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Il dopo guerra della prima guerra mondiale, Appunti di Storia

Le conseguenze della prima guerra mondiale in Europa, tra cui il bilancio umano della guerra, le difficoltà economiche e la riconversione industriale, la crisi finanziaria e l'inflazione, la disoccupazione, il nuovo ruolo degli Stati Uniti e il ritorno dell'isolazionismo, l'apertura ai mercati internazionali, il piano Dawes e il rilancio dell'economia mondiale, le trasformazioni sociali e le ideologie. Il testo fornisce una panoramica generale degli eventi e delle tendenze dell'epoca.

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 29/07/2022

elisasanzanni
elisasanzanni 🇮🇹

4.8

(8)

67 documenti

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Scarica Il dopo guerra della prima guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CAPITOLO 6 DOPO LA GUERRA:SVILUPPO E CRISI 6.1 IL BILANCIO UMANO DELLA GUERRA Si stima che siano 17 milioni i caduti tra militari e civili di entrambi gli schieramenti, più di 20 milioni i feriti gravi e mutilati. Tra i 65 milioni di uomini solo un terzo tornò illeso fisicamente alla propria abitazione anche se con profondi traumi psicologici. In Europa si sviluppò un epidemia influenzale chiamata “la spagnola” poiché i giornali spagnoli furono i primi a parlarne poiché non erano soggetti alla censura di guerra, gli altri paesi ne parlarono come di un’influenza circoscritta nella penisola iberica, in realtà era partita dagli stati uniti. Il disegno dei nuovi confini sollevò il problema dei profughi e delle minoranze etniche: milioni di persone in fuga o discriminate negli stati che si erano venute a creare dalla dissoluzione dell’impero turco, russo e austro-ungarico. LE DIFFICOLTà ECONOMICHE E LA RICONVERSIONE INDUSTRIALE l’Europa si trovò priva di risorse economiche, durante la guerra erano state spese ingenti somme e ciò aveva prodotto un pesante indebitamento. Finito il conflitto i vari stati non avevano la possibilità di investire sulla ripresa delle proprie economie interne. Il problema maggiore era quello della riconversione industriale, nel periodo di massimo sforzo bellico tutte le risorse economiche erano state dirottate nell’industria pesante, la spesa pubblica era crollata e le industrie erano state costrette ad avviare una riconversione produttiva ovvero passare da un’economia di guerra ad un’economia di pace. Questa operazione fu rallentata dalla mancanza di risorse pubbliche e dalla caduta del tenore di vita: le popolazioni erano troppo povere. LA CRISI FINANZIARIA E L’INFLAZIONE Si verificò anche un crollo della produzione agricola causata dall’abbandono delle campagne. Quindi i paesi europei dovettero importare grandi quantità di beni da paesi extraeuropei senza poterli pagare né con le proprie riserve né con gli introiti derivanti dalle esportazioni. Questo determinò un aumento dei prezzi e inflazione. Tutti i paesi, sebbene con intensità diversa furono colpiti da una forte crisi economica e finanziaria. Francia e Italia erano schiacciate da un forte indebitamento soprattutto nei confronti degli stati uniti che avevano concesso ampi prestiti durante la guerra, la Germania era in situazioni di indigenza a causa delle riparazioni di guerra imposte dagli alleati, la gran Bretagna riuscì a controllare maggiormente la situazione ma perse il ruolo di leader economico e finanziario internazionale. LE CONSEGUENZE DELLA CRISI - Indebitamento verso gli stati uniti e fine della centralità dell’Europa nel mondo favorendo l’ascesa degli usa come potenza mondiale - Maggiore intervento dello stato nell’economia - Aumento della disoccupazione unico all’aumento del costo della vita, con conseguente ristagno produttivo e forti tensioni sociali LA DISOCCUPAZIONE La disoccupazione aumentò in tutti i paesi coinvolti nella guerra, in Inghilterra e in Germania chiedevano tutela da parte dello stato, l’Italia trovò sfogo nell’emigrazione, che dopo la guerra riprese verso nuove mete soprattutto la Francia colpita dalla perdita di forza