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Il galvanismo e Frankenstein, Guide, Progetti e Ricerche di Fisica

Ilgalvanismo e della sua influenza sulla scrittrice Mary Shelley nella creazione del romanzo Frankenstein. Si parla anche delle ricerche di Luigi Galvani e Alessandro Volta sull'elettricità animale.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2022/2023

In vendita dal 06/04/2023

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silvia-barone-11 🇮🇹

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Scarica Il galvanismo e Frankenstein e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Fisica solo su Docsity! Il Galvanismo Nel 1818 venne pubblicato per la prima volta Frankenstein, il romanzo della nota scrittrice Mary Shelley, considerato un romanzo fantascientifico e gotico, che tuttavia nasceva da specifiche premesse culturali e scientifiche, come il galvanismo e la possibilità di riportare in vita un cadavere usufruendo dell’elettricità. Era infatti un’epoca in cui il progresso aveva preso il sopravvento ed era diffusa una forte fiducia nei confronti delle capacità tecnologiche e scientifiche, per cui un romanzo come quello della scrittrice inglese non poteva che essere concepito come scientifico più che horror o gotico, veniva di fatto visto come un’anticipazione di scoperte ormai prossime. Mary Shelley infatti, poco tempo prima di pubblicare il suo scritto, aveva assistito a Londra ad alcuni esperimenti di Giovanni Aldini eseguiti su cadaveri umani, a cui venivano applicati terminali elettrificati in varie parti del corpo e, al passare dell’elettricità, i corpi improvvisamente si rianimavano con convulsioni e contrazioni muscolari. Aldini era nipote e seguace di Luigi Galvani, noto fisiologo dell’università di Bologna, che condusse ricerche approfondite sull’“elettricità animale”, sottoponendo le rane a ripetuti esperimenti, in cui notò che le zampe separate dal resto del corpo, mettendo in contatto i nervi e i muscoli con degli archi bimetallici, si contraevano visibilmente. In questo periodo era diffusa l’idea che l’elettricità fosse relazionata al movimento e che desse la vita, si era infatti notato come un tipo di torpedine (un pesce) fosse in grado di dare scosse elettriche e si voleva quindi dimostrare la correlazione tra elettricità e vita. Galvani già dai primi esperimenti era convinto che l’elettricità fosse in qualche modo contenuta negli esseri viventi e che gli permettesse di muoversi, finché poi nel 1786 pose una rana sezionata sul terrazzo e un bastone metallico nella parte più alta e li collegò con dei fili elettrici attendendo che arrivasse un fulmine, quando questo arrivò egli vide le zampe dell’animale contrarsi visibilmente, dimostrando la validità delle sue teorie. Nel 1791 pubblicò i suoi risultati nel Commentarius sull’elettricità animale, in cui sosteneva che il cervello delle rane era in grado di produrre la cosiddetta elettricità animale che, scorrendo attraverso i nervi, si accumulava nei muscoli, comportandosi come la bottiglia di Leida. Quest’ultimo, uno strumento molto diffuso all’epoca, era un condensatore utilizzato per immagazzinare elettricità, pronta per la scarica. In quegli anni comparve nel mondo della ricerca scientifica Alessandro Volta, che studiò appassionatamente gli studi e le metodologie di Galvani, ma ben presto si dichiarò contrario. Galvani dava infatti per scontata la presenza dell’elettricità animale nelle fibre muscolari, i nervi erano quindi dei conduttori mentre l’elettricità artificiale aveva unicamente una funzione stimolatrice. Al contrario, Volta affermava che tutto nasceva dall’elettricità artificiale, generata però dai due diversi metalli che collegavano i nervi con i muscoli, e che questi ultimi avessero unicamente la funzione di ricettori. Volta fece quindi un’importante scoperta perché capì che i due metalli fungevano da motori e non solo da conduttori: nacque così il concetto di forza elettromotrice.
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