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Il decadentismo riassunto dal libro "I classici nostri contemporanei 3.1", Appunti di Italiano

Riassunto dal libro "I classici nostri contemporanei 3.1" con divisione in paragrafi

Tipologia: Appunti

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Scarica Il decadentismo riassunto dal libro "I classici nostri contemporanei 3.1" e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! DECADENTISMO L’origine del termine “decadentismo” Paul Verlaine pubblica sul periodico parigino “Le Chat Noir” il sonetto Langueur in cui affermava di identificarsi con l’atmosfera di stanchezza e di estenuazione spirituale dell’Impero romano alla fine della decadenza, incapace di forti passioni e azioni energiche, immerso nella noia e nel vuoto, dedito a raffinate e oziose esercitazioni letterarie. Queste idee erano proprie dei circoli d’avanguardia, che ostentavano atteggiamenti bohemien e idee provocatorie, assumendo il modello maledetto di Baudelaire e si contrapponevano alla mentalità borghese. La critica ufficiale usò il termine ‘decadentismo’ con un accezione negativa, ma essi lo presero polemicamente come nome del movimento, facendone una bandiera del proprio privilegio spirituale orgogliosamente esibita. Verlaine presentò sulla rivista Lutèce le personalità più significative, i Poeti maledetti (Corbière, Rimbaud, Mallarmé). Huysmans scrisse A rebours, manifesto del movimento. Senso ristretto e senso generale del termine Originariamente il decadentismo era un movimento ben preciso, ispirato ad un programma altrettanto preciso. In quel movimento vi erano però tendenze che si sarebbero poi sviluppate in altri contesti più vasti; la critica assunse quindi poi il termine come etichetta di una grande corrente culturale di dimensione europee. In un’accezione più vasta il Decadentismo appare come una somma di manifestazioni artistiche e letterarie anche molto diverse tra loro, ma in cui si possono individuare denominatori comuni. Il mistero e le corrispondenze La base della visione del mondo è costituita da un irrazionalismo misticheggiante, di posizioni già presenti nella cultura romantica; viene rifiutata la visione positivistica: 🡪 la realtà come complesso di fenomeni materiali, regolati da leggi ferree, meccaniche e deterministiche 🡪 la scienza può fornire una conoscenza oggettiva e totale della realtà, con essa l’uomo può dominare il mondo 🡪 il progresso come processo indefinito e ininterrotto, trionfo della civiltà sull’oscurantismo Spicca invece la concezione per cui l’essenza del reale si trova al di là delle cose, misteriosa ed enigmatica e ad essa è possibile attingere solo rinunciando all’ambito razionale. L’anima decadente tende sempre verso il mistero dietro alla realtà visibile. Tutti gli aspetti della realtà non sono isolati gli uni dagli altri ma sono legati da analogie e corrispondenze che sfuggono alla ragione e possono essere colte solo in un abbandono di empatia irrazionale. Esiste un’ identità tra io e mondo, che si confondono in una misteriosa unità. Quest’unione si realizza sul piano dell’inconscio dove l’individualità scompare e si fonde con un Tutto inconsapevole. Risulta fondamentale la scoperta della dimensione dell’inconscio. A fine secolo Freud da una sistemazione scientifica alla conoscenza dell’inconscio, secondo però uno stampo ancora positivistico e razionalistico, il suo fine è di portare alla luce della coscienza l’inconscio e sottoporlo al dominio dell’io. I decadenti invece distruggono ogni legame razionale, convinti che solo così si possa garantire un’esperienza ineffabile, la scoperta di una realtà più vera. Gli strumenti irrazionali del conoscere Gli stati abnormi e irrazionali dell’esistere permettono di attingere all’essenza segreta della realtà. Essi possono essere provocati artificialmente con alcool e droghe e sono: la malattia, la follia, la nevrosi, il sogno, l’incubo, l’allucinazione, il delirio; questi stati di alterazione, sottraendosi al controllo paralizzante e limitante della ragione ci aprono prospettive ignote e ci permettono di vedere il mistero dietro le cose. Esistono altre forme di estasi che consentono questa esperienza. Il panismo: l’io individuale si annulla nella vita del Tutto, si confonde nella vibrazione della materia e tramite questo annullamento potenzia all’infinito la propria vita fino a renderla divina; questo atteggiamento si ritrova in Gabriele d’Annunzio Le epifanie: un particolare della realtà apparentemente