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La nascita di Fascismo, Comunismo e il Nuovo Deal di Roosevelt in Italia, Appunti di Storia

La nascita del Partito Comunista Italiano dopo il Congresso del Partito a Livorno nel 1921 e la successiva formazione del Partito Nazionale Fascista (PNF) di Mussolini. Viene inoltre descritta la strategia di pace di Mussolini e la successiva offensiva violenta contro il movimento operaio. Inoltre, il documento tratta della crisi economica negli Stati Uniti e la risposta del New Deal di Roosevelt, inclusi i vari programmi come l'Agricultural Adjustment Act, il National Industrial Recovery Act, e il Tennessee Valley Authority.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 20/03/2022

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Scarica La nascita di Fascismo, Comunismo e il Nuovo Deal di Roosevelt in Italia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL DOPOGUERRA IN ITALIA E L’AVVENTO DEL FASCISMO  Il biennio rosso in Italia  Tra il 1919 e il 1920 l’Italia attraversò una fase di convulse agitazioni sociali legate al continuo aumento dei prezzi.  Tra giugno e luglio 1919 le principali città italiane divennero teatro di una serie di violenti tumulti contro il  caro-viveri. Questi aumenti dei prezzi causarono una grande ondata di scioperi nelle industrie.    Non meno intense furono le lotte dei lavoratori agricoli. Nella Bassa Padana le leghe rosse avevano il monopolio  della rappresentanza sindacale e nel Centro-nord dominava la mezzadria, la piccola proprietà e le leghe bianche  cattoliche.  Mentre le organizzazioni socialiste miravano alla socializzazione della terra, i cattolici si battevano per lo sviluppo  della piccola proprietà contadina.    Caratteristica delle agitazioni sociali nel primo biennio post bellico fu la mancanza di un collegamento reciproco.   Le prime elezioni politiche del dopoguerra (novembre 1919), diedero la misura delle trasformazioni avvenute rispetto  al periodo prebellico, ma mostrarono anche la gravità delle fratture che attraversavano la società e il sistema politico.  Metodo: confronto tra liste di partito che assicurava alle forze politiche un numero di seggi proporzionale ai voti  ottenuti.  L’esito fu disastroso per la vecchia classe dirigente. I socialisti si affermarono come il primo partito con 156 seggi,  seguiti dai popolari con 100 deputato.    Indebolito dall’esito delle elezioni, il ministero Nitti sopravvisse fino al giugno 1920, quando a costruire il nuovo  governo fu chiamato Giovanni Giolitti → rientrato in scena alla vigilia delle elezioni con un programma molto  avanzato, in cui si proponeva la nominativa dei titoli azionari e un’imposta straordinaria sui sovraprofitti realizzati  dall’industria bellica.    Giolitti diede prova ancora una volta di abilità → i risultati più importanti il Governo li ottenne in politica estera  attuando un negoziato diretto con la Jugoslavia. Il negoziato si concluse il 12 novembre 1920, con la firma del trattato  di Rapallo → l’Italia conservò trieste, Gorizia e tutta l’Istria; la Jugoslavia ebbe la Dalmazia. Fiume fu dichiarata città  libera (D’Annunzio annunciò una resistenza).    Il governo impose la liberalizzazione del prezzo del pane e avviò il risanamento del bilancio statale; ma non riuscì a  rendere operanti i progetti di tassazione dei titoli azionari e dei profitti di guerra. A fallire fu soprattutto il disegno  politico complessivo dello statista piemontese   ↳consiste nel ridimensionare le spinte rivoluzionarie del movimento operaio accogliendone in parte le   istanze di riforma → questa esperienza non era più ripetibile perché i liberali non avevano più la solida  maggioranza dell’anteguerra.  I conflitti sociali, conobbero nell'estate-autunno del ‘20, il loro episodio più drammatico con l’agitazione dei  metalmeccanici culminata nell’occupazione delle fabbriche.        C’erano due nuclei contrapposti:  1) industriali del settore metalmeccanico → minacciati dai primi segni di una crisi produttiva  2) categoria di operai compatta e combattiva, organizzata dal più forte dei sindacati aderenti alla  Cgl  Fu il sindacato a dare inizio alla vertenza, presentando una serie di richieste economiche e normative, cui gli  industriali opposero un rifiuto. Alla fine di agosto la Fiom ordinò ai suoi aderenti di occupare le fabbriche. Nei primi  giorni di settembre, quasi tutti gli stabilimenti metallurgici e meccanici furono occupati da circa 400 000 operai.    