Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Futurismo, l'Ermetismo, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale, Appunti di Italiano

• il Futurismo, il Crepuscolarismo e l'Ermetismo; • Giuseppe Ungaretti (Il porto sepolto, Mattina, Soldati, Sono una creatura, Veglia, Fratelli, San Martino del Carso, Girovago); • Salvatore Quasimodo (Ed è subito sera, Alle fronde dei salici); • Eugenio Montale (Non chiederci la parola, Spesso il male di vivere ho incontrato, Meriggiare pallido e assorto, La casa dei doganieri, Cigola la carrucola del pozzo, Non recidere forbice quel volto).

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 28/09/2022

28giu
28giu 🇮🇹

4.5

(4)

27 documenti

1 / 12

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Futurismo, l'Ermetismo, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! IL FUTURISMO collegamenti Il Futurismo fu un movimento artistico e culturale che sorse in Italia nel primo Novecento. Il capo riconosciuto in questa corrente fu Filippo Tommaso Marinetti, scrittore e poeta, che nell'anno 1909 pubblicò a Parigi il primo Manifesto del Futurismo, un metodo più diretto e immediato che si contrappone all’abitudine ottocentesca di fare lunghi discorsi con altri riferimenti retorici dedicati solo ad una parte della società. Il Manifesto è un esempio della rottura totale con il Decadentismo:  invece di esaltare l’intelletto del poeta (che è superiore agli altri), vengono esaltati concetti come il coraggio, l’audacia, la ribellione e la velocità. Ma quali sono le caratteristiche del futurismo? La poetica dei futuristi è caratterizzata dalla celebrazione dei prodotti della scienza e della tecnica e da una proiezione totale dell'uomo verso il futuro. Il passato viene rinnegato in quanto espressione di ignoranza e di superstizione e, con esso, vengono rifiutate tutte le regole retoriche e stilistiche, proponendo una sorta di scrittura che mira a sconvolgere la tradizionale organizzazione. In letteratura il futurismo si concretizza con il ‘Manifesto tecnico’ della letteratura futurista pubblicato nel 1912 da Marinetti. Il Futurismo distrugge la sintassi, elimina la punteggiatura, usa i verbi all’infinito, accumula sostantivi e aggettivi seguendo personali catene di immagini (“immaginazione senza fili”) e dispone le parole in modo disordinato sulla pagina. Nasce il metodo delle ‘‘parole in libertà’’ , caratteristica del flusso di coscienza . Il caos delle parole rappresenta bene il caos che l’uomo sta vivendo, questo era il modo migliore per esprimere l’inquietudine dì sottofondo mito della velocità. Il mito della macchina raccoglie le aspirazioni di modernità, rinnovamento e trasformazioni sociali, diventando la metafora dell’esistenza. I Futuristi si pongono come individui dotati di grande carisma e superiorità, in grado di condurre la massa verso la modernità. Si celebrano l’ attivismo e il vitalismo , fino a toccare gli estremi di aggressività e violenza. La guerra è considerata “ la sola igiene del mondo ” e permette, tramite la sua ondata distruttiva, di eliminare tutti i canoni del passato per far posto alla cultura di una nuova società , infatti molti futuristi furono interventisti nella guerra mondiale . Il movimento del futurismo esaltava la violenza, le macchine, le armi, la velocità e il vivere nel momento presente (come D’Annunzio) contro la cultura del passato. Cosa accade a livello culturale? In campo culturale si ha il tramonto del positivismo e l’avvento di fisica (Einstein), filosofia (irrazionalismo Nietzsche, Bergson, estetica di d’annunzio e psicologia (Freud e Svevo). Cosa accade a livello storico? Il capo del governo era ancora Giolitti, in questo periodo lo stato faceva un po’ da mediatore (moderato). Aveva tentato, con delle riforme riguardanti anche il mezzogiorno, di far riprendere l’economia. Ci sarà un cambiamento nel 1912, quando le elezioni avvengono con suffragio universale maschile e, l’anno dopo, ci sarà il patto Gentiloni in cui si crea un accordo fra cattolici e liberali, la vecchia mentalità clericale comincia ad essere abbandonata. Già Pascoli aveva messo in atto l’anti clericalismo🡪 non si è più ancorati alla chiesa ,ma si amplia la mentalità . Arriviamo al conflitto mondiale e alla separazione fra interventisti e neutralisti. IL CREPUSCOLARISMO In contemporanea al futurismo, si sviluppa il crepuscolarismo.  