungarici, in seguito alla vicenda, uscirono con il titolo provocatorio “Dove sono i nostri D’Annunzio?”. Quando D’Annunzio scrisse un articolo sulla vittoria mutilata sul Corriere della Sera, questo ebbe una grandissima risonanza. Accusava i vertici di essere stati incapaci nelle contrattazioni diplomatiche. Così, l’11 agosto del 1919, decise di occupare con un manipolo di “legionari” (reduci che lo avevano preso come riferimento) per annettere la città di Fiume (in Istria) all’Italia. Ma il Governo non lo appoggiò, e il presidente del consiglio Nitti lo squalificò fin da subito, dichiarando illegale la sua occupazione. Ma perchè Fiume? La città non rientrava nemmeno nel patto di Londra e l’Italia non poteva rivendicarla, ma era piena di Italiani nel centro urbano (non nell’entroterra, pieno di slavi). Circa 24.000 italiani e 15.000 croati, poi 10.000 persone di altre etnie. Antefatto: il consiglio nazionale italiano di Fiume pensava che la città, per via della sua maggioranza urbana italiana, poteva essere inclusa nei territori del patto di Londra. D’Annunzio, credendo di essere accolto da una grande presenza italiana, la occupò. Ma annettere la città significava modificare i negoziati che l’Italia aveva firmato, e nessuno lo voleva. La questione si protrasse fino al 25 dicembre 1920: “il Natale di sangue”; l’esercito italiano mandato da Giolitti liberò la città, e morirono alcuni legionari fiumani. L'impresa di Fiume ha due volti: uno autoritario, che sembra anticipare il fascismo, l’altro libertario, secondo alcuni simile addirittura agli eventi sessantottini. Per quanto riguarda il primo aspetto, alcune caratteristiche furono riprese durante il fascismo: 1) Nei mesi dell’occupazione di Fiume venne sperimentata una liturgia politica di massa, applicata poi proprio negli anni dell’esperienza fascista. Si riferiva in primo luogo ad imponenti adunate: D’Annunzio ogni settimana organizzava adunate di legionari, le quali terminavano con discorsi dannunziani a tutta la cittadinanza riunita. 2) il culto dei caduti come martiri: a Fiume vennero istituite giornate commemorative dei caduti per la presa della città. Similmente avvenne con il fascismo: venivano ricordati i martiri della rivoluzione fascista. 3) il recupero di un passato mitico, riattualizzato in funzione degli scopi politici del momento: il culto della romanità fu largamente utilizzato come archetipo politico anche durante il fascismo (duce, fascio littorio…). 4) alcuni saluti: alcuni legionari dovevano salutarsi tra di loro, con il saluto “A Noi”, “Eja Eja, Alalà” (questo durante le adunate o le parate militari). 5) svariati motti: “Me ne frego”, “Marciare e non marcire”, “Ardisco, non ordisco”. 6) l’uso della camicia nera e del fez 7) il culto della giovinezza, fase della vita in cui tutto può essere realizzato grazie al vigore e alla forza (da qui la canzone Giovinezza, in realtà nata già nelle trincee della WW1 ma che a Fiume trova popolarità). Tuttavia ciò non significa che D’Annunzio fu fascista (come sostenuto dallo storico Giordano Bruno Guerri). Infatti alcuni legionari disapprovarono il fascismo negli anni successivi. Questi, peraltro, rifiutavano di doversi reinserire nella società borghese: questo venne a tradursi in un odio anti borghese e in una contestazione globale di tutto ciò che riguardava la morale e il sistema borghese. Si contestarono alcuni governi liberali, ad esempio Nitti e Giolitti: il primo fu definito da D’Annunzio “Cagoia”, poiché non accettò l’annessione della città. Venne criticata anche la nascente Società delle Nazioni, poiché venne presentata come un organismo con il mero interesse di difendere gli Stati ricchi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved