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Il Decameron di Giovanni Boccaccio, Appunti di Letteratura Italiana

Biografia Boccaccio Analisi del testo e introduzione Analisi e riassunti di moltissime novelle (tutte quelle trattate a lezione dai due docenti Degl'Innocenti e Castellano)

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 06/11/2023

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caterina-fagni 🇮🇹

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58 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Decameron di Giovanni Boccaccio e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Giovanni Boccaccio Giovanni Boccaccio nacque nel 1313, probabilmente a Certaldo. Era figlio illegittimo del mercante Boccaccino di Chellino - legittimato e accolto in casa dal padre, fu avviato ai primi studi a Firenze. Nel 1327 Boccaccino si recò a Napoli in qualità di socio della potente banca fiorentina dei Bardi, che finanziava la corte angioina e ne amministrava gli affari, lo portò con sé per fargli fare pratica mercantile → importanza determinante nella sua formazione (contatto con varietà di persone = esperienza di realtà che tirerà fuori nella narrazione). Si afferma in Boccaccio anche la vocazione letteraria (autodidatta), scriverà comportamenti destinati a trionfare ben presto sulle speranze del banchiere. In primo luogo subisce il fascino della tradizione cortese, dei versi d'amore e dei romanzi cavallereschi + sotto lo stimolo di alcuni dotti personaggi della corte angioina, che era un centro molto vivo di cultura, comincia ad affermarsi in lui anche la devozione classici latini (ammirazione per gli stilnovisti che componevano in volgare - Dante e Boccaccio). 1340= a causa della crisi della banca dei Bardi, Boccaccio è costretto a tornare a Firenze + ristrettezze economiche (difficoltà a trovare un signore presso cui servire). Nel 1348 vive l'esperienza della peste, che dopo aver colpito tutta l'Europa arriva a flagellare anche Firenze, e ne trae spunto per la cornice narrativa in cui inserirà le cento novelle del suo capolavoro, il Decameron. Toccato personalmente dal rapporto con Petrarca sceglie la condizione di "chierico": nel 1360 il papa lo autorizza ad avere cura d'anime. Nel 1362 si ritira a Certaldo, dove conduce una vita appartata, dedita allo studio, alla meditazione e alla stesura di opere erudite. Dal 1365 torna di nuovo ad ottenere incarichi pubblici. La sua casa diviene il centro d'incontro di un gruppo di intellettuali. L'ultima fatica è un commento alla Commedia, che egli, su incarico del Comune, tiene nella chiesa di Santo Stefano di Badia tra il 1373 e il 1374. La morte lo coglie il 21 dicembre 1375. Opere del periodo napoletano: Caccia di Diana, Filostrato, Filocolo (romanzo che scrive tra il 1336 e il 1339), Teseida Opere del periodo fiorentino: Comedia delle Ninfe fiorentine, L’Amorosa visione, Elogio di Madonna Fiammetta, Ninfale fiesolano 2 Decameron Introduzione Decameron - dal greco 10 giornate Le novelle all'interno sono 10 per ogni giorno Cornice Dovrebbero essere 100 novelle, in realtà sono 101 (in quanto abbiamo l'introduzione alla IV giornata - esterna alla cornice, narrata dall'autore stesso) Temi delle giornate1 1. GIORNATA (Pampinea): Argomenti vari 2. GIORNATA (Filomena): Fortuna che domina gli individui 3. GIORNATA (Neifile): Fortuna dominata dagli individui. Ingegno 4. GIORNATA(Filostrato): Amori infelici ↳ Giornata con sperimentazione nella rappresentazione dei luoghi urbani e la molteplicità di strati sociali della popolazione Novelle di donne vittime come i loro amanti, vittime della società che non li accetta 5. GIORNATA (Fiammetta): Amori felici 6. GIORNATA (Elissa, ricorda il nome greco di Didone): Motti arguti ed efficaci, l’ingegno. Uno dei modi per evidenziare il proprio ingegno e la propria intelligenza era la trovata arguta, la parola che riusciva a salvare l’uomo da situazioni molto complicate rivolgendo la fortuna a suo favore. Costituiva il centro del Decameron. ↳ Si apre col trambusto in cucina 7. GIORNATA (Dioneo): Beffe, ingegno. Queste