Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il dopo guerra ( prima guerra mondiale), Sintesi del corso di Storia

il dopoguerra in italia e in europa ( biennio rosso, Dall’assassinio di Matteotti alle «leggi fascistissime> , il periodico pre fascista

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 12/06/2023

adelaide-dammagio
adelaide-dammagio 🇮🇹

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il dopo guerra ( prima guerra mondiale) e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! 2)UN DIFFICILE DOPOGUERRA LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA GUERRA I paesi europei, finita la guerra si trovarono in una grave crisi di dissesto finanziario, per far fronte alle spese aumentarono le tasse, il debito pubblico, e chiesero credito ad altri stati, primo tra tutti gli Stati Uniti. INFLAZIONE E PREZZI: Le misure adottate non furono sufficienti a coprire le spese; perciò, decisero di stampare più carta moneta, iniziando un processo inflazionistico che fece cadere i prezzi, cosa che sconvolse la distribuzione della ricchezza nel paese. L’INTERVENTO STATALE: Lo stato intervenne bloccando i prezzi sui beni di prima necessità e sui canoni d'affitto, grazie all'aiuto dello stato, sotto forma di dazi protettivi, facilitazioni creditizie, ordinazioni di merci adibite alla ricostruzione, l'industria riuscì mantenne i propri ritmi produttivi, ma a questo periodo seguì una fase depressiva, tra il 1920 e il 1921. IL CALO DEGLI SCAMBI: La guerra aveva tolto il primato all'Europa di potenza economica rafforzando invece l'economia di Stati Uniti e Giappone, che avevano aumentato le esportazioni, sostituendosi all'Europa. Mentre altri paesi minori, come Brasile e Canada iniziarono a sviluppare una propria produzione. Ma il danno maggiore proveniva dalla perdita dei partner commerciali come Germania, Russia e l'Impero austro-ungarico. Il programma di libero scambio di Wilson non venne adottato, sostituito dal nazionalismo economico e da protezionismo doganale. I MUTAMENTI NELLA VITA SOCIALE L’EVOLUZIONE DEI COSTUMI: Ai cambiamenti economici susseguirono quelli sociali, la guerra aveva portato nelle città nuovi lavoratori, come donne e ragazzi. L'assenza del capofamiglia aveva messo in crisi le strutture famigliari tradizionali, creando cambiamenti sia di mentalità che di abitudini. I giovani cercavano svaghi nella musica e nel cinema, importato in Europa dall'America. I lavoratori chiedevano più tempo libero, tutti cercavano compensi per le violenze subite. LE DONNE: La guerra segnò una tappa importante anche nella trasformazione del ruolo delle donne: nelle famiglie, ma anche nei campi, nelle fabbriche, ma anche negli uffici dove lavoravano al posto degli uomini al fronte. Le donne, infatti, presero il posto degli uomini, via per la guerra, e ciò le rese consapevoli delle proprie capacità, iniziando il processo di emancipazione, che ebbe un parziale riconoscimento con il diritto al voto in Gran Bretagna nel 1918, Germania nel 1919 e Stati uniti nel 1920. GLI EX COMBATTENTI: Un’altra questione sociale importante da affrontare fu quella del reinserimento dei reduci, che rivendicavano compensi per le privazioni subite. Gli ex combattenti, dunque, si mostrarono restii a questi cambiamenti, fu urgente e grave il problema del reinserimento dei soldati, soprattutto perché le promesse da parte del governo non furono mantenute, limitate dai problemi finanziari. Sorsero numerose associazioni di ex-combattenti che si riunivano. LA’’ MASSIFICAZIONE ‘’DELLA POLITICA: Infine la guerra accallerò la tendenza già in atto della ‘’massificazione’’ della politica: partiti e sindacati videro aumentare il numero dei loro iscritti, come aumentò notevolmente la partecipazione dei cittadini alle manifestazioni pubbliche. STATI NAZIONALI E MINORANZE NUOVE COMPAGINI STATALI: L’applicazione dei principi Wilsoniani si rivelò problematica, la difficoltà nella sua applicazione nasceva soprattutto dell’oggettiva impossibilità di mettere in pratica una pacifica convivenza tra popoli diversi. ETNIE E TERRITORI: Questa utopia si basava infatti sul presupposto di una coincidenza perfetta tra territorio e popolazione. Questa condizione