Scarica Tesina - Il Capitalismo: le origini e il consumo dei beni di lusso e più Tesine universitarie in PDF di Storia Economica solo su Docsity! 1 Università di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di Comunicazione e Economia Tesina Teorie dell’Innovazione Il Capitalismo: le origini e il consumo dei beni di lusso Studentessa: Eleonora Martis Corso di Laurea: Pubblicità, Editoria e Creatività d’Impresa Matricola: 75718 Corso: Teoria dell’Innovazione Docente: Nicolò Addario Indice: Introduzione…………………………...………………………………………………………………………………………p. 2 1. Origini del Capitalismo………………………………………………………………………………………….……..p. 2 2. Economia: un confronto fra Europa e Asia…………………………………………………………………….p. 4 3. Il consumo dei beni di lusso………………………………………………………………………………………….p. 7 Conclusioni……………………………………………………………………………...……………………………………p. 11 Bibliografia e Sitografia…………………………………………………………………………………………………p. 12 2 Introduzione Il Capitalismo è un fenomeno economico che ancora oggi è difficile definire ma soprattutto collocare in un preciso periodo storico. Spesso si condividono teorie che attribuiscono la nascita del Capitalismo in Europa o, più in generale, in Occidente. Kenneth Pomeranz, storico ed esperto di economia cinese, in una delle sue opere più grandi ha portato avanti una lunga analisi e, attraverso una moltitudine di dati, è riuscito a mettere a confronto l’Europa e la Cina spigando come mai la Rivoluzione Industriale è nata proprio nei Paesi più sviluppati dell’Europa – Inghilterra, Olanda o Francia – e non ad esempio in Cina o in Giappone. Ciò che Pomeranz spiega è che fino al 1750 fra l’Europa occidentale e alcune parti dell’Asia non ci fu una sostanziale differenza per quanto riguarda gli sviluppi agricoli, proto-‐industriali o commerciali. Solo nel XIX secolo si può parlare di una supremazia economica europea rispetto al resto del mondo. In questa analisi mi concentrerò sulle origini del Capitalismo, sulle differenze economiche fra l’Europa e l’Asia e infine parlerò della diffusione dei beni di lusso nei due Continenti per poter meglio descrivere come le due società (occidentali e orientali) pur distanti non abbiano percorso situazioni tanto differenti così come invece siamo portati a credere. 1. Origini del Capitalismo La problematica della natura e dell’origine del capitalismo fu molto dibattuta nella cultura tedesca degli ultimi anni dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Il termine capitale compare per la prima volta nel XII secolo e si diffonde in tutta Europa, questo concetto è sinonimo di moneta o bene che viene impiegato in attività commerciali. Il ruolo del capitalista è quello di investire le sue fortune monetarie o beni soprattutto nel commercio o in finanza. Le radici storiche dell’economia capitalistica si possono rintracciare nel commercio a lunga distanza e nelle attività dei centri finanziari del Medioevo e del Rinascimento europeo, che portarono all’emergere del capitalismo come sistema dominante a partire dal XVI secolo. Altre interpretazioni – come quelle fornite dagli economisti classici – collegano l’affermarsi del capitalismo alla rivoluzione industriale dei XVIII secolo, con la recinzione delle terre, l’espropriazione dei contadini, la creazione di un mercato di lavoro indipendente, la nascita delle manifatture e di una produzione propriamente capitalistica, capace di utilizzare il cambiamento tecnologico del tempo in modo proficuo, accelerando la crescita economica e il consolidamento della borghesia all’interno della società. 5 Anche nello stile di vita non ci furono grandi differenze fra le popolazioni occidentali e orientali. Infatti, anche se gli europei avevano a disposizione una maggiore quantità di capitale, non esistono dati che dimostrino uno stile di vita migliore. La longevità delle popolazioni di quel periodo era più o meno uguale sia per gli asiatici che per gli europei. È pur sempre vero che l’Europa è stata meno soggetta a catastrofi naturali e quindi ha avuto la possibilità di cumulare più facilmente capitale rispetto ai Paesi asiatici ma, allo stesso tempo, ha subito forti ondate di epidemie e, come lo stesso Pomeranz suggerisce, non si può dire che le malattie delle popolazioni europee avessero un impatto meno significativo rispetto alle calamità naturali, ovviamente, serviva del tempo ai Paesi orientali per ricostruire ciò che la natura distruggeva ma allo stesso modo era necessario tanto altro tempo e risorse alle società europee per riprendersi dai danni causati dalle epidemie. Per quanto riguarda i settori economici come ad esempio l’agricoltura, la tecnologia o i trasporti, sembrerebbe che l’Europa fosse in netto vantaggio ancor prima della Rivoluzione Industriale. L’Europa, effettivamente, disponeva di una quantità di bestiame più elevata rispetto alle società asiatiche anche perché la loro densità demografica aveva raggiunto livelli tali da limitare la disponibilità del bestiame in Asia. Ciò però non significa che la scarsa presenza di animali in questi territori ostacolasse anche la produzione agricola. Nelle regioni asiatiche veniva prodotto soprattutto il riso, infatti, la risicoltura non richiede molta forza lavoro animale e poi il grande sviluppo delle vie acquee in Cina e in Giappone compensava la mancanza di animali come fonti di trasporto terrestre. Il trasporto delle merci in Europa avveniva prevalentemente via terra e si può pensare che da questo punto di vista il nostro continente fosse più evoluto ma, come sopracitato, nel continente asiatico le merci venivano trasportate grazie alle costruzioni delle vie d’acqua, questo tipo di trasporto compensava quelli europei, commercializzando i propri prodotti anche a lunghe distanze, superando talvolta il commercio europeo. A questo proposito, Wu Chengming ha stimato che trenta milioni di shi di grano entrassero nei circuiti commerciali su lunga distanza nel XVIII secolo, una quantità cinque volte superiore a quella del commercio – sempre su lunga distanza – dell’Europa. Questo calcolo è stato fatto senza nemmeno considerare la provincia dello Shandong che da sola riusciva a occuparsi di un traffico di cereali paragonabile all’intero commercio europeo di cereali. Per quanto riguarda la tecnologia, alcune società non europee rimasero all’avanguardia. Un esempio è il settore dell’irrigazione, ma anche in altre tecnologie agricole l’Europa rimase più arretrata rispetto la Cina, il Giappone, all’India e l’Asia sud-‐orientale. Anche la Cina 6 settentrionale, una zona relativamente arretrata, riusciva a tener testa a Paesi come l’Inghilterra o la Francia. Nel settore tessile, i cinesi avevano a lungo utilizzato macchine diverse dal filatoio di Hargraves e dalla spoletta volante. Non si può dire che l’Europa occidentale potesse vantare una superiorità tecnologica solo perché negli strumenti cinesi erano assenti dei congegni che invece venivano utilizzati in Europa e nemmeno si può parlare di una battuta d’arresto in Cina solo perché nella tessitura venivano utilizzati metodi differenti. Può sorprendere sapere che gran parte della tecnologia in uso nell’Europa del XVIII secolo era già presente in Asia da almeno un secolo e mezzo. Le tesi secondo le quali l’Europa del 1750 avrebbe goduto di un livello tecnologico più elevato rispetto ai Paesi orientali dovrebbero esser riformulate in quanto anche nel settore della scienza medica non tutto ciò che è stato detto è esatto. Spesso la letteratura si è dimenticata di sottolineare che le città dell’Asia orientale erano molto più preparate nel preservare la salute pubblica. L’espansione demografica ed economica del XVI e XVIII secolo aveva