Il crepuscolo coincide con il tramonto, ovvero con il momento del passaggio tra il giorno e la notte, infatti i crepuscolari sono esattamente a metà poiché non si sentono né decadentisti né futuristi. I crepuscolari guardano al passato con nostalgia, l’atteggiamento nostalgico è anche un modo per sottolineare che quel passato non c'è più, si rimpiangono gli eventi passati. La loro produzione, infatti, non è all’altezza della precedente. Le atmosfere delle poesie crepuscolari sono vaghe, cupe, con diverse dichiarazioni di stanchezza. I poeti vivono una condizione di fallimento, di resa, rinuncia, debolezza e malattia spirituale. Sono intellettuali deboli, malati fisicamente e moralmente, pervasi da uno spiccato torpore che impedisce loro di vivere serenamente.  Essi rappresentavano nella loro poesia il male di vivere, inteso come NOIA [latino, taedium vitae ] , un malessere sia fisico che spirituale. A differenza dei futuristi, i crepuscolari erano contrari all’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale , convinti che la guerra avrebbe portato solo distruzione e che la poesia dovesse descrivere solo le cose semplici della vita quotidiana. che non ha né un inizio né una fine e che quindi corrisponde all'infinito. Di conseguenza, per Ungaretti, solo la poesia consente all'uomo di conoscere la realtà, anche se non sarà mai possibile scoprirla interamente. In particolare, l'autore si riferisce al porto di Alessandria d'Egitto, fondato da Alessandro Magno. Nel testo, Ungaretti immagina di immergersi alla ricerca di questo porto, nascosto dalle epoche della storia. Nella prima strofa infatti, il poeta si immagina alla scoperta delle cose e successivamente capiamo che la poesia è qualcosa di inesauribile. Mattina È il più breve tra i componimenti di Ungaretti e fu scritta nel 1917 sul fronte del Carso durante la prima guerra mondiale. La mattina è il momento in cui la luce inizia a prevalere sull’oscurità della notte, illuminando le cose che prima erano al buio. Questa luce assume un senso d’immensità, non soltanto in riferimento all’inizio di una nuova giornata, ma rappresenta anche la voglia di vita e di grandezza, nonostante gli orrori della guerra, infatti rimanda al momento della giornata in cui il poeta, durante la guerra, vede il sole riflesso nel mare Adriatico che diventa così un annuncio di speranza; Ungaretti ha voluto esprimere l’entusiasmo del nuovo giorno e la sua gioia nel vedere il mondo al mattino, un momento in cui riesce ad entrare in contatto con l’infinito e a concedersi una pausa dagli orrori della guerra, infatti svegliarsi con il sole per un fante, in guerra, significava che la vita aveva avuto la vittoria sulla morte. Il messaggio che la lirica vuole comunicare è la fusione di due elementi contrapposti:  da una parte il singolo, ciò che è finito (l'autore);  dall'altra l'infinito, rappresentato dall’immensità in cui terra e cielo si fondono. A prima vista il testo sembra leggero, ma quando viene spiegato ha un altro significato, infatti egli ha voluto esprimere con due parole la gioia di immergersi nella bellezza del mondo dopo il momento doloroso della guerra. Per questo motivo Ungaretti è spesso associato alla corrente degli ermetisti, poeti che non vogliono essere compresi, perché ciò che produce la sensazione di magia non può essere spiegato, altrimenti perderebbe il suo fascino. Soldati Composta nel 1918, mentre Ungaretti si trovava soldato in trincea nel bosco di Courton, la poesia esprime la drammatica provvisorietà della vita dei soldati in trincea. La poesia fa un paragone tra le foglie in autunno e i soldati in guerra: le foglie sono così deboli nella stagione autunnale che basta un soffio di vento per farle cadere, mentre ai soldati basta un colpo di fucile per essere uccisi. Al termine “soldati” è però facilmente sostituibile quello di uomini, e al termine “guerra” quello di vita, infatti non sono solo i soldati nel fronte a vivere una condizione precaria e incerta, ma anche la natura dell’uomo deve fare i conti con la propria finitudine. Sono una creatura È ambientata nel monte di San Michele, presso Gorizia, dove gli eserciti italiani erano schierati nell'agosto del 1916 in attesa della conquista della città. I temi trattati sono: l'assoluta disumanità della guerra, la solitudine, l'angoscia e il dolore [Schopenauer e Kierkegaard, l’ angoscia e il dolore ] . Ungaretti si sente ormai in condizione di completo abbandono e paragona il suo stato d’animo, triste e sconsolato per l’atrocità dell’esperienza della guerra, al paesaggio arido e desolato del Carso. Come Veglia, la poesia è incentrata sul rapporto tra vita e morte [Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray – Schopenhauer, la volontà di vivere ] , ma ne rovescia l’esito. Mentre nella prima il contatto con la morte amplifica l’istinto vitale, qui prevale il sentimento di angoscia e di sofferenza che la vita al fronte – e la vita in generale – riserva all’essere umano. La strofa finale, la morte / si sconta / vivendo, sottolinea l’impossibilità umana di sfuggire al dolore che caratterizza l’esistenza. È infatti attraverso le sofferenze scontate nel corso della vita che l’essere umano sconta realmente il destino di morte cui tutti siamo destinati. La morte dunque, per Ungaretti, assume un significato positivo rispetto alla vita che, per il poeta provato dalla guerra, rappresentava il vero inferno. Veglia La poesia Veglia è tratta da L'allegria e scritta durante la prima guerra mondiale. Il tema trattato è la sofferenza patita in guerra, la caducità della vita (vita destinata e finire in breve tempo) [ Orazio , le Odi] , l'angoscia della morte che incombe. Il termine “veglia" indica l'attaccamento al morto, ma al tempo stesso alla vita. In questa poesia infatti, l'autore descrive una notte passata vicino al compagno morto e in questa circostanza emerge la violenza e la crudeltà della guerra, infatti l'autore descrive le condizioni precarie del compagno in versi molto duri. Successivamente, i versi si fanno meno duri e compare la reazione alla morte: questa reazione è l’amore e l'attaccamento alla vita. In questo momento, infatti, il poeta ha sentito l'esigenza di scrivere lettere d'amore (per il bisogno di dichiarare affetto ai suoi cari) e qui, di fronte alla tragedia della morte, rivela che non si era mai sentito così tanto attaccato alla vita, di conseguenza per Ungaretti più si è vicini alla morte e più ci si sente legati alla vita. Fratelli La poesia è tratta da L'allegria e fu scritta durante la prima guerra mondiale. Questa poesia rappresenta la visione del mondo di Ungaretti, poiché la fratellanza era, per lui, l’unica salvezza dagli orrori della guerra. I soldati di due reggimenti diversi si incontrano per caso nella notte e si chiedono l’un l’altro a che reggimento appartengono: “di che reggimento siete, fratelli?”