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Il biglietto stellato, Aksenov, Appunti di Letteratura Russa

analisi del libro "Il biglietto stellato" di Aksenov

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 31/07/2020

camilla-restelli
camilla-restelli 🇮🇹

4.6

(40)

46 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il biglietto stellato, Aksenov e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! “Il biglietto stellato” Dentro i sogni e le aspettative della società sovietica del 1960 Estate 1960. Viaceslav Molotov è a Vienna, rappresentante permanente dell’Unione Sovietica presso l’agenzia atomica AIEA. Nell’agosto precedente la capitale austriaca si è colorata delle bandiere di centomila giovani di tutto il mondo, per il 7° festival mondiale della gioventù e degli studenti. Uno dei ragazzi del romanzo “Il biglietto stellato” ne porta ancora al collo il fazzoletto. A Vienna sono presenti per la prima volta i giovani comunisti cubani, perché Fidel e Raul Castro, Ernesto “Che” Guevara e Camilo Cienfuegos da gennaio ’59 guidano l’isola caraibica. A Mosca in quel 1960 Krusciov cerca un difficile dialogo con l’Occidente e la Casa Bianca, guidata nell’ultimo dei suoi otto anni dal generale Eisenhover. Proprio gli Stati Uniti armano i separatisti della Repubblica Democratica del Congo, Patrice Lumumba ne è ancora primo ministro, lo sarà fino a settembre, poi nel gennaio successivo sarà brutalmente trucidato. L’Unione Sovietica vive una stagione che oltrepassa il rigore degli anni di Stalin e si confronta con i valori di una società che cerca di incamminarsi sulla via del socialismo. Vasilij Aksenov, giovane scrittore allora di 28 anni, riflette sulla generazione che lui stesso rappresenta e quella di un decennio più giovane. Ne nasce un romanzo piacevolissimo, autentico, amato dai giovani, i quali nel 1961 attendono con trepidazione l’uscita della rivista “Junost”, che lo pubblica a puntate, un romanzo sufficientemente spregiudicato per essere autorizzato alla stampa all’estero ma non rieditato unitariamente in URSS. Il romanzo, narrando in forma ampia e sincera la società socialista e di questa i sogni e la quotidianità, le spinte ideali e le piccole fughe, è anche una bella risposta alle mistificazioni di tanta parte della saggistica e della pubblicistica contemporanea che, incurante della fine, per altro vittoriosa per l’Occidente, della guerra fredda, continua a tinteggiare l’URSS e i paesi socialisti con i colori falsi della propaganda denigratoria di allora, un’arma mistificatrice e vincente, ma francamente spuntata a vent’anni dalla fine di quelle esperienze, quando un approccio più serio e pacato dovrebbe avere la meglio sulla oramai stantia retorica contro i cosiddetti “paesi dell’orrore”. Leggendo si capisce che alla fine “Il biglietto stellato” è quello per il cosmo, per un lontano che diventa vicino, quotidiano. Nel quale portare uno dei valori fondamentali della società sovietica, la solidarietà e l’amicizia tra i popoli. L’esatto contrario della cosiddetta “esportazione della libertà”, praticata rovinosamente per sé e per chi la subisce dall’Occidente, non solo oggi ma anche allora. Proprio in quegli anni, mentre i sovietici aiutavano i vietnamiti e i congolesi, gli statunitensi aggredivano e uccidevano per il controllo geopolitco e delle risorse naturali quegli stessi congolesi e vietnamiti. Pochi mesi dopo il romanzo, il 12 aprile 1961, Juri Gagarin, primo uomo in orbita, traguardava un nuovo sogno riempiendo d’entusiasmo il cuore di tutto il popolo sovietico e dei comunisti e dei socialisti del mondo intero, che riconoscevano ai sovietici l’impegno per un progresso scientifico che fosse per quanto possibile capace di coincidere con un miglioramento delle condizioni di vita di tutte le donne e gli uomini del pianeta. In ultima analisi il libro trasmette proprio un entusiasmo che oggi, sotto la scure della vittoria del pensiero unico, viene demonizzato e ridicolizzato, ma che allora, solo restando in Italia, era condiviso da