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Il fu Mattia Pascal Pirandello , Sintesi del corso di Letteratura

Riassunto completo di tutti i capitoli del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 07/02/2018

Vaneli94
Vaneli94 🇮🇹

4.5

(57)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il fu Mattia Pascal Pirandello e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Il fu Mattia Pascal Il fu Mattia Pascal: 1904 . Costruisce una cornice che capovolge il romanzo ottocentesco. Nel romanzo realista/verista c'è sempre verosimiglianza. Nel realismo francese vengono rappresentati gli ambienti ai margini della società. In Mattia non c'è più una narrazione in terza persona ma è lui stesso che narra in prima persona una parabola inverosimile. A Pirandello interessava un fatto paradossale che avesse un significato ed è questo che accade a Mattia. Adriano Meis non ha una carta d’identità e quindi non può avere una vita sociale. Il piano letterale: il vero Adriano è un uomo inventato. Pirandello ci dice che il romanzo è una forma d’arte e quindi un’invenzione, non come nell'ottocento. Pirandello ci vuole ricordare che stiamo leggendo un romanzo. La meta narrazione e la metateatralità sono le tecniche per raccontare qualcosa attraverso il modo copernicano. I fatti rappresentati nei romanzi di Pirandello sono fattacci, sono un pretesto, non come i romanzi dell'ottocento che si basavano sui fatti. Pirandello narra una vicenda apparentemente reale, ma il senso del romanzo si costruisce passo dopo passo, e il senso si trova proprio nelle digressioni, nelle parentesi. Nel Fu Mattia pascal noi troviamo delle digressioni. Il romanzo perde la sua consistenza di verosimile. Mattia è una figura ombra, rappresentazione dell'autore. “lucciole e lanterne": lucciole che si orientano nella campagna attraverso un lanternino. Il lanternino dell’uomo è il sentimento della vita, la conoscenza. Da qui nasce la lanterninosofia. Pirandello punta alla narrazione di un fatto strano e diverso. La digressione sarà propria dell’arte umoristica. Tra le digressioni de Il Fu Mattia Pascal c'è proprio il teatro. Il fu Mattia Pascal fu pubblicato a puntate in una rivista. La prima pubblicazione è del 1904. Da un lato Pirandello si inserirà negli scrittori di cose (contenuto), dall’altro in quelli di parole (forma). Trova una modalità nuova di scrivere i romanzi rispetto ai romanzi realisti e veristi. Premessa : non prima del tempo narrativo, ma ciò che viene prima della narrazione. L’autore della premessa è Mattia. L’inizio del Fu Mattia Pascal è più spettacolare del finale. L'incipit e il finale coincidono, c'è un andamento circolare. Modernità perché c’è un narratore personale. -Narratore e personaggio coincidono. • Unica cosa certa è il nome, manca l’identità. Il nome è un riferimento al filosofo Pascal. Mattia ha un’assonanza con matto. Follia e filosofia si collocano in questo nome. • Si nomina il senno in contrapposizione a matto. • La percezione che ha di sé è incerta, dubbiosa • Lui parla di un se che appartiene al passato. • Qualcuno forse mi potrà compiangere quando vedrà che non sono nulla perché ho perso l’identità. Per capire questo testo dobbiamo capire il paradosso. • “ebbene si accomodi..” : ironizza sui fatti, non è più una poetica verista ( in cui si presentava un personaggio e si ricostruiva la storia del personaggio.) C'è un modo nuovo di fare romanzo. Se scrivesse un romanzo verista potrebbe ricostruire l'albero genealogico, ma a lui non interessa farlo, perché qui siamo nella logica del paradosso, e solo il paradosso legittima la narrazione. • “Fui, per circa due anni… “ : inizia a dare un'idea del suo passato. Lui era una sorta di bibliotecario, ma non ci andava mai nessuno. Torna il motivo del caso strano di Mattia, di cui vale la pena parlare. Mattia non avrebbe mai pensato di scrivere se il caso non fosse stato strano. Ricorso all’ idea del manoscritto trovato, lui non le scrive le pubblica, ma le lascia in quella biblioteca e verranno lette solo se qualcuno le troverà. Ma nessuno potrà leggerlo se non dopo la sua terza e definitiva morte. • Modo narrativo di attrarre il lettore attraverso l’umorismo che scucita curiosità. Premessa seconda: filosofica. • L’idea di scrivere gli è venuta dal suo amico reverendo Eligio Pellegrinotto. Conclude la frase con “se mai sarà” ( glielo affiderò se mai il manoscritto sarà terminato) rimanda all’idea pirandelliana del non finito, del non concludere. Quando Pirandello parla di parte e forma si riferisce alla parte che ognuno recita ( professoressa, avvocato..) ma noi siamo anche forma staccate dal divenire, siamo esseri messi in trappola e proiettati verso la morte inevitabilmente. Lui non dice solo che gli uomini recitano una parte, comprende sia il livello sociale che esistenziale, c'è una doppia dimensione. • Facciamo anche attenzione al livello stilistico e alle immagini che Pirandello ci propone. • “Così a poco a poco…”: sequenza metanarrativa. • Altro che mi trattiene, che non mi fa scrivere, Maledetto sia Copernico : l’altro che lo trattiene è Copernico, perché la terra non girava, cioè l’uomo non lo sapeva e quindi era come se non girasse. Il maledetto sia Copernico è ciò che si oppone a una narrazione ottocentesca. Tante persone ancora oggi non lo sanno, come il contadino. Quando l’uomo non sapeva che la terra girasse pensava di essere importante, al centro dell’universo. A questa alta considerazione di sé poteva corrispondere una narrazione anche minuta. Anche se Copernico ha scoperto questo nel 500 l’uomo ha continuato a scrivere narrazioni minute e oziose fino dell’Ottocento, nel periodo verista. • “ Il signor conte si levò per tempo.. “citazione di una novella che aveva scritto Pirandello in maniera verista. Lui stesso quindi all’inizio si metteva insieme ai narratori dell’Ottocento. • Notizie : termine tecnico narrativo • Con questo sistema dell’universo che ormai conosciamo a chi può importare delle notizie? Gli uomini sono tanti piccoli vermucci (registro ironico). • Illusioni : rimanda a Leopardi . L’illusione, la distrazione sono elementi delle Operette morali. Don Eligio gli fa osservare che per quanto l’uomo si sforzi di distruggere le illusioni non ci riesce, perché noi pensiamo che la luna e il sole siano nel cielo per farci luce e dimentichiamo di essere piccoli atomi. • “Ebbene, in grazia….io parlerò di me, ma quanto più brevemente mi sarà possibile, dando solo le notizie necessarie…” Non parlerà quindi di fatti. • “Fuori della vita": fuori dal romanzo. Il teatro di Pirandello nasce proprio dallo specchio, dal suo guardarsi allo specchio. Quando si parla di un testo bisogna descriverlo, fare dei rilievi delle parti più interessanti. Pirandello subito dopo pubblica il romanzo non più a puntate, sempre nel 1904. Pubblica con delle modifiche e aggiunge “l'avvertenza sugli scrupoli della fantasia”, che è una presa in giro di lettori e critici che hanno preso in giro il romanzo perché poco verosimile. La sua inverosimiglianza però era tale e quale a quella della vita. Le due premesse iniziali non sono paratesti, ma sono i primi due capitoli. Non c’è separazione tra Mattia nei primi due capitoli e Mattia nel terzo capitolo. Nella ricostruzione della genealogia di Mattia troviamo spesso la figura del doppio (due fratelli, due sorelle, che rappresenta lo sdoppiamento dell’identità. Il doppio è inteso non accettò. Lui tornò in albergo per vedere quanto aveva vinto, non sapeva se fosse meglio tornare a