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Il Congresso di Vienna e la Restaurazione Europea, Dispense di Storia Moderna

Il Congresso di Vienna (1814-1815) fu una riunione di rappresentanti delle maggiori potenze europee per stabilire un equilibrio continentale dopo la caduta di Napoleone. Metternich, cancelliere austriaco, propose una pace senza vinti né vincitori, coinvolgendo Francia, Russia, Inghilterra, e Prussia. Tuttavia, i contrasti tra le potenze emerse sulla spartizione dello spazio tedesco e dell'Europa orientale, e la riapparizione di Napoleone interruppe i lavori del Congresso. La sconfitta di Napoleone nella battaglia di Waterloo permise la conclusione del Congresso, che stabilì le basi per un nuovo equilibrio europeo. L'Austria, Russia, Prussia, e Regno Unito formarono una Santa Alleanza per conservare l'ordine europeo.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 20/12/2022

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Scarica Il Congresso di Vienna e la Restaurazione Europea e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! IL CONGRESSO DI VIENNA E LA RESTAURAZIONE “Restaurazione” fu, dunque, la parola d’ordine del Congresso che si aprì a Vienna nel novembre del 1814, al quale presero parte tutte le maggiori potenze europee, per ritrovare un equilibrio in grado di assicurare al continente un lungo periodo di stabilità e di pace. Solo in parte fu così, e le disposizioni del Congresso di Vienna furono presto rimesse in discussione dal potente movimento di indipendenza e libertà dei popoli che, nato già nell’ultima fase dell’epoca napoleonica, diventò l’elemento caratterizzante di tutta la storia politica e sociale dell’Europa del XIX secolo. I lavori del Congresso misero assai presto in luce i profondi contrasti che dividevano le grandi potenze che si erano trovate fino a quel momento unite nella comune lotta contro Napoleone. Ridimensionata la Francia, ricondotta ai confini del 1792, fissato il principio di una chiara influenza dell’Austria sugli Stati della penisola italiana, il contrasto si accese sulla sistemazione dello spazio tedesco e dell’Europa orientale, sui quali gravitavano gli interessi confliggenti della Russia, della Prussia e dell’Austria. Sempre sotto l’occhio vigile dell’Inghilterra affinché l’ingrandimento eccessivo di una di queste potenze non riaprisse nell’Europa continentale nuove, pericolose tentazioni egemoniche. Mentre a Vienna ci si impegnava in una difficile trattativa diplomatica, nella quale svolse un ruolo importante di mediazione proprio il francese principe di Talleyrand, dall’Elba, alla fine di febbraio 1815, Napoleone lanciò un’ultima sfida che paralizzò per alcuni mesi i lavori del Congresso. Fuggito dall’isola, dove per dieci mesi aveva sperimentato la singolare condizione di un sovrano in miniatura, e raggiunte le coste della Francia, in poco più di una settimana, con un manipolo di poche centinaia di uomini – destinati ad aumentare lungo il percorso via via che l’entusiasmo cresceva e i soldati abbandonavano i reggimenti del re Borbone per ritrovarsi con il loro antico condottiero – Napoleone arrivava il 20 marzo a Parigi da dove, la notte precedente, era fuggito Luigi XVIII. Si aprono così i Cento Giorni, da marzo a giugno 1815, ultima pagina e tra le più spettacolari della leggenda napoleonica. Proclamato nuovamente l’impero, egli fece adottare una Carta costituzionale nota come Atto addizionale alle costituzioni dell’impero (23 aprile 1815) e preparata da una delle grandi figure del liberalismo francese dell’epoca, Benjamin Constant. Si tentò, così, una difficile mediazione tra il carattere gerarchico e autoritario dello Stato napoleonico e le esigenze di rappresentanza politica tipiche di una società liberale. La guerra annunciata riprese ma le ambizioni di rivincita di Napoleone dovettero fare i conti con l’ ostilità delle grandi potenze europee che, prima di sospendere il Congresso a Vienna, lo avevano ufficialmente messo al bando dalla comunità internazionale. L’esercito francese, allestito in fretta e con notevoli sforzi, affrontò l’esercito anglo-prussiano guidato da lord Wellington e dal generale Blücher, nella memorabile battaglia di Waterloo, 18 giugno 1815. Incerto fino all’ultimo, lo scontro durò fino a sera e si concluse con la disfatta francese. L'Europa dopo il Congresso di Vienna L'EUROPA DOPO IL CONGRESSO DI VIENNA (1815) Qui, peraltro, l’Austria faceva valere la propria egemonia con la creazione del viceregno Lombardo-Veneto e il controllo indiretto degli Stati più grandi, come il Piemonte, che con l’annessione di Genova otteneva uno sbocco sul mare e il regno di Napoli, dove era ritornato il re Borbone Ferdinando IV e il controllo diretto, attraverso rami della dinastia asburgica sul granducato di Toscana e i ducati di Parma e di Modena. L’ITALIA DOPO IL CONGRESSO DI VIENNA f -_ DOMINI DEGLI ASBUNGO RIE LAA DA è È n W Di SARDEG! “ @ delta, o e USRMN 0 UR i Cagian © DI ì , visno RI AU IE] oucam cruna | gr RUNR] ducaro ai uccena = gf MEI conio HEBNI oc cresca Dopo il Congresso di Vienna, l’Italia fu nuovamente divisa in tanti piccoli Stati, ognuno col proprio sovranoe le proprie leggi: -il Regno di Sardegna : Piemonte, Val d'Aosta, Liguria e Sardegna, con a capo i Savoia -il Lombardo-Veneto faceva parte dell'Impero Austro-Ungarico, sotto il dominio dell'Austria -lo Stato Pontificio : comprendeva parte dell'Emilia e l’Italia Centrale cona capo.il papa -il Regno delle Due Sicilie : comprendeva l’Italia Meridionale ela Sicilia sotto la dinastia dei Borboni «il Graducato di Toscana -i Ducati di Modena, Parma e Massa Carrara -il Principato di Lucca
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