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Il Fascismo in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, Sintesi del corso di Storia

Il contesto storico, economico e politico dell'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, con particolare attenzione alla nascita dei partiti politici e dei movimenti sociali, tra cui il Partito Popolare Italiano, il Partito Socialista e i Fasci di Combattimento. Vengono inoltre analizzati i disordini sociali e le proteste che caratterizzarono il biennio rosso (1919-1920) e il ruolo dell'Italia nella politica internazionale.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 18/11/2023

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Scarica Il Fascismo in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Il fascismo L’Italia usciva dalla guerra come una delle potenze vittoriose, ma in preda alla crisi. Il suo sforzo in guerra fu gigantesco, ma paragonato a quello di Francia, Inghilterra sembrava modesto (per questo dalla Francia, Inghilterra e Stati Uniti fu trattata come potenza di secondo rango) Nelle trattative di pace a Parigi, Orlando (presidente del consiglio) e Sonnino (ministro degli esteri) rivendicarono Dalmazia e Fiume (la prima per motivi espansionistici, la seconda perché popolata da italiani) ma Wilson (Stati Uniti) li accusò di avanzare pretese contro il diritto di nazionalità (principio dei 14 punti). Inghilterra e Francia disattendevano le promesse del patto di Londra 1915 e perciò Orlando e Sonnino abbandonarono la conferenza, per farvi ritorno quando le spartizioni erano state già concluse La polemica tra moderati e interventisti riprese violenta nel 1919. Si parlava di vittoria mutilata = senso di una conquista non compiuta. 1919 si sparse la notizia che a Fiume erano scoppiati incidenti tra gli italiani e le truppe francesi → D’annunzio occupò Fiume con reparti ribelli, proclamandone l’annessione all’Italia: azione illegale (violava gli accordi di pace e mostrava la debolezza del governo) Il quadro economico, sociale Lo stato si era indebolito di fronte alle spese per acquistare materie prime, armi e munizioni per l’esercito, chiedendo prestiti di guerra che non era in grado di rimborsare. Il governo aveva stampato grandi quantità di banconote e deprezzato la moneta → inflazione (la lira si svaluta). Tra i più danneggiati c’erano gli impiegati statali (avevano uno stipendio fisso nonostante il rialzo del costo della vita) e i contadini si trovarono in condizioni precarie: nel 1917 il governo per ottenere il consenso allo sforzo bellico promise leggi di riforma agraria Le industrie (uniche ad aver avuto un vantaggio dalla guerra), in particolare quelle metallurgiche, ora avevano una produzione ridotta al minimo → pericolo di disoccupazione. La borghesia, orgogliosa della guerra vinta, accusava un senso di delusione per le difficoltà economiche e per il ruolo modesto dell’Italia nella politica internazionale La borghesia finanziaria aveva beneficiato la guerra, le fabbriche avevano lavorato con alti profitti → operai e contadini, a guerra finita, cominciarono a mobilitarsi = 1919-1920 biennio rosso (lotte sociali con a guida il partito socialista). Ci furono manifestazioni, scioperi e proteste → cresceva partito socialista, influenzato dalla rivoluzione russa, e fu firmato l’accordo per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore Il quadro politico: il partito popolare italiano e il partito socialista Il timore di un mutamento sociale portò la chiesa a permettere la creazione di un partito cattolico, il partito popolare italiano, 1919 (primo partito politico di stampo cattolico, per sottrarre voti al partito socialista) sotto la direzione di Sturzo → appoggiato dalle parrocchie, circoli sociali cattolici, stampa e banche cattoliche I popolari, sotto la difesa dei valori cattolici (tutela famiglia e libertà chiesa), chiedevano riforme quali: la divisione del latifondo, difesa e sviluppo della proprietà, riforma del sistema fiscale, riforma elettorale, voto alle donne, abolizione servizio di leva obbligatorio, sviluppo autonomie locali e collaborazione tra capitale e lavoro Il maggiore partito restava il partito socialista italiano (operai e contadini), accanto al quali si collocava la confederazione generale del lavoro. la direzione del