era realizzabile solo nella parte occidentale dell’Europa e non in quello orientale. IL PROBLEMA DELLE MINORANZE: L' applicazione del principio di nazionalità risultava imperfetta e difficile: le decisioni di Versailles diedero una patria indipendente a circa 60 milioni di persone ma ne trasformarono altri 25 mila in minoranze. La presenza di gruppi che parlavano lingue diverse, seguivano proprie tradizioni e professavano altre religioni rispetto alla maggioranza fu sentita come una minaccia dai membri di comunità nazionali che si volevano omogenee e coese scatenando ulteriori conflitti. CONTESE E CONFLITTI: Ci fu lo sforzo iniziale di trovare soluzioni pacifiche vincolando gli Stati al rispetto dei diritti delle minoranze, successivamente si organizzarono veri propri scambi di popolazione che nella peggiore dei casi sfociavano nella ‘’pulizie etniche’’ effettuata in due modi, espulsione, ovvero nel trasferimento forzato in base all’appartenenza etica -religiosa oppure sterminio dell'intero popolo. IL ‘’BIENNIO ROSSO’’: RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE IN EUROPA LE LOTTE OPERAIE: Tra il 18 e il 20, periodo di tempo detto anche ‘’biennio rosso’’ , il movimento operaio europeo fu protagonista di un’impetuosa avanzata politica. Gli operai dell’industria riuscirono a difendere migliorare i livelli reali delle loro retribuzioni e riuscirono ad ottenere la riduzione dell’orario di lavoro otto ore. L'ondata di lotte operaie non si esaurì nelle rivendicazioni sindacali in quanto si manifestavano aspirazioni più radicali che investivano direttamente il problema del potere della fabbrica e nello Stato, ma si formarono consigli operai che scavalcavano le organizzazioni tradizionali dei lavoratori e si proponevano come organi di governo della futura società socialista. IL FALLIMENTO DEI TENTATIVI RIVOLUZIONARI: Nelle due maggiori potenze vincitrici, Francia e Gran Bretagna, i conservatori moderatori mantennero il controllo dei rispettivi parlamenti. Al contrario la Germania l’Austria e Ungheria furono teatro di tentativi rivoluzionari. LA DIVISIONE DEL MOVIMENTO OPERAIO: La Rivoluzione d’ottobre aveva accentuato la frattura fra le avanguardie rivoluzionare e il resto del movimento legato ai partiti dei socialdemocratici e alle grandi centrali sindacali. Tale scissione fu sancita ufficialmente, nel marzo 1919, con la costituzione a Mosca della Terza Internazionale (Comintern) e la nascita dei Partiti comunisti. I PARTITI COMUNISTI: Nel 1918 il partito comunista di Russia sancisce ufficialmente l’internazionale comunista o detta anche terza internazionale, la struttura, i compiti di questa associazione furono fissati nel II congresso dove fu Lenin a fissare in un documento composto da 21 punti. Le condizioni da rispettare per poter essere ammessi al nuovo organismo di ispirazione al modello bolscevico. Versailles. Cecoslovacchia, Jugoslavia e Romania si erano unite in un'alleanza detta ‘’ piccola intesa’’. lo so però non fu sufficiente a evitare un'eventuale rivincita tedesca. e da qui i governanti iniziano ad assumere un atteggiamento più rigido, possiamo definirlo quasi fanatico. GLI ANNI DELLA DISTENSIONE: Il piano Dawes iniziava una fase di distensione, nata dagli accordi di Locarno nel 1925, Analizzavano i rapporti Franco tedeschi. Nel 1926 la Germania fu ammessa alla società delle Nazioni. Nel 1929 il piano Young ridusse ulteriormente l'entità delle riparazioni tedesche e ne gradua il pagamento in sessant'anni. Questa stagione di Concordia, tuttavia, si interruppe bruscamente all'inizio degli anni 30 in coincidenza con la crisi economica mondiale. LA RUSSIA COMUNISTA LA GUERRA CON LA POLONIA: Gli anni 20 segnano la conclusione della guerra civile e si forma un'ulteriore breve guerra tra Russia e Polonia perché la Polonia cercando di approfittare di un po’ delle difficoltà Della Russia che appena uscita dalla guerra civile. La Polonia, quindi, marca la Russia cercando di rubarle qualche piccolo territorio e la guerra poi si conclude abbastanza rapidamente. La Polonia guadagna qualcosa ma non molto, però questa guerra è significativa perché dimostra che l'armata rossa in questo momento è ancora debole. La