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Il corridore della Chiesa agostiniana di San Giacomo Maggiore a Bologna: prime ipotesi ricostruttive, Sintesi del corso di Storia dell'arte medievale

Riassunto de "Il corridore della Chiesa agostiniana di San Giacomo Maggiore a Bologna: prime ipotesi ricostruttive" con immagini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/10/2020

Chiara1312acab
Chiara1312acab 🇮🇹

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Scarica Il corridore della Chiesa agostiniana di San Giacomo Maggiore a Bologna: prime ipotesi ricostruttive e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'arte medievale solo su Docsity! Il corridore della Chiesa agostiniana di San Giacomo Maggiore a Bologna: prime ipotesi ricostruttive Fabio Massaccesi “La basilica di San Giacomo Maggiore è un luogo di culto cattolico della città di Bologna. Fu fondata nel 1267 come chiesa dell'ordine degli Agostiniani. Al suo interno si trova la cappella Bentivoglio, splendida architettura di metà Quattrocento, ricca di opere d'arte rinascimentali. Già dal 1247 la comunità di eremiti del beato Giovanni Bono da Mantova, detti Giamboniti, si era stabilita a ridosso delle mura di Bologna lungo il corso di allora del Savena, dove fondarono il loro monastero e la chiesa dedicata a San Giacomo. Gli eremiti di San Giacomo di Savena vennero a far parte del nuovo grande organismo detto "Ordine Eremitano di Sant'Agostino", voluto nel 1256 da papa Alessandro IV, il cui primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita proveniente dalla comunità bolognese. Gli eremiti del Savena cercarono presto un luogo più adatto nell'interno della città che agevolasse la loro opera di apostolato ed evitasse i disagi di un luogo rivelatosi malsano: così il 25 aprile 1267 fu posta la prima pietra della nuova fabbrica sulla strada San Donato, in un luogo adiacente alla chiesetta parrocchiale di Santa Cecilia. I lavori proseguirono lentamente: col tempo i frati riuscirono ad acquistare tutta l'area e a portare avanti l'edificio, grazie alle elargizioni di fedeli e alla riscossione delle gabelle concessa dal Comune. L'edificio fu terminato nel 1315, ma la sua consacrazione avvenne nel 1344, dopo la costruzione della parte absidale (1331-1343). La chiesa era a navata unica coperta con tetto spiovente con capriate a vista (forse a carena) e terminava con una cappella di testata ad abside poligonale, fiancheggiata da due cappelle quadrate, tutte e tre coperte a volta. Di impostazione romanica, ispirata alla semplicità e alla povertà degli Ordini mendicanti, la chiesa dimostrava una concezione dello spazio già di ispirazione gotica (slancio verticale, finestre ogivali, arche funerarie).” Da wikipedia -Nel 1900 fu fatta una mostra all’interno della Basilica di San Francesco, era stato allestito un tramezzo da Faccioli e Rubbiani che posero due altari ai lati del varco d’entrata sui quali furono collocati un polittico di Marco Zoppo e uno di Michele di Matteo. Nella ricostruzione il corpo del muro del tramezzo aveva una loggia praticabile e sopra vi era un altro altare e la Croce di Simone di Filippo ancora in San Giacomo Maggiore. Questa ricostruzione del tramezzo può essere considerata un falso storico ma da un’idea dell’imponenza di questo tipo di strutture, della loro articolazione nello spazio e del loro apparato decorativo. Basati sugli studi archeologici del Rubbiani fatti in San Francesco nel 1886. -Lo studioso storico dell’ordine agostiniano Cherubino Gherardacci parlava del tramezzo di San Giacomo appellandolo come “corridore”, termine usato anche da Marescalchi per la descrizione della chiesa di Santa Maria dei servi sempre a Bologna. Parola usata come sinonimo di tramezzo solo a Bologna e non in altre parti d’Italia. -Sempre Ghirardacci ci informa che le chiese munite di un tramezzo erano quella dei Servi, di San Sigismondo, Santa Maria del Carrobbio e San Francesco. Non è esaustivo, infatti, non citava quello di San Vittore giunto fino a noi. - “Questi tramezi, come si ha nelle antiche scritture, erano chiamate Regge [ ... ] nel qual tramezo stava ordinariamente il pulpito[ ... ]. Nella parte più interna si trovava il choro dove stavano il clero e li ministri divisi dal popolo, liberi e soli”. Il tramezzo di San Giacomo -Lo studio del suo tramezzo pone una serie considerevole di problemi (4-6) dovuti per l’ampiamento del 1493 e per la mancanza di studi specifici. -Rimangono affreschi del 1300 che possono dare indicazioni importanti sull’assetto originario. -Molta documentazione anche inedita ma pone molti dubbi di interpretazione. -La ricerca di Masaccio per questa ricostruzione si basa sull’Historia di Bologna di Ghirardacci e sulle fonti locali come il Libro economico del convento di San Giacomo, il manoscritto di Marco Lanzoni (1605) “Obblighi della sagrestia e convento dei reverendissimi padri di