servivano per ricavare un interesse personale o semplicemente per farsi scherno degli altri, dimostrando la propria bravura. ↳ motto: pratica sociale in cui uno vuole correggere i comportamenti dell'altro in modo non offensivo 8. GIORNATA (Lauretta): Beffe 9. GIORNATA (Emilia): Argomenti vari 10. GIORNATA (Panfilo): Esempi di nobiltà e di virtù. Comparivano dei personaggi che evidenziano la loro nobiltà quella dell’ingegno, dello spirito e della virtù. Progressività all’interno della narrazione Questa raccolta mette insieme delle novelle, svolgendo una sorta di percorso ideologico, letto in più modi es. possibile risalita dagli inferi al paradiso es. possibile che siano le giornate centrali che mostrano l'equilibrio degli uomini >> percorso ideologico per ricostruire una società ricostruita dalla peste Peste La peste del 1300 è tragica, un evento sconvolgente che elimina ⅓ della popolazione La società si disgrega, si perdono i valori familiari, si perde la giustizia Firenze nel Caos I ragazzi scappano da Firenze verso Fiesole, in una dimensione sub-urbana, protetta e cercando di conservare un nucleo di civiltà esterno al caos per poi riaffermare la civiltà stessa Boccaccio cronista della peste Novellare Novellare sui casi della vita nella loro totalità serve a capire come ci si deve comportare 1 Dioneo è dispensato dai temi delle giornate, è sempre l’ultimo e il più malizioso ostile 4 - I (novella del monaco e dell’abate) Riassunto= Un frate virtuoso un giorno incontra una bella ragazza e la vuole possedere. La porta con sé nella sua cella e "si diverte" con lei. L'abate lo scopre e finge di niente per poter indagare meglio, ma lui sa di esser stato scoperto e, con una scusa, esce. L'abate entra nella sua cella per parlare con la ragazza, ma non resiste e "si diverte" anche lui con lei, mentre il frate lo spia. Quando il frate rientra l'abate vuole dargli la punizione, ma il frate gli fa capire di averlo visto "intrattenersi" con la ragazza e allora l'abate deve soprassedere e insieme lasciano uscire la ragazza, che rientrerà spesso al convento per il piacere di entrambi. Temi= ● Risposta finale di motto ● Manifestazione della vita sessuale dei religiosi ● Impossibilità di pretendere un comportamento rigoroso qual ora non si sia i primi a comportarsi correttamente - punto non scontato nei narratori successivo 10 - II (novella di Paganino) - Dioneo Riassunto= Il giudice pisano Ricciardo, ormai anziano e ricco riceve in sposa Bartolomea, una giovane bella - nonostante l’unione il giudice mostrò da subito uno scarso interesse per le unioni con la moglie (montando molteplici scuse pur di non congiungersi con lei). Un giorno il marito organizzò un'uscita a pesca, lì le donne si separarono dagli uomini e quando sopraggiunse la nave corsara di Paganino il giovane trasse Bartolomea indisturbato. Il giudice si logorò della perdita e riuscì a rintracciare la moglie presso la sede dei pirati in Costa Azzurra. Raggiunse la moglie che, davanti a Paganino, finse di non conoscere il consorte - a quel punto i due si ritirarono a parlare in una stanza privata dove lei ammise di conoscerlo e di non voler in alcun modo essere ancora trascurata da lui (Paganino infatti la “consumava” ogni giorno, senza esclusioni e feste). Il marito se ne andò e poco dopo morì, a quel punto i due si sposarono. Temi= ● Introduzione di Dioneo a difesa della figura femminile ● COLLOCAZIONE: si colloca in una giornata (la seconda) che è la prima ad avere un tema specifico, si apre con le solite parole solenni al fine di indirizzare il lettore/ascoltatore, sotto il reggimento di Filomena (nome parlante) si ragiona di chi oltre le difficoltà riesce nel lieto fine - tema molto potente sul piano narrativo, fecondo nell'immaginazione creativa di Boccaccio (riesce a performare le prime 9 novelle della giornata - quella che leggiamo è l'eccezione) - la giornata ha una compattezza, omogeneità nella struttura narrativa ● costanti narrative: il personaggio protagonista dovrà essere da diverse cose infestato, lieto fine oltre ogni sua speranza - inaspettato, speculare sul tema della fortuna nelle vite umane (rovescio della fortuna come tema importante molto autobiografico) ● Novella erotica - infrange lo schema narrativo costante e dominante della giornata, voluto → sovversivo con compito istituzionale di parodiare e contestare i temi delle giornate (costante di una narrativa irriverente, sboccata, principali increspature della brigata) ● Prologo - si complimenta con il narratore precedente, confida di aver cambiato idea - dioneo si rivolge direttamente agli uomini ● Situazione topica col vecchio libidinoso e la giovane bella ragazza → coppia malassortita ● Frecciatina antipisana (donne brutte) 1 - III (novella di Masetto da Lamporecchio) - Filostrato Riassunto= Vicenda di un contadino assai astuto, Masetto, che un giorno incontra Nuto, un altro contadino originario di Lamporecchio. Nuto lavora in un monastero come bracciante e gestisce l’orto, ma ha deciso di licenziarsi per la paga e perché secondo lui le monache “avevano il diavolo dentro”. Masetto si presenta al monastero fingendo di essere sordomuto e la badessa lo assume per farlo lavorare nell’orto. Le monache all’inizio lo prendono in giro approfittandosene del fatto che sia sordomuto ma successivamente iniziano ad avere pensieri maliziosi sul giovane contadino. Pian piano la voce si sparge e le monache decidono di provare tutte la nuova avventura. Un giorno persino la badessa decide di prendere Masetto. Masetto, ormai sfinito di dover soddisfare tutte e nove le monache, decide di raccontare la verità alla badessa per chiederle se può andarsene. Essa, scioccata dal fatto che Masetto è in grado di parlare, lo lascia andare ma prima gli cede il posto da amministratore. Poco tempo dopo diverse suore scoprono di essere rimaste incinte ma il tutto viene gestito con molta discrezione. Masetto continua a lavorare fino alla vecchiaia, diventando ricco e senza figli a cui badare, dopodiché si ritirerà vivendo una vita tranquilla e senza nessuna preoccupazione. Temi= ● Novella di sesso ● Mutismo come certezza di castità ● Topos dell'ingordigia delle donne ● Chiusura blasfema del valutare le corna a dio ● Questi stolti pensa che appena si veste una ragazza da monaca questa perda la tendenza umana del suo essere donna, novella contro la costrizione monacale come induzione alla vocazione → periodo storico in cui le monache sono principalmente coloro che la famiglia ha indirizzato alla vita ecclesiastica per risolvere le problematiche legate alla dote 10 - III (novella di Alibech e Rustico) - Dioneo Riassunto= Alibech Alibech è la bellissima figlia d’un mercante. Presa da un impeto mistico, chiede quale sia il modo migliore per servire Dio seguendo la fede cristiana. Le viene risposto che gli eremiti del deserto della Tebaide rappresentano, da questo punto di vista, l’esempio da imitare - è “rifiutata” da molti eremiti, che temono di non saper resistere alla tentazione della carne, ma infine è accolta dal monaco Rustico. Il frate non riesce tuttavia a resistere e finisce per sedurre la giovane, servendosi di un abile stratagemma linguistico: le dice che non c’è miglior modo di servire Dio che rimettere il diavolo in Inferno alludendo esplicitamente all’atto sessuale, approfittando della totale ingenuità della ragazza - prendendo gusto con l’atto comincia lei stessa a chiedere all’eremita Rustico di fare il suo dovere (a un certo punto l’eremita non ne può più) - L’intera famiglia di Alibech perisce in un incendio così che Alibech diventa erede universale dei beni familiari (così Neerbale la sposa per risolvere i propri guai economici). Alibech è sconfortata pensando che in vita non potrà più servire Dio e rimettere il diavolo nell’inferno. Si confida con un gruppo di donne, che scherzosamente la consolano: non c’è da preoccuparsi la pratica è fattibile anche col marito. Temi= ● Sesso - sia dal punto di vista completamente inesperto di Alibech, sia come spinta pulsionale di rustico ↪giustificazione dell’umana pulsione (letta come carnalità a cui tutti sono sottoposti, anche se alcuni riescono a privarsene) + Alibech apprezza il