protagonisti del tempo come il premio Nobel Salvatore Quasimodo, Eduardo De Filippo e Gianni Rodari, tre tra i tanti e autorevoli scrittori che si onoravano di comporre versi per festeggiare le imprese cosmiche sovietiche. “Il biglietto stellato” ha una sotterranea relazione con un romanzo scritto un decennio dopo, “Mosca sulla vodka” di Venedikt Erofeev, seppur in modo tanto diverso, raccontano entrambi la società sovietica con una forte leggerezza che esula dai canoni proposti ma si nutre di libertà, come sempre fa la migliore letteratura. Un bel libro “Il biglietto stellato”, un’ottima occasione per cercare di capire la complessità di una parte del mondo, quella socialista, che ha rappresentato una parte significativa del Novecento. Il titolo. Titolo che non indica davvero di che cosa parla. È molto evocativo. Si poteva tradurre anche come biglietto stellare, mentre così dà quell’idea vaga che evoca qualcosa di piccolo a forma di biglietto che presenta delle stelle sopra. Esso è in realtà una visione che il fratello più grande ha di un angoletto di cielo dalla propria stanza. Quindi da una parte c’è l’idea del viaggio, e dall’altra l’evocazione del cosmo. Del resto bisogna ricordare l’euforia di aver “colonizzato i cieli”. Nei capitoli iniziali del romanzo il fratello di Dimka, Viktor, narratore omodiegetico, si trova sul davanzale della sua stanza e afferma di vedere un rettangolino con un disegno di stelle. Il suo passatempo preferito consiste proprio nello sdraiarsi sul davanzale con le mani dietro la testa, non pensare a nulla e contemplare il rettangolo stellato, piccolo come se fosse un biglietto ferroviario. Viktor si confida, dicendo che sono anni che non ce la fa più e che riesce a confortarsi solo guardando il suo biglietto di stelle. Continuerà a guardare il suo biglietto anche durante l’assenza del fratello, in particolare dopo i primi giorni della fuga dei ragazzi, quando gli adulti si ritrovano per discutere su quanto accaduto e parlano indignandosi. Alla fine, quando Dimka tornerà nella vecchia casa a seguito del funerale di Viktor nella Barcellona, oramai quasi del tutto demolita, passeggiando nella stanza del fratello si ricorda di quando il maggiore si stendeva sul davanzale e guardava il cielo. Si rende conto che da quella postazione si può osservare un pezzetto di cielo stellato che sembra quasi un biglietto ferroviario. Dimka si chiede se Viktor se ne fosse reso conto ma in cuor suo sa che il fratello lo sapeva. Ora il biglietto stellato è suo: è come se Viktor glielo avesse lasciato a lui. Il biglietto stellato può essere interpretato in vari modi: il biglietto perforato di stelle potrebbe alludere al biglietto per il cosmo, per una realtà che diventa vicina. E’ così per L’URSS che negli anni Sessanta si è lanciata in una sfida cosmica con gli USA per “colonizzare” anche lo spazio. Il cielo non è solo agognato dall’Unione Sovietica ma anche da Viktor che probabilmente sogna di raggiungere le stelle mediante un viaggio immaginario per poter scardinarsi dalla sua vita che fin dai primi anni d’infanzia era già stata stabilita dalla sua famiglia. Il biglietto stellato quindi rappresenterebbe il desiderio insito del personaggio di raggiungere un posto in cui sentirsi effettivamente libero. O ancora: Viktor rappresenterebbe la generazione che negli anni Sessanta aveva raggiunto la trentina e che non aveva mai disatteso i genitori, caratterizzata dalla difesa dei valori tradizionali sovietici e dalla fiducia nei confronti della propria patria. Quindi il biglietto stellato rappresenterebbe la conquista del cosmo e la speranza di poterlo raggiungere. Alla fine si constata che anche Dimka apprende dell’esistenza dello spicchio di cielo stellato e dalla sua scoperta si può notare di come abbia un atteggiamento differente rispetto al fratello: quando guarda il cielo la testa inizia a girargli e non capisce se sul davanzale ci sia lui o un altro. Dimka non aspira al cielo perché ha vissuto per mesi in piena autonomia, la sua libertà è come se l’avesse già