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Il Cinquecento, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

storia dell'arte

Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 23/04/2013

federicateodora1
federicateodora1 🇮🇹

4.4

(32)

45 documenti

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Scarica Il Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Il Cinquecento: Durante il secolo XIV la produzione figurativa aveva ancora il nome di Rinascimento. All’inizio del secolo il primato artistico apparteneva a Firenze anche grazie ad artisti come Leonardo Michelangelo e Raffaello, dopo i primi decenni del cinquecento fu Roma a detenere il primato artistico grazie all’intervento de papi che chiamavano in città gli artisti più importanti di tutta Italia. Altri centri assunsero ruoli di importanza come per esempio Venezia che vantava grandi artisti come Giorgione e Tiziano. Ma in quell’secolo furono due le principali tendenze che spiccarono: il Classicismo e il Manierismo; con il classicismo s’intende quella tendenza artistica che operava secondo principi di ordine armonia e proporzione, il manierismo invece deriva da “maniera” che vuol dire “stile” e indicava una tendenza definita anticlassica. Il temporaneo equilibrio raggiunto nel secolo precedente però si era infranto e l’Italia era contesa fra le maggiori potenze europee ed era diventata il luogo di un conflitto che si sarebbe risolto solo nella seconda metà del secolo con l’egemonia spagnola. Due degli eventi più importanti furono il sacco di Roma del 1527 e l’assedio di Firenze nel 1530 e in questo contesto già così bellicoso si insinuò un nuovo sconvolgimento la riforma protestante di Martin Lutero che segnò la fine del potere secolare della Chiesa. Nonostante questi cambiamenti l’arte del cinquecento non si presentò come rivoluzionaria in confronto a quella del quattrocento perché sviluppo e perfezionò gli ideali del primo rinascimento. Come già detto nei primi decenni del cinquecento fu Firenze a predominare come città artistica ma andando più avanti fu Roma a diventare il centro artistico più importante d’Italia, grazie al lavoro dei Papi che s’improvvisarono mecenati e portarono in città tutti gli artisti più importanti dell’epoca; si svilupparono però centri come Venezia e anche altre corti come quelle di Mantova e di Ferrara ma anche molte altre. Furono quindi il classicismo ed il manierismo a caratterizzare questo secolo. Si parla di classicismo per quegli artisti che proseguirono e svilupparono le ricerche avviate nel secolo precedente e si esprimevano con composizioni chiare razionali e proporzionate dove ogni cosa è calcolata ed equilibrata; il manierismo invece caratterizza quegli artisti che al contrario rifiutano le regole e le norme classiche e aboliscono ordine armonia e equilibrio per lasciar spazio a angosce e irrequietezze esistenziali e in altri casi per ricercare soluzioni talmente raffinati ed eleganti da sconfinare nella stravaganza. Per indicare il periodo d frattura in cui nasce il Manierismo gli studiosi hanno identificato due date il 1520 ovvero la morte di Raffaello e il 1527 il sacco di Roma; e due fattori avrebbero causato un così radicale mutamento da un lato la convinzione da parte degli artisti che non era possibile esprimere davanti agli eventi politici e religiosi dell’epoca un sereno e sicuro rapporto davanti la realtà e dall’altro lato la convinzione che i tre grandi maestri Leonardo Michelangelo e Raffaello avevano raggiunto un tale grade di perfezione che non era possibile superarli si poteva solo imitare. Un altro evento che indubbiamente sconvolse l’Europa fu la scoperta di Copernico che dimostrò che la Terra non era la centro ma girava attorno al Sole, e che aprì le porte ad una nuova scienza. All’interno del manierismo vengono distinti due momenti : una prima fase più espressionista e trascendente chiamata “sperimentalismo anticlassico” che si definisce a Firenze nei primi anni del cinquecento e la Maniera vera e propria che si esprime attraverso un linguaggio colto raffinato brillante e complesso. Il cinquecento fu però un periodo di grande crisi religiosa causata soprattutto dalla riforma protestante di Martin Lutero che piano piano si diffuse specialmente nel nord Europa, e fu anche periodo in cui si diffuse come sentimento comune un desiderio di ritorno alla spiritualità e venne risollevata la disputa sulle immagini sacre che sfociò poi in una furiosa iconoclastia. Specialmente il nord Europa