sesso non avendo ricevuto un condizionamento sociale ● Religiosità (e sesso nelle fasce del clero) - Rustico scardina ● Incoscienza ● Problematicità di alcune forme allusive in riferimento al sesso (“rimettere il diavolo in inferno”, “venne la resurrezione della carne”) ● Problema della rappresentazione iconografica della nudità Proemio al mezzo + (novella delle papere) Novella esterna alla cornice, narrata dall'autore stesso → Ci troviamo di fronte a una nuova introduzione in cui l'autore reagisce a delle critiche (questione molto spinosa) = usa questa novella come exemplum Accusa verso le novelle erotiche - vuole rispondere trattando la leggerezza della novella Accusa di trattare racconti falsi Novella: non è una novella intera, non intende sovrapporsi - novella incompiuta al di fuori della narrazione principale Chiusura (post-novella)→ la novella dovrebbe bastare a difendersi, ma vuole comunque come un figlio del suo tempo analizzare le accuse una ad una Elogio dei sensi della passione e delle pulsioni naturali (ribadite in tono puntiglioso) Allusioni alle Muse Chiusura del proemio al mezzo - atto di suprema indifferenza, prossimo al sublime distacco [Filostrato alterego di Boccaccio] Riassunto= Filippo Balducci porta via il figlio da Firenze dopo la dolorosa morte della moglie, si ritirano in un eremo per dedicarsi unicamente alla preghiera. Pensa che essendo vissuto tutta la propria vita così il ragazzo sia divenuto immune alla corruzione del mondo - rimane folgorato nello scoprire che la preghiera e l'isolamento non hanno eliminato le pulsioni del ragazzo. Divenuto adolescente viene portato dal padre a Firenze e la prima cosa che attira la sua attenzione sono le donne (una delle tentazioni da cui il padre voleva allontanarlo) che il padre chiama dispregiativamente "papere" - nonostante tutti gli sforzi il giovane supplica il genitore di procurare lui una "papera" per prendersene cura e tenerla con loro. Temi= ● Parla in istanza fiorentina - parlando al pubblico di Firenze (la nostra città) ● Ritiro - ha paura che anche il figlio lo abbandoni + è un meccanismo di protezione nei confronti del figlio dopo la morte della moglie ● Chiara ripresa della novella orientale "Barlaam Iosafat"7 - Boccaccio usa la medesima storia ribaltando gli attributi e la morale - rovescia i connotati della storia → operazione di deliberato paradosso e affermazione contraria all'opinione corrente ● Contestazioni - non viene contestata la scelta personale, ma l'imposizione di tale scelta a un figlio piccolo, di sottrarlo alle gioie e ai dolori della vita ● Perno dell’argomentazioni - voler le “papere” ● PUNTO: vuole far affiorare la naturalezza dei desideri, anche fisici - mondo che gli intellettuali tendevano a svalutare e a considerare sempre peccaminoso, sgancia gli automatismi (amore > carnalità > peccato > inferno) - i peccati divengono "papere" più belle degli angeli del paradiso, scelta della vita terrena → PUNTO CENTRALE degli ingranaggi del Decamerone ● Malizia - dare da beccare alle papere 1 - IV (novella di Ghismunda) Riassunto= La novella racconta la storia di Tancredi, principe di Salerno, e di sua figlia Ghismunda. Tancredi è un buon sovrano, ma ha nei confronti di sua figlia un amore assoluto, al punto che aspetta a lungo prima di darla in sposa e, quando resta vedova dopo un anno, trovarle un nuovo marito. Soffrendo per l’isolamento cui il padre la costringe, Ghismunda decide di trovarsi un amante: si innamora di uno dei valletti del padre, di classe inferiore ma di animo nobile: Guiscardo. I due danno inizio a una storia d’amore intensa e segreta. Un giorno, però, Tancredi entra nella stanza della figlia, e, non trovandola, si addormenta dietro al baldacchino. Ma quando si sveglia, Ghismunda e Guiscardo sono insieme: 7 è la traduzione di un racconto didascalico che narra la storia di Iosafat, un principe indiano. Alla sua nascita, gli indovini avevano predetto che sarebbe diventato un Cristiano, così che il padre (il quale era dedito alla persecuzione dei cristiani nel suo regno) lo fece crescere isolato nel palazzo per