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Il Fascismo: La Dittatura Totalitaria di Mussolini, Appunti di Storia

La transizione del fascismo italiano da un movimento politico a una dittatura totalitaria tra la seconda metà degli anni venti e il 1928. Il testo illustra l'ideologia ufficiale, il potere assoluto del partito unico, l'impiego di violenza e repressione del dissenso, il controllo della vita quotidiana, la propaganda, le leggi fascistissime del 1925-26, il patto di palazzo vidoni, la conciliazione tra stato e chiesa, la politica economica, le politiche sociali, l'avanzata di iniziative per ottenere il consenso della popolazione, la guerra d'etiopia e le leggi razziali.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/03/2024

Gaiaruggeeeri
Gaiaruggeeeri 🇮🇹

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Scarica Il Fascismo: La Dittatura Totalitaria di Mussolini e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL FASCISMO Mussolini con il discorso alla camera del 3 Gennaio 1925 aveva assunto la responsabilità morale del delitto Matteotti, questo è il primo passo verso il passaggio alla dittatura fascista. A partire dalla seconda metà degli anni venti il fascismo diventa una dittatura totalitaria. Caratteri del totalitarismo: - presenza di un’ideologia ufficiale che si pone come indiscutibile - potere assoluto di un partito unico di massa e del suo capo - impiego sistematico di violenza e repressione del dissenso - monopolio da parte del partito al potere di mezzi di comunicazione di massa, assidua propaganda - controllo della vita quotidiana Il punto di partenza dell’instaurazione della dittatura fascista furono le leggi fascistissime del 1925-26, ispirate dal giurista Alfredo Rocco: ● Il capo del governo è reso responsabile solo davanti ale re, non al parlamento, ● Il parlamento non può più discutere alcuna legge senza il consenso del governo, ● La libertà di associazione è sospesa, ● l’amministrazione dello stato è sottratta al parlamento e attribuita al governo, ● Vengono eliminate le elezioni amministrative, i sindaci vengono nominati dal sovrano sotto consiglio del capo del governo, in modo da controllare le piccole realtà locali, ● I giornali antifascisti vengono chiusi, la stampa era sottoposta ad un severo controllo, ● Viene reintrodotta la pena di morte, ● Viene istituito il tribunale speciale per la tutela dello stato. Questo insieme di leggi sancisce la fine di ogni libertà democratica. Durante questo periodo si vive un periodo di forte repressione; le attività politiche antifasciste vengono punite con oltre 30 anni di carcere, vengono sancite decine di condanne a morte. Nel 1926 viene introdotto il confino di polizia, circa 17000 italiani tra il 1926-1943 vengono inviati al confino. Il parlamento assume una funzione puramente formale, accentuata dalla legge elettorale del 1928. Questa legge elettorale prevedeva che si potesse solamente approvare o respingere una lista di 400 candidati designata dagli organi supremi del fascismo. La violenza squadristica non era più necessaria, Mussolini trasforma così il suo partito in una struttura burocratica e gerarchica, strettamente controllata dal vertice. Un organo supremo del partito era il gran consiglio del fascismo, creato nel 1923. A partire dal 1928 il gran consiglio assume compiti di rilevanza costituzionale, come la nomina dei candidati di parlamento. Il gran consiglio rimane l’unico organo nella quale fosse ancora possibile parlare di politica. Per quanto riguarda il piano sindacale, il fascismo abolisce ogni libertà di contrattazione, si era dell’idea che il sindacato dovesse essere necessariamente sottoposto al controllo dello stato. Il patto di palazzo Vidoni, diventato legge nel 1926 ammette i soli contratti di lavoro stipulati da sindacati fascisti, mettendo fine al sindacalismo socialista e cattolico. Vengono inoltre abolite le commissioni interne , lo sciopero viene proibito per legge. Questi erano i primi passi verso la realizzazione dell’ordinamento corporativo, enunciato nella carta del lavoro del 1927 e realizzato nel 1934 con l’istituzione di 22 corporazioni: - 6 per agricoltura - 10 per industria e commercio - 6 per i servizi Le corporazioni erano dei servizi che rappresentavano e riunivano i prestatori d’opera dei diversi settori economici e produttivi, il loro obiettivo era quello di regolare i rapporti di lavoro nell’interesse della nazione. In questo modo si sarebbe superato il conflitto sindacale, il corporativismo viene concepito dal fascismo come una nuova forma di rappresentanza politica destinata a sostituire quella democratica. Nel 1939 la camera dei deputati viene sostituita dalla camera dei fasci e delle corporazioni, andando completamente a smantellare il sistema parlamentare. IL RAPPORTO CON LA CHIESA: Il fascismo pera per raggiungere una conciliazione tra stato e chiesa che chiudesse la frattura aperta nel 1871. L’11 febbraio 1929 la Santa sede e il governo italiano sottoscrivono i patti lateranensi, composti da 3 documenti: 1. Trattato: la santa sede riconosce la sovranità dello stato Italiano con Roma capitale, e lo stato riconosceva la sovranità pontificia sul Vaticano, 2. convenzione finanziaria: lo stato versa al Vaticano una somma a titolo di indennità, 3. Concordato: regola i rapporti tra stato e chiesa. La religione cattolica viene riconosciuta come