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IL GATTOPARDO film - Storia e Cinema, Appunti di Storia E Critica Del Cinema

- trama del film - differenza film e storia - analisi scene del film (appunti presi a lezione) - Imprese Garibaldine

Cosa imparerai

  • Che periodo storico ruota intorno la trama del romanzo 'La Casa de Bernarda Alba'?
  • Come il principe Fabrizio Corbera di Salina si sente invecchiato e distaccato dalla fine della sua classe?
  • Che personaggi sono alla base della trama del romanzo?
  • Come il principe Fabrizio Corbera di Salina muore?
  • Come Visconti ha trattato la figura del principe nel film tratto dal romanzo?

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 26/01/2023

martinaventurino
martinaventurino 🇮🇹

4.9

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Scarica IL GATTOPARDO film - Storia e Cinema e più Appunti in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! GATTOPARDISMO = atteggiamento di chi in apparenza appoggia le innovazioni ma in realtà non vuole cambiare nulla di sostanziale e mira solo a conservare i propri privilegi. Film considerato un capolavoro è uno dei più importanti della storia del cinema. l'utilizzo della tecnica cinematografica, in questi anni, molto diversa da quelli a cui siamo abituati oggi. la storia d'Italia in cui avviene l'unificazione è stato analizzato dal romanzo il Gattopardo del 1958, considerata una delle più importanti opere letterarie italiane ed è il più tradotto al mondo. Un romanzo storico che l’autore ha scritto ispirandosi alla storia della sua famiglia: i Tomasi di Lampedusa. La storia si sviluppa sullo sfondo dell’impresa dei Mille, momento cruciale del risorgimento. Unità d’Italia, ma che non realizzò una radicale trasformazione della struttura economica e sociale del Paese, perché in Sicilia, i nuovi potenti (la borghesia) non aveva alcuna intenzione né di migliorare né di cambiare la società, ma solo di impedire che i loro privilegi potessero essere toccati. La TRAMA si snoda intorno a due filoni complementari: 1. da una parte le vicende di una famiglia nobile siciliana, 2. dall’altra gli avvenimenti storici dell’epoca, che finiscono per condizionare la vita dei protagonisti. racconto si svolge nel cinquantennio che va dal 1860 al 1910, con, al centro, l’anno 1883, che vede la morte del protagonista, don Fabrizio Corbera, principe di Salina, in quanto la narrazione prosegue fino alla fine della dinastia. 1. Si assiste pertanto per quanto riguarda le vicende della famiglia, alla partenza con i garibaldini del nipote di don Fabrizio, il principe Tancredi Falconeri, all’amore non corrisposto della principessina Concetta per il cugino Tancredi, che sposa invece Angelica, la figlia del sindaco di Donnafugata, feudo del principe di Salina, e alla morte di don Fabrizio, episodio centrale del libro. 2. Per quanto riguarda invece gli avvenimenti storici, i più importanti fra quelli a cui si fa riferimento sono l’impresa garibaldina, la caduta del Regno delle due Sicilie, i plebisciti (indimenticabile il grido sdegnato dell’umile don Ciccio: “Io, Eccellenza, avevo votato ‘no’. ‘No’, cento volte ‘no’”), l’unificazione dell’Italia sotto i Savoia e le prime vicende del nuovo regno. Nel maggio 1860, dunque, dopo lo sbarco dei garibaldini in Sicilia, don Fabrizio, principe di salina, un aristocratico di antica nobiltà molto colto, assiste con distacco e con malinconia alla fine del suo ceto, perché ha compreso che la supremazia degli aristocratici è ormai avviata ad un inesorabile declino. infatti, quando, come tutti gli anni, il principe si reca con la famiglia nella residenza estiva di Donnafugata, scopre che il nuovo sindaco del paese è don Calogero Sedara, un borghese arricchito che ha fatto carriera in campo politico: e proprio lui il simbolo della nuova classe dirigente che prende il posto della vecchia aristocrazia. Il principe non credeva nella possibilità di un progresso storico; infatti, rifiuta la nomina regia a senatore, quindi la possibilità di ingresso nella nuova Italia unita. il prediletto nipote Tancredi, invece, un giovane aperto alle idee liberali, non la pensava così: egli, che in precedenza aveva corteggiato Concetta, la figlia maggiore del principe, rivolge ora le sue attenzioni ad Angelica, figlia di don Calogero, che sposa, attratto non solo dalla sua bellezza, ma anche dal suo notevole patrimonio. Egli, infatti, riesce con il suo matrimonio, ad unire due classi sociali differenti. Appena Garibaldi sbarca in Sicilia, corre ad arruolarsi con i garibaldini, nonostante la sua famiglia sia legata alla