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Il colonialismo in età moderna di Francia, Spagna e Inghilterra., Appunti di Storia Moderna

Appunti e riflessioni sui concetti espressi nel libro di A. Padgen "Signori del mondo. Ideologie dell'impero in Spagna, Gran Bretagna e Francia 1500-1800".

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 11/11/2019

GGiulia1997
GGiulia1997 🇮🇹

4.4

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Scarica Il colonialismo in età moderna di Francia, Spagna e Inghilterra. e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! SCOPERTE GEOGRAFICHE: OCEANIA I primi avvistamenti sono relativi all’ultimo scorcio del 16 secolo, ma l’effettiva “invenzione” dell’Oceania come continente è solo di metà 18 secolo grazie ai viaggi di James Cook. Nella sua prima fase, l’Australia è usata dall’Inghilterra che ne controlla alcune parti sotto costa con una funzione ben precisa ossia era una sorta di prigione a cielo aperto in cui venivano deportati uomini pericolosi per la società inglese. Servono 100 anni per capire il profilo delle terre emerse prese e poi governate. Nel processo del racconto delle prime grandi esplorazioni, il passaggio definitivo avviene quando Magellano nel settembre del 1519 parte dalla Spagna e circa 3 anni dopo le sue navi (lui nel frattempo era morto durante il viaggio) ritorna al punto di partenza Realizzando il grande progetto geografico/nautico di Colombo. IMPLICAZIONI LEGATE AGLI ASPETTI GIURIDICI DI GIUSTIFICAZIONE DEL POSSESSO E FILOSOFICI LEGATI ALLA LEGITTIMAZIONE DELLE AZIONI ATTRAVERSO LE QUALI AVVIENE IL POSSESSO E IN UN’ULTIMA ISTANZA A PARTIRE DAL 18 SECOLO RIFLESSIONI DI CARATTERE ECONOMICO (SI BASANO SUI REALI BENEFICI DELL’UTILIZZO/SFRUTTAMENTO DELLE COLONIE) La pratica della schiavitù diventa funzionale allo sviluppo del Nuovo Mondo all’inizio del 16 secolo e diventa una questione economicistica e filosofica intorno alla metà del 18 secolo, tenendo presente che la riflessione sull’istituto della schiavitù è diversa dalla riflessione sulla tratta degli schiavi. Quando all’inizio del 19 secolo gli inglesi decidono di fermare la tratta degli schiavi e iniziano una serie di operazioni diplomatiche per cercare di convincere anche gli altri Stati europei a fare altrettanto, non fanno venir meno il principio della schiavitù (coloro che erano già schiavi in America continuano a lavorare nelle piantagioni), il problema era non deportarne altri. Dibattiti generati dalla scoperta e poi conquista del Nuovo Mondo I TENTATIVI DI GIUSTIFICAZIONE DEL POSSESSO GENERANO RACCONTI RELATIVI ALLA NECESSITA’ DI LEGITTIMARE CIO’ CHE GLI STATI EUROPEI GIA’ STAVANO FACENDO C’è un legame inscindibile tra 2 elementi: l’elemento delle ambizioni economiche da una parte (sfruttamento delle colonie produce vantaggi) e le convinzioni ideologiche (valori/principi attraverso i quali il controllo delle colonie si trasforma in una possibile idea imperiale). A partire dal 18 secolo l’ideologia non Questi 3 grandi ambiti di riflessione generano una serie di dibattiti che si sviluppano cambiando anche la prospettiva a seconda del cambiamento della società europea PRESUPPOSTO: ci sono 2 grandi filoni storiografici in aperto conflitto tra loro che hanno cercato di riflettere sulla questione del colonialismo europeo nel Nuovo Mondo 1. Visione trionfalistica: tipicamente ottocentesca, il mito positivo dell’idea di impero (anche se non era impero ma protettorati); 2. Condanna che parte con il materialismo storico (continuatori di Marx) e che diventa molto forte nell’ultimo scorcio del 20 secolo. Posizione post-coloniale che vede nel colonialismo europeo una sorta di grande crimine contro l’umanità. interessa + tanto e si inizia a dubitare se per i paesi europei è stato un vantaggio economico conquistare il Nuovo Mondo. Per tutta l’età moderna, in Spagna e Francia permane l’idea della monarchia assoluta (sciolto il potere del re si scioglie qualsiasi forma di controllo) mentre in Inghilterra si era creato un sistema di monarchia parlamentare/costituzionale. Il modello di partenza per tutti i tentativi di impero universale