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Il disagio della modernità di Charles Taylor, Schemi e mappe concettuali di Sociologia

Individualismo, eclisse dei fini, perdita della libertà politica: le tre principali cause del disagio della modernità nell'analisi di un protagonista del dibattito filosofico contemporaneo.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 16/05/2018

MichelaManica
MichelaManica 🇮🇹

4.3

(22)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il disagio della modernità di Charles Taylor e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia solo su Docsity! IL DISAGIO DELLA MODERNITÀ CHARLES TAYLOR 1. TRE DISAGI DISAGI DELLA MODERNITA’: quei tratti della nostra cultura e società contemporanee che gli uomini sperimentano come una perdita o un declino, anche se la nostra civiltà si sviluppa. Qualvolta si ha l’impressione che un qualche declino importante si sia verificato negli ultimi anni e talvolta la perdita è percepita su un periodo storico molto più lungo. Questa grande familiarità con il declino nasconda uno SMARRIMENTO che noi non comprendiamo davvero i mutamenti che ci preoccupano, e che le discussioni correnti su di essi di fatto li fraintendono. I mutamenti che definiscono la modernità sono assai sconcertanti. INDIVIDUALISMO Conseguenze: perdita di senso, con il venir meno degli orizzonti morali. Designa anche quella che molti considerano la più bella conquista dell’umanità. Viviamo in un mondo in cui gli uomini hanno il diritto di scegliere da sé il proprio modo di vita, di decidere in piena libertà. E in genere questi diritti sono difesi dai nostri sistemi giuridici. Sono pochissimi coloro che vogliono tornare indietro rinunciando a questa conquista. In passato gli uomini usavano vedersi come parte di un ordine più ampio; questo rifletteva un ordinamento gerarchico dell’universo nella società umana. Gli uomini si trovavano spesso confinati in un dato luogo, in un dato ruolo e in una condizione da cui era impossibile allontanarsi. Il discredito di questo ordinamenti portò alla libertà moderna, questo discredito viene chiamato DISINCATAMENTO DEL MONDO. È stata ripetutamente espressa la preoccupazione che insieme con gli orizzonti di azione sociali e cosmici, l’individuo abbia perso qualcosa di importante. Gli uomini non hanno più il senso di uno scopo superiore, di qualcosa per cui valga la pena morire --- soffriamo di una mancanza di passione. Il lato oscuro dell’individualismo è il suo incentrarsi sull’Io che impoverisce il significato delle nostre vite e le allontana dall’interesse per gli altri e per la società. Recentemente questa preoccupazione è riemersa in rapporto con i frutti della società permissiva, con la me generation e con il dominio del narcisismo. PRIMA DELLA RAGIONE STRUMENTALE Conseguenze: eclissi dei fini di fronte al dilagare della ragione. Con ragione strumentale si intende il tipo di razionalità cui ci rifacciamo quando calcoliamo l’applicazione più economica ei mezzi disponibili a un fine dato. La sua misura del successo è il massimo di efficienza. Una volta che la società non ha più una struttura sacra, gli assetti sociali sono del primo che allunga la mano per impossessarsene. Il metro è quello della ragione strumentale. Per un verso è stato un cambiamento liberatore. Ma c’è anche la diffusa sensazione che la ragione strumentale minacci d’impadronirsi delle nostre vite. Il timore è che le cose vengano scelte con criteri di efficienza e analisi costi-benefici, che il fine sia la massimizzazione della produzione. Risultato? Misurare la vita umana in dollari. Il primato della ragione strumentale è evidente anche nel prestigio che circonda la tecnologia. Si ritiene che il posto dominante della tecnologia abbia contribuito a quel restringimento e appiattimento delle nostre vite; si è parlato di perdita di risonanza, di ricchezza del nostro ambiente umano. È evidente che meccanismi potenti della vita sociale premono in questa direzione (per esempio, un burocrate può essere costretto a prendere una decisione che sia contraria all’umanità e al buon senso). Weber ha chiamato questa situazione la GABBIA DI FERRO: di fronte a tali forze siamo completamente impotenti. Il cambiamento dovrà coinvolgere le istituzioni, anche se non potrà avere quel carattere globale che i grandi teorici della rivoluzione auspicavano. LIVELLO POLITICO Conseguenze: perdita Una conseguenza è che le istituzioni e le strutture della società industrial-tecnologica limitano pesantemente le nostre scelte. Società strutturata intono alla ragione strumentale e impone una grave perdita di libertà agli individui e al gruppo. Anche per uno stile di vita individuale è difficile andare controcorrente. della libertà Una società in cui gli esseri umani si riducono nella condizione di individui richiusi è una società in cui pochi vorranno partecipare attivamente all’autogoverno. Ciò fa emergere una forma di nuovo dispotismo, chiamato da Tocqueville DISPOTISMO MORBIDO governo sarà mite e paternalistico, conserverà la democrazia, ma ogni cosa sarà governata da un potere