casa o andarsene magari in America . Nei giorni seguenti tornò a giocare e vinse fino a quando la fortuna non lo abbandonò. Un signore conosciuto precedentemente , fissato con il numero 12, gli disse che avevano trovato uno suicidato. Lui pensò che fosse lo spagnolo che dopo la loro lite non aveva mai puntato dove puntava lui e aveva perso sempre . Il morto non era lui, ma il giovane ragazzo pallido. Tornò a Nizza spaventato e voleva tornare a casa ma non sapeva che la “ morte” stesse aspettando anche lui. Cambio treno Voleva riscattare la Stia e andare con la moglie a vivere in campagna, ma doveva molto denaro ai creditori. Legge un giornale sul treno e viene catturato dalla scritta suicidio e pensa che fosse riferito al ragazzo di Montecarlo , ma in realtà era un doppio, cioè un altro ragazzo che si era suicidato nel suo paese. Ma il ragazzo di cui si parla era proprio Mattia Pascal , che sarebbe morto suicida, affogato nel mulini della Stia. Lui resta sconvolto perché vede che la sua identità si era sdoppiata. Lui vede questo suicidio e ha la percezione che questa cosa possa essere vera, una parte di sé sente che quel suicidio possa riguardalo. All’inizio ha una crisi di identità ma poi usa il sudicio e si finge morto veramente. Era morto e non aveva più debiti, quindi cambia treno, ma era nel buio, quasi senza una meta, con delle percezioni di vuoto. Compra un altro giornale e legge il necrologio, scritto sul Foglietto dal direttore Lodoletta. Il gioco della roulette diventa il gioco della vita, come il gioco delle parti in cui ognuno ha una parte assegnata. Il gioco della roulette qui significa la casualità delle vicende, dei fatti. La causalità lo porta a entrare in una nuova dimensione, in una seconda nascita : Adriano Meis. La sua prima occupazione sarà costruire la sua vita, deve costruirsi un nome, una passato. Nella sua costruzione di sé si costruisce un altro personaggio da parte di Pirandello. Adriano Meis Si sentiva libero, leggero. Cambia la propria identità e anche i propri connotati fisici, facendosi tagliare la barba… tagliandosi la barba il mento acquista evidenza (riferimento a Moscarda). Costruzione del nuovo personaggio che somiglia a un filosofo tedesco (ritorno della filosofia che c’era nella premessa). Non usa il futuro in relazione al passato, è come se a un certo punto usasse il presente. Adriano lo sceglie perché sente questo nome in un discorso riferito all’imperatore e Meis da Camillo Meis che era realmente esistito. La fede al dito lo ancorava ancora al passato, e alla fine decise di buttarlo in un bagno. Lui in questa identità si descrive come figlio unico. Dichiarazione di poetica ( la stessa che Pirandello usa nel saggio dell’umorismo in cui parla dell’impossibilità di inventare dal nulla, anche nei grotteschi più strani non si inventa mai dal nulla). Come si inventa un personaggio romanzesco? Dal nulla o si riprende dalla realtà? Qui è la dichiarazione di poetica. Lui in alcune sequenze usa la realtà inserendola in questa doppia dimensione. È come se Mattia dicesse di essere anche il narratore e non solo il personaggio. “nulla ritenni" sta parlando di se , “nulla s’inventa” : enunciazione di una massima, di una verità poetica, si enuncia il rapporto tra creazione fantastica e realtà. Il poeta crea sempre con la fantasia ma nulla si inventa che non abbia una certa radice nella realtà. “inverosimili avventure" termine legato al romanzesco, mondo della fantasia, dell'avventura. “Che cosa ero io se non un uomo inventato?” Si riferisce sia a Adriano sia a Mattia sul piano della scrittura, perché anche Mattia è inventato da Pirandello. Inventa che era figlio i Paolo Meis, che era nato in Argentina e che era venuto in Italia a pochi mesi, che era cresciuto