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Il discorso sulle scienze e sulle arti, Dispense di Filosofia

Discorso sulle scienze e sulle arti di Rousseau

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 12/02/2024

stellacadenteeeeee
stellacadenteeeeee 🇮🇹

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Scarica Il discorso sulle scienze e sulle arti e più Dispense in PDF di Filosofia solo su Docsity! IL DISCORSO SULLE SCIENZE E SULLE ARTI (1750) Rappresenta il suo primo scritto importante da un punto di vista filosofico; quest’opera è inoltre considerata un’opera che lo introduce al mondo della filosofia. Quest’opera è un’opera polemica che ha un effetto esplosivo sulla cultura francese del secondo settecento. Diderot osserva nella ‘’Confutazione di Helvetius’’:<<Rousseau era un barile di polvere da sparo o di oro fulminante, che sarebbe forse rimasto inesploso, senza la scintilla che partì da Digione e lo infiammò>> Il riferimento è ovviamente alla celebre illuminazione di Vincennes che, nella mitologia personale di Rousseau segna l’inizio della riflessione filosofica. L’opera come abbiamo già visto, nasce per rispondere a quel bando dell’Accademia di Digione che Rousseau aveva trovato nella rivista <<mercure de france>> mentre stava andando a trovare l’amico incarcerato Diderot. Il quesito era <<La rivoluzione/rinascimento delle scienze e delle arti ha contribuito a migliorare i costumi?>>. Si trattava dunque di un quesito illuminista che metteva in correlazione il progresso con la possibilità di un miglioramento morale dei costumi. Rousseau darà una risposta polemica e negativa. Nonostante questo scritto sia ancora dominato da un impianto retorico a cui non sempre corrisponde un’adeguata chiarezza concettuale, esso consente a Rousseau di enunciare per la prima volta uno dei temi centrali del suo pensiero: ossia la condanna della cultura e del processo di civilizzazione in nome della natura (la cultura e il processo civilizzazione che sono appunto le scienze e le arti, riprese dal titolo). Ci troviamo dinanzi ad una delle più grandi tensioni che attraversano tutta l’opera Rousseiana, ovvero la tensione fra natura e cultura, dove alla natura viene assegnato un valore esemplare e normativo che invece la cultura non potrà mai avere. LA NATURA STA ALLA CULTURA COME L’ESSERE STA ALL’APPARIRE. In parole povere: mentre la natura indica l’essenza più profonda dell’essere umano che deriva direttamente da Dio (Rousseau autore cristiano), al contrario la cultura deturpa la natura umana e gli fa perdere la sua fisionomia originaria e sostituisce all’essere l’apparire. Rousseau è considerato moderno, poichè mette in luce come uno dei mali della società moderna sia quello di far prevalere ciò che si appare a discapito di quello che si prova nell’interiorità (questo si può estendere anche alla nostra società). Partendo da queste premesse possiamo iniziare a vedere come è strutturato questo discorso; è un testo breve che nella traduzione italiana occupa neanche venti pagine e al tempo si doveva leggere in circa tre quarti d’ora (una delle esplicite richieste del bando-45 min.) E’ un testo che è volutamente provocatorio, si può riassumere questa tesi ‘’esplosiva’’ (se vogliamo riprendere la metafora di Diderot) che Rousseau esprime attraverso la seguente affermazione:<<Le nostre anime si sono corrotte via via che le scienze e le arti progredivano verso la perfezione>>. Rousseau non è un autore freddo che si serve di una prosa scientifica come molti autori, egli vuole far leva sulla sensibilità del suo lettore e in qualche modo vuole smuoverne i sentimenti, questa ‘’passionalità’’ è un tratto caratteristico della sua prosa che poi troveremo anche nell’Emilio. Pur essendo un testo breve, il Discorso sulle scienze e sulle arti è suddiviso in due parti. Nella prima parte vi è l’enunciato secondo cui il progresso delle scienze e delle arti è coinciso con la corruzione morale è illustrato attraverso una serie di esempi tratti dalla storia antica—>nel ‘700 vi era una vera e propria ossessione nei confronti dell’antichità e un’ossessione nella volontà di interrogarsi se i moderni fossero superiori o meno agli antichi; questo interrogativo si inserisce in una celebre polemica che era nata alla fine de’600 e che attraversa tutto il ‘700—>’’Querelle den anciens et des modernes (polemica degli antichi e dei moderni, troviamo anche due correnti che sostenevano poli opposti all’interno dell’accademia francese) APPROFONDIRE In tutta l’opera di Rousseau ci imbatteremo in un vero e proprio mito dell’antichità: Rousseau non parla di antichità storica, ma di un antichità idealizzata più vicina