impedirgli di venire a contatto con la nuova dottrina. Un monaco di nome Barlaam, fingendosi un mercante, riesce con un trucco a parlare con il principe, dicendo al re di possedere una pietra che solo un giovane può vedere. Iosa far si converte (nonostante sia stato tentato con figure femminili) un luogo a un altro. Allora uno dei cavalieri della brigata, per fare bella figura, propone: «Madonna Oretta, quando voi vogliate, io vi porterò, gran parte della via che a andare abbiamo, a cavallo con una delle belle novelle del mondo». È una bella metafora per dire che sarà il cavallo a rendere più leggero il tragitto. Madonna Oretta acconsente di buon grado: «Messere, anzi ve ne priego io molto, e sarammi carissimo». Il cavaliere comincia la storia che però si inceppa di continuo, a causa di nomi sbagliati o di imprecisioni narrative, di inutili ripetizioni e sbagli grossolani. Madonna Oretta voleva cavarsi di impaccio da una storia tanto brutta e allora ripensa alla metafora detta dal cavaliere stesso che aveva creato l’analogia novella-cavallo, e dice: «Messer, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto, per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè». Un modo elegante per dire al cavaliere di smetterla e di riconoscere l’inabilità alla narrazione. Il cavaliere coglie al volo la frecciata e la prende a ridere: meglio raccontare altro durante il tragitto. Temi= ● N.B. - il cavallo è inteso come senso di alleviamento del viaggio stesso per la donna ● Motto: “Messere, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto, per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè” + da occasione al cavaliere di mostrarsi intelligente nel tacere (attestato di stima verso le sue capacità intellettive) ● Per essere buoni novellatori occorre essere buoni attori (il cavaliere compie errori sintattici e errori di memoria) ● Rapporti sociali che influenzano i comportamenti umani 7 - VI (novella di Monna Filippa) Riassunto= La novella è ambientata a Prato. Filippa è colta in adulterio dal marito che vorrebbe uccidere gli amanti sul posto, ma la paura della punizione lo trattiene da questo progetto. La donna è portata davanti al podestà per essere processata. Filippa, nonostante amici e parenti le consiglino di negare tutto, decide di comparire in tribunale. Fieramente confessa l’adulterio e lo giustifica in quanto avvenuto «per buono e per perfetto amore» che nutre per l’amante; contesta poi la norma, tenta di giustificare le proprie azioni affermando che le donne hanno la capacità di soddisfare più uomini. Pertanto Filippa rivolgendosi al podestà chiede: «se lui ha sempre avuto da me tutto ciò che gli piaceva e di cui aveva bisogno, cosa avrei dovuto fare io del mio restante desiderio? Gettarlo ai cani? Non è molto meglio concederlo ad un altro uomo che si ama piuttosto che lasciarlo deteriorare?» Questa conclusione così arguta di Madonna Filippa suscita dapprima il riso dei concittadini pratesi, poi decidono di modificare lo statuto, mantenendo la pena capitale solo nei confronti di quelle donne che si concedono in cambio di denaro, che cioè vendono l’amore come una merce. Temi= ● Lieto fine - vicina al femminismo di Ghismunda ● Novella breve - "novella di motto" ● Argomenti della contestazione: colpisce solo le donne, le donne non sono state chiamate a valutare e decidere per una legge che le richiama, passa poi al personale verso il giudice (sul piano della coscienza) + caso specifico, domanda se si è mai negata ai desideri sessuali del marito (e il marito dice che non ha mai mancato) ● Reazione del pubblico: riso che porta alla riflessione (si cambia lo statuto) ● Motto: “di quel che avanza a mio marito di me cosa devo fare? devo gettarlo ai cani?” ● PUNTO >> Filippa porta al cambiamento di una legge + approvazione dal narratore e dagli stessi partecipanti alla narrazione + nobiltà d'animo di Filippa 9 - VI (novella di Guido Cavalcanti) Riassunto= Il poeta filosofo Guido Cavalcanti passa il suo tempo a passeggiare da solo, ragionando e filosofando. Una brigata di tale Betto Brunelleschi decide di invitarlo