conquistata sulla terra; ma a differenza del fratello che deteneva obiettivi fissi e già programmati, al contrario lui detiene ben poche certezze per il futuro. Dimka quindi rappresenta la generazione di dieci anni più giovane di quella di Viktor: quella dei giovani, decisi a vincere e superare gli schemi, abbattere le regole, non stupirsi di nulla, nonostante i prodigi, come gli Sputnik che volano nel cielo e attraversano la loro epoca. La malinconica voglia di ribellione in un' Unione Sovietica cieca e paralizzata segna le pagine di questo libro, che testimonia l'ennesimo fallimento della società comunista nei confronti di una generazione, che sognava la libertà in qualsiasi veste si presentasse. Che fosse la pesca alle acciughe a cui Dimka si appassiona, in un mare sempre in burrasca come il suo procedere senza una precisa meta, o quella di Victor, che verso quella meta avrebbe solo voluto tenere fermo tra le sue mani il timone e procedere a tutta forza, guidato da un cielo perforato di stelle. Leggendo si capisce che alla fine “Il biglietto stellato” è quello per il cosmo, per un lontano che diventa vicino, quotidiano. Nel quale portare uno dei valori fondamentali della società sovietica, la solidarietà e l’amicizia tra i popoli. L’esatto contrario della cosiddetta “esportazione della libertà”, praticata rovinosamente per sé e per chi la subisce dall’Occidente, non solo oggi ma anche allora. Proprio in quegli anni, mentre i sovietici aiutavano i vietnamiti e i congolesi, gli statunitensi aggredivano e uccidevano per il controllo geopolitco e delle risorse naturali quegli stessi congolesi e vietnamiti. CONFRONTO GENERAZIONALE. I due protagonisti del romanzo sono i fratelli Vitija ventottenne e Dimka diciassettenne, desiderosi di migliorarsi e di migliorare la società, anche contestandola, di fornire insomma il loro contributo perché la società socialista fosse marxianamente più libera e corrispondente ai propositi socialisti di quanto la realtà e lo stato di cose allora presenti lo permettessero, un kolchoz a bordo di un peschereccio. Se in un primo momento però Dimka aveva creduto e sperato che il lavoro avrebbe potuto dare un senso e uno scopo alla propria vita, alla fine si accorge che le sue speranze vengono disattese. Nonostante l’attività nel kolchoz abbia riavvicinato lui e i suoi compagni di viaggio alla collettività dalla quale erano fuggiti, sopraggiunge ora una malinconica disillusione: A essere sincero, fare il kolchosiano non mi entusiasma per niente. Non posso dire di aver realizzato il mio sogno… Ma qual è il mio sogno? Non lo so neppure io. Nel frattempo, a Mosca, Vitja si trova a dover fare una scelta che cambierà per sempre la sua esistenza. Da studente e figlio modello si ritrova a mettere in discussione tutto e tutti dopo essersi reso conto che una serie di dati sui quali stava lavorando per la tesi di dottorato confutano non solo il suo lavoro ma quello dell’intera comunità scientifica. Nonostante il direttore che lo segue gli sconsigli di pubblicare questi nuovi risultati e di andare avanti con la tesi, Viktor si ribella. Di fronte a una scelta morale, Viktor decide di disubbidire. I ruoli dei due fratelli, dunque, si invertono: se all’inizio del racconto era infatti Dimka il personaggio ribelle, alla fine si ritrova costretto in quella stessa gabbia di obblighi e convenzioni dalla quale voleva fuggire ed è invece Viktor a prendere in mano la propria vita, a tracciare da sé la strada del proprio destino. È lui – e non il giovane Dimka – che osa veramente e, proprio per questo, cade. Morirà infatti in un misterioso incidente aereo. PERSONAGGI. LUOGHI. Dimka: guarda sopra. Inquieto e sognatore, è da lui che parte l’iniziativa di lasciare l’URSS per raggiungere l’Occidente e quindi le repubbliche baltiche, il mare, l’indipendenza e la libertà. E’ il “leader” del gruppo. Fa parte di una famiglia di intellettuali: i Denisov > il padre è docente universitario, la mamma sa due lingue, Dimka è stato educato, ha letto i libri che servono per una