portato ad una massiccia deforestazione dell’Europa occidentale, i quali causarono altri problemi come, ad esempio, il fenomeno meteorologico del monsone europeo, il quale consisteva in un’alternanza di lunghi periodi di siccità e di piogge brevi e violente. Queste precipitazioni provocarono forti erosioni senza nemmeno essere utili ad un qualche fine poiché gli europei non possedevano sistemi d’irrigazioni efficienti per canalizzare le precipitazioni. Per riuscire a fronteggiare la crescita della popolazione e anche lo sviluppo economico, l’Europa cercò di sfruttare un’altra risorsa: il carbone. Lo sfruttamento delle miniere del carbone permisero di utilizzare una grossa quantità di energia e, senza di esso, l’Inghilterra non avrebbe potuto continuare il suo sviluppo economico poiché non avrebbe avuto legna a sufficienza per far fronte ai costi che richiedevano i progressi industriali. E’ bene definire l’utilizzo del carbon fossile come il maggior vantaggio tecnologico goduto dall’Europa fra il XVI e il XIX secolo. Senza questa risorsa non sarebbe nata la macchina a vapore e, senza di essa, l’industria non sarebbe mai esistita, perlomeno non nello stesso modo e probabilmente con tempistiche differenti. Ciò che ci si chiede è come mai il carbone sia stato ben sfruttato in Europa e non allo stesso modo in Cina poiché, in fondo, anche la Cina settentrionale possiede enormi giacimenti di carbone. Una spiegazione viene data dal fatto che nel periodo fra il 1100 e il 1400, la Cina settentrionale e nordoccidentale fu colpita da un’impressionante serie di catastrofiche invasioni ed occupazioni da parte dei mongoli e di altri popoli, guerre civili, enormi inondazioni ed epidemie come la peste. Quest’area si stabilizzò dopo il 1420, un 7 periodo in cui il baricentro economico e demografico della Cina era definitivamente scivolato verso le regioni meridionali della Cina, così che tutti i nuovi centri produttivi erano lontani dai giacimenti di carbone. Alcune miniere erano attive in alcune regioni meridionali, ma per lo più si trattava di piccole zone e in una posizione sfavorevole per approfittare dei mercati più ricchi e di quelli che ricercavano il carbone in Cina. C’era bisogno quindi della costruzione di una buona via per il trasporto del carbone dal punto di estrazione ai mercati centrali. Un altro aspetto che differenziava i giacimenti di carbone europei da quelli asiatici risiede nelle infiltrazioni d’acqua che caratterizzavano le miniere britanniche, le quali avevano bisogno di pompe efficaci per drenarle. In Cina vi era il problema opposto, ossia le miniere erano talmente asciutte che si presentava costantemente il pericolo di autocombustione. Un altro fenomeno che contribuì a rendere più efficace l’estrazione del carbone in Europa fu il colonialismo e, di conseguenza, lo sfruttamento della forza lavoro degli africani (o di altre popolazioni provenienti dal nuovo continente) che permetteva un aumento della produzione a basso prezzo. In seguito, grazie all’introduzione della macchina a vapore, tutto il procedimento dell’estrazione si velocizzò senza però incidere sui costi di produzione e questo permise di espandere l’attività mineraria. Pomeranz porta avanti la sua tesi cercando di spiegare come mai la Cina sia rimasta in svantaggio rispetto all’Europa e il motivo per cui la rivoluzione industriale non sia sorta in Asia. Secondo la sua opinione l’Europa, grazie anche alle sue conquiste coloniali, alle risorse ricavate e alle fonti di carbone che già possedeva, è riuscita a portare avanti quel processo di innovazione che ha dato spazio alla Rivoluzione Industriale che noi tutti conosciamo. La conclusione di Pomeranz è, quindi, che la Rivoluzione Industriale non sia stata l’esito inevitabile di differenze sociali e culturali ma è l’effetto di fattori di per sé non tipicamente ricongiungibili agli europei. È vero che l’industrializzazione si è diffusa in un contesto particolare, infatti la Gran Bretagna era l’unica ad avere facile accesso alle risorse necessarie per poter ospitare una così grande innovazione. 