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il culto dell'emozione riassunto, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto della monografia di sociologia.

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 23/09/2021

liviaa20
liviaa20 🇮🇹

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Scarica il culto dell'emozione riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! IL CULTO DELL’EMOZIONE: INTRODUZIONE: Ci sono periodi storici nei quali l'emozione sembra risvegliarsi come la Bella addormentata nel bosco. Fu quel che accadde nella seconda metà del 18esimo secolo, che diede inizio al romanticismo. Numerosi segnali indicano che stiamo entrando in un periodo analogo. Non trascorre settimana senza che la pubblica opinione non sia turbata da un incidente, una catastrofe, un orbite massacro o non d'infiammi per quelle vittoria sportiva. Quando l'attualità immediata non fornisce la sua quota di avvenimenti drammatici, la cultura dell’intrattenimento le da il cambio. Il cinema, le fiction televisive, i videogiochi, gli spettacoli, le immagini digitai costituiscono un immenso serbatoio di emozioni. L'emozione è diventata un oggetto di mercato. l'emozione diventa anche un rito, come dimostra Halloween, la festa annuale di piacevoli spaventi. Le grandi correnti sociologiche della nostra epoca possono tradursi in altrettante aspirazioni a un rinnovamento della vita emotiva; esprimono il bisogno di dare una tonalità affettiva forte all'esperienza del mondo. L'atteggiamento è fatto di timore e di devozione per la natura ritornata pagina. Le nuove pratiche religiose ridanno stazione alla mistica, alla pietà esuberante, agli stadi di trance. La New Age esalta una voluttuosa fusione con il cosmo ed eleva l’affettività a strumento conoscitivo. Il paranormale, il mistero, l’occultismo suscitano un’infatuazione crescente dovuta in parte alle sensazioni forti che procurano. Lo sviluppo personale ci spinge a “liberare e a gestire il nostro potenziale emozionale”. Quanto ai comunitarismi e ai movimenti indentitari devono il loro dinamismo al fatto di permettere agli individui di aggregarsi in gruppi al alta densità affettiva. La società attuale si retribalizza perché si vuole non soltanto vivere insieme, ma vibrare insieme. Questo ritorno all’emozione costituisce allo stesso temo una ricchezza e un pericolo, una ricchezza perché mitiga gli eccedi della razionalizzazione. L'emozione è uno sfogo salutare in una civiltà sottomessa agli imperativi della tecnologia e dell’organizzazione. Sotto l'influenza della neurobiologia, si delinea una nuova antropologia, come reazione alla psicologia degli anni 50 e 60 che vedeva nell’emozione una turba del comportamento, un handicap. La nuova antropologia riabilita l'emozione, la considera un sostengo dell’azione. Ma il ritorno all’emozione costituisce anche un pericolo, perché, da alla sensibilità un orientamento unilaterale. È significativo che l’uomo contemporaneo s'interessi più all'emozione che è di tipo esplosivo che al sentimento che ha un carattere durevole. Nel campo delle emozioni egli trascura quelle che potrebbero arricchire la sua anima a vantaggio di quelle che gli procurano semplici eccitazione; preferisce l’emozione-shock all’emozione-contemplazione. La sua vita affettiva è fatta di movimento e non di raccoglimento, di azione e non di contemplazione. Siamo ancora capaci di vibrare per cose semplici e naturali? Per sentirti vivere abbiamo bisogno di esperienze violente, di un'invasione di nuovi stimolanti. L'estasi, gli stati di coscienza modificati, i comportamenti a rischio, la velocità, le avventure estreme, la musica frenetica, gli atti di violenza, gli stadi di trance, gli sport acrobatici sono ingredienti della nostra vita emozionale stravolta. Il risveglio dell’affettività sfocia in un quadro contraddittorio. Allo scatenamento delle emozioni corrisponde una relativa povertà dei sentimenti. La bulimia di sensazioni forti si accompagna a un'anestesia della sensibilità, ci si emoziona molto ma non si sa più davvero sentire. TUTTA L'EMOZIONE DEL MONDO: 1. L'EMOZIONE, OGGETTO PUBBLICITARIO: La pubblicità è lo specchio dell'anima collettiva. | pubblicitari che auscultano la società degli di chiunque, hanno capito che l'emozione fa vendere. Le campagne pubblicitarie rilevano due tratti della psiche contemporanea; in primo luogo mostrano che si sta verificando un ritorno all’emozione, gli individui hanno “sete d’emozione”. In secondo luogo ci mettono in guardia, sul pericolo di una sviamento dell’emozione. Nei nostri usi e consumi, emerge una contraddizione di fondo. Nelle stesso momento in cui l'emozione è celebrata rischia di snaturarsi. Il ritorno dell’emozione si accompagna a un suo insidioso traviamento; gli individui esaltano la sensibilità ma non esistano a svilirla. 2. CULTURA DELL'IMMAGINE, CULTURA DELL'’EMOZIONE: Gli svaghi che gli individui chiedono alla cultura dell'immagine manifestano un'indubbia preferenza per l'agitazione effettiva. Ad esempio un film come “Blu Profondo” era annunciato da un cartellone nel quale si potevano leggere queste parole “ le vostre emozioni più profonde torneranno in superficie”, il film The Beach è stato presentato come “ la storia di un giovane alla ricerca di sensazioni forti”. Una visione moderna de L'educazione sentimentale descriverebbe l’impazienza di godere, la ricerca affannoso di personaggi che s'inebriano di situazioni estreme. Il sensation-seeker “cacciatore di sensazione” è l'eroe del nostro tempo. Le case di produzione mettono a punto le sceneggiature come in una fabbrica: si lavora una materia prima, allo scopo di tirar fuori tutti il succo emotivo. Le fiction televisive non sono che ingegnosi montaggi, prodotti tagliati su misura nella materia emozionale in virtù di una “taglia-incolla” analogo a quello che si fa per un testo. Lo show, | talk-show le fiction e il medium televisivo, questi fanno surfing sull’emozione. Il piccolo schermo conquista audience con “grandi momenti d’emozione”. Le informazioni televisive subiscono anch'esse il conteggio dell’emozione; ad esempio un servitore del telegiornale in cui la telecamera ha colto una scena che si guarda con un misto d’indignazione contro le autorità impotenti a spezzare le filiere dell’immigrazione illegale e un'emozione viscerale davanti a questa intrusione nel proprio territorio->molto emozionante. 