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Il Cinquecento (epoca del Rinascimento), Appunti di Lingua Italiana

L'epoca del '500, il Rinascimento e i vari scrittori

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 31/10/2017

Miry95
Miry95 🇮🇹

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Scarica Il Cinquecento (epoca del Rinascimento) e più Appunti in PDF di Lingua Italiana solo su Docsity! IL CINQUECENTO Il ‘500 come sappiamo è il secolo del Rinascimento italiano. Quando si parla di Rinascimento ci si riferisce al classicismo rinascimentale. A questo aspetto idealizzante e classicheggiante di tale cultura si affianca un aspetto diverso, turbato, oscuro ,inquieto che proviene da strati socioculturali diversi rispetto a quelli dominanti: si tratta del Controrinascimento di Hiram Haydin e l’Antirinascimento di Eugenio Battisti. Questi due hanno sottolineato la presenza di correnti naturalistiche magiche ed esoteriche e il proliferare di un gusto per l’irregolare, per il grottesco e il mostruoso accanto al culto armonico della bellezza ideale caratteristica del classicismo rinascimentale. All’interno della cultura rinascimentale si sviluppò un altro fenomeno: il manierismo. Questo è considerato come l’anello che congiunge il Rinascimento al Barocco. Il manierismo è categoria primaria della storia dell’arte non della letteratura. Il termine “manierismo” nacque intorno al 1600 con un’intenzione dispregiativa per indicare certe manifestazioni artistiche del tardo ‘500, che apparivano come la ripetizione schematica delle forme create dalla’arte classica del Rinascimento. Uno storico dell’arte di nome Max Dvorak, vide nel manierismo l’emergere di un carattere soggettivistico e deformante dell’arte, contrapposto alle regole del mondo classico. Un altro, George Weise, sostiene che la possibilità di individuare non solo nel 500, ma a partire dalla tradizione postpetrarchesca, una vena di preziosità e raffinatezza goticheggianti, in contrasto con l’armonico equilibrio umanistico. Il manierismo allora è l’irregolare, il disarmonico, l’anormale che si oppone alla regola dell’armonia classica. *alcuni manieristi: Aretino, Berni, Doni… Rispetto al ‘400, questo secolo vede ancor più l’accentrarsi delle attività intellettuali e culturali nelle corti. Il “libro del Cortigiano” di Castiglione ci da l’immagine idealizzata di quel mondo raffinato.. nella rappresentazione di Castiglione la corte è il luogo della conversazione , dello scambio e del confronto; essa è caratterizzata dalla presenza femminile. Aretino parla della corte come dello “spedale delle speranze, sepolture delle vite e mercato delle menzogne.”; anche Ariosto e Tasso ci parlano della corte come un luogo esigente e spietato, competitivo e pieno di insidie, ma anche come dell’unico palcoscenico capace di assicurare lusso, visibilità e successo. LE ACCADEMIE Per tutto il ‘500, le accademie rimangono il luogo relativo di libertà e di confronto culturale. Le accademie cinquecentesche servono alla divulgazione della cultura più che agli studi di filologia. L’accademia si distingue dalla corte per il suo carattere non gerarchico, anche se al suo interno vi sono delle cariche, esse ruotano democraticamente. Ogni accademia ha le sue caratteristiche, quella più nota e importante è la stesura di un testo a più mani: l’Accademia degli Intronati. Si può dire,inoltre, che non ci sono città italiane nella quale, accanto alla corte, non siano attive una o più accademie; spesso guardate con sospetto e sottoposte al controllo del principe. LE UNIVERSITA’ Nel ‘500 le università non attraversavano un periodo brillante. Già da tempo in tutta Europa, esse si attardavano a coltivare saperi ormai arretrati, mentre il nuovo veniva maturando in circoli, accademie.. Un po’ dappertutto le università presero durante il ‘500 il respiro internazionale che avevano sempre avuto. LE TIPOGRAFIE Un centro nuovo e propulsivo del ‘500 sono le tipografie. Alcuni stampatori sono il Marcolini a Venezia, Antonio Blado a Roma, Lorenzo Torrentino a Firenze. La loro attività dimostra che lo scrittore del ‘500, ormai scrive avendo in mente procedure concrete di smercio e diffusione di opere destinate al pubblico più vasto e ad un concreto successo economico. LA CONDIZIONE DEGLI INTELLETTUALI All’inizio del ‘500, la sistemazione cortigiana sembra ancora la più augurabile: con l’eccezione di alcuni scrittori fiorentini e veneti, tutti gli altri si affaticano per entrare al servizio di qualche principe. E’ vero che il servizio cortigiano può essere malagevole, basta leggere la satira I dell’Ariosto per avere un quadro più chiaro sulla condizione degli intellettuali cortigiani. L’Ariosto si descrive poco apprezzato, mal pagato. Soprattutto dall’Orlando Furioso, si ricava un senso di profonda frustrazione: il valore del lavoro letterario a corte non è riconosciuto e il regime di contraccambio non funziona; il signore tratta il poeta come un impiegato qualsiasi e si sente in credito nei suoi confronti. Diversa, invece, è l’immagine dell’intellettuale di corte, un’immagine effimera. Quella che era nel Cortigiano una corte laica, in breve diventa una corte non solo di “chierici” ma di uomini di Chiesa di altissime responsabilità, dal momento che i tumulti e le guerre d’Italia spingono il cortigiano laico verso l’approdo ecclesiastico. Tuttavia tutto questo sarà possibile fino al Concilio di Trento. Le corti laiche chiedono ai letterati compiti circoscritti, specializzati: si assiste a fine ‘500 a una professionalizzazione del lavoro intellettuale, che tende a trasformare gli antichi
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