san Iacomo di Bologna”. -Dato incontrovertibile: Ghirardacci nella Historia dice che Giovanni II Bentivoglio il 24 luglio 1483 decide di ridurre la chiesa ad un solo corpo togliendo il corridore che l’attraversava e sotto il quale si trovavano gli altari di Caterina e Pietro apostolo. Abbattimento molto precoce, di solito si verifica in fase di Controriforma quindi Cinquecento. - Masaccio ora deve fare due cose: trovare conferme a Ghirardacci e capire qual era l’esatta posizione del tramezzo (non possibile via archeologica causa rifacimento). -L’edificio attuale ha nel secondo pilastro a partire dall’abside il pulpito per la predicazione, inizialmente questo gli fa pensare che il tramezzo dovesse essere in una posizione equidistante fra la zona degli officianti e l’ambiente dei fedeli. -La documentazione però riserva sorprese: nel 1483 iniziato l’ammodernamento rinascimentale gli agostiniani scrivono ciò che succede, solo allora vengono edificati gli otto pilastri anche ora visibili, imprescindibili per le ampie coperture a vela. Ciò viene confermato anche dal Ghirardacci. -Il Libro economico è ancora più preciso e ci dice che il primo pilastro fu fondato dove era l’altare di Santa Caterina, il problema è capire dove loro lo vedevano o ricordavano che fosse prima, sicuramente non era nella cappella del muro sinistro, all’altezza dell’altare maggiore dove è oggi. -Se mettiamo insieme il Libro economico con Ghirardacci che diceva che l’altare di Santa Caterina era sotto il corridore dovremmo riuscire a capire dove fosse. -Dal 1340 i Bianchetti possedevano il giuspatronato dell’altare di Sant’Agostino, che come si è detto si trovava dove oggi è l’altare di San Rocco. - Non lontano dal tramezzo sul latro destro c’era l’altare di Sant’Agostino dei Bianchetti molto vicino alla porta che dava sul chiostro dei morti, anche questa ricordata dove oggi è la cappella di San Rocco. - Nella ricostruzione del 1500, distrutto il tramezzo, e con le cappelle come oggi le vediamo si possono comprendere le vicende delle cappelle di San Rocco e Sant’Agostino. -Nel 1577 a Ludovico Bianchetti fu consegnato l’altare di Sant’Agostino (posto dove è ora, fu consegnato indica proprio una nuova riorganizzazione dello spazio. In più l’abbattimento del tramezzo permise la costruzione di un’altra cappella, quella di San Rocco, che divenne di proprietà della famiglia Dondini). -Nel 1578 fu invece consegnato alla famiglia Dondini l’altare di San Rocco -Le due date sono consequenziali e non può essere una coincidenza. Con la distruzione del tramezzo si costruisce la Cappella di San Rocco, in più la nuova organizzazione degli spazi spostò nella posizione in cui lo troviamo oggi più a occidente l’altare di Sant’Agostino. - Dove si trovava l’altare di Pietro e Paolo? Nel manoscritto della Biblioteca Universitaria si dice che nel 1338 sotto il tramezzo, sopra il pulpito, ci fosse questo altare, e lo stesso conferma il Libro Economico dove si dice che Giovanni Gerardini lasciò 200 lire per far edificare e mantenere un altare con questo nome con disegnate dietro le storie di San Pietro (1338). - Il fatto che siamo a destra è confermato perché dopo lo smantellamento del tramezzo la zona sarà occupata dall’altare di San Rocco (dei Dondini) e il manoscritto ne parla infatti appellandolo San Rocco. -La cappella di Santa Caterina viene citata in un documento del 1357, costruzione per volere di Fabiano Casali. -La cappella della Vergine esiste ed è confermata da un documento del 1379 che è indicata a destra all’entrata (c) e sotto il corridore, quindi in teoria la cappella della vergine era vicino a Pietro e Paolo, è nel lascito di Niccolò Serragliani quindi costruita nel 13452. -Lo stesso documento ci informa che anche la cappella del Crocifisso è sotto il corridore, quindi sotto vicino a Santa Caterina sulla sx. Riassunto secondo indicazione dei documenti: - Tramezzo praticabile per via di un altare supra pulpito; - L’indicazione di Ghirardacci di due altari sotto devoti a Santa Caterina e Pietro e Paolo trova conferma nei documenti. - Preziose informazioni dal Libro economico e dal Libro della Sacrestia che ci confermano che gli altari di Pietro e Paolo e quello soprastante di Battista ecc sono dove oggi è quello di San Rocco (12, 13). 