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Il fascismo degli italiani, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto di tutti i concetti principali del libro. Chiaro e schematico

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 28/10/2020

Franci1999t
Franci1999t 🇮🇹

4.6

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Scarica Il fascismo degli italiani e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Fine, obiettivo ideologia fascista → creare stato nuovo! Inserendosi nelle strutture dello Stato esistente, il Pnf aveva contribuito trasformarlo in senso fascista, ma il risultato non era totalitario → i fascisti totalitari non si sentivano vincolati a conserva- re lo Stato esistente. ! Non erano pochi i fascisti che rivolevano la stagione “eroica” dello squadrismo. ! I fascisti vedono lo Stato come lo strumento sociale per la realizzazione di un mito, per cui lo Stato fascista è un processo in atto. La fascistizzazione delle masse Il problema della fascistizzazione totalitaria ci riporta al legame fra mito e organizzazione.! Il problema delle masse era il banco di prova per la sua capacità rivoluzionaria nel costruire una nuova civiltà di masse organizzate e integrate nello Stato. L'EDUCAZIONE DELLE MASSE! Organizzare le masse diventa il principale obiettivo = portò il fascismo ad! - appropriarsi delle organizzazioni sociali esistenti! - crearne delle nuove! - moltiplicare le strutture dove far andare fin dall'infanzia il maggior numero di uomini e di donne. Il fascismo voleva trasformare la massa in una collettività organizzata → “La massa per me non è altro che un gregge di pecore finché non è organizzata”. Il fascismo totalitario riteneva che l'organizzazione e il controllo delle masse fossero la condizione per l'adesione attiva al fascismo.! Il fascismo voleva trasformare una collettività di cittadini aderenti e partecipanti alla vita dello Stato fascista in soldati disciplinati e obbedienti pronti a sacrificare la propria vita per la potenza dello Stato. L'uomo nuovo del fascismo era il CITTADINO-SOLDATO che svuotava la propria individualità per farsi assorbire nella comunità totalitaria. Lo storico del fascismo dovrebbe considerare in che modo le organizzazioni del fascismo svolsero un'opera di politicizzazione.! Il Pnf non era un'istituzione che contribuiva a elaborare la “volontà politica” dello Stato, ma era lo strumento per attuare questa volontà che risiedeva nel duce.! Il Pnf, fin dalle origini “milizia civile”, doveva essere il sistema nervoso attraverso cui la volontà po- litica del duce penetrava e muoveva il corpo politico della nazione.! Il Pnf assumeva così la funzione del “GRANDE PEDAGOGO” → doveva trasformare la coscienza delle masse fasciste.! Lo Stato fascista doveva assumere il carattere di un’istituzione laico-religiosa.! Solo attraverso miti, riti e simboli si poteva coinvolgere il singolo nel “corpo politico” della comunità! IL FASCISMO ERA UNA RELIGIONE POLITICA E CIVILE. Il mito del duce Solo dopo la trasformazione in partito Mussolini rafforzò il ruolo di duce → perché i capi del fasci- smo lo riconobbero unica personalità politica in grado di conservare l’unità. - fu un elemento di accordo per molti “ducetti” e l'unica fonte di autorità e di potere che loro ricono- scevano. - si affermò perché era coerente con la mentalità mitica del fascismo e contribuì ad alimentarla Mussolini era un mito vivente che alimentava con la sua potenza suggestiva tutto l'universo fasci- sta → nella sua persona si realizzavano la sintesi e l'integrazione fra partito e Stato, ma in condizione precaria perché legata alla vita fisica di Mussolini.! Questo rendeva pieno di incognite il futuro del fascismo, anche se l'argomento della suc- cessione fu vietato.! Il potere del duce-Mussolini si sarebbe dissolto in un altro duce-gerarca, privo del carisma musso- liniano → la dissoluzione del nesso fra mito e organizzazione avrebbe coinvolto tutto il sistema Legame fra mito e organizzazione rendeva complicato il problema del Capo → la figura del Capo era inerente alla mentalità fascista e totalitaria. Mito e organizzazione erano riproposti nel loro nesso necessario a qualsiasi forma di organizza- zione politica delle masse nella società moderna.! Le soluzioni possibili erano tre: 1. la detronizzazione del mito ! 2. lo smantellamento di tutte le organizzazione del sistema che erano funzionali ad esso, e quindi la fine del fascismo ! 