Russia ha avuto qualche anno di grave difficoltà, dato che già la guerra mondiale stiamo andando malissimo nella sua tragicità e in più però anche la guerra con la Polonia e con le condizioni di vita dell'esercito ma anche della popolazione civile sono molto gravi. Inizia quindi una grande crisi economica, gravi debiti e una difficile situazione produttiva. Il governo sovietico ha tentato di intervenire quasi subito, cercando per esempio di distribuire le terre dei contadini, ha nazionalizzato le fabbriche, le banche. Ma queste sono purtroppo misure che non stanno dando grandi risultati, ad esempio per esempio le terre sono state distribuite ma i contadini le stanno coltivando perlopiù per l'autosostentamento ovvero le coltivano ma per un benessere personale. questo vuol dire che non c'è raccolto in più da poter riversare nelle città. Soprattutto nelle città, infatti, si patisce molto la fame, cosa che pesa molto al governo comunista. Ci si tenta di intervenire in questo, inizialmente stampando carta moneta ma questo tipo di mossa è abbastanza deleteria perché fa crescere l'inflazione ed effettivamente anche questo avviene in Russia. La moneta perde completamente di valore, si arriva addirittura a forme di baratto al posto dell'uso della moneta. Questo perché ormai la moneta non vale più nulla e quindi solo i beni che si scambiano possono avere un qualche valore quindi si assiste a forme di baratto. chiaramente tutto questo porta una crisi gravissima. IL ‘’COMUNISMO DI GUERRA’’: Nel 1918 fu varato il cosiddetto ‘’ comunismo di guerra’’, una politica economica basata sulla centralizzazione delle decisioni e sulla statale stazione di gran parte delle attività produttive: furono create le ‘’ fattorie sovietiche’’(sovchoz) e le ‘’ fattorie collettive’’ (kolchoz) gestite direttamente dallo stato o dai soviet e in campo industriale furono nazionalizzati tutti i settori più importanti. L'esperienza si risolse però in un fallimento: nel 21, nelle campagne si diffondeva una terribile carestia. CARESTIA E RIVOLTA: Alla fine del 1920, con il fallimento economico del regime bolscevico, la produzione industriale diminuì notevolmente rispetto ai circa sette anni precedenti. Questo senz’altro portò senz’altro a una terribile carestia, che colpirono principalmente le campagne della Russia e dell’Ucraina. Gli operai , stanchi ormai delle incessanti privazioni materiali, si iniziarono a ribellare al potere comunista. Anche i marinai della base di Pietrogrado nel 1921 decisero di ribellarsi al governo e ciò senz’altro era d’intralcio per i bolscevichi che rischiavano di perdere così quella che fino a quel momento era la loro roccaforte. Insomma, tutti erano in cerca di maggiori libertà politiche e sindacali. A questo però il governo rispose con una dura repressione militare, con fucilazioni e condanne a morte e non solo, e senz’altro tutto ciò era contrario a ciò che ci si aspettava e certamente cruento e sanguinario. LA NEP: Nel Marzo 1921 ci fu un mutamento dirotta con la Nep (nuova politica economica). Basata marziale liberalizzazione delle attività economiche, la Nep stimolò la ripresa produttiva, mentre, dal punto di vista sociale, determinò la crescita del ceto dei contadini ricchi, i kulaki. L’URSS DA LENIN A STALIN LE COSTITUZIONI DEL 1918 E DEL 1924: La compagine statale che nel 1922 prese la denominazione di Unione delle repubbliche socialiste sovietiche(Urss) fu l'unione della Russia, compresa la Siberia, con le altre province dell'ex impero zarista, nelle quali i comunisti erano riusciti apprendere il potere: si trattava in realtà di una compagine priva di reali meccanismi federativi in cui i russi erano di nazionalità dominante. La nuova costituzione dell'Urss(1924) prevedeva, inoltre un meccanismo consigliare con al vortice il Congresso dei soviet dell'unione, ma nella realtà il potere era nelle mani del partito comunista, dal 1925 Pcus , il quale oltre a guidare l'azione di governo controllava la polizia politica, la Ceka, che puniva severamente gli oppositori ,che teoricamente tramavano contro il partito, contro il regime comunista tentando di rovesciarlo, con arresti, processi ,fucilazioni, deportazioni in campi da lavoro. Era