con il nonno e aveva perso i genitori, che aveva viaggiato molto. Lui gira per le città e c’è l'idea vagabondaggio in riferimento a uno scritto di Pirandello. Descrive il suo vagabondare e le sue sensazioni. Osserva i bambini giocare per creare la sua infanzia, osservò vari vecchietti per creare il nonno che aveva un po' di uno, un po' di un altro. Lui voleva vivere anche per sé, nel presente. Un giorno voleva prendere un cane ma non poteva perché avrebbe dovuto pagare una tassa ma non esisteva lui. Quella gli parve una prima compromissione della sua libertà, una libertà sconfinata quanto tiranna. Il romanzo è un insieme di sequenze delle sue vicende e considerazioni su ciò che accade, delle riflessioni. Lui si rende conto di essere fuori da ogni legge, di non avere ancora un’identità. Anche nel capitolo successivo c’è la riflessione sul suo essere questo uomo con la valigia, forestiero della vita, come un estraneo, uno spettatore. Un po' di nebbia A Milano incontra Tito Lenzi, che gli fa molte domande e lui dice di essere solo, di non avere nessuno . Lenzi gli dice di essere anche lui solo, di aver avuto molte avventure amorose ( Mattia capì che stava mentendo) Differenza tra Tito e Adriano : Tito mente per scelta, Adriano è costretto a mentire. Aveva bisogno di fermarsi, di trovare la dimora, la libertà e la felicità (a cui si accenna ) si trasformeranno nel volere una dimora. Lui costretto a mentire non avrebbe più potuto avere un amico intimo perché significava confidarsi e lui avrebbe potuto avere solo relazioni superficiali. Lui i era conciato in quel modo per gli altri e non per sé e ora doveva stare così mascherato con sé. Riferimento alla coscienza. Pirandello attribuisce a tanti personaggi la sua visione della realtà. Discorso sulla coscienza che non basta a sé stessa, è un tratto appartenente alla visione della realtà di Pirandello. Coscienza non intesa come coscienza morale, la coscienza non è un assoluto ma varia in base alla relazione con gli altri. Si crea una relazione tra ciò che io penso di me e ciò che gli altri pensano di me, torna il motivo cardine del romanzo, dell’identità che non è univoca e così anche la coscienza che non basta da sola, fine a sé stessa. Acquasantiera e portacenere Va a Roma e incontra una famiglia , dove vivono Silvia Caporale, inquilina e maestra di pianoforte, che viveva lì perché Papiano aveva un debito di denaro con lei . Trova una targhetta ( Paleari e Papiano : doppio). La ragazza si chiama Adriana ( altro doppio), era molto religiosa, mentre lui Mattia non aveva mai avuto molta fede. Adriano si innamora di lei. Anselmo Paleari il padre di Adriana che si interessa di spiritualità, e lui esprime le sue teorie. Anselmo ha una biblioteca di libri realmente esistiti, e vedremo che in questa casa facevano sedute spiritiche. Interpretazioni : in quegli anni esisteva un grande interesse per queste cose spirituali . Tutto questo è collegato a Adriano perché ha la sensazione che il morto scambiato con lui possa continuare ad esistere, come se ci fosse una sorta di commercio con i morti. Mattia non crede nello spiritismo ma si trova in una casa in cui tutti hanno a che fare con queste cose, in una realtà extrafenomenica . Paleari ricorda a Mattia che lui dovrà morire, mentre Mattia finora aveva pensato solo a questa nuova vita. Anselmo fa un discorso sull'anima, tra il rapporto tra materia e anima: Anselmo dice che l’anima esiste e che è una forma più elevata di materia. La domanda è siamo tutto lì in questa materia che poi si distrugge? Ci deve essere secondo Paleari qualcosa che sopravvive alla materia. Adriano gli chiede “ se un uomo cade e diventa scemo, dov’è l’anima? È una digressione sotto forma di dialogo. Anselmo gli spiega che il corpo affievolisce non succede anche all'anima , fa un riferimento a Leopardi. Fa una metafora del sonatore: il pianoforte si scorda e quindi il sonatore suona male, e se il pianoforte poi tacesse non esisterebbe più nemmeno il sonatore? Il cervello sarebbe il pianoforte e il sonatore l'anima. Fa poi un discorso sulla morte e dice che bisogna pensarci perché altrimenti non si comprende la vita , che c’è bisogna di una lampadina di fede anche per la morte e da qui chiede a Mattia perché sta a Roma lui e fa un discorso su Roma. Roma è morta , che vive nel sogno del suo maestoso passato e che non può diventare una città moderna , una città come un'altra . Come l'acquasantiera che cadendo è stata adibita all’uso di portacenere, così i papi avevano fatto di Roma un'acquasantiera, e gli italiani l'hanno trasformata in portacenere, simbolo della frivolezza della vita, dei piaceri. Di sera guardando il fiume Lui inizia a vivere in questa famiglia, inizia a osservare Adriana, e si innamora della sua fattezza angelica. Lui spesso osserva il fiume dalla sua finestra, e lo fa anche Adriana, anche se non guarda verso di lui. Una sera lui esce e difende una donna da un'aggressione ma poi arrivano le guardie ma lui doveva stare zitto , in ombra perché non aveva un’identità reale. Silvia fa delle domande a Adriano, gli chiede se è vedovo, perché lui si tocca spesso il dito dove aveva la fede…lui le dice che era un regalo del nonno. Silvia gli dice che Adriana voleva sapere perché non si fa crescere i baffi , lei arrossisce e scoppia a piangere perché era timida. Mattia dopo un anno di silenzio finalmente trovava piacere nel parlare ogni sera, ma non parlava per Silvia, ma per Adriana che ascoltava in silenzio. Lui dice che ci vorrebbe coraggio ad amare uno come lui e Silvia gli dice che facendosi crescere la barba e operandosi avrebbe potuto migliorare. Silvia era innamorata di lui, ma lui di Adriana che lo corrispondeva. Lui decise di operarsi , lo specchio aveva parlato, nel senso che un'operazione semplice poteva fargli sparire dal volto quello sconcio connotato di Mattia Pascal. Pochi giorni dopo vide Silvia che parlava di lui con Papiano che era tornato da Napoli . Dicevano che forse lui era ricco e il cognato mandò a chiamare Adriana che cerca di svincolarsi e vedendo Adriano alla finestra lo fa scendere come in segno di protezione. Gli presenta il cognato e i due parlano, gli racconta del suo viaggio a Napoli , ma l'ipocrisia di quell'uomo che in un attimo gli parlò tutto tranquillamente gli fecero pensare che non sarebbe potuto stare in quella casa in cui Papiano voleva tiranneggiare. Pensò subito che lui avesse puntato Adriana. L'occhio e Papiano Capitolo importante in relazione al teatro. Si squarcia il tetto e si vedono le stelle e quindi Copernico. Passaggio dal personaggio tutto dentro l’azione, al personaggio di Amleto che non riesce ad agire. Passaggio da Oreste intento nella vendetta a Amleto che non può più agire, che riflette. Il personaggio si vede come una tempo era la causa del suo dolore. Non poteva in alcun modo confessare a Adriana che era morto e ancora ammogliato, la moglie si era liberata di lui, ma lui non di lei. Tutta quella vita che si era creato dopo era solo un'illusione che non poteva ridursi in realtà, se non superficialissima. Mattia si rese conto che il suo stipetto era aperto e che gli avevano rubato 12mila lire e in ladro non poteva che essere Papiano. Mattia non poteva denunciarlo perché lui non aveva alcun diritto davanti alla legge perché lui non esisteva. Non solo gli avevano rubato soldi, ma non poteva nemmeno permettere che il furto venisse alo scoperto. Adriana sconvolta gli chiese di denunciarlo, per vendicare la sorella e per non avere un ladro in casa. Lui