immenso e tutelare. L’unica difesa è una vigorosa cultura politica che attribuisca un alto valore alla partecipazione alla struttura di governo e alle associazioni volontarie. Quando la partecipazione declina, il cittadino è lasciato di fronte allo stato burocratico ed è demotivato. Se questa alienazione della sfera pubblica sta avvenendo realmente, allora ci che rischiamo di perdere è il controllo politico sul nostro destino, ossia una facoltà che potremmo esercitare in comune in quanto cittadini. Viene minacciata la nostra dignità in quanto cittadini, la perdita della libertà significherebbe che persino le scelte residue non sarebbero compiute da noi ma da un potere tutelare irresponsabile. Sono questi i tre disagi concernenti la modernità. Quanti sono immersi nella cultura del narcisismo ritengono che gli obiettori anelino a un’epoca passata più oppressiva. La modernità ha obiettivo ma anche i suoi lodatori. Ne segue che la natura delle scelte morali da compiere risulta spesso oscurata. Io intendo sostenere che tanto i lodatori quanto i detrattori hanno ragione, ma in maniera cui non può render giustizia un semplice compromesso tra vantaggi e costi. La questione non è quanto alto sia il prezzo da pagare per i frutti positivi, ma piuttosto come pilotare questi sviluppi verso le loro più promettenti potenzialità e come evitare di scivolare nelle forme degradate. 2. IL DIBATTITO INARTICOLATO Libro di orientamento: La chiusura della mente americana di Allan Bloom. Il libro assumeva una posizione se veramente critica nei confronti dell'odierna gioventù istruita. Ognuno ha i suoi valori di cui è impossibile discutere, non si devono Contestare i valori altrui. I tuoi valori sono affar tuo, sono una tua scelta di vita e vanno rispettati, il relativismo trovava in parte il suo fondamento in un principio di rispetto reciproco. Il relativismo era in effetti il corollario di una forma di individualismo, ciascuno ha il diritto di sviluppare la sua propria forma di vita fondata sulla sua propria percezione di ciò che è realmente importante. Gli esseri umani sono chiamati ad essere fedeli a sé stessi e a ricercare la propria autorealizzazione. Ciascuno deve in ultima analisi deciderlo da sé. È una posizione oggi abbastanza comune, chiamare l'individualismo dell'autorealizzazione È molto diffuso nel nostro tempo ed è stato individuato discussione altri libri. Ma è sempre riscontrabile un tono preoccupante in questi libri. Questo individualismo comporta la messa al centro dell'io e una concomitante esclusione delle più vaste questioni o preoccupazioni che lo trascendono. Di conseguenza la vita si restringe e si appiattisce. Questi autori sono preoccupati dalle conseguenze politiche, potenzialmente terribili, di questo mutamento nella sfera della cultura. Mi sembra vero che la cultura dell'autorealizzazione abbia condotto molti a perdere di vista le questioni che li trascendono in quanto individui. Tutto ciò che può produrre Addirittura una sorta di assurdità come mostrano i nuovi conformismi che emergono tra persone che lottano per essere sé stessi, oppure le nuove forme di dipendenza che si sviluppano quando individui mascherati della loro identità Si rivolgono a sedicenti esperti e guide di ogni specie. Bloom non sembra di conoscere ch'è qui all'opera una potente ideale morale. L'ideale morale che sta dietro l'autorealizzazione è quello della fedeltà a sé stessi. IDEALE MORALE: il quadro di quello che sarebbe un sistema di vita migliore o più elevato, dove migliore e più elevato Non sono definiti in termini di ciò che desideriamo ma offrono un modello di ciò che dovremmo desiderare. Ciò che abbiamo bisogno di capire questo riguardo è la forza morale che sta dietro nozioni come l'autorealizzazione. Il lassismo morale non manca, ma ciò che ci occorre spiegare è ciò che è peculiare della nostra epoca. Il punto non è soltanto che gli esseri umani sacrificano i loro rapporti d'amore per inseguire le loro carriere, Il punto è che oggi molti si sentono chiamati a fare questo, sentono che devono comportarsi così altrimenti le loro vite sarebbero sprecate. Quel che va dunque per tutto e questa critica e la forza morale dell'idea dell'autenticità. Il fatto che l'adozione dell'autenticità assuma la forma del relativismo morbido significa che la difesa vigorosa di qualsivoglia ideale morale è in certo senso fuorigioco. Ciò perché un ideale morale implica che talune forme di vita siano realmente superiori ad altre mentre la cultura della tolleranza in materia di autorealizzazione individuale rifugio 2 modalità che optano per l'autorealizzazione senza riguardo per le esigenze dei nostri legami con gli altri o le esigenze di qualunque specie provenienti da un qualcosa che sia altro si negano da sé. Ci occorre uno sfondo costituito da una certa idea di ciò che è significativo, definire me stesso equivale a trovare ciò che è significativo nel mio essere diverso dagli altri. Si capisce subito che il secondo tipo di priorità è umanamente significativo mentre il primo non lo è, ovvero non lo è senza speciali qualificazioni. Per