partito era nelle mani dei massimalisti (coloro che pensavano bisognava arrivare ad una società socialista, coloro che vogliono l’applicazione della rivoluzione) Serrati ne fu l’esponente. I riformisti (tra cui Turati) non credevano alla rivoluzione ed erano per le riforme graduali. L’estrema sinistra criticava i massimalisti, accusandoli di non preparare il partito alla rivoluzione, tra cui Bordiga e Togliatti, i quali avevano fondato nel 1919 la rivista “ordine nuovo” → ordinovisti insistevano sulla necessità di organizzare consigli degli operai e dei contadini, secondo il modello dei soviet russi I fasci di combattimento: 1918 sorse il movimento dei combattenti (rivendicava il valore, ideali della guerra) da l’ex socialista Benito Mussolini, che nel 1919 formò i fasci di combattimento. Programma di riforme sociali: 1) Difesa della guerra 2) Opposizione classe dirigente 3) Instaurazione repubblica 4) Suffragio universale per entrambi i sessi 5) Tassazione dei ceti più alti, abbienti 6) Giornata lavorativa di 8 ore 7) Partecipazione lavoratori agli utili delle imprese 8) Anticlericalismo e lotta ai privilegi della chiesa Il simbolo del nuovo movimento fu il fascio, il colore fu il nero (scelto per differenziarsi dal rosso dei socialisti e dal bianco del partito popolare). 1919 Milano, Mussolini impedì a un esponente socialista, Bissolati, di tenere un discorso. 1919 gruppo di fascisti incendiò la sede dell’avanti (Mussolini si assunse la responsabilità dell’impresa) Disagi e proteste: Gli obbiettivi degli scioperi, proteste erano: giornata di 8 ore, difesa dei salari, salvaguardia posto di lavoro per fronteggiare la disoccupazione. 1919 saccheggi di negozi per protestare contro l’aumento dei prezzi e occupazione delle terre incolte da parte dei contadini → proteste guidate dai socialisti e dai cattolici popolari di sinistra (bolscevichi bianchi). 1920 confederazione generale dell’industria (opposta ai sindacati, per poter concordare una strategia comune di fronte alle lotte operaie) Elezioni del 1919 A seguito delle elezioni del 1919 nasce il partito popolare italiano 1919 cadde il governo Orlando, gli successe Nitti. Si svolsero le elezioni tenuto con un nuovo sistema elettorale, quello proporzionale (attraverso la suddivisione dei seggi) = maggioranza socialisti. Il governo Nitti cadde nel 1920 ed entrò in carica Giolitti Politica estera rinunciò alle pretese dell’Italia sull’Albania, che venne riconosciuta indipendente. Trattato di Rapallo con la Iugoslavia (Italia ottenne Istria e Zara, la Iugoslavia la Dalmazia). Fiume venne proclamata città-stato indipendente, ma era ancora occupata da D’Annunzio → Giolitti ordinò all’esercito di farli sgomberare, D’Annunzio capitolò e Fiume divenne italiana nel 1924 Politica interna (questione sociale) dovette affrontare le occupazioni delle fabbriche = operai chiedevano un aumento dei salari, ma gli industriali rifiutarono Partito socialista Riformisti: Turati Massimalisti: Serrati Massimalisti Ordine nuovo: una rivista che darà vita al partito comunista (Bordiga, Togliatti) Il delitto Matteotti e la secessione dell’Aventino Quando la carica fu chiamata a ratificare la convalida delle elezioni, il segretario politico del partito socialista unitario, Matteotti, denunciò le violenze fasciste nel corso della campagna elettorale, mettendo sotto accusa la validità dei risultati → 1924 Matteotti venne rapito e ucciso Imprevista protesta contro il fascismo si levò nel paese. I deputati dell’opposizione decisero di non partecipare più ai lavori della camera, ritirandosi = secessione dell’Aventino (derivata da un fatto analogo accaduto nell’antica Roma) e dichiarando che fossero rientrati alla camera solo quando fosse stata restaurata la legalità I giornali antifascisti furono messi a tacere, gli antifascisti furono per l’ennesima volta sottoposti a violenze e intimidazioni. 