monarchia borbonica, perché capisce chi sarà il vincitore vuole essere dalla sua parte. la vita del principe continua sempre più monotona e sconsolata: la morte lo coglie in un'anonima stanza di albergo nel 1883, di ritorno da un viaggio a Napoli, intrapreso per sottoporsi a delle visite mediche. Cambiamento → Caratterizzato da un profondo conflitto interiore, il principe ha pensieri che sfuggono al mondo circostante della famiglia e degli amici (solo Tancredi ne intuisce la natura tormentata e l’inquieto agitarsi dell’animo), ed è spinto perciò a rifugiarsi in sé stesso e nell’osservazione del cielo. Nel corso della vita don Fabrizio si sente sopraffare dagli avvenimenti e assiste, non solo senza reagire, ma anzi contribuendovi egli stesso, alla rovina del proprio ceto e al sorgere di una nuova classe sociale. C’è questa rassegnazione al prevalere delle cose sugli uomini, all’inutilità di resistere alla fatalità e all’ inarrestabile evolversi della storia. Si tratta di una concezione legata al carattere del protagonista, ma anche a quello dei siciliani in genere: il principe stesso afferma di appartenere “ad una generazione disgraziata, a cavallo fra i vecchi tempi e i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due”, e di essere, pertanto, “privo di illusioni”. Tale atteggiamento, che lo porta quasi, come si è detto, a subire passivamente quanto avviene intorno a lui, sembra in contrasto con il lato esteriore del suo carattere: il principe, infatti, è “grande, rabbioso e orgoglioso”; è uno che riconosce a sé il diritto del comando e della decisione, e dispone a piacimento di quelli che gli sono intorno: e questo per l’educazione avuta, per il suo stesso istinto nonché per il prestigio che gli viene dalla sua fama di astronomo. Ma tutto ciò non costituisce che il lato meno significativo del suo carattere, perché il vero don Fabrizio non è questo; il suo, cioè, più che un dominio sugli altri è un DISTACCO dagli altri; distacco che diventa sempre più una cosciente e lucida necessità: perché mentre gli altri si inseriscono negli avvenimenti e si lasciano travolgere da passioni e interessi, perdendosi nell’immediato e nel contingente, egli, pur al centro di tutto, vede tutto dal di fuori e non si lascia travolgere, sempre più confermandosi nella convinzione che sia inutile affannarsi tanto per inseguire realtà destinate comunque a scomparire: “filosofia” alla quale ha certo contribuito anche la sua consuetudine con le stelle, giacché dalla contemplazione dei mondi infiniti egli ha tratto la capacità di uscire da se stesso, ridimensionare il mondo che lo circonda e comprendere, o almeno intuire, il mistero delle cose. È superfluo, a questo punto, chiedersi quale sia la posizione che don Fabrizio assume di fronte agli eventi politici di cui è testimone: egli è semplicemente un pessimista che vede come nessun fatto sia risolutivo. Non risolvono nulla la rivoluzione dei piemontesi né la nuova ricchezza dei Sedara né la “rapida adattabilità” di Tancredi; i cambiamenti che si verificano non sono tali che in superficie: il fondo delle cose resta comunque inalterato. La sua morte è appunto il momento in cui le vicende biografiche del principe si fondono con quelle storiche; è qui che diviene evidente quello che fin qui era implicito: che cioè il principe e la sua epoca sono una cosa sola, e la morte dell’uno significa la fine dell’altra. Fra il principe e il borghese arricchito si inserisce un altro personaggio, capace di cogliere i lati positivi dell’una e dell’altra condizione: si tratta di Tancredi, nipote di don Fabrizio e che diventerà genero di don Calogero. Egli è fornito, secondo una definizione dello zio, di “rapida adattabilità”, e lega il vecchio mondo al nuovo, unendo al prestigio dell’antica nobiltà una spregiudicatezza che gli consente di inserirsi nella realtà che sta emergendo. Anch’egli paga però un prezzo: perché se pur trionfa esteriormente la sua esistenza è meschina, ben diversa da quella distaccata ma nobile e serena dello zio. Tancredi è un uomo di successo, ma non un uomo felice: e dietro il suo atteggiamento ironico c’è più amarezza che spensieratezza. Bendicò, amico a quattro zampe, il cane-colosso vicino al gigantesco principe, è come le stelle, ha il loro stesso ruolo: rasserena don Fabrizio, fiuta falsità e ipocrisie (significativo il suo ringhiare contro Angelica...). Appare all’inizio, facendo irruzione nella sala dove si recita il rosario, smuovendo con la propria vitalità una situazione estremamente statica; e all’immagine di lui è affidata, malinconicamente, la chiusura del cerchio