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il corpo della donna nella storia e nell'arte, Appunti di Arte

appunti presi a lezione con immagini

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 21/02/2020

giulia-guerini-1
giulia-guerini-1 🇮🇹

4.6

(18)

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Scarica il corpo della donna nella storia e nell'arte e più Appunti in PDF di Arte solo su Docsity! Il nostro corpo ha qualcosa che ci sfugge. Paul Valery (secondo 800) → la nuca è un mistero per l’occhio. Elsa Morante (1900) : “Il nostro corpo di fatti è straniero a noi stessi quanto gli ammassi stellari o i fondi vulcanici, nessun dialogo possibile. Nessun alfabeto comune. Non possiamo calarci nella sua fabbrica tenebrosa.” Basta un minimo spostamento di punto di vista per capire che non è tutto così ovvio. Il nostro rapporto col corpo non è così facile. Roland Barthes → “il corpo degli altri è sempre un’immagine per me.” La relazione che si ha con il corpo altrui è visiva tale per cui il corpo degli altri è un’immagine in movimento. E questo anche se sembra semplice ha tante conseguenze su di noi. “È chiaro che anche il mio corpo è un’immagine per me.” - Chaterine Balet “identity” libro fotografico che ritrae gli adolescenti. Giovani sui 18 anni che esprimono la loro identità attraverso gli abiti. → Immagini costruite ed elaborate L’uomo compie da sempre una serie di interventi estetici sul corpo. Gli studiosi ne hanno elencati una ventina. Sembrano del tutto naturali ma in realtà l’unica condizione naturale per l’uomo è la nudità. “L’uomo ha sentito il bisogno di ornarsi ancora prima del bisogno di coprirsi.” Riegl Alcuni antropologi sostengono che il bisogno di ornarsi nasca dalla sensazione dell’uomo di sentirsi nudo più di tutti gli animali. Come se non sopportasse la propria condizione di nudità. -oggetti esterni -profumazione -cosmesi (→ dal greco cosmos che significa esattamente in greco antico: mondo e ornamento, per i greci erano due concetti vicini.) -modellamento di annessi della pelle (capelli, peli, unghie) -modellamento della struttura muscolare -modellamento della struttura ossea -modellamento del comportamento (andatura) → honorè de balzac “noi siamo la nostra andatura” -modellamento della voce a seconda di come ci si presenta agli altri, a seconda del tono di voce assunto è proprio il modo con cui vogliamo esprimerci, si tratta dell’emissione della voce modellata. -LENI RIEFESTAHL → regista preferita di Adolf Hitler , ha filmato tutte le più importanti manifestazioni, dopo la seconda guerra mondiale lei continua a fare la fotografa , e rimane affascinata dai corpi degli africani di alcune tribu. Rapporto completamente nuovo col corpo, l’uomo fa sempre meno fatica ma ha bisogno di un divano, perché è sempre più stanco. L’uomo non fa più un lavoro fisico ma mentale, per compensare va in palestra. (1960 circa) Interventi estetici sul corpo Il tatuaggio è un fenomeno estremamente complesso. Quando i viaggiatori europei escono dall’Europa a vanno in zone come la nuova guinea rimangono estremamente sorpresi perché vedono una cosa che non hanno mai visto in Europa, i tatuaggi. Vedono intere popolazioni in cui il corpo è rivestito di forme incise per sempre sulla pelle. Abbiamo un abbondanza di resoconti di viaggiatori che rimangono esterrefatti vedendo che i tatuaggio talvolta coprono interamente il volto. La decorazione è del tutto funzionale nella loro vita. GESTO E “RAZZA” Efron, Gesto, razza e cultura, libro del 1941 Per diversi anni Hitler e Mussolini dicevano che i comportamenti sarebbero legati alla razza. Efron spiega che i gesti non sono legati alla razza ma i gesti sono legati alle culture, che si portano con sé dei comportamenti del corpo. Cerca anche graficamente di spiegare come è fatto un gesto. I gesti sono appresi e rimangono. Zavattini era un personaggio poliedrico e soprattutto sceneggiatore. Negli anni ’50 incontra Paul Strand grande fotografo americano. Un fotografo realista. Zavattini era nato in un piccolo paese della campagna emiliana e chiede a Strand di fare un reportage sul suo piccolo paese Luzzara. Vent’anni dopo Zavattini ha un’altra idea, in Italia sono cambiate molte cose, chiama così un altro fotografo Gianni Berengo Gardin per fotografare Luzzara e cerca i protagonisti del libro di Strand. La maggior parte delle persone si mettono davanti al fotografo come si erano messi vent’anni prima. Le persone si disponevano automaticamente con i gesti e i comportamenti appresi nel profondo. I gesti sono introiettati profondamente tanto che vengono riproposti automaticamente. Essendo qualcosa che viene inculcato e assimilato per forza di cose cambia nei secoli. GESTI E CONVENZIONI: LA PREGHIERA La preghiera degli antichi era una preghiera a braccia aperte, mentre nel medioevo la preghiera diventa a mani giunte. Le mani giunte sono mani che non minacciano. Pare che con questo gesto si presentasse il neocavaliere a chi lo nominava, mettendosi in condizione di subordinazione. Questo gesto è passato alla preghiera in quanto quando si prega si è in subordinazione a Dio. L’ABITO Io indosso l’abito qualunque esso sia, ma io muovo l’abito e l’abito si muove con me. Nell’antichità greca parlare con la mano fuori dal vestito, era giudicato un atto sconveniente, e gli antichi greci si guardavano bene dal praticarlo. Anche il modo in cui noi portiamo gli abiti è significativo, racconta qualcosa. Erasmo da Rotterdam, L’educazione civile dei bambini “Incrociare le braccia, intrecciandole tra loro, è l’atteggiamento del pigro o di qualcuno che lancia una sfida; non è molto più corretto stare in piedi o sedersi con una mano posata sull’altra”. GESTI E DIVIETI Gombrich: “I vecchi manuali di comportamento diffidavano le signorine dall’alzare le braccia oltre le spalle e dal sollevare i gomiti: un rapido movimento dei piedi era considerato disdicevole. Presto, comunque, le ardite esibizioni di Isidora Duncan in abiti fluentie a piedi scoperti si sarebbero imposte come il manifesto del nuovo codice di comportamento”. I GESTI POSSONO SPARIRE Il gesto della “mano in fica”, era un gesto usatissimo, ma è un gesto riprovevole che poi è scomparso. Il gesto dello sputare in chiesa, è considerato riprovevole ed è scomparso. Il gesto della reverenza, che è un leggerissimo piegare le ginocchia che si faceva in onore di persone importanti. GESTI NUOVI Gesto delle nocche contro le nocche. INTERPRETARE I GESTI Il più antico gesto che conosciamo è quello della mano aperta, lo troviamo già nelle grotte di Lascaux. Premere e imprimere le mani sulla parete della grotta è un gesto difficile da intrepretare. Una delle più antiche testimonianze dell’uomo ci