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il decadentismo, simbolismo e secondo decadentismo: gli esponenti, Sintesi del corso di Italiano

il decadentismo con il suo contesto storico, artistico e culturale. Simbolismo ed estetismo con accenno a Baudelaire. Secondo decadentismo con il romanzo psicologico. Gli esponenti del primo decadentismo: giovanni pascoli, vita e opere + poetica del fanciullino; gabriele d'annunzio, vita e opere. esponenti secondo decadentismo: luigi pirandello, vita e opere + poetica dell'umorismo; italo svevo, vita, formazione e opere

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 29/11/2021

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alessia-di-mattia-1 🇮🇹

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Scarica il decadentismo, simbolismo e secondo decadentismo: gli esponenti e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! IL DECADENTISMO CONTESTO IN CUI SI È SVILUPPATO Il decadentismo sorge negli ultimi anni dell'ottocento e durò all'incirca quarant'anni ma si riflette ancora nella società moderna. All’inizio il decadentismo convive con il naturalismo. Il decadentismo divenne L'elemento chiave era il desiderio di promuovere un'arte antinaturalista, che si concentra sui lati oscuri del mondo e della vita e su quanto sfugge alla ragione. Quindi si concentra su elementi irrazionali, come la sensazione all’intuizione. Contesto filosofico Il principale esponente dell'espressione filosofica della crisi giunta a fine secolo è il filosofo Nietzsche. Il suo pensiero non accettava più né verità certe e neanche valori morali. Non c'era più nulla di sicuro e di oggettivo, una concezione chiamata relativismo. Nietzsche introduce il concetto di superuomo, che riprenderà successivamente D'Annunzio. Il suo pensiero era di voler rompere tutte le credenze della filosofia occidentale, ossia la metafisica e la religione, in particolare il cristianesimo che aveva reso l’uomo come una pecora che seguiva un gregge, seguendo degli ideali che gli facevano perdere la essenza. Egli parla di superuomo nel saggio così parlò Zarathustra dove sosteneva che il superuomo si manifesta quando ci liberiamo della metafisica e della religione e quando saranno morti i valori, egli si fermerà. È un , ossia irrazionale che ricrea se stesso, accetta la realtà per quella che è e accetta la vita nella sua tragicità. Si oppone all’ideale apollineo rappresentato da Aristotele in quanto irrazionale. Egli non va a cancellare i valori della cultura, non ne crea altri ma ricrea la vita stessa grazie al suo valore di potenza. Esso può essere attuato richiamando il concetto di fanciullo, poiché il bambino osserva la vita per quella che è senza preconcetti e quindi il superuomo deve prendere esempio. Inoltre egli deve essere libero dagli schemi, vivere la propria vita al massimo e automaticamente non ha paura della morte perché sa di aver vissuto la vita in maniera libera. Inoltre in questo saggio parla anche della morte di Dio, inteso come l'insieme di tutti i valori occidentali incarnati per millenni e che sarebbe avvenuta con la fine di quei valori. Tutte queste posizioni vengono dette nichilismo, ossia parlare del niente. Parlando del superuomo egli è accusato di non aver dato speranza per il futuro ma non è così in quanto lui dice che può esistere grazie alla volontà di potenza. Contesto storico Il decadentismo si sviluppa nell'epoca della belle epoque, il periodo di sviluppo che ha interessato ogni campo del sapere. Vediamo la fondazione di partiti e dei primi sindacati, la lotta di classe di cui parla Marx. L'emblema di questa epoca sono le nuove forme di comunicazione e di viaggiare che contribuirono anche al fenomeno dell'emigrazione. | paesi europei vivono in una sorta di finta pace in quanto stanno puntando alla spartizione dell’Africa, come possiamo vedere sotto il governo di Giolitti che avviò una guerra contro la Libia. Questa spartizione dell’Africa sarà uno dei motivi che porterà alla prima guerra mondiale. Contesto artistico Secondo la corrente dell’irrazionalità, si sviluppa l'impressionismo, in cui pittori rompono tutti li schemi precedenti. Nasce in Francia e ricordiamo alcuni artisti famosi francesi tra cui Monet, che dipinge il manifesto dell’impressionismo tramite il quadro del sol /evante. Egli dipingevano ciò che vedevano all'aria aperta, quindi i colori ricoprono una parte importante. Il Quindi questo pensiero è ciò che condizionerà i poeti del decadentismo. I PREDECESSORI DEL DECADENTISMO Il decadentismo non può essere considerata un avere propria corrente letteraria, ma un movimento poiché coinvolge diversi ambiti del sapere e non segue una poetica ben precisa. Vediamo infatti che il decadentismo non nacque improvvisamente ma primo antecedente fu il fenomeno inglese del e il dandy era chi viveva secondo un criterio di eleganza e di stile raffinato. Il più celebre sarà Oscar Wilde, l’autore del romanzo il ritratto di Dorian gray è noto per i suoi atteggiamenti provocatori e antiborghesi. Un antecedente italiano fu la scapigliatura di cui ricordiamo il principale esponente fu Emilio ESTETISMO L'estetismo inglese si propone come la . Una prima manifestazione l'abbiamo con le poesie e ballate di Swinburne che ostentano perversione e sadismo. Vediamo dunque che l’'estetismo si fonda sul BAUDELAIRE Un anticipazione del decadentismo si ebbe in Francia grazie a Baudelaire nel suo libro i fiori del male, giudicati scandalosi. Secondo Baudelaire, lo scrittore deve porsi il compito di La poesia diviene quindi uno strumento utile a rivelare il significato dei simboli presenti ovunque intorno a noi. Nel sonetto rappresenta il mondo naturale che si esprime con delle parole indistinte che solo il poeta sa percepire e interpretare. | primi a valorizzare l'esempio di Baudelaire furono i poeti francesi del , chiamati così perché pubblicarono i propri testi nelle tre raccolte e collettive del Parnaso contemporaneo. Le loro antologie diffusero un'idea di poesia pura, perfetta nella forma impersonale nei contenuti ed era lontana da qualsiasi effusione sentimentale dei romantici. Bisognava perseguire l’arte per l’arte. Quindi questo programma si collegava all’estetismo e consolidava l’idea dell'autonomia dell’arte. SIMBOLISMO Il simbolismo risale al poeta Jean Moréas che per disegnare i poeti decadenti, cercava un termine che fosse privo della connotazione negativa attribuita comunemente a decadente. Egli scelse la parola simbolyque. I simbolisti e decadenti provenivano dallo stesso alveo culturale e condividevano le stesse esigenze: * ilpoeta era un artista separato dalla società; * unartista in possesso di una propria visione della realtà e soprattutto in possesso di un linguaggio speciale per quella nuova visione. Tuttavia c'era anche una differenza: * il decadentismo si caratterizza sul piano delle tematiche e trova la sua espressione più adeguata nel romanzo; * Il simbolismo privilegia il terreno della poesia e approfondisce la ricerca stilistica. a i protagonisti di questo movimento da Baudelaire saranno | poeti simbolisti avevano l’obiettivo di trasformare radicalmente il linguaggio poetico, proprio per raggiungere quelle zone nascoste della natura e della vita umana che l'indagine scientifica non può toccare. Tutto nasceva dal . Loro puntavano all'opera pura. Dunque vuole rivelare la realtà più profonda delle cose, un significato solo intravisto o intuito. Per raggiungere tale livello i simbolisti attribuiscono il massimo valore alla parola pura valorizzando perciò alcune figure retoriche: la poesie ispirate alla vita delle campagne usciranno nel 1897, con il titolo Poemetti. Nel 1895 Pascoli prende in affitto una casa (la «bicocca») a Castelvecchio di Barga, in Toscana (Garfagnana). Più tardi acquista, a fatica, grazie alle medaglie d'oro ripetutamente vinte ai concorsi internazionali di poesia latina di Amsterdam (la prima vittoria è del 1892, con il poemetto Veianius, che ritraeva un vecchio gladiatore nel riposo campestre; seguiranno altre dodici vittorie). Sempre nel 1895 è chiamato all'insegnamento universitario di grammatica latina e greca (° Bologna, Messina e Pisa) e poi nel 1905 alla cattedra di letteratura italiana di Bologna, come successore di Carducci. Nel 1903 era stato pubblicato il suo secondo grande libro di versi. Muore nel 1912 a Bologna. La personalità di Pascoli La sua vita fu povera di eventi esteriori e vissuta tra pochi luoghi. Ebbe la tendenza a rinchiudersi nel nido domestico poiché aveva “paura del vivere”, un sentimento che ostacolò il rapporto con le donne e l’amore. Da qui la sua disperazione per il fidanzamento e il matrimonio della sorella Ida e a quel tradimento del nido, lui e la sorella Maria risposero rifugiandosi nella bicocca di Castelvecchio. Dunque incarnarono la figura delle Differenze con d’Annunzio Vive isolato Brillante uomo di società Fedele a pochi luoghi Avventuriero senza fissa dimora Avaro, pignolo e propenso all’in Prodigo nelle spese, molte amicizie e amori e molti debiti Eventi interiori Vita piena di colpi di scena e vissuta per renderla un'opera d'arte Idealizza il mondo contadino con i suoi valori e Disprezzo della folla e della gente comune, il nido familiare preminenza di pochi uomini superiori e del loro diritto a forgiarsi una propria morale. Entrambi rappresentano la frattura che si stabilisce tra il poeta e la società. II percorso delle opere Come possiamo vedere ancora dai tre tavoli conservati nella casa di Pasco il primo riservata alla poesia in italiano, il secondo a quelle latino e il terzo agli studi su Dante. Dunque simboleggia la ricca sperimentazione dell’autore che ricercò più strade simultaneamente. Pascoli esordì nel 1891 con la raccolta Myricae presentando la propria poesia come un'arte fatta di cose semplici e umili. Si rivela come una vera rivoluzione della poesia italiana sia per i temi che per lo stile, in cui hanno gran parte l’uso dell’analogia, del simbolo e la suggestione esercitata dei suoni. Molte di queste novità si riassumono nella poetica del fanciullino. | Poemetti stampati pochi anni dopo, saranno poi divisi in due parti: i primi poemetti e nuovi poemetti. Il protagonista è la vita della campagna. La novità è data dal metro e lo sviluppo narrativo. In quest'opera si cimenta in componimenti decisamente più lunghi costruiti e ricorre alla terzina. Un'ampia parte di questi componimenti costituisce una sorta di storia romanzata di una famiglia toscana. L canti di Castelvecchio richiama la dimora in cui Pascoli volle ricostruire il nido degli affetti familiari. Prevalgono i temi tratti dalla vita di campagna e si costituisce come il libro più maturo di Pascoli: l'opera mostra un uso sistematico del simbolismo e dell’analogia. Oltre ai temi campestri, la poesia di Pascoli praticò anche un'altra tonalità più ariosa. Era una linea già avviata con i poemetti (di sapore classicista), realizzandosi pienamente con i poemi conviviali e poi con il volume di odi e inni | poemi conviviali sono 20 coltissimi poemetti scritti in endecasillabi e imita il tono degli antichi Carmina, le solenni poesie recitate durante i banchetti. Costituiscono una specie di storia poetica dell'umanità alla luce del mito classico. Anche in questa raccolta vi è la tematica della presenza del mistero intorno a noi. Il classicismo pascoliano si sofferma inoltre su un mondo pieno di inquietudine e di dolore e di fallimento. Le ultime raccolte rappresentano una forte involuzione e un chiaro abbandono della poetica del fanciullino. Infatti Pascoli si presenta come il poeta vate della nazione cantando temi storici, personaggi resi illustri e celebra il Risorgimento o le virtù civili. Fautore anche di un centinaio di poesie latine in cui risalta la sua consueta ricerca di novità sia in campo linguistico che di tematiche. Scrisse anche prose, diverse per contenuto e valore. Prima del fanciullino scrisse anche il sabato, incentrata sulle qualità sensoriali della poesia. Negli anni in cui fu professore universitario