della narrazione. DIFFERENZE TRA FILM E ROMANZO Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa non è uno scrittore, ma un uomo coltissimo e raffinato, che ama la scienza e la letteratura. A sessant'anni scrive un romanzo, Il gattopardo, appunto, che alcuni editori poco lungimiranti rimandano indietro, finché nel '58, un Il re: il principe ricorda le udienze reali a cui era stato ammesso La cena a villa Salina; ritratto della famiglia; ricordo di Giovanni, il figlio assente Viaggio verso Palermo del principe accompagnato da padre Pirrone, che lo invita a indurre a maggiore prudenza il nipote Tancredi; un posto di blocco; la casa di Mariannina in un ambiente degradato Viaggio verso Palermo del principe accompagnato da padre Pirrone, che lo invita a indurre a maggiore prudenza il nipote Tancredi; un posto di blocco; la casa di Mariannina in un ambiente degradato Il mattino dopo nella stanza da bagno; dialogo tra il principe e Tancredi; Tancredi annuncia che partirà per la guerra contro Franceschiello: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi". La vestizione del principe Il mattino dopo nella stanza da bagno; dialogo tra il principe e Tancredi; Tancredi annuncia che partirà per la guerra contro Franceschiello: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi". La vestizione del principe Il commiato. Intenerimento di Concetta Nello studio; colloquio del principe col contabile poi con Russo; in seguito, il principe medita sugli eventi in atto, "soltanto una inavvertibile sostituzione di ceti" Nell'osservatorio con padre Pirrone, considerazioni d'ordine morale e politico. Nell'osservatorio con padre Pirrone, considerazioni d'ordine morale e politico Il pranzo. Il principe intuisce le preoccupazioni di Concetta per Tancredi, ma ritiene che Tancredi "debba mirare più in alto, intendo dire più in basso". Simbologie culinarie (il "torrione minaccioso" della gelatina al rhum) Di nuovo in amministrazione: il principe controlla i "carnaggi" che gli ricordano il soldato sbudellato del giardino Colloquio tra il principe e il primogenito Paolo a proposito della scelta di Tancredi La lettera del cugino Màlvica sullo sbarco dei piemontesi Il Rosario Scontri a Palermo LIBRO 8 PARTI NEL FILM MANCANO LA 5° E LE ULTIME 2 Il modo di fare cinema è influenzato dalla difficoltà del regista di rapportarsi con l’opera nativa, soprattutto se non è a lui contemporanea. La complessità è proprio nella decifrazione dei contenuti che contengono valori non subito traducibili in una diversa contemporaneità. Importanti per capire quest’opera sono: - La storia d’Italia nel momento dell’unificazione 1859/1861 - Il romanzo Gattopardo, stampato postumo nel 1958 (un anno dopo la morte dell’autore), che è considerato una delle più importanti opere italiane (è il più letto nel mondo). Molti lettori stranieri nonostante il romanzo parli dell’unificazione italiana visto dal punto di vista della Sicilia, hanno la tendenza a generalizzare. È come se questa visione dei siciliani che guardano loro stessi sia una specie di passaporto per capire gli italiani in generale. Anche qui c’è una triade: - Giuseppe Tomasi di Lampedusa – autore dell’opera - Luchino Visconti – regista - Principe Fabrizio Corbera Principe di Salina - protagonista – Il protagonista dell'opera è un personaggio in cui entrambi si vedono, rappresenta la loro categoria sociale e i loro valori, l'autore, così come il regista, parteggiano apertamente per lui. C’è quindi stato un curioso collegamento tra persone che non si sono mai conosciute (regista e scrittore) e che danno vita nelle rispettive opere ad una creazione artistica nel personaggio molto simile. Giuseppe Tomasi Nasce a Palermo (1896-1957) nobile e scrittore italiano. Nell’epoca in cui vive Tomasi (belle époque?) l’aristocrazia siciliana non è decaduta come nel romanzo il protagonista prevede (sa che succederà ma non sa quando). Ancora epoca di balli, rapporti tra grandi famiglie Tomasi guardavo questo mondo con gli occhi di un bambino → scrisse romanzo: “ricordi d’infanzia”, probabilmente è stato un periodo felice della sua vita. Figlio unico (sorella morta da piccola), bambino SOLO → bambino che amava la solitudine ed era legato + alle cose che alle persone Aristocratico siciliano in un periodo di prosperità (i soldi correvano). Punto di riferimento figura della MADRE (presente in tutte e due personaggi) Madre: Beatrice Mastrogiovanni tasca di Cutò Prima uscita di casa di T. è perché fa la 1 guerra mondiale 1914, catturato dagli austriaci, fa un periodo di prigionia nel territorio austro ungarico. Fa molti viaggi