parla della mano che è uno dei vettori più significativi e ci parla di gesti. Anche il gesto delle mani in alto può assumere diversi significati, a volte è significato di resa. Spesso si fa fatica a decifrare il significato delle mani in alto. Alcuni studiosi hanno spiegato il gesto della stretta di mano come un segno di inoffensività. Il mondo dei gesti è di difficile comprensione e spesso è ambiguo e discutibile in particolare nella decifrazione delle opere d’arte. Il tema dell’interpretazione dei gesti è un tema che ci riguarda su due binari, quello della vita quotidiana e quello delle arti visive. Quando ci troviamo davanti un’opera d’arte abbiamo la necessità di interpretare i gesti per comprendere l’opera. A volte i movimenti del corpo rimangono enigmatici. → Sweeter, Joseph Deutz Degas è uno dei più importanti osservatori di gesti della pittura del 1800. Il contesto ci aiuta a decifrare il gesto. Spesso abbiamo a che fare con figure ferme e con l’impossibilità di raffigurare il gesto. Nell’arte parliamo sempre di immagini ferme. Il gesto è sempre connesso al movimento, dobbiamo sempre ripensarlo in una dinamica reale. Il corpo è un’immagine complessa e in movimento, è un’immagine articolata. Per comprendere i gesti bisogna necessariamente fare un’indagine storica, al fine di osservare i gesti appresi, propri di una cultura, per questo non si tratta di gesti inventati. I gesti hanno una vita lunghissima → macron e gentiloni compiono contemporaneamente un gesto particolare, presente già nelle rappresentazioni degli uomini di valore nell’antica Grecia. → gesto: mani unite e basse (compassione e tenerezza) rappresentato in diverse opere funebri greche Dipinto di Timomeco: Medea → prima di compiere l’omicidio dei figli, Medea si posiziona in questa particolare posa, con le mane congiunte in basso. Gesto che non ha un significato, ma ha una tonalità della concentrazione, dell’attenzione, della partecipazione seria. → Giotto: il compianto sul cristo morto 1305 Lo stesso gesto, mani congiunte in basso sono simbolo di compassione e di partecipazione seria, di pena e di sconforto (in questo caso). Anche Leonardo riflette sulla questione del gesto e scrive un trattato sulla pittura che riguarda in larga parte il corpo e la resa delle emozioni attraverso uno sguardo pittorico. “alcuno piange con ira, alcuni con paura, alcuni con tenerezza e allegrezza, alcuni piangono per sospetto, alcuni per doglia, e alcuni per pietà e dolore per parenti e per amici persi, alcuno si mostra disperato, alcuno mediocre, alcuno grida, alcuno sta con il viso al cielo e con le mani in basso avendo le dita di quelle insieme tessute, altri timorosi con le spalle innalzate alle orecchie …” → gesto che troviamo anche in Caravaggio, si tratta sempre dello stesso valore attribuito al gesto, partecipazione, serietà, concentrazione e profondità, essere parte di qualcosa e assistere in modo composto. Il corpo è pieno di memoria e contiene una grande eredità Vaso da simposio: pittura a figure rosse → vaso raffinato e di lusso (è il fondo di una coppa) -scena mitica: Edipo che parla con la sfinge → gesto della mano che si avvicina e si appoggia al volto, in maniera non del tutto tesa, ma attenta e presente. RAGAZZE (KORAI) → in greco, ragazza (singolare) kore con questo nome indichiamo una classe di oggetti, di opere d’arte Statue di marmo dalle dimensioni più modeste fino ad arrivare a dimensioni gigantesche. Con una duplice funzione, venivano collocate nei santuari (delfi, olimpia) come offerta agli dei. Oppure venivano collocate sopra ai monumenti funebri, particolarmente rari e costosi commissionate e comprate dalle famiglie facoltose e abbienti. RAGAZZI (KOUROI) singolare kouros → è chiara la differenza le figure maschili sono sempre nude, e quelle femminili sono sempre vestite. → il motivo è la partecipazione al ginnasio, (che per noi equivale ai primi due anni i liceo classico), parola greca, per gli antichi il ginnasio era la scuola dove gli uomini andavano nudi, dove si praticavano una serie di attività ginniche, quelle che oggi chiamiamo atletica. Ginnasio → L’ideale maschile: bronzi di riace → E’ un mondo fatto unicamente per gli uomini, la donna non è contemplata. → la nudità maschile non ha nulla a che fare con la vergogna nel mondo del ginnasio anzi era normalità, era ammirazione che non ha affatto un contraltare per la figura del corpo femminile. La terminologia cambia, per gli antichi si parla di omoerotismo ed era assolutamente naturale, era normale l’amore tra uomo e uomo, ma anche tra uomo e ragazzo. Non si parla di omosessualità, di parla di incontri omoerotici. Maggiore attenzione alle forme del corpo che scultore deve rendere nelle sue forme reali che poi porta alla realizzazione dei bronzi di Riace, dei quali rimangono 2, ma che in Grecia ve ne erano migliaia. Attenzione al corpo maschile dovuta al attenzione del corpo nudo dell’uomo nel gymnasio Donne: sono vestite alla moda, 2 correnti: 1) moda dorica: (la madre patria) (sicilia, puglia, neapolis) peplo -> lungo abito che cade ai piedi, abito per eccellenza nella madre patria 2)moda ionica: (Grecia dell’est): sotto il chitone che va dalle spalle fino ai piedi, è un abito molto plissettato (tessuto di lino, probabilmente le pieghe fatte a mano con le unghie) e sopra himation = mantelletto (le statue erano colorate, mentre noi sia mo abituati a vedere l’arte greca bianca, e questo perché il colore è andato via e perché siamo abituati a vedere copie romane delle statue greche. Le statue romane sono in marmo. Siamo perciò abituati a vedere la grecia come bianca. Templi, statue erano molto colorate e ce lo dicono indizi letterari e archeologici) Le statue hanno in comune il desiderio di mostrare dei gesti. Mentre i kouros sono immobili, le korai sono in movimento, una delle due braccia con l’avambraccio proteso verso avanti e teneva un oggettoin mano, l’altro teneva il vestito. Offriva un oggetto agli dei, spesso un melograno, un frutto che indicava abbondanza, ricchezza, un frutto dal valore positivo. Altre volte offrono una colomba. L’oggetto stesso, la statua è un offerta L’altro gesto è naturale, stringe il lembo del vestito e lo solleva, sta quindi camminando e procede verso gli dei. Si cerca di cogliere il movimento, l’andatura un tema che ritorna sempre. Attenzione all’andatura al modo in cui le ragazze camminano, ciò che in italiano definiamo portamento. Originale della statua di Phrasikleia: decorazioni precise: - Svastica: decorazione molto antica, nel mondo indoeuropeo e mediterraneo. - fiore per secoli e secoli la svastica, così come altri motivi, ha avuto la funzione decorativa, quella di abbellire una abito, poi le è stato