ancora il partito a proporre i candidati alle elezioni dei soviet, tali elezioni si tenevano su lista unica e con voto palese. In questo modo abbiamo un partito che si sovrapponeva allo Stato. CULTURA, RELIGIONE E COSTUMI: Questa lotta contro i dissidenti coinvolse anche la Chiesa ortodossa, in particolare, che in Russia rappresenta una chiesa secolare ,millenaria. Però subì forti attacchi da parte del partito perché la dottrina comunista è atea e materialista e quindi nemica del popolo .Quindi la Chiesa ortodossa venne duramente colpita con un'opera che potremmo dire di scristianizzazione della società russa ,ad esempio venne istituito il divorzio per negare la l'indissolubilità del matrimonio ,venne introdotto anche l'aborto legale .Insomma vendere tutte varie leggi che colpivano proprio quello che la Chiesa non voleva e rapidamente questa politica di scristianizzazione ebbe anche un parziale successo. Nel senso che effettivamente la società russa si indispettì abbastanza fortemente e ci fu una grande ondata di ateismo almeno soprattutto nelle città e sopravvisse solo qualcosa della religiosità. La religiosità sopravvisse di più nelle campagne ,ma nelle città ebbe un certo successo. Dunque, sono anni duri, anche di difficoltà economica quindi la violenza politica va anche contestualizzata nella difficoltà economica del periodo nella difficoltà di stare in piedi di questo governo. Ma furono anni anche di progressi per certi versi, ad esempio anche in parallelo ai miglioramenti della Nep il governo mise in piedi una vera e propria lotta all'analfabetismo. La Russia era un paese molto arretrato ,anche da questo punto di vista, nel senso che la che la Russia zarista era un paese dove l'analfabetismo era diffusissimo e invece il governo comunista metteva così impegno effettivamente nel ridurre questo alfabetismo e pagando ,costruendo scuole un po' in tutto il paese e questo ebbe un parziale successo ,queste scuole iniziarono a lavorare ,ovviamente con scarsi risultati all'inizio, ma nel lungo periodo questo segnò un segno un buon successo e ottennero quello che volevano, cioè una società più istruita quantomeno .E’ chiaro che per le scuole divennero presto anche veicoli di indottrinamento nel senso che poi il partito usò queste scuole, in qualche misura ,per anche veicolare il proprio messaggio politico e quindi per indottrinare, per fare propaganda nei confronti dei bambini delle nuove masse che si affacciavano all'età adulta. LO SCONTRO TRA STALIN E TROTZKIJ: Questo è quello che si andrà delineando nei primi anni 20 ,ma la situazione subì una svolta radicale tra il 22 e il 24 perché mentre si fermava l’Urss mentre sì delineava un po' la forma di potere del Comitato centrale eccetera, nel 22 Lenin che era stato il leader indiscusso di tutte queste fasi ,il vero capo di tutto il movimento bolscevico, fu colpito da una grave malattia che l'avrebbe fatto morire due anni più tardi .Nel 22 inizio a diradare i suoi impegni perché appunto fortemente malato e nel 24 morì. Chiaramente dalle 22 si apre la lotta per la successione, e questa sarà una costante. C'erano due leader che erano favoriti per la corsa alla successione. Il primo era Trotskij, che era anche stato il capo dell'armata russa è un'intellettuale di un certo peso all'interno del partito molto rispettato l'altro era Stalin, che invece era un uomo meno intellettuale ed era un uomo più di azione, aveva mostrato grandi capacità soprattutto dal punto di vista organizzativo. Infatti quando Lenin si ammala era stato da poco è stato fatto segretario del Pcus era colui che organizzativamente aveva maggior potere .Questi due sono i due che vedono come possibili che tutti vedono come possibili eredi ‘’ al trono’’ e i due hanno anche opinioni molto diverse su come gestire la Russia di dopo Lenin, perché Trotskij e piuttosto critico nei confronti della piega che stanno prendendo gli eventi , infatti per lui bisognava creare una’’ rivoluzione permanente’’ e era convinto appunto che la rivoluzione andasse anche esportata, nei paesi vicini come in Polonia in Ungheria In Germania eccetera, in modo da avere poi un domani una grande Repubblica socialista. l'idea di Stalin è diversa