più volte, ma Cavalcanti puntualmente rifiuta. Sempre la detta brigata, trovandosi Guido a passeggio vicino a un cimitero, lo prende di mira e va a dargli briga (fastidio), chiedendogli che cosa se ne fa di sapere se Dio esista o no. Al che Guido risponde: “Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace”. Cioè qui, nel cimitero, siete padroni. Dopodiché se ne andò. La brigata resta istupidita chiedendosi che diavolo volesse dire; solo Betto, da uomo intelligente, comprende il significato di quel motto. Loro, pur essendo vivi, sono morti perché si dedicano a nient’altro che feste e gozzoviglie. Temi= ● La nona narratrice dice che è già stata battuta sul tempo su alcune novelle, quindi gliene rimane solo una- forse la migliore (capiamo come la narrazione non sia solo sentirne una nuova, ma anche novelle che già conoscono) ● Profilo di Guido: grande poeta dello stilnovo, uomo politico, filosofo, letterato ● Motto che funziona in modo anomalo, non vuole verificare l'intelligenza dei ragazzi - il personaggio di Betto serve sia a mostrare la stupidità dei giovani, sia a spiegare ai lettori il significato → mette in scena un Cavalcanti filosofo, un borgo che non rispetta l'intellettuale e intellettuale che si erge a superiore rispetto al popolino 10 - VI (novella di Frate Cipolla) Riassunto= A Certaldo un frate della confraternita di Sant’Antonio viene incaricato ogni volta di fare visita ai paesani per riscuotere le loro offerte - frate Cipolla. Il frate procede alla questua e promette che l’indomani mostrerà ai fedeli una reliquia incredibile: una piuma dell’arcangelo Gabriele. Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini si recano all’alloggio di Frate Cipolla, vi trovano Guccio Imbratta, il servo stupido di frate Cipolla (Guccio, tanto brutto quanto stupido, incapace di frenare le proprie passioni, adocchiata una cuoca in cucina, si dimentica colpevolmente del suo compito per andare a far il merlo con quest’ultima). Giovanni e Biagio entrano nella camera del frate, aprono la scatola e scambiano la penna miracolosa dell’angelo con dei carboni. Quando il frate, al cospetto dei fedeli creduloni, apre la scatola e scopre la beffa, pensa subito che questo brutto tiro non è certo opera del servo: è troppo stupido - si cava d’impaccio con un vero giullare: inventa una storia fantastica e priva di senso che racconta di un viaggio immaginario che lo ha portato ad avere alcune reliquie della sua collezione, tra le quali la piuma e i carboni sui quali fu arrostito San Lorenzo. Essendo queste due reliquie poste in scatole identiche, il frate nel venire a Certaldo le ha confuse e ha preso la scatola sbagliata. Temi= ● Scivola dal concetto di motto a quello di beffa ● Descrizioni dettagliate dei personaggi ● Parentesi sulla vendita delle reliquie ● Piccolo siparietto sulla "spalla" di Frate Cipolla (non ha virtù, ma solo vizi) ● Importante la parabola di recitazione improvvisata da Cipolla per uscire dall’inganno ● Novella di beffa= fatto realmente accaduto e fatti storici ben definiti, anche se non fossero realmente accadute si inserisce una serie di dettagli che lo rende altamente plausibile 3 - VIII (novella di Calandrino e l’elitropia) Riassunto= Un giorno, mentre si trovano nella chiesa di San Giovanni ad osservare il tabernacolo, i Bruno e Buffalmacco decidono di coinvolgerlo in uno scherzo, grazie all’aiuto dell’amico Maso, sapiente oratore, che inizia a narrare a Calandrino della meravigliosa terra di Bengodi. Calandrino, incuriosito, chiede dove si trovi una terra del genere, e Maso racconta che è più lontana di millanta miglia. Tuttavia, aggiunge, esistono luoghi altrettanto interessanti: ad esempio sul greto del fiume Mugnone, poco lontano, si trovano pietre preziose come l’elitropia, che dona l’invisibilità. È così che nel pomeriggio Calandrino propone a Bruno e Buffalmacco di andare a cercare questa elitropia, nella speranza di diventare invisibili e compiere furti per arricchirsi a danno dei “cambiatori” fiorentini, cui avrebbe sottratto i fiorini grazie alla magia della pietra. Gli amici si