attribuito da qualcuno il simbolo del sole. Tomba di Phrasikleia: “kore (ragazza) devo essere chiamata sempre, ivece del matrimonio dagli dei questo nome diventò il mio destino” La ragazza è morta prima del matrimonio, vergine. Kore indica anche la verginità. Lo scopo della donna era quidi il matrimonio. Gli archeologi hanno hanno creato una ricostruzione, sulla base di strumenti e di studi a reggioemilia a novembre mostra sull’ornamento kore col peplo: ricostruzione calotta di metallo che serviva per proteggere statua dalle intemperie Le statue hanno un leggero sorriso accennato, c’è in queste statue sia femminili che maschili un accenno di sorriso, definito sorriso arcaico. Gli studiosi discutono sul suo significato. Se lo chiedono perché pian piano questo sorriso scompare. È veramente un sorriso o è l’incapacità dello scultore di rendere forma della bocca? Il Sorriso non è il riso Nella risata c’è una componente aggressiva data dal mostrare il denti, modalità espressiva che ha una grande funzione nella vita quotiniana quando accostiamo gli altri. Quando conosco una persona nuova, se lui mi sorride è un conto, se no è un altro conto. Il sorriso è veicolo di contatto esprive una disponibilità di contatto verso l’altro. La statua, immaginando che incontro agli dei, si presenta a loro in maniera empatica, confidenziale Le stesse statue, inizio V secolo con la stessa funzione, perdono il sorriso Corrispondono ad una diversa abitudine della classi alte del comportamento in pubblico, nel mondo aristocratico del VI secolo era prassi confidenziale consolidata, mentre con il passare del tempo, a inizio V si impone una maggiore serietà. Ciò è possibile perché nei comportamenti ci sono oscillazioni, non sempre i comportamenti di un epoca corrispondono a quelli di un'altra. La compostezza del volto femminile Mito: dice che a un certo punto della storia greca il volto delle donne deve essere estatico, composto, che non si agita. Mito di Atena e Marsia: Atena , trova per strada un aulos (flauto). Atena prova a suonare l’aulos e si accorge guardandosi allo specchio che il suo volto gonfiandosi si abbruttisce e getta per terra l’aulos. Passa di li un satiro, lo suona, si sente molto bravo, sfida apollo, perde e viene scuoiato da Apollo. Significato: il volto degli dei, in questo caso femminile, è un volto serio, il flauto lo usa una persona sregolata. Gli eccessi non devono riguardare uomini, men che meno le donne. Statua di Mirone, Atena e Marsia (rimane solo Atena): non modificare il tuo volto, la donna deve avere un volto compassato come quello degli dei. Satiro: creatura metà uomo metà animale, che abitava i monti, campagna, che al tempo rappresentava ciò che l’uomo non deve fare poiché caratterizzati da appettito sessuale, aggressivo Aulos: strumento a fiato, simile al flauto, strumento ad ancia, deve vibrare linguetta di legno, perciò per suonarlo bisogna gonfiare le gote. Korai: sono vestite, ma il vestito non impedisce la percezione delle fatteze del corpo femminile Kore non finita Kore a berlino, frammentaria: mostra ideale femminile tra VI e V secolo durante guerre puniche, finalmente valorizzano il corpo, abito sono kitone e himation, gesti sempre quelli, attenzione a capigliatura, al vestito, e come il vestito rivela il corpo. Gli abiti in particolare femminili servono a coprire ma anche a scoprire e ciò è vero da sempre Camminare, procedere solenne, durante la processione La donna greca deve sempre stare in casa, lo spazio femminile è la casa Un mito ci dice come in Grecia, ad un certo punto, il volto femminile deve essere un volto estremamente composto, un volto non agitato, non immobile, ma con espressività estremamente controllate: il mito di Atena e Marsia. [i miti in Grecia consono delle storielle, all’interno di condensano verità molto più profonde] Figura del Satiro: Troppo appetito sessuale, eccessivi nella dimensione sessuale. Aulos: tradotto con flauto, strumento a fiato. L’aulos era un flauto da inserire leggermente in bocca, la vibrazione della linguetta di legno porta al suono; necessario gonfiare le gote. Nel mito Atena prova a suonare l’aulos attirata da questo suono, specchiandosi si rende conto che il suo volto (rigonfio) è imbruttito, lo getta a terra, il satiro Marsia, passando di li, lo raccoglie e inizia a suonarlo. Il volto degli dei, il volto della perfezione femminile, è un volto severo, serio. [statua che Mirone, scultore, fece di Atena per l’acropoli di Atene] Con il tempo, il corpo femminile inizia a mostrarsi, tra VI e inizio V secolo si iniziano a valorizzare le forme; si continua a portare attenzione alle capigliature e all’abito. L’abito si percepisce come qualcosa che copre, ma non solo, l’abito ha anche una funzione opposta, scoprente (nel mondo femminile). Rimane presente l’idea del movimento, l’idea della processione, l’idea di un cammino solenne, l’idea di un portamento che i vestiti e gesti dovevano sottolineare. La donna greca però deve stare in casa, esso è lo spazio femminile. Gineceo, parte della casa riservata solo alla donna. Era presente anche uno spazio maschile. All’interno del Gineceo, la donna si vestiva, tesseva. Le figure femminili vere, e non i miti, riprodotte sui vasi, hanno a che fare con il telaio e con il mondo degli abiti. La donna ha uno spazio molto limitato. [La parola isterica deriva da utero. È in Grecia che comincia ad essere analizzato l’utero, sul quale si iniziano una serie di discorsi scientifici e non. l’isteria, malattia femminile, si basa da un sapere che proviene dai greci. Strettamente collegato con le isterie del ‘800] Quando esce la donna deve essere caratterizzata dal pudore ossia l’aidos, se possibile la donna greca deve tenere coperto il proprio volto. Premura nel non mostrare il proprio volto. [Su questo vaso, rappresentato il mito di Elena, al centro troviamo Menelao che sfida Elena con una spada, lei con la mano destra si sistema il velo] Ai greci spaventava l’idea di una donna indipendente, paura delle Amazzoni. Persino sul Partenone, tempio magnifico dove al centro era presente una statua di 11 m di altezza di Atena, avorio e oro, tutto attorno al tempio era presente un fregio dorico, bordatura di sculture. Era presenti tanti bassorilievi raffiguranti i miti di Atena. I miti raffigurati contenevano una forza positiva contro una negativa. Tra cui troviamo come Mostri le Amazzoni. Donne combattive, osavano prendere delle armi e combattere. Il mondo femminile è il mondo di Atena. Essa è realizzata con uno scudo, su cui è visibile la lotta tra greci e amazzoni (figure corrispondenti al contrario di Atena). [copia romana di una statua greca raffigurante una amazzone, altro rispetto l’ideale