3.LO SPORTO A SERVIZIO DELL'EMOZIONE: Non affrettiamoci a obiettare che questa tensione della nostra vita affettiva ci è imposta dalla pubblicità e dai media, e che noi chiediamo solo di star tranquilli. Non è affatto vero, ognuno contribuisce attivamente a tendere la molla della emozioni, invitando metodicamente occasioni per vibrare. Nulla di più significativo delle pratiche sportive che ottengono il favore del pubblico. Cosa si apprezza di più oggi? Le attività che comportano lo scorrere, lo scivolare; queste attività presentano un dato comune, realizzano ciascuna a modo suo, una sospensione dello sforzo muscolare a vantaggio del controllo sensoriale. Lo scopo non è tanto quello di consumare energia ma di captare ed elaborare in tempo reale molteplici informazioni provenienti dall'ambiente, di controllare l'equilibrio, di sentire il proprio corpo, di dominare un funzionamento tecnico complesso. Questi sport esaltano un atteggiamento che potremmo definire cibernetico, cioè l’arte del pilotaggio; mediante questa il corpo, si rende libero per il godimento dei sensi. Diventa una “centrale di sensazioni”. È proprio la vibrazione emotiva che si cerca in questi sport. Le sensazioni amplificate comunicano una vibrazione deliziosa all'anima e procurano un'impressione palpitante di fusione con il cosmo. ed esprimere le emozioni che agitano la nostra anima. La capacità di fremere è l'attributo più prezioso della nostra umanità. L'esistenza davvero umana, non è quella che ci eleva all’intellettualità ma quella che conduce alle sensorialità, alla primitività dei sensi. Il culto dell’emozione fa propria l'idea secondo la quale conviene ridimensionare l'influenza del cervello sinistro analitico e logico a vantaggio del cervello destro intuitivo emotivo e artistico; “liberate il vostro cervello destro” è una delle più frequenti parole d'ordine. Il culto dell’emozione si caratterizza anche per il posto dato al corpo, riabilitando il corpo siamo condotti attraverso lo stesso processo a riabilitare l'emozione. Il culto dell’emozione e il culto del corpo sono i due volti di una stessa rivoluzione della mentalità, il vantaggio dell’emozione è infatti partecipare al contempo della vita dell'anima e di quella del corpo. Quando sopraggiunge un'emozione il nostro corpo si fa sentire da noi attraverso ogni tipo di modificazioni fisiologiche, neurovegetative e endocrine. Lasciar parlare le proprie emozioni significa dare la parola al corpo, il culto dell’emozione affascina l’uomo contemporaneo perché legittima un modo di vivere organico, basico. Abbandonandosi alle proprie emozioni si impara di nuovo a “essere” il proprio corpo. 2. OLTRE IL RAZIONALISMO: L'uomo emozionale cerca di stabilire un rapporto sensitivo con il mondo. Ai suoi occhi il mondo non si lascia svelare per mezzo dell'esercizio delle funzioni cognitive ma attraverso il prisma dell’emozione. Conoscere, secondo lui, è permettere al mondo di produrre una risonanza affettiva, una vibrazione nel foro interiore. Il culto dell’emozione s’iscrive nel solco della New Age che rifiuta di mettere tra parentesi la soggettività e cerca di abolire ogni separazione tra l'oggetto della conoscenza e il soggetto che conosce. Il culto dell’emozione considera il mondo non tanto come un oggetto di conoscenza ma come mezzo di godimento; per l’uomo emozionale il mondo ha sapore se ha un'eco affettiva, se lo fa vibrare; è il fremito dell’emozione a dare colore al mondo. Agli occhi dell’Homo sentines, l’esperienza delle cose e degli esseri non è dunque interessante se non irrorata dall'emozione. 3.IL “COGITO” SENSIBILE: Per definire precisamente la figura dell'Homo sentiens conviene chiedersi che posto egli riservi alla riflessione su se stesso, cioè all’auto-osservazione. Cosa succede della coscienza di sé nell'era emozionale? Cartesio affrontava la riflessione su di sé in un'ottica conoscitiva, che permetteva al soggetto di riflettere sul proprio pensiero, quello che Cartesio scorreva nel fondo di sé era innanzitutto il fatto di pensare; esplorando la propria interiorità scopriva la “sostanza pensata”. Il Cogito cartesiano era dunque intellettuale. Nell'ottica del culto dell’emozione, l'esercizio della coscienza di sé riveste tutt'altro significato. Quando ritorna sui se stesso l’uomo emozionale non si propine infatti di analizzare il contenuto del suo pensiero ma di ritrovare i propri affetti, le proprie impressioni le proprie emozioni. Non dice “so di pensare” ma “so di sentire” e ancor di più “sento di sentire”. L'uomo emozionale intende godere del piacere di esistere. L'uomo attuale si compiace di provare emozioni e constatare di provarle, in una sorta di raddoppiamento vuole godere due volte la prima per essere afferrato dall'emozione, la seconda prendendo coscienza di questa emozione. Il cogito è emozionale. 