perché Stalin si convince che ci si debba rassegnare all'idea di esportare la rivoluzione, e quindi Stalin si convince invece di promuovere una politica diversa che è quella del ‘’comunismo in un solo paese’’ perché bisognerà segnarsi all'idea che per il momento sarà solo la Russia ad essere comunista e quindi bisogna iniziare a programmare una politica per un comunismo in un solo paese e quindi bisognerà utilizzare strategie diverse rispetto a quelle di Trotzkij. dunque, questo è il primo elemento di divisione un secondo elemento di divisione preferisce quindi per il momento non dare ascolto alle idee ancora più di sinistra e rivoluzionarie di Trotzchij invece allearsi con gli esponenti del centro e della destra del partito. Dunque, c’era la sinistra che volevano una rivoluzione permanente ed esportare eccetera ma c’era anche il centro e la destra. quindi Stalin decide di allearsi con gli altri alleati del partito del centro e di destra, in particolare Bucharin nonché il teorico della nep, e poi Zinov’ev e Kamenev nonché i principali leader del centro e della destra del partito. Stalin quindi alleandosi con le altre aree per mettere in minoranza Trotzckij effettivamente riesce a prendere in mano il potere. Gli eventi si susseguirono abbastanza rapidamente, perché nel 1925 ormai Trotzckij decise di togliersi dagli incarichi importanti del partito e nel 27 Stalin riuscì addirittura a farlo espellere dal partito e addirittura verrà poi negli anni successivi dichiarato nemico del popolo ed esiliato dalla Russia. L’ELIMINAZIONE DEGLI OPPOSITORI: Presto però anche gli alleati di Stalin arrivano in minoranza, Zinov’ev e Kmenev furono anche loro espulsi dal partito nel 25 perché si erano rivelati critici nei confronti della Nep, della nuova politica economica. Questa cacciata dal partito toccherà presto anche Bucharin, perché verso la fine degli anni 20 vedremo che Stalin sceglierà di mettere da parte la Nep e varerà una nuova politica, ma metterà così anche da parte Bucharin che verrà anche lì cacciato dal partito. Stalin ormai quindi ha preso tutto il potere senza alcun rivale e vedremo che gestirà questo potere in maniera totalmente totalitario, perché non sarà solo un dittatore ma anche un dittatore spietato. popolari decidono di allearsi con i liberali e si forma un Governo formato da liberali e da cattolici. Questo governo però nasce in realtà piuttosto debole all’inizio, poi si presenta Giolitti che riesce invece a tenere bene le’’ redini del giocò’. 1921-1922: da Giolitti a Facta Fu Giovanni Giolitti a cercare di strumentalizzare la violenza fascista, al fine di indebolire l’opposizione socialista e cattolica. Lo scopo era garantire la stabilità mancata ai ministeri degli ultimi anni e la governabilità del paese. Nelle elezioni del maggio 1921 per la nuova Camera dei deputati, sciolta in precedenza su iniziativa dello stesso Giolitti nella speranza di ottenere una maggioranza parlamentare più forte, il blocco nazionale, formato da liberali e i loro alleati, ebbe 275 seggi (che comprendevano anche i 10 dei nazionalisti e i 35 fascisti, che erano stati legittimati dalla classe dirigente al potere). Questo, tuttavia, non bastò a Giolitti per avere pieno controllo del Parlamento e così si dimise. Le elezioni del maggio videro anche l’esordio del Partito comunista d’Italia (Pcdi), nato dal Psi a seguito della scissione filobolscevica di Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga. Dopo il fallimento dell’occupazione delle fabbriche e fedele alle condizioni dettate da Lenin per l’adesione alla Terza Internazionale, la sinistra del Psi chiedeva l’espulsione dei riformisti dal partito, l’assunzione della denominazione «comunista» e la preparazione allo scontro contro il sistema capitalistico. L’ala comunista si trovava però in posizione minoritaria, contrastata non solo dai Riformisti di Filippo Turati ma anche dai massimalisti di Giacinto Menotti Serrati. Il gruppo di Gramsci e Bordiga decise allora di uscire dal partito. Conseguenza immediata fu l’indebolimento della sinistra italiana. Nel frattempo, il movimento di Mussolini guadagnava consensi fino a rivaleggiare apertamente con il Psi, contando per di più un seguito