accordano per andare in cerca della preziosa pietra la domenica mattina, in modo da avere il tempo di avvisare i cambiatori della beffa. Calandrino, si riempie le tasche di sassi nel tentativo di prendere quello giusto. È allora che gli amici danno il via alla beffa: fingendo di non vederlo, gli lasciano credere di aver raggiunto l’invisibilità, addirittura prendendolo a sassate. Ma quando Calandrino torna a casa, la moglie inizia ad rimproverarlo per essere rientrato in ritardo per il pranzo: convinto che la colpa della perdita del suo potere sia della donna, Monna Tessa, Calandrino inizia a picchiarla. I suoi amici lo raggiungono in casa e, vedendo la moglie a terra insieme a un mucchio di sassi, rimproverano l’amico per essersene andato non appena trovata la pietra. Inoltre, lo accusano di aver preso il potere per essere stato poco accorto: sapendo che le donne tolgono ogni virtù ai poteri magici, avrebbe dovuto evitare di farsi vedere da una donna. Temi= ● Nella nostra città (Firenze) + personaggi reali + personaggio di "maso" quello che nella novella prima schiaccia le noci e vende i gusci ● Nonostante non sia l’intera città a conoscere la beffa l’hanno architettata abbastanza bene ● Focus sulla scena della moglie → eravamo allegri e spensierati e poi vediamo una scena di assurda violenza domestica >> femmina maledetta che esercita il potere maledetto di togliere il potere magico alla pietra (gli amici lo fermano dal picchiarla - dio lo punisce per non aver rivelato la pietra agli amici) ● Calandrino beffato perché è un egoista e uno stolto ● Tematiche che si fondono a quelle del carnevale 6 - VIII (novella di Calandrino il maiale) Riassunto= Calandrino, a Dicembre, va sempre con la moglie nel suo podere in campagna dove fa uccidere e salare l’animale. Un anno Calandrino ci va da solo - i suoi soliti due amici, Bruno e Buffalmacco, lo vengono a sapere e decidono di fargli uno scherzo. Propongono a Calandrino di venderlo e fingere con la moglie che glielo avessero rubato, in modo da poter fare ogni cosa che avrebbe voluto con il ricavato, lui non acconsente e i due cercano di farlo ubriacare per rubarlo. La mattina successiva, Calandrino si sveglia, e, non trovando il maiale, esce di casa a lamentare il furto. Bruno e Buffalmacco fingono di non credergli. Alla fine, i due amici fingono di credere a Calandrino e aggiungono che, per trovare il ladro, bisognava organizzare una bella cena per tutto il paese e fare un incantesimo sul cibo. Bruno, pertanto, va in città a prendere il necessario per la cena con i soldi di Calandrino e, oltre alle polpette normali, si fa confezionare due polpette "speciali", amarissime. A Calandrino danno le due polpette "speciali", che lui sputa immediatamente perché gli sembravano più amare del fiele e si accusa automaticamente del furto. SI arrabbiano con Calandrino, perché lui aveva tentato di ingannarli vendendo il maiale senza dir loro nulla, così lo ricattano: si fanno dare due capponi in cambio del loro silenzio con la moglie. 9 - VIII (novella di Maestro Simone) Riassunto= Simone è un maestro che ha studiato a Bologna e tornato a Firenze va a vivere vicino a due pittori Bruno e Buffalmacco. Simone è subito attratto dallo stile di vita libero che conducono i due pittori. Così, incuriosito, li conosce meglio invitandoli a cena. Una sera Bruno gli fa credere che il loro stile di vita è dovuto al fatto che frequentano un gruppo di persone le quali si davano al piacere e al divertimento. Il maestro rapito dalla fantasia di questi racconti decide di entrare a far parte del gruppo. I due gli tirano uno scherzo e lo fanno cadere in una fossa. Il povero maestro se ne tornò a casa sconsolato e fu accusato dai due di non essere riuscito a far parte del gruppo rovinando la loro reputazione. Temi= ● importante per le successive novelle di beffa - "fiorentini che si inventano beffe" ● Beffa giocata ai danni di un laureato, dottore in medicina, proveniente da Bologna ● Argomento della beffa del saccente→ argomento che verrà molto portato avanti
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