buona educazione, si sa comportare, ma la scuola ha avuto solo un ruolo parziale nella sua educazione. Si è diplomato con voti mediocri e il suo proposito non è quello di entrare nell’università ma bensì quello di viaggiare e di trovare il suo posto nel mondo, che probabilmente è lontano dalla Barcellona. Riesce a convincere gli altri di partire con lui, di lasciar perdere gli esami, i testi di ammissione dal momento che c’è tempo fino ai 35 anni per entrare all’università: la decisione viene presa dopo aver fatto testa o croce con una monetina (in presenza di Viktor, entrambi sono bravi a far uscire un risultato vantaggioso). Dimka, dopo aver parlato dell’intenzione di fuggire con il fratello, ha un attimo di cedimento ma poi si intestardisce: per lui un vero uomo non ritorna indietro. Si convince di aver raggiunto l’età adulta: il suo dinamometro segna che ha una forza che arriva a sessanta, per tutto l’inverno si è allenato con i pesi e quindi è forte abbastanza per proteggere i suoi amici e Galja. Durante il viaggio Dimka presenta dei momenti in cui sente nostalgia di casa: nella prima tratta ferroviaria, quando sente una canzone che gli ricorda l’infanzia esce nel corridoio a fumare e viene raggiunto da Galja che lo accarezza e cerca di consolarlo. Nel corso della vicenda Dimka si rende conto che oramai per lui Galja non è più una semplice amica d’infanzia e se ne scopre innamorato. Se Galja fin da subito manifesta il suo forte affetto per lui, Dimka dovrà scoprire che verso l’amica nutre un sentimento più profondo. Ciononostante tende a minimizzare o a mantenere le distanze: sul treno infatti non sa come comportarsi e la tratta esattamente come tratta gli altri amici: al posto di abbracciarla, consolarla, asciugare le lacrime dagli occhi, le batte una mano sulla spalla e le dice di non abbacchiarsi. A questo punto lei ricorda che non sono più bambini. Dimka sente crescere in lui il sentimento di gelosia nei confronti di Galja: durante i primi giorni della permanenza a Tallin, una sera gli amici decidono di andare in un caffè, prendono i posti vicino al bancone e poco dopo arrivano tre ragazzi: erano i ragazzi che avevano tirato la palla vicino a Galka in spiaggia al pomeriggio. Ora si scopre che mentre i tre amici non erano con lei sulla spiaggia, aveva conosciuto questi ragazzi, degli operai; geloso di questa novità, quando Dimka, Alik eJurta erano andati a pescare. Dimka ordina alla barista del cognac e la barista da quello più rinomato: lo Erevanskij. Questo ovviamente costa molto > 17 rubli ogni 100 gr e loro ne ordinano 100 g a testa. Inoltre Dimka, ancora geloso, prende confidenza con la barista e inizia a chiamarla “cocca”. I due però non fuggono di fronte all’evidenza: il giorno seguente Galja si presenta nella tenda di Dimka e inizia a fargli solletico al naso, svegliandolo. Lui per “vendicarsi” inizia a lottare con lei fino a farla cadere sul sacco a pelo : in questo tempo lei non ha detto una parola, ma gli occhi si sono spalancati in modo strano; invece, Dimka ha sentito sotto le sue mani la pelle di lei, le spalle e il seno > per i due questo momento è stato importante e strano, hanno capito di essere innamorati. Passeggiano nel bosco scostando gli alti cespugli, finchè Galja inizia a girare su se stessa e le felci le arrotolano le gambe, così cade: Dimka la solleva e la bacia. Sentendo le voci in Estone non si preoccupano, ma quando sentono arrivare delle bici, iniziano a correre. LUOGHI. LA BARCELLONA: luogo presente nella prima parte del romanzo “testa o croce?”; rappresenta la casa, la famiglia. La Barcellona è un caseggiato costituito da edifici malridotti che si affacciano su un cortile dotato di un giardinetto in cui si ascolta musica e i bambini giocano. E’ il punto di ritrovo di Dimka e i suoi amici, è lui dove il protagonista farà testa o croce e deciderà di partire con i suoi compagni. La Barcellona è formata da case malridotte, è un quartiere che risale al periodo prima del disgelo e quindi antecedente alla costruzione edilizia di