4.LA MEDITAZIONE E L'EMOZIONE SONO INCOMPATIBILI? La pratica della meditazione suscita una vera infatuazione nella società attuale, essa costituisce un elemento importante delle attività di sviluppo personale e delle tecniche di benessere. A prima vista, la meditazione e l'emozione sembrano antinomiche; la meditazione mira a sopprimere ogni agitazione o in altre ad annullare le manifestazioni della vita emotiva, chi medita deve calmarsi, far tacere la sua affettività per raggiungere uno stato di serenità. La meditazione assimila il “mentale” a una distesa d'acqua, un lago, un oceano; lo scopo della meditazione è calmare quest’acqua, eliminare le onde per poter guardare in se stessi come sulla superficie di una specchio. La rinuncia all’affettività da parte di coloro che meditano non è affatto cosi radicale come sembra a prima vista. Non tutti i tipi di emozione sono tuttavia eliminati, perché appena questo primo atto liberatorio è stato compiuto la meditazione trasporta il soggetto nella profondità di un io che è concepito come una riserva di emozioni inedite e squisite. L'ascesi della meditazione promette a quelli che si sforzeranno di piegarvisi una specie di gioia oceanica, un rapimento davanti alla loro immensità intima; essa porta all’estasi al sapore inaudito del transpersonale. La meditazione elimina le emozioni superficiali, per far posto a emozioni provenienti dal nocciolo dell'essere; elimina lo strato superficiale della vita emotiva per raggiungere i territori sepolti negli strati profondi dell'io. Un pò di meditazione ci ha allontanato dall'emozione, molta meditazione ci riporta a essa. 5. LO SPETTRO DELL'IMPASSIBILITA': Per completare il ritratto dell’uomo emozionale, restano da descrivere le forme di vita che gli sono antinomiche. Come ogni tipo umano, egli acquisterà più rilievo se lo si oppone alla sua antitesi. Una delle figure più contrapposte all’ideale dell’uomo emozionale è il saggio stoico, il suo ideale di sangue freddo è in netto contrasto con il nostro ideale di frenesia emozionale. A fianco del saggio stoico che rifiuta le emozioni si staglia un'altra figura : quello dell’uomo incapace di provare emozioni; alludiamo alla patologia psichiatrica nota tutto il nome di “alexitimia” caratterizzata dall’indifferenza del soggetto verso il mondo circostante; soggetti che hanno perso le loro capacità emozionali. Con il culto dell’emozione la gerarchia dei valori s’inverte; l’antitesi dell’Homo sentiens è l’uomo benché in possesso della ragione e del linguaggio si vede privato della sensibilità. “LIBERATE LE VOSTRE EMOZIONI” Il culto dell’emozione è pertanto l’ultima manifestazione dell’individualismo. Esso rappresenta l’apogeo del culto dell'io; per l’uomo contemporaneo ogni oggetto di realizzazione di sé passa ormai attraverso l'attuazione del proprio “potenziale emozionale”. Fissare un obbiettivo non basta, bisogna anche indicare i mezzi per raggiungerlo, il culto dell’emozione rimarrebbe lettera morta, se trascurasse di proporre un metodo. L'uomo di oggi non si rassegna al fatto che la sua sensibilità maturi in maniera caotica, egli non vuole affidarsi al caso, ha bisogno di un progetto, di strumenti, di strategie. Il culto dell'’emozione dovrà essere completato con un elemento strumentale grazie al quale si imparare a coltivare le proprie emozioni. Questo apprendistato consiste in una liberazione delle emozioni, “liberate le vostre emozioni” nella nostra appeso questa è la parola d'ordine, l’abbiccì della realizzazione, è come se l'aspirazione alla libertà si spostasse verso la sfera dell’intimità. Nell’epoca postmoderna il progetto individualista non mira più ad affrancarsi da poteri arbitrari, a conquistare le libertà pubbliche a imporre la libertà dei costituti, ma a ottenere il diritto di manifestare i propri stati affettivi. L'emozione è la nuova frontiera della lotta per la libertà. 1. LA LOTTA CONTRO LA REPRESSIONE SOCIALE DELLE EMOZIONI: Questa liberazione emotiva è un processo che si svolge in tre tappe. La prima tappa è sociologica, l’uomo desideroso di sviluppare la sua vita emotiva dovrà cominciare a emanciparsi dalle costrizioni sociali che pesano sull’emozione. Il sociologo tedesco Elias ha dimostrato che le regole di buona creanza prescritte nel 14esimo secolo erano il risultato di una messa all'indice delle emozioni cominciata in Occidente già alla del Medioevo. La linea principale della nostra civiltà è stata una repressione dell’affettività, in quanto il codice di cortesia ha rappresentato un meccanismo essenziale del dispositivo di normalizzazione dei comportamenti. La struttura emotiva degli individui era caratterizzata da una grande spontaneità. La vita emotiva era a tinte forti, spontanea, diversa, mutevole, senza inibizione, come conferma lo storico Huizinga in “L'autunno del Medio Evo”. La parola d'ordine della liberazione emozionale che si propaga nella nostra epoca assume tutto il suo senso, la si può interpretare come un'insurrezione contro un ordine plurisecolare, dichiarando che l'emozione non è qualcosa che bisogna temere ma al contrario ricercare e coltivare. La curva della repressione degli affetti, che non aveva smesso di accentuarsi dal Rinascimento, raggiunge oggi un punto in cui si rovescia e si avvia al declino. Mettendo in causa i codici sociali che governano l’affettività da meno millennio, il culto dell’emozione inaugura una nuova era della storia dell'Occidente. 2. UNA LIBERAZIONE SELETTIVIA: Lo statuto dell’emancipazione non viene attribuito indistintamente a tutte le emozioni. A guardare con attenzione, sembra infatti che la liberazione delle emozioni alla quale si assiste oggi sia selettiva, l’uomo attuale privilegia certe emozioni e ne proibisce altre, ristabilendo cosi, norme di comportamento. Per questo nelle relazioni professionali e sociali, una costante esigenza impone all'individuo di mostrarsi rilassato, simpatico. Non è quasi mai ammesso mostrarsi triste in pubblico, come testimonia la scomparsa dei segni esteriori del dolore. Un'altra emozione tenuta sotto controllo è la collera. Questo rifiuto si spiega imprimo luogo, col fatto che la collera altera le relazioni umane, nelle loro attività professionali, gli individui sono in contatto permanente gli uni con gli altri per assolvere compiti di comunicazione e l'efficacia dei compiti dipende in larga misura dalla capacità di mostrarsi pazienti e gentili. La collera è condannata anche per i suo legame con i valori militari, la collera non è forse maschilista? Sottolineando la virilità essa appare con un mezzo di affermazione mascolina e ciò la rende poco simpatica in un'epoca che promuove i valori, più femminili, di dolcezza e di tenerezza. Infine la collera appare psicologicamente