. La parola “fratelli” induce il poeta a riflettere, infatti, è l’espressione della solidarietà che unisce tutti coloro che soffrono. La poesia, dunque, è la testimonianza di una duplice scoperta: la scoperta della precarietà della condizione umana e, attraverso essa, la scoperta del legame che unisce, in una dolorosa solidarietà, tutti gli uomini. Il tema centrale del componimento, quindi, è la ribellione contro il senso di fragilità che non solo la guerra ma, più in generale, la condizione umana comporta, e l’invito a stringersi tutti in una più alta solidarietà. Latino , “ La fratellanza ” da “ Epistulae ad Lucilium ” di Seneca – filosofia , Il mondo come volontà e rappresentazione, la via morale della fratellanza di Schopenhauer - storia , La fratellanza nella Resistenza, la guerra di trincea nella prima guerra mondiale . San Martino del Carso La poesia San Martino del Carso è una poesia tratta da L'allegria, nella quale Ungaretti fa un parallelismo tra San Martino, semidistrutto dai combattimenti, e gli affetti del poeta, poiché di entrambi non è rimasto nulla a causa della guerra. I temi principali infatti, sono la guerra ed i suoi effetti sulla città e sugli uomini. La distruzione di un paese, quindi, diventa il simbolo del dolore spirituale del poeta, infatti la poesia è impostata sul confronto tra il paese e il cuore del poeta, infatti così come le case di San Martino sono ridotte a brandelli, anche il cuore del poeta è straziato dal dolore e dagli orrori della guerra ed è un paese ancora più distrutto e sconvolto di San Martino. Girovago Questo testo rappresenta in modo particolarmente tragico la condizione del poeta di non sentirsi legato ad un luogo, la sensazione di non avere radici e quindi di non potersi fermare stabilmente in un luogo. In riferimento alla poesia, si può comprendere l’animo del poeta a causa della vita travagliata che ha avuto, costantemente in viaggio dall’Italia all’Egitto, poi in Francia ed infine nel Carso (guerra). Nella seconda strofa il poeta ci permette di capire più nel dettaglio la sua condizione in quanto egli stesso afferma che ad ogni nuovo clima che incontra si ritrova sofferente perché si abitua al clima senza che questo gli dia emozioni da provare. Ormai lui si è abituato a tutti i climi ed il fatto che se ne presenti uno nuovo non è più una sorpresa per il poeta. In relazione a questo si ha nella terza strofa il comportamento derivante da questa condizione ovvero lo straniamento. Con ciò, il poeta vuole dire che se anche si fermasse per abituarsi ad un luogo finirebbe per lasciarlo dopo poco tempo, proprio come farebbe uno straniero. Nella quarta strofa invece, l’autore fa un chiaro riferimento alla guerra e al fatto che richiede tutte le energie per combatterla. Infine, l’autore scrive le ultime due strofe nelle quali è possibile percepire il desiderio di godere, anche se per un solo minuto, della vita in un paese “sicuro”, cioè senza che abbia vissuto il dolore e la distruzione della guerra. Dall’analisi si deduce che i temi della poesia sono l’identità (in quanto l’autore non ha più identità e quindi nemmeno più radici in qualche luogo) [ Svevo, l’identità come trappola ] e il tema dello straniamento. EUGENIO MONTALE Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896 da una famiglia borghese; nel 1917 fu chiamato a svolgere il servizio militare come sottotenente di fanteria durante la Prima Guerra Mondiale, ma a differenza di altri soldati, come Ungaretti, non ne fu particolarmente influenzato e, quando fu congedato, iniziò a pubblicare le sue prime poesie. Qui prevaleva un forte senso di smarrimento di fronte ai misteriosi meccanismi che governano l’esistenza umana. Nel 1925 Montale pubblica la sua prima raccolta poetica dal titolo “Ossi di seppia”; il titolo della raccolta fa riferimento agli umili resti delle seppie che rimangono sulla sabbia: come gli ossi, anche le sue liriche vogliono essere umili, sia nello stile che nel contenuto. In queste liriche da un lato esprime lo smarrimento di chi ha vissuto gli orrori della guerra, dall’altro dubita che esista una via d’uscita dalla negatività. Nel 1925 prese le distanze dal fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti, di Benedetto Croce, e si trasferì in Francia, ma per non aver aderito al fascismo gli fu tolta la direzione del Gabinetto Vieusseux, una delle più prestigiose istituzioni culturali fiorentine. Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, è sottoposto a visite mediche militari e congedato per motivi di salute e nel 1943, caduto il regime, collabora con le forze antifasciste che liberano Firenze. La poetica Ama in particolare Dante e Leopardi . Di Dante ama il lessico , il linguaggio che apprezza è soprattutto quello dell’ Inferno perché è particolarmente realistico e apprezza anche la presenza di figure femminili che annunciano al poeta una possibilità di salvezza (Beatrice). Di Leopardi riprende il pessimismo , l’atteggiamento disilluso verso la vita. La vita che va affrontata per quello che è, senza illusioni, senza maschere [Pirandello, l’identità come trappola ]. Bisogna avere la forza di accettare la realtà di quello che è senza illudersi che possa essere diversa. In questo sta la forza e la dignità dell’uomo e la consapevolezza che l’età adulta smaschera gli inganni della gioventù. Di Pascoli rifiuta la concezione del poeta come uomo dotato di una sensibilità superiore . Per Montale il poeta non ha un qualcosa di diverso, è un uomo come gli altri, anche se questa sensibilità di Pascoli non si riferisce a un superuomo ma a una persona capace di vedere le cose con la semplicità del bambino e che gli permette di instaurare un rapporto più profondo con le cose. Di D’Annunzio non condivide la visione dell’esteta , del superuomo e rifiuta di l’immagine del poeta vate . Montale non condivide il futurismo , mentre è più vicino ai crepuscolari , i quali criticavano la società borghese, rifiutavano l’idea del poeta d’annunziano come uomo d’eccezione e il fanciullo che piange rimanda alla figura dell’inetto. Come vede Montale la poesia? Per Montale la poesia è una testimonianza del male di vivere e della negatività dell’esistenza e ha per oggetto l’uomo esiliato dal mondo che non ha certezze e punti fermi. I poeti dal decadentismo cercano un rapporto diretto con la realtà che va oltre le cose e propongono la poesia come qualcosa che può dare dei valori, delle certezze, può dare delle risposte. Per Montale non è così. La poesia non può dare certezze, non può dare valori alternativi, non può dare risposte, ma aiuta solo ad accettare la realtà così com’è. L’unico sollievo si ha quando il pensiero si placa o nel momento in cui appare una donna che potrebbe rivelare al poeta il senso della vita, anche se si tratta di una verità che resta incomprensibile comunque, per cui bisogna vivere continuando a farsi delle domande anche se non si trova una risposta. Anche se dichiara l’inutilità della poesia perché non risolve nulla, afferma che la sua presenza è fondamentale perché l’uomo per vivere ha bisogno di farsi delle domande. Montale rappresenta il mondo utilizzando immagini concrete, oggetti tratti dal paesaggio, dalle azioni, dalla fatica che l’uomo compie. Questa è la tecnica del correlativo oggettivo, che consiste nell’utilizzare un’immagine concreta per rappresentare sentimenti e/o stati d’animo. Non chiederci la parola La poesia è collocata in apertura della sezione intitolata Ossi di seppia e costituisce un’importante dichiarazione di poetica proprio per il suo messaggio. In un dialogo immaginario egli afferma la funzione esclusivamente “negativa” della poesia, strettamente collegata alla negatività dell’esistenza, infatti il poeta non ha certezze da trasmettere o punti di riferimento da indicare. Spesso il male di vivere ho incontrato Anche questa poesia fa parte della sezione Ossi di seppia ed è un esempio del correlativo oggettivo montaliano, ossia del rapporto che la parola stabilisce con gli oggetti da essa nominati. Il poeta esprime il motivo di una tipica condizione esistenziale, il male di vivere [Schopenhauer, il rifiuto totale della vita – latino, Plinio il vecchio e la natura matrigna ] , ma usa un verbo (ho incontrato) che materializza il concetto, presentandolo quasi come una presenza reale. L’unico rimedio è l’ indifferenza, considerata dal poeta un meraviglioso dono divino perché ci consente di resistere al dolore ignorandolo. La sofferenza del vivere è sottolineata attraverso il faticoso fluire del ruscello, l’accartocciarsi al sole delle foglie e lo stramazzare stanco del cavallo, immagini che simboleggiano la sofferenza degli uomini. Le qualità dell’Indifferenza, invece, vengono rappresentate dal poeta attraverso tre simboli: la statua, con la sua insensibilità, la nuvola, con la sua imprendibilità e lontananza e il falco, con la sua libertà istintiva. Meriggiare pallido e assorto La lirica appartiene a Ossi di seppia e in essa Montale osserva un paesaggio ligure, che in estate diventa aspro e privo di presenze umane e di elementi gioiosi, quindi non c’è traccia del panismo dannunziano . Il paesaggio diventa il simbolo dell’esistenza umana, infatti il poeta fa un’analogia tra la fatica di vivere e il camminare lungo un muro invalicabile. L’uomo è isolato al di qua di un muro (simbolo di prigionia), in un paesaggio arido (simbolo di una vita incomprensibile) e ogni possibilità di varcare il muro è negata (è impossibile, quindi, sapere o vedere che cosa c’è dall’altra parte). Quella di Montale, quindi, è una visione pessimistica del destino umano, avvertito come un «male di vivere» di cui non si riescono a trovare scopi e ragioni. La casa dei doganieri La poesia fa parte de Le occasioni ed è incentrata sul tema della memoria [Bergson, materia e memoria – Freud, la psicoanalisi ] . A distanza di anni il poeta è tornato a visitare la casa di Monterosso, paese delle Cinque Terre dove da ragazzo trascorreva le vacaze estive; riaffiora così alla mente del poeta l’incontro in quella casa con Anna degli Uberti, conosciuta negli anni della gioventù. Rivedendo la casa, il poeta è assalito dai ricordi di c.o quell’amore lontano, ma la donna non solo se n’è andata, ma non ricorda più nulla. Egli deve accettare che quella che allora era una ragazza, oggi è una donna, lontana, non si sa dove: neppure la memoria può far rivivere il passato. L’inizio rimanda chiaramente a quello di A Silvia di Leopardi , in cui il poeta si rivolge all’immagine di una fanciulla morta che riemerge dal passato, ma se Leopardi si augura che Silvia ricordi ancora il tempo felice della sua «vita mortale», la fanciulla montaliana non può più ricordare. Cigola la carrucola del pozzo Fa parte della sezione Ossi di seppia e tra i temi principali c’è quello della memoria, crudele per l’impossibilità di dare vita al ricordo di cose e persone care, e ciò da vita al sentimento dell’angoscia e della disperazione. Il poeta intravede per un momento un volto caro nel secchio calato in un pozzo, ma l’illusione di un recupero dura solo un attimo e la visione torna nell’oscurità, nel buio da cui è emersa. Il passato quindi non è più recuperabile con nettezza di contorni, si è deformato, appartiene a quell’altro «io» che ha visssuto e che è irrimediabilmente diverso da ciò che siamo ora e tentare di riviverlo ci porta a constatare in maniera angosciosa quanto sia impossibile. [ Freud, la psicoanalisi ] Non recidere forbice quel volto È la sezione centrale della raccolta Le occasioni. La poesia esprime l’angoscia per la memoria che non riesce a conservare l’immagine del volto amato, infatti Montale si rivolge alle forbici del tempo, pregandole di risparmiare il ricordo del volto della persona amata (è Clizia, ossia Irma Brandeis), l’unico che ancora resiste nella memoria che si sta svuotando. Si tratta di un’esperienza dolorosa e a esprimerla sono tre immagini, la forbice, che taglia via il volto della donna, il freddo, che giunge improvviso e congela, e l’albero che, colpito dall’accetta, scrolla via da sé, facendolo cadere nel fango, il guscio della cicala rimasto attaccato al tronco.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved