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Il classicismo russo, le riforme Petrine e i personaggi principali di quest'epoca, Appunti di Letteratura Russa

La riforma dell'alfabeto, la tardiva nascita del classicismo in Russia, Antioch Kantemir e Vasilij Tred'jakovskij.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 05/05/2020

silviasanna00
silviasanna00 🇮🇹

4.3

(24)

14 documenti

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Scarica Il classicismo russo, le riforme Petrine e i personaggi principali di quest'epoca e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! L’epoca Petrina (1689-1725) L’epoca petrina non fu un periodo in cui prosperarono le belle lettere. Ciò perché si dette la precedenza ad altre questioni piuttosto a quella della letteratura; questioni come trasformazioni politiche, sociale che appunto vennero attuate da Pietro, anche la laicizzazione radicale dello stato russo: tutte queste segnarono profondamente lo sviluppo successivo della Russia e determinarono le premesse per lo sviluppo delle arti e quindi anche della letteratura. Tra le riforme che avranno un influsso diretto sulle lettere russe vi fu la riforma della stampa (o dell’alfabeto), cioè l’introduzione della “graždanskaja azbuka”, detta anche “graždanskij šrift”, dove “azbuka” è l’alfabeto. Graždanskij šrift vuol dire “la scrittura civile”, è praticamente l’alfabeto moderno, solo relativamente in quanto verrà ulteriormente modificato nel 1918; la riforma ulteriore venne dunque iniziata prima dell’ascesa al potere dei bolscevichi con la Rivoluzione russa del 1917 e verrà portata a termine nel 1918, cioè in seguito all’ascesa al potere dei bolscevichi. I caratteri vengono modificati in previsione di una stampa tipografica più snella. Questa riforma portò a un considerevole incremento del numero di titoli che venivano pubblicati a stampa dopo la riforma; si tratto però più che altro di opere a carattere tecnico-scientifico. Un’altra iniziativa di Pietro fu la creazione dell’Accademia delle scienze, il cui maggior collaboratore russo fu lo storico Vasilij Tatiščev. Egli fu autore, dopo la morte di Pietro, della prima storia russa compilata secondo criteri storiografici-scientifici, è la prima vera storia russa fatta con criteri di tipo scientifico. È da sottolinearsi il fatto che fosse russo in quanto inizialmente tale accademia era composta e guidata per lo più da scienziati stranieri, per lo più tedeschi. Ad ogni modo ciò servì a creare le premesse di uno scambio culturale proficuo tra l’Europa e la nuova Russia laica di Pietro. Cosa vuol dire ciò? La Russia non ha più bisogno del tramite polacco-ucraino, ha un contatto diretto con la cultura europea. Anche la creazione del primo museo, la kunstkamera, “la camera delle meraviglie”, fu molto importante, ospitò la collezione personale di Pietro di cose molto strane (alcune anche molto orride, come feti umani o animali, ciò in realtà all’epoca indicava il desiderio di acculturarsi tramite oggetti che noi oggi definiremmo stranezze). La letteratura e il classicismo russo La tendenza letteraria dominante in Europa all’epoca era il classicismo, classicismo che vedeva nell’antichità e soprattutto nell’epoca classica dell’antica Grecia l’esempio di uno stato, di una società ideale e di un rapporto armonico tra l’uomo e la natura; l’antichità veniva dunque vista come un’epoca ideale della storia umana, un’epoca di libero sviluppo della personalità, un’epoca di compiutezza spirituale, in definitiva un’epoca senza contraddizioni e senza conflitti sociali. La peculiarità del classicismo russo è dovuta al fatto che si forma in un periodo più tardo rispetto a quello europeo: è una sorta di costante, un meccanismo della cultura russa, che acquisisce delle esperienze, che in Europa invece sono già presenti, con un certo ritardo. Questo meccanismo, di cui ha parlato soprattutto il semiotico Lotman, prevede che in un determinato momento arrivi, in questo caso il classicismo in Russia, quando in Europa è già in una fase più avanzata; quindi cosa succede? Il tempo di assimilazione in Russia si comprime, ed avendo un periodo di sviluppo più compresso ovviamente darà anche degli esiti diversi. Fu quello che successe anche negli anni ‘90 del secolo scorso, dove tutta una serie di temperie artistiche europee venne assorbita in un tempo molto ristretto, in quelle che Lotman stesso chiama “periodi di accelerazione”, pertanto il prodotto di questo periodo di accelerazione si discosterà dal modello originario. Questo appunto succede anche con il classicismo in Russia, che nasce più tardi rispetto a quello che è il classicismo europeo. Il classicismo europeo del XVII secolo si basava sul presupposto che tra la ragione individuale (egoistica) e quella che invece era la ragione generale (collettiva), tra il bene individuale e il bene collettivo, esistesse una contraddizione fondamentale, ovvero che il bene individuale e il bene collettivo fossero in contrasto per definizione. Il fatto che ci fosse questa contraddizione serviva da giustificazione all’assolutismo, in quanto l’individuo doveva, per il suo stesso bene, autolimitarsi assoggettandosi alla ragione generale, collettiva, che all’epoca era rappresentata dal potere assoluto. Un altro concetto base era la coscienza dell’imperfezione della natura umana, la quale portava l’individuo a scontrarsi con il dolore, nel tentativo di soddisfare le proprie passioni. Questo incontro-scontro con il dolore costituiva all’interno del classicismo il fondamento del concetto di tragico. La tragedia quindi era la descrizione di questo scontro tra la passione che portava a conoscere il dolore. Nel Settecento in Europa queste idee avevano conosciuto un’evoluzione rappresentata dal pensiero e dall’opera di Voltaire. Per Voltaire la valutazione etica passa dalla sfera individuale a quella dell’utile sociale: significa che Voltaire, pur conservando le forme e le strutture dell’arte neoclassica, cambia la natura del conflitto, che viene rappresentato nella tragedia. Quindi con Voltaire la tragedia non è più incentrata sulle passioni e sul dolore che è conseguente all’incontro-scontro con queste ultime, ma si sposta alla denuncia dei vizi e mali della società, i quali fanno violenza ai sentimenti e a quelle che sono le naturali aspirazioni dell’uomo. Quindi l’asse della tragedia si sposta verso un male esterno all’uomo e va indicare una forma di lotta al dispotismo: con Voltaire la tragedia diviene anti-tirannica. È proprio questo modello che va ad influire sulla nascente letteratura russa moderna. Il classicismo russo quindi, inteso come un sistema estetico, inizia su una base filosofica già illuminista, quindi con un orientamento sul bene sociale, con un profondo contenuto di tipo etico e morale. La letteratura del classicismo russo quindi si va a innestare nel solco della tradizione didattica della tradizione russa antica, quindi si propone di influire in modo diretto sia sul potere, cioè sul sovrano, e anche di favorire la formazione di una coscienza sociale che doveva servire a stimolare la formazione di una autocoscienza nazionale, cioè della Russia come popolo. Come venivano attuati questi obiettivi da un punto di vista estetico e formale? Vengono accettati e applicati in maniera totalmente pedissequa, copiando i principi estetici del classicismo europeo. Il contenuto prende l’avvio già da quello che era un contenuto di tipo illuministico, che il classicismo aveva appunto assunto in Europa con Voltaire. Dal punto di vista formale invece si adottano senza modifiche i principi estetici del classicismo europeo, e ciò significa una rigida gerarchia dei generi letterari, che erano suddivisi tra generi altri (l’ode, la tragedia..) e generi bassi (la commedia, la satira..). Questi generi avevano delle caratteristiche specifiche che non potevano essere mescolate. Il russo in questo periodo era ancora relegato a lingua per il popolo, ma dagli anni Ottanta del diciassettesimo secolo si erano venuti intensificando i richiami a usare il russo al posto dello slavo ecclesiastico. Ci si trovò dunque di fronte alla necessità di codificare la lingua russa e di teorizzare la differenza tra questa e lo slavo ecclesiastico. Riforme petrine La formazione della lingua letteraria russa è strettamente legata all’introduzione dell’alfabeto civile. Il russo viene concepito come una lingua flessibile, piena di prestiti e aperta alle influenze esterne, contrariamente a quanto avveniva con lo slavo ecclesiastico, che era una lingua codificata, ferma, consolidata e non era un sistema aperto. La scelta dell’alfabeto ha un forte valore simbolico, ed è anche significativo il fatto che tale alfabeto venga definito “civile”, questo crea un rapporto di esclusione rispetto alla lingua religiosa: così come i libri religiosi non potevano essere scritti in russo, ma in slavo ecclesiastico, allo stesso modo i libri civili non potevano essere scritti in slavo ecclesiastico. Questa che è la nuova lingua letteraria che esprimeva la nuova Russia di Pietro, significa anche che la nuova cultura basata su questa nuova lingua doveva soppiantare quella che era la vecchia cultura. I personaggi principali di quest’epoca Antioch Kantemir: venne definito da Belinskij (Vedi Daniil Zatočnik) “il primo poeta laico russo”. È anche il fondatore di una forte tendenza verso la satira. Era figlio di un principe moldavo che era stato alleato di Pietro (nella guerra contro i Turchi) e che si era rifugiato in Russia. Nel 1732 venne inviato come rappresentante diplomatico prima a Londra e poi a Parigi, dove tra l’altro morirà. Durante il suo periodo all’estero è molto vicino agli illuministi, e frequenta appunto Voltaire, e anche molti italiani, tra cui Algarotti. Kantemir scrisse ben nove satire, tra cui una intitolata “ai detrattori della scienza” e un’altra “contro l’invidia e la superbia dei nobili di cattivi costumi”; già dai titoli è palese che vi sia un forte portato etico, sono due titoli che parlano in maniera trasparente dell’orientamento e il contenuto delle opere.
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