3. l'esaltazione del primato del mito, portando all'estremo la logica totalitaria come avvenne durante la Repubblica sociale. ! Le tendenze verso queste soluzioni erano in atto già prima del 25 luglio 1943, e divennero operanti nel momento in cui avvenne la separazione fra mito e organizzazione. Culto del capo Qualcuno che sta sopra il collettivo, che si deve imporre a tutti gli altri.! Già a inizio ‘800 c’era il culto del capo, è connesso alla storia contemporanea, anche d questo punto di vista il fascismo non fa che realizzare per primo un sistema politico che si fonda sul mito del capo, ma questa tendenza alla leadership carismatica esiste dall’inizio dell’800. È un incidente delle democrazie → perché la rivoluzione francese lascia uno di fronte all’altro il cit- tadino e lo stato, non c’è più qualcosa di intermedio, e allora c’è il rischio che in una democrazia i cittadini si facciano affascinare da gente carismatica, che ne sfrutta le angosce, che ne diventa un punto di riferimento. Gentile parla di cesarismo politico dentro la storia delle democrazie.! Il fascismo è minoritarismo politico → modo di pensare tipico delle avanguardie Turati → inventa il culto del capo e l’ha perfezionato Starace! Le masse si fanno affascinare da avventurieri, super uomini, chi obbedisce non ritiene che sia giusto obedire per forza, chi obbedisce lo fa perché viene comandato Cesarismo totalitario “una dittatura carismatica di tipo cesaristico, integrata in una struttura organizzativa costruita in modo simile a un mito totalitario, usato e operante come codice di comportamento e punto di rife- rimento per l'azione e l'organizzazione dello Stato e delle masse.” fascismo, basato sul mito di Mussolini e sulla figura carismatica del duce → duce come un'istitu- zione politica. Segretario del partito è importante → secondo gerarca dopo il duce ! come Sarace? coloro che contribuiscono a far stare in equilibrio la bilancia, sono il vertice del partito, ma posso partecipare ai lavori del governo → es: ministero dell’educazione nazionale, par- tecipano alle decisioni prese da organismi dello stato, si insinuano dentro, orientano le attività dei ministeri (orientano sia il partito che lo stato) Prefetto e federale: una convivenza difficile Segretario generale → capo effettivo, con la funzione di mantenere il collegamento fra il partito e gli organi dello Stato, e avere il controllo politico sulle organizzazioni del regime e sull'assegnazio- ne ai fascisti di cariche e di incarichi di carattere politico.! Avrebbe dovuto essere elemento di unione fra il partito e lo Stato, il garante della subordinazione del Pnf → primi a non accettare i confini furono i segretari del Pnf. Mussolini aveva detto che il prefetto, come rappresentante del governo, era la suprema autorità della provincia, cui il segretario federale doveva rispetto. Questa circolare decretava anche la su- bordinazione degli organi dello Stato al regime fascista: il prefetto diventava un servo del regime. La questione dei rapporti fra prefetti e federali, cioè tra segretario del partito e sottosegretario fu una delle principali cause che provocarono le dimissioni di Turati.! Per sanare la rivalità, Turati aveva proposto di unificare la carica di segretario del Pnf con quella di sottosegretario all'interno, ma la proposta fu respinta = Turati fu dimesso La strategia di espansione del Pnf nel regime e nello Stato Il Pnf era deciso a esercitare il potere di controllo verso la burocrazia statale, ma le ambizioni tota- litarie furono frenate da varie forme di resistenza messe in atto nelle istituzioni tradizionali, come la monarchia e la Chiesa.! Il fascismo non si rassegnò e mise in atto diverse strategie per superarli o per rimuoverli. Ci sono almeno 3 tattiche usate dal Pnf per ampliare il suo potere nell'ambito dello Stato: 1. l’infil- trazione ! 2. il controllo diretto! 3. l'annessione. 1.La prima tattica era adottata verso i territori dove il partito non era riuscito a porre controllo che rimasero tutto fuori dalla sua influenza → iniziative di questo tipo ebbero più successo verso la magistratura, con l'imposizione di un controllo esterno 2.Il Pnf seguì la tattica del controllo diretto verso altre organizzazioni di massa come i sindacati. 1927 → creò i Comitati provinciali intersindacali. 