scrisse anche degli studi di critica letteraria soffermandosi su Leopardi e su Dante. Pascoli inoltre tenne diversi discorsi ufficiali: tra questi, ricordiamo in occasione della guerra di Libia in &ui il nido familiare sembra allargarsi all'intera nazione. Quindi partecipa a dei discorsi nazionalistic. (Collegamento con storia) LA POETICA DEL FANCIULLINO La visione soggettiva La poetica pasco liana riflette la situazione culturale tra l'ottocento e il novecento (rifiuto del positivismo, sfiducia nella scienza e nella ragione umana). Per Pascoli, la realtà non conta tanto in se stessa quanto per come l'uomo riesce a percepirla, quindi come realtà soggettiva. Le piccole cose assumono più importanza delle cose grandi perché sono quelle che ci fanno intuire i valori autentici della vita. Quindi, non si può capire la realtà con il ragionamento, ma soltanto immedesimandosi in essa, come fanno i bambini. La teoria del fanciullino La concezione di Pascoli sulla natura e sugli scopi della poesia è espresso nello scritto Il fanciullino, pubblicato nel 1897. Secondo Pascoli, in ogni uomo c'è un fanciullino capace di commuoversi e di sperimentare ogni giorno emozioni diverse. Tuttavia spesso viene soffocato e ignorato dal mondo degli adulti, ma se si risveglia fa sognare ad occhi aperti, fa scoprire il lato attraente e misterioso di ogni cosa, fa volare con la fantasia. Come durante l'infanzia, egli conserva la facoltà di parlare con la natura Il fanciullino osserva le piccole-grandi cose con una prospettiva rovesciata: * Le cosegrandile vede piccole; * Le cose piccole le vede grandi. Il fanciullo è una condizione interiore. Rappresenta la natura pura e ingenua che può conservarsi anche crescendo; l'individuo cresce e invecchia, ma il fanciullino rimane piccolo dentro di lui. È fondamentale non Il poeta fanciullo Chiunque riesce a conservarsi fanciullo può: ® Guardare la realtà circostante con stupore ed entusiasmo; * Percepire il lato bello e commovente di ogni situazione; ® Oltrepassare con la fantasia le apparenze comuni e banali. Quindi il fanciullino è colui che sa osservare poeticamente il mondo: facoltà del fanciullino = sentimento poetico Il poeta è colui che ha mantenuto la capacità infantile di meravigliarsi e intuire, piuttosto che ragionare. Quindi da lui nasce una poesia “fanciulla”: rinuncia all'eloquenza, alla dottrina, all'imitazione degli scrittori passati e si ispira alla natura Dunque la teoria di Pascoli riconduce al fine ultimo della poesia, ossia la poesia pura. Riflette quindi “l’arte per l’arte” dei simbolisti e parnassiani. Vi è un parallelismo tra il poeta e il fanciullo: * Il fanciullo osserva ogni cosa con incanto; anche il poeta sa cogliere le misteriose relazioni e analogie che sussistono tra le cose; * Il fanciullo vede in maniera discontinua le cose; anche il poeta si esprime in maniera istintiva e pre- logica; * Ilfanciullo vede solo i primi piani dando importanza a tutto; al poeta sfuggono le giuste dimensioni; ® Il fanciullo non si sente superiore alla natura, an addentra timoroso; le parole del poeta sono incontaminate, parole della gente di campagna. Tutto per ringiovanire l’espressione poetica. IL SIMBOLISMO PASCOLIANO La poetica del fanciullino di Pascoli è un poeta simbolista: la sua parola è ricca di soggettività dell'io poeta, che dice le cose non come sono ma come le sente. L’intima conoscenza della realtà può essere solo espressa tramite il simbolo. Un simbolismo che però è meno intellettuale e più istintivo Infatti quella del fanciullino è una visione bassa essendo priva di filtri culturali aspettative e finalità ideologiche. Può solo percepire il mondo in maniera infantile. Il suo sguardo si ferma su ogni cosa lasciandosi dominare dei particolari dunque le ambientazioni di Pascoli non saranno mai sintetiche ma sempre analitiche: * novisioni ordinate ma piene di dettagli. Dunque preferisce moltiplicare i punti di vista. I simboli del poeta fanciullo non si caricano quasi mai di tensione intellettuale e quando si sforza di costruire i propri simboli ottiene dei risultati poco convincenti Infatti in il libro rappresenta allegoricamente la condizione del pensiero umano che cerca di decifrare il proprio destino e di leggere nella propria natura. Più suggestivi sono i simboli spontanei di Pascoli. . L fiori divengono spesso simbolo di una sessualità bloccata (mondo senza amore e senza sessualità perché è privo di vere relazioni con gli altri) . gli uccelli sono gli animali più citati. Si collegano al simbolo del nido, dall'altro come abitanti di una regione misteriosa ossia il cielo. Il canto viene reso dall'uso frequente dell'onomatopea. L'uccello notturno con il suo prolungato verso lancia invece presagi di morte e apre finestre sull’incubo. Il nido Si tratta di un'immagine reale perché molte poesie vedono gli uccelli come protagonisti. Vale soprattutto però come metafora: * Èlacasain cui rinchiudersi per sfuggire al male; * è la famiglia oltre la quale ci sono solo i malvagi; * èlapatria nei suoi discorsi nazionalisti. Gli studiosi invece pensano che esso è un sintomo di: . regressione all'infanzia: ossia il suo desiderio di tornare alla condizione infantile di sicurezza; . diffidenza verso ciò che è sconosciuto; . volontà di restare chiusi e protetti in una piccola cerchia di affetti familiari; La poetica dannunziana D'Annunzio fu il dominatore del gusto poetico in Italia anche se le nuove generazioni gli furono ostili e indifferenti. D'Annunzio praticò molteplici generi letterari e ciò dipende dal fatto che la poetica di D'Annunzio si ispira principalmente allo sperimentalismo. Egli infatti accoglie e rielabora gli spunti letterari più diversi, combinando modelli antichi e moderni e rivisitandoli in più modi. Inoltre possiamo vedere che D'Annunzio si appropriava regolarmente di pagine, idee, spunti altrui: veri e propri furti letterari. Da tale sperimentalismo scaturirono sia la varietà dei modi e metri dannunziani sia la ricchezza delle sue scelte linguistiche, spesso