la cultura dell'autenticità tende a scivolare nel relativismo morbido e ciò rafforza l'idea che le cose abbiano importanza non di per sè ma perché gli uomini ritengono che la abbiano. Le cose assumono importanza contro uno sfondo di intelligibilità. Ne segue che una delle cose che non possiamo fare, che vogliamo definire noi stessi in maniera significativa, è sopprimere o negare gli orizzonti contro i quali le cose assumono un significato per noi. Non insistere sulla legittimità delle scelte tra 7 opzioni, accade spesso che proviamo le opzioni del loro significato. È chiaro che una retorica della differenza, della diversità e persino del multiculturalismo occupa un posto centrale nell'odierna cultura dell'autenticità. Tutte le opzioni hanno identico valore perché sono scelto liberamente dalla scelta che conferisce valore. Ma tutto ciò è un orizzonte di significati in forza del quale alcune cose sono più ed altre meno importanti, ed altre ancora non lo sono affatto. A nessuno verrebbe mai in mente di pronunciare giudizi che discriminano tra queste preferenze ma ciò si deve al fatto che non sono tutte ugualmente rilevanti, esse dipendono davvero da una faccenda di sensazioni. Affermata in questo modo la differenza diventa insignificante. La lezione generale che l'autenticità non può essere difesa in maniera che distruggono gli orizzonti di valore. Persino la sensazione che la mia vita debba il suo significato al fatto di essere stata scelta dipende dall'idea che indipendentemente dalla mia volontà c'è qualcosa di nobile, di coraggioso e quindi di importante nel plasmare la propria vita. Cioè un’immagine della condizione in cui si trovano gli esseri umani, sposti tra l'opzione di autocreazione è più facile maniere di cavarsela, di muoversi con la corrente di seguire. Non potrei rivendicare una vita autoscelta e sfoderare l'intero vocabolario di Nietzsche dell'auto creazione per il solo fatto che a pranzo scelgo bistecca e patatine fritte anziché una puotine. Quali questioni siano rilevanti non sono io che decido, se così fosse nessuna questione sarebbe rilevante. Ma allora l'ideale stesso dell'auto scelta in quanto ideale morale sarebbe impossibile. L'ideale dell'auto scelta presuppone dunque l'esistenza di altre questioni rilevanti al di là delle auto scelta. L'ideale ha bisogno di un orizzonte di questioni rilevanti, le quali contribuiscono a definire i profili sotto i quali l'auto creazione è significativa. L'uomo che cerca un peso nella vita tentando di dire sé stesse in una maniera significativa deve necessariamente muoversi entro un orizzonte di questioni importanti. Da ciò deriva che quelle modalità della cultura contemporanea che si concentrano sull'autorealizzazione in opposizione alle richieste della società, che includono la storia e vincolo della solidarietà. Nella misura in cui gli uomini cercano qui un ideale morale, questo insegnamento è controproducente. In altre parole, io posso definire la mia identità soltanto sullo sfondo di cose che hanno un'importanza punto e accantonare la storia, la natura, la società, le esigenze della solidarietà, insomma ogni cosa tranne ciò che trovo in me stesso, significherebbe eliminare tutti i candidati a una qualunque importanza. L'autenticità non è il nemico delle istanze che provengono dall'esterno del l'io, essa anzi le presuppone. 5.IL BISOGNO DI RICONOSCIMENTO Un'altra delle critiche Generali correntemente rivolte all'odierna cultura dell'autenticità è che incoraggia un'accezione puramente personale dell'autorealizzazione con la conseguenza che le comunità di cui simbolo è partecipe sono ridotti al rango di Meri strumenti. Rende sempre più marginale la cittadinanza politica con il suo senso del dovere di un obbligo di fedeltà nei confronti della società politica, Inoltre alimenta una concezione dei rapporti interpersonali in cui questi sono messi al servizio dell'appagamento individuale. I legami incondizionati hanno scarso senso. È importante è capire che l'ideale dell'autenticità incorpora certo nozione di società o quantomeno di come gli esseri umani dovrebbero vivere insieme. L'autenticità è un aspetto dell'individualismo moderno ed è un tratto comune tutte le forme di individualismo che esse non si limitano insistere sulla libertà dell'individuo. È ovvio che all'individualismo dell'anno mia e della distruzione non ti accompagni nessuna Etica sociale, ma l'individualismo in quanto principio ideale morale non può non offrire una certa concezione di come l'individuo debba vivere con gli altri. Due modalità di esistenza sociale presentano un nesso incontestabile con l'odierna cultura dell'autorealizzazione: 1. La prima è basata sulla nozione di un diritto universale due punti ognuno deve avere il diritto e la possibilità di essere sé stesso. È questa l'idea alla base relativismo morbido in quanto principio morale, nessuno ha il diritto di criticare i valori altrui e cioè delle persone di questa cultura inclini a favorire una concezione proceduralistica della giustizia. 