Il movimento non era però in grado di uscire dalle fabbriche e i di porsi in modo concreto il problema del potere.  Prevalse così la linea dei dirigenti della Cgl e proponevano come obiettivo il controllo sindacale sulle aziende.  Questo esito fu favorito dall’iniziativa di Giolitti.    Sul piano sindacale, gli operai uscivano vincitori dallo scontro. Ma sul piano politico la sensazione dominante era di  delusione rispetto alle attese maturate nei giorni eroici dell’occupazione. Gli industriali non nascondevano la loro  irritazione per aver dovuto subire le pressioni del governo.   Queste polemiche si intrecciarono con le fratture provocate dal 2 congresso del Comintern. Serrati e massimalisti  rifiutarono le condizioni, in particolare quella che imponeva l’espulsione dei riformisti, perché sapevano che in  questo modo il Psi avrebbe perso buona parte dei suoi dirigenti sindacali.  Al congresso del partito (Livorno 1921) i riformisti non vennero espulsi e fu la minoranza di sinistra ad abbandonare  il Psi per formare il Partito comunista d’Italia → nasceva con una base ristretta e con un programma leninista.    Un nuovo protagonista: il fascismo  L’occupazione delle fabbriche e la scissione di Livorno segnarono in Italia la fine del biennio rosso; la classe operaia  cominciò ad accusare i colpi della crisi recessiva che stava investendo l’economia italiana ed europea che si tradusse  in un forte aumento della disoccupazione e in una perdita di potere contrattuale per i lavoratori.    Fino all’autunno del ‘20, il fascismo aveva svolto un ruolo marginale nella vita politica. Verso l’inizio del ‘21, il  movimento subì un rapido processo di mutazione che lo portò ad accantonare l’originario programma  radical-democratico, a fondarsi su strutture paramilitari e a puntare le arte su una lotta spietata contro il movimento  socialista, in particolare contro le organizzazioni contadine della Valle Padana. Mussoline decise di cavalcare  l’ondata di riflusso antisocialista seguito al biennio rosso.    Le leghe rosse non avevano ottenuto notevoli miglioramenti salari, ma controllavano il mercato del lavoro. I  socialisti disponevano di una fitta rete di cooperative e avevano in mano buona parte delle amministrazioni  comunali. Questo sistema celava al suo interno non pochi motivi di debolezza: il contrasto tra la strategia delle  organizzazioni socialiste e gli interessi delle categorie intermedie che aspiravano a distinguere la loro posizione da  quella dei braccianti e a trasformarsi in proprietari.    Il 21 novembre 1920 a Bologna gli squadristi si mobilitarono per impedire la cerimonia d’insediamento della nuova  amministrazione comunale socialista.  Per un tragico errore i socialisti incaricati di difendere il Palazzo d’Accursio spararono alla folla, composta in gran  parte dai loro stessi sostenitori → da questo i fascisti trassero pretesto per scatenare una serie di ritorsioni  antisocialiste in tutta la provincia.  la compressione salariale mirò a restituire libertà d’azione e margini di profitto all'iniziativa privata. Fu alleggerito il  carico fiscale sulle imprese e contenuta la spesa statale con uno sfoltimento dei dipendenti pubblici ( soprattutto  ferrovieri).  La politica liberista parve ottenere discreti successi → tra il ‘22 e il ‘25 ci fu un notevole aumento della produzione, sia  industriale che agricola.    Un altro sostegno decisivo Mussolini lo ebbe dalla chiesa cattolica in cui stavano riprendendo il sopravvento le  tendenze conservatrici.  Per molti cattolici il fascismo aveva il merito di aver allontanato il pericolo di una rivoluzione socialista e di aver  restaurato il principio di autorità.  La riforma scolastica varata da Giovanni Gentile prevedeva l’insegnamento della religione nelle scuole elementari e  l’introduzione di un esame di Stato al termine di ogni ciclo di Studi.  La prima vittima dell’avvicinamento tra Chiesa e fascismo fu il Partito popolare → nell’aprile 1923 Mussolini impose  le dimissioni dei ministri popolari.    