antiche rispetto ai contesti moderni. Dunque D'Annunzio fu aperto alle novità che contrassegnavano la fine dell'ottocento. Inoltre manipolando una serie di letture europee, diede vita in diverse sue opere ad una sorta di enciclopedia del decadentismo europeo. Egli ebbe il merito di divulgare in Italia la filosofia di Nietzsche e in particolare il motivo del superuomo, anche se l’ha appreso solo per via indiretta e semplificata. D'Annunzio fu il primo scrittore italiano a intuire le possibilità espressive del cinema e a lavorare per la nascente industria cinematografica. Fu lui a coniare il nome del primo grande magazzino italiano, la Rinascente di Milano. D'Annunzio aspirava un'esistenza dei eccezione, al vivere inimitabile, a fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. Incarnò tale desiderio in Andrea Sperelli, il protagonista del suo romanzo che non voleva rivoluzionare la società ma coltivava le esperienze di lusso e la lussuria. L’estetismo di D'Annunzio si esprime in tre forme: * culto della sensazione: esaltazione di ciò che ricade nella sfera dei sensi. Infatti D'Annunzio degrada quanto era, per i romantici, il sentimento, il desiderio di assoluto. * Panismo e vitalismo: il culto della sensazione tende a collocare la vita dell’uomo dentro la vita della natura, assimilando l'uno e l’altro in una visione metamorfica e panica, cioè di totale compenetrazione. Questa esperienza emerge soprattutto nelle liriche di Alcyone. * Frammentarietà: il poeta esteta e avido di tutto. Assapora tutte le esperienze, l'importante è che siano eccezionali e mai banali. Quindi si pone a livello stesso delle cose: il mondo in cui si aggira non ha più un ordine né gerarchia, sembra frantumarsi in una miriade di oggetti e quindi la realtà si può solo assaporare. Quindi, D'Annunzio aspira a farsi supremo artefice, cioè un artista che crea le proprie opere sottoponendolo ad una lunga elaborazione tecnica. II percorso delle opere D'Annunzio scrisse in vent'anni sette romanzi: e il piacere: il giovane protagonista Andrea Sperelli è innamorato contemporaneamente di due donne e rappresenta una sorta di controfigura dell'autore; e Giovanni Episcopo: Giovanni è un individuo povero e solo anche se alla fine difende con un delitto il proprio onore di marito tradito; * l’innocente: tratta di conflitti che inquinano l'animo del protagonista che accoglie il bambino frutto di una relazione extraconiugale della moglie, che però poi lascia morire in una notte d'inverno; * il trionfo della morte: traduce l’amore sensuale dei due protagonisti; * le vergini delle rocce: il protagonista va in cerca della donna con cui generare il figlio superuomo; * il fuoco: il protagonista è un poeta-profeta e annunciatore di una nuova religione della bellezza; * Forse che sì forse che no: il protagonista è un superuomo modernizzato, come anche la protagonista femminile Isabella. I temi La vera e propria fase del superuomo di D'Annunzio si esprime solo dall'anno delle vergini delle rocce. Già i primi romanzi però rivelano una sorta di individualismo dei protagonisti. Dal generale “superomismo” si distaccano il secondo e il terzo romanzo da lui pubblicato. Infatti lui vuole sperimentare una forma di racconto psicologico e spiritualizzante all'insegna del motivo della bontà. Si trattava però di tematiche a lui estranee: infatti persistono uno stile sovraccarico e una visione paganeggiante e sensuale. Tuttavia tutti i romanzi presentano le tematiche tipicamente decadenti del disfacimento, della corruzione, della morte: è evidente nel romanzo il trionfo della morte, che mette in assoluta evidenza il tema della fine di tutte le cose. Un ultimo aspetto da sottolineare è la nuova forma romanzo, in cui elementi di intreccio, i fatti e caratteri si riducono. Infatti prendono il sopravvento nuove componenti: * il simbolismo di luoghi e situazioni; e una prosa dal sapore lirico musicale; * l’invadente presenza di dimostrazioni, elementi ideologici e saggisti. Grazie a tale elementi nasce l’antiromanzo dannunziano. I versi di D'Annunzio * canto novo: presenta accesa sensualità, immersione panica nella natura, vibrazione di luci e colori, ricerca di musicalità; * Intermezzo di rime: L'interesse per il decadentismo diviene visibile in questa opera, dove spiccano erotismo e atteggiamenti estetizzanti. * Isottèo- La chimera: rinvia all'arte per l’arte dei parnassiano i francesi. Inoltre proclama la sua fede nel decadentismo: “il verso è tutto”. * Poema paradisiaco: qui i temi erotici e trasgressivi sembrano placarsi per aderire a una nuova visione di bontà. Utilizza toni più smorzati e malinconici, che sembrano presagire la successiva poesia dei crepuscolari. * Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi: D'Annunzio compone molte liriche che spaziavano dal mito classico alla vita contemporanea. Matura quindi il desiderio di raccoglierle in un grande libro di versi, cui affidare la propria pagana visione del mondo. | primi tre libri uscirono nel 1903: * Il primo, Maya, è occupata dalla lunghissima della vita; e il secondo libro, Elettra, contiene delle liriche dedicate a Verdi, Garibaldi, Dante in cui il poeta si fa vate, sacerdote e custode della nazione divulgatore dell’ideologia nazionalistica e del superuomo; * infine Alcyone, canta l'unione tra l'individuo e la natura, caratterizzata da un'intensa musicalità del verso. Gli ultimi due libri celebrano la guerra di Libia e i fatti della prima guerra mondiale. II teatro Nello sperimentalismo di D'Annunzio trovate posto anche la scrittura teatrale. Abbiamo: * la città morta: racconta la storia di una passione incestuosa>+ tema decadente; * la Gioconda: celebra l'artista superuomo che abbandona la moglie il nome dell’arte> tema conflitto tra valori estetici e morali; * la gloria: esalta il superuomo politico, voglioso di fare di Roma il centro del mondo > tema della volontà di potere. La prosa Dopo l’uscita dell'ultimo romanzo, si inclina verso prose più brevi tra cui ricordiamo il libro