malsana, di fronte a un’individuo che s’infuria si è sempre tentati di chiedersi: se si sente bene o quale malessere si nasconde dietro questa maldestra affermazione di sé. 3. IL LAVORO SUL CORPO, PRELUDIO AL LAVORO SU DI SE’: Veniamo alla seconda tappa della liberazione emozionale. Per diventare pienamente uomo emozionale, bisogna compiere un lavoro su di sé, questo lavoro su di sé è un lavoro sul corpo. Queste attività sono anche in rapporto con l'educazione della sensibilità, esse sono destinate a portare gli individui a una “presa di coscienza del sentire corporeo”, a una maggiore ricettività nei confronti delle emozioni. Grazie agli esercizi di postura, di ginnastica dolce, di rilassamento si riscopre il proprio involucro carnale, si apprende questa cosa che è “sentire il proprio corpo”, si ristabilisce cosi, la propria capacità di provare dell’emozione. | sensi dell'olfatto e del gusto sono particolarmente valorizzati per i legami privilegiati che intrattengono con l'emozione. Un metodo di potenziamento come l’istinto-terapia esalta il contatto olfattivo con gli alimenti e raccomanda di consumarli crudi. Chi non ha sperimentato, durante la vita adulta, un profumo di un fiore, un aroma un effluvio, una fragranza un odorino un sentore di cucina, di vecchio armadio o di soffitta polverosa che da tempo dimenticati ricordano di colpo un lontano passato , una perdonata amata un avvenimento dell'infanzia, la cui confusa evocazione provoca una commozione nostalgica? Esercizi di respirazione: la respirazione è considerata uno strumento privilegiato dell’esplorazione di ciò che si sente interiormente. La respirazione è una manifestazione fisiologica implicata in ogni emozione, come la temperatura della pelle, le reazioni elettriche superficiali, il ritmo cardiaco, il tono muscolare, le 1. L'ANTICA IMMAGINE DELL'UOMO: Sulla scia di Darwin, biologi, psicologie e teorici dell'evoluzione erano disposti a salvare l'emozione solo in nome del pragmatismo e dell’utilitarismo. Dal punto di vista della teoria dell'evoluzione e della psicologia, era necessario che l'emozione avesse una finalità pratica, assicurasse la protezione dell'individuo, in mancanza di ciò non aveva ragioni di esistere. Le emozioni avevano senso al massimo come reazioni vitali come vantaggi adattativi. Nella civiltà moderna. L'emozione non ha quasi più utilità, essa non costituisce un'opportunità nella lotta per la vita, diventa un fattore di non adattamento, è un turbamento. Per la psicologia accademica degli anni 50-60 l'emozione era sinonimo di disordine mentale. L'emozione era ritenuta un'eccitazione troppo forte, un'eccedenza, un surplus di energia. Questa antica immagine dell’uomo di riflette nelle idee di Koestler che era influenzato dalle teorie del neurobiologo Lean che considerava l'encefalo umano come un insieme di tre strutture : la paleocorteccia, la mescolorteccia e la neocorteccia. In questo schema tripartito, l'emozione aveva il suo posto. Partendo da questa teoria anatomica dei tre cervelli, Koestler interpretava l'evoluzione degli ominidi come tentativo per assicurare il controllo sulla paleocorteccia da parte della neocorteccia. La neocorteccia razionale si è costruita sulla base della paleocorteccia pulsione ed emozionale. In queste condizioni il problema che l'evoluzione ha cercato di risolvere è stato quello di assicurare il controllo sulla paleocorteccia da parte della neocorteccia. Ora questo problema pensava, Koestler, non ha ricevuto una soluzione soddisfacente. L'evoluzione lascia l’uomo in uno stato di incompiutezza, caratterizzato da una cattiva coordinazione della neocorteccia e della paleocorteccia. Questo era il verdetto pessimista di Koestler: la natura umana presenta un vizio di fabbricazione. La parte superiore del cervello sede della ragione non è arrivata a consolidare il suo potere sui livelli inferiori. 2.QUANDO LA SOCIETA’ SOGNAVA DI SBARAZZARSI DELL'EMOZIONE: Quest'interpretazione dell'’emozione come realtà pericolosa è propria dell'antica immagine dell’uomo. Per comprendere la popolarità di cui ha goduto, bisogna collocarla nel contesto degli anni che seguirono alla Seconda Guerra Mondiale. Si avevano allora molto motivi di timore nei confronti dell’emozione, la causa di tutto è la facilita con la quale l'emozione assume il controllo del comportamento umano. La quante inquietudine di Koestler e dei suoi contemporanei era che l'emozione potesse risorgere e generare nuovi fantasmi, nuovi entusiasmi distruttivi. Per impedire il ritorno di tali eccessi Koestler fece una curiosa proposta, consiglio di ricorrere in modo massiccio ai neurolettici, affermava che sarebbe auspicabile somministrare a tutta la popolazione delle molecole di calmanti. Nel corso dello stesso periodo l'opinione era preoccupata dalla guerra fredda, l'eventualità di una guerra atomica poneva il problema dell’emozione in termini allarmanti. Ci si chiedeva di che cosa saranno capaci dei dirigenti dominati dall'emozione? L'emozione era biasimata a causa della rivoluzione organizzativa nella quale s'impegnavano le società avanzate. Il grande sogno degli anni 50 e 60 era una società programmata, pianificata e razionalizzata, le tecniche di pianificazione di moltiplicavano, la tecnologia segnava la fine delle ideologie. Il fattore umano rischia di disfare il bell’ordine della società cibernetica. 3.L’'ASCESA DELL'ANTROPOLOGIA NON RAZIONALISTA: Edgar Morin pubblica “le paradigme perdu : la nature humaine”, quest'opera da il via a una riabilitazione dell’affettività, essa consacra il culto dell’emozione. L'argomento di Morin è: bisogna smetterla con la concezione meschina dell’uomo, l’uomo non è interamente sapone se non è al contempo demens; cerchiamo di ricostruire il suo posto all’instabilità affettiva, all’intemperanza delle passioni, della dismisura e all'insensatezza. Nella nuova antropologia proposta da Morin il logos p disposto sul piedistallo, il logos non ha valore se non irrorato dalle forze profonde dell’affettività, i sogni, le angosce e i desideri. Morin è incoraggiato in questa revisione antropologica della rivoluzione delle idee che nel medesimo periodo avviene nelle scienze. Morin ha acquistato una nuova cultura scientifica e si affretta ad applicarla alla scienza dell’uomo dichiarando cosi guerra all’antropologia razionale. La sua intuizione è che l’affettività è il nostro più fecondo errore, essa è una sorgente di perturbazione ma proprio ciò la rende creatrice, nulla di grande si farebbe senza emozioni. L'emozione non è soltanto un'opportunità per l’uso è costitutiva della sua identità. 