all’estero con la madre Piace il mondo anglosassone (Gran Bretagna) ELEMENTO AUTOBIOGRAFICO: È un astrologo importante, ha avuto riconoscimento esteri, perché faceva conoscere le sue scoperte L’astronomia per il principe di Salina (personaggio) è morfina = quando uno viene ferito in guerra viene usata la morfina che clama il dolore o uso della droga nell’animo. Il principe invece si rivolge all’astronomia si perde nel mondo degli astri che considera superiore a quelli degli uomini. → Aveva bisogno di essere consolato Importantissimi in questo film sarà il sonoro (i rumori, il parlato e la musica) che Visconti userà per esprimere il personaggio e che mostreranno l’assoluta sintonia dello stesso Visconti con Tomasi di Lampedusa (nonostante questo sia già morto all’epoca del film e i due non si siano mai conosciuti) Nei progetti il film doveva essere un colossal con cui la cinematografia italiana avrebbe fatto concorrenza alla cinematografia mondiale. Non c’è da stupirsi quindi che abbia richiesto un impegno economico per cui il produttore Goffredo Lombardo abbia rischiato il fallimento, perché man mano che la costruzione del film progrediva costava sempre di più proprio perché Visconti si fece prendere la mano, ossia diede spazio alla sua idea di perfezionismo storico (ad esempio Visconti volle aggiungere la scena della Battaglia di Palermo – che nel libro non c’è – e che all’epoca – senza effetti speciali – comportò il blocco della città di Palermo e l’assunzione di centinaia di comparse). Uno degli aspetti cari a Visconti era proprio il realismo - ad esempio le camicie rosse dei garibaldini sono state immerse nell’aceto per scolorirle e renderle verosimiglianti a indumenti usati da molto tempo – oppure fa comprare una tenda al mercato antiquario (la tenda è quella che apre il film e fa da tramite fra l’esterno e l’interno – vedi sotto) e la fa arricchire per mostrare la composizione pesante del tessuto del tempo che non era equivalente a quella della sua contemporaneità. Generalmente uno degli elogi che vengono fatti a questo film è di consentire agli spettatori di immergersi effettivamente in quell’epoca (come se lo spettatore fosse parte della scena e la vedesse in presenza), un effetto non facile, ma che evidentemente si può ottenere. Questo effetto è voluto e possibile perché sia Tomasi che Visconti erano dei grandissimi lettori (Tomasi veniva chiamato “il mostro” per la vastità delle sue conoscenze letterarie). Nella loro epoca era consuetudine, di chi apparteneva ad un determinato ceto sociale, leggere tantissimo e specie i grandi classici. Per la resa cinematografica di Visconti, bisogna tener conto del supporto che sia Tomasi che Visconti trovarono nella lettura dell’opera la “Ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust (1870/1822). Quest’opera, composta da 7 romanzi, dove l’ultimo si chiama “il Tempo ritrovato”, ha influenzato tantissimo sia la letteratura che l’arte in generale. Proust descrive molta parte della sua vita rifacendosi alle sue esperienze passate (citando personaggi che aveva conosciuto, ma cambiandone i nomi) in cui va a ricercare un qualcosa nel passato che poi si ritrova nel presente, il punto è il ricordo. Nella sua poetica Proust pensa che il ricordo (la memoria) si possa vivere molto più intensamente del presente, proprio perché nel presente si è occupati a vivere e non ci si accorge della particolarità dei momenti, che invece si possono analizzare in modo diverso e approfondito quando diventano ricordi. Quindi nella poetica di Proust il fattore memoria diventa un salvatore di elementi che stanno bene al nostro animo, dove anche una negatività può essere utile (la memoria è soggettiva dipende da noi dare importanza ad alcune cose e ad altre no). In particolare, va sottolineato che spesso il ricordo non è volontario, ma inconscio (cioè nel momento in cui viviamo un fatto, certi particolari sembrano non interessarci e li dimentichiamo, salvo poi ricordarcene in occasioni successive). Quindi si ricrea tramite il ricordo una vita che è più intensa di quella vissuta realmente. Visconti in generale ha cercato sempre e comunque di usare oggetti dell’epoca precisa, perché evocativi della memoria – non usa oggetti che riproducono quelli antichi, ma veri oggetti dell’epoca proprio per consentire all’attore di meglio immedesimarsi nel personaggio. Il regista ci vuole far accostare ad una realtà precisa del passato, il 1860 (anno dello sbarco a Marsala) e il protagonista è Fabrizio Corbera di Salina. La nobiltà siciliana aveva i propri palazzi in città, dei possedimenti sub urbani (ossia periferici, ma vicini alla città) e vari possedimenti in campagna dove di solito passavano la villeggiatura. PRIMA SCENA • Il film si apre con tutta la famiglia e alcuni servitori più importanti riunita per il rosario, che viene declinato dal Principe, nonostante sia presente il frate gesuita di famiglia, proprio perché il capo famiglia era il responsabile di tutto ciò che accadeva nella vita famigliare. Il momento della lettura del rosario è un rituale giornaliero all’epoca, era un momento di relax. Il rito è importante proprio perché simbolo di ripetitività del tempo. - I suoni hanno una grande importanza e qui il rumore (specialmente esterno) è segno di un cambiamento e disturba la tranquillità del rito – simbolicamente informa di un cambiamento che sta arrivando. Quindi all’inizio vediamo la famiglia nell’aspetto iniziale (che poi pian piano cambierà) e un rumore esterno (non il rumore biasciato del parlato nella stanza) ci anticipa il futuro. - La macchina da presa ci fa vedere in lontananza una villa e noi siamo fuori da un cancello chiuso – a simboleggiare che noi spettatori al momento siamo estranei e ci avviciniamo tramite la macchina da presa. Siccome il cancello è chiuso la telecamera si avvicina dal lato. - Molte delle immagini, sia in questo inizio che per tutto il film, sono indiziarie, ossia forniscono contenuti informativi - all’inizio nell’inquadratura della villa, sulla sinistra si vede una specie di gabbiotto, è l’osservatorio astronomico del principe, che era un astronomo proprio come il nonno dello scrittore - Giulio Fabrizio Tomasi principe di Lampedusa era un astronomo molto conosciuto, aveva addirittura scoperto dei satelliti – (proprio come il nostro protagonista nel libro) Ad un certo punto ci troviamo sulla strada al di là del cancello, una strada costellata da busti (che ha fatto appositamente posizionare Visconti). Questi busti sono sbeccati proprio per sottolineare lo scorrere del tempo e sono la rappresentazione degli stessi personaggi, belli e importanti, ma sbeccati a significare che comunque c’è qualcosa che non va, che non è tutto perfetto come appare. • Avvicinandosi alle finestre si sente un mormorio, da una finestra aperta si vede una tenda mossa dal vento e si comincia ad intravedere qualcosa, ma l’ambiente è ancora scuro. Le figure cominciano ad apparire, come dei fantasmi – da qui l’aspetto evocativo, come in una seduta spiritica, dal passato (dalla memoria). La tenda svolazzando dentro e fuori è l’oggetto simbolico che serve cinematograficamente a evidenziare il passaggio e quindi improvvisamente siamo dentro. Il movimento della tenda è voluto e lo capiamo perché tutte le finestre inquadrate sono aperte e hanno tende, ma solo una si muove in maniera tale da permettere la visione dell’interno - ogni oggetto è usato in modo studiato e strumentale alla scena. All’interno della stanza si sta svolgendo il rito del rosario – un rito che testimonia una vita che potrebbe continuare così per sempre. Si capisce già la struttura familiare, infatti anche se il rosario viene declamato da Padre Pirrone, si capisce bene che a dirigere è il Principe, che sottolinea il suo ruolo interrompendo stizzito il rosario (è lui l’unico che osservatorio diverso dalle altre stanze di dove abita il principe, c’è solo cultura qui: riviste, cannocchiali… e nient’altro – posto del principe. L'astronomia è per il principe l'equivalente della morfina e della droga, lo fa sentire bene Don Pirrone dice anche: e ma poi verranno e prenderanno anche i vostri di beni, le vostre terre P: succederà - ma lui si limita ad essere l’osservatore e che non può fare nulla, come classe sociale non siamo eterni, inutile pensare a futuri gloriosi, sopravvivenze dell’anima – da osservatore dice che probabilmente sarà quello il destino, ma ora ci accontentiamo di contenere il disastro Lui si limita ad osservare Ruolo del principe che è lucido, vede tutto ma non può fare nulla. SCENA BATTAGLIA: (che non c’è nel libro) ASSENTE NEL ROMANZO. Il poliziotto borbonico fa uccidere dei cosiddetti briganti, la popolazione lo cattura e lo impicca. Colonna sonora si intervalla con rumori (grida, trombe, bombe…) aspetto scenografico → Visconti guarda più da pittore che da regista: risaltano molto i colori: ˜ bianco muri ˜ rosse giacche dei garibaldini ˜ blu giacche dei borbonici ˜ strade gialle Bambina trova cadavere della madre morta e piange → arrivano i soldati garibaldini e cercano di spostarla. la battaglia è accompagnata dall'elemento delle donne e i bambini, a cui vengono portati via e uccisi gli uomini. Non è una battaglia