femminile] MEDUSA Mito: termine per indicare il racconto, racconto non è un semplice episodio in Grecia. Lo sguardo di medusa , una di tre sorelle, Steno e Uriade, tre gorgoni. Medusa aveva lo sguardo mortale, uno sguardo che faceva impietrire le persone che fissavano i suoi occhi. In questo mino ti parla di sguardi. Per noi lo sguardo è comunemente staccato dal corpo, ha a che fare con gli occhi, “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, ciò che ha a che fare con gli occhi esprime interiorità ma non solo, questo proiettare all’estero una dimensione interiore avviene mediante i gesti. Lo sguardo è un insieme di gesti, micro-movimenti, connessi agli occhi. Tutti esprimiamo elementi di comunicazione mediante lo sguardo; non solo l’occhio ma anche la fronte, la testa, ecc. Sequenza di movimenti corporei. Esso può avere una funzione aggressiva. Lo sguardo può essere negativo, porta male, uno sguardo minaccioso. Il tema della minaccia, della paura, è connesso al mondo femminile. L’intero volto può essere una minaccia, anche la lingua estroflessa. Inserite sulle armi, sullo scudo, ma non solo anche sui tetti per allontanare il male. Medusa con un doppio volto, minaccioso ma anche positivo. Viene inserita anche in oggetti per adornare il corpo femminile, oggetti, spille, orecchini. Con il passare del tempo di inseriscono i capelli scompigliati. [la sopravvivenza dei miti, fattore fondamentale nella storia, la sopravvivenza dell’antico, nella storia si è sempre ripreso in diverse forme, dalla pittura, sino alla scultura e ai film ai giorni nostri] Vasi e simposio Per simposio si intende “bevuta assieme/bere assieme”. I maschi aristocratici ogni tanto si ritrovavano per questo “rito” che si svolgeva in una stanza della casa relativamente piccola, chiamata Andron, ossia la stanza dei maschi. Presenti alcuni letti (3,4,5,6 o 7) ci si arrivava dopo cena. Si andava a pregare (versando del vino per terra, nutrendo la terra si ingraziano gli dei), si nomina uno di essi che decide come si svolge la serata, in primis quanto il vino viene allungato (non ci si ubriacava), si chiacchierava, si cantava, si registravano poesie. Alcuni uomini importanti si ritrovavano per rinsaldare i legami. Ecco perché si usano vasi estremamente raffinati, che hanno spesso dei miti, maneggiando questi vasi si ha l’opportunità di parlare di essi unendoli alla propria identità, unendoli alla propria storia. Ma non solo, quali vasi si usano? Il più importante è la coppa, la quale permetteva di ossigenare il vino, il cratere permetteva di mescolarlo, mentre l’anfora di trasportarlo. Le donne presenti nel simposio sono le etere, (o etera al singolare), anche se nude non sono prostitute. Etera vuol dire “compagna”, le etere fanno compagnia, suonano un doppio aulos, reggono gli oggetti, ecc.. Il canto è parte fondamentale del simposio, le parole venivano rappresentate come dei fumetti uscenti dalle bocche. Oltre al canto è presente anche il gioco. “o pais kalos”, veniva messo un po’ di vino nella coppa, il vino all’interno della coppa veniva fatto schizzare reggendola la coppa con il dito da uno dei due manici. In questi giochi venivano coinvolte le donne. Il divertimento può portare all’esagerazione, all’interno delle coppe presenti immagini di persone che vomitavano. La serata si chiude con il ballo tra gli uomini. Il limite tra etera e prostitute è molto labile, l’offerta di di denaro è sicuramente uno strumento che mostra la possibilità di presenza di prostitute. La donna normale non c’entra affatto. La donna nella vita greca conta poco o nulla, niente vita pubblica, con corpo coperto, margini di movimento molto più modesti di quelli dell’uomo. È presente però una “valvola di sfogo” per le donne: le Menadi. Dioniso, dio del teatro, minaccioso, problematico, imbarazzante, presiede al cambiamento degli stati mentali, e quindi anche dell’ebrezza. Dio pericoloso. In questa foto troviamo due donne davanti a lui con in mano una lepre viva e, abbracciandosi, (una sorta di danza in comune). Allontanandosi di casa, insieme ad altre donne, alcune donne trovano in riti, danze, si abbandonavano nel nome di Dioniso, fino ad arrivare al crollo fisico, la caduta a terra. In queste Non solo uomini, la stessa cosa vale anche per le donne, si crea una frattura, una discrepanza tra corpo e volto datato, siamo quasi nel cattivo gusto. Il corpo femminile era nudo nell’esibizione degli schiavi/schiave. Momento estremamente oltraggioso della vendita (anche se la vita da schiavo non era così tremenda come immaginiamo) lo schiavo era una forza lavoro. Abi Warburg → 1866 nasce nel nord della Germania, fondamentale. Ha rivoluzionato la storia dell’arte. Compie un viaggio in America (1895) e decide di visitare le tribù non civilizzate, popolazioni che vivevano in uno stato culturale e psicologico analogo a quelle della Grecia antica, perché interessato alla tematica del mito. Si chiedeva quale fosse il rapporto tra magia logica mentalità e idee che produce quello che noi chiamiamo mito. Vuole capire come si vivono i miti e quale sia il rapporto con la religione, con le immagini, con le iconografie. In quel periodo la storia dell’arte era contemplazione estetica, lui riesce a sconvolgere questa concezione. Al suo ritorno fonda una biblioteca privata → “biblioteca di storia della cultura”: fatta di libri ordinati secondo i suoi criteri, e non quelli standardizzati, lui sostiene appunto che i libri devono stare vicini secondo la sua legge del buon vicinato. Dopo la sua morte, i suoi allievi sentono la situazione tedesca (varburg di origine ebraica) e spostano la biblioteca a Londra, ancora oggi visitabile, e mantiene la stessa struttura, al primo piano ci sono le immagini, al secondo la parola, al terzo l’orientamento (religione e filosofia), ultimo piano l’azione (storia e sociologia). Anche oggi è un luogo speciale, le immagini erano organizzate e ordinate per temi. Una nuova idea di rinascimento: →Warburg sosteneva che il medioevo viveva l’antico in un modo totalmente suo, capisce che il pathos rende il rinascimento totalmente diverso. PATHOSFORME → immagini messe a confronto della morte di Orfeo. Secondo Warburg, Durer ha imitato una formula di pathos antica, gli antichi greci avevano inventato degli schemi del corpo capaci di trasmettere una grande forza e una violenza passionale. Questi cosiddetti schemi corporei, sono schemi gestuali, chiamati dallo studioso, superlativi antichi, hanno il potere di spostarsi e di viaggiare attraverso le epoche. La trasmissione nel tempo di queste immagini corporee avviene attraverso l’empatia che suscitano, si parla quindi di immagini peregrinanti, posso dormire per secoli e rinascere