4.1 GRANDI PENSIERI VENGONO DAL CUORE: Damasio: la sua idea fondamentale è che la capacità di ragionare è ancorata nel nostro essere emozionale. La ragione e l'emozione non sono antagoniste ma complementari. A turbare i meccanismi cognitivi, non è l'emozione ma paradossalmente l'impossibilità di provarne, come dimostrano i soggetti colpiti da alexitimia o da certe lesioni celebrali. L'emozione gioca un ruolo di grande importanza nella elaborazione delle decisioni razionali. La ragione da sola non può sostenere queste decisioni: esse esigono che le cose siano sentite nelle viscere che si metta a profitto questa saggezza dei sentimenti, il motore della ragione ha bisogno dell’emozione. Per comportarsi in maniera ragionevole, bisogna mettersi in ascolto della propria affettività, e non tentare di liberarsene. | cognitivisti hanno scoperto che ciò che permette all'uomo di rivaleggiare con i calcolatori nelle situazioni decisionali è la sua emotività. È significativo che gli informatici cerchino attualmente come poter introdurre un “parametro affettivo” nei modelli d'intelligenza artificiale. Il nuovo paradigma proposto dalla neurobiologia e dalle scienze cognitive postula invece l'armonia della mente e del cuore. Il tutto cognitivo appare un sogno chimerico. 5.L'’EMOZIONE,FONDAMENTO DELLA COSCIENZA DI SE’: La riabilitazione dell’emozione sarebbe completa se si potesse dimostrare che è alla radice stessa del processo che permette all'essere umano di dire “io”. Come l'essere umano raggiunge la coscienza di sé? Qual è l'origine del cogito? Attraverso quale processo arriviamo a dire “io”? La filosofia risponde a questa domanda affermando: il cogito è una funzione superiore dello spirito; il potere di riflessione su se stessi nasce dalla libertà e dalla ragione. Damasio impugna questo punto di vista, il cogito ha un'origine ben più modesta, la coscienza di sé deriva, semplicemente dal corpo. La coscienza di sé è il riflesso di ciò che avviene nell'organismo o per riprendere i termini del neurobiologo: la coscienza di sé consiste nella storia prelinguistica, attraverso la quale il cervello racconta a se stesso gli avvenimenti che succedono nel resto del corpo, in particolare le immagini mentali e le emozioni. Il cogito è una secrezione del corpo. Cosi la teoria elaborata dal Damasio consacra la supremazia dell’emozione, l'emozione p ormai riconosciuta come la base della vita psichica, lo zoccolo stesso della nostra umanità. Il cogito emozionale è un territorio tra gli altri della vita riflessiva. LE CATTEDRALI EMOZIONALI: L'emozione è anche un'occasione di partecipazione con gli altri, essa favorisce l'incontro con i nostri simili. L'emozione partecipa della cura degli altri e non solo della cura di sé; è un fattore di maturazione della relazione interpersonale quanto della realizzazione individuale. 1. LA CONDIVISIONE DELL'EMOZIONE: Gli individui si riuniscono davanti a schermi giganti installati sulle piazze pubbliche per seguire in diretta una competizione sportiva, partecipano a un concerto rock o a una commemorazione. Musica, spiritualità, patrimonio, nostalgia e festa tutto va bene per stare insieme. Partecipare all’entusiasmo collettivo, far coro sprofondare nel tutto dissolvere il proprio ego nella massa sembra essenziale. Abbiamo bisogno di vivere delle emozioni collettive. Ancora più spettacolari delle manifestazioni preorganizzate sono i raduni spontanei che si verificano grazie a un avvenimento imprevisto. Periodicamente un dramma, una vittoria sportiva, un crimine scuotono la sensibilità collettiva. Questi raduni emotivi non sono il segno che nella nostra società esiste un'energia collettiva latente, fluttuante pronta a liberarsi in occasione di un avvertimento qualsiasi a fissarsi non importa su quale oggetto? Ciascuna delle emozioni di base come ad esempio la gioia può essere mobilitata dall’ondata shock che percorre il corpo sociale. 2.L’EMOZIONE IN SOCCORSO DEL LEGAME SOCIALE: Quali sono le cause di questi fenomeni emozionali? Perché la sensibilità collettiva è pronta ad infiammarsi? La spiegazione si trova innanzitutto nel bisogno di affermare | legame sociale. Gli individui non si accontentano di vivere l'appartenenza al gruppo in modo semplicemente formale, legale; essi sono insoddisfatti di un legame sociale concepito in termini di reciprocità e di contatto, hanno bisogno di sperimentare la coesione sociale nelle fibre del loro essere. Bisogna che la loro anima possa espandersi, sollevarsi, unirsi mediante una sorta di identificazione con la comunità dei loro simili. Noi abbiamo bisogno al contempo di cittadinanza e di entusiasmo, di un quadro giuridico-politico e di un'emozione condivisa. Alle virtù civiche deve aggiungersi il sentimento di adesione a un gruppo ad alta densità affettiva. Sono questi due elementi che tengono insieme la società. La psicologa Christine Le Scanff ha dimostrato che il cervello ha bisogno di vivere, periodicamente, dei mutamenti di regime, degli stati di coscienza modificati. L'uso di sostanze chimiche, le tecniche di trance, l'assunzione di alcool si spiegano secondo lei col bisogno naturale, quasi fisiologico di cambiare periodicamente il regime del nostro funzionamento mentale. La psiche collettiva ha bisogno di essere afferrata di tanto in tanto da un delirio collettivo, irrorata da un'emozione violenta, scossa da un’ondata di stock. Il legame sociale richiede l’ebrezza periodica del fusione, la coagulazione orgiastica degli individui. L'emozione condivisa è uno strumento essenziale di ricostruzione del legame sociale, un mezzo privilegiato per “fare nazione”. È nell’ardore delle emozioni collettive che un mondo comune può rifondarsi. 