1934 → creò le corporazioni e stabilì che il segretario del partito poteva essere chiamato a pre- siedere le corporazioni e dovevano esserci a capo 3 rappresentanti del partito. L’organizzazione del Pnf ebbe una funzione decisiva nella mobilitazione delle masse per la guerra coloniale. I casi più significativi riguardarono l'organizzazione del tempo libero dell'educazione delle nuove generazioni. 3.Un’annessione di successo fu la conquista del monopolio dell'educazione delle nuove gene- razioni, che Starace riuscì a concludere nel 1937, togliendo al ministero dell'Educazione na- zionale l'Opera nazionale balilla e creando un'organizzazione giovanile unica che dipendeva dal partito. Il partito riuscì a essere onnipresente. Il Pnf portava ovunque il bacillo della burocratizzazione totalitaria, mai rinunciando a voler penetra- re anche nei territori che la subordinazione allo Stato aveva lasciato fuori della sua orbita. Un popolo di tesserati alla scuola del Grande pedagogo Funzione essenziale per la riuscita dell'esperimento totalitario → comprendeva 2 compiti da cui dipendeva il futuro del fascismo:! - fascistizzazione delle masse! - selezione della classe dirigente Il fascismo vedeva la politica come attività che plasma una collettività e la trasforma in una comunità organica unitaria. ! Il partito realizzava la risoluzione del “privato” nel “pubblico” secondo il principio fascista della poli- ticità integrale dell’esistenza → voleva formare una comunità politica omogenea Il partito metteva in atto una politicizzazione della società civile → nessun aspetto della vita poteva essere concepito fuori dell'ambito della politica, cioè fuori dell'ambito dello Stato. Con la CAMPAGNA DEMOGRAFICA che tassava i celibi e premiava le coppie prolifere il fascismo cambia per i suoi fini il concetto della famiglia. ! Un ruolo specifico nell'attuazione della politica totalitaria era assegnata alle organizzazioni fem- minili del partito → donna come sposa, madre ed educatrice familiare. Il fascismo evidenzia la sua avversione per il femminismo, opponendogli il modello DI NUOVA FEMMINILITÀ che sottolineava i modelli tradizionali della sottomissione della donna all'uomo. L'organizzazione capillare fu il mezzo più diffuso per la messa in pratica dell'esperimento totalita- rio → il grado di funzionalità delle organizzazioni era condizionata dall’ambiente, dalle situazioni sociali (nelle regioni più arretrate del Mezzogiorno, il partito incontrava difficoltà a mobilitare la po- polazione in senso totalitario) Il vivaio dei “veri credenti” Solo o lavorando sui tempi lunghi avrebbe potuto realizzare una fascistizzazione = voleva dire affrontare il problema nel consolidamento del regime anche dopo la scomparsa del duce →focus sui giovani Nel 1930 vengono creati i FASCI GIOVANILI DI COMBATTIMENTO che inquadravano i giovani dai 18 ai 21 anni. Nel 1937 viene creata la GIOVENTÙ ITALIANA DEL LITTORIO (Gil) che fuse tutte le organizza- zioni giovanili fasciste sotto la protezione del Pnf. ! I compiti della Gil erano: • la preparazione spirituale, sportiva e premilitare ! • l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole elementari e medie ! • la creazione e il funzionamento di corsi, scuole, collegi, accademie attinenti alle finalità del- la ! Gil ! • l'assistenza attraverso i campi, le colonie climatiche, il patronato scolastico o altri mezzi. ! L'iscrizione alla Gil era inizialmente volontaria ma poi, con della CARTA DELLA SCUOLA del 1939, l'attività scolastica e quella prestata nella Gil divennero obbligatori. ! GIL → laboratorio per formare l’italiano nuovo e la nuova italiana da cui avrebbe poi ! selezionato i futuri dirigenti aristocratici.! Nel 1940 nasce un Centro nazionale di preparazione politica per i giovani. Attraverso i loro organi di stampa i Gruppi universitari fascisti (Guf) tennero in vita un ambiente di discus- sione critica dentro al fascismo. ! Verso questi giovani il partito ebbe un atteggiamento di sostegno e di diffidenza, e cercò di conte- nere il loro attivismo attraverso le gare dei Littoriali. La mania della tessera e l’ossessione del destino Il problema principale → conquista delle coscienze! C'era la mania dell'organizzazione e del tesseramento.! Una circolare del Pnf del 1940 comunicò ai Fasci femminili che il comandante generale della Gil aveva deciso di tesserare i Figli della lupa dalla primissima età; il Fascio femminile quindi