2. Questa cultura mette una grande importanza e rapporti appartenenti alla sfera intima specialmente ai rapporti d'amore. In essi scorge luoghi fondamentali della autoesplorazione dell'auto scoperta. Questa concezione rispecchia Una tendenza secondo la quale il Centro di gravità di Una vita degna di essere vissuta Non sta in una scuola superiore ma in quella che mi piace chiamare la vita ordinaria, ossia la vita della produzione della famiglia, del lavoro dell'amore. Ma rispecchia anche qualcos'altro, cioè la convinzione che la nostra identità ha bisogno di riconoscimento degli altri. È possibile distinguere due mutamenti principali. Il primo è la dissoluzione della gerarchia sociale che costituivano un tempo la base dell'onore. A fronte di questa nozione di onore abbiamo la moderna non significa che è ora impiegata in un'accezione universalistica ed egualitaria. La premessa qui in gioco che ognuno ne partecipa, questo concetto è l'unico compatibile con una società democratica. Ma adesso si ricava altresì l'essenzialità per la cultura democratica, dell'uguaglianza nelle forme del riconoscimento. La democrazia introdotta una politica del riconoscimento uguale che ha assunto nel corso degli anni forme diverse. Ma l'importanza del riconoscimento è stata modificata è accentuato dalla maniera di intendere l'identità che ha accompagnato la formazione dell'ideale dell'autenticità. L'avvento di una società democratica mina in maniera decisiva a questa identificazione socialmente derivata che è l'ideale dell'autenticità. Non esiste una generazione dall'interno Intesa in senso logico, il mio scoprire la mia identità non significa che io la elaboro in completo isolamento, ma che la negozio attraverso il dialogo con gli altri. La mia identità personale dipende in maniera essenziale dai miei rapporti dialogici con gli altri. Una forma di dipendenza c'è sempre stata, identità socialmente derivata dipendeva per la sua stessa natura della società. Il riconoscimento sociale era insito nelle identità socialmente derivata in forza del fatto che questa poggiava su categorie sociali che tutti davano per scontate. La cosa da notare a proposito dell'identità derivato dall'interno, personale, è che non gode più di questo riconoscimento, di riconquistarlo attraverso lo scambio e il tentativo può fallire. In una forma o nell'altra, l'importanza del riconoscimento è universalmente ammessa, su un piano intimo siamo tutti ben consapevoli di come l'identità possa formarsi nel contatto con gli altri significativi, mentre sul piano sociale continua la politica del riconoscimento è uguale. LIVELLO INTIMO: non sorprende che nella cultura dell'autenticità e rapporti interpersonali siano visti come i luoghi chiave dell'auto scoperta dell'auto conferma. I rapporti d'amore sono essenziali perché sono i crogioli definisca generato dall'interno. LIVELLO SOCIALE: l'idea che l'identità si formano nel dialogo aperto ha reso ancora più fondamentale la politica del riconoscimento eguale. Il suo rifiuto può danneggiare coloro che se la vedono negare, proiettare su un altro un’immagine inferiore o avvilente può avere un serio aspetto distorsione e di oppressione. Alla luce di questa evoluzione del concetto di riconoscimento, possiamo capire perché la cultura dell'autenticità ti aggiunta privilegiare le sue maniere di vivere insieme: 1. Nel livello sociale, il principio essenziale è quello dell'equità che esige che le opportunità di sviluppare la propria identità siano uguali per tutti. 2. Nella sfera intima, il rapporto d'amore ha un'importanza fondamentale nella formazione dell'identità. La questione è: un modo di vita che mette al centro l’io, nel senso che comporta il trattare le nostre associazioni come meramente strumentali, essere giustificato? LIVELLO SOCIALE: SI Tutto ciò che il riconoscimento della differenza sembra richiedere è che accettiamo un qualche principio di giustizia procedurale. Qualunque società politica basata su una nozione forte del bene comune finirà perciò stesso col privilegiare la vita di una parte dei suoi membri a scapito degli altri, e quindi collegare il riconoscimento è uguale. Le cose sono più complesse. Dobbiamo domandarci che cosa comporta un effettivo riconoscimento della differenza, Esso significa riconoscere le quali valori di maniere di essere diverse. La mera differenza non può di per sé essere il fondamento del uguale valore. Per poter convergere in un mutuo riconoscimento della differenza occorre che condividiamo qualcosa di più della credenza in questo principio, dobbiamo condividere certi standard di valore. Deve esserci una qualche intesa sul merito dei valori o altrimenti il principio formale dell'uguaglianza sarà inconsistente. Il riconoscimento della differenza, come l'auto scelta, io di geometria significati in questo caso l'orizzonte condiviso. È importante sviluppare coltivare tra di noi le convergenze sul terreno dei valori e che una delle maniere cruciali di fare questo consiste nel condividere una vita politica participatoria. RAPPORTI PERSONALI: NO 6 Se gli intensi rapporti di autoesplorazione sono destinati a svolgere un ruolo nella formazione dell'identità, non possono essere in linea di principio provvisori e non possono essere strumentali. È un fatto che l'identità muta ma non noi la forniamo in quanto identità di una persona che ha vissuto una parte della sua vita. I rapporti che formano la mia identità non possono essere visti come qualcosa di cui è possibile fare a meno. Alla luce dell'ideale dell'autenticità, sembrerebbe che la avere rapporti meramente strumentale significa dire in maniera controproducente. 6.LO SLITTAMENTO NEL SOGGETTIVISMO La cultura del narcisismo, cioè la diffusione di una mentalità che fa dell'autorealizzazione il principale valore della vita, sembra riconoscere assai pochi imperativi morali esterni. Dobbiamo vedere questa cultura come tale che rispecchia in parte un'aspirazione etica e l'ideale dell'autenticità, ma appaiono piuttosto come modalità devianti e banalizzate. Questo contrasta con altre due correnti: 1. Come si animata da un ideale di autorealizzazione ma un ideale altrettanto egocentrico delle pratiche che da esso derivano. Presuppone che esseri umani quali propongono una forma di autorealizzazione nettamente egocentrica siano totalmente impermeabili alle considerazioni svolte prima. Le loro aspirazioni non hanno nulla a che fare con l'ideale dell'autenticità. Qualunque sia la natura degli ideali contemporanei, ci si attiene a una concezione soggettivistica delle convinzioni morali e come mai le proiezioni che la ragione non può modificare. 2. Come semplice espressione di un’autoindulgenza ed egoismo, non nutrita da nessun ideale. Dipingono la cultura del narcisismo come perfettamente in pace con se stessa, perché qualunque lettura se ne voglia dare è in teoria esattamente ciò che è in pratica. Queste due concezioni tendono a sfumare l'una nell'altra e a diventare una cosa sola. La mia concezione la mostra invece piena di tensioni. La cultura del narcisismo vive un ideale che sistematicamente tradisce, perché la cultura del narcisismo non si mantiene all'altezza del suo ideale? La molla che spinge ad adottare forme più egocentrica è abbastanza chiara, i nostri legami con gli altri possono facilmente entrare in conflitto con il nostro sviluppo personale. Le esigenze di una carriera possono risultare incompatibili con gli obblighi verso la nostra famiglia. La vita può sembrare più facile se uno riesce a trascurare questi vincoli esterni. Ma conflitti morali di questo tipo sono verosimilmente sempre esistiti, spiegato è la disinvoltura con cui questi vincoli esterni possono ora venir liquidati Ho delle fitte ma ti. Mentre probabilmente i nostri antenati erano tormentati dall’esplicita sensazioni di stare facendo qualcosa di male, molti contemporanei sembrano perseguire risolutamente il proprio sviluppo personale senza il minimo turbamento. Parte della spiegazione sta nella sfera sociale. È però chiaro che il mutamento sociale avuto molto a che fare con la forma della cultura moderna, certe maniere di pensare di sentire facilitano magari a loro volta il mutamento sociale. Le idee individualistiche si svilupparono soprattutto negli europei colti nel corso dei 600. Sembrano aver facilitato la crescita di nuove forme politiche che facevano un posto più grande al mercato e all'iniziativa imprenditoriale. Ma una volta che queste forme si sono insediate, allora questo individualismo ne viene gradatamente rafforzato perché era radicato nella pratica quotidiana. Questo è arrivato ad apparire l'unico orizzonte concepibile. Le forme egocentriche sono devianti sotto due profili, tendono alla realizzazione dell'individuo rendendo i suoi legami puramente strumentali, inoltre spingono verso un atomismo sociale. Tendono a vedere la realizzazione esclusivamente in termini dell'Io, trascendendo i nostri desideri aspirazioni personali. In altre parole alimentano un antropocentrismo radicale. Entrambe queste posizioni mettono radici nelle società industriali moderne, fin dalla sua nascita questo tipo di società ha significato mobilità. La mobilità ci viene in certo senso in posta, e vecchi legami vengono spezzati e la vita nelle città si trasforma. Per la sua stessa natura ciò implica una grande crescita dei contatti personali e casuali che costituiscono la più intense relazioni faccia a faccia di tempi passati. Tutto questo non può non generare una cultura in cui la mentalità dell'atomismo sociale mette radici sempre più profonde. La nostra società tecnocratica e burocratica attribuisce la ragione strumentale l'importante è sempre più grande. Il dominio della ragione strumentale è invero evidente per il numero di segni in una varietà di aspetti del movimento che si ispira l'idea di potenziale umano. Esistono anche ragioni interne all'ideale dell'autenticità che facilitano lo slittamento, ce ne sono stati principalmente due: 1. Lo slittamento verso modalità egocentriche dell'ideale dell'autorealizzazione nella cultura popolare. 