3 gennaio 1925 alla camera Mussolini assunse personalmente la responsabilità politica, morale e storica del delitto Matteotti, difendendo tutto ciò che la violenza delle camicie nere aveva fatto e avrebbe potuto fare, fino a minacciare l’intera popolazione e il parlamento: “se il fascismo è una associazione a delinquere io sono il capo di questa associazione” Le leggi fascistissime La trasformazione dello stato liberale parlamentare in Stato e regime fascista fu realizzata attraverso una serie di leggi dette fascistissime = le corporazioni nazionali (sindacati fascisti) furono riconosciuti come i soli rappresentanti dei lavoratori. Un’altra legge sottopose tutte le associazioni al controllo della polizia. La legge del 24 dicembre 1925 stabilì: - Figura presidente del consiglio mutata in quella di capo del governo - Il capo del governo non era più responsabile del proprio operato di fronte al parlamento, ma solo di fronte al re - I ministri venivano nominati e revocati su proposta del capo di governo - I ministri non erano responsabili di fronte al parlamento, ma di fronte al capo del governo - La decisione su che cosa dovesse essere discusso in parlamento spettava al capo del governo Questi provvedimenti avrebbero portato a un enorme rafforzamento del potere esecutivo e all’esautoramento del parlamento (camera con una funzione solo formale) → il capo del governo era di fatto un dittatore Il podestà, il tribunale speciale, l’Ovra Una serie di norme abolirono le amministrazioni locali di nomina elettiva, sostituendole con autorità di nomina governativa: i podestà (nominati dal capo del governo) prendevano il posto dei sindaci (eletti dai cittadini). Vennero aboliti i giornali antifascisti, sciolti tutti i partiti di opposizione e introdotta una pena di 3 o 5 anni per chi avesse tentato di ricostruire partiti, organizzazioni soppressi Per i dissidenti del regime che lasciavano l’Italia per opposizione al fascismo erano previste la confisca ai beni e la perdita della nazionalità. Fu creato un tribunale speciale per la difesa dello stato, formato da ufficiali delle forze armate e presieduto da un generale, che emanava le sentenze in applicazione del codice militare di guerra. Al tribunale era affiancata una polizia politica, l’organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo (Ovra). Veniva introdotta anche la pena di morte per chiunque avesse attentato il re, la regina o il capo del governo Il regime totalitario Il fascismo ha saputo conquistare il supporto della popolazione. 1926 iniziò l’inquadramento sistematico dei giovani. I bambini sotto gli 8 anni furono inseriti nei “figli della lupa” e nelle “piccole italiane”. Venne istituita l’Opera nazionale balilla (per la disciplina sportiva: “creare il fascista perfetto”). Furono costituiti al mare e in montagna numerosi insediamenti, collegi estivi per la cura dei giovani, le cosiddette “colonie estive”. Gli studenti universitari fecero parte dei “gruppi universitari fascisti” (GUF). Il credo della gioventù fu: “credere, obbedire, combattere” e “libro e moschetto, fascista perfetto”. Nel 1937 l’opera nazionale balilla fu sciolta e tutte le organizzazioni vennero inquadrate nella “gioventù italiana del littorio” (GIL) La scuola subì un processo di fascistizzazione. Agli insegnanti furono imposti l’obbligo del giuramento di fedeltà del regime e la tessera di iscrizione al partito fascista. Si imposero testi scolastici unici e anche ai professori universitari fu imposto il giuramento in fedeltà al fascismo. Venne utilizzato il “voi” invece del “lei” perché sennò sembrava femminile, debolezza Croce nel 1925 sfidò il regime pubblicando “manifesto degli intellettuali antifascisti” in cui rivendicava la libertà di pensiero, espressione e autonomia del regime. Il ministero per la cultura popolare (minculpop) controllò la stampa, attuando censura anche alla radio, cinema. L’istituto luce realizzò documentari per celebrare le glorie e le imprese del regime Le legge elettorale del 1928 e la fine del sistema parlamentare Nel 1928 la camera varò una legge elettorale che sancì la fine del sistema parlamentare. Il gran consiglio del fascismo scelse 400 candidati per costituire una lista unica nazionale da presentarsi agli elettori per l’approvazione. Gli elettori avrebbero potuto rispondere solo si o no (elezioni divennero un plebiscito) I patti lateranensi con il vaticano Il rapporto tra chiesa e stato italiano si ricompose nel 1929 attraverso una “conciliazione” nel palazzo del Laterano, a Roma. I parti si componevano di tre parti: un trattato, una convenzione finanziaria, un concordato. Trattato: - Riconoscimento che la religione cattolica è la sola religione dello stato - Riconoscimento dello stato della città del vaticano, indipendente - Riconoscimento, da parte vaticana, del regno d’Italia e di Roma come sua capitale La convenzione finanziaria decise il pagamento da parte dello stato italiano di 1 miliardo e 750 milioni di lire a estinzione di ogni indennizzo dovuto per la perdita dei proventi dell’ex stato pontificio (risarcimento per le perdite avute durante l’unificazione d’Italia) Clausole del concordato: - La protezione del clero da parte dello stato italiano nell’esercizio delle sue funzioni - Lo stato italiano non sarebbe intervenuto negli affari ecclesiastici (il vaticano avrebbe nominato i vescovi e avrebbe fatto loro giurare fedeltà allo stato) - L’esonero dei chierici dal servizio militare - Il riconoscimento da parte dello stato del matrimonio religioso - L’introduzione, come base dell’insegnamento nelle scuole dello stato, della dottrina cattolica La laicità dello stato fu abbandonata in favore di due obbiettivi. Il primo di mussolini: far diventare il cattolicismo un pilastro del fascismo. Il secondo della chiesa: utilizzare lo stato italiano per rinsaldare la propria influenza nella società civile I rapporti con la chiesa e con la corona La chiesa e il fascismo entrarono in contrasto per l’azione cattolica riguardo l’educazione della gioventù. La chiesa volle mantenere in modo autonomo l’organizzazione cattolica della gioventù. I fascisti risposero con violenze contro le sedi cattoliche ma vi fu un accordo in base al quale l’azione cattolica sarebbe rimasta in vita, con l’impegno di limitarsi all’ambito religioso e di espellere dalle proprie file gli antifascisti e i non fascisti. Il fascismo fu un totalitarismo imperfetto in quanto la chiesa si mostrò una organizzazione amica ma non integrata nel regime fascista (rapporto precario). Uguale per la monarchia, si parlò di diarchia, cioè di due poteri (quello del re e di Mussolini) ma di fatto l’autorità restò sempre la più alta autorità dello stato. Al sovrano spettava il comando supremo delle forze armate, la scelta dei senatori, il diritto di nominare e revocare il capo del governo Il fascismo ha avuto un crescente consenso popolare, orientato dal monopolio della propaganda, dall’uso di simboli, riti e personaggi destinati a veicolare idee di forza (tra cui il saluto romano, la camicia nera, le parate di massa, le canzoni oppure Mussolini paragonato a Cesare, Augusto) Lo stato totalizzante Il fascismo si pose come obbiettivo l’integrazione “totalitaria” del cittadino nello stato e l’aspirazione alla militarizzazione (istruzione di tipo militare dei giovani) come strumento per - Una organizzazione autoritaria della società - Una espansione imperiale dell’Italia fascista, per far rivivere la grandezza di Roma antica La guerra era considerata inevitabile e positiva. Il liberalismo e la democrazia furono rinnegati come contrari alla compattezza dello stato nazionale, il socialismo e comunismo combattuti e repressi quali nemici → il fascismo aveva il dovere di distruggere tutte le altre organizzazioni politiche Il fascismo esaltò l’unità organica fra stato e popolo, ma la concepì in senso piramidale, gerarchico: in alto il duce (potere decisionale), in basso il popolo Razzismo e antisemitismo La prima ideologia fascista non fu razzista, ma nel 1935 si delinearono due atteggiamenti nuovi: una forma di razzismo verso le popolazioni indigene di colore e una verso gli ebrei. Il regime mirava a totalizzare la razza dominante (italiana) → 1938 il manifesto della razza. Nel 1938 il regime fascista abbracciò l’ideologia anti-ebraica e antisemita, e furono emanati diversi decreti (le leggi razziali): - Vietarono agli ebrei di altri paesi di entrare in Italia - Vietarono agli studenti ebraici di frequentare scuole pubbliche, private insieme agli italiani - Proibirono agli ebrei di sposare cittadini italiani - Esclusero gli ebrei dall’insegnamento nelle scuole - Vietarono agli ebrei di possedere azioni e beni materiali - Vietarono agli ebrei di lavorare nelle amministrazioni statali - Vietarono agli ebrei di prestare servizio militare - Fu revocata la cittadinanza agli ebrei L’antisemitismo non trovò appoggio nella popolazione ma prevalsero paura e indifferenza. Questo dissenso si vide negli ebrei che vennero aiutati da famiglie, istituti scolastici cristiani
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