doveva inviare presso la famiglia del neonato una visitatrice fascista, che aveva un nastro bianco con la sigla del Gil ed era incaricata di consegnare la tessera gratuita del Figlio della lupa, intestata al neonato. Mussolini era ossessionato dall'idea del tempo e del destino, temeva di non avere il materiale umano per “fare la storia”.! Le cifre dei tesserarti al partito erano incredibili ma non pochi fascisti si chiedevano quanti tesse- rati erano fascisti credenti e praticanti la religione fascista → valutare l'adesione delle co- scienze è difficile Le tessere non bastavano a dare l'essenza e la vitalità di un organismo → dietro ci dovevano es- sere delle coscienze. 9.IL FASCISMO COME RELIGIONE POLITICA Con la nascita e lo sviluppo della politica di massa i confini fra politica e religione si sono confusi, Processo di SACRALIZZAZIONE DELLA POLITICA → fenomeno moderno perché nasce dai con- flitti propri della modernità (fascismo e nazismo hanno dato un impulso decisivo) La tendenza dei movimenti politici moderni ad assumere aspetti religiosi fu già notata alla fine del secolo scorso. Le religioni secolari della politica vanno analizzate come espressioni sociali di una esigenza collet- tiva quando la collettività, in momenti di crisi, vuole superarli recuperando un senso totale della vita come fondamento per una nuova stabilità, aderendo ai movimenti politici che promettono di supe- rare il caos in una dimensione più alta di ordine comunitario. - la religione civile è tipica delle “società aperte”! - la religione politica invece è tipica delle “società chiuse”. I movimenti totalitari come il bolscevismo, il fascismo, il nazismo si sono affermati come religioni politiche, hanno dato potenza allo Stato, al partito, al capo o attribuendosi la funzione della reli- gione di definire il significato della vita e il fine ultimo dell'esistenza. Valorizzarono l'interpretazione del fascismo come nuova religione nazionale per legittimare il mo- nopolio del potere e per annientare gli avversari del regime. Gli incontri del duce con le masse erano il momento più alto della liturgia fascista → venerato come un semidio. Il mussolinismo è religione.! Ma la centralità del mito mussoliniano non deve essere fraintesa e vista come l'origine della reli- gione fascista. Un ruolo importante per l'istituzionalizzazione della religione fascista fu svolto dai segretari del Pnf → Augusto Turati Nel 1929 Turati fece pubblicare un catechismo di dottrina fascista per ribadire l'interpretazione ortodossa della fede fascista contro errori/assurdità di concezioni e di espressioni, riaffermando che essa si fondava nella subordinazione di tutti alla volontà di un Capo. Il fondamento, l'essenza e il fine della militanza politica si riassumevano nella fede, parola chiave nel linguaggio fascista→ doveva avere la precedenza sulla competenza perché la fede è un valore integrale, la principale qualità dell'uomo fascista! CULTURA E INTELLIGENZA CONTAVANO MENO DELLA DEDIZIONE AI DOGMI DELLA RELI- GIONE FASCISTA Il partito era il seminario dove venivano allevati gli apostoli e i combattenti della religione fascista, come anche i nuovi dirigenti dello Stato.! Il segretario del Pnf era il sacerdote che parla con voce mistica. Il rito si svolgeva con cerimonie pubbliche. Ai giovani veniva consegnata la tessera e un maschietto: la prima è il simbolo della fede, il secondo è lo strumento della nostra forza. L'istituzionalizzazione della religione fascista fu un modo per affermare e legittimare il primato del partito verso le altre organizzazioni del regime. Nel 1932 Starace stabilì che ogni “Casa del fascio” doveva avere una torre littoria con le campane, da suonare in occasione dei riti del Pnf.! L'intento di esaltare la funzione del partito attraverso una simbologia di tipo religioso è confermato dalla costruzione a Roma nella Casa Littoria, la fede nazionale del Pnf.! La funzione pedagogica del partito si risolse in una “PROPAGANDA DELLA FEDE”, attraverso precetti, riti e simboli. Convinzione che l'individuo e le masse sono mossi da motivi irrazionali e mitici → hanno bisogno di spiritualismo.! Negli anni del regime, il partito dedicò una molta cura all'organizzazione dei riti, visti da Mussolini come un elemento necessario → cerimonia del giuramento, la venerazione e la consacrazione del- le bandiere e il culto dei martiri Tutti i riti del fascismo