improvvisamente, per esempio con Durer. Le nuove idee del rinascimento portano ad un interesse completamente diverso nelle immagini. Schemi capaci di veicolare forza passionale e sentimenti all’apice. Le formule di pathos sono così nutrite in un modo totalmente diverso dall’antichità. Warburg riflette anche sulla questione dell’astrologia, attraverso esse è avvenuto un assaggio dal mondo orientale a quello occidentale. L’astrologia nasce in oriente, ed è ancora legata all’astronomia (osservazione delle stelle) in età ellenistica l’astrologia si separa dall’astronomia e diviene una disciplina predittiva. Dunque per lo studioso l’astrologia è un ambito della cultura vittima di questa contaminazione, avviene un passaggio del sapere astrologico in cui hanno giocato una parte importante anche gli arabi e i persiani, quindi c’è stato un itinerario di sapere che dal mondo classico si è irradiato fino all’oriente più lontano, per poi fare il percorso a ritroso, arrivando in occidente. Per questi “giri” Warburg parla di storia della cultura, poiché le immagini fanno dei percorsi straordinari e sempre spiegabili, ma a volte inattesi, sempre secondo lo studioso il compito dello storico dell’arte non è solo quello di rimanere estasiati davanti alle opere d’arte ma è dunque quello di spiegare la storia delle immagini, e i meccanismi con cui le immagini viaggiano da un lato all’altro del mondo e come subiscano metamorfosi e mutamenti. Malattie e guarigione Warburg ha un crollo psichico e viene curato in Svizzera da un allievo di Freud, riesce ad uscirne con le proprie forze, per questo volle fare una conferenza sul rituale del serpente in cui esprime l’idea che la cultura sia un qualcosa di unitario, poiché dopo aver viaggiato nelle tribu indigene prende in considerazione anche (e per la prima volta) i disegni dei bambini (in cui è presente il tema del serpente), ma non solo, fotografa tutto ciò che vede e tutte le esperienze che fa, nelle fotografie appare tutto, chiese, danze, ornamenti, copricapi, vesti tradizionali. Lo studioso così si accorge che esiste una differenza tra danza seria e danza comica, cosa che ha una forte analogia fortissima con il mondo greco (tragedia e commedia) in un certo senso il tragico esiste perché esiste il comico e viceversa, il comico da solo non è mai comico, la risata vera c’è quando c’è il pianto, sono momenti antitetici ma compresenti. Man mano raggiunge villaggi lontani e non civilizzati riesce a trovare ciò che gli interessa. Citazione dell’autore : “da Atene ad Oraibi, tutti cugini!” Per quanto riguarda il rituale del serpente → Warburg non riesce ad assistere in prima persona alla danza del serpente, ma incuriosito si documenta e si interessa alla questione, l’autore nota che in tutte le tribù uno dei simboli più frequenti è il serpente. Osservando i disegni dei bambini è chiaro che il serpente venga rappresentato in maniera analoga ad un fulmine, nella loro vita il fulmine, assimilabile alla simbologia del serpente è estremamente positivo, poiché rappresenta la pioggia preziosa in quelle terre aride. Nel mese di agosto quando devono arrivare i temporali i serpenti vengono catturati vivi nel deserto, nel corso di una cerimonia che a Walpi dura 16 giorni, quindi vengono custoditi all’interno dove vengono sottoposti a riti particolari, il più significativo è il loro lavacro: il serpente viene trattato come un iniziando ai misteri e immerso con la testa nell’acqua consacrata in cui sono state sciolte varie sostanze medicamentose. In occidente invece il serpente ha connotazione negativa, è segno di cattivi presagi ma non solo: → mito di laocoonte: il serpente è un simbolo negativo, mandato per uccidere Laocoonte → nel mondo cristiano: il serpente è il demonio è il diavolo tentatore U. Raulff → “Chi riduce la carica fobica del serpente a favore della sua carica simbolica sottrae alla paura “spazio per il pensiero” l’uomo vive nella paura, l’idiano di oraibi per quanto prigioniero del pensiero magico, del totemismo e del terrore dei demoni è per warburg e la sua conferenza non lascia dubbi in proposito, un eroe dell’illuminismo più antico” Il serpente viene caricato di un valore simbolico positivo, poiché viene sottratta la paura dal pensiero. Nell’articolo di Warburg → “Per le vie si San Francisco sono riuscito a fotografare cului che ha trionfato sul culto del serpente (l’americano è l’erede degli indigeni) e sulla paura del fulmine, è il cercatore d’oro che ha preso il posto degli indiani invadendo le loro terre, con il serpente di rame di Edison egli ha strappato il fulmine dalla natura.” → il rapporto con l’ambiente e con la natura è totalmente diverso, nel mondo civilizzato non si vive come vivono gli indigeni, effettivamente la cultura è caratterizzata da continue collisioni e scivolamenti di tempi diversi, l’indiano e il borghese rappresentano uno spostamento, un movimento temporale e culturale. ULTIMO PROGETTO DI WARBURG → Mnemosye (in greco: memoria) → Mnemosyne, madre delle muse (coloro che ispirano) per questo progetto Warburg tenta di costruire un atlante di immagini, ciò che ci resta è una serie di fotografie. Tema della venere di Milo: → statua di una afrodite in cui il movimento delle braccia è analogo a quello di altre statue antiche di età allenistiche come la venere di capua o altre statue eppure quella più conosciuta e più famosa è solo e soltanto la venere di Milo, e questo aspetto è interessante. → appena arriva al Louvre diviene un’icona delle bellezza femminile. Su di essa si forma una leggenda non scritta secondo la quale questa donna rappresenti un canone di bellezza. → viene vissuta come un punto di riferimento, specialmente per quanto riguarda il mondo femminile. → l’opera viene inghiottita dalla cultura di massa, in questo modo l’immagine viene modificata proprio perché assorbite e inghiottite dalla massa. → la vediamo in molte “declinazioni” e questo ne è un esempio → “guarda che piede enorme” le immagini dialogano con la cultura e con l’immaginario, qui la venere viene interpretato come un oggetto ironico. Il 1800 è l’epoca della copia poiché nasce il bisogno di vedere e di toccare le immagini che fanno parte della cultura e dell’immaginario. La venere di Milo, ma chiaramente non solo quest’opera (basti pensare banalmente alla Gioconda), viene riprodotta in copia innumerevoli volte e così viene inserita nei contesti più disparati, a mo’ di “nano da giardino”. L’icona diviene gioco, diviene simbolo politico. Le immagini non sono figure, le immagini portano con sé dei significati altri, le immagini divengono simbologia. La venere di Milo nelle avanguardie: la vediamo per R. Magritte e Salvador Dalì Nel 1900 → (premessa: la cultura