3.LA SOCIABILITA' POSTMODERNA: Le grandi emozioni collettive hanno tanto più presa se realizzano un sottile disagio dello spirito fusione e dello spirito individualista. Questo dosaggio risponde alle aspettative dell'uomo contemporaneo. Seduzione delle emozioni collettive: esse gratificano al contempo l'esigenza individualistica, procurano ai nostri contemporanei i piaceri di un legame sociale affettivamente denso, senza nulla concedere alla pressione del gruppo. Propongono l'ideale di una socializzazione reversibile, a geometria variabile, che gioca allo stesso tempo sul si e sul no; si alla fusione degli ego, al sentimento caloroso dell’appartenenza; no alle implicazioni esistenti e definitive. Questo doppio gioco sul registro fusione e dell’individualismo, sull’emozione collettiva e il riserbo nei confronti degli altri annuncia la socialbilita' postmoderna. Ci sono due tipi di cattedrali: le prime sono in pietra, in queste il legame sociale era rassicurante ma vincolante, fitto ma terribile. Le seconde cattedrali sono virtuali, costruite interamente nell’emozione. Esse si identificano in un istante e crollano altrettanto in fretta. Queste cattedrali emozionali Questi esploratori non hanno esplorato, in definitiva che il loro io. 6. LA PROVOCAZIONE PERVERSA: La droga più dannosa per la nostra sensibilità : la provocazione perversa. Molti film, fiction, videogiochi, cartoni animati operano alla maniera della provocazione perversa, noi siamo i loro ostaggi emotivi. Il paradigma della provocazione perversa che sottende le fiction funziona in pieno quando l’effetto sorpresa proviene da un personaggio fino allora normale e rassicurante, ma che in maniera inattesa si svela come un pericoloso psicopatico, in questo caso la provocazione perversa non è soltanto una metafora per descrivere un procedimenti scenico, il malessere che s’impossessa dello spettatore è come quello che proverebbe in presenza di un vero perverso. Nel caso della televisione, la risposta emotiva sarà apprezzata attraverso l'indice di ascolto, l'audience televisiva misura la vibrazione affettiva, il mio psicologico del pubblico. Quando le cifre sono buone, i responsabili dei programmi possono congratularsi: dicono si, siamo davvero i padroni delle emozioni. EMOZIONE-SHOCK ED EMOZIONE-CONTEMPLAZIONE: 1. IL SOSPIRO E IL GRIDO: Osserviamo un individuo che si diverte sulle montagne russe oppure alla tastiera di un computer, il suo comportamento ha qualcosa di affannoso, l'emozione che prova gli strappa un'esclamazione. Consideriamo invece una persona che è assorta nell’ascolto di un concerto o nella contemplazione di un paesaggio. Se gli capita di manifestare la sua emozione, lo fa esalando un sospiro. Queste due persone si emozionano in maniera differente, l'emozione della prima somiglia a una brusca scarica. L'altro tipo di emozione esprime uno stato interiore smorzato. Nel primo caso l'emozione è un'esplosione nel secondo un'effusione. Questi due tipi di emozione esprimono dei rapporti differenti col tempo. La prima s'inscrive nell'istante, il suo regime è la successione rapida, la varietà. La seconda forma di emozione d’inscrive nella durata, essa è più elaborata. Perciò noi chiameremo emozione-shock l'emozione del primo tipo in opposizione all’emozione del secondo tipo che chiameremo emozione-sentimento o emozione- contemplazione. Nell’emozione-shock, lo stato affettivo non ha molto tempo per verificarsi e maturare, la capacità emotiva è appagata prima di essere metabolizzata in sentimento. l'emozione-sentimento di assapora a lungo, il suo godimento si distende nella durata; appare più ricca dell’emozione-shock. 2.AZIONE E CONTEMPLAZIONE: Nell’emozione-shock, il rapporto con il mondo è orientato verso l’azione, è conforme all'imperativo dell'adattamento, alla finalità della sopravvivenza che fu quella dell’emozione nel corso dell'evoluzione. Questa emozione ci permette di reagire prima ancora che si abbia avuto il tempo di analizzare la situazione. L'emozione-sentimento sboccia se ci poniamo di fronte al mondo in atteggiamento contemplativo, questa permette di godere del sapore del mondo, è legata al cuore ricettivo. 3.IL METABOLISMO NELL’INTERIORITA?: Queste due emozioni si distinguono anche per i rapporti che intrattengono con la vita interiore. Caratteristica dell’emozione-shock è di restare alla superficie della personalità, questa costituisce l’attrattiva di una vita frenetica, trepidante, eccitante ma in definitiva poco profonda. Caratteristica dell'emozione-sentimento è di depositarsi nell’interiorità come un'alluvione, questa rappresenta una porta d’ingresso nella profondità dell'io. Mentre l’emozione-shock resta una vibrazione superficiale, l’emozione-sentimento trasforma la persona arricchendo la sua anima. L'emozione - sentimento si rifrange nell’interiorità, essa s’interra alla riflessione su di sé, al commento intimo del soggetto su se stesso. Questa emozione è il pegno di una vita attenta mentre l'emozione-shock ci trattiene in una vita distratta. l’emozione-sentimento resta disponibile nella forma di una rievocazione che è della stessa natura della tonalità di origine. L'emozione-shock, lascia il ricordo un po' amaro di un piacere senza domani. 