2 Le volotà testamentarie del 1345 di Rinaldo Manzoli contengono l’altare della Vergine Maria. In più nelle volontà di Giovanni del fu Piero di Amador Bianchetti del 1340 si legge una somma lasciata per edificare un altare della Beata Vergine. Quindi nel ’45 vi era già un altare della Vergine da identificare con quello del 1379 che viene definito “sub corritorio”. Amador Bianchetti però muore solo nel 1357 quindi: ne è stato costruito un altro? È stato costruito prima della sua morte? Gli eredi hanno officiato quello già esistente dal 1345? Non si può dare una interpretazione univoca al documento del 1340, alcuni altari avevano anche intitolazioni doppie o triple. - Conferma dell’altare di Santa Caterina sulla sx confermata dalla fondazione del primo pilastro nella chiesa e dal fatto che dopo la distruzione del tramezzo oggi si trova a sx spostato verso la prima cappella absidale. Edificazione del tramezzo L’anno di distruzione è certo: 1483 riportato dal Ghirardacci, ma quando è stato edificato? - Probabilmente costruito con l’edificio quindi ci doveva essere nell’anno di conclusione della prima fabbrica quindi 1315 - Pistilli ha chiarito che la prima terminazione orientale della Chiesa si trovava arretrata rispetto a quanto supposto dalla critica e si inscriveva nel terzo dei moduli quadrati nel quale è suddivisa l’estensione del complesso religioso innalzato dal 1267 al 1315. - Il primitivo limite dell’abside quadrato è confermato dalla croce (14) che doveva essere visibile dall’esterno poi coperta dall’apertura del tornacoro. - Il coro era quindi allineato all’ala conventuale e la sacrestia dove oggi è la cappella Poggi 13). - La lettura di Pistilli confermata dalle fonti. Sappiamo che nel 1310 esisteva un altare dedicato alla Maddalena vicino all’altare grande vicino alla sagrestia, dichiarazione quindi della prima fase dell’edificio che conferma che l’antica cappella probabilmente dedicata a tale Santa. - Finita nel 1315 la prima fase costruttiva iniziano subito le decorazioni. - Nel 1950 viene rinvenuto l’affresco di Pseudo Jacopino, Battaglia di Clavijo3 (foto prima dello strappo 15 16). Posto a 10 m di altezza a destra sopra il quarto altare. Fatto subito dopo la prima fase costruittiva. - Sempre nella navata in corrispondenza del secondo e terzo altare si rinvennero affreschi con le Storie di Santa Maria Egiziaca (17) opera di Cristoforo di Jacopo ma della seconda metà del 1300. - Dal 1330 infatti in San Giacomo nuovo impulso costruttivo che probabilmente portò all’attuale sviluppo absidale con ampia addizione a deambulatorio. In questa nuova fase costruttiva vanno cercati indizi relativi all’edificazione del tramezzo. - Da un documento del 1338 si apprende che Filippo Lameri fece fare un altare per Giacomo e Filippo sul muro appena edificato. Massaccesi propone di identificarlo con il tramezzo, tra l’altro la data non è di ostacolo al corridore perché è verosimile che la Chiesa inizialmente avesse una semplice tramezzatura lignea o in muratura e solo più tardi si predisponesse un più complesso sistema murario. (tra l’altro citato anche nei documenti riguardanti l’altare di Santa Caterina e San Giovanni Battista). - Si deve notare che il lascito per la Cappella di Pietro (1338) e Paolo di Giraldini è dello stesso anno e anche i documenti delle altre cappelle sono del XIV secolo (Battista 1317-1346; Caterina 1357; Vergine 1379). Anche la crux de medio ecclesiae è commissionata da Egidia Malpighi nel 1367 a dimostrazione che era un periodo di riallestimento. 3 Rinvenuto sotto uno spesso strato di bianco nelle pareti soprastanti le prime quattro cappelle di destra. Ora in Pianacoteca. - Quindi se si accetta questa lettura tramezzo 1338-1483 Va aggiunto a questi documenti la consacrazione dell’edificio del 1344 dal Vescovo di Novara Guglielmo, qui gli altari sembrano collocati nel tornacoro per l’interpretazione comune. L’interpretazione passata degli altari: A sx dell’altare maggiore: 3 altari, Battista, Pietro e paolo, Giacomo e Filippo A dx dell’altare maggiore 2 altari: Giovanni Evangelista e Croce Tuttavia, gli altari qui citati sono gli stessi collocati nel tramezzo ma non tornano le posizioni, la destra e la sinistra probabilmente interpretate erroneamente, possono far riferimento alle coordinate liturgiche, se si pone la questione così è uguale alla ricostruzione di Massaccesi. Così a sx dell’altare maggiore (nostra destra) consacrava l’altare di Pietro e Paolo e alla nostra sinistra quello della Croce. Il tornacoro doveva ancora essere edificato. Si configura così un maestoso corridore praticabile che aveva a destra l’altare triplice con vicino in via ipotetica quello di Filippo e Giacomo. Di questo altare sappiamo che è stato spostato a sinistra della chiesa e nel 1687 proprietà di Lucrezia Salardi diventando di San Simpliciano. - Attualmente sopra quello della Croce e di Caterina non sembrano essercene. Si delinea così il corpo di fabbrica su cinque moduli quadrati simile a quello degli Eremitani a Padova. Un'imponente costruzione architettonica di almeno cinque metri di altezza, voltata a crociera per delineare il coritorio sotto il quale erano addossati due altari per parte. La zona soprastante era dunque praticabile con almeno due altari e fungeva da pulpito per la predicazione. - La costruzione del tramezzo nel 1338 si inserisce in lavori più ampi, 1336 lavori campanile che si innalza sulla cappella del Battista che quindi già era presente.
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