fu testimone della violenza e della distruzione di molte opere d’arte. L’argomento venne anche trattato nel famoso concilio di Trento (1545-1563) dove s’impose l’abolizione del nudo e s’istituì la figura di vescovo come supervisore delle nuove opere d’arte che andavano collocate nei luoghi pubblici. Ma a cavallo tra quattrocento e cinquecento venne anche costruita la prima accademia dell’arte creata a Firenze da Lorenzo il Magnifico e la grande novità di questa scuola era che la formazione degli allievi avveniva attraverso lo studio delle opere d’arte della grande collezione medicea. Tuttavia fu la fondazione dell’Accademia delle Arti e del disegno fondata sempre a Firenze nel 1563 per impulso di Giorgio Vasari che segnò la nascita delle moderne accademie artistiche. Leonardo Da Vinci: Leonardo da Vinci uno dei tre grandi maestri insieme a Michelangelo e Raffaello, nacque a Vinci un villaggio toscano nel 1452 da un notaio. Dopo essersi trasferito a Firenze entrò nella bottega di Andrea Verrocchio. Nel “battesimo di Cristo” del Verrocchio collaborò anche Leonardo dipingendo l’angelo inginocchiato e il paesaggio sullo sfondo. A differenza del vecchio maestro che ha utilizzato una linea netta e decisa per definire le forme come era di consuetudine, Leonardo ha ammorbidito i lineamenti con vellutati toni d’ombra e con graduali passaggi chiaroscurali; e anche nel paesaggio sullo sfondo i contorni non sono nitidi e i volumi immersi nello spesso velo atmosferico hanno poca consistenza. In questa opera si notano i primi accenni dello sfumato e della prospettiva aerea che insieme alla resa delle reazioni emotive dei soggetti con grande efficacia costituiscono le più importanti novità della pittura di Leonardo. Il maestro arrivò ad una visione più organica della realtà non più l’uomo incentrato come unico aspetto , ma estesa a la natura in tutte le sue forme. Come i grandi maestri del quattrocento egli concepì la realtà come strumento di conoscenza, ma ritenne che l’arte era scienza quindi come strumento per l’esplorazione del mondo visibile. L’esperienza sensibile per Leonardo era la madre di ogni certezza come lui steso la definì, e si pose così libero da pregiudizi rifiutando le norme e le regole prestabilite di fronte alla realtà per osservarla nei sui aspetti fenomenici e scoprirne segreti e misteri. Leonardo rimase ben diciassette anni al servizio di Ludovico il Moro a Milano lontano dall’influenza neoplatonica di Firenze, in quest’ambiente continuò i suoi studi sulla figura umana e allo stesso tempo continuo i suoi studi scientifici. Le due opere più importanti che eseguì come pittore a Milano furono “la Vergine delle Rocce” e il “Cenacolo”. “La Vergine delle Rocce” doveva essere destinata alla Cappella di San Francesco Grande a Milano ma per motivi poco chiari ora si trova al Louvre e Leonardo stesso per delle contestazioni dovette realizzarne un’altra versione che oggi si trova alla National Gallery di Londra. La tavola venne realizzata intorno al 1483 ed è narrato l’episodio leggendario dell’incontro che sarebbe avvenuto tra Gesù Bambino e Giovanni Battista alla presenza delle Vergine e di un angelo. Le quattro figure sono definite da un abile gioco di luci e di ombre che ne sfuma i contorni, sono disposte a croce e collegate tra di loro dai gesti e dagli sguardi: a destra il bellissimo angelo con il viso rivolto verso lo spettatore indica Giovanni Battista che protetto dal manto della Madonna riceve la benedizione di Gesù Bambino. Il gruppo è posto su una soglia di una grotta in penombra è illuminato da una luce laterale e da dietro dalle aperture sul fondo dove è dipinto un paesaggio roccioso con complesse stratificazioni di tipo geologico; in primo piano erbe e fiori sono descritti con cura meticolosa mentre il senso di profondità è dato degradare e schiarire dei colori e dalla forme sempre meno definite. In questo dipinto si nota bene il concetto di prospettiva aerea che lui sviluppò studiando come i contorni delle cose si facciano meno netti fino a divenire indistinti e come i colori mutino man mano che aumenta la distanza anche per la presenza dell’atmosfera che forma una specie di velo offuscando impercettibilmente la visione; secondo il maestro il metodo della prospettiva aerea consentiva di rappresentare la realtà in modo più naturale raffigurandone anche la verità e la mutevolezza. Già citata l’altra opera importantissima che Leonardo dipinse a Milano fu “il Cenacolo” o “L’ultima Cena” per Ludovico il Moro