1923 → varata nuova legge elettorale maggioritaria  ↳avvantaggiare la lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa assegnandole i ⅔  dei seggi disponibili  All’inizio del 1924, la Camera fu sciolta e molti esponenti liberali e alcuni cattolici conservatori accettarono di  candidarsi assieme ai fascisti nelle liste nazionali → si riforma così il blocco delle nazioni del ‘21 ma questa volta con  i fascisti in posizione dominante    Il 10 giugno 1924, il deputato Giacomo Matteotti fu rapito a Roma da un gruppo di squadristi e ucciso a pugnalate. Il  suo cadavere, abbandonato in una macchia boscosa a pochi km dalla capitale, fu trovato 2 mesi dopo.  10 giorni prima di essere ucciso Matteotti aveva pronunciato alla Camera una dura requisitoria contro il fascismo,  denunciandone le violenze e contestando la validità dei risultati elettorali.  Fu naturale che la sua scomparsa provocò un’ondata di indignazione contro il fascismo e il suo capo. Il fascismo si  trovò ora isolato    L’unica iniziativa concreta presa dai gruppi d’opposizione fu quella di astenersi dai lavori parlamentari e di riunirsi  separatamente finché non fosse stata ripristinata la legalità democratica .  La secessione dell’Aventino aveva un indubbio significato ideale, ma era di per sé priva di qualsiasi efficacia pratica  → i partiti aventiniani si limitarono ad agitare di fronte all’opinione pubblica una “questione morale” sperando in  uno sfaldamento della maggioranza fascista . Ma il re non intervenne e i fiancheggiatori non tolsero l’appoggio al  capo del governo    Nel giro di pochi mesi l’ondata antifascista rifluì e Mussolini decise di contrattaccare. Il 3 gennaio 1925, dichiarò  chiusa la “questione morale” e minacciò di usare la forza contro le opposizioni. Nei giorni successivi ci furono molti  arresti.    A questo punto la scelta era fascismo e antifascismo (dittatura e libertà); a un manifesto degli intellettuali contro il  fascismo, gli antifascisti risposero con uno contromanifesto redatto da Benedetto Croce che rivendicava i diritti di  libertà ereditati dalla tradizione risorgimentale.    Molti esponenti del fascismo furono costretti a esiliare; Giovanni Amendola morì in Francia nell’estate del ‘26 ,  sempre in Francia pochi mesi prima il liberale di sinistra Piero Gobetti era già stato trovato morto.      LA GRANDE CRISI: ECONOMIA E SOCIETÀ’ NEGLI ANNI ‘30  Gli Stati Uniti e il crollo del 1929  Durante la Grande Guerra, gli Stati Uniti non solo avevano rinsaldato la loro posizione di primo paese produttore,  ma avevano anche concesso cospicui prestiti ai loro alleati in Europa.  A guerra finita il dollaro era la nuova moneta forte dell’economia mondiale e accanto al mercato finanziario di  Londra, cresceva di importanza quello di New York.  La diffusione della produzione in serie e della razionalizzazione del lavoro in fabbrica favorì aumenti di produttività.  Crebbe per l’espansione delle funzioni organizzative e burocratiche, l’occupazione nel settore dei servizi, mentre la  larga diffusione dell’automobile e degli elettrodomestici trasformò gli Stati Uniti in un laboratorio caratterizzato da  una progressiva standardizzazione dei consumi.    In questo periodo i repubblicani (che rimasero al potere per tutti gli anni ‘20) attuarono una politica conservatrice. La  distribuzione dei redditi comportava l’emarginazione di consistenti fasce di popolazione. Si aggiunse un’ondata di  conservatorismo ideologico che investì in primo luogo le minoranze nazionali e razziali.  Furono introdotte leggi limitative dell'immigrazione per impedire la contaminazione dei caratteri etnici della  popolazione yankee. Il punto culminante di questa reazione fu il processo ai 2 anarchici italiani:  - Nicola Sacco  - Bartolomeo Vanzetti  accusati di omicidio e mandati a morte nel 1927.  Contemporaneamente si inasprirono le pratiche discriminatorie nei confronti della popolazione di colore e la setta  dei Ku Klux Klan → espressione del razzismo più isterico.  Consistenti settori della popolazione si chiusero in una difesa ottusa e fanatica dei valori della civiltà bianca e  protestante → cattolici ed ebrei venivano guardati con diffidenza.  Il proibizionismo = divieto di fabbricare e vendere bevande alcoliche   ↳ fu introdotto nel 1920 e rimase in vigore per 14 anni → l’ubriachezza era ritenuto un vizio tipico di neri e  proletari in genere.    