di massa non deve necessariamente essere intesa come cultura di basso valore.) Anche nelle copertine dei film e negli spettacoli teatrali (e addirittura comici) l’immagine della venere viene riproposta in chiave moderna-contemporanea. Tutta l’arte viene usata in chiave di brand commerciale. La nuda verità → espressione coniata nell’antica Roma da Orazio che scrive un verso “le avversità di solito mettono a nudo l’ingegno mentre la buona sorte lo nasconde” → la nudità viene usata come metafora. Per la prima volta nella storia delle idee e delle immagini, nella letteratura la verità viene definita come nuda, che diventerà poi nel tempo un luogo comune, un modo di dire conosciuto da tutti. In questo caso l’immagine nasce dalla parola. → dopo secoli frase di Leon Battista Alberti: “dietro seguiva una fanciulletta vergognosa e pudica, chiamata verità” → l’autore ha letto che Apelle aveva eseguito l’allegoria della calunnia e viene a conoscenza della rappresentazione, qualche anno dopo Botticelli dipinge la stessa cosa, dopo aver letto Leon B. Alberti. Botticelli ricrea il quadro perduto ma descritto da Leon Battista Alberti. In età barocca la verità nuda viene rappresentata nelle opere d’arte sempre trascinata o accompagnata ad un’altra figura allegorica riconoscibile, ossia il tempo, metaforicamente si intende che la verità prima o poi viene fuori. In contesto francese il tema della verità ha avuto maggior successo. → E ancora alla fine del 1800 abbiamo Gustav Kimt → nuda veritas (1899) Nel frattempo anche le immagini prodotte nella cultura di massa prendono le immagini introiettate, le immagini ormai assimilate e giocano con esse, anche in questo caso la venere viene riprodotta nei disegni e nelle vignette in maniera ripetitiva. Compare la sua figura anche nei manifesti e negli articoli, e viene presa come modello. → “Se non puoi piacere a tutti con i tuoi atti e con la tua arte, piaci a pochi. Piacere a tutti è male” → si può notare la presenza dello specchio ma anche del serpente, il corpo femminile non è atteggiato in maniera classica, la distribuzione del peso non è affatto classicheggiante, e la forma del corpo non è assolutamente proporzionata secondo i moduli classici, è una donna realistica, probabilmente l’immagine della donna ritrae qualcuno di conosciuto dal pittore. In abito centro europeo questo tema è ben presente anche in molte altre opere di altri artisti. (Il tema della verità viene fuori anche in periodo nazista, in una violentissima polemica antisemita, troviamo dei banchieri e rivenditori ebrei, rappresentati come orrendamente ricchi e spilorci) La cultura ebraica (nella visione religiosa) inizia con il tema del corpo nudo, basti pensare al libro della genesi che inizia con l’episodio del serpente (non a caso simbolico, anche per Warburg) che tenta la donna, che subito dopo avere peccato si rende conto della nudità e della vergogna, e compie l’atto di coprirsi con le foglie di fico. Nel medioevo troviamo molte opere (bassorilievi, pitture e mosaici) in cui il nudo viene rappresentato solo parzialmente, solamente nell’era del medioevo più avanzato la nudità viene rappresentata totalmente, ne è esempio l’opera nella cappella Brancacci di Masaccio e Masolino. Il nudo vien concepito negativamente o positivamente in maniera altalenante, talvolta c’è la censura, altre volte no, è un atteggiamento che si ha verso il nudo che non è mai stabile, ne è esempio la rappresentazione delle terme, in cui il nudo non dava fastidio. → Sul duomo di Modena il sesso di una figura ermafrodita viene chiaramente esibito, la si trova con le gambe divaricate che mostra il sesso e il suo seno. Viene creata alla fine del medioevo, e nel 1500 viene presa a fucilate, perché arrecava fastidi e disapprovazione. → Il corpo nudo è sempre fonte di grandi tensioni perché oggetto simbolico che porta con sé dei valori, e in base a questi viene amato o odiato, creato o cancellato fino alla sua distruzione violenta. Un altro caso è un bassorilievo sulla porta tosa di Milano, si tratta di un’immagine che non ha precedenti. → è stato un vero problema per gli studiosi, per questo è stata rimossa e inserita nella facciata del castello sforzesco. Per molti anni tra 400 e 500 il ritratto maschile e femminile è a mezzo busto, poichè la parte inferiore era relativamente secondaria, si ha come l’impressione che il concetto di bellezza riguardi solo il viso le spalle e il petto. Mentre nella bellezza contemporanea hanno un ruolo importante anche gli atri inferiori. I ritratti femminili del 500 ne sono una conferma. (esempi: ritratti di donne di Jacopo Palma il Vecchio) In “Storia della bellezza” → nel rinascimento la bellezza della donna è una bellezza a metà, si intende dalla vita in su, il resto del corpo era relativamente meno importante. Viso, spalle, petto, vita, mani, braccia, collo e capelli. IL TRUCCO Il punto chiave è il viso → truccarsi nel rinascimento. A differenza del medioevo in cui il trucco era vietato, nel rinascimento non era vietato ma bisognava usarlo con parsimonia. Il trucco era inteso e accettato come modificazione del volto o meglio dei difetti del volto. Si distinguono principalmente due fini : quello onesto e quello disonesto. Esempio → se la donna si trucca per sembrare bella ed essere amata carnalmente compie peccato mortale, ma se lo scopo è di essere amata per fine onesto o per sposarsi essa non compie alcun peccato, se si trucca per puro piacere essa compie peccato veniale. Non si parla di coprire il viso, in altre culture non è così banale. Si insiste però sulla necessità di avere un incarnato ben curato e il viso tinto di bianco. L’uso dei cosmetici nasce in età rinascimentale nonostante le resistenze e le opposizioni. Cosmos → ordine I primi trattati di bellezza nascono in Italia, culla dell’estetica rinascimentale per irradiarsi poi in diversi paesi. Anche nel 500 l’obbiettivo è l’idea del volto luminoso, è curioso questo bisogno di emanare luce. Venivamo usati biacca, piombo, nitrato, mercurio e bismuto tutti agenti altamente inquinanti, che nuocevano alla pelle, deturpavano e facevano venire le rughe, facevano venire alito pesante e rughe. all’epoca questi aspetti erano noti, ma le donne continuavano ad imbellettarsi, proprio per un bisogno assoluto di bellezza. → Laura di Giorgione Quantità esorbitante di prostitute a Venezia, ci lascia numerosissimi ritratti di donne, dalle identità non note. All’inizio del ‘500 i capelli venivano tenuti sciolti. Più avanti (1520 circa) viene introdotto nella moda occidentale → balzo o capigliara. Se è vero che la moda pone degli obblighi è anche vero che li pone a donne normali, quando la donna era vedova ad esempio c’erano altri