unica religione dello stato. La conciliazione tra stato e chiesa ha una grande importanza politica per il fascismo, che ottenne una sorta di riconoscimento da parte della chiesa. Mussolini viene visto come l’uomo che aveva posto fine al dissidio tra stato e chiesa; allo stesso tempo il mondo cattolico nel fascismo trova un regime politico che dava garanzie sul lato della lotta al comunismo. Allo stesso tempo la chiesa però non condivideva la pretesa totalitaria del fascismo di portare sotto il loro controllo tutte le forme di vita sociale. Il regime mal tollerava infatti l’autonomia delle organizzazioni cattoliche, come boy scout e l’azione cattolica. Nel 1931 queste tensioni portano ad uno scontro aperto: Mussolini ordina lo scioglimento di tutte le organizzazioni giovanili cattoliche , menne mantenuta solamente l’Azione Cattolica, che però rinuncia ad ogni attività non strettamente cattolica, con il divieto di agire in campo politico e sociale. POLITICA ECONOMICA Ragioni della guerra d’Etiopia L’Abissina è un tradizionale obiettivo italiano, l’Etiopia costituiva l’unico lembo di terra africana sopravvissuto alla grande corsa imperialistica per la spartizione del continente. Mussolini ha diversi obiettivi: - prestigio internazionale: affermare il ruolo dell’Italia come grande potenza - carattere economico: ridurre disoccupazione stimolando la produzione industriale - politica interna: mobilitare il consenso attorno al regime È bene ricordare che l’Etiopia faceva parte della società delle nazioni proprio come l’Italia, nonostante questo Mussolini credeva che la Francia non si sarebbe opposta a questa impresa per il timore di un avvicinamento Italia-Germania; allo stesso modo la Gran Bretagna non sarebbe arrivata ad un conflitto aperto con l’Italia. Il 3 ottobre 1935 le truppe Italiane iniziano l’invasione dell’Etiopia, muovendo dall’Eritrea e dalla Somalia. Il 5 maggio 1936 l’invasione si conclude con la presa di Addis Abeba. Le conseguenze della presa dell’Etiopia furono gravi. La società delle nazioni il 9 Ottobre 1935 delibera sanzioni economiche ai danni dell’Italia (divieto esportazioni armi in italia..). La principale conseguenza che queste sanzioni hanno causato è stata la determinazione di una nuova collocazione internazionale dell’Italia. Infatti viene segnato un decisivo avvicinamento dell’Italia alla Germania (1936 proclamata alleanza tra le due potenze, asse Roma-Berlino). Conseguenze Le sanzioni della guerra d’Etiopia accelerano le tendenze autarchiche già presenti nella politica economica del regime. Autarchia → politica finalizzata a garantire l’autosufficienza di un sistema economico producendo la massima quantità possibile di beni e servizi con risorse interne e limitando al minimo le importazioni. Questa politica comporta il controllo e la limitazione delle importazioni e la sostituzione di prodotti primari di importazione con surrogati (lanital al posto della lana). L’autarchia comporta un grave indebolimento del sistema produttivo, andando a rafforzare i rapporti tra Italia e Germania. Con il discorso del 9 Maggio 1936 viene proclamata la fondazione dell’Impero dell’Africa orientale Italiana, Vittorio Emanuele III è imperatore d’Etiopia. L'obiettivo di guadagnare consenso al regime viene raggiunto, durante questo periodo di sanzioni milioni di cittadini donano l’oro alla patria. Il 1936 è il momento di maggior successo del regime presso l’opinione pubblica, ma nonostante questo si avverte un raffreddamento del consenso già a partire dal 1938. I ceti Borghesi sono i primi a manifestare il proprio dissenso, nella metà del 1938 Mussolini lancia una campagna antiborghese, accusando la borghesia italiana di scarso spirito nazionale, il questo clima viene introdotta anche la legislazione anti razziale e antisemita. Nell’estate 1938 inizia una campagna di stampa dove vengono illustrati i fondamenti pseudoscientifici del razzismo. Segue una legislazione discriminatoria nei confronti degli ebrei, culminata nel decreto legge del 17 novembre 1938, con “provvedimenti per la difesa della razza italiana”. Il decreto legge prevede: - divieto matrimoni misti - esclusione ebrei dal servizio militare L'obiettivo era quello di escludere gli ebrei dalla comunità nazionale. L’opinione pubblica accoglie questi provvedimenti con indifferenza. CONSENSO E OPPOSIZIONE Il fascismo fino al 1938 ottenne un sostanziale consenso dei ceti dirigenti e nella media e piccola borghesia, mentre rimase più ridotta la sua capacità di ottenere l’adesione attiva delle masse popolari. In ogni caso, il progetto totalitario fascista non fu pienamente realizzato, perché rimasero sempre operanti strutture non pienamente controllate dal regime (chiesa e corona), inoltre non ebbe luogo la creazione di un uomo nuovo fascista. Rimane in vita un’opposizione antifascista sia emigrata che clandestina, le cue formazioni principali furono Giustizia e libertà, un movimento di matrice liberalsocialista e il Partito Comunista, membro della Terza Internazionale. Ci fu anche una forma di opposizione al fascismo di natura morale e culturale, di cui Benedetto Croce fu il più grande esponente. Il mondo cattolico dopo i patti Lateranensi si divide tra sostenitori del fascismo e i suoi critici, che però non diedero mai una forma organizzata al loro dissenso ideale e politico
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