4. L'INVERSIONE DELLA “FORMULA EMOZIONALE”: La nostra vita affettiva soffre di uno squilibrio dovuto a un eccesso di emozioni-shock e a un deficit di emozioni-contemplazione. Nel campo delle emozioni, l'individuo contemporaneo tende a selezionare quelle che gli procurano un massimo di eccitazione. Egli preferisce l'emozione-shock che è all'ordine del grido all’emozione- contemplazione che è all'ordine del sospiro. L'uomo attuale s’interessa più alle emozioni di tipo esplosivo che ai sentimenti i quali hanno un'impronta smorzata e durevole; egli cerca avidamente le occasioni di commozione, di scatenamento isterico, la sua vita affettiva è fatta di movimento e non di raccoglimento, di azione e non di contemplazione. Il risveglio della sensibilità che si manifesta in questo inizio nel 21esimo secolo sfocia dunque in una situazione contraddittoria; l'’emozione-shock si rivela una trappola, perché essa è un falso amico della sensibilità. La vita emozionale d'oggi è un misto di anestesia e di droga, di sovratensione e d’indigenza. Gli impatti ripetuti diminuiscono la sensibilità, l'individuo è in uno stato di permanente eccitazione, si emoziona molto ma non sa più sentire, è allo stesso tempo sovraeccitato e insensibile. SOVRECCITATO E TUTTAVIA INSENSIBILE: L'emozione-shock costituisce il principale fattore della nostra patologia collettiva, provoca una serie di squilibri che formano una vera “sindrome di perdita della sensibilità”. Passiamo in rassegna questo quadro clinico: Il primo tratto è la mancanza di attenzione, la psichiatra rivela la frequenza elevata fra i bambini e gli adolescenti un comportamento caratterizzato dal “disturbo deficitario dell'attenzione con iperattività”, questi soggetti presentano un’impulsività non controllata, una sovreccitazione associata a una difficolta nel fissare la loro attenzione. Il secondo tratto patologico è la predominanza della emozioni negative nella psiche collettiva, parecchie emozioni shock sono nell'ordine negativo: la paura, il disgusto, la collera; di conseguenza il primato dell’emozione shock favorisce ciò che è laido, ripugnante, orribile, spaventoso e perverso. Coltivare l'emozione-shock è molto spesso coltivare il negativo. 1.DALL'HOME SENTIENS ALL’HOMO ARTIFEX: Il terzo aspetto della crisi della sensibilità è l'oblio del naturale, l'emozione-shock va di pari passo con l’artificialismo; essa viene preparata, tirata fuori con il forcipe attraverso l'ausilio di stimolanti, con essa l’homo sentiens diventa homo artifex. Sommerso dalle emozioni-shock l’uomo manca dell’acqua preziosa che costituisce l'emozione-contemplazione. In quarto luogo la preferenza per l’emozione-shock si traduce in un impoverimento della vita interiore, questa è nutrita dalla disponibilità alla contemplazione. La vita interiore diventa asfittica, provocando un inaridimento dell'immaginazione. 2.IL NUOVO MALE DEL SECOLO: Oggi l'immaginazione è impoverita, mentre il mondo esterno brilla di mille colori. Il balletto delle immagini, l'irruzione dei suoni elettronici, i raggi laser, i divertimenti chiassosi sono più cangianti dei nostri sogni. Le distrazioni organizzate suppliscono al deficit della soggettività, degli urti stimolano in permanenza i sensi, delle sensazioni forti drogano la sensibilità. Oggi, l’interiorità è inaridita e il mondo incantato. Si abita, con un cuore vuoto un mondo pieno. Il culto dell'emozione-shock sostituisce l'eccesso di sensibilità con la sensibilità per gli eccessi. È il nuovo male del secolo. 3.DALL'UOMO ROMANTICO ALL'UOMO ENERGICO: La preferenza per l'emozione-shock provoca la scomparsa della melanconia romantica a vantaggio del consumismo dell’energia. L'emozione-contemplazione, s'iscrive nella durata, cosa che favorisce la sua trasformazione in sentimento, essa s'integra nella corrente della coscienza, la quale si riversa, come un filo continuo, indietro in direzione del passato, l’emozione-contemplazione si metabolizza dunque in ricordo, essa è associata all'idea di una fuga dal tempo. Il culto dell’emozione-shock valorizza l'istante, fa della vita affettiva una somma di esperienze forti, accumulate dalla mania dello zapping; di conseguenza, la preoccupazione dell'individuo non è più quella di concedere tempo all’emozione per permettere di metabolizzarli in sentimento ma di collezionare la maggiore quantità possibile di “momenti forti”. La vita emotiva non è più rivolta verso il passato ma verso il futuro, in una ricerca impaziente d'impressioni suscettibili di risvegliare la nostra sensibilità impigrita. Alla malinconia che si piega verso il passato si oppone l'avidità consumista che proietta senza poso verso il futuro. 4.L'’ARTE,TRA LA TRASCENDEZA E IL “CRASH-TEST”:; La preferenza per l’emozione-shock riguarda anche la vita artistica, l’arte moderna è vinta dalla frenesia emotiva. Il valore estetico di un'opera tende, sempre di più, a essere misurata in base alla sua potenza d’impatto. L'ossessione delle novità conduce alla stravaganza, alla bruttezza, allo psichedelico. 5.LA FINE DELLA PASSIONE? La preferenza per l'emozione-shock influenza i comportamenti amorosi, essa squalifica l'amore romantico a vantaggio della ricerca di esperienze sessuali. L'espressione del sentimento, l'ammirazione per l'essere amato, la sublimazione della relazione con l'altro, il colloquio amoroso sono stati spesso offuscati dalla ricerca di sensazioni. È molto probabile che il declino dell'amore romantico e la promozione dell’emozione sessuale hanno una parte di responsabilità nell’impoverimento della sensibilità letteraria, che si manifesta nei licei e nelle università. Gli uomini d'oggi fuggono le adesioni esclusive, gli impegni assoluti, hanno una predilezione per le situazioni provvisorie, i legami precari. AI contrario dell’appassionato, schivo che si lega saldamente al suo oggetto, noi intendiamo restare disponibili per tutte le emozioni del mondo. AI monoteismo della sensibilità incarnata dalla passione preferiamo il politeismo delle emozioni, il dilettantismo del turbamento. Il culto dell’emozione dispende il nostro fervore. LA DISPONIBILITA’ O L’ARTE DI SENTIRE: 1.RIDIVENTIAMO UOMINI SENSIBILI: Per rieducare la nostra sensibilità malata si deve sostituire alla cultura dell’emozione- shock una cultura dell’emozione-contemplazione. Ciò implica una duplice esigenza di qualità, dal lato del soggetto e dal lato dell'oggetto. Da una parte, la corrente di un'emozione contemplativa non può formarsi se di fronte al mondo non viene preso un atteggiamento di accoglienza e di apertura; dall'altra bisogna vigilare sulla qualità degli oggetti ai quali accordiamo la nostra attenzione, questi oggetti devono essere elevati, nobili, degni di ammirazione, altrimenti l’attenzione contemplativa che gli viene accordata non regge, bisogna essere allo stesso tempo disponibili e selettivi. La disponibilità e l'ammirazione sono le due virtù necessarie a tutti quelli che, stanchi di sprecare il loro potenziale emozionale in una cita sregolata intendono esercitarsi a sentire. polisemia, una profusione dei sensi che spiega l'impressione che si sente in sua presenza di non potersi”stancare di esso”. Anche gli oggetti del quotidiano possono suscitare ammirazione, perché posseggono uno spessore dei sensi. 