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Il Cinquecento, il contesto storico e letterario, Appunti di Letteratura

Il Cinquecento e tutte le sue caratteristiche

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 03/01/2022

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eleonora-cafiero 🇮🇹

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Scarica Il Cinquecento, il contesto storico e letterario e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! IL CINQUECENTO Con la morte di Lorenzo il Magnifico (1492) ha termine la politica di equilibrio e di pace che aveva caratterizzato le vicende della storia italiana negli ultimi anni del Quattrocento. La penisola diventa terra di scontri e di conquista per le grandi nazioni europee: la Francia, la Spagna e l’Austria. Agli stati italiani non resta che cercare il favore delle grandi potenze, mettendosi completamente nelle loro mani e subendo così pesanti conseguenze. Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII scese in Italia riuscendo ad impadronirsi senza difficoltà del Regno di Napoli. Nel 1500 il Ducato di Milano cade nelle mani del re francese Luigi XII, mentre la Spagna poco a poco si insedia nell'Italia meridionale. Nel 1527 le truppe mercenarie del nuovo re di Spagna Carlo V, i lanzichenecchi incendiano e saccheggiano Roma: questo fu l’episodio emblema della crisi che in quel periodo colpì l’Italia. Nel 1530 Carlo V, re di Spagna viene incoronato a Bologna dal pontefice Clemente VII re d’Italia. LE CORTI DEL CINQUECENTO Roma: la sua importanza consiste nel fatto di essersi posta come crocevia di scambi culturali ed incontri. Inoltre esalta il ruolo della corte, soprattutto con alcuni pontefici come Giulio II, Leone X e Clemente VII, che danno particolare impulso allo sviluppo delle lettere e delle arti. I grandi artisti del tempo, da Raffaello a Michelangelo, lasciano nei palazzi vaticani testimonianze indelebili (La volta della Cappella Sistina). Molti fra i maggiori scrittori, fra cui Bembo e l'Aretino, soggiornano più o meno lungamente nella capitale pontificia, ricavando stimoli e fermenti dalla sua intensa vita culturale. Anche le più piccole corti continuano a svolgere un valido ruolo di promozione culturale: non è un caso che presso la corte di Urbino venga ambientato il Cortegiano di Castiglione. Tra i centri particolarmente attivi sul piano delle proposte e dell’elaborazione del discorso letterario è da ricordare, almeno la Ferrara degli Estensi, dove prosegue la tradizione del poema cavalleresco, che già avviata da Boiardo, raggiunge il suo culmine con l’Orlando furioso di Ariosto. La corte assume un ruolo centrale, non solo nella vita politica ma anche culturale. Essa viene considerata come una misura di civiltà, entro la quale si elaborano non soltanto le caratteristiche della letteratura e dell’arte , ma anche i modelli di comportamento e le ideologie. Si delinea un sistema di valori tendenzialmente omogeneo nel quale si rispecchiano gli ideali di un'intera civiltà : quelli di edonismo che si propone come ricerca, che si propone come ricerca di un piacere raffinato e sublime , fatto di grazia e armonia. Ma questa stagione sarà di breve durata, perché a partire dagli anni Trenta e Quaranta anche le corti, come sistema politico-economico, e di conseguenza culturale, saranno investite dalla crisi che attraversa la penisola. Si rafforza l'istituto del mecenatismo già avviato nel periodo umanistico, ossia la protezione che i principi e i signori accordano ad artisti e scrittori, dai quali traggono a loro volta lustro e splendore. Il legame con il potere che emerge all’interno delle opere stesse si rivela però non sempre positivo: per la precarietà delle relazioni intrattenute con i principi, che possono togliere a loro piacimento la loro protezione, sia per l'ambito chiuso e ristretto in cui si svolge la loro attività, nettamente estranea e separata rispetto alle attese culturali della maggior parte della popolazione: la presenza dell’intellettuale perde la funzione attiva che ancora conservava nel primo Quattrocento, per ridursi ad una funzione sempre più decorativa e celebrativa. LA QUESTIONE DELLA LINGUA NEL CINQUECENTO Uno degli aspetti dominanti della cultura del Cinquecento è costituito dalle discussioni linguistiche, che si susseguono per tutto il secolo e rappresentano un'esigenza profonda, decisiva per le sorti stesse della letteratura in un paese come l’Italia, privo di unità politica e di uno stabile punto di riferimento. La scelta del latino come strumento di comunicazione letteraria esprimeva un'esigenza di universalità e di unità culturale, sia pure raggiunta da una soluzione artificiale e forzata, incapace di resistere a lungo. Il ritorno al volgare si realizza soltanto dopo il riconoscimento della pari dignità rispetto al latino, tenendo conto del grado di elaborazione formale raggiunto e dell’eccellenza della tradizione a cui faceva riferimento. A questo punto la letteratura italiana aveva raggiunto un grado di perfezione tale da poter essere considerata classica come il latino. LA TEORIA DEL CLASSICISMO VOLGARE Questa concezione idealistica (cultura cinquecentesca) è all'origine del classicismo rinascimentale e dei suoi canoni: eleganza, armonia, equilibrio, misura, ordine e proporzione. Ma la poetica del classicismo è possibile soltanto se sono disponibili modelli ideali e universalmente riconosciuti, quali erano stati, per la latinità Cicerone e Virgilio. Era necessario compiere un’operazione analoga per la letteratura italiana, per poter legittimare la nozione stessa di “classico” e il canone dell’imitazione che ne doveva derivare. Se ne fa promotore e teorico il veneziano Pietro Bembo. Nell'opera Prose della volgar lingua (1525), egli propone una soluzione puristica e convenzionale, che isolando alcune esperienze letterarie del passato ritenute esemplari ovvero Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa, le propone come modelli di imitazione.
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