appartamenti monofamiliari che consentono più privacy. Nel quartiere infatti la vita è comunitaria: i vicini si trovano sui balconi, per strada, in giardino, è un luogo in cui si commenta, si intrattengono conversazioni, di cui si è stufi ma a cui si è affezionati. Gli inquilini sono commessi, operai e intellettuali, tra di essi vi sono anche “residui del passato” e membri della malavita. Nel giardinetto fanno la loro comparsa Dimka e i suoi amici. Gera e Gora fanno suonare il loro magnetofono, facendo scatenare l’ira dei vicini che non esitano a chiamare il portinaio mentre i giovani della Barcellona battono il tempo delle musiche jazz occidentali che secondo la signora El’va e la madre di Galja sono solo in grado di avvelenare gli animi dei ragazzi e di corromperle. La Barcellona è dotata di un Comitato Inquilini e come era consuetudine degli anni del disgelo si organizzavano nel quartiere Serate della Gioventù in cui si discuteva di temi prima taboo (nel libro: Parliamo della vita privata), si assisteva alla proiezione di film e si ballavano musiche definite accettabili. La Barcellona sarà sempre presente nei ricordi dei ragazzi durante il loro viaggio: nella prima tratta che percorrono in treno la nostalgia di casa si fa già sentire quando si sente una canzone che intona “il vento d’infanzia non arriva fino al Baltico”. Nella Barcellona rimane Viktor, il fratello di Dimka, sospeso tra la vita reale, rappresentata dal cortile e l’immaginazione, la fuga, incarnata invece dal biglietto stellato. Vitjia resta nella Barcellona, da dove chiama periodicamente il fratello per avere notizie e per preparare la tesi. La Barcellona è il luogo dove tutto ha inizio e dove la storia giunge anche al suo termine. Dopo la morte del fratello, Dimka decide di tornare nel vecchio quartiere dove nulla sembra essere mutato > il quartiere era costituito da rovine anche prima della sua partenza ma ora è demolito per metà: alle rovine si sono aggiunte le macerie. Dimka scavalca il recinto ed entra nella sua vecchia casa che è ancora intatta e si lascia sopraffare dai ricordi: si rammenta della scala dove il fratello baciava la sua ragazza ed entrando nella vecchia cucina e nella stanza di Vitjia si rende conto che è li che suo fratello ha passato 28 anni della sua vita, senza mai andarsene. SPIAGGIA: rappresenta l’esoticità, la natura (nuovi valori che sono rappresentati dalla letteratura del disgelo assieme alla passione). Non appena i ragazzi si recano a Tallin e hanno chiesto ospitalità ad un signore anziano animalista, Janssons, raggiungono la spiaggia. E’ la prima volta che i ragazzi, moscoviti, vedono il mare. E’ qui che discutono per la prima volta della questione dei soldi e della loro gestione, dividendosi funzioni e responsabilità: Dimka, il “capitano” straccerà tutti a biliardo, Alik inonderà i giornali locali di poesie e novelle e Jurta sarà un abile pescatore. La spiaggia per i ragazzi è un luogo inesplorato ma non temuto, come lo è la loro nuova vita, inaugurata dal viaggio verso l’occidente. Si può affermare che l’arrivo alla spiaggia rappresenta il primo passo verso la maturità e l’indipendenza. I ragazzi sulla spiaggia entrano per la prima volta in contatto con la realtà e avviano il loro percorso di crescita: i ragazzi pescano per accaparrarsi del cibo e incontrano alcuni personaggi che metteranno in crisi il loro equilibrio e che saranno funzionali per l’intreccio che subirà snodi inaspettati. Alik nota sulla spiaggia il cineasta e soggettista Ivanov Petrov e decide di andarci a parlare, proponendogli di leggere alcuni suoi testi per dargli qualche consiglio. Galja sulla spiaggia fa colpo su alcuni ragazzi e ciò genera una reazione stizzita da parte di Dimka che sembra avere un segreto, dal momento che inizia a comportarsi in maniera inusuale con la ragazza (non la tratta più come una semplice amica e si trova spesso a riflettere sul loro rapporto, quando scopre che alcuni ragazzi continuano insistentemente a tirare la palla verso di lei reagisce stizzito e con