erano il simbolo della nuova nascita della nazione → riti funebri venivano trasformati in riti di vita Nel Palazzo littorio c'era una cappella e si venerava la memoria e il sangue dei martiri. Chi moriva con la fede nel fascismo acquisiva l’immortalità. Il MITO DI ROMA Quando si celebrò per la prima volta il Natale di Roma Mussolini esaltò la romanità come il mito che doveva animare il fascismo. Il mito di Roma ebbe la funzione dell'archetipo paradigmatico e del centro sacro.! Roma classica → spazio sacro, prediletto dal destino dove per la prima volta si è manifestata la vocazione della grandezza dello spirito latino, dando al suolo romano una sacralità perenne, fonte di forza e di grandezza per chi entrava in comunione con essa. L'italiano nuovo riprende contatto spiritualmente con il romano antico.! Collegato al mito di Roma, anche il mito dell'italiano nuovo acquistava un significato religioso: esso era il simbolo della metanoia del popolo italiano risorto a nuova vita! La fondazione dei fasci di combattimento era celebrata come l'inizio di una nuova era nella storia d'Italia e del mondo. STILE ARCHITETTONICO Doveva rappresentare la civiltà fascista → l'architettura della durata, dove prevaleva la pietra. 38 DESTINO! Immagine importante nell'universo simbolico → evocava una oscura divinità che sovrasta le vicen- de della storia, mettendo alla prova la capacità dei popoli di lasciare un'impronta duratura nella sto- ria, dando vita a una civiltà.! La storia era una lotta fra il destino e la volontà.! Il destino era una divinità imprevedibile, ma la volontà poteva sottomettere il destino e vincere la potenza del tempo. Dopo un'eclissi di molti secoli il popolo italiano aveva l’occasione di creare una nuova civiltà → fa- scisti come romani della modernità.! Il duce credeva di poter plasmare il carattere degli italiani, ma la religione fascista ha fallito lo sco- po. 10.L’”UOMO NUOVO” DEL FASCISMO. RIFLESSIONI SU UN ESPERIMENTO TOTALITARIO DI RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA Mussolini e i fascisti si consideravano un'avanguardia di italiani nuovi, che volevano attuare una rivoluzione antropologica. Il MITO DELL'ITALIANO NUOVO ebbe un ruolo centrale.! Molti studiosi si sono occupati del mito dell'uomo nuovo studiando le credenze e i riti della religione fascista, lo stile e il costume, lo sport (di gruppo) che allena i corpi e gli spiriti e l'educazione fisica, identificando il mito dell'uomo nuovo con il culto del corpo e della virilità, e con la concezione razzi- sta.! Il fascismo non ebbe idee chiare sull'uomo nuovo, e lo rappresentò in modo vago e contraddittorio.! Secondo un altro punto di vista, l'uomo fascista non aveva nulla di veramente nuovo, se non la camicia nera, perché non era altro che la riesumazione artificiale, retorica e superata, dell'antico legionario romano.! Mentre per quanto riguarda la donna fascista, prevale l'opinione che il fascismo la vede come ma- dre, sposa. Il mito dell’uomo fascista era la restaurazione di un modello ideale del passato, o era la costruzio- ne di un modello nuovo? Il fascismo condivideva con la borghesia alcune idee di moralità e di rispettabilità, ma bisogna an- che avere presente che c'è sempre una differenza tra una rispettabilità in borghese e una rispetta- bilità in uniforme. L’uomo nuovo non era l'incarnazione della “rispettabilità in borghese”, ma era l'incarnazione della nuova “rispettabilità in uniforme” che era l'antitesi di tutto ciò che era tipico della rispettabilità in abi- ti civili della borghesia. Questa osservazione coinvolge un aspetto del fascismo, la MILITARIZZAZIONE DELLA POLITI- CA → movimento politico che adotta un modello militare nell'organizzazione, e un movimento che concepisce la politica stessa come integralmente militare, nei suoi valori e nei suoi scopi, e che trova la sua realizzazione nel “PARTITO MILIZIA”. Come la intendevano i fascisti, la militarizzazione della politica era qualcosa di diverso dal militari- smo tradizionale, che presupponeva una differenziazione tra la dimensione politica e la dimensio- ne militare → abolivano questa distinzione! Si vedeva nel militare l'antitesi dell'uomo borghese. Per quanto riguarda il giudizio sulla contraddittorietà fra rappresentazioni diverse dell'uomo nuovo o della donna nuova, incerto fra tradizionalismo e modernismo, ci si chiede se si tratta solo di in- coerenza