segreto, un quaderno con appunti di poetica, ricordi biografici. In questi scritti l’autore sperimenta la nuova dimensione dell’introspezione, ricercando maggiore confidenza ed essenzialità. II notturno Questo libro nasce all’inizio del 1916 poiché lo scrittore era costretto all’immobilità a causa di una momentanea perdita della vista. Dunque riusciva a scrivere solo brevissime frasi su lunghe e strette striscioline di carta. Vediamo che la frase veloce impressionistica si sostituisce allo stile oratorio di un tempo. Molti studiosi considerano quest'opera come l'opera più moderne novecentesca di D'Annunzio, benché anche in questo libro continua emergere il tipico individualismo, anche se meno forte e ostentato di prima. II piacere Il romanzo segna il momento più estetizzante di D'Annunzio. L'autore si autoritrae nel giovane Andrea Sperelli, un esteta, che disprezza ogni forma volgare di vita. È una figura artificiosa e finta, che intrattiene un rapporto ambiguo con gli oggetti e le persone che lo circondano. Il narratore alcune volte sembra prendere le distanze dalla deviazione e incoerenze del protagonista ma è solo un'impressione, in quanto vuole calamitare i lettori verso una sbalordita ammirazione per il bello. Il racconto vorrebbe proporre una sorta di itinerario morale: Andrea desidera riscattarsi passando dall'amore troppo sensuale per Elena a quello più puro per Maria. Il tutto però rimane astratto, poiché il piacere rivela scarse capacità introspettive. Infatti l’analisi del protagonista si riduce all’alternanza di desiderio e stanchezza dei sensi mentre le figure femminili sono appena abbozzate, quasi come se fossero dei fantasmi. L'intreccio del romanzo viene reso più fragile dal ricorso ai flashback: rievocazioni di memoria e salti nel passato che producono forti scarti temporali. Quindi il racconto si allontana dall'oggettività cara al romanzo ottocentesco. Tutto ciò potrebbe preludere una narrativa nuova e quasi novecentesca, in cui appunto tenderanno a prevalere questi elementi saggisti e filosofici. Purtroppo però il giovane autore è interessato soprattutto agli eventi mondani, descrizione di oggetti e divagazioni poetiche. Lo stile risulta levigato e manierato, lontano dal linguaggio comune. Il conte Andrea Sperelli Andrea Sperelli è rimasto orfano da poco e ricchissimo a soli 21 anni si trasferisce a Roma. Vive in uno splendido palazzo e coltiva i suoi gusti signorili ed esclusivi, tra cui l’amore passionale. L'esordio del romanzo ci mostrava in azione il personaggio mentre attendeva in casa sua l’arrivo dell'ex amante Elena; ora l’autore presenta la storia precedente del personaggio. Possiamo vedere che si delinea il ritratto dell'esteta rievocando la sua formazione intellettuale, letteraria e artistica. Due caratteri contraddistinguono il giovane personaggio: e dauna parte, la forte sensibilità estetica; * dall'altra la sua scelta di vivere secondo gli istinti. Il narratore precisa che Andrea non è nato esteta e sensitivo poiché è il prodotto di un programma educativo. Fu infatti suo padre a insegnare al figlio il gusto delle cose da arte, il culto passionato della bellezza. Lo scopo è quello della classe nobiliare, ossia di distinguersi dalla rozzezza del popolo. Sempre il padre ha educato Andrea al sofisma, ovvero non accettare nessuna verità come assoluta, a voler criticare tutta la luce della ragione, come facevano gli antichi sofisti. Tale distacco dalla morale corrente è l’altro principio dell’estetismo. Una simile educazione ha prodotto danni gravi nel carattere del giovane Andrea poiché ha depresso la sua forza morale. In realtà D'Annunzio aderisce al modello di uomo delineato in Andrea Sperelli. L'autore si compiace del fatto che l’espandersi della forza sensitiva finisca per annullare la forza morale. Tutto il brano non fa che amplificare le sensazioni di chi nella vita tiene fede solo al principio del culto della bellezza. LUIGI PIRANDELLO La vita Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867. Fin da ragazzo si appassiona al teatro dei pupi siciliani e scrive abbozzi di tragedie, ma esordisce in campo letterario con i versi raccolti in mal giocondo. Nel 1893 scrive il suo primo romanzo dopo un periodo che passerà a Roma, chiamato l’esclusa, pubblicato però solo nel 1901. Nel 1894 sposa Antonietta Portulano da cui ebbe tre figli. A sconvolgere l'equilibrio familiare è un dissesto economico che porterà alla L'itinerario di uno scrittore sperimentale È un autore ricco di opere di problemi, sperimentale perché ha rivoluzionato un po’ tutti i generi e le forme della tradizione. Si concentra principalmente sulla novella, il romanzo il teatro. È inizialmente un poeta in versi pubblicando mal giocondo, poi fuori di chiave. La novella Nell'arco della sua vita Pirandello coltiva la novella con l'intenzione di creare una raccolta di racconti che proponesse una novella per ogni giorno dell’anno. Purtroppo arrivò a scrivere 246 racconti, confluiti in novelle per un anno. Molte iniziano con un fatto imprevedibile, che sconvolge le abitudini: sono incidenti banali e quotidiani ma che suscitano un forte disagio. A questo punto si mette in moto un processo che porterà il protagonista a vedere meglio se stesso e il mondo. Di solito acquisisce consapevolezza della sordità della vita. Neppure il narratore può fornire delle spiegazioni quindi narra di sbieco, con uno stile antirealistico. Vi è una stretta parentela tra la novellistica e il teatro di Pirandello. Infatti di 44 lavori teatrali, 30 derivano da novelle. Inoltre egli è definito uno scrittore circolare, che ritorna costantemente su di te come se volesse approfondire una realtà sempre sfuggente. Il romanzo Pirandello scrisse sette romanzi: * l’esclusa: storia di adulterio ed emarginazione; e Il turno; * || fu Mattia Pascal: il capolavoro di Pirandello; * ivecchiei giovani: crisi del mezzogiorno * Suo marito (Giustino Roncella nato Boggiòlo); * Si gira... (Quaderni di Serafino Gubbio operatore): primo romanzo europeo ambientato nel mondo del cinema; e Uno, nessuno e centomila: scomposizione della personalità e del relativismo Ciò che differenzia i romanzi citati è il ruolo che viene attribuito ai fatti. L'intreccio svolge una funzione centrale nel primo, secondo e quarto romanzo ma cambia lo sviluppo di questo intreccio. Opere come Si gira... o come Uno, nessuno e centomila adottano una Struttura a diario. In questi romanzi vi è una dissoluzione dei fatti in nome della coscienza. L’antiromanzo I romanzi si caratterizzano per alcuni elementi in comune: e predisposizione alla riflessione, alla meditazione filosofica o parafilosofica: In realtà non c'è una filosofia autentica (vedi ragione) ma essa serve a scoperchiare le false certezze. e Racconta la vita così com'è, riallacciandosi al vero di Manzoni e Verga. Se per Manzoni i veristi il vero c'è e si può mostrare, per Pirandello il vero si amplia a dismisura, fino a comprendere la realtà e il sogno, la ragione e la follia. Ciò lascia al lettore l'impressione di trovarsi di fronte a dei ragionamenti che non portano a nulla e finiscono per confondere ogni idea. Per questo si parla di antiromanzi, in cui ironia, paradosso e dissacrazione per il culto borghese delle forme rovesciano le strutture nella narrativa tradizionale. Ciò che differenzia i romanzi di Pirandello è anche lo stile. L'autore usa un linguaggio monocorde, dialoghi parlati e parole quotidiane. Quindi troviamo un linguaggio medio, una sorta di stile anonimo per non dire assente. Però sembra suggerire che di fronte a un mondo in frantumi è impossibile un parlare bello. L'unica forma possibile sarà l’analisi, che prende il posto della sintesi; il caos dell’opera aperta. Il teatro Per quanto riguarda la scrittura teatrale, lo entusiasmava la possibilità di far immedesimare gli attori nei loro personaggi rifacendosi al metodo di Stanislavskij. Sotto il titolo di Maschere Nude il suo teatro rappresenta il coronamento di un'attività letteraria che da sempre punta all'espressione teatrale. È comune il tema della maschera, testimoniando la falsità delle forme che ingabbiano la vita. | personaggi del teatro di Pirandello aspirano a verità e pienezza di vita ma devono sopportare anche l’insostenibile peso di una maschera che lî schiaccia. Vivono così fino a quando un qualche evento non spalanca loro la visione della vita nuda, che si nasconde dietro la finzione. Come se ne esce? | personaggi devono testimoniare il dramma della persona che vive dietro la maschera del personaggio. Dunque la sua sfida è testimoniare la falsità. | primi lavori teatrali sono due atti unici: Lumìe di Sicilia e La Morsa. Sono i primi di 44 testi teatrali scritti nella forma del dramma in tre atti. Un primo gruppo è quello delle commedie in dialetto siciliano, scritte tra il 1916-17. Alcuni testi teatrali di Pirandello sono diventati veri e propri classici: * Cosìè (se vi pare), dove il dramma è già avvenuto e tutto risiede in un dibattito inutile per ristabilire una verità nascosta; * L’uomo dal fiore in bocca; *. Sei personaggi in cerca d’autore; * Enrico IV, porta il tema dell'identità personale e la follia. Sembra di tornare alle tragedie classiche, tranne che la catarsi che purifica il personaggio alla fine, viene sostituito da una visione in cui non c'è più alcuna certezza né purificazione per gli uomini. * giganti della montagna: il mito della poesia e dell’arte viene celebrato come difesa contro gli sconvolgimenti della storia e la violenza delle dittature. Uno, nessuno e centomila Elabora per quindici anni il suo ultimo romanzo, dal 1910 al 1925-26. È un libro-testamento, portando all'estremo il motivo della dissoluzione dell'io e il suo sciogliersi nella natura. Si svolge in prima persona seguendo il filo della meditazione. Il suo lungo monologo è interrotto da battute di dialogo, appelli e considerazioni varie. Tutto inizia con una considerazione da parte della moglie Dida, che gli fa notare di avere una piccola imperfezione fisica che lui non ha mai notato. Allora si rende conto che chi ha sempre creduto di essere, in realtà cambia a seconda dei conoscenti che lo conoscono in modo differente. Allorchè, Vitangelo diventa pazzo. Il romanzo si concentra sulla scomposizione della personalità. Infatti, se l'io è un essere per l’altro, L'Unità dell'individuo si disgrega in centomila immagini che ognuno offre agli altri di sè. Quindi l’io non è uno ma un flusso di percezioni mutevoli, diventando un nessuno che è sparso nelle cose. Quindi il romanzo prospetta una dispersione ma senza esito negativo ma che si conclude con una liberazione che si ha solo vivendo in puro contatto con la natura, spegnando la riflessione. La liberazione riguarda anche la separazione dal proprio corpo. Infatti Moscarda scopre di essere amato da sua moglie nel modo in cui lei l'ha sempre visto e che non corrisponde al suo vero io, che diventa pura ombra, anima senza corpo. Lo sciogliersi dell'io nelle cose corrisponde al motivo relativistico della scomposizione. Tuttavia è presente anche un altro motivo relativistico: l’inconclusione della vita. Non bisogna quindi fissarsi in una forma poichè porterebbe alla morte. Automaticamente, equivale a morire indossare una maschera, o identificarsi in un nome. ITALO SVEVO La vita Italo Svevo nasce a Trieste nel 1861 da una famiglia di origine ebraica. Il suo vero nome è Aron Hector Schmitz, ma dopo aver sperimentato vari pseudonimi decise Italo Svevo, giustificandolo come volontà di fratellanza tra la razza italiana e quella germanica. Dopo un'infanzia felicissima viene mandato a studiare in un collegio in Baviera ma una volta ritornato in Italia completa gli studi commerciali a Trieste, Nel frattempo acquista una buona conoscenza letteraria leggendo prima autori tedeschi e poi italiani. Le difficoltà economiche del padre lo spingono a prendere servizio come impiegato presso una banca. In questa epoca pubblica sul quotidiano l'indipendente articoli di critica letteraria e le prime opere di narrativa: ricordiamo il romanzo