2.INTERIORITA' E SPIRITUALITA': Ultima caratteristica dell’ammirazione, essa si differenzia dalla altre per l'influenza che esercita sulla vita interiore. L'ammirazione ha la proprietà di trasformare la vita interiore in vita spirituale; ci si interroga spesso sulla differenza tra interiorità e spiritualità. * La vita interiore è un fenomeno di ordine psicologico, gli stati di coscienza che la costituiscono sono interamente soggettivi. * Nella vita spirituale, gli stati di coscienza sono in relazione con valori, verità eterne, universali che liberano il soggetto dalla sua particolarità personale. Le emozioni-contemplazione hanno la proprietà di arricchire la vita interiore, ma l'ammirazione aggiunge un elemento supplementare, grazie al rapporto che intrattiene con l’universale trasforma la vita interiore in vita spirituale, essa ci introduce al dominio dello spirito. L'oggetto ammirato è recepito dall’individuo come “oggetto che deve essere ammirato da tutti” ed egli prova dispetto e persino collera se gli altri lo denigrano; considera quasi un'offesa il fatto che non si condivida il suo sentimento. L'ammirazione comporta dunque una dimensione universale, essa si distingue dalle altre emozioni perché depone un fermento di universalità nella vita interiore. La disponibilità e l'ammirazione sono affini, ma apportano due contributi differenti alla maturità dell’uomo, la disponibilità impedisce al soggetto di fermasi su se stesso, di contemplarsi in una soggettività chiusa; essa nutre la sua vita interiore aprendola a emozioni che vengono dall'esterno. Ma l'ammirazione apporta qualcosa di più, apre la vita interiore a emozioni portatrici di universalità, che la rendono fertile e la innalzano al di sopra del piano psicologico. Essa catalizza la sua trasformazione in vita spirituale. Per condurre una vita interiore ricca e attiva, bisogna essere presenti al mondo con disponibilità. Per condurre una vita spirituale, bisogna inoltre che questa presenza al mondo sia vivifica dall'’ammirazione. 3.PER UN RITORNO ALL’AMMIRAZIONE: Gli uomini d'oggi hanno la volontà di riscoprire la spiritualità ma allo stesso tempo manifestano una certa reticenza di fronte all’ammirazione. Un tale comportamento è completamente contraddittorio. Lo sforzo per restaurare la vita spirituale resterà infruttuoso se non sarà sostenuto da uno sforzo parallelo per ripristinare l'ammirazione. Lo spirito non si espande se non è “lo spirito che ammira” e non “lo spirito che nega sempre”. Nel clima morale attuale, l'ammirazione è purtroppo trascurata, noi non le accordiamo il posto che le spetta, la sottoponiamo a due trattamenti contraddittori, a volte la sperperiamo e a volte la censuriamo. La sperperiamo nelle innumerevoli campagne pubblicitarie; la strumentalizziamo per garantire la promozione di bene di consumo. Altre volte la censuriamo, uno dei principali ostacoli all’ammirazione consiste nella preoccupazione dell'uguaglianza. Quanto alla nozione di rispetto: il rispetto preso in considerazione nelle pratiche educative e nelle relazioni sociali pende dal lato dell'uguaglianza e non del riconoscimento di una qualche superiorità; “ti aspetto” vuol dire “ti considero come mio pari” e mai “riconosco la tua eccellenza”; è come se si dimostrasse rispetto per non dover esprimere ammirazione. Un altro ostacolo all’ammirazione sta nel nostro spirito di sospetto; è difficile abbandonarsi all’entusiasmo, lodare ciò che ci supera quando si guarda il mondo con sospetto. 4.L'AMMIRAZIONE EDUCATRICE DELLA CITTADINANZA: Liberiamo l'ammirazione da questa doppia trappola della strumentalizzazione e del sospetto, dello spreco e della diffidenza. Facciamola uscire dal purgatorio in cui vegeta. Possano gli anni 2000 farci scoprire le virtù dell'ammirazione che fra tutte le emozioni capaci di far vibrare il cuore dell’uomo, è la più propizia alla cultura animi. Il culto dell’emozioni raggiungerà la sua forma più alta trasformandosi in culto dell’ammirazione. L'ammirazione dovrebbe tornare a diventare la principale educatrice della nostra sensibilità, essa stimolerebbe cosi lo sviluppo della nostra spiritualità e rinforzerebbe il legame sociale; perché il sentimento di ammirazione, fa crescere ugualmente la cittadinanza, essa ci aiuta a essere più socievoli, più uniti. Su cosa poggia la coesione sociale? Innanzitutto su un contratto fra gli individui liberi ed uguali in diritto, la coesione sociale dipende anche dalla nostra attitudine alla comunicazione, allo scambio dei punti di vista e alla soluzione dei conflitti. Oltre a ciò essa richiede un elemento di ordine effettivo. È necessario un quarto elemento per cementare il legame sociale, gli individui devono poter vibrare per qualcosa di elevato che li strappi a se stessi. L'ammirazione condivisa è la sola capace di unire gli individui mentre li innalza, essa rafforza il legame sociale più solidamente di un'emozione ordinaria perché conferisce a quest'ultima una qualità spirituale. Perciò l'ammirazione dovrebbe ridiventare la grande educatrice della nostra cittadinanza e nello stesso tempo della nostra sensibilità.
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