insignificante assume una misteriosa intensità di significato, che affascina come un messaggio proveniente da un’altra dimensione, come una rivelazione momentanea di un assoluto L’estetismo L’arte è lo strumento privilegiato della conoscenza e l’artista è sacerdote di un vero culto, è colui che è capace di spingere lo sguardo dove l’uomo comune non vede nulla. L’arte è il valore più alto e assorbe in sé tutti gli altri. Il culto dell’arte dà origine all’estetismo. L’esteta assume come principio regolatore della vita il bello e in base ad esso vive e agisce. Si colloca al di là della morale comune seguita dagli uomini mediocri, la sua vita è totalmente assorbita dall’arte e la realtà è attraverso essa filtrata. Egli: 🡪 è costantemente alla ricerca di sensazioni squisite e rare 🡪 prova orrore per la banalità e la volgarità della gente comune 🡪 si circonda di oggetti preziosi e squisiti Gli esponenti più importanti sono: - John Ruskin - Walter Pater - Huysmans - Oscar Wilde - Gabriele d’Annunzio I poeti rifiutano di farsi banditori di idealità morali e civili, scompare la rappresentazione di realtà storiche e sociali, che lascia spazio alla celebrazione dell’arte stessa, priva di intenti pratici e utilitaristici (arte per l’arte). L’oscurità del linguaggio La parola poetica si propone di agire su una zona più profonda e oscura, assume un valore suggestivo ed evocativo. Rivoluzione del linguaggio poetico: la parola recupera la funzione ancestrale di formula magica capace di svelare l’ignoto e di mettere in contatto con l'arcano al di là delle cose. La poesia è suggestione irrazionale e perciò diviene oscura e al limite dell'incomprensibile. Il poeta comunica in forme cifrate, allusive ed enigmatiche, che comprendono solo quei pochi in grado di accedere al mistero e di comprendere il suo linguaggio. Si tratta di un’arte estremamente aristocratica che si rifiuta di rivolgersi al pubblico borghese, mediocre e volgare, e si rinchiude in una torre d’avorio di raffinatezza. Questa scelta è motivata dalla diffusione della cultura di massa, che offre al grande pubblico prodotti fatti meccanicamente “in serie”, facendo così perdere all’arte la sua unicità. Per salvare l’arte e l’aura che la circonda i poeti decadenti si differenziano con un linguaggio ermetico e cifrato. Si verifica una frattura tra artista e pubblico, tra intellettuale e società. Le tecniche espressive Musicalità: la parola ha valore come suono puro, si carica di valori evocativi e suscita echi profondi. La musica è vista come arte suprema in quanto svincolata da significati logici e referenziali, è dotata di facoltà suggestive, è capace di agire sulle zone più oscure della psiche e di creare una comunione mistica con l’assoluto. Ambiguità: la sintassi si fa vaga e imprecisa e le singole parole assumono significati o sfumature diversi da quelli comuni. Il linguaggio analogico e la sinestesia La metafora nella poesia decadente presuppone una concezione irrazionalistica, è espressione di una visione simbolica del mondo, dove ogni cosa rimanda ad altro, allude alla rete di relazioni che uniscono le cose in un sistema di analogie universali. Metafora: istituisce legami impensati tra realtà tra loro remote costringendo a voli vertiginosi e il secondo termine di paragone rimane spesso oscuro. Simbolo: l’allegoria (medievale) postula un rapporto nettamente codificato tra significato e significante; il simbolo è oscuro, misterioso, allusivo, polisemico, caricabile di vari sensi. Sinestesia: accostamento di termini che appartengono a sfere sensoriali diverse e che provoca a fusione di sensazioni che conservano tra loro un sottile rapporto analogico. Come la metafora anche la sinestesia rimanda a una rete simbolica sotterranea al reale e presuppone una segreta unità del tutto dove le sensazioni e le realtà che le provocano si fondono in un complesso indistinto. Decadenza, lussuria e crudeltà Il Decadentismo è caratterizzato da uno stato d’animo di stanchezza e di estenuazione derivato dal senso di disfacimento di una società prossima al crollo. E’ perciò forte l’ammirazione per le epoche di decadenza (la grecità alessandrina, la tarda latinità imperiale o l’età bizantina), in cui l’esaurirsi delle forze si era tramutato in estrema raffinatezza. Oltre a ciò è presente il vagheggiamento del lusso e della lussuria, con perversione e crudeltà, l’idoleggiamento di sottili perversioni e delle crudeltà più efferate e cerebrali.
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