e di inconsistenza del mito stesso, o se non si tratta della coesistenza di modelli voluta- mente diversi, perché rispondevano a diverse categorie di uomini e donne, previste dall'organizza- zione gerarchica dello Stato totalitario. Per quanto riguarda la donna bisogna dire che il fascismo non coltivò solo il modello tradizionali- sta, ma anche una donna nuova → la cittadina militante ! Fu una conseguenza di scelte politiche consapevoli, ispirate a una visione dei compiti della don- na nuova che erano estranei al modello tradizionalista, ma erano coerenti con la concezio- ne totalitaria dell'italiano nuovo. Il progetto della rivoluzione antropologica non fu marginale, anzi fu uno dei fattori impulsivi di molte iniziative come: - il monopolio dell’educazione ! - l'organizzazione capillare delle masse ! - la persecuzione dell'antifascismo ! - la campagna demografica ! - la campagna antiborghese ! - il razzismo e l'antisemitismo ! - fu presente anche negli orientamenti e nelle scelte della politica estera. ! In conclusione, si può parlare di un'evoluzione del tipo ideale dell'uomo e della donna fa- scista in relazione sia cambiamenti interni che a cambiamenti in campo internazionale! L’”italiano nuovo” e la rigenerazione della nazione ! Il mito dell'italiano nuovo non fu un espediente della propaganda ma era radicato nella cul- tura di Mussolini → mito modernista, legato al mito della conquista della modernità, vi- sta come aspirazione a raggiungere e superare le nazioni più sviluppate. ! Legame di comunione simbolica degli italiani entro la patria al seguito del duce ! Nel fascismo tutto ciò (la rivoluzione antropologica) è l’obiettivo da raggiungere → pedago- gia che tenta di usare a propri vantaggi tutti i fattori irrazionali, spirituali (per il fascismo spi- rito, fede = ! irrazionalità) → tenta di agganciare gli italiani sfruttando i sentimenti, paure, angosce = la sopraffazione psicologica è maggiore di quella fisica (perché mira a toglierti l’individualità, tentando di farti dimenticare che hai la capacità di valutare cio che è giusto o sbagliato) ! L'IDEA DELLA RIGENERAZIONE DEL CARATTERE NAZIONALE → importante ! fattore di unione sarebbe stata la comune fede nella religione fascista e il comune obbligo di dedizione totale allo Stato fascista. Da ciò derivava la differenziazione e la coesistenza di modelli diversi di uomo nuovo. ! Volevano propria tradizione, espressione di una nuova civiltà! Mito uomo nuovo → creazione di un tipo umano che si proponeva come soluzione alla crisi dell'uomo moderno.! Mito della romanità → mito d'azione per il futuro, come archetipo di organizzazione totali- taria in cui l'uomo si identificava con lo Stato e dallo Stato riceveva il significato e il senso della sua esistenza individuale.! La nuova campagna antiborghese aggiunse al mito dell'uomo nuovo una connotazione po- pulistica e anticapitalistica + razzismo e dell'antisemitismo come intensificazione della ri- voluzione antropologica → interpretata come una accelerazione dell'esperimento totalitario. ! Il problema della razza considerata parte della riv antropologica, della rivoluzione sociale per la realizzazione del corporativismo: chi non era sensibile al problema della razza o mostrava ! simpatie per gli ebrei apparteneva a coloro che non sentono lo spirito collettivo imposto da una su- periore civiltà, che non credono nel corporativismo.! ! Il tipo ideale dell'uomo → UN UOMO COLLETTIVO ORGANIZZATO educato a identificare la propria persona con la comunità. L'uomo nuovo della modernità totalitaria sarebbe stato un uomo totale. L’artefice e la materia Rigenerazione degli italiani, la rivoluzione antropologica → ossessione Nei confronti degli italiani il duce si sentiva come l'artista che forma la materia bruta per trarne ca- polavori.! Anni seconda guerra mondiale→ antagonismo si aggravò! Quanto più il regime accumulava sconfitte militari, tanto più Mussolini aumentava le accuse contro gli italiani, → si considerava grande e geniale e attribuiva al materiale che lavorava il fallimento dell’opera. La rivoluzione antropologica era fallita, ma l'artefice riversava la responsabilità sulla scarsa qualità del materiale! Nel fascismo non ci fu un modello unico definitivo (tipo nazismo → ariano germanico)! Il mito dell'uomo nuovo ebbe una evoluzione. La rivoluzione antropologica fu un fallimento, ma l'esperimento fu messo in