europeo coloniale è Roma: si tratta di un modello dichiaratamente impossibile da seguire. Per lo storico Polibio, il successo del colonialismo romano è dovuto all’idea del governo misto (organizzazione istituzionale abbastanza solida ma anche abbastanza elastica) e la capacità di includere ossia trasformare i barbari di ieri in futuri cittadini (il tema della cittadinanza è centrale, essa dava una serie di diritti). Gli Stati europei di età moderna hanno un problema inziale: sono tutte monarchie composite che non hanno una omogeneità linguistica/culturale/religiosa e dunque risulta difficile trovare un modello comune da esportare L’unico Stato europeo nel ‘500 che sviluppa l’idea di conquista è la Spagna che è l’unico Stato che ha provato a darsi dei valori condivisi attraverso il processo di Reconquista Problema strutturale interno che rende impossibile il processo di inclusività e dunque il primo modello fondativo è un modello la cui emulazione è dichiaratamente irrealizzabile. Divisione dal punto di vista cronologico tra la prima fase del “colonialismo moderno” e la seconda fase dell’ “imperialismo ottocentesco”. Nel cambio di rotta della politica inglese quando acquista il controllo della riscossione delle tasse nel regno del Bengala (anni ’60 del 18 secolo) avviene una fase di passaggio tra la conclusione della prima fase e l’inizio della seconda fase. Le compagnie delle Indie che nascono a partire dai primi anni del 17 secolo prima in Olanda poi in Inghilterra si basano su finanziamenti/capitali privati che poi ottengono una sorte di gestione monopolistica di alcune tratte commerciali da parte dell’autorità pubblica ma nascono comunque come istituzioni private finanziate da privati con un unico obiettivo ossia creare profitto da quelle istituzioni. Cosa rimane nella riflessione moderna europea del modello romano? Imperium= sovranità (autorità esclusiva su un territorio), Stato (organizzazione politica), comando (termine ripreso dal linguaggio settoriale del mondo militare), potere assoluto e monarchia. Esiste una contrapposizione tra il concetto di “impero” e “repubblica”, come se la repubblica non potesse sviluppare 1 idea imperiale. Tutti gli imperi a partire da Roma in poi, si basano sulla conquista e quindi non sono il frutto di una scelta condivisa ma di 1 azione coercitiva e verticale di 1 soggetto che è + forte e decide di prendere il controllo su un soggetto + debole. STRETTO RAPPORTO TRA DIMENSIONE POLITICA DELLA CONQUISTA E DIMENSIONE RELIGIOSA DELL’EVANGELIZZAZIONE La necessità di evangelizzazione diventa una necessità di evangelizzazione per il processo di conquista. L’idea di esportazione della vera fede diventa il primo straordinario strumento per risolvere il problema etico legato alla conquista. Il problema è che poi l’idea di conquista si traduce nelle forme di evangelizzazione perché come denuncerà Las Casas, ci sono conversioni forzate e quindi diventa coercitivo e violento il processo di diffusione del cristianesimo attraverso il prisma della conquista. Questo intreccio diventa paradigmatico soprattutto in Spagna c’è n legame forte tra la difesa della fede cattolica e l’idea di controllo politico del Nuovo Mondo. Spagna di una missione civilizzante e queste azioni che possono sembrare aggressive, seguono il disegno divino”. Si tratta di un argomento convincente tra 16 e 17 secolo. Tutta la grande successiva discussione che cerca di individuare gli elementi salienti del collasso spagnolo, parte però da una riflessione condivisa dagli spagnoli per ribattere: l’impossibilità di arrestare quel processo. Nel momento in cui il processo progressivo di conquista, sfruttamento e controllo territoriale viene messo in atto diventa complicato farlo arrestare. La Spagna è studiata da tutti come un esempio negativo: sta facendo nel Nuovo Mondo ciò che i turchi avevano fatto nel Nord Africa e nei Balcani. Correlazione comportamenti negativi tra la Spagna cattolica e l’impero turco islamico. Esiste una differenza sostanziale tra la forza espansiva/conquista e la capacità di conservazione dei territori conquistati. E’ una riflessione che