interclassista in cui prevalevano piccola e media borghesia e le generazioni più giovani. A Giolitti, dopo che si fu dimesso, seguì Ivanoe Bonomi, che mediò tra il Psi, in difficoltà, e il fascismo in crescita. Venne così firmato il 3 agosto un patto di pacificazione tra socialisti, Cgdl e fascisti. Il patto mise però Mussolini in difficoltà presso l’estate intransigente del fascismo capeggiata da ras come Farinacci e Grandi. Per evitare una spaccatura interna Mussolini affidò la decisione di applicare il patto ai singoli Fasci locali e propose ai suoi avversari di archiviare il patto se avessero riconosciuto il movimento dei Fasci italiani di combattimento in un vero e proprio partito. Così a Roma nel novembre 1921 i fasci italiani di combattimento si trasformarono nel Partito nazionale fascista di cui Mussolini era il leader indiscusso. Nel febbraio del 1922 cadde anche il governo Bonomi e ad esso subentrò Luigi Facta. Nell’intento fascista di subentrare al potere la violenza squadrista aumentò. In tale situazione la proclamazione di uno sciopero generale legalitario promosso dai socialisti riformisti conferì al fascismo una nuova spinta e il ruolo di garante dell’ordine. Lo sciopero fallì e il Psi si lacerò ulteriormente e così i primi di ottobre del 1922 l’ala riformista guidata da Turati e Matteotti costituì il Partito socialista unita- rio (Psu). La marcia su Roma e il «governo autoritario» La classe dirigente chiedeva la formazione di un governo autorevole e Mussolini seppe presentarsi come l’uomo giusto. Sul fine di agosto il Pnf si dotò di un programma economico-finanziario di impronta liberista. Le camicie nere vennero presentate come alleati dei militari e l’antica preferenza repubblicana fu allontanata per evitare ogni dissidio con il re e i sostenitori della monarchia. Mussolini affidò ad un quadrunvirato un’azione di forza dimostrativa. Essa prevedeva per il 28 ottobre la mobilitazione e l’accentramento verso Roma di numerose squadre fasciste provenienti da varie parti d’Italia. Tutto faceva temere un colpo di stato mail vero obiettivo della marcia su Roma vide infine l’azione risolversi in uno strumento di pressione su Vittorio Emanuele III, perché desse a Mussolini l’incarico di formare il governo. Facta, benché dimissionario, fece affiggere sui muri di Roma la proclama di stato d’assedio, che conferiva pieni poteri all’esercito. Ma era necessaria la firma da parte del re. Vittorio Emanuele III si rifiutò poiché era convinto che non vi fossero alternative valide all’ipotesi di un nuovo governo guidato da Mussolini. Mussolini il 30 ottobre lasciò Milano e si recò a Roma dove il re gli conferì di formare un nuovo governo di coalizione. Della nuova compagine di governo facevano parte i fascisti ma anche nazionalisti, liberali e popolari. Vi furono anche dei tecnici: Armando Diaz (alla Guerra), Paolo Thaon de Revel (alla Marina), Giovanni Gentile all’Istruzione. Quest’ultimo si iscriveva al Pnf diventando uno dei maggiori ideologi del nascente regime. Dopo aver ottenuto la fiducia del parlamento Mussolini poteva affermare di aver realizzato il proprio obiettivo: la conquista del potere. Cominciò così quel mutamento delle istituzioni che entro il 1926 avrebbe trasformato l’Italia in una dittatura. Il governo di Mussolini godeva di un’ampia maggioranza parlamentare e poteva dedicarsi a ristabilire la pace sociale e l’autorità dello Stato. Fu approvata una serie di modifiche legislative che apriva la strada alla monopolizzazione del potere dalla parte del partito di Mussolini. Nel dicembre del 1922 nacque il Gran Consiglio del fascismo che avrebbe dovuto stabilire un più stretto nesso operativo tra partito e governo e che in realtà limitava l’autonomia di quest’ultimo e del Parlamento. Nel gennaio del 1923 sorse la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (Mvsn), destinata ad inquadrare tutte le forze paramilitari che avevano composto lo squadrismo fascista. La creazione della Mvsn rappresentava un passo decisivo verso la legalizzazione dell’esercito privato del partito. Infine, venne affidata a Giacomo Acerbo la riforma del sistema elettorale. Tale legge prevedeva l’introduzione di un forte premio di