atto. 11.LA MODERNITÀ TOTALITARIA L'interpretazione complessiva del fenomeno fascista può essere così sintetizzata: il fascismo è un fenomeno politico moderno, nazionalista e rivoluzionario, antiliberale e antimarxista, organizzato in un partito milizia, con una concezione totalitaria della politica e dello stato, con un'ideologia attivi- stica e antiteoretica, a fondamento mitico, virilista e antiedonistica, sacralizzata come religione lai- ca, che afferma il primato assoluto della nazione, intesa come comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno stato corporativo, con una vocazione bellicosa, con una politica di grandezza, di potenza e di conquista, mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà. Il progresso della storiografia sul fascismo ha prodotto una revisione dell'immagine di questo fenomeno → arricchimento delle conoscenze, delle prospettive di analisi.! Il rinnovamento più significativo forse si è avuto nello studio dell'ideologia del fascismo e della sua cultura.! Negli anni 60 c’era la convinzione che il fascismo non aveva avuto una propria ideologia.! Negli anni Sessanta lo storico del fascismo doveva occuparsi solo dei fatti, delle azioni e dei risul- tati e non anche delle idee, delle intenzioni e dei progetti. Ma in ogni movimento politico c'è anche un complesso di principi che ne definiscono l'identità, at- traverso i cambiamenti determinati dal suo divenire che rimangono permanenti nonostante gli adattamenti e i compromessi, prima e dopo la conquista del potere, fissandone il nucleo ideolo- gico, quale fu per il fascismo il mito dello Stato totalitario, e per il nazionalsocialismo il razzi- smo antisemita. Nel fascismo ci fu una dose di pragmatismo e relativismo maggiore che in altri movimenti, erano aspetti di un atteggiamento mentale e ideologico, che contrapponeva l’esperienza alla teoria. Una visione del fascismo lo vede come una negatività storica. Tutti gli aspetti ideologici e istituzio- nali erano considerati una mascheratura della dittatura di un demagogo. ! Il paradosso del fascino fascista risiede nella sincerità della sua ideologia → dichiarazione di av- versione per la libertà, l'eguaglianza, la felicità, la pace come ideali di vita: ci troviamo di fronte a un’ideologia che esalta l'irrazionalità, la volontà di potenza delle minoranze elette, l'obbedienza delle masse, il sacrificio. I fascisti dicevano che la ragione conta poco nella politica, predomina la forza, il consenso suscita- to dal mito e dalla fede Milioni di persone videro nel fascismo una soluzione ai conflitti della società moderna e credettero che fosse l'aurora di una nuova era di grandezza. Il pensiero mitico e l'atteggiamento attivistico verso la vita hanno avuto importanza nell'ideolo- gia fascista, e nella fissazione dei suoi caratteri di IDEOLOGIA ANTIIDEOLOGICA, che ne fanno qualcosa di diverso rispetto alle ideologie ottocentesche, come il liberalismo e il marxismo. Il fascismo, come ideologia e fenomeno politico, non fu creazione di Mussolini ma fu l'espressio- ne delle credenze, delle idee, dei miti e dei programmi di un movimento di massa nato dall'e- sperienza della Grande Guerra e della reazione antisocialista dei ceti medi, che acquistò una sua propria autonomia come nuova forza politica organizzata, e si propose di assicurare la difesa del- l'assetto economico e sociale fondato sulla proprietà privata e di realizzare una rivoluzione politica e culturale, la distruzione del regime liberale e la costruzione di uno Stato nuovo, visto secondo la forma inedita di organizzazione totalitaria della società civile e del sistema politico. L'ideologia del fascismo fu la più completa realizzazione dello Stato totalitario, fondato sull’affermazione dei primato della politica e sulla risoluzione del privato nel pubblico → Conse- guenza fu la subordinazione della vita individuale e collettiva alla supremazia dello Stato Fascismo considerato un fenomeno moderno da Gentile: un nuovo movimento politico che ap- partiene all'ambiente storico e sociale creato dalla modernizzazione. Interpretazione fu accolta da reazioni di ostilità.! I principali capi d'accusa erano:! - la definizione dell'ideologia fascista come ideologia positiva in quanto espressione di un movimento politico di ceti medi! - la confutazione della tesi di una cattura ideologica del fascismo da parte del nazionalismo - la ca- ratterizzazione del fascismo come fenomeno rivoluzionario moderno Accusa ridicola: solo chi condivide una concezione della politica totalitaria come valore positivo può attribuire intenti apologetici a un’interpretazione che nel totalitarismo identifica l'essenza dell'i- deologia fascista. Ma proprio su questa tesi della mia interpretazione, gli accusatori, tacevano. Da allora molte cose sono cambiate nello studio del fascismo. Adesso è predominante fra gli stu- diosi la convinzione che il fascismo ebbe una sua ideologia.! Ma ciò che conta di fatto in questi regimi non è l’ideologia, ma il potere → si servono dell’ideologia per giustificare il proprio potere L’ideologia è indispensabile proprio perché legittima il potere → crea il nemico oggettivo da elimi- nare per creare il paradiso in terra Il peso dell’ideologia o del potere cambia in base al periodo e in base a quanto uno ci crede. Il successo o il fallimento di un movimento fascista dipende molto dall'ideologia → la questio- ne dell'ideologia è legata con la gestione del potere fascista e con il tema del consenso. L'ideolo- gia ha contribuito non poco a far penetrare il fascismo nella collettività.! Sempre meno credito → l'immagine del fascismo come epifenomeno strumentale.! L'ideologia fascista viene studiata come una concezione della vita e della politica che, pur traendo i suoi elementi da fonti diverse e preesistenti, li compose in una sintesi nuova e originale, propo- nendo un progetto di organizzazione della società e dello Stato, che ebbe una funzione importante nell'acquisire il consenso e nel mobilitare le masse. Definire il fascismo movimento rivoluzionario non suscita più nessuno scandalo. Si ha una diversità di vedute fra gli storici dell'ideologia fascista riguardo al problema delle sue ori- gini.! Alcuni studiosi hanno dato all'ideologia fascista una dimensione teorica, una sistematicità, fino a privilegiare l'ideologia come dimensione principale dove cercare gli elementi per definire il tipo ideale, l'essenza del fascismo. Lo Stato totalitario e la subordinazione dell'individuo e delle masse alla comunità nazionale organizzata nello Stato totalitario furono elementi non essenziali dell'ideologia fascista, furono elementi contingenti derivati dalla corruzione dell'idea platonica del fascista- ideologica al contatto con la realtà della politica concreta del fascismo-partito e del fascismo-regime. Il concetto di “fascismo idealtipico” svincolato dal “fascismo storico” e ricostruendo la sua genea- logia con metodo teorico-intellettualistico, altri paesi e altre epoche potrebbero essere indicati per situare la nascita della sua ideologia. Tutto è possibile quando si elabora il concetto del fascismo svincolandolo dalla storia, prendendo in considerazione affinità ideologiche e genealogiche. Le costruzioni idealtipiche del fascismo possono essere strumenti utili per orientare la ricerca, ma solo se non si perde di vista il carattere strumentale di tali corruzioni, se non si dà all'idealtipo l'esi- stenza e la corposità di un fenomeno storico.! Esprimere dubbi sulla validità delle teorie generali del fascismo idealtipico non significa ridurre il problema alla sola rete italiana. Una storia del fascismo-ideologia che prescinde dalla storia del fascismo-partito e del fascismo-regime sarebbe una storia monca. Per capire il fascismo nella sua complessità bisogna collegare l'ideologia alla storia del movimento. Per capire il carattere il contenuto dell'ideologia fascista bisogna prendere in considerazione il fa- scismo nella totalità delle sue manifestazioni. La nascita del fascismo in Italia per effetto della prima guerra mondiale è un fatto indiscutibile e certo, come certo che il giacobinismo è nato in Francia per effetto della rivoluzione francese. La madre del fascismo fu la prima guerra mondiale.! L'identità fondamentale del fascismo ebbe origine dall'esperienza e dal mito della grande guerra e poi dall'esperienza del mito dello squadrismo. Elementi importanti dell'ideologia sono rintracciabili in tradizioni politiche preesistenti, sia di destra che di sinistra. Il fascismo ereditò quel complesso di idee, di miti e di stati d'animo, che abbiamo definito radicalismo nazionale, comune alla cultura di movimenti intellettuali e politici di avan- guardia nati in Italia durante il periodo giolittiano.
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