Scarica Enrico Mattei: La Morte di un Visionario Petrolifero e più Dispense in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! 1 ENRICO PONTIERI 27 ottobre 1962: la morte di Enrico Mattei La notte tra il 27 e il 28 ottobre 1962, l'aereo privato su cui viaggiava Enrico Mattei, fondatore e presidente dell'ENI, precipita vicino a Bascapé, piccolo paese della provincia pavese. Lo schianto non lascia sopravvissuti. La notizia ha risonanza internazionale, data l'importanza di Mattei per quanto riguarda la politica petrolifera mondiale: la sua azione spregiudicata e innovativa nei confronti dei paesi produttori di idrocarburi, volta a creare uno spazio per l'ENI in un mondo dominato dalle multinazionali del petrolio, era infatti invisa a molti. Nominato commissario liquidatore dell'AGIP il 28 Aprile 1945 con lo scopo, dunque, di chiudere l'ente pubblico, Mattei si era opposto al suo compito, pensando che l'azienda non fosse solo un “vecchio carrozzone fascista” come pensavano in molti, ma che avesse prospettive future estremamente interessanti. Grazie anche ai suoi agganci politici nell'area della Democrazia Cristiana, riuscì a imporre la sua idea, portando a una rinascita dell'AGIP basata, però, unicamente sulla sua persona: deteneva tutto il potere decisionale all'interno dell'ente, da un punto di vista interno, e sfruttava al massimo le sue doti di comunicatore da un punto di vista esterno. L'esempio massimo di questa seconda caratteristica può essere ritrovato nella celebre scoperta della presenza di un bacino petrolifero a Cortemaggiore, nei dintorni di Piacenza: nonostante la riserva di petrolio individuata fosse di esigua importanza, grazie alla sua capacità comunicativa la notizia guadagnò le prime pagine dei giornali italiani per diverse settimane, dando l'idea che lo Stato potesse addirittura aspirare all'indipendenza dall'estero in fatto di idrocarburi. Nel 1953, queste due tendenze (accentramento di ogni potere e grande abilità comunicativa) vennero ancora accresciute con la fondazione dell'ENI, di cui Mattei si nominò presidente plenipotenziario: da quel momento in poi la sua azione sarebbe stata rivolta in maniera preponderante verso i rapporti con l'estero, per cercare di sfuggire al giogo delle grandi multinazionali del petrolio, da lui chiamate “le Sette Sorelle”, le quali imponevano i propri prezzi al mercato. Cosciente del fatto che il petrolio fosse una risorsa politica per eccellenza, ancor prima che economica, in quest'ottica cominciò a tessere rapporti con paesi produttori di idrocarburi quali l'Iran, il Libano, la Tunisia, il Marocco, la Libia e l'Algeria, proponendo contratti di sfruttamento estremamente più vantaggiosi rispetto alle multinazionali, le quali non gradirono affatto l'operazione e cominciarono a guardarlo con sospetto. Rispetto alla politica del fifty-fifty utilizzata da queste ultime (i ricavi venivano divisi in parti uguali tra paese produttore e compagnia petrolifera), il presidente dell'ENI arrivò a concedere fino al 75% dei guadagni futuri agli Stati interessati. In particolare, per quanto ci riguarda, l'azione di Mattei metteva a rischio gli interessi francesi nell'Africa del Nord, soprattutto nell'Algeria che, dal 1954, stava combattendo la sua guerra d'indipendenza contro la madrepatria: con la chiara intenzione di inserirsi tra quest'ultima e il futuro Stato indipendente al termine del conflitto, Mario Pirani, giornalista e funzionario dell'ENI, venne inviato a Tunisi per prendere contatto con alcuni esponenti del governo provvisorio. L'idea della Francia era infatti quella di suddividere il territorio della colonia, concedendo l'indipendenza alla parte settentrionale ma conservando la propria influenza su quella meridionale, sahariana, il cui sottosuolo era ricco di giacimenti petroliferi. L'ENI sostenne il Front de Libération Nationale (FLN) soprattutto da un punto di vista logistico, aiutando probabilmente il governo provvisorio algerino a redigere i punti concernenti lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nel futuro stato indipendente, da questo presentati al termine del conflitto, durante i negoziati di Evian del 1962. Inoltre negli anni del conflitto “Il Giorno”, quotidiano di cui l'ENI deteneva il 49%, si contraddistinse come uno dei giornali nazionali più attivi nel diffondere, in seno all'opinione pubblica italiana, un sentimento favorevole alle rivendicazioni algerine. 2 Premesso tutto ciò, si può facilmente comprendere l'importanza di Enrico Mattei per quanto riguarda i rapporti tra Francia e Italia, incrinatisi per causa sua negli anni immediatamente precedenti alla sua morte. Possiamo ora procedere con l'analisi delle due prime testate prese in esame in occasione di questa mostra, il “Corriere della Sera” e “Le Figaro” del 29 ottobre 1962. Il «Corriere della sera», dopo aver dato la notizia della morte di Mattei il giorno precedente, pubblica in data 29 ottobre in prima pagina un articolo di Indro Montanelli (la colonna a destra nell'immagine) e, in quella successiva, un articolo dal titolo « Un'errata valutazione di quota forse fu causa della sciagura » di Raffaello Romano. La visione di Montanelli, da sempre fiero oppositore del presidente dell'ENI, è chiara fin dalle prime righe del suo articolo: « Le cause del disastro in cui è perito l'ing. Mattei credo che non siano ancora state accertate, e forse non lo saranno mai. Ma non mi meraviglierei se ci fosse lo zampino di quella che costituiva una delle migliori qualità dell'uomo: l'ottimismo e la fiducia nella propria buona stella, che già tante volte lo avevano spinto a sfidare le circostanze avverse, e non soltanto quelle atmosferiche ». Una tragica fatalità, in poche parole. Il secondo articolo, dal titolo già piuttosto emblematico, sposa appieno questa linea a partire dal sottotitolo: « Si possono fare varie altre ipotesi, ma finché l'indagine non sarà completata questa è quella che sembra più attendibile ». Nel corpo dell'articolo, l'autore passa in rassegna le