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I Crepuscolari: Poeti della Malinconia e della Provincia, Appunti di Letteratura Contemporanea

Poeti italiani moderniPoetica italianaCrepuscolariStoria della letteratura italiana

I crepuscolari, un gruppo di poeti italiani che non diedero vita a una scuola poetica propria, ma lasciarono una profonda impronta nella letteratura italiana. Scoprirete i principali poeti del gruppo, come gozzano, corrazzini, marrone e martini, e le loro influenze. Il documento illustra anche la dispersione geografica dei poeti, la loro poesia infantile e malinconica, e il mondo provinciale che li caratterizza. Vedrete inoltre i modelli da cui presero ispirazione e la loro stile smorzato e privo di colore poetico.

Cosa imparerai

  • Perché i Crepuscolari non diedero vita a una scuola poetica propria?
  • Come i Crepuscolari descrivono la provincia?
  • Che poeti appartengono al gruppo dei Crepuscolari?
  • Che influenze hanno avuto i Crepuscolari sulla letteratura italiana?
  • Come i Crepuscolari sono descritti nella letteratura italiana?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 23/11/2021

mario-marrone
mario-marrone 🇮🇹

4

(3)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I Crepuscolari: Poeti della Malinconia e della Provincia e più Appunti in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! I CREPUSCOLARI Essi, a differenza del futurismo, non diedero vita a una scuola poetica vera e propria, non sottoscrissero un manifesto e non ebbero nemmeno una rivista tutta loro. La causa principale fu la loro dispersione geografica in diversi cenacoli disseminati lungo la penisola. Abbiamo 2 gruppi: -torinese --> Gozzano, Chiaves, Gianelli -fiorentino: Corrazzini, Marrone, Martini Abbiamo anche il romagnolo Moretti che strinse amicizia con Palazzeschi. A battezzare i crepuscolari fu un critico Giuseppe Antonio Borgese in un articolo uscito alla "Stampa" nel 1910, perchè egli riteneva che la loro poesia infantile e malinconica, ripiegata su se stessa chiudesse in uno scolorito crepuscolo la grande giornata della poesia italiana dell'ultimo 800, gloriosamente illustrata dalla triade Carducci, Pascoli, D'Annunzio. | crepuscolari capirono che non era più il tempo dei vati e né della vita inimitabile. Essi trassero dai grandi poeti + = - D'annunzio= il poema paradisiaco, l'accettazione, la malattia. = - poeti simbolisti francesi = - Pascoli= l'amore per le piccole cose ma senza implicazioni visionarie. u . I modelli = Essi vanno cercati fuori dall'Italia, in alcuni poeti francofoni ma di area quasi sempre fiamminga. u . LA PROVINCIA = Il mondo dei crepuscolari è quello della provincia. Nei loro versi non urge la vita delle metropoli affollate e rumorose. La provincia è una dimensione dell'anima, il luogo ideale dove le giornate corrono uguali e monotone. u . STILE = Linguaggio smorzato, senza colore poetico, appiattito sull'uso quotidiano. L'abbassamento di tono è cos' sentito che sembra di leggere dei testi in prosa anche quando essi presentano una metrica regolare con tanto di rime. = La diminuzione della temperatura emotiva, si evince da certi titoli come per esempio "Poesie scritte col lapis" di Moretti per indicare che le parole sono facilmente cancellabili. u = La lirica non rivestiva più alcun pubblico ufficio tanto che Corazzini potè intitolare la sua raccolta più significativa "Piccolo Libro Inutile" Dedicarsi alla poesia, era un'intima consolazione per l'anima. u = TEMI Da lettera che Govoni scrive nel 1904 a Gian Piero Lucini: “Ho sempre amato le cose tristi, la musica girovaga, i canti d'amore cantati dai vecchi delle osterie, le preghiere delle suore, i mendicanti pittorescamente stracciati e malati, i convalescenti, gli alunni malinconici pieni di addii, le primavere nei collegi quasi timorose, le campagne magnetiche, le chiese dove piangono indifferentemente i ceri, le rose che si sfogliano su gli altarini nei canti delle vie deserte in cui cresce l’erba: tutte le cose tristi della religione, le cose tristi dell'amore, le cose tristi del lavoro, le cose tristi delle miserie” Quindi si parla di una serie di rinunce --> alla gloria, all'amore (non si sentono all'altezza di donne), al sublime... GUIDO GOZZANO Nacque nel 1883 a Torino, di famiglia benestante. Si iscrisse nel 1904 alla facoltà di giurisprudenza senza mai conseguire la laurea. La sua vocazione poetica si manifestò con la pubblicazione delle prime liriche sul "Venerdì della Contessa" Fu sedotto in un primo momento da D'Annunzio, frequentò gli ambienti mondani e accompagnato da questa fama di dandy si introdusse nei ritrovi letterati della sua città, stringendo amicizia con Vallini, Gianelli, Chiaves. L'infatuazione dannunziana fu di breve durata e Gozzano assunse il profilo del borghese di provincia, chiuso nel suo piccolo mondo antico. Negli anni seguenti molte liriche di Gozzano apparvero su riviste e testate periodiche. Questo spargimento della firma ci fa capire che il poeta, in contrasto con l'immagine appartata di sè che volle accreditare con i suoi versi, promosse in realtà la propria fama con l'oculatezza di un consumato impresario di se stesso. 1907= l'editore di Torino Streglio pubblicò la sua prima raccolta in versi LA VIA DEL RIFUGIO 1911= | COLLOQUI a Milano Incompiuto rimase l'opera "Le Farfalle" di cui comparvero anticipazioni sulla Grande Illustrazione e sulla Stampa. Si ammalò di tubercolosi, intraprese vari viaggi ma non riuscì a guarire e morì nel 1916. STILE Si parla di scuola dell'ironia. In lui ritroviamo tutti i temi presenti in Corazzini (tono patetico) - in Gozzano tono ironico. Qui il poeta è disincantato perché è consapevole dell'inutilità della poesia
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