obblighi → velo e abiti molto scuri, tutte regole scritte nelle leggi suntuarie. Inoltre la donna nobile, oltre a badare alla casa e ad occuparsi di cucito e ricamo, potevano dedicarsi alla musica. PAROLE DIPINTE: A volte i testi dipinti indicano come le donne volevano essere viste, attraverso le parole presenti si riesce a capire il senso dei ritratti. → Firenze 1488 , raffigurata di profilo usanza romana, ma anche nel primissimo rinascimento, alle sue spalle c’è una scritta: Arte, volesse il cielo che tu potessi rappresentare… Il pittore ha tentato di raffigurare il comportamento e il modo di essere della donna, senza mai riuscirci, la committente invece l’avrebbe voluto. Tentativo di dare un completezza della loro essenza a 360 gradi. non si riesce con l’arte a fare di più, la bellezza femminile seppure fisica non è un problema poiché la donna può mostrarsi ed esibirsi. → siamo davanti ad un idea femminile bene precisa, non è così banale e scontato. → libro consigliato: Belting Facce “Il volto produce incessantemente maschere e difficilmente si lascia ricondurre ad un volto puro, quindi il ritratto è immagine di un’immagine” Noi a seconda delle situazioni di volta in volta costruiamo dei volti, presentiamo al prossimo dei volti costruiti, che cambiano. Il volto come fattezze rimane quello ma a seconda dei momenti si costruiscono delle espressioni, quindi delle maschere. Il sé non è mai un volto puro. Il volto viene cercato continuamente ma mai trovato. La vita come maschera. Lorenzo Lotto ci permette di entrare nella psicologia degli uomini e delle donne dipinte. Dopo la morte di lucrezia nessuna donna vivrà privata del proprio pudore. → lotto riesce a far intravedere qualche parte del corpo che non sia sopra la vita, una vita che nella moda del 500 è considerevolmente stretta. l’abito sembra esaltare il relativo stringersi per poi allargarsi, lo sguardo è tutt’altro che dolce, invita a considerare quello che vuole comunicare. Nel 1528 → il cortegiano di Baldassarre Castiglione: testo importantissimo perché ci dice come deve essere l’uomo e la donna che frequenta la corte. La corte è il centro della vita sociale nel rinascimento soprattutto in Italia. Il circuito della corte è estremamente riservato, è un ambiente difficile, in pochi entrano se non l’elite. → capitolo 40 in cui c’è un dialogo a cui partecipano uomini e donne: -Signora, - rispose il Conte, - il filo mi par tronco: pur, s’io non m’inganno, credo che dicevamo che somma disgrazia a tutte le cose dà sempre la pestifera affettazione e per contrario grazia estrema la simplicità e la sprezzatura; a laude della quale e biasmo della affettazione molte altre cose ragionar si potrebbono; ma io una sola ancor dir ne voglio, e non piú. Gran desiderio universalmente tengon tutte le donne di essere e, quando esser non possono, almen di parer belle; però, dove la natura in qualche parte in questo è mancata, esse si sforzano di supplir con l’artificio. Quindi nasce l’acconciarsi la faccia con tanto studio e talor pena, pelarsi le ciglia e la fronte, ed usar tutti que’ modi e patire que’ fastidi, che voi altre donne credete che agli omini siano molto secreti, e pur tutti si sanno -. Rise quivi Madonna Costanza Fregosa e disse: - Voi fareste assai piú cortesemente seguitar il ragionamento vostro e dir onde nasca la bona grazia e parlar della cortegiania, che voler scoprir i diffetti delle donne senza proposito. - Anzi molto a proposito, - rispose il Conte; - perché questi vostri diffetti di che io parlo vi levano la grazia, perché d’altro non nascono che da affettazione, per la qual fate conoscere ad ognuno scopertamente il troppo desiderio vostro d’esser belle. Non vi accorgete voi, quanto piú di grazia tenga una donna, la qual, se pur si acconcia, lo fa cosí parcamente e cosí poco, che chi la vede sta in dubbio s’ella è concia o no, che un’altra, empiastrata tanto, che paia aversi posto alla faccia una maschera, e non osi ridere per non farsela crepare, né si muti mai di colore se non quando la mattina si veste; e poi tutto il remanente del giorno stia come statua di legno immobile, comparendo solamente a lume di torze o, come mostrano i cauti mercatanti i lor panni, in loco oscuro? Quanto piú poi di tutte piace una, dico, non brutta, che si conosca chiaramente non aver cosa alcuna in su la faccia, benché non sia cosí bianca né cosí rossa, ma col suo color nativo pallidetta e talor per vergogna o per altro accidente tinta d’un ingenuo rossore, coi capelli a caso inornati e mal composti e coi gesti simplici e naturali, senza mostrar industria né studio d’esser bella? Questa è quella sprezzata purità gratissima agli occhi ed agli animi umani, i quali sempre temono essere dall’arte ingannati. Piacciono molto in una donna i bei denti, perché non essendo cosí scoperti come la faccia, ma per lo piú del tempo stando nascosi, creder si po che non vi si ponga tanta cura per fargli belli, come nel volto; pur chi ridesse senza proposito e solamente per mostrargli, scopriria l’arte e, benché belli gli avesse, a tutti pareria disgraziatissimo, come lo Egnazio catulliano. Il medesimo è delle mani; le quali, se delicate e belle sono, mostrate ignude a tempo, secondo che occorre operarle, e non per far veder la lor bellezza, lasciano di sé grandissimo desiderio e massimamente revestite di guanti; perché par che chi le ricopre non curi e non estimi molto che siano vedute o no, ma cosí belle le abbia piú per natura che per studio o diligenzia alcuna. Avete voi posto cura talor, quando, o per le strade andando alle chiese o ad altro loco, o giocando o per altra causa, accade che una donna tanto della robba si leva, che il piede e spesso un poco di gambetta senza pensarvi mostra? non vi pare che grandissima grazia tenga, se ivi si vede con una certa donnesca disposizione leggiadra ed attillata nei suoi chiapinetti di velluto, e calze polite? Certo a me piace egli molto e credo a tutti voi altri, perché ognun estima che la attillatura in parte cosí nascosa e rare volte veduta, sia a quella donna piú tosto naturale e propria che sforzata, e che ella di ciò non pensi acquistar laude alcuna. “La semplicità potrei dirla in molti modi, ma in un modo soltanto voglio esprimerla, ossia il modo delle donne di sembrare belle.” Dove la natura è mancata le donne si sforzano di rimediare con artificio. Nasce l’acconciarsi con molto studio e tanta pena, pelarsi le ciglia e la fronte e usando quei modi e soffrire quei fastidi, che credere che gli uomini non conoscano, ma gli uomini lo sanno. Si insiste sulla brutale decadenza del corpo. La malattia: Raramente le malattie visibili vengono rappresentate in opere pittoriche o in disegni, la malattia viene omessa e non sottoposta ad analisi nel mondo dell’arte. Ritratti di anziane cieche, Annibale Carracci: → Intento di restituire dignità a queste donne non vedenti, tentativo di esaltare la loro bellezza. Due anni prima una pittrice Lavinia Fontana dipinge un ritratto commissionato da un grande scienziato che voleva studiare certe malattie, come in questo caso la ipertricosi. Famosa è la storia dei petrus che passa la sua malattia a sua figlia. VOLTI SPECIALI: classi sociali → Incontriamo di nuovo Durer, che raffigura una contadina della bassa Austria nel 1505 siamo dunque negli anni dei ritratti femminili di Tiziano Raffaello e Correggio, Durer non si preoccupa nel raffigurare una donna che non appartiene all’aristocrazia, sceglie di rappresentarla mentre ride, non si tratta di un sorriso posato ed elegante, è spontaneo segno della classe sociale di appartenenza, che sempre più spesso compare nella storia dell’arte. Il mondo del popolo trova spazio nel mondo nordico, (Durer, Bruger) e viene rappresentato con tutto un interesse sui costumi e sulle gestualità delle classi sociali non abbienti. Piano piano a partire dalla seconda metà del 500 anche in Europa occidentale questo tema viene preso in considerazione e molti quadri ne fanno il protagonista. → quadro: mangiatori di ricotta: facce popolari, corpi sgraziati e atteggiamenti per nulla eleganti. Attenzione anche ai voti non europei. → Durer : immagine di donna africana. → Durer scrive una sintesi delle sue ricerche fatte in germania e in Italia sul corpo classico, le scrive in 4 libri che trattano delle proporzioni umani, di impianto classico, poiché erano stati i greci i primi artisti a ricercare nel corpo umano delle proporzioni. Il tema del corpo proporzionato è antico e classico, che poi nel rinascimento viene ripreso in considerazione a ampiamente sviluppato. Il copro umano è leggibile anche in chiave matematica. Il frontespizio dei 4 libri sulle proporzioni presenta il monogramma celeberrimo delle sue iniziali. → analisi del corpo e celebrazione del corpo umano in tutte le sue parti, di fatto nella sua ricerca Durer lo seziona. Il corpo femminile viene analizzato altrettanto minuziosamente. Non è un corpo come voleva la tradizione cristiana (corpo dipendente dal maschio) aveva dunque una sua indipendenza. Durer prende in esame diversi tipi di corpi: corpo della donna contadina, della signora aristocratica, corpi pesanti e robusti e corpi affusolati ed eleganti. → come se dicesse che non esiste un modello di corpo, ma esistono innumerevoli tipologie di forme del corpo, non esiste Venere, non esiste Apollo, è uno sguardo assolutamente moderno ed attuale. Non esiste un gerarchia, è una ricerca quasi scientifica e antropologica. LE ETA’ DELLA DONNA: → l’apprezzamento maggiore è per un seno piccolo, ed era il modello di bellezza del 1500. → nel medioevo quando si parlava di donna si davano tantissimi consigli per la riduzione del seno. → “perché le mammelle siano piccole e non crescano di più, fate castrare un piccolo porco e il sangue tratto dal testicolo destro ungete la mammella destra e così anche per la parte sinistra.” Da un trattato del 1300. → la donna nel suo massimo splendore presenta un corpo non caratterizzato da un seno eccessivo. LE TERME IL BAGNO E LA NUDITA’ : Ha le sue origini nel mondo classico, i romani più ricchi potevano permettersi le terme private. Anche nel mondo rinascimentale soprattutto in Germania continuano ad esistere, e sono il luogo privilegiato della nudità. Ultimi anni del 400 → terme femminili e maschili. Il tema delle terme in Germania è presente molto più di quanto non lo sia in Italia. Nel mondo tedesco c’è una sorprendente libertà con cui il copro femminile viene descritto. SEDURRE: L’Idea della figura femminile di presenta come l’immagine di un corpo che seduce. → la figura femminile è legata da sempre alla bibbia, nella genesi il corpo femminile è un copro seducente avvolto da due tipi di considerazioni, una positiva e una negativa. → il piede femminile prende una rilevanza, diviene fonte di peccato e di desiderio. Il tema della donna viene declinato in mille modi diversi. Le prostitute vengono raffigurate con orpelli (collane e cappelli) e spesso vicino alla figura di un folle, perché la prostituzione si associava alla follia. Tema della vanitas → comprende tutti i soggetti che hanno a che fare con la vita e con la morte, vanitas è un passo molte volte citato della bibbia, vanitas vanitatum (tutto è vanità) segno della disperazione dell’uomo davanti al mondo, pieno di cose inutili, vani. Si mostrava che tutto ciò che era al mondo era vanità e apparenza, e ciò che davvero conta è la morte e fare i conti con essa. La tentazione combacia con il corpo femminile. TENTAZIONE: rimandi impliciti alla ficura di eva accompagnata dal serpente. Pisanello: Giulio Romano esegue una serie di incisioni per le illustrazioni di un libro 1524. pubblicazione di disegni pornografici, che mettono in evidenza “in quanti diversi modi attitudini e positure giacciono i disonesti uomini con le donne” Vasari Tre anni dopo i disegni di Giulio Romano vengono ripresi e inseriti nei Sonetti Lussuriosi di Pietro L’aretino. L’opera ha il senso di cogliere il corpo femminile come oggetto erotico ma senza nascondersi, i sonetti lussuriosi era un’opera fatta apposta per mostrare la donna, senza celarla dietro a scuse religiose o mitiche. l’intento era chiaro. Un tema ricorrente inoltre è lo sguardo torbido e repellente dei vecchi che osservano le donne giovani. Lo sguardo maschile è disgustoso specialmente quando comprende due età diverse, l’anzianità e la gioventù. Ecco che allora troviamo il tema affrontato in diversi dipinti. → Dal libro di Daniele della Bibbia → Susanna casta e bellissima un giorno faceva il bagno al ruscello mentre viene spiata da due vecchioni che al contrario di quanto dovevano fare, non solo la spiano ma la denunciano di impudicizia. Il profeta Daniele denuncia a sua volta i due vecchioni e i fa condannare salvando l’onore di Susanna. In età rinascimentale l’uomo riflette sul proprio sguardo, in base a questa storia biblica gli uomini inizia a prendere coscienza dello sguardo malevolo e peccaminoso. → Artemisia Gentileschi tema della violenza maschile. Artista donna che ha subito violenza, ad oggi noi fortunatamente possediamo tutte le documentazioni antiche del processo contro il pittore che l’ha stuprata. → il quadro viene mediato anche dalla sua esperienza personale → è un tema amatissimo del 600, che possiamo tradurre con l’ambiguità dello sguardo maschile ma anche la possibilità che lo sguardo maschile possa riflettere su se stessa.
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