una vita, con titolo originario un inetto. Sposa Livia Veneziani e l’anno dopo nasce la figlia Letizia. Il padre della moglie era l'inventore della formula chimica per vernici sottomarine e la sua ditta era celebre e prospera. Quindi si dimette dalla banca e inizia a lavorare presso questa ditta. Pubblica un secondo romanzo, senilità, ma non ha successo e ciò lo induce ad abbandonare del tutto la letteratura. Tuttavia inizierà a lavorare ad alcune commedie, soprattutto quando conosce lo scrittore irlandese James Joyce. Entrerà poi in contatto con la psicoanalisi presso Freud e Stekel. Durante gli anni della guerra, sostiene fortemente l’Italia poiché lui si sente italiano. Dal 1919 al 1922 elabora il suo terzo romanzo, la coscienza di Zeno. L'opera è pubblicata nel 1923 ma anche questa volta si rivela un fallimento che lo portò ad abbandonare nuovamente la letteratura. Tuttavia fa giungere il libro a James Joyce che lo in via dei critici italianisti, favorendo una prima diffusione presso il pubblico francese. Nel frattempo in Italia abbiamo Eugenio Montale che scopre il suo romanzo. Tuttavia quasi improvvisamente scoppia il caso Svevo in cui lo scrittore conosce per la prima volta la notorietà. Mentre sta lavorando però agli abbozzi di un quarto romanzo muore nel 1928 a causa di un incidente automobilistico. Il contesto culturale: la Trieste di Svevo Quando nacque Svevo, Trieste apparteneva ancora all'impero austroungarico. Quindi la città costituiva una zona di confine in cui si incrociavano lingue e civiltà diverse: la cultura tedesca, la cultura viennese, la cultura italiana, cultura slovena e serba, sopravvivenze orientali, una forte comunità ebraica. L'opera di Svevo rappresenta la sintesi di queste tradizioni. Egli stesso vuole sottolineare la sua duplicità letteraria e culturale adottando lo pseudonimo di Italo Svevo. Questo punto va sottolineato soprattutto per i suoi riflessi linguistici. Infatti lui dovette far fronte ad una difficile educazione linguistica anche se nel suo vocabolario rimangono comunque visibili delle tracce di impurità straniere. Infatti la critica si incentrò principalmente su questo rimproverandogli di scrivere male. Dunque in questo contesto si formò la personalità ricca e diversa di Italo Svevo. Infatti le più vive istanze della cultura penetrarono a Trieste con netto anticipo rispetto all'Italia per esempio con la II percorso delle opere Come scrittore esordisce intorno al 1880. | suoi primi testi sono pensati per il teatro ma scrive anche articoli di critica. Coltiva anche una passione per la musica. Sul finire del decennio pubblica i racconti una lotta e l'assassinio di via Belpoggio, un tema tratto da Darwin (lotta per la vita) e uno da Schopenhauer(la debolezza della volontà). UNA VITA Presenta un intreccio piuttosto lineare, raccontando la sconfitta esistenziale di Alfonso, un impiegato di banca che coltiva sogni letterari. Lui abbandona il paese d'origine si stabilisce a Trieste dove emerge la grande distanza che intercorre tra i suoi sogni e la realtà. La sconfitta lo induce a suicidarsi. Il romanzo rielabora alcuni elementi della biografia di Svevo come il suo luogo di nascita e la sua professione bancaria. Sul piano narrativo è un racconto tradizionale anche se a tratti emerge già la vocazione al romanzo analitico. Il narratore interviene spesso per commentare le contorsioni psichiche del suo protagonista e non esita a interferire con il lettore, guidandolo a interpretare i pensieri di alfonso. Dunque la storia si incentra su una vicenda di fallimento. Quindi l'eroe viene sostituito dalla figura dell’inetto la cui immaturità psicologica è il filo conduttore del racconto. Non per caso il titolo originario di questo romanzo era un inetto. Alfonso non riesce ad accordare il mondo della realtà con i sentimenti e pensa che forse soffrirebbe di meno se si accontentasse invece è ambizioso. Tuttavia la vita gli sbatte la porta in faccia e a quel punto si suicida. SENILITÀ Il romanzo fu pubblicato nel 1898 e ha una trama esile e poco originale ma utilissima all’analisi psicologica. Parla di Emilio Brentani che è un uomo vecchio che rinuncia a vivere per osservare la vita dal di fuori. Il tema di fondo è la sconfitta del protagonista poiché è un letterato solitario, introverso e malinconico, che si illude troppo facilmente, rimanendo estraneo alla realtà. Più che vivere, si guarda vivere. Arriva ad attribuire qualità del tutto astratte ad una persona bugiarda e sfacciata come Angiolina. Addirittura finché può nasconde a se stesso i tradimenti di quest’ultima ma alla fine dovrà ammettere la verità e la sua sconfitta. La differenza più rilevante rispetto al primo romanzo è la conclusione del romanzo: Emilio non si toglie la vita ma sopravvive al proprio fallimento sentimentale allontanandosi dal dolore rifugiandosi nel ricordo. Si ripresenta nuovamente il tema dell’inettitudine, una malattia che colpisce entrambi i protagonisti. Alfonso, appena morta sua madre, si ammala gravemente mentre Emilio vive la sua avventura come una malattia. Dunque la malattia dei protagonisti viene contrapposta invece alla salute degli altri, incarnati spese dalla figura di un rivale. In una vita il rivale Macario mentre in senilità è l’amico di Emilio, lo scultore Balli. L'autore racconta l’intera vicenda attraverso il filo della memoria di Emilio e del suo punto di vista. Questo punto di vista, onnipresente, del personaggio funge da chiave di lettura e dedica ampio spazio a sogni, immagini mentali, allucinazioni e fantasie. Dunque per i temi trattati si propone come un moderno romanzo di indagine psicologica. LA COSCIENZA DI ZENO Il ritorno alla produzione letteraria fu suggerito dal ridursi dell'attività commerciale in seguito alla grande guerra, quindi ritorna scrivere come reazione al grande male del conflitto. Quindi nel 1923 pubblica la coscienza di Zeno avendo un discreto successo. Presenta un nuovissimo romanzo sperimentale data la nuova posizione sociale più favorevole, il