Questa realtà sociale contraddittoria non intaccava l’ottimismo della borghesia nordamericana e la sua fiducia in una  continua moltiplicazione della ricchezza in un indefinito processo di crescita.    La conseguenza più vistosa fu la frenetica attività della Borsa di New York (Wall Street), i risparmiatori acquistano  azioni per rivenderle a prezzo maggiorato → questa euforia poggia su fondamenti assai fragili: la domanda di beni di  consumo durevoli aveva fatto sì che si formasse una capacità produttiva sproporzionata alle possibilità di  assorbimento del mercato interno.    L’industria statunitense aveva ovviato a questa difficoltà con l’aumento delle esportazioni nel resto del mondo. Così  tra economia americana ed economia europea si era venuto a creare uno stretto rapporto di interdipendenza.    In una situazione già incerta si abbatterono gli effetti catastrofici del crollo della borsa di New York → il 24 ottobre, il  giovedì nero, furono venduti 13 milioni di titoli, il 26 ottobre 16 milioni. la corsa alle vendite determinò una  precipitosa caduta del valore dei titoli.  Questo crollo toccò in primis i ceti ricchi e i benestanti, ma finì con l’avere conseguenze disastrose sull’economia di  tutto il paese e sull’intero sistema economico mondiale.  Gli effetti della crisi furono aggravati dal fatto che gli Stati Uniti cercarono innanzitutto di difendere la propria  produzione inasprendo il protezionismo e sospesero l’erogazione dei crediti all’estero.  tra il 1929 e il 1932 il valore del commercio mondiale si contrasse di oltre il 60% rispetto al triennio precedente.  I prezzi caddero bruscamente sia nel settore industriale che su quello agricolo. I disoccupati raggiunsero il numero  di 14 milioni negli Stati Uniti e di 15 milioni in Europa    Roosevelt e il New Deal  Nel novembre 1932 si tennero le elezioni presidenziali. Il presidente uscente, il repubblicano Herbert Hoover fu  sconfitto dal democratico Franklin Delano Roosevelt (governatore dello stato di New York)  ↳fin dal primo momento seppe instaurare con le masse un rapporto basato  su doti di comunicativa e capì che il successo stava nella capacità di   infondere speranza e coraggio nella popolazione  Già nel discorso di accettazione alla candidatura, annunciò di voler iniziare un New Deal (nuovo patto) per un più  energico intervento dello Stato nei processi economici.   Il New Deal fu avviato subito nei primi mesi di presidenza di Roosevelt.  ↳fu:   - ristrutturato il sistema creditizio  - svalutato il dollaro  - aumentati i sussidi di disoccupazione  - concessi prestiti  strumenti:  ❖ agricultural Adjustment Act → si proponeva di limitare la sovrapproduzione nel settore agricolo,  assicurando premi in denaro a coloro che avessero ridotto coltivazioni e allevamenti.  Causò l’espulsione dalle campagne di vaste masse di contadini senza lavoro  ❖ national industrial recovery act → imponeva alle imprese operanti nei vari settori dei codici di  comportamento volti a tutelare i diritti e i salari dei lavoratori  ❖ tennessee valley authority → ente che aveva il compito di sfruttare le risorse idroelettriche dei  bacino del Tennessee producendo un energia a buon mercato a vantaggio degli agricoltori.    Per porre rimedio a questa situazione, il governo potenziò ulteriormente l’iniziativa statale, varando a vasti  programmi di lavori pubblici destinati a creare nuovi posti di lavoro allargando il flusso della spesa pubblica. Nel  1935 furono varate una riforma fiscale, una legge sulla sicurezza sociale.    In Luglio Hitler poteva varare una legge in cui si proclamava che il partito nazionalsocialista era l’unico consentito  in Germania.  Di fronte a lui restano ancora 2 ostacoli:  - l’ala estremista del nazismo → invocavano una seconda ondata rivoluzionaria ed erano poco  disposte a sottomettersi al controllo dei poteri legali  - la vecchia destra → chiedeva a Hitler di tutelare le tradizionali prerogative delle forze armate  Hitler decise di risolvere il problema con un massacro che fece inorridire il mondo civile.    Quando il vecchio maresciallo morì, nell’agosto del ‘34, Hitler divenne cancelliere e capo dello Stato → questo  significava l’obbligo per gli ufficiali di prestare giuramento di fedeltà a Hitler.  Con l’assunzione della presidenza da parte di Hitler nasce il Terzo Reich in cui il capo (Fuhrer) aveva la fonte  suprema del diritto ed era colui che sapeva esprimere le autentiche aspirazioni.  il rapporto tra capo e popolo doveva essere diretto.    L’unico tramite con le masse era costituito dal partito unico e da tutti gli organismo ad esso collegati, come il Fronte  del lavoro. Compito di queste organizzazioni era di trasformare l’insieme dei cittadini in una comunità di popolo  compatta e disciplinata  ↳ da questa erano esclusi i cittadini di origine straniera o di discendenza non ariana e specialmente gli ebrei  erano allora una stretta minoranza; erano per lo più commercianti e liberi professionisti  La discriminazione fu ufficialmente sancita, nel settembre 1935, dalle leggi di Norimberga che tolsero agli ebrei la  parità dei diritti e proibirono i matrimoni tra ebrei e non ebrei → spinse molti ebrei ad abbandonare la Germania.  La persecuzione subì un’accelerazione a partire dal novembre 1938 quando i nazisti organizzarono un pogrom in  tutta Germania. Quella tra il 9 e il 19 novembre ‘38 fu chiamata notte dei cristalli per via delle molte vetrine di negozi  di ebrei che furono infrante dai dimostranti. Da allora la vita degli ebrei rimasti in Germania fu durissima.    La persecuzione antiebraica fu la manifestazione più vistosa e più orribile della politica.  ↳si inquadrava in un programma di “difesa della razza” che prevedeva la sterilizzazione dei   portatori di malattie ereditarie  Queste misure furono spinte fino alla soppressione dei malati di mente classificati come incurabili.    I cattolici finirono con l’adattarsi al regime, incoraggiati dall’atteggiamento della Chiesa di Roma che, nel luglio del  ‘33, stipulò un concordato col governo nazista, assicurandosi la libertà di culto e la non interferenza dello Stato negli  affari interni del clero. Le chiese luterane, si piegarono alle impostazioni del regime e solo una minoranza di ministri  di culto si oppose attivamente alla nazificazione e fu perseguitata.    Efficienza dell’apparato repressivo e terroristico:  - polizie  - Gestapo  - campi di concentramento = lager      Queste possono spiegare la limitatezza del dissenso, ma non ci aiutano a capire le dimensioni del consenso al  regime. una prima spiegazione sta nei successi di Hitler nella politica estera, un altro fattore di consenso fu la ripresa  economica → la disoccupazione diminuì rapidamente.  il nazismo fu capace a imporre formule e miti capaci di toccare tutte le persone.    Attraverso la stampa propose ai tedeschi un mondo popolato da uomini belli, sani e legati alla propria terra, una  società patriarcale libera dagli orrori delle metropoli moderne.  Quello nazista fu il primo governo a istituire un ministero della Propaganda che affidato a Goebbels, divenne uno dei  principali centri di potere del regime. La stampa fu sottoposta a strettissimo controllo e inglobata in un apparato alle  dipendenze del ministero.    Tutti i momenti più significativi furono scanditi da feste e cerimonie pubbliche → la scenografia doveva essere  monumentale e la coreografia impeccabile    L’unione sovietica e l’industrializzazione forzata  Negli anni della grande depressione e del fascismo trionfante, lavoratori e intellettuali antifascisti di tutto il mondo  guardavano con interesse l’Unione Sovietica → tentava di costruire una nuova società fondata sui principi del  socialismo e che si presentava come l’estrema riserva dell’antifascismo mondiale; l’Urss si rendeva protagonista di  un intenso sforzo di industrializzazione.    La decisione di forzare i tempi dello sviluppo industriale e di porre fine all’esperienza della Nep fu presa da Stalin tra  il ‘27 e il ‘28, subito dopo la definitiva sconfitta di quella opposizione di sinistra che sulla necessità  dell’industrializzazione aveva impostato la sua battaglia.    L’idea dell’industrializzazione come presupposto insostituibile della società socialista si univa alla convinzione che  solo un deciso impulso all’industria pesante avrebbe potuto fare dell’Urss una grande potenza militare, in grado di  competere con le potenze capitalistiche.  Il primo e più importante ostacolo alla costruzione di un’economia collettivizzata e altamente industrializzata fu  individuato nel ceto dei contadini benestanti, i kulaki, accusati di arricchirsi alle spalle del popolo e di affamare le  città non consegnando allo Stato la quota di prodotto dovuta. Contro di loro furono adottate misure restrittive e  operate ingenti requisizioni.  Stalin proclamò, nell’estate ‘29, la necessità di procedere alla collettivizzazione del settore agricolo e di eliminare i  kulaki come classe.    Contro questa linea prese posizione Nikolaj Bucharin → sosteneva la necessità di non spezzare l'alleanza tra operai e  contadini. Ma la maggioranza del paese si schierò con Stalin.  Tutti coloro che si opponevano alle requisizioni e resistevano al trasferimento nelle fattorie collettive furono  considerati come “nemici del popolo”.  Agli effetti della repressione si sommarono quelli di una nuova carestia → culminata negli anni 1932 e 33, fu  determinata da:  - inefficienza di una macchina organizzativa troppo grande  - resistenza dei contadini  - cinica determinazione delle autorità che insistettero nella politica delle requisizioni  I risultati furono terribili → tra il ‘29 e il ‘33 i kulaki scomparvero in gran parte anche come persone fisiche.  Anche il bilancio economico fu terribile    Il vero scopo della “rivoluzione dall’alto” era quello di favorire l’industrializzazione del paese attraverso lo  spostamento di risorse economiche. Da questo punto di vista i risultati furono notevoli anche se inferiori a quelli  programmati → il primo piano quinquennale per l’industria, varato nel 1928, fissava una serie di obiettivi  tecnicamente impossibili. La crescita del settore fu comunque imponente → nel 1932 la produzione industriale era  aumentata del 50% rispetto al ‘28.  Con il secondo piano quinquennale (1933-37) la produzione aumentò del 120% e il numero degli opera giunse a  toccare i 10 milioni.  Questi risultati furono possibili anche dal clima di entusiasmo ideologico e patriottico che Stalin seppe suscitare  nella classe operaia e che permise ai lavoratori d’industria di sopportare sacrifici pesanti.  Gli operai furono sottoposti a una disciplina severissima ma furono anche stimolati con incentivi materiali.    Il caso di un minatore diventato famoso per aver estratto in una notte un quantitativo di carbone superiore di 14  volte rispetto a quello normale diede origine al movimento di massa detto stacanovismo.    Lo stalinismo  Stalin finì con l’assumere in Urss un ruolo di capo assoluto, era l’autorità politica suprema.  Le attività culturali dovevano ispirarsi alle direttive del capo e dei suoi interpreti ( Zdanov)  La letteratura, il cinema e la musica furono sottoposte a un regime di rigida censura e costrette a svolgere una  funzione propagandistico-pedagogica entro i canoni del realismo socialista.  La storia recente fu riscritta per mettere meglio in luce il ruolo di Stalin e sminuire quello degli oppositori sconfitti.  Pure il settore delle scienze naturali fu messo sotto controllo.    Alcuni hanno cercato di spiegare lo stalinismo collegandolo alla tradizione autocratica del regime zarista; altri  hanno invece nella dittatura staliniana una forma inedita di dispotismo industriale; alcuni hanno cercato le radici del  “fenomeno Stalin” nella storia stessa del bolscevismo; altri hanno considerato lo stalinismo come una “deviazione di  destra” della rivoluzione, paragonandola alla dittatura napoleonica.  Lo stalinismo è un fenomeno inserito nella storia della Russia e nella sua tradizione imperiale. Stalin sviluppò alcune  premesse autoritarie che esistevano già nel pensiero di Lenin e nel sistema sovietico; non solo emarginò  politicamente tutti i suoi rivali, ma li sterminò fisicamente.    La macchina del terrore aveva cominciato a funzionare anche negli anni del primo piano quinquennale.  Il periodo delle “grandi purghe” ebbe inizio nel 1934. L'assassinio di Kirov fornì il pretesto per un’imponente ondata  di arresti che colpirono in larga misura gli stessi quadri del partito.  Si trattò di una gigantesca repressione poliziesca che colpì milioni di persone e che diede vita a un universo  concentrazionario formato dai campi di lavoro (Lager). In molti casi le vittime furono prelevate dalle loro case,  fucilate o deportate nei campi di concentramento senza nemmeno conoscere i loro capi di imputazione.    La Chiesa non costituì l’unico ostacolo per le aspirazioni totalitarie del fascismo; un altro limite stava al vertice delle  istituzioni statali ed era rappresentato dalla monarchia: al re aspettavano il comando supremo delle forze armate, la  scelta dei senatori e il diritto di nomina e revoca del capo del governo    Il regime e il paese  l’Italia nel ventennio fascista:  - ci sono ritratti di Mussolini nelle scuole  - i monumenti sono ornati dall'emblema del fascio littorio  - muri istoriati da scritte guerriere  - scolari che sfilano in uniforme militare  Anche durante il periodo fascista, l’Italia continuò a muoversi benché con un ritmo più lento di quello del ventennio  precedente.   ➢ La popolazione passò a 44 milioni nel 1944  ➢ si accentuò l’urbanizzazione  ➢ la quota degli addetti all’agricoltura sul totale della popolazione attiva calò al 51%  Nonostante questi accenni di sviluppo, alla vigilia della seconda guerra mondiale l?italia era ancora un paese  fortemente arretrato. Alla fine degli anni ‘30, il reddito medio di un italiano era poco più della metà di quello  francese e un terzo di quello di un inglese.  L’italiano medio si nutriva di farinacei, mangiava carne e beveva latte in quantità 3 volte inferiore a quella di un  inglese o di un americano.  Nel 1928 c’era in Italia un’automobile ogni 100 abitanti, un telefono ogni 70 e un apparecchio radio ogni 40    L’arretratezza economica fu per certi aspetti funzionale al regime e all’ideologia fascista.   Il fascismo lanciò a più riprese la parola d’ordine della ruralizzazione e tentò di scoraggiare l’afflusso dei lavoratori  verso i centri urbani.  Il fascismo inoltre difese la funzione del matrimonio e della famiglia e cercò di incoraggiare con ogni mezzo  l’incremento della popolazione.  Il regime ostacolò il lavoro delle donne e si oppose al processo di emancipazione femminile.  In realtà anche le donne ebbero le loro strutture organizzative → Fasci femminili e le massaie rurali    Il fascismo se da un lato voleva mantenere in vita strutture sociali e tradizioni del passato, dall’altro era in qualche  modo proiettato verso il futuro, verso la creazione dell’uomo nuovo.  Per la realizzazione di questa utopia il ritardo economico e culturale del paese rappresentava un ostacolo  insormontabile.    Era specialmente la scarsezza delle risorse che impediva al fascismo di praticare una politica economica e salariale  tale da permettergli di far breccia tra le classi lavoratrici.  Le generiche enunciazioni contenute nella Carte del lavoro non erano sufficienti a ripagare i lavoratori della perdita  di qualsiasi autonomia organizzativa.    I maggiori successi, il regime li ottenne dalla media e piccola borghesia. I ceti medi si videro aprire nuovi canali di  ascesa sociale dalla moltiplicazione degli apparati burocratici, ma erano anche i più sensibili ai valori esaltati dal  fascismo    Cultura e comunicazione di massa  Il fascismo dedicò un’attenzione tutta particolare al mondo della cultura e della scuola → già ristrutturata nel 1923  con la riforma Gentile  ↳una volta consolidatosi, il regime si occupò di fascistizzare l’istruzione sia attraverso una più stretta   sorveglianza sugli insegnanti, sia attraverso il controllo dei libri scolastici e l’imposizione dal 1930  di testi unici per le elementari  L’università godette di una grande autonomia. Quando nel 1931, fu imposto a tutti i docenti il giuramento di fedeltà  al regime, solo una dozzina (per lo più anziani prossimi alla pensione) rifiutarono, perdendo così le cattedre.  Ci furono insegnanti non fascisti che si piegarono all’imposizione solo per poter continuare la loro attività.    In generale gli ambienti dell’alta cultura si allinearono su una posizione di sostanziale adesione al regime →  Pirandello fece esplicita professione di fede fascista. Quasi tutti gli intellettuali accettarono di inserirsi nelle  istituzioni culturali pubbliche    Ben più diretto fu il controllo esercitato dal regime nel campo della cultura e dei mezzi di comunicazione di massa.  Tutto il settore della stampa politica fu sottoposto a un controllo sempre più stretto da parte di un apposito ufficio  dipendente della presidenza del Consiglio.    Al controllo sulla carta stampate il regime univa quello sulle trasmissioni radiofoniche. La radio ebbe una diffusione  abbastanza limitata, solo dopo il 1935 essa si affermò come essenziale canale di propaganda.  Anche il cinema fu oggetto delle attenzioni del regime e ne ricevette generose sovvenzioni.    La politica economica  Tutti i movimenti fascisti si presentarono fin dai loro esordi come portatori di soluzioni nuove e originali per i  problemi dell'economia e del lavoro.  Il corporativismo avrebbe dovuto significare gestione diretta dell’economia da parte delle categorie produttive,  organizzate appunto in corporazioni distinte per settori di attività e comprendenti sia gli imprenditori sia i  lavoratori dipendenti.  Il fascismo tuttavia non inventò un nuovo sistema economico.    Nei suoi primi anni di governo il fascismo adottò una linea liberista. Questa politica provocò però un crescente  deficit nei conti con l’estero e un forte deterioramento del valore della lira.  Nell’estate del 1925 la politica economica del governo subì una brusca svolta: cambiò il ministro delle Finanze  (Giuseppe Volpi) e venne inaugurato un nuovo corso fondato sul protezionismo, sulla deflazione e su un più  accentuato intervento statale nell’economia.    Primo importante provvedimento fu l’inasprimento del dazio sui cereali → accompagnata da una campagna  propagandistica detta “battaglia del grano” → iniziata nel 1925; scopo: raggiungimento dell’autosufficienza nel  settore dei cereali, sia attraverso l’aumento della superficie coltivata a grano, sia mediante l’impiego di tecniche più  avanzate.  Lo scopo fu in parte raggiunto → nel ‘30 la produzione di grano era aumentata del 50% e le importazioni si erano  ridotte a ⅓ rispetto a 15 anni prima.    La seconda battaglia fu quella per la rivalutazione della lira → nell’agosto 1926 il duce fissò l’obiettivo di quota  novanta = 90 lire per una sterlina. L’obiettivo fu raggiunto. I prezzi interni diminuirono e la lira recuperò il potere  d’acquisto perduto.  A goderne non furono però i lavoratori dipendenti che si videro tagliare stipendi e salari, mentre la produzione  agricola e industriale subì una certa flessione.  Tutto questo avvantaggiò le grandi industrie e favorì i processi di concentrazione aziendale.    L’economia italiana non si era ancora ripresa dalla cura deflazionistica quando iniziarono a farsi sentire le  conseguenze della grande crisi mondiale  ↳ furono meno drammatiche che in altri paesi anche perché la politica economica adottata dopo il 1925   aveva anticipato gli effetti negativi della depressione;  tuttavia la recessione fu pesante anche in Italia: il commercio con l’estero si ridusse drasticamente, l’agricoltura subì  un duro colpo.  La disoccupazione nell’industria e nel commercio aumentò bruscamente.    La risposta del regime alla crisi si attuò in 2 direttrici fondamentali:  - sviluppo dei lavori pubblici come strumento per attutire le tensioni sociali  - l’intervento, diretto o indiretto, dello Stato a sostegno dei settori in crisi  Furono realizzate nuove strade e nuovi tronchi ferroviari, costruiti nuovi edifici pubblici dove il fascismo potè  appagare il suo gusto per il monumentali; fu avviato un gigantesco programma di bonifica integrale che avrebbe  dovuto portare al recupero e alla valorizzazione delle terre incolte o mal coltivate.  Fu portato a termine la bonifica dell’Agro Pontino → recuperati alle colture circa 60.000 ettari; costruiti villaggi rurali  e vere e proprie città.    Per salvare le banche dal fallimento, il governo creò:  ➔ prima un istituto di credito pubblico (Istituto mobiliare italiano) con il compito di sostituire le  banche nel sostegno alle industrie in crisi   ➔ due anni dopo → Istituto per la ricostruzione industriale → divenne azionista di maggioranza delle  banche in crisi e ne rilevò le partecipazioni industriali  Nei progetti originari, il compito dell'Istituto avrebbe dovuto essere transitorio, limitandosi al risanamento delle  imprese in crisi in vista di una loro riprivitazzione → accadde però che la ripri. risulta impraticabile e nel 1937  diventò un ente permanente. In questo modo lo Stato italiano divenne Stato-imprenditore oltre che Stato-banchiere      La politica estera e l’impero  Nel movimento fascista fu sempre presente una forte componente nazionalistica che si servì della propaganda  nazional-patriottica come strumento essenziale di aggregazione del consenso. 
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