gloriosa, vediamo la sofferenza dei civili e il caos della battaglia. Il film, quindi, non punta su una divisione tra "buoni e cattivi", e non sembra una battaglia convinta. SECONDA SCENA IN CARROZZA Viene bloccato il passaggio alla carrozza del principe, stavolta serve un ordine di Tancredi per farlo passare. La scena del posto di blocco ci fa capire che i cittadini non sono tutti uguali tra loro, il principe può passare grazie alla mediazione di Tancredi, mentre i popolani vengono lasciati fuori. SCENA IN TAVERNA (secondo blocco del film) Padre Perrone riflette con degli amici in taverna sull'essere al servizio del principe, per lui sono importanti cose come andare in villeggiatura, cosa ignorata dalla gente comune, e dice che riguardo alla rivoluzione non è cambiato niente. La scena della taverna ci fa capire come ci fosse ancora la mentalità del feudatario, che quando arriva bisogna lasciargli il posto per lui e la famiglia, i letti sono tutti occupati invece altre persone dormono in piedi. I colori sono riconducibili ad alcuni quadri ottocenteschi come quelli dell'impressionismo francese, a cui Visconti fa riferimento. La fatiscenza della taverna permette che i colori siano diversi, un pezzo di muro è di un colore ma un altro pezzo è di un altro. L’ORGOGLIO DEL PRINCIPE PER LA PROPRIA CASATA Quando il principe ricorda l'arrivo del generale (Terence Hill), vediamo di nuovo una soggettiva come quando avevamo visto il soldato morto (inquadratura come se noi guardassimo con gli occhi del principe). La villa rappresenta la gloria di casa Salina, con gli affreschi che rappresentano le divinità in gloria attorno al simbolo del gattopardo, in cielo, come gli astri (richiamo del cielo, dove si trova la tranquillità del principe in alto dove viene orientato dal telescopio dove è presente lo stemma). La scena vuole quindi trasmettere l'orgoglio del principe Fabrizio verso la sua casata, di cui è capofamiglia SCENA DEL BAGNO DEL PRINCIPE CON LA PRESENZA DEL PRETE Finito il viaggio, il principe fa un bagno ristoratore. Il bagno diventa non solo un fatto di pulizia ma anche di rilassamento. Il principe è a suo agio nonostante Padre Pirrone, tant’è che gli dice: la nudità del corpo non è paragonabile a quella dell’anima. Padre Pirrone si presenta con una tonaca sporca e la barba, in più ha il monociglio. È sottomesso. In genere, il servitore riempie la vasca e lava il principe. Il valletto stava agli ordini del padrone di casa e, vestendolo, c’era anche la possibilità di chiedergli consigli sui vestiti per esempio —> c’era un tipo di vestito per ogni momento della giornata. Concetta è innamorata di Tancredi, ma il principe crede che lui si meriti di più, inoltre lui ha bisogno di soldi. “Un anno di fuoco e fiamme e 30 di cenere” —> parole che il principe utilizza per descrivere il suo rapporto matrimoniale. Non esiste l’amore in poche parole. Tancredi inizialmente vorrebbe sposare la cugina Concetta. Quando compare Angelica, però, persino nel principe si accendono gli istinti. Nel romanzo, Tancredi e Angelica, l’attrazione è di tipo animalesco, ma non è che siano innamorati, hanno capito che il matrimonio andrebbe bene per entrambi, per soldi e titolo. Tomasi è molto cinico sotto questo punto di vista. Mentre nel film no, Visconti sottolinea il loro amore sentimentale. Nel romanzo Concetta è sottomessa ma lo fa apposta, è presente un'incomprensione tra padre e figlia è troppo distratto perché pensa di più ad occuparsi di Tancredi. nel film, timorata della vita, fa quello che dice Tancredi (cosa che nel romanzo non è così) Il principe era già vecchio per l’età media dei tempi, che era 45 anni. Si sente vecchio a sentir parlare del matrimonio della figlia. Quando il padre se ne va, il padre gli ruba il sapone e il profumo, poiché non aveva questi stessi privilegi. SCENA DELL’ARRIVO DEL SINDACO E DELLA FIGLIA DEL SINDACO Nel film Visconti è interessato a descrivere situazioni di equilibrio che si interrompono. Il tempo dovrebbe essere fermo, mentre scopriamo che in realtà si muove. Donna Bastiana è tanto bella quanto bestia. Suo zio era chiamato Beppemmerda, da quanto sporco era. Il principe si aspetta che il sindaco dica che la figlia non può venire inventandosi qualche scusa, ma invece la porta. La figlia nonostante sia stata educata per essere una dama, si rivela essere una poveraccia, mentre il sindaco, Don Calogeno, sbaglia vestito: mette il frack (vestito da sera) ed è pure fatto male. È un poveraccio con vestiti da nobile. Angelica compare con sorpresa, perché l’inquadratura è su concetta e Tancredi stanno ridendo. Concetta diventa improvvisamente seria e triste. La prima a vedere Angelica è la sua rivale. Non a caso, lei dal riso ridente passa a un viso triste. Angelica stringe le labbra, ha l’atteggiamento di darsi forza. Angelica era stata mandata a imparare le buone maniere, la musica e il francese (lingua raffinata dei tempi) in un collegio di Firenze. Angelica è l’ultimo sussulto sessuale del principe. Angelica va a prestare i suoi omaggi alla principessa, padrona di casa. Nonostante Tancredi sia colpito, angelica lo ignora e saluta Concetta, ricordandole gli episodi da bambine. Solo dopo saluta il Principe, che si inchina e le bacia la mano. Dopo di che le viene presentato Tancredi e c’è subito attrazione. Tancredi è economicamente più basso di Angelica, però ha un titolo maggiore di Angelica, poiché nipote di un principe. La presenza di Angelica è un elemento di rottura. È la plebe che avanza. Angelica è molto umile nell’atteggiamento. Quando dirà al principe: “devo tutto a voi perché se no non avrei mai potuto sposare Tancredi”, il principe le dirà: “no, è merito tuo.” Fino all’ultima angelica ha una predilezione per lo zio di Tancredi, analogia per contrapposizione con suo Zio Beppemmerda. SCENA A TAVOLA Tancredi e Angelica si scambiano battutine a sfondo sessuale. Tutto sembra che vada bene finché concetta spacca l’equilibrio. Il principe e sua figlia concetta lasciano il pranzo. SCENA DEL PLEBISCITO Plebiscito (votazione) per annettere il regno delle due Sicilia al regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II. La spedizione dei mille favorisce un’insurrezione, nata dopo che arrivano. Un vero e proprio atto di pirateria. Queste persone erano armate. Il popolo italiano il 21 ottobre del 1860 venne chiamata a votare tramite voto palese per decidere se unire l'Italia sotto Vittorio Emanuele II oppure no. il Plebiscito ebbe esito positivo, quindi il 17 Marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia. il tutto però non si svolse seguendo regole ferree in quanto molti voti erano corrotti e diversi italiani non si presentarono ai seggi. questo particolare viene ripreso dal film nella scena in cui don Fabrizio discute sul Plebiscito insieme a don Ciccio. quest'ultimo sottolinea il fatto di non aver votato e si chiedeva su quali fondamenti effettivamente si basasse il nuovo stato. La maggior parte delle persone che votarono erano analfabete per cui non sapevano nemmeno cosa stessero votando o comunque gli veniva concesso solo un tagliando con il “si” chi voto invece no, gli venne modificato il voto. La differenza è in come il plebiscito è passato alla storia come una grande prova di democrazia mentre è stato tutto pilotato come raccontato nel film. SCENA COLLOQUIO TRA PRINCIPE DI SALINA E CHEVALLEY DI MOTERZUOLO Il funzionario piemontese incontra il Principe per offrirgli la carica di senatore nel nuovo Regno. Un lungo dialogo si svolge fra i due uomini, con timide proposte da parte dello Chevalley e inconfutabili ragionamenti da parte del Principe, che dà un quadro sfiduciato di sé stesso e della sua terra e alla conclusione dell’incontro respinge la nomina proponendo Sedara al suo posto. L’immobilità della Sicilia e dei suoi abitanti è determinata a tre tipi di fattori, egli dice: ˜ dalla lunga storia di colonizzazione e presenza di stranieri, e l’arrivo dei Piemontesi non fa eccezione, essendo stata anch’essa una sorta di occupazione; ˜ dall’indole dei suoi abitanti ormai troppo vecchi e svuotati di ogni entusiasmo, ˜ e infine dalla natura, infuocata per sei mesi all’anno. Una decadenza inarrestabile contrassegna la storia dell’isola e la sua esistenza. Vana illusione è tentare di contrastarla. Chevalley cerca dapprima di convincere il principe a non rifiutare, a pensare che il futuro sarà diverso, ma alla fine cede davanti alla sua profonda disillusione e amarezza. In questo celebre colloquio sono esplicitate le amare riflessioni sulla storia e sulla intima natura della Sicilia, del Principe, rileva che nulla è mutato nel tempo: la questione meridionale è irrisolta, l’estraneità e l’incomprensione del Nord nei confronti del Sud sono insanabili, l’insieme delle promesse di miglioramento socio-economico è andato deluso, domina una classe di corrotti approfittatori e rapaci sciacalletti. → possiamo dire che da quando fanno questo colloquio, il principe sa che ci sarà un nuovo inizio: entrerà a far parte la borghesia in Sicilia e non più l’aristocrazia. Da questo momento che il principe inizia a prendere conoscenza di questo fatto. Perché rifiuta? credeva fosse inutile essere nominato senatore perché essere nominato senatore nella Sicilia di quel tempo, voleva dire provare ad imporre delle regole che ai siciliani non importava. Il cambiamento doveva venire da lui. caldo. Il film ha avuto comunque un costo molto molto alto proprio per la cura dei dettagli da parte di Visconti. In questa scena quando Angelica viene circondata da aristocratici, oltre alla borsa, si vede il carnet di ballo in cui scrivevano l’ordine degli uomini con cui dovevano ballare. Nel suo libretto si vede scritto Tancredi ovunque. In questa scena il figlio adottivo di TdL, Gioacchino Lanza, ha un piccolo ruolo. L’abito di Angelica è bianco e rappresenta il candore totale (scelta del regista). Noi sappiamo che è una ricostruzione ma in realtà è l’evocazione di questo periodo, vissuto da una certa categoria sociale. Alla scena del ballo si passa attraverso una dissolvenza incrociata = STACCO DI SITUAZIONE SOCIALE. Si passa dai lavoratori della terra al ballo con il walzer suonato alla festa che già si sente. Il ballo è il trionfo del ceto sociale a cui appartiene il principe, il quale sta “morendo” come tale. Nel ballo l’illusione che c’era all’inizio, di cui Tancredi parla «vado a combattere con Garibaldi perché se vogliamo che tutto rimanga com’è, è necessario che tutto cambi» fa scadere il figlio agli occhi dello zio. Il ballo è qualcosa che gira e potrebbe farlo all’infinito, un po’ come potrebbe essere per la Storia. Quando il “trenino” che sembra non avere direzione raggiunge Tancredi ed Angelica, che si stavano baciando, i due ragazzi si immergono nel gioco. Il principe invece non va da nessuna parte. Sulla delusione che finisca tutto = Tancredi che cerca lo zio molto di fretta, lo cerca ma non lo trova, il principe è già sparito dal suo orizzonte. La fine significatrice è che lo trova che sta andando via, con la frase «ho già salutato tutti» ma non Tancredi. Ormai il feeling si è spento. Se il principe poteva immaginare un altro sé in Tancredi, in realtà non è così. Considerazione universale che coinvolge anche la musica = walzer che prevede dei giri musicali. Sciacalli = borghesia Gattopardi = principe Pecore = il popolo Se si vuole cambiare è perché ci si trova male – altrimenti IMPRESE GARIBALDINE DAL 1860 AL 1862 1860 5/6 maggio = partenza da Quarto delle 2 imbarcazioni (falsamente rubate) con i 1.162 volontari garibaldini. 7 maggio = sosta a Talamone (Orbetello in Toscana) già in mano dei filopiemontesi (2 giorni dopo anche a Porto S. Stefano). 11 maggio = sbarco a Marsala (presenza alla fonda di 2 navi da guerra della Flotta britannica del Mediterraneo): le navi borboniche sopraggiunte non riescono ad impedire lo sbarco. 14 maggio = Garibaldi assume la Dittatura della Sicilia “in nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia” 15 maggio = I garibaldini sbarcati più altri volontari siciliani sconfiggono 3.000 soldati dell’esercito regolare a Calatafimi. (Trapani). 28-30 maggio = i garibaldini entrano a Palermo, dove nel frattempo scoppia tra la popolazione un’insurrezione nella maggior parte di carattere autonomista. Dopo vari combattimenti ed un breve armistizio, le truppe regolari lasciano la città. Giugno = sbarcano in diverse località della Sicilia (ad esempio Catania) varie navi con diversi volontari e rifornimenti di armi. 18 giugno = sbarca a Castellammare del Golfo (Trapani) la spedizione (3 navi) con 3.500 uomini al comando del tenente colonnello Giacomo Medici (Milano 1817 – Roma 1882). Giugno-luglio = giungono quasi ogni giorno nuovi volontari da varie parte d’Italia via nave (con imbarcazioni anche inglesi, non militari, soprattutto da Genova), raggiungendo la cifra complessiva di 21.000 uomini. Ad Agosto Cavour impedisce altre spedizioni per via del pericolo di invasione dello Stato Pontificio. 1° luglio = Re Francesco II delle Due Sicilie concede la Costituzione. Liborio Romano (1793-1867) viene nominato Ministro degli Interni e Direttore della Polizia nel governo delle Due Sicilie. È in contatto con Cavour per fare un colpo di Stato a Napoli ed impedire a Garibaldi di arrivare fino alla capitale. Non riuscendo, ed avendo Cavour cambiato tattica, facilita in tutti i modi l’arrivo dei garibaldini nell’Italia meridionale. In queste manovre, sia militari che di corruzione, ha una parte importante l’ammiraglio conte Carlo Pession di Persano (1806-1883), che comanda una flotta di navi militari del Regno di Sardegna, inviata da Cavour nelle acque delle Due Sicilie in concomitanza con la spedizione di Garibaldi. Estate = rivolte popolari contadine nell’area nord-orientale della Sicilia contro numerosi esponenti della nobