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Il cappotto - Gogol', Appunti di Letteratura Russa

Scheda libro 'Il cappotto' di Gogol'

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 24/05/2018

natalia-crepaldi
natalia-crepaldi 🇮🇹

4.4

(8)

6 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Il cappotto - Gogol' e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! NIKOLAJ VASILEVIČ GOGOL’ IL CAPPOTTO Il racconto ha come personaggio principale Akakij Akakievič, un mediocre impiegato di basso rango, che non riceve alcuna forma di rispetto ed è pesantemente preso in giro dai suoi compagni per la sua passione per il lavoro; essa è così forte che egli non si accorge che il suo cappotto si è logorato così tanto da diventare inutilizzabile. Akakij Akakievič deve così recarsi da un sarto suo amico per farsene confezionare uno nuovo, con numerosi sacrifici per poterlo pagare, ma alla fine il cappotto risulta così ben fatto, che perfino tutti i suoi compagni di lavoro, solitamente molto scortesi con lui, si complimentano ed organizzano addirittura una festa in suo onore. Akakij Akakievič accetta, dopo una certa resistenza, e si reca la sera stabilita alla festa in casa degli amici, dove si ferma più del previsto, poiché gli amici lo trattengono. Deve così ritornare a casa quando le vie di Pietroburgo sono deserte. Mentre attraversa una piazza, si trova di colpo davanti a dei ladri, che approfittano della sua indole pacifica per rubargli il cappotto. Akakij Akakievič, disperato, cerca in tutti i modi di recuperare l’oggetto smarrito, rivolgendosi alle autorità pubbliche, ma poiché la burocrazia rende i procedimenti troppo lenti, decide di chiedere aiuto al cosiddetto "uomo importante", cioè un generale che avrebbe potuto, grazie alla sua influenza, aiutarlo. Tuttavia, il personaggio importante a cui si rivolge Akakij Akakievič è un uomo che, nonostante la sua bontà, quando in presenza di persone inferiori a lui, si comporta in modo molto severo e tirannico. Quando il povero derubato si rivolge a lui, l’”uomo importante” lo caccia con forza e Akakij Akakievič ritorna a casa di corsa e senza coprirsi, terrorizzato. Essendo inverno, si ammala e muore senza che i medici possano fare niente. Tuttavia, Akakij Akakievič continua ad aggirarsi per Pietroburgo come uno zombi, derubando tutti coloro che incontra dei loro cappotti, finché non si imbatte nell' uomo importante e, dopo averlo terrorizzato, gli prende il cappotto. Da allora le sue apparizioni cessano, mentre l’”uomo importante” attenua notevolmente il suo atteggiamento tirannico verso i suoi inferiori. Racconto scritto nel 1842, fa parte dei Racconti di Pietroburgo, invenzione editoriale non decisa da lui ma dalla critica. Viene vista la vita nella capitale Pietroburgo e ne viene denunciata l’infernale modernità. È la città dove si svolgono i destini dei personaggi di Gogol’: a lieto fine solo ne Il naso, ma tragica negli altri casi. Un altro tema è quello della delusione. In questi racconti si trova delineata la figura del “piccolo uomo”: un uomo alle prese con la realtà, la società che lo schiaccia, con i suoi sogni che vanno in frantumi. Il cappotto è la bandiera dell’umanesimo di Gogol’. Il racconto è più complesso di quanto potrebbe far pensare una semplice lettura. È stato anche considerato una chiave per capire il mondo russo dell’Ottocento. A parte l’aneddoto secondo cui l’idea sarebbe stata suggerita da Puškin (la storia di un funzionario che aveva perduto un fucile, diventato la ragione della sua vita, e poi della colletta fatta dai suoi colleghi per ricomprarglielo), Gogol’ si mise al lavoro non prima del 1839. Si hanno comunque quattro redazioni. Il tema è quello dell’uomo umiliato, che cerca una qualche consolazione in ebbrezze disperate. Una delle ebbrezze del povero Akakij Akakievič è quella legata al suo lavoro di copista: egli copia, e le lettere dell’alfabeto che escono dalla sua penna sono gli unici esseri che in un certo senso hanno pietà di lui e rispondono sinceramente al suo affetto. Poi Akakij Akakievič viene preso dalla passione totale, romantica, da grande amore, per il cappotto. Una passione che lo porterà alla morte. Ma anche, dopo la morte, alla vendetta, a una forma di giustizia fantastica. Akakij Akakievič vive in condizioni di povertà, il suo stipendio è misero. E i sacrifici, le rinunce, che egli compie per poter risparmiare i soldi per il cappotto, costituiscono l’epos di Akakij Akakievič. Inutile rimproverarlo di non avere ideali, che il suo ideale fosse il cappotto, per lui questo ideale “basso” era pur sempre un ideale, che assumeva persino l’aspetto di una sposa. La vita di Akakij Akakievič era una vita desolata, povera fino al limite, rinchiusa nella sua misera stanza e nel suo incarico: rinchiusa nel rapporto con le carte che ricopiava. Egli lavorava, del resto, con amore e passione. Non conosceva altro orizzonte all’infuori del suo limitato lavoro. Nel mondo di cui faceva parte, fondato sulla sottomissione agli altri, sull’inchino ai forti e potenti, lui non era neppure un sottomesso. Perché non era niente e nessuno, e nessuno voleva la sua sottomissione, la sottomissione di un “inesistente”. Se mai suscitava qualche reazione, questa era di scherno. Veniva spesso preso in giro: quando non ne poteva più, degli stupidi scherzi dei suoi giovani colleghi, diceva «lasciatemi in pace, perché mi offendete». Akakij Akakievič è certo un personaggio esagerato, al limite, ma non è in sostanza troppo inventato. Il personaggio non è né “deformato” né “grottesco”. Naturalmente nella descrizione del personaggio
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