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Il "Doppio adattamento" di "Amadeus"; Dalla storia al teatro e dal teatro al cinema., Sintesi del corso di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

Riassunto della dispensa il "Doppio adattamento" di "Amadeus"; Dalla storia al teatro e dal teatro al cinema.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 10/01/2023

Rebeccadc
Rebeccadc 🇮🇹

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Scarica Il "Doppio adattamento" di "Amadeus"; Dalla storia al teatro e dal teatro al cinema. e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! Il “Doppio adattamento di Amadeus” Dalla storia al teatro e dal teatro al cinema 1. INTRODUZIONE: ERRORI E MERITI DELLA CRITICA Il 2 novembre 1979 andò in scena per la prima volta a Londra il dramma psicologico “Amadeus” di Peter Shaffer. L’opera fu accolta con grande interesse. Contrariamente ai critici musicali, i critici teatrali la esaltarono come un’opera di grande originalità. Un anno dopo il dramma fu rappresentato anche a New York in una versione modificata. Anche in questa occasione l’opera generò critiche opposte: i critici musicali la screditavano, mentre i critici teatrali la elogiavano. Tutto ciò contribuì al successo dell’opera che fu tradotta in 22 lingue e fu messa in scena in quasi altrettanti paesi. Il registra Milos Forman annunciò il suo desiderio di adattare allo schermo il lavoro teatrale. Nel 1984 uscì la versione cinematografica di “Amadeus”, che portò la presunta rivalità tra Salieri e Mozart in ogni angolo della terra. Ebbe un gran successo tra cui 8 Oscar. La maggior parte del pubblico non era neppure al corrente dell’esistenza del personaggio storico di Salieri, ma dopo il film, tutti erano convinti che quel compositore italiano avesse tramato per la distruzione del prestigio di Mozart. Contemporaneamente sorsero così le prime discrepanze tra i critici italiani teatrali che videro nel film un grande tradimento dell’opera originale. Da una parte, il film rese famoso il lavoro teatrale, che continuò ad essere rappresentato per anni; dall’altra parte il film smentiti i timori dei musicologi. Amadeus creò un’autentica Mozart-mania: si rieditarono le sue opere i suoi concerti, e il CD con le sue composizioni si vendettero a caro prezzo nei mesi successivi. Allo stesso tempo il film regalò grande popolarità a Mozart; anche Salieri venne recuperato: da quasi compreso sconosciuto, passo ad essere importante anche per il pubblico non iniziato, ed alcune delle sue opere furono rappresentate dopo l’uscita del film. Tutto ciò mette in evidenza alcuni punti essenziali: 1. Ogni adattamento è una nuova creazione, perciò nell’opera teatrale di Amadeus si ripresero alcuni passaggi della biografia di Mozart senza conciò banalizzare la storia della musica. 2. Ogni adattamento cinematografico di un’opera teatrale deve attenersi alle caratteristiche del nuovo mezzo, perciò il film risultante non può essere giudicato in termini di fedeltà o tradimento all’originale. 3. Ogni adattamento cinematografico, a prescindere dai campi introdotti, da sempre nuove e popolarità all’opera adattata. Questo lavoro si propone di analizzare il “Doppio adattamento di Amadeus”: dalla biografia al teatro e dal teatro al cinema. In entrambe le trasposizioni le esigenze espressive del mezzo giustificarono dei cambi notevoli nel materiale di partenza per raccontare una nuova storia e entrambe si rivelarono autentiche opere d’arte. Nella prima parte dell’articolo studieremo l’adattamento teatrale della biografia di Mozart da parte di Shaffer; l’autore prende dalla vita del compositore elementi dal notevole potenziale drammatico: la misteriosa morte di Mozart e la leggenda dell’avvelenamento, la rivalità Salieri-Mozart e il personaggio di Catarina cavalieri, l’uomo della maschera e l’incarico del Requiem. Nella seconda parte analizzeremo l’adattamento dell’opera teatrale al cinema. PARTE I DALLA BIOGRAFIA AL TEATRO 2. PETER SHAFFER PRIMA DI “AMADEUS” Prima di scrivere Amadeus, Shaffer non era assolutamente un uomo conosciuto nel mondo della musica. Questa passione per la musica si riflette anche negli argomenti delle sue opere: 1. Fine Fingers Excercise: racconta la storia di un giovane professore di pianoforte spinto da un fallimento amoroso e tentare il suicidio. 