lavoro. IL NUOVO RUOLO DEGLI STATI UNITI E IL RITORNO DELL’ISOLAZIONISMO Al posto di Wilson, alle elezioni presidenziali fu eletto Harding, egli si rifiutò di prendere parte ai lavori della società delle nazioni e di ratificare i trattati di Parigi. Egli adottò misure protezionistiche, imponendo alte tariffe doganali a difesa del prodotto nazionale, favorì le grandi concentrazioni industriali e finanziarie. La scelta dell’isolazionismo era appoggiata dalla maggior parte degli americani i quali erano convinti che, sfruttando il rientro dei prestiti concessi agli alleati sarebbe stato agevole sviluppare ulteriormente le proprie capacità economiche al riparo da nuovi possibili conflitti in Europa. L’APERTURA AI MERCATI INTERNAZIONALI Negli anni successivi la situazione migliorò ma il mercato interno degli usa non era sufficiente ad assorbire la massa di merci prodotte, quindi il capitalismo statunitense cercò di soddisfare la necessità di ampliare il mercato. IL PIANO DAWES Gli stati uniti ripresero l’esportazione dei loro prodotti verso l’Europa la quale in seguito alla guerra era rimasta senza mezzi finanziari per risanare l’economia. La ricostruzione economica per quei paesi era indispensabile affinché potessero procedere al pagamento delle riparazioni imposte dalle potenze vincitrici a loro volta alle prese con il problema dei debiti di guerra da saldare agli stati uniti. Nacque cosi la convinzione che un’aiuto economico alle potenze vincitrici e alla Germania avrebbe prodotto conseguenze positive. Ebbe origine cosi il piano Dawes, dal nome del politico e banchiere americano che lo ideò. Questo piano prevedeva la riduzione delle riparazioni richieste alla Germania, era basato sul tentativo di far affluire capitali tedeschi verso quel paese per permetterne la ripresa economica e di conseguenza anche di altri paesi vinti. Il piano Dawes aveva anche un obiettivo politico: allontanare il pericolo di una rivoluzione come quella russa. IL RILANCIO DELL’ECONOMIA MONDIALE Il piano Dawes ebbe successo: il denaro americano rivitalizzò l’economia europea e permise ai paesi vinti di procedere al pagamento delle riparazioni dei paesi vincitori i quali poterono estinguere i loro debiti. Gli usa fecero affluire il capitale in eccedenza verso la Germania e l’Europa orientale sempre più legati al mercato statunitense in quanto era l’unico in grado di fornire prodotti agricoli e industriali a prezzi molto bassi e più convenienti rispetto a quelli europei. Incominciò un enorme giro di affari che contribuì ad un notevole sviluppo economico destinato a sfociare in un boom che portò vantaggi soprattutto agli stati uniti. 6.2 TRASFORMAZIONI SOCIALI E IDEOLOGIE La crisi economica in Europa colpì i ceti popolari che reagirono con scioperi, anche i ceti medi erano in sofferenza, inoltre vi era un malcontento dei reduci. Sull’onda degli avvenimenti russi si rafforzavano i movimenti operai distinti in socialisti riformisti e comunisti rivoluzionari. Presero piede anche ideologie nazionaliste autoritarie e antidemocratiche che individuarono nella violenza la soluzione ai conflitti sociali e si caratterizzarono per un acceso antisemitismo. Negli stati uniti l’isolazionismo portò a violenza xenofoba e razzista. 6.4 LA CRISI DEL ’29 E IL NEW DEAL DI ROOSEVELT ECCESSO DI OTTIMISMO E SPECULAZIONI Tra il 25 e il 29 il mondo statunitense si fece protagonista di una gara di produzione industriale e agricola che coinvolse anche le banche e creò un giro di prestiti e speculazioni di dimensioni gigantesche. Tra il 27 e il 28 la borsa di New York spostò una grande quantità di ricchezza che non aveva base reale nella concreta produzione. Il grosso volume di affari incoraggiava anche i piccoli risparmiatori, la rapida crescita del reddito diffuse una febbre speculativa. Questo ottimismo fece però dimenticare che l’equilibrio economico è fondato sull’equilibrio del mercato. IL RISTAGNO DEL MERCATO INTERNAZIONALE Questo equilibrio venne progressivamente meno per tre motivi:
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