alla natura. Rousseau dunque per mettere in luce come nei tempi antichi si vivesse meglio e come invece con il procedere del tempo ci sia stata questa degenerazione si serve di una celebre metafora e dice: <<le scienze, le lettere e le arti stendono ghirlande di fiori sulle ferree catene che li gravano (gli uomini), soffocano in loro il sentimento di quella libertà originaria per cui sembravano nati, li rendono amanti della loro schiavitù, ne fanno, come si dice, dei popoli civili>>. Quì ritorna quella tensione come ne parlavamo prima fra essere e apparire. Mentre gli antichi, mentre gli uomini originari erano effettivamente liberi, gli uomini moderni non solo non sono più liberi ma ‘’hanno steso ghirlande di fiori sulle catene di ferro’’ non sanno neanche vedere questa forma di schiavitù, essi la scambiano per qualcosa di positivo. Quì Rousseau espone in tutta la sua forza la sua idea provocatoria, questa metafora delle ghirlande di fiori e catene di ferro spinge il nostro autore a delineare una vera e propria genealogia del male. Il male in Rousseau non è un qualcosa di originario, il male è qualcosa di estraneo dalla natura umana (poichè l’uomo è stato creato buono da dio sostanzialmente) e quindi bisogna capire come ad un certo punto il male si sia affermato. <<Come sarebbe dolce vivere tra noi, se l’atteggiamento esteriore fosse sempre l’immagine delle disposizioni del cuore (rousseau vorrebbe una trasparenza, così che l’individuo mostri sempre ciò che prova, così non ci sarebbe più una distinzione fra l’essere e l’apparire). Prima che l’arte avesse modellato le nostre maniere e insegnato alle nostre passioni un linguaggio controllato, i nostri costumi erano rozzi ma naturali (prevalere dell’essere sull’apparire). La natura umana, in fondo, non era migliore; ma gli uomini trovavano la base della loro sicurezza nella facile penetrazione reciproca (capacità di empatia)>>. In tale prospettiva si capisce il perchè le scienze e le arti sono negative—>perchè moltiplicano i bisogni degli uomini e rafforzano la dipendenza reciproca. Rousseau è convinto difatti a differenza di tutti gli altri autori, che l’essere umano sia un essere solitario e autosufficiente e la dipendenza reciproca che si crea può essere potenzialmente pericolosa—>fa degenerare la virtù in vizio. Rousseau spiega anche come particolari discipline siano state generate da vizi: -L’astronomia è nata dalla superstizione -L’eloquenza dall’ambizione, dall’odio, dall’adulazione, dalla menzogna -La geometria dall’avarizia -La fisica da una vana curiosità -Persino la morale dall’umana superbia, affermazione forte, essa non avrebbe portato dei vantaggi all’essere umano. Le scienze e le arti sono dunque nate dai nostri vizi; se fossero nate dalle nostre virtù avremmo meno dubbi sui loro vantaggi. Questa polemica illustrata nella prima parte del discorso e illustrata con una serie di aneddoti, culmina con la Prosopopea dell’eroe romano Fabrizio, questo era probabilmente il nucleo originario dell’opera. Fabrizio era un generale romano che aveva combattuto contro Pirro, Rousseau cosa fa? Rousseau si immagina che Fabrizio parli direttamente a Roma che era caduta in preda ad una serie di vizi (prosopopea=è una figura retorica per cui si possono introdurre a parlare due entità astratte o persone morte come se fossero presenti). Fabrizio viene preso come modello poichè incarna secondo Rousseau quei valori tipici dell’antichità, Fabrizio aveva combattuto contro Pirro e aveva rifiutato più volte di farsi corrompere da Pirro stesso (che aveva provato prima con denaro e oro). Fabrizio risponde con sdegno ai suoi tentativi, Pirro non sapendo cosa fare, di conseguenza prova a spaventarlo: lo introduce nella sua tenda e fa sbucare un elefante (che era un animale che Fabrizio non aveva mai visto). Fabrizio però rimane impassibile e rivolgendosi con disprezzo a Pirro dice che come non si sarebbe fatto comprare dall’oro, non si sarebbe fatto spaventare da questo animale sconosciuto—>Fabrizio incarna anche il coraggio, integrità ecc. Nella seconda parte del discorso Rousseau vuole fornire una controprova di ciò che ha detto nella prima parte, utilizzando non più degli esempi particolari ma delle ipotesi filosofiche più ampie che tenderebbero a mettere in luce questa storia della decadenza (come con il passare del tempo l’essere umano che prima viveva in una felice ignoranza, è caduto vittima del progresso e si sono sviluppate tutta questa serie di passioni negative/come l’essere sia stato soppiantato dall’apparire/come abbiano assunto sempre più valore il denaro e il prestigio sociale.
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