2. Movimento che riguarda l'alta cultura e che portano a sorte di nichilismo a una negazione di tutti gli orizzonti di significato di cui la figura principale Alice ma le radici delle forme novecentesche vanno ricercate in Questioni riguardo alle quali accettavamo tranquillamente i dettami dell’autorità, dobbiamo ora scioglierle per conto nostro. La libertà e l’autonomia moderne si incentrano su noi stessi e l’ideale dell’autenticità esige che noi scopriamo e articoliamo la nostra propria identità. Due aspetti: • La maniera • La materia o il contenuto dell’azione Il discorso svolto fin qui suggerisce anzi che noi troveremo un appagamento genuino soltanto in qualcosa di questo genere, che ha un significato indipendentemente da noi o dai nostri desideri. Confondere queste due specie di autoreferenzialità è disastroso. L’autoreferenzialità della maniera è nella nostra cultura ineluttabile. Lo sviluppo dell’arte moderna ci offre un buon esempio. Il mutamento di cui parliamo, risale alla fine del Settecento ed è collegato al passaggio da un’idea dell’arte come mimesis a una concezione che insiste sulla creazione. Per lungo tempo la pittura poté avvalersi dei temi, universalmente compresi della storia divina e umana: eventi e personaggi per così dire intrinsecamente pregni di significato. Ma ormai da un paio di secoli viviamo in un mondo in cui questi punti di riferimento non reggono più. Oggi nessuno crede nella dottrina delle corrispondenze. Trasformazione: mentre in passato poteva contare su certi ordini di significato pubblicamente disponibili, ora il linguaggio poetico deve necessariamente essere un linguaggio dalla sensibilità articolata. Fino alla fine del Settecento, esisteva un’omogeneità intellettuale sufficiente perché venissero condisi certi presupposti. In vario grado gli uomini accettavano l’interpretazione cristiana della storia, il carattere sacramentale della natura. Erano tutte sintassi cosmiche di pubblico dominio. Nell’Ottocento, queste immagini del mondo erano ormai scomparse. Il passaggio da una concezione mimetica a una concezione creativa della poesia non è semplicemente un capitale fenomeno filosofico. I poeti romantici e i loro successori debbono articolare una visione originale del cosmo. Si tratta di un mutamento qualitativo nei linguaggi artistici. Questo linguaggio è a sua volta radicato nella sensibilità personale del poeta e compreso soltanto da coloro la cui sensibilità risuona come quella del poeta. Quello di cui stiamo parlando è uno spazio pubblicamente disponibile, cui tutti ci appoggiamo e su cui tutti facciamo assegnamento quando comunichiamo. Nell’arte post-romantica ha avuto luogo un importante processo di soggettivizzazione. Ma si tratta chiaramente di una soggettivizzazione della maniera, concernente il come il poeta accede a quel qualcosa, qualunque cosa sia che addita alla nostra attenzione. Non ne segue minimamente che debba esserci una soggettivizzazione della materia. Materia e maniera sono facili da confondere, per la semplice ragione che la poesia moderna non può essere l’esplorazione di un ordine soggettivo nel senso classico di un campo di riferimenti pubblicamente accessibile. Il declino dell’ordine classico non lascia altro da celebrare che l’io e i suoi poteri. Moltissima arte moderna si volge risolutamente alla celebrazione delle facoltà e dei sentimenti dell’uomo. Se vogliamo comprendere l’arte moderna è dunque necessario distinguere le due specie di soggettivizzazione. Tale distinzione ha un grande rilievo nella lotta culturale, perché alcune delle questioni più importanti del nostro tempo esigono di essere indagate in questi linguaggi di risonanza personale. Lecito giudicare la cosa urgente. Se ritrovassimo la capacità di ascoltare le richieste che il nostro ambiente e la natura incontaminata ci rivolgono, ciò contribuirebbe grandemente ad allontanare la minaccia del disastro ecologico. La moderazione è necessaria al benessere dell’uomo, ma non è tutto. Né coglie la piena misura delle nostre intuizioni in questa materia, le quali ci portano spesso ad avvertire che la natura e il nostro mondo ci chiedono qualcosa. Ma non possiamo indagare efficacemente queste intuizioni senza l’aiuto che i nostri linguaggi di risonanza personale sono in grado di darci. La prospettiva del dibattito polarizzato tra lodatori e detrattori, tra ottimisti e pessimisti culturali, può essere rovinosa quando si tratta d’impegnarsi nella concreta battaglia per realizzare le più alte potenzialità della nostra cultura moderna. Se l’autenticità significa essere fedeli a noi stessi, allora forse possiamo realizzarla compiutamente soltanto se riconosciamo che questo sentimento ci congiunge a una totalità più ampia. Occorre compensare la perdita di un senso di appartenenza operante attraverso un ordine pubblicamente definito mediante il senso di un legame. 9.UNA GABBIA DI FERRO? Per quanto riguarda l'autenticità, occorre evitare le due posizioni semplici, estreme dei lodatori e dei detrattori. La condanna totale dell'etica dell'autorealizzazione un grave errore. Un pessimismo culturale sistematico e altrettanto forviante di un ottimismo culturale globale. Ci troviamo di fronte a una lotta ininterrotta per realizzare forme di autenticità più alte e compiute. 