2. The Private Ear: ha come protagonista un giovane sensibile e solitario che condivide con una ragazza il suo amore per la musica. In queste storie avvertiamo già alcuni elementi narrativi di Amadeus: il tentativo di suicidio, l’attrazione del professore per le sue alunne, il valore simbolico di una determinata opera musicale… Successivamente la poetica cambia.nel 1969 mette in scena “The Royal Hunt of the Sun”, in cui il giovane Martin racconta al pubblico i suoi ricordi d’infanzia. Nel 1973 mette scena “Equus”, psichiatra di nome Martin, ricorda davanti al pubblico il suo rapporto con il giovane paziente Alan. Evidente che entrambe le opere anticipano dei temi che saranno poi cardine in Amadeus: l’invidia del mediocre, l’irrazionalità del genio, il rifiuto di Dio… Come hanno evidenziato i critici, queste due opere e Amadeus formano una peculiare trilogia nella produzione drammaturgica di Peter Shaffer: sono state definite “drammi filosofici”. 3. CONTESTO STORICO: MOZART ALLA CORTE DI VIENNA Shaffer impiegò più di tre anni a leggere assimilare tutto quello che si era scritto su Mozart. Il suo approccio aveva una solida base storica. Ciò nonostante l’Amadeus teatrale non ha mai voluto essere un documentario biografico sul compositore. L’opera quindi non può essere giudicata in termini di “fedeltà storica“, anche se è tutta la trama si sostiene su un gran lavoro di documentazione. La prima decisione da prendere per Peter fu la scelta del contesto storico.adattare una vita a un’opera drammatica presuppone scegliere un arco di tempo molto concreto della vita del personaggio. Nel caso di Amadeus, Peter scelse di raccontare l’ultimo decennio della vita di Mozart: da quando abbandona l’arcivescovo di Salisburgo, nel 1781, fino a quando muore nel 1791. In quel periodo Mozart compone le sue migliori opere, va a vivere nella capitale della musica cioè Vienna, si sposa con Costanza Weber, raggiunge l’apice del suo talento musicale e muore in strane circostanze. La scelta del periodo storico, dunque, è felice presupposto per una narrazione efficace. L’opera si sofferma sull’ultimo anno della sua vita.nel 1791 Mozart esperimento nuove forti tensioni che Shaffer sviluppa nella trama dell’opera: il simbolismo occulto de “Il Flauto Magico”, il rifiuto da parte della massoneria, l’inquietante incarico del Requiem, il misterioso uomo della maschera… Inoltre, la limitazione temporale intensifica la tensione drammatica dei conflitti anteriori e li ristruttura in funzione del climax. È interessante osservare come tutti i conflitti si intrecciano con il tema della morte, cosa che ossessionò Mozart nei suoi ultimi mesi di vita. Nel dramma Mozart sembra progressivamente abbattuto, malato, afflitto, perseguitato da fantasmi interiori. 8. L’UOMO CON LA MASCHERA Tra tutti gli episodi biografici utilizzati nella versione teatrale quello che colpisce di più è quello dell’uomo mascherato e il misterioso in carico del Requiem. La prima versione di questa storia fu resa nota da Frederic Rochlizt. Quello strano ospite causò una profonda impressione nel già indebolito Mozart. Iniziarono i suoi deliri che seguirono il ritmo delle strane visite; e Mozart inizio a credere che qualcuno dall’aldilà andassi a visitarlo per annunciargli la sua morte. Anche Frederic riporta nella sua cronaca “ aveva idee davvero strane riguardo a quella curiosa apparizione e all’incarico di quello sconosciuto” Sul senso di questo passaggio si pubblicarono molte elucubrazioni nel XIX secolo e nella prima metà del XX secolo, ma fu nel 1964 che finalmente si svelò il mistero. Il musicologo Otto Erich Deutsch impressionò gli specialisti con un lungo e significativo manoscritto che mise a nudo tutta la verità sull’origine di quest’opera. Il manoscritto raccontava i capricci del suo vanitoso signore, che si fingeva compositore e si dilettava sorprendere familiari e amici con musica che faceva passare per sua. Nel febbraio del 1791 sua moglie morì. Nel luglio del 1791 ordino a uno dei suoi servitori di dare l’incarico del Requiem a Mozart e di andare a visitarlo saltuariamente. Questo fatto viene ripreso nel lavoro teatrale per enfatizzare il conflitto drammatico. È proprio Salieri che, nascosto da una maschera, assilla e già alienato Mozart con l’urgente incarico di scrivere il Requiem. 