si sviluppa nel 18 secolo, quando alcune colonie vogliono avere forme di autonomia e distacco dalla madrepatria. Si discute sulla capacità del mantenimento del sistema imperiale che si è messo in piedi. Gli spagnoli sono arrivati e hanno devastato le popolazioni precolombiane mentre gli inglesi ad un certo punto hanno usato queste popolazioni come arnesi da lavoro quindi tra spagnoli e inglesi non c’è poi tutta questa differenza. Il punto conclusivo di collasso della crisi spagnola economica-ideologica avviene alla fine della guerra di successione spagnola (1713) perché c’è un avvicendamento nella dinastia regnante della Spagna: non + gli Asburgo che derivano da Filippo II e ancora prima dall’unione di Castiglia-Aragona ma dai Borbone (famiglia di tradizione francese, Luigi 14). Crisi economica + venir meno di solide fondamenta sul piano ideologico creano l’effettiva difficoltà imperiale della Spagna nel 18 secolo A partire dal 18 secolo, tutto si gioca in termini economici. Non è + una questione politica ma economica. Si comincia a riflettere sull’utilità o meno del sistema imperiale, non + regole/principi/valori ma utilità economica del sistema coloniale. Si riflette sul fatto che possa essere eventualmente + produttivo smettere di considerare in maniera gerarchica il rapporto tra madrepatria e colonia e cominciare a pensarlo come un rapporto tra pari, costruendo delle solide relazioni commerciali. Gli inglesi soprattutto, smettono di usare la parola “impero” o “colonia” e usano piuttosto la parola “protettorato”. Il maggior vantaggio per la madrepatria sarebbe arrivato dall’autonomia economica della colonia. Si comincia a domandarsi cosa funzionava nel rapporto costi-benefici: in Inghilterra questa riflessione condiziona anche il successivo grande dibattito legato alla schiavitù. Il tema della tratta degli schiavi è studiato in termini utilitaristici. Per Francia e Spagna il sistema coloniale doveva essere inglobato all’interno dei meccanismi della monarchia assoluta. L’Inghilterra che si basa su principi/valori diversi e fa una riflessione sul rapporto con le colonie diversa da Francia/Spagna perché queste ultime sono figlie della mentalità della monarchia assoluta. Diverse idee di sovranità in Europa producono diversi modi di percepire il sistema coloniale/imperiale. Garantisce una forma di autonomia per la colonia e garanzia di un rapporto economico monopolistico con la madrepatria. Si sviluppa l’immagine mitica del colone inglese del ’500 calvinista che va in America non alla ricerca di potere ma di successo economico perlopiù. C’è una sorta di visione privatistica dell’idea di colonia. Cosa legava in fondo la madrepatria alle colonie? Il riconoscersi nella lealtà comune al re d’Inghilterra. Le colonie inglesi smettono di sentirsi tali e chiedono autonomia a partire dagli anni ’60 del ‘700 quando vedono nell’operato del re d’Inghilterra una serie di azioni che non tengono conto della reale consistenza delle colonie. Nella Dichiarazione d’Indipendenza fatta dalle 13 colonie americane si scrive che esse hanno lottato per l’autonomia perché ce l’hanno con il re d’Inghilterra Il sistema coloniale inglese viene meno un po’ perché non ci si riconosce + nel principio della lealtà comune al re d’Inghilterra e un po’ perché di conseguenza gli inglesi fanno una valutazione utilitaristica e si rendono conto che in fondo l’autonomia alle colonie ma mantenendo reti commerciali privilegiate era utilitaristicamente + funzionale rispetto a continuare a mantenerle in una situazione di inferiorità rispetto alla madrepatria. In Francia le colonie sono considerate province del regno. Francia e Inghilterra avevano la compagnia delle Indie privatistica. La Spagna è l’unico Stato europeo dotato di un organo di controllo centralizzato delle lontane colonie a Siviglia per cercare di riportare tutto al controllo del potere sovrano. In Spagna le colonie non sono patrimonio dello Stato ma del re (detentore della Corona) e gli indigeni sono sudditi del re di Spagna. In conseguenza alla Rivoluzione francese, ci sono rivolte nelle colonie caraibiche: CASO DI HAITI. La Rivoluzione francese porta: • Apertura legislativa rispetto all’idea di autonomia delle colonie; • Attenzione sul problema della schiavitù: nessuno prima aveva posto attenzione a questo problema. Ne avevano parlato gli illuministi ma solo in chiave economica. L’altra idea che comincia a venir meno e che è stata tra ‘500 e ‘600 a livello generalizzato uno dei principali collanti era quella della tirannia culturale: gli europei andavano a trasmettere nell’ottica di creare un impero uniforme, la propria superiore civiltà alle popolazioni del Nuovo Mondo Sulla base di quest’idea della diffusione della cultura europea, la Spagna è contraria fortemente al meticciato (=non vuole che persone locali e coloni europei si uniscano perché c’era l’idea “Limpieza de sangre”) mentre i francesi spingono al meticciato perché pensavano di “europeizzare” i popoli delle colonie, salvo poi accorgersi che probabilmente avveniva il contrario (il meticciato allontanava gli europei che andavano nel Nuovo Mondo dal sistema di valori europeo). Sulla scorta di ciò che era successo nella fase democratica della rivoluzione francese, si giunge all’effettiva autonomia di questa colonia grazie all’azione effettiva degli schiavi africani importati lì. Dalla fine del ‘700 cambiato i rapporti di forza tra madrepatria e colonie: ci sono colonie che economicamente sono + forti rispetto alla madrepatria e allora anche la presunta minorità culturale deve fare i conti con una maggiore forza economica Non li si può tenere in una condizione di inferiorità su base culturale perché al tavolo delle contrattazioni spesso sono le colonie a poter dettare le regole. La grande discussione settecentesca sulla tratta degli schiavi in realtà si affianca ad un’altra discussione: inutilità dell’impero. Molti pensatori ritengono che Francia, Inghilterra e Spagna hanno cercato da 3 secoli di portare avanti un’idea di impero ma non si sono resi conto che non poteva funzionare perché quando gli Stati diventano troppo grandi poi non riescono ad essere governati in modo efficace e la “selvaggia mescidanza delle stirpi” porta vantaggi e svantaggi perché l’impero dovrebbe basarsi sull’omogeneità culturale/razziale. Nel 1782 all’Accademia di Lione viene indetto un concorso letterario che aveva come tema “la scoperta dell’America è stata utile/dannosa al genere umano?” Il fatto che un’istituzione culturale alla fine del ‘700 ponga come questione primaria a livello filosofico il chiedersi quanti benefici/danni abbia potuto creare il sistema coloniale che gli europei avevano sviluppato con la scoperta del Nuovo Mondo è assolutamente destabilizzante. Anche gli Illuministi a loro malgrado diventano antiimperialisti e anticolonialisti perché sono costretti a riconoscere che nel rapporto costi- benefici forse i danni sono stati superiori ai vantaggi. Gli illuministi credono che il colonialismo sia inumano, non rende. Le monarchie europee sono state distruttive nel Nuovo Mondo non solo per le popolazioni locali ma anche per loro stesse. Si sviluppa la teoria della degenerazione dell’uomo europeo al contatto con il Nuovo Mondo. Da qui iniziano le prime proposte di decolonizzazione e di cancellazione della schiavitù (la quale era politicamente non sostenibile e economicamente svantaggiosa). Quando comincia a venir meno l’idea del colonialismo, si comincia a creare l’idea di federazioni tra gli Stati, dotati di dignità comune. Dai tentativi di legittimare il possesso effettivo fattuale che gli Stati europei hanno fatto nel Nuovo Mondo ai dubbi sul reale vantaggio che gli europei hanno tratto nel costruire il sistema coloniale. Prima gli europei cercano argomenti per legittimarlo e poi si domandano se effettivamente hanno fatto bene a costruire questo sistema coloniale. Il colonialismo è stato un processo di conquista, di scoperta, di cambiamento reciproco. L’Europa è stata in grado di capire sé stessa solo dopo il confronto del Nuovo Mondo: individuare i valori fondamentali per sé. Sul piano storiografico è scorretto leggere il colonialismo solo nella dimensione della conquista.
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