confronto letterario con Joyce e la psicoanalisi. Infatti un ruolo primario lo ricopre la psicoanalisi che diventa il motore narrativo del romanzo, che nasce come diario personale su consiglio del dottor S che è il medico psicanalista che ha in cura Zeno. Tuttavia intorno ci sono diverse situazioni narrative, per esempio, invece di seguire il carro funebre del cognato Guido, Zeno sbaglia funerale mettendo in atto il tipico lapsus freudiano. Questo romanzo ribalta la prospettiva generale del racconto passando dalla malattia alla salute. Infatti Zeno rispetto agli ultimi due protagonisti si riscatta dalla propria inferiorità guardando a tutto con indifferenza, che è la risorsa che gli serve per vincere o almeno per sopravvivere. Questa volta a togliersi la vita è il rivale di Zeno. Le differenze di Zeno rispetto ad Alfonso di Emilio sono evidenti: Alfonso ed Emilio Zeno Intellettuali piccolo borghesi, non sapevano Proviene dall'alta borghesia e vive di rendita. Trascura i bisogni concretizzare le proprie ambizioni e venivano pratici per fissare l'attenzione sui meccanismi che regolano la schiacciati vita interiore. Un ruolo molto importante lo ricopre l’ironia, che è il sentimento attraverso cui il protagonista rivive la propria esperienza e la vita intera rinunciando a prendere sul serio se stesso. Quest’ironia è molto simile all'umorismo di Pirandello. Ultima fase L'ultima fase dell'attività sveviana è segnata dai racconti i cui temi sono della vecchiaia, della malattia e della letteratura con anche il ritorno dell'ironia. Lavora anche ad una serie di frammenti che facevano parte del cosiddetto quarto romanzo che rimase incompleto. Questi frammenti sono stati scritti rapidamente e si riallacciano all'ottavo e ultimo capitolo della coscienza e abbozzano un ritratto della psicologia di Zeno diventato ormai anziano. Privilegiano la condizione alienata del vecchio nel mondo contemporaneo e prende anche corpo un ritratto perfido e demistificante della famiglia borghese. Si dedica anche alla scrittura teatrale ma la commedia che è considerato il capolavoro drammaturgico di Svevo è la rigenerazione. In esso la propensione all'analisi psicologica e al ritratto di vita interiore non vanno in contrasto con le esigenze di azione, dialogo e sintesi tipiche della scrittura scenica. Il protagonista è un vecchio che si illude di poter ringiovanire con un'operazione chirurgica. LA COSCIENZA DI ZENO Scrive questo romanzo tra il 1919 e il 1922. Il protagonista è Zeno Cosini che si sente malato e quindi intraprende una cura psicoanalitica per guarire.tale terapia consiste nel portare alla luce della coscienza tutti gli atti della propria vita. Quindi seguendo il consiglio dello psicanalista decide di scrivere un diario che deve rimanere privato ma che poi verrà pubblicato per vendetta dallo stesso medico. Dunque l’opera si presenta come un’autobiografia che racconta la storia di Zeno e la racconta facendo ricorso al narratore interno che coincide con il protagonista della vicenda. In questo modo la psicoanalisi fa il proprio ingresso nella narrativa italiana. Non è solo il motore esterno della vicenda ma ispira direttamente molti episodi del romanzo. Un altro tema è il rapporto conflittuale fra padre saggio e figlio inetto. Un po' in tutto il romanzo Zeno è circondato da figure paterne che sono in apparenza positive ma in realtà il protagonista odia questi personaggi. Un altro tema è la problematica sociale. Svevo vuole smascherare le ipocrisie e le falsità del mondo borghese mostrando che la famiglia non è un ambiente più puro di una banca. Scrivendo, Zeno realizza di essere effettivamente malato: e Nonèmai riuscito a smettere di fumare; e nonhamai terminato gli studi; e nonhamai lavorato; * il suo matrimonio è stato deciso da altri; e. per sentirsi più legata la moglie che afferma di amare, ha una relazione extraconiugale; * si sente malato anche fisicamente con mille piccoli sintomi che sono la manifestazione di una cattiva coscienza. Dunque per questo motivo è alla ricerca perenne di figure sane che gli diano sicurezze. Dunque il romanzo si basa sul contrasto fra la normalità e la malattia. Tuttavia ciò viene ribaltato in quanto Zeno acquista la consapevolezza che non è lui ad essere malato ma è la vita stessa. Si accorge che i cosiddetti sani sono in realtà individui conformisti e ottusi. Stesso la donna da lui amata, Ada, soffre del morbo di Basedow ossia uno spreco di energia vitale. Zeno invece acquista un distacco che gli permette di sorridere di tutto e di tutti. Dunque è un personaggio sfuggente ed ambiguo, in particolare verso /a sua malattia poiché ama questa condizione e si rifugia all’interno soddisfatto perché può dargli una percezione più autentica della realtà. La conclusione del romanzo ha una svolta: Zeno si dice guarito e afferma che ad averlo guarito non è stata la psicoanalisi ma l’attività pratica. Dunque riesce a trionfare sui sani ed è il suo nemico a morire. Infatti egli impara a conoscere la sua malattia, impara a convivere con essa e a sfruttarla a suo vantaggio. In sostanza, Zeno rimane un inetto ma lui grazie alla terapia psicoanalitica ha imparato a guardarsi dentro e quindi: e Ha capito quanto sia difficile conoscere l'universo umano dei sentimenti della volontà; e conosce le menzogne di cui si ammanta la salute borghese; e è consapevole di aver lui stesso sempre agito per motivi razionali e riconoscibili. Quindi diventa il testimone della crisi di certezze che investiva la società del primo novecento, come si vede nell’apocalittica conclusione del romanzo in cui congeda i lettori con la visione di una società violenta, incamminata verso la propria distruzione. Possiamo vedere che in questo romanzo è narrato tutto dal punto di vista di Zeno e quindi noi non siamo certi che gli dica la verità. Quindi a differenza degli altri romanzi esiste solo un punto di vista che è inaffidabile e quindi anche tutto il romanzo diventa inattendibile.
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