9. UN PRECEDENTE TEATRALE: “MOZART E SALIERI”, DI PUSKIN Cosa servi d’ispirazione a Peter per scrivere il suo lavoro teatrale? Senza dubbio, la breve opera di Aleksandr Puskin in “Mozart e Salieri”. L’opera rappresenta la diffusa diceria dell’avvelenamento di Mozart, ma elabora anche un’azione psicologico-teatrale davvero interessante. Rappresenta un Salieri roso di invidia rispetto a un Mozart ingenuo e infantile. Proprio per questo genio Salieri rischia di perdere fama a Vienna ed un orgoglio ben articolato in scena lo spinge a commettere il terribile omicidio. È qui che appare il contributo di Puskin. Quando Salieri somministra il veleno letale a Mozart, e questi va al pianoforte per interpretare il Requiem, Salieri subisce la sua ultima e definitiva sconfitta: terrorizzato, riconosce il tremendo crimine commesso è la grandezza quasi divina della musica di Mozart. Invidia, mediocrità e pentimento si fondono nell’anima di Salieri. Puskin sembra aver anticipato i temi che in futuro Shaffer svilupperà nella sua opera. Anni più tardi, il compositore Rimskij-Korsakov mise in musica questa tragedia e la portò in scena con lo stesso titolo “Mozart e Salieri”. PARTE II DAL TEATRO AL CINEMA 10. DAL TESTO TEATRALE ALLA SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA Nel novembre del 1979, la gente di Milos Forman convinse il suo cliente ad andare a teatro con lui. Solo nel taxi gli disse che si trattava della rivalità tra Mozart e Salieri. Giunti a teatro, Milos fu catturato dalla forza della rappresentazione. Tra lo stupore del suo agenda si precipitò dietro le quinte per trovare l’autore di Amadeus. Quello stesso giorno, Forman chiese a Shaffer di riscrivere l’opera per il grande schermo. Il drammaturgo inglese ricordò mesi più tardi l’incubo che seguì quell’incontro. Cerco di resistere per settimane alla pressione del cineasta, ma alla fine si lasciò convincere e nel febbraio del 1982 intrapresero insieme l’impresa di riscrivere l’opera. Forman lo portò con sé alla sua fattoria nel Connecticut; lavorarono 10 ore al giorno per più di quattro mesi, isolati dal resto del mondo; affrontarono insieme il blocco dello scrittore, ascoltarono insieme alle opere di Mozart e improvvisarono scene dell’opera; discutevano sulle scene e sulle parole, e sull’ordine delle scene e delle parole. Shaffer era troppo affezionato alla sua opera e cercava di mettere nella sceneggiatura il più possibile dell’originale Forman invece cercava di evitare i lunghi monologhi di Salieri. Alla fine vinsero entrambi: nessuna parola fu imposta, perché discussero su ogni parola. Al termine Shaffer riconobbe di aver appreso molto sull’arte dell’adattamento cinematografico e Forman riconobbe il talento dimostrato dal drammaturgo. 11. RIORGANIZZAZIONE DELLA STORIA Per adattare il copione di Amadeus per il cinema, Forman e Shaffer dovettero riorganizzare tutta la storia dal principio. Il regista cieco aveva le idee molto chiare; secondo lui bisognava prendere la storia di base, i personaggi e lo spirito dell’opera e ricominciarla dall’inizio. Partendo da questa premessa, l’opera teatrale fu riscritta completamente. Più del 50% delle scene del film sono nuove o frutto di una trasformazione e il 100% è cambiato in qualche modo. Tutta l’opera ha subito tagli e aggiunte. Tra gli elementi eliminati, il più evidente è il ricorso ai Venticelli. La loro funzione era superflua per il film, oltre che artificiosa: nel cinema la macchina da presa alla possibilità di mostrare tutta l’azione. Un efficace sostituto dei Venticelli è il personaggio della servitrice Lorl, che viene pagata da Salieri per spiare la coppia e raccontarli su cosa lavorava morta. Probabilmente la trama secondaria più importante che si omette nel film è la seduzione di Costanza. Nella versione teatrale Salieri la seduce per umiliare Mozart, ma quando la ragazza accetta, lui la rifiuta. Nella versione cinematografica la sequenza fu eliminata per vari motivi: il forte conflitto non sia diceva alle conversazioni delle ultime scene, distraeva completamente dal conflitto principale e non permetteva che il film venisse considerato “per ogni tipo di pubblico”. Un altro importante trauma secondaria eliminata e tutta la parte della loggia massonica. Anche in questo caso è il desiderio di mettere a fuoco il conflitto tra i due protagonisti ciò che convinse i due registi a sopprimere tutta questa linea narrativa. Ciò nonostante, nuove scene appaiono cambiano posto nella sceneggiatura definitiva. Nel dramma tutto il lungo monologo conduce ad un drammatico finale: Salieri si taglia il collo in un disperato tentativo di porre fine alla sua amarezza. Nel film