nella chiesa di Santa Maria delle Grazie nel 1495. Confrontando l’opera con quella per esempio del Ghirlandaio che ha come di consuetudine disposto gli apostoli in maniera ordinata e composta con la sola eccezione di Giuda seduto di fronte a Cristo, notiamo che l’elemento di assoluta novità nel cenacolo di Leonardo è la resa della drammaticità della scena e della forte emotività dei personaggi. Il maestro ha infatti rappresentato il momento in cui Cristo pronuncia la famose parole: «in verità vi dico che uno di voi mi tradirà» e gli apostoli increduli e attoniti domandano: «son forse io Signore?»; cioè un momento particolarmente carico di tensione di emozione e di turbamenti , a lui destra. L’opera non esprime più la bellezza e la perfezione ma solo il dolore e lo smarrimento desolato di questi corpi che si contorcono e che si sono fatti pesanti e goffi e nel registro più basso sono addirittura ridotti a stato larvale. La figura di Cristo è monumentale aspetto reso ancora più enfatico dalla piccola figura della madre al suo fianco che rappresenta la pietà e la misericordia. L’intera opera a differenza di quanto fatto fino ad ora non presenta alcun riferimento prospettico. Raffaello Sanzio: Raffaello è l’ultimo dei tre grandi maestri che caratterizzano il cinquecento, con lui la pittura ha raggiunto un tale livello di perfezione da essere ritenuto insuperabile. Figlio di un pittore piuttosto mediocre quando il padre riconobbe il suo talento lo mandò in una delle più prestigiose botteghe : quella del Perugino. Per capire la pitture di Raffaello possiamo confrontare le due rappresentazioni del sposalizio delle Vergine dell’artista e del suo maestro Perugino. Nell’opera di Raffaello possiamo notare che ha ripreso molto il dipinto del maestro, le due opere ad una prima analisi sono uguali cambiano solo la disposizione delle figure, perché nell’opera del Perugino alla sinistra del sacerdote si trovano gli uomini con Giuseppe e alla destra si trovano le donne con Maria mentre nell’opera di Raffaello sono invertiti; ma se facciamo uno studio più approfondito notiamo come Perugino dispone la vicenda su due piani quello dei personaggi in primo piano e quello dell’architettura sullo sfondo a forma ottagonale che funge da punto di fuga per a prospettiva e dove le figure formano due semicerchi l’uno diretto a seguire le forme dell’architettura e l’altro teso a stabilire un movimento verso lo spettatore. Il legame tra i personaggi e lo sfondo e sottolineato anche dal pavimento a rettangoli, in quest’opera si nota come Raffaello abbia studiato le opere di Piero della Francesca e ripreso il concetto della bellezza come ordine matematico e la tendenza per la idealizzazione della realtà. Un’ altra opera tra le più importanti di Raffaello dipinto per la Stanza della Segnatura a Palazzo Vaticano è la “scuola di Atene”, l’affresco presenta saggi e filosofi che parlano e discutono all’interno di una grandiosa architettura che ricorda quella di Bramante. I personaggi sono divisi liberamente in gruppi e al centro inquadrati dall’arco sullo sfondo sono vi sono Platone e Aristotele. L’interpretazione più annoverata è quella che vede un interpretazione del discorso di Pico delle Mirandola sulla libertà dell’uomo, e la scuola rappresenta l’uomo filosofico che occupa una posizione consapevole di sé nel mondo come individuo libero e creativo e infatti anche le figure sono disposte con naturalezza e libertà. Nell’affresco Raffaello rende omaggio ad alcuni tra i più grandi dei suoi contemporanei tra cui Bramante e Leonardo, in primo piano solo e pensoso c’è Michelangelo che Raffaello ha aggiunto dopo aver visto la prima parte della Cappella sistina resa pubblica nel 1511, e la collocazione dell’artista in primo piano è un segno di rispetto e di riconoscimento del suo genio. Nell’opera nonostante l’evidente influsso di Michelangelo per quanto riguarda la plasticità delle figure notiamo che i personaggi sono resi con una naturalezza che solo Raffaello è in grado di realizzare e di riprodurre. Giorgione: Giorgio da Castelfranco meglio conosciuto come Giorgione è uno dei protagonisti del rinnovamento della pittura veneta che è considerata l’altra grande alternativa del Rinascimento maturo. La breve stagione artistica del pittore stroncata dalla peste nel 1510 è stata sicuramente influenzata da Antonello da Messina e da Leonardo entrambi di passaggio nella laguna e anche da Albrecht Dürer. Nella sua pittura il valore tonale cioè l’effetto creato dalla sintesi