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Il fu Mattia Pascal - riassunto, Sintesi del corso di Italiano

Un riassunto del romanzo di Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal. Il protagonista, Mattia Pascal, si presenta come un uomo che ha già vissuto due morti e che ha deciso di scrivere le sue memorie. Il romanzo si svolge a Miragno, una cittadina immaginaria della Liguria, e racconta la vita di Mattia, della sua famiglia e dei suoi compaesani. una descrizione dettagliata dei personaggi e degli eventi principali del romanzo.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 04/02/2024

tommaso.delton
tommaso.delton 🇮🇹

4.3

(6)

61 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il fu Mattia Pascal - riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! IL FU MATTIA PASCAL – RIASSUNTO Il romanzo inizia con una promessa, nella quale Mattia afferma la propria identità: l’unica sua certezza è il suo nome, Mattia Pascal. Egli fa fatica a raccontare la sua situazione, quindi ha pensato di metterla per iscritto. Questa dovrà essere letta solo dopo cinquant’anni, ovvero dopo la sua terza morte. Egli è infatti già morto due volte, la prima per errore e la seconda verrà raccontata. Il luogo del racconto è la biblioteca del monsignor Boccamazza, una chiesetta sconsacrata che funge da biblioteca, dove verrà lasciato il manoscritto. Questa è piena di miseri libri tutti in confusione, e rappresenta l’indifferenza verso lo studio e la letteratura da parte degli abitanti di Miragno, una cittadina immaginaria della Liguria. Don Eligio Pellegrinotto, il nuovo bibliotecario, consiglia a Mattia Pascal di scrivere le sue memorie. Mattia non sopporta i suoi compaesani per la loro ignoranza, e una delle sue espressioni tipiche è “maledetto sia Copernico”. Copernico fu colui che ideò la teoria dell’eliocentrismo, e portò gli uomini ad uno stato di incertezza, l’uomo non è più al centro del mondo. Tutto diventa quindi relativo. Dopo le due premesse entriamo nel vivo della narrazione. Mattia Pascal vive a Miragno con la madre (di cui non si dirà mai il nome) e suo fratello Roberto (o Berto). Perde il papà a quattro anni. Egli era molto ricco, e lascia alla famiglia una gran fortuna. Era un uomo “sagace ed avventuroso”. La sua morte manda la famiglia in rovina. La madre è definita come una santa donna, schiva e placida. Non ha esperienza di vita, ed è incapace di pensare, e per questo viene raggirata dal Batta Malagna. È morbosa e apprensiva nei confronti dei figli. Il Batta Malagna, definito come una talpa, amministra i beni della famiglia. Mattia pensa che scaverà a tutti la tomba per morire: Malagna ruba infatti i soldi alla famiglia, tutti se ne rendono conto tranne la madre. Anche la zia Scolastica, la cognata (sorella del padre di Mattia), preme sulla donna affinché si risposi. Consiglia come marito Gerolamo Pomino, che spera allontani questo truffatore. Mattia racconta che lui e il fratello sono degli scioperati scansafatiche che non si sono mai preoccupati di nulla, che non sono nemmeno andati a scuola. Infatti sono stati educati da Pinzone, il loro precettore. Era “alto da far ribrezzo, acuto e beffardo”, godeva delle sorti della famiglia, e quando i ragazzi combinavano guai li tradiva. Era molto preparato in bisticci, e raccontava molte storie sconce ai ragazzi. Roberto era bello di volto e di corpo rispetto a Mattia, amante del lusso e dei vizi. Mattia invece aveva una faccia placida (come la madre) e stizzosa, un occhio che tendeva a guardare per conto suo, un naso piccolo e sperduto in mezzo al viso e una barba rossa e riccia dai 18 anni. Entrambi erano degli “scioperati” e spendevano senza misura. Il Malagna era un uomo panciuto sempre affamato, punito dal Fato per aver sposato la moglie Guendalina. Resta vedovo e sposa la figlia di un fattore, Oliva Salvoni. Oliva, dopo tre anni, rimane finalmente incinta, ma il figlio non è del Malagna. Egli è sterile, e già con la defunta moglie non era riuscito ad averne. Il padre del bambino in realtà è Mattia Pascal. Mattia cercherà dunque di combinare Pomino, il figlio di Gerolamo, con Romilda Pescatore, nipote del Malagna. Questa donna non si innamora di Pomino, ma di Mattia. Sulla testa di Mattia pende l’ira di Marianna Dondi, la vedova Pescatore (madre di Romilda). Questa donna si scontra di continuo con la madre di Mattia, e interviene per portarla via la zia Scolastica. Questo avveniva perché Mattia e la madre, talmente poveri, dovettero trasferirsi a casa della vedova Pescatore, con anche la figlia Romilda. Le due suocere non andavano d’accordo. Pascal va quindi a lavorare alla biblioteca di Miragno. Pascal e Romilda si sposano, e lei dà alla luce due gemelle, una delle quali muore pochi giorni dopo il parto. L’altra muore all’età di un anno, per dare il tempo a Mattia di affezionarsi, dice lui. Nella stessa ora muore anche la madre di Mattia, che si sente completamente perso. Il fratello gli manda cinquecento lire per “una degna sepoltura della madre”. Queste vengono definite “la ragione della mia prima morte” da parte di Mattia. Mattia si reca a Montecarlo per sfuggire a quella situazione. Inizialmente pensava di imbarcarsi per l’America, ma a Nizza trova la scritta “Dépot de roulettes de precision”, e decide di darsi al gioco. Ci va ben 12 volte, ma dal nono giorno inizia a perdere tutto. Nel giardino del casinò trova anche un giovane giocatore morto, e decide di scappare, tornando a Nizza con 82.000 lire (circa 150.000 euro). Mentre si trova in treno, legge una notizia che lo sconvolge telegrafata da Miragno: “SUICIDIO. Ieri, sabato 28, è stato rinvenuto nella gora di un mulino un cadavere in istato d’avanzata putrefazione. Il molino è sito in un podere detto della Stìa, a circa due chilometri dalla nostra città. Accorsa sopra luogo l’autorità giudiziaria con altra gente, il cadavere fu estratto dalla gora per le constatazioni di legge e piantonato. Più tardi esso fu riconosciuto per quello del nostro bibliotecario Mattia Pascal, scomparso da parecchi giorni. Causa del suicidio: dissesti finanziari”. Mattia pensa subito di tornare a Miragno da moglie e suocera, ma poi ha un lampo di genio: essendo morto non ha più debiti, né moglie, né suocera, è libero. Si ferma ad Albenga per leggere la notizia anche su altri giornali ed essere sicuro di essere libero. Riprende il suo viaggio, e si pone il problema di come si chiama, perché Mattia Pascal è morto. Sul treno sente parlare due uomini della Veronica, una reliquia, e di due statue di Paneade. Uno dei due dice che le statue rappresentano l’imperatore Adriano. Pensa di chiamarsi dunque Adriano, e chiede al signore che sta parlando come si chiama. Egli afferma di chiamarsi Camillo De Meis. Il nuovo nome di Mattia sarà dunque Adriano Meis. Si taglierà la barba, porterà i capelli corti e avrà l’aria da filosofo. Il padre Paolo Meis sarà nato in Argentina, ma poi si sarà trasferito in Italia e sarà cresciuto col nonno. Adriano è stufo di girovagare, si sente senza uno scopo. Decide di trasferirsi a Roma, in via Ripetta, e affitta una camera ammobiliata dal signor Anselmo Paleari. Egli è un sessantenne che non lavora e parla tutto il tempo della sua filosofia. Secondo Adriano “ha la spuma nel cervello”. Il signor Paleari pensa che la sua inquilina, Silva Caporale, ex insegnante di piano che però ha dovuto vendere il piano, sia una medium, ed è ossessionato dalla morte. Egli ha una figlia di nome Adriana, che darà ad Adriano un posacenere al posto dell’acquasantiera dove spegneva le sigarette. Anche Roma viene associata a un posacenere. Adriano vive quindi a Roma, e una notte sente Silva parlare con un tale Terenzio Papiano, il cognato di Adriana. I due parlano di lui e della sua ricchezza, pensano sia strano che un uomo così viva affittando una camera e non lavori. La donna chiama Adriana, e Terenzio inizia a maltrattarla. Adriano apre la persiana e scende ad aiutare Adriana, che lo ringrazia e gli stringe forte la mano. La lanterninsofia, è la filosofia di Anselmo Paleari, preannunciata dalla tragedia di Oreste nell’Elettra di Sofocle. Questa è rappresentata da delle marionette appese a un filo, che intrattengono gli spettatori. Anselmo racconta ad Adriano questa tragedia e confronta l’eroe antico, Oreste, con quello moderno, Amleto. Oreste scopre che sopra di lui il cielo è finto e vuoto:
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