questa è esattamente la scena di apertura, un improvviso shock iniziale. Altre scene si aggiungono alla sceneggiatura per esteriorizzare i pensieri di Salieri: un’allusione alla sua giovinezza si trasforma in una sequenza di flash back che sintetizza la sua infanzia. Si aggiungono anche materiali nuovi, basati su lettere e documenti biografici, per dare più importanza alla musica. Tutto ciò fa sì che il centro dell’azione si sposti un poco in direzione di Mozart, così da offrire una versione più equilibrata della storia, è così che Mozart venga rappresentato come un personaggio più umano e completo. Infine, il principale apporto del film è costituito dai frammenti delle opere di Mozart, che attribuiscono una nuova dimensione alla storia. Ascoltiamo arie di grande bellezza: “Il ratto del serraglio”, “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Il Flauto Magico”. 12. IL TONO, I TEMI, I PERSONAGGI Con l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale non solo cambiano il grado di protagonismo di Salieri è l’impressione di realismo dell’opera, ma anche il tono generale della storia. L’opera di Peter era considerato un “dramma psicologico“, ma il film accentua il fascino della dimensione narrativa. Alcuni critici hanno accusato Shaffer di essere “troppo teatrale”. Varie scene di Amadeus, l’azione si blocca e Salieri esce dal gruppo degli attori per commentare la trama. In definitiva, la sua opera produce una “teatralità immaginativa, in cui la metafora e la non-realtà dominano la scena”. Il registra cieco vita in questa teatralità una benedizione. Essendo un’opera così sofisticata erano obbligati a distruggere l’originale immaginarlo come un film. Questo cambio di tono influenzò profondamente i temi di Amadeus. Nel dramma Peter esplorava diversi ambiti di significato religioso; potremmo addirittura vedere nel personaggio di Mozart un’allegoria dello stesso Cristo; la reincarnazione di Dio in un uomo. Nel film, al contrario, tutto questo nucleo tematico passa in secondo piano. In primo piano c’è la storia stessa, con dei personaggi affascinanti, in conflitto, che lottano per un sogno o per ambizione di potere. Quindi, ciò che ci attrae cattura è il racconto in sé; e allo stesso tempo la ricercatezza estetica della messa in scena: la musica, i costumi, gli ambienti. Di sfondo, altre questioni che ci riguardano più da vicino, che ci coinvolgono nel racconto: l’invidia del mediocre, l’imprevedibilità del genio, la disciplina rispetto al talento, la libertà dell’artista rispetto al potere. Coerentemente anche personaggi cambiano nell’adattamento cinematografico. Alcuni furono eliminati perché non ha portavano niente alla storia; altri, invece, scomparvero per le esigenze del nuovo discorso. Nel film conta il nuovo sviluppo dei personaggi; Caterina cavalieri, che era un personaggio senza voce nell’opera, appare qui in varie importante e Sequenze; anche Costanza, che nell’opera teatrale era quasi una bambina capricciosa, e ora 1:00 donna attiva, che sprono suo marito a guadagnare di più con le sue opere e incida la sua carriera professionale. Anche l’arcivescovo di Salisburgo si aggiunge il copione per mostrare la relazione e pungente tra i giovani geniale artista e il suo altezzoso patrono. Inoltre, la principale aggiunta e quella del personaggio di Leopoldo, il padre di Mozart. Il suo incontro con l’arcivescovo rafforza la tematica della sottomissione dell’artista in quei tempi; la sua visita Mozart e Costanza a Vienna permette di sviluppare il tema della relazione di amore-odio con suo figlio e il permanente conflitto con la donna. 13. FOCALIZZAZIONE NARRATIVA E STRUTTURA DELLA SCENEGGIATURA Oltre alle modifiche drammaturgiche e narrative che abbiamo esposto, il film opera un cambiamento anche rispetto al punto di vista del racconto. Un cambiamento dovuto all’impossibilità di istituire quella relazione diretta tra personaggio e pubblico che rappresenta una soluzione teatrale. Tanto nell’origine teatrale quanto nel film, gli episodi del passato si mescolano con i commenti di Salieri nel presente. Lo spettatore capisce quasi subito che i fatti sono raccontati solo da un punto di vista e che quella versione della vita di Mozart è sfigurata dall’invidia e dal desiderio di vendetta. L’interpretazione è di parte e lo spettatore lo sa. Tuttavia, nel film la prospettiva cambia significativamente.
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