3. Il consumo dei beni di lusso È evidente che possiamo rintracciare l’esistenza di comportamenti di consumo in tutte le forme di società. Possiamo affermare, però, che con lo sviluppo dell’industrializzazione il consumo diventa un fenomeno particolarmente rilevante ed è soltanto nelle attuali società ipermoderne che i fenomeni di consumo sono diventati così importanti da trasformarsi in ciò che più caratterizza l’esistenza sociale degli individui. 10 Quindi, come già detto, le varietà dei beni di lusso divennero disponibili per chi avesse abbastanza denaro da poterseli permettere, mentre in precedenza questi beni erano riservati a coloro che detenevano una certa posizione sociale. Oltre alla società iniziavano a cambiare anche i gusti e ciò che si riteneva un oggetto di lusso in passato nell’epoca dell’ascesa della borghesia non lo era più. Quando c’era il dominio dell’aristocrazia si riteneva importante conservare e tramandare gli oggetti di famiglia, più erano vecchi e più venivano considerati preziosi; queste regole cambiarono quando i borghesi iniziarono a far parte dell’alta società e iniziarono a creare una nuova moda, quella di acquistare grandi quantità di beni durevoli, come mobili o specchi, la cui domanda, anche se avvertita come socialmente necessaria, non era dipendente da nessuna necessità fisica. Un altro fattore importante per la diffusione dei beni di lusso fu l’urbanizzazione, in quanto creava mercati concentrati. Tutto ciò venne incoraggiato da una nuova percezione di sé e da una maggiore fluidità della struttura sociale, che permetteva non solo ai <<nuovi ricchi>> ma anche alla <<gente di media condizione>> e, in parte persino ai poveri, di utilizzare il proprio denaro per avanzare pretese di status attraverso l’adozione di modelli specifici di consumo (Pomeranz, 2004). Sidney Mintz parla di un altro tipo di consumo, si riferisce agli <<alimenti coloniali>> definendoli <<le droghe>>: zucchero, cacao, tabacco, caffè e tè, tutti prodotti che nell’Europa del XVI secolo erano esotici e di lusso e che nel XIX divennero beni di consumo di massa. La domanda per questo tipo di prodotti, ottenibili solo attraverso il mercato, ha incentivato la gente comune ad aumentare il proprio reddito monetario, spingendola a lavorare con maggiore intensità. È evidente come il consumo di questi prodotti abbia accresciuto la domanda aggregata e come tale domanda abbia modificato a sua volta il comportamento delle persone in quanto consumatori. Una conseguenza positiva per gli europei è stata quella di riuscire a produrre anche altri tipi di merci: il grano, le carrozze, vestiti, ecc. È anche vero che non erano gli europei, come sappiamo, a produrre i nuovi alimenti ma venivano coltivati in altre parti del mondo perlopiù da schiavi o da altri tipi di lavoratori non liberi ai quali non veniva offerta una maggiore varietà di beni di consumo nella speranza di renderli più produttivi. Grazie a questi rapporti di produzione extra-‐europei il prezzo dei prodotti diminuì ma, soprattutto, l’Europa riuscì ad avanzare verso una nuova industrializzazione e ricchezza. L’elenco dei nuovi cibi, tessuti, bevande e altro che si sono aggiunti ai consumi dopo il 1400 è impressionante. Tuttavia, molti di questi beni si diffusero piuttosto lentamente almeno fino al XVIII secolo. Per esempio, i consumi cinesi erano significativamente più elevati rispetto a quelli dell’Inghilterra, soprattutto per quanto riguarda la vendita del tè. Gli alti costi di 11 trasporto, i dazi doganali e i monopoli rendevano il tè molto più costoso in Europa che in Cina, e gli europei consumavano una varietà di bevande (caffè, cacao, vino) assenti in Cina. Però per quanto riguarda lo zucchero o il tabacco in Cina si riscontra un consumo di questi due prodotti molto tempo prima di quando approdarono effettivamente in Europa. In Asia orientale lo zucchero aveva ottenuto un certo successo come alimento complementare ma, poiché la produzione cerealicola riuscì a tenere il passo con la crescita della popolazione, non vi erano particolari ragioni poiché esso desse un apporto fondamentale nell’assunzione di carboidrati. Per quanto riguarda altri beni di consumo durevole (mobilio, argenteria, biancheria, ecc.) non ci sono abbastanza fonti che ci possano fornire informazioni sull’utilizzo di tali beni anche in Cina o in Giappone. Quel che sappiamo è che il cambiamento nei modelli di consumo delle élite sembrano essere stati abbastanza simili in varie società nel periodo tra il 1400 e il 1800. In Europa, in Cina, India e Giappone si nota un marcato aumento nella quantità e nella varietà dei mobili, nei vestiti di lusso, nelle posate e in quei beni che oggi definiremo <<da collezione>> (Pomeranz 2004, p. 200). Secondo il pensiero di Pomeranz, gli europei riuscirono a conquistare terreno i pochi campi rispetto ai Paesi asiatici, anche per quanto riguarda i beni di lusso, l’unico settore in cui il consumo era superiore rispetto a quello della Cina, del Giappone e dell’Asia sudorientale era quello delle abitazioni. Conclusioni Come abbiamo potuto constatare i due Continenti, pur essendo molto distanti fra loro in un periodo storico in cui non era facile spostarsi e quindi conoscere i diversi stili di vita, culture o economie, percorrevano comunque gli stessi passaggi sia dal punto di vista economico che innovativo. In qualche caso è stato evidenziato qualche passo in avanti da parte dell’Asia, in altri quello dell’Europa ma entrambi sarebbero stati in grado di ospitare la grande Rivoluzione Industriale di cui tanto si parla. In effetti, per quanto riguarda l’Europa possiamo parlare solo di pochi Paesi, e l’Inghilterra si trovò in un contesto ottimale per supportare l’industrializzazione. Il Capitalismo possiamo definirlo come un fenomeno economico in cui chi ha delle risorse da investire riesce poi a creare un altro grande capitale e così via. È plausibile pensare che, anche nei Paesi asiatici, ci fossero le possibilità per sostenere dei passaggi simili ma, allora, perché non parlare di Capitalismo anche in Cina, Giappone e India? I consumi di massa avvenivano così come è stato dimostrato sia in Europa che in Asia, l’unico motivo per cui l’Inghilterra e 12 altri pochi Paesi europei, dopo il 1750-‐1800, sono riusciti a innovarsi molto più rapidamente rispetto al resto del mondo è dovuto sicuramente alla posizione geografica, alla colonizzazione, allo sfruttamento della forza lavoro e, di conseguenza, alla creazione e l’utilizzo della macchina a vapore. Tutti questi fattori, spiega Pomeranz, hanno dato egemonia all’Europa. Bibliografia: • Codeluppi V., Manuale di sociologia dei consumi, Carocci Editore, Roma; • Pomeranz K., La grande divergenza, Il Mulino, Bologna; Sitografia: • http://blogbabel.liquida.it/tag/kenneth%20pomeranz/ (Consultato il 01/09/2014); • http://linguaggiodelweb.blogspot.it/2011/07/pomeranz-‐great-‐divergence.html (Consultato il 02/09/2014); • http://pierluigifagan.wordpress.com/2013/09/07/zigzagando-‐tra-‐divergenze-‐e-‐ convergenze/ (Consultato il 06/09/2014); • http://www.treccani.it/enciclopedia/capitalismo-‐il-‐sistema-‐capitalistico-‐origini-‐e-‐ interpretazioni_(Dizionario_di_Economia_e_Finanza)/ (Consultato il 04/09/2014); • http://www.unite.it/UniTE/Engine/RAServeFile.php/f/File_Prof/ROMANI_1416/Pom eranz_sulla_divergenza_Europa-‐Asia.pdf (Consultato il 04/09/2014);