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Il Cinquecento. Contesto storico-culturale e letteratura, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Sintesi schematica del Cinquecento utile per ripetere e per fissare i principali concetti

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 19/02/2023

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ennia-iannelli-1 🇮🇹

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Scarica Il Cinquecento. Contesto storico-culturale e letteratura e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! IL CINQUECENTO Il contesto storico-culturale Il periodo storico che va dal 1494 alla fine del Cinquecento comprende un’epoca molto feconda per l’Italia che farà da traino a tutta l’Europa ed è caratterizzato dal Rinascimento e dal Manierismo. Il Rinascimento viene considerato un vero e proprio mito che fonda sulla ‘rinascita’ dopo un periodo buio, un periodo di tenebre culturali, come veniva considerato il Medioevo. Mito che affonda le sue origini già nell’Umanesimo. I primi anni del Cinquecento continuano ad essere caratterizzati dal confronto con i modelli classici, ma, a differenza degli umanisti, gli artisti e gli intellettuali rinascimentali sono più consapevoli dell’impossibilità di ricostruire integralmente il mondo romano e greco, della distanza culturale e sociale con il mondo classico. Di conseguenza, molti autori abbandoneranno totalmente la produzione in latino, altri la diminuiranno sensibilmente. Ben presto, cominciò a sentirsi il bisogno di regolamentare le forme artistiche e adottare modelli ben definiti. Questo progressivo instaurarsi di regole e grammatiche sarà caratteristico del periodo del Manierismo. Il primo a dare una definizione di manierismo Giorgio Vasari che indica con il termine ‘maniera’ ciò che oggi definiremmo ‘stile’. Secondo Vasari, infatti, gli artisti suoi contemporanei fondavano il proprio stile sull’imitazione dei classici rinascimentali, alla loro ‘maniera’. Ma già durante il Manierismo, come poi sarà ancora più evidente nel Barocco, vi è una inversione di tendenza. Gli artisti e i letterati cercano infatti di sfuggire ali stereotipi, alle regole linguistiche e stilistiche giudicate troppo vincolanti. Il principio di imitazione lascia spazio a quello di emulazione: molti scrittori tentano di uguagliare o superare la grandezza dei modelli. A ciò va aggiunta una tendenza anticlassicista, caratterizzata dall’avversione per ogni forma di pensiero e linguaggio codificato. Già da tempo, la Chiesa si trovava ad affrontare critiche per il comportamento dei suoi esponenti, soprattutto per quanto riguardava la vendita delle indulgenze e delle cariche ecclesiastiche. Queste critiche sfoceranno in una protesta che esplose quando il monaco agostiniano tedesco, Martin Lutero, espose le sue 95 tesi religiose che condannavano l’operato della Chiesa e criticavano alcuni fondamenti religiosi. Lutero, grande conoscitore di S. Agostino, riteneva che il compito dei ministri di culto fosse quello guida spirituale della comunità e che gli ecclesiastici non dovessero sostituirsi a Dio nel concedere la salvezza agli uomini. Lutero valorizzò il dialogo diretto tra Dio e l’uomo. Le tesi Luterane furono accolte con entusiasmo in buona parte della Germania, in Svizzera e nei paesi scandinavi. In Inghilterra, la riforma protestante fu imposta dallo stesso re Enrico VIII che fondò la chiesa nazionale, Anglicana, e ne assunse il diretto controllo. L’Italia restò fedele al Cattolicesimo, ma più per motivi opportunistici che altro, legati alla presenza della Curia papale a Roma. La Chiesa convocò un concilio a Trento per discutere su eventuali riforme da recepire. Il Concilio durò circa 20 anni e si concluderà condannando i presunti errori presenti nella riforma. Si introdussero alcune novità: nacquero i seminari in cui i sacerdoti potevano studiare prima di essere assegnati alle parrocchie, furono istituiti nuovi ordini religiosi, tra cui i gesuiti, ci fu un inasprimento della censura e del controllo con l’istituzione dell’Indice dei libri proibiti. I gesuiti si occuparono anche di istruzione fondando i collegi aperti ai propri membri ma anche a studenti esterni. Venne promulgata la ratio studiorum che portava gli studenti fino al livello universitario. Nel Cinquecento i letterati tendono ad essere inseriti stabilmente nelle corti; tuttavia, a partire dalla metà del secolo aumenta l’insoddisfazione e l’infelicità dei letterati dovute all’ipocrisia della vita di corte. Molti artisti, quindi cercano fonti di reddito alternative, altri cercano di non legarsi a una sola corte, altri ancora intraprendono frequenti viaggi. Scompare la figura dell’intellettuale umanista al servizio della politica e nasce l’uomo politico a tutti gli effetti. Le Accademie si sviluppano notevolmente in questo periodo, raccogliendo studiosi di varie discipline. Fra le più note, l’Accademia della Crusca fu fondata a Firenze e ancora oggi è attiva. Essa propugnò l’uso del fiorentino classico e puro come lingua letteraria, inserendosi nella questione della lingua. Nello sviluppo della cultura cinquecentesca ebbe notevole influenza la diffusione della stampa che nacque nel secolo precedente. Grandi città come Venezia, Roma e Firenze divennero grandi centri editoriali a livello europeo. Ciò fu possibile grazie ai capitali investiti nelle tipografie da imprenditori o mecenati e alla loro collaborazione con dotti personaggi che curarono le pubblicazioni. Frutto del dinamismo culturale di Umanesimo e Rinascimento fu la scoperta della prospettiva, ovvero un complesso di regole che consente di rappresentare oggetti tridimensionali su una superficie piana. La prospettiva mette al centro l’uomo e il suo punto di vista. Nel Cinquecento la tipica forma musicale è il madrigale, ovvero un canto a più voci composto su testi poetici, che sono quelli dei grandi poeti come Petrarca o Tasso. Gli argomenti sono amorosi o burleschi. Altra novità del panorama musicale italiano è la nascita del melodramma. Un gruppo di musicisti e letterati fiorentini cercarono di far rivivere l’autentica tragedia greca, un genere in cui sono unite musica e recitazione per mezzo del ‘recitar cantando’.
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