10 Qualcosa di analogo vale per la ragione strumentale, esistono posizioni estreme. C'è chi guarda al lato della civiltà tecnologica in termini di pura e semplice declino, abbiamo perso il contatto con noi stessi e il nostro essere naturale. A partire dal periodo romantico questa esplorazione del disincantamento del mondo è stata articolata innumerevoli volte ed essa è oggi presente nella nostra cultura in molte forme. E anche uno dei grandi temi di una delle correnti del Movimento femminista, dove l'atteggiamento di dominio riguarda alla natura sia maschile che la società patriarcale. Coloro che la pensano a questo modo si contrappongono frontalmente ai Puri e semplici lodatori della tecnologia convinti che esiste un rimedio per tutti i nostri problemi umani. Possiamo vedere un altro dibattito polarizzato, ma c'è una differenza, gli schieramenti non sono gli stessi. I detrattori dell'autenticità si situano spesso a destra quelli della tecnologia a sinistra. Una parte di coloro che guardano con occhio critico all'etica dell'autorealizzazione sono grandi sostenitori dello sviluppo tecnologico, mentre quanti sono profondamente immersi nell'odierna cultura dell'autenticità sono in molti a condividere le idee in materia di società patriarcale e stili di vita indigeni. Questo intersecarsi degli schieramenti arriva a produrre contraddizioni sconcertanti. Questi due dibattiti polarizzati sono entrambi male impostati. FONTI MORALI: un loro recupero ci permetterebbe forse di ritrovare un certo equilibrio; un equilibrio in cui la tecnologia occuperebbe nella nostra vita un posto diverso da quello di una testarda, non ragionata coazione. La lotta è intralciata perché le fonti morali sono invisibili. I detrattori hanno le loro colpe perché le loro implacabile descrizione della società tecnologica in termini di dominio lascia completamente fuori queste altre fonti. I lodatori tendono ad abbracciare così completamente la posizione atomistica e strumentalistica. Contro di loro, dobbiamo compiere un’opera di ripristino che permetta lo svolgimento nella nostra cultura e nella nostra società di una lotta fruttuosa. Il dominio della ragione strumentale non dipende soltanto dalla forza di un certo orizzonte morale. Noi ci troviamo praticamente costretti ad accordarle un ampio posto nella nostra vita. Per esempio, in una società tecnologica vasta e complessa, gli affari comuni non possono non essere gestiti in una certa misura secondo i principi della razionalità burocratica. Siamo costretti ad agire, almeno in parte, in conformità alle esigenze della razionalità moderna. La razionalità strumentale sembra essere in grado di imporci le sue esigenze in tutto quello che facciamo. Dobbiamo sostenere che, una volta instauratasi una società come la nostra, l’orizzonte atomistico-strumentale diviene qualcosa d’ineluttabile. Il presupposto è cioè che siamo qui di fronte a una scelta reale, anche se tendiamo a non vedere le opzioni. Se invece è proprio vero che la società tecnologica moderna ci tiene prigionieri in una gabbia di ferro, allora è tutto fiato sprecato. È questa la terza grande sfida all’intera impostazione del mio discorso. Io penso che l’immagine della gabbia di ferro, la società moderna tende effettivamente a spingerci nella direzione dell’atomismo e dello strumentalismo. La concezione della società tecnologica come una sorta di destino immutabile non stia in piedi. Essa semplifica troppo, innanzitutto il nesso tra la civiltà tecnologica e queste norme è bilaterale. Gli orientamenti atomistici e strumentalistici avevano cominciato a diffondersi prima della rivoluzione industriale. È possibile che una trasformazione filosofica fosse indispensabile perché la nostra società tecnologica potesse nascere. Ma anch’essa ci sembra una gigantesca semplificazione. Gli esseri umani e le loro società sono molto più complessi di quanto una singola teoria possa spiegare. Un pubblico frammentato, diviso nelle sue preoccupazioni è invero alla mercé di quello che appare essere un destino ineluttabile e che spinge verso il dominio della ragione strumentale. Ciascun piccolo frammento e magari profondamente interessato a un qualche pezzetto del cliente minaccia di distruzione e di degradazione il nome dello sviluppo. Il caso sembra disperato. I mulini della politica democratica finiscono fatalmente con ridurre in polvere queste piccole isole di resistenza. Rimangono naturalmente le battaglie tra i gruppi locali e l’insieme del pubblico. Tutti vedono la necessità di una discarica, ma nessuno la vuole nelle vicinanze di casa sua. Alcune battaglie locali si vedono in una nuova luce, a formulare in una maniera differente. Quando prende forma una coscienza comune, le cose cambiano. Ciò significa che arrivare a comprendere le fonti morali della nostra civiltà può fare una differenza, perché può contribuire alla formazione di un nuovo orientamento comune. Qualcosa di analogo è vero nel caso della razionalità strumentale. IDEALE DELLA LIBERTA’: noi siamo liberi quando possiamo ricreare le condizioni della nostra esistenza, quando possiamo dominare le cose che ci