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Il Gattopardo analisi, Prove d'esame di Teoria Del Cinema

Analisi del film "Il Gattopardo", per esame di Analisi del Film

Tipologia: Prove d'esame

2016/2017

Caricato il 11/09/2017

henke_henke
henke_henke 🇮🇹

4.7

(147)

30 documenti

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Scarica Il Gattopardo analisi e più Prove d'esame in PDF di Teoria Del Cinema solo su Docsity! IL GATTOPARDO Luchino Visconti “Il Gattopardo” di L. Visconti può essere analizzato dal punto di vista dell’immagine-simulacro: un’immagine che riprende un’altra immagine ma al tempo stesso se ne differenzia. L’immagine filmica in generale è un simulacro, e garantisce sensazioni nello spettatore. Visconti ha la consapevolezza che, per portare al cinema un capolavoro come “Il Gattopardo” (romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da cui è tratto il film) deve non solo rielaborarne il tessuto narrativo, ma anche trasformarlo audiovisivamente, rispettando l’accuratezza dei dettagli, dei costumi, degli ambienti. Deve ricostruire un’epoca (il periodo storico dell’impresa dei Mille e dell’annessione della Sicilia all’Italia), deve creare un nuovo mondo che sostituisca il reale. E per farlo non bada a spese, unendo così una grande produzione all’autorialità del regista, che è un perfezionista estremo: • Da un lato, quella di Visconti è una politica dell’eccesso e dello spreco: basti pensare alla lavanderia con 50 inservienti affinché i guanti dei protagonisti siano sempre bianchi, o ai comignoli di Palermo fumanti durante le riprese in esterno, i cui proprietari assenti sono stati rintracciati appositamente per accendere i camini. • Dall’altro lato, il regista vuole ricostruire completamente il visibile, a partire dall’architettura: il restauro del paese di Ciminna (ricostruito per avvicinarsi il più possibile all’accuratezza storica dell’immaginaria Donnafugata), il restauro degli interni di Palazzo Gangi per il ballo… Vuole ricostruire, insomma, un mondo più vero del vero. Il restauro annulla lo scorrere del tempo e produce un’intensità simbolica. Tuttavia, alcune volte viene adottato il procedimento inverso: per rendere le strade come quelle del passato, fa decostruire l’asfalto per far posto alla terra battuta, oppure, nella battaglia tra garibaldini e borbonici distrugge l’architettura moderna per creare delle rovine. Il film stesso si apre con questa duplice reinterpretazione del passato: nella villa di San Lorenzo troviamo delle statue, due delle quali sono in perfetto stato, mentre un’altra è sbrecciata; l’interno della villa, invece, è perfettamente ristrutturato. Il visibile de “Il Gattopardo” si fonda su un oggetto reale storico, che viene ricostruito/manipolato per diventare autentico: unisce dunque, allo stesso tempo, autenticità e inautenticità. Nonostante l’accuratezza storica, il film è lontano dal realismo, e il cinema è puro artificio, simulacro.
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