tra colore e luce atmosferica diventò lo strumento principale nella definizione dell’immagine sostituendosi al disegno nella creazione delle forme dei volumi delle profondità e degli accordi tra le vari parti. In quei anni il divario tra la pittura fiorentina e quella veneta era molto accentuato: la prima rimase attaccata al disegno ed a una concezione razionale e ordinata della realtà in cui l’uomo occupava una posizione centrale, mentre la seconda che preferì instaurare un rapporto egualitario tra uomo e natura privilegiò il colore come massimo strumento espressivo e inoltre la natura fu studiata a fondo senza essere confinata a ruolo secondario. Per esempio in una delle opere di Giorgione in cui la natura è protagonista è la “tempesta”, opera straordinaria ma di difficile interpretazione dove possiamo notare un forte connubio tra uomo e paesaggio. Infatti le due figure umane che compaiono nell’opera, un uomo in piedi a sinistra appoggiato ad un albero e una donna nuda a destra che allatta un bambino sembrano far parte della natura come la terra gli alberi le rocce l’aria la nubi e la città; è particolarmente evidente come la costruzione dell’immagine attraverso gradazioni di colori e luci realizzi un rapporto sempre più intimo tra ambiente e natura. Lo spazio è libero da ogni costrizione prospettica come è libero la stesura dei colori dati a macchia, questi infatti non definiti dai contorni nel disegno ma mischiati anche con tonalità diverse non seguono alcuna regola chiaroscurale. Questo dipinto però non nasconde il sentimento di lieve paura e tremore dell’uomo davanti alla sua condizione di creatura in mondo più grande di lui. Tiziano: Quando ormai Giorgione era un pittore affermato, apparve sulla scena veneziana il giovane Tiziano che si formò prima nella bottega di Bellini e poi fu molto influenzato dalla pittura di Giorgione. Infatti per molto tempo si è attribuito il dipinto “Concerto Campestre” al vecchio maestro ma verrà poi indicato come opera giovanile di Tiziano; anche se molti elementi sono attribuibili alla pittura di Giorgione, Tiziano ha saputo abbandonare la solenne e astratta immobilità delle immagini del suo maestro dando alla composizione stessa e ai personaggi maggiore movimento. Le figure sono definite con maggiore nitidezza e sicurezza nei volumi i lineamenti e i gesti sono più incisivi e meno sfumati. Nella pittura veneziana il tema del concerto era abbastanza diffuso poiché l’armonia musicale era considerata armonia cosmica. Il dipinto mette in scena l’accordo di un liuto suonato da un giovane d città accompagnato da un figura femminile nuda, probabilmente una ninfa che suona il flauto; alla sinistra della scena si trova un’altra ninfa in piedi che mescola l’acqua della fonte; l’armonia della scena è però interrotta dall’arrivo di un pastore col suo gregge che sembra riportare alla realtà la scena: il tempo reale del mondo prende il sopravvento sul tempo ideale dell’armonia. Lorenzo Lotto: Lorenzo Lotto fu uno dei pochi pittori veneziani a rompere gli schemi e ad affermare un proprio stile pittorico influenzato soprattutto da Antonello da Messina e Giovanni Bellini e poi dai pittori nordici come Dürer; la sua pittura non aveva niente a che vedere con la tonale di Giorgione e così sentendosi escluso viaggiò per parecchie corti. Nel 1527 realizzò per la Chiesa di Santa Maria sopra i Mercanti a Recanati “l’Annunciazione”. La scena si svolge all’interno di una stanza la cui atmosfera tranquilla è improvvisamente sconvolta dall’arrivo dell’arcangelo Gabriele per recare l’annuncio a Maria; quest’ultima impaurita e tremante abbandona le sue preghiere e si volta dall’altra parte verso lo spettatore. A Lotto non interessava molto riprodurre il momento solenne dell’annunciazione piuttosto l’atteggiamento spaventato della Vergine; i colori caldi della scena all’interno della stanza si contrappongono con quelli all’esterno e con quelli della veste dell’arcangelo che mette in risalto la pelle chiara e i capelli biondi della figura. I dettagli sono colti con molta cura soprattutto nella figura del gatto che sfugge la scena e nell’espressione atterrita di Maria e nel tremore delle sue mani; Lotto ha voluto anche sottolineare il contrapporsi della quotidianità con all’eccezionalità dell’evento soprannaturale, inserendo anche un elemento di realtà come l’ombra proiettata dall’angelo sul pavimento mentre la figura di Dio Padre osserva la scena dall’alto.
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