maggioranza: la lista che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti otteneva i due tersi dei seggi alla Camera dei deputati. La legge fu approvata nel novembre 1923. Dall’assassinio di Matteotti alle «leggi fascistissime» La campagna elettorale fu segnata da intimidazioni e violenze contro tutti gli oppositori. Numerosi furono i brogli segnalati nel giorno del voto. Il 6 aprile 1924 il partito di Mussolini ottenne il 65% dei voti e 374 seggi. Durante la ratifica parlamentare del voto, il segretario del Psu, Giacomo Matteotti, denunciò con un discorso alla camera il clima di violenza instaurato dal fascismo prima e durante l’elezione e ne contestò l’esito. Pochi giorni dopo. Il 10 giugno 1924 il parlamentare socialista venne rapito e assassinato. Dell’omicidio venne accusata una squadra di fascisti convinti di interpretare la volontà di Mussolini. Il corpo della vittima fu ritrovato solo il 16 agosto alle porte di Roma, ma già all’indomani del rapimento il governo fu sottoposto a dure critiche e deplorazioni. Dopo il rapimento di Matteotti gli alleati isolarono Mussolini le opposizioni decisero di non rientrare in Parlamento per protesta finché non fosse stata ripristinata la legalità e sciolta la Milizia e richiamandosi alla secessione dei plebei sul colle Aventino nell’antica Roma. I mesi passarono e Vittorio Emanuele III non intervenne e la protesta istituzionale nei confronti del fascismo di spense. Intanto nel paese si erano riaccesi gli scontri tra gli squadristi e le superstiti formazioni antifasciste. Proprio dai ranghi della Milizia venne il sostegno extraparlamentare che dette a Mussolini la forza di presentarsi alla Camera alla ripresa dei lavori il 3 gennaio 1925 e assumersi la responsabilità morale e politica dell’assassinio di Matteotti. Si trattava di una dichiarazione di guerra alle opposizioni. Nei giorni successivi al discorso, i circoli e le sedi dei partiti di opposizione furono attaccati e ogni dissenso represso. Vennero seguite da nuove dimissioni di liberali e il loro posto fu occupato uomini di sicura fede fascista. Il lavoro di smantellamento di Stato liberale andò avanti parallelamente al consolidamento del regime fascista. Il 2 ottobre del 1925 un accordo fra Confindustria e la Confederazione fascista delle corporazioni fece divenire quello fascista l’unico sindacato autorizzato dagli industriali e la Cgdl venne sciolta. Il 20 novembre il Senato approvò una legge contro le associazioni segrete e venne inoltre introdotto in tutti gli uffici il saluto romano fascista. Il 24 dicembre fu approvata una modifica allo Statuto Albertino in cui il presidente del consiglio si trasformava i «capo di governo» con capacità di controllo sui ministri, la cui nomina e revoca restava prerogativa regia, ma su proposta del capo di governo. Nelle mani di quest’ultimo passava anche l’iniziativa legislativa; il Parlamento aveva sempre meno compiti. Entrò poi in vigore la riforma delle amministrazioni locali, che sostituiva il sindaco con la figura del podestà, la cui nomina proveniva dalle autorità centrali dello Stato ed infine il 12 ottobre 1926 Mussolini assunse il comando della Mvsn. Tra il 1925 e il 1926 vennero orditi quattro attentati alla vita di Mussolini, tutti falliti e che causarono l’indurimento delle norme di sicurezza pubblica e della politica giudiziaria. Il consiglio dei mini-stri approvò una serie di provvedimenti per la sicurezza del regime fascista e per la «difesa dello Stato». Venne stabilito lo scioglimento di tutti i partiti, associazioni e organizzazioni in opposizione al fascismo. I passaporti vennero revisionati e quelli rilasciati di recente annullati. La stampa fu posta sotto controllo con la chiusura di parecchie testate. Fu istituito il confino di polizia e introdotta la pena di morte. Fu creata una potente polizia polita denominata Ovra. Venne istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, con il compito di giudicare i reati di spionaggio. I fuoriusciti del partito fascista vennero colpiti con la confisca dei beni e la perdita della nazionalità. Questi provvedimenti rimasero noto come «leggi fascistissime».
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved