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IL DOPOGUERRA NEGLI STATI UNITI (1°guerra mondiale), Sintesi del corso di Storia

Da Wilson all’isolazionismo, i movimenti rivoluzionari, l’americanismo, il proibizionismo, intolleranza e spinte razziste. Gli anni folli e il sogno americano, la nascita della società di massa. Il 1929: la grande crisi economica, l’origine della crisi: il gioco in borsa, lo squilibrio tra offerta e domanda. I rimedi alla crisi, la fine dello stato liberale. Il New Deal, la politica del presidente Hoover, l’arrivo di Roosvelt e la sua politica economica, i risultati e i consensi popolari.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 29/09/2019

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4.5

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Scarica IL DOPOGUERRA NEGLI STATI UNITI (1°guerra mondiale) e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! IL DOPOGUERRA NEGLI STATI UNITI - Da Wilson all'isolazionismo Nel dopoguerra ebbe inizio l'irresistibile ascesa degli Stati Uniti verso la leadership mondiale. Gli USA rispetto alle altre potenze vincitrici, godevano di un duplice vantaggio: oltre ad essere stati solo sfiorati dalle distruzioni umane e materiali della guerra, gli Stati Uniti disponevano inoltre di un apparato industriale molto sviluppato. Tuttavia anche la società americana del dopoguerra fu attraversata da agitazioni sociali e da manifestazioni di intolleranza. I movimenti rivoluzionari che scuotevano l'Europa furono sentiti negli Stati Uniti come una pericolosa minaccia: tra il 1918 e il 1919, la paura rossa, attanagliò un'opinione pubblica disorientata ed emotivamente instabile. Il sospetto e il rancore circondavano gli stranieri, gli slavi che vivevano in America erano visti come possibili agenti del comunismo russo. Gli stati uniti sembravano volersi chiudere in se stessi. Nel 1919 il Congresso rifiutò sia di ratificare i trattati di Versailles, sia l'adesione degli USA alla Società delle Nazioni. Dal 1920 al 1932 tutti i presidenti degli Stati Uniti furono repubblicani e convinti isolazionisti, fautori di una politica opposta a quella di Wilson, contrari ad un intervento attivo nella politica europea e protesi a preservare la ricchezza e la stabilità politica. - Americanismo, proibizionismo e intolleranza L'isolazionismo era il risvolto estero di una politica di esasperato nazionalismo, quell'americanismo che diffidava in tutti gli stranieri, anche quelli all'interno del paese e si scagliava contro comportamenti che trasgredivano la rigida morale puritana (l'alcolismo, la libertà dei costumi). In particolare le Chiese protestanti avviarono una furibonda campagna moralizzatrice, il cui esito più famoso fu il PROIBIZIONISMO, cioè il divieto assoluto di produrre e vendere bevande alcoliche in tutti gli Stati Uniti. Questa legge, introdotta nel 1919 e rimasta in vigore fino al 1933, causò però l'effetto contrario, facendo dilagare un nuovo tipo di criminalità (controllata dalla mafia italo-americana), organizzata per il contrabbando e lo spaccio degli alcolici. Qui dopo la guerra nacquero pericolose spinte razziste. L'associazione nata nel 1915 ad Atalanta, il Ku Klux Klan, proponeva una rigida discriminazione razziale contro i neri; nel giro di pochi anni i suoi aderenti toccarono i 4 milioni. Inoltre furono sbarrate le porte di accesso agli immigrati, per i quali venne preso un provvedimento che fissò circa a 350.000 la quota annua massima di entrata nel paese. Questa quota continuò a scendere fino a stabilizzarsi a 150.000. Nel 1927 il mondo guardò sbigottito alla condanna a morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due operai italiani emigrati negli USA. Entrambi anarchici furono condannati a morte accusati di omicidio per rapina. La confessione del vero responsabile non fece cambiare idea al giudice. Questo verdetto di colpevolezza scaturì direttamente dai pregiudizi contro gli immigrati, che allora avvelenavano l'opinione pubblica americana. - Gli anni folli In Europa i principali problemi economici furono superati nel 1925, data in cui la produzione mondiale tornò ai livelli di prima del conflitto. Tale svolta produttiva ebbe conseguenze anche negli Stati Uniti. Nell'America puritana e razzista irruppero i cosiddetti "anni folli". Nelle città esplodeva la voglia di dimenticare i sacrifici e l'austerità della guerra. Arrivò il jazz, la musica popolare della civiltà industriale. Nei night club circolava alcol e andavano sviluppandosi nuovi frenetici balli come il charleston. Furono anni in cui veramente sembrò sul punto di realizzarsi l'utopia del sogno americano, grazie al superamento di tutti i problemi economico-sociali. Gli indici della produzione e dei consumi cominciarono ad aumentare. Alla produzione di massa, resa possibile dalla nuova organizzazione del lavoro fordista, si accompagnava un mercato vastissimo grazie alla diffusione della vendita a rate, che permetteva a tutti, gli operai come i ceti medi, di comprare gli stessi beni. Le prime trasmissioni radiofoniche regolari erano cominciate nel 1920 e nel frattempo proseguivano l'esodo dei lavoratori dalle campagne verso le città, la diminuzione del numero degli agricoltori e l'aumento di quello degli operai e dei colletti bianchi, cioè gli impiegati e i tecnici delle grandi aziende. - La civiltà di massa Nacque così la società di massa. I mezzi di comunicazione diventarono di massa, di massa fu anche il cinema che passava da muto a sonoro. La pubblicità si rivelò un'ottima macchina propagandistica per diffondere i nuovi stili di vita. Anche le città cambiarono, si diffusero i grattacieli e nacquero le zone residenziali e i sobborghi. Su tutto dominava l'automobile, mezzo di trasporto e simbolo del nuovo modo di vivere e lavorare. Cominciava allora a delinearsi una diversa qualità della vita, il mondo diventava più piccolo e accessibile. Collegamenti aerei regolari tra le principali città europee erano attivi, furono abbattute le barriere economiche tra i vari Stati e il commercio mondiale cominciò a liberarsi delle restrizioni imposte dalla guerra. Iniziò il lento declino delle piccole imprese, mentre si affermavano industrie di dimensioni crescenti.
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