le disse che lo avrebbe fatto affinché lei si calmasse. Mattia rifletteva sul fatto che non poteva far nulla e ricordò le parole di Paleari “ i morti non devono più morire e io si : io sono ancora vivo per la morte e morto per la vita. Mattia pensò allora che se Adriana sarà in grado di mantenere il segreto , avrebbe visto Papiano mantenere la promessa di restituire la dote della moglie morta. Dunque lui non avrebbe mai più rivisto quel denaro, ma sposando Adriana quel denaro almeno sarebbe andato a lei. Mattia si vide escluso per sempre dalla vita, senza possibilità di rientrarvi. Uscì di casa e guardò la sua ombra, cercava di pestarla ma non poteva e non sapeva chi tra i due fosse più ombra, era l'ombra di un morto. Un cavallo e una carro la calpestarono e lui scoppiò in una risata di riso maligno. La fece calpestare da altri carri, si voltò e l'ombra ora era dietro di lui. Lo spettro della sua vita era quell'ombra , era lui là per terra, alla mercé dei piedi altrui. Quell'ombra aveva un cuore ma non poteva amare , aveva soldi e ciascuno poteva rubarglieli. Sentì dolore per essa, come se i carri ne avessero veramente fatto strazio. Tornò a casa. Il ritratto di Minerva Tornato a casa sentì tutti molto agitati perché Adriana aveva confessato dei soldi rubati. Lui negò tutto e si scusò con Papiano, che era stato costretto a spogliare il fratello. Papiano disse che doveva andarsene a Napoli e portare il fratello in una casa di cura e che se le cose si erano messe così era forse perché lui doveva ancora restituire la dote della moglie defunta. Scoppiò a piangere per i sensi di colpa nei confronti del fratello, perché se Mattia lo avesse denunciato lui avrebbe addossato la colpa a Scipione. Adriana era rimasta molto male e lui non sapeva darle una spiegazione perché aveva subito il furto ma non lo denunciava, e se avesse ritrovato il denaro perché non seguitava ad amarla? Mattia decise di allontanarsi da lei, di farsi odiare, di farla soffrire per non causarle altro male. Si sarebbe dunque mostrato tenero con Papiano e l'avrebbe fatta ingelosire con Pepita. A casa di Pepita Mattia la corteggiò , ma un certo punto arrivò il pittore e Pepita, innamorata di lui, per punirlo per il ritardo lo fece ingelosire parlando con Mattia. Sia Adriana che il pittore stavano soffrendo e si creò una situazione tesa che esplose con il pretesto di Minerva e il pittore e Mattia vennero alle mani. Mattia chiese a Papiano e Paleari di fargli da testimoni ma i due rifiutarono e Papiano gli consigliò di rivolgersi a degli ufficiali. Mattia lo fece ma si sentiva di nuovo impotente. Gli spiegò la situazione e disse di essere forestiero e di non conoscere nessuno che testimoniasse per lui. La conversazione diventò quasi un diverbio, gli ufficiali scoppiarono a ridere e Mattia scappò via. Si ritrovò sul ponte Margherita a guardare il fiume e gli venne un sentimento di odio contro Romilda e la madre . Lui per due anni si era illuso di vivere, ma quelle lo avevano ucciso davvero , mentre loro si erano liberate di lui. Allora invece di uccidersi penso di vendicarsi di loro. Lui non doveva uccidere un morto, ma doveva uccidere quella finzione che lo aveva tormentato, quell'Adriano Meis . Scrisse su un foglietto il suo nome con l'indirizzo e la data. Attaccò il biglietto al cappello e lo lasciò lì sul ponte. Rincarnazione Sarebbe tornato ad essere vivo, Mattia Pascal. Sul treno ricordò il precedente viaggio in cui credeva di essere libero. Per Adriana era meglio saperlo morto, perché lui per lei non poteva essere vivo. Si fermò qualche giorno a Pisa per non creare collegamenti fra la scomparsa di Adriano e la ricomparsa di Mattia. Avrebbe visitato suo fratello Roberto. Comprò uno dei cappelli che Mattia era solito indossare e si fece tagliare i capelli, ma gli rimase l'occhio non più strabico di Adriano. Fece una passeggiata per la città e Adriano che c’era già stato voleva quasi far da guida a Mattia, ma lui voleva levarselo di dosso. In passato Adriano si era sentito allo stesso modo importunato dall'ombra di Mattia e avrebbe voluto levarsela di torno. Lesse sul giornale della morte di Adriano. Alcuni ipotizzarono che morì a causa di debiti, altri per uno contro avvenuto con il pittore e quindi a causa dell'amore per Pepita. La famiglia di Paleari era molto afflitta per la sua scomparsa. Andò a casa di Roberto che rimase impietrito quando lo vide. Si abbracciarono e Mattia scoppiò a piangere. Raccontò a Roberto che lo avevano scambiato e che lui aveva vagato per l'Italia credendosi felice , ma che poi si era reso conto che fare il morto non era una bella cosa . Gli raccontò si voler tornare a Miragno, ma Roberto gli disse che Romilda si era risposata con Pomino. Mattia inizialmente era felice ma Roberto gli disse che il secondo matrimonio si sarebbe annullato se lui fosse tornato e se la sarebbe dovuta riprendere. Mattia non aveva alcuna intenzione di continuare a fare il morto e quindi sarebbe tornato anche a costo di diversi riprendere moglie e suocera. Il fu Mattia Pascal Partendo Mattia si era dimenticato di chiedere a Roberto molte informazioni: che ne avevano fatto della Stia? Che fine aveva fatto Malagna? Zia Scolastica? Una volta arrivato vide un manifesto di lutto e si chiese chi fosse morto e comprese che era morto il padre di Pomino. Gli aprì la vedova Pescatore che urlò quando lo vide e anche Pomino impallidì . Romilda svenne e a Mattia venne affidata in braccio la figlia di Romilda e Pomino. Mattia avrebbe voluto vendicarsi ma ebbe pietà della bambina e di Pomino. Accuso Romilda di essersi risposata subito , ma Mattia disse di non essere così pazzo da voler tornare ad essere il genero della vedova Pescatore. Disse di voler stare allegro. Gli spiegarono che tutto il paese pensava che il morto fosse lui perché quel ragazzo gli somigliava. Mattia disse che lui stava per tornare da loro carico d’oro quando lesse la notizia. Mattia aggiunse che il matrimonio si sarebbe annullato solo pro forma ma che lui non avrebbe interferito con le loro vite, voleva solo che tutti lo sapessero vivo di nuovo. Mattia disse che nessuno era andato a far visita alla sua tomba e che Romilda lo aveva dimenticato in fretta. Il padre di Pomino li aiutò a sposarsi ma poi morì. Mattia salutò tutti e guardò Romilda a cui tremava la mano per ricambiare il saluto. Sceso in strada Mattia era di nuovo perso, nessuno per strada lo aveva riconosciuto. Andò in biblioteca dove il suo amico don Eligio lo accolse e poco dopo fece sapere a tutti che era vivo. Lui non rispose molto alle domande, ma Lodoletta pubblicò un articolo su lui “ Mattia Pascal vivo". Malagna non si fece vivo con lui, e Incontrò invece Olivia per la strada con suo figlio e lei lo guardò con occhi affettuosi e ridenti che gli avevano detto tutto. Andò a vivere con sua zia Scolastica, e dormì nel letto in cui sua mamma era morta. Passava le sue giornate nella biblioteca con Don Eligio e discussero a lungo del suo caso. Don Eligio gli disse che fuori della legge e fuori di quelle particolarità lieti o tristi, per cui noi siamo quello che siamo, non è possibile vivere. Mattia gli fa notare che lui non era affatto rientrato né nella legge, né nelle sue particolarità, perché la moglie era moglie di Pomino e che lui non sapeva chi fosse. Spesso andava a cimitero a trovare quell'ignoto morto nella Stia. Qualche curioso lo segue e gli chiede “ si può sapere chi siete?” e lui “ io sono il fu Mattia Pascal”.
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