dominano. Questo ideale contribuisce ad accentuare ulteriormente l’importanza attribuite al controllo tecnologico sul nostro mondo. Esso contribuisce a sussumere la ragione strumentale entro un progetto di dominio. La ragione strumentale è cresciuta di pari passo con un modello del soggetto umano come libero da ogni vincolo, che ha una grande presa sulla nostra immaginazione. Esso offre l’immagine ideale di un pensiero umano che si è emancipato dal caotico intreccio con la nostra costituzione corporea, con le nostre emozioni e con le nostre tradizionali forme di vita. Nella nostra cultura, questa è una delle forme più prestigiose della razione, esemplificata dal pensiero matematico o da altri tipi di calcolo formale. Tra i primi portavoce di questo tipo di razione disincarnata, Descartes era il più famoso. Descartes cerca di postulare che noi siamo essenzialmente ragione disincarnata, Noi siamo puro spirito distinto dal corpo e la nostra maniera ordinaria di vedere noi stessi costituisce un deplorevole pasticcio. L'ideale sembra guadagnare forza e autorità quando Supponiamo che rappresenta il nostro reale modo d'essere. Nella nostra cultura è dunque per noi facile pensare a noi stessi essenzialmente in termini di ragione disincarnata. Questo spiega come mai tante persone trovino perfettamente ragionevole concepire il pensiero umano sul modello del computer digitale. Moltissime cose giocano dunque favore dell'atomismo e dello strumentalismo. È chiaro che parte di quel che gioca a favore della ragione strumentale coincide con ciò che ci mette in grado di controllare il nostro ambiente. Il dominio ci attrae, qui il dominio della natura non è tutto. Altri due importanti contesti morali da cui è nata l'esistenza sulla ragione strumentale vanno menzionati: 1. Essa si lega con una percezione di noi stessi come potenzialmente ragione disincarnata. Questa ha il suo fondamento in un ideale morale, quello di un pensiero che risponde a sé medesimo è che si controlla da sé. 2. Un'altra componente morale entrata nel quadro. L'affermazione della vita ordinaria, cioè il senso che la vita della produzione e della riproduzione, del lavoro della famiglia e ciò che conta per noi. Siamo oggi giunti ad accettare una solidarietà universale, e la accettiamo sulla via di un atteggiamento di intervento attivo nella natura. Ci rifiutiamo di accettare che degli esseri umani rimangano le vittime potenziali di un uragano e carestie. Questa benevolenza insieme pratica è universale assegna un posto cruciale la ragione strumentale. La ragione strumentale giunge dunque a noi insieme con un retroterra morale, fin troppo spesso sembra servire gli scopi di un maggior controllo della padronanza tecnologica. Il recupero del suo più ricco retroterra morale può giovare. L'implicazione di questo recupero sono essenzialmente le stesse che nel caso dell’autenticità, dobbiamo congiungere due ordini di considerazioni: 1. Sugli aspetti della vita umana che forzatamente condizionano la realizzazione degli ideali 2. Possiamo determinare in che cosa concretamente si tradurrebbe questa realizzazione. Quello che cerchiamo in cui è una maniera alternativa di intendere la tecnologia. Dobbiamo arrivare a inserirla nel quadro morale di un'etica della benevolenza pratica che è poi una delle fonti dell'importanza centrale che la ragione strumentale acquisito per noi. Questa benevolenza viene effettuata entro la cornice di una giusta comprensione dell'agente umano. La tecnologia al servizio di un'etica della benevolenza rivolta a persone reali in carne e ossa, bisogna vivere la ragione strumentale entro questo orizzonte e significherebbe vivere la nostra tecnologia in una maniera molto diversa. Niente dice che dobbiamo vivere la nostra tecnologia in questo modo, le altre modalità sono aperte. La prospettiva cui ci troviamo di fronte qui è quella di una lotta in cui si scontrano queste diverse configurazioni. Nel caso dell'autenticità, la contesa era tra modalità di autorealizzazione più chiatte più fine e qui battaglia non Luna contro l'altra configurazione differenza della tecnologia. Io propongo di intenderla come aperta la contestazione, come il luogo di una lotta che probabilmente non troverà mai la sua conclusione. Ancora una volta la polarizzazione del dibattito minaccia di sottrarsi non risulta cruciale, vale la pena di impegnarsi in un'opera di recupero. Questa battaglia di idee è intrinsecamente intrecciata con le lotte politiche sul come organizzare la società. 10.CONTRO LA FRAMMENTAZIONE Le istituzioni di una società tecnologica sono lasciate a sé stesse. A ciò si deve se è stato spesso avanzato il progetto di saltare fuori puramente e semplicemente da queste istituzioni. Un sogno del genere fu elaborato dal marxismo. L’obiettivo era di sbarazzarsi del mercato e di sottoporre l’intera macchina dell’economia al controllo consapevole dei produttori associati. Altri coltivano la speranza che si possa arrivare a fare a meno dello stato burocratico. Evidente che si tratta di speranze illusorie. 12
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