risentimento). La spiaggia è il luogo della presa di coscienza dell’amore da parte di Dimka e dell’idillio tra lui e Galjia a seguito della dichiarazione reciproca del loro amore, avvenuta nel Monastero di Santa Brigida, un edificio gotico vicino alla spiaggia. I due passano la serata sulla spiaggia dove nessuno li disturba. Mentre lei si è addormentata sulla spiaggia, Dimka entra in acqua e la osserva: il suo desiderio è quello di voler perpetuare all’infinito quel momento: loro due che per altri mille anni fanno il bagno e nuoteranno insieme per poi sdraiarsi abbracciati. Dice che lì, niente può disturbarli, neanche le guerre, la fame, la troppa felicità o la fantascienza perché da pianeti lontani gli aggressori non arriveranno fino a loro, anzi saranno loro che andranno sui pianeti a instaurare l’amicizia fra i popoli > pensare che è il periodo in cui l’uomo va nello spazio. Questa immagine idilliaca viene interrotta da un’informazione storica: proprio in quel posto, al largo, due anni prima che loro nascessero (quindi 19 anni prima) degli aerei JU-88 (Junkers Ju 88 > bombardiere prodotto dall'azienda tedesca dalla metà degli anni trenta; una delle colonne della Luftwaffe) avevano affondato una piccola nave della croce rossa e le scialuppe furono mitragliate TALLINN. : simbolo dell’avventura, città pittoresca, medievale e germanica, oltretutto fiabesca. Nel romanzo i nomi stranieri della città di Tallinn mantenuti tali, la città simboleggia la vecchiezza e l’esoticità, si avverte il senso della storia: una realtà inquietante che distrugge l’idillio amoroso. Tallinn consiste nel terzo spazio del racconto, un luogo storico e occidentale, carico di inquietudine. Tallin viene descritta come la città “rossa”, la città delle torri che è costituita da edifici molto vecchi, di più di quattrocento anni. Tallin, si legge, è formata “dall’alto in basso di fumo, di tegole, di pietre, liquori, glint, armi e ceramica”. I ragazzi nella città passano gran parte delle loro serate nei caffè caratteristici dove spendono gran parte del loro denaro bevendo cognac e frequentando locali in cui si balla il charleston e il lipsi. E’ proprio a Tallin che i giovani protagonisti imparano ad essere parsimoniosi. E’ nel Monastero di Santa Brigida, nel distretto periferico di Tallin, che Galja e Dimka si dichiarano il proprio amore. Al gruppo si aggiunge Linda, una giovane estone ammiratrice di Jurta che aveva conosciuto durante i campionati di pallacanestro nazionali. L’idillio tra Galja e Dimka tuttavia, non dura a lungo: per tentare di racimolare il denaro sperperato, Dimka inizia a giocare a Poker. Durante una partita si scontra con Oleg l’occhialuto, amico di Grigorji Dolgov, un noto attore e perde tutto. Dolgov, sfruttando della disperazione di Dimka si avvicina a Galja e propone un prestito al ragazzo, che rifiuta. Infine li invita ad una festa al ristorante Pirita, la sera, in onore dei sui vent’anni di carriera. I due decidono di andare, ma mentre Dimka parla con l’occhialuto (che gli chiede se ha bisogno di soldi), Dolgòv corteggia Galja: essendo a conoscenza della sua aspirazione professionale, la ammalia con frasi rassicuranti che fanno breccia nella ragazza > le dice infatti che sicuramente diventerà un’attrice perché ha capito l’essenza dell’arte. I due, dopo aver ballato, si allontanano su un taxi > Dimka, resosi conto dell’assenza di Galja in sala, si precipita in strada, dove vede la sua amata con Dolgov su una macchina. Disperato corre, afferra il paraurti della macchina che accelera, facendolo strisciare a terra. Al mattino, il ragazzo si trova in un chiosco a bere limonata, si ricorda di aver seguito il taxi sbagliato su un camion, poi era entrato in un albergo perché pensava che li potesse trovare lì, poi l’hanno portato al commissariato e poi rilasciato alle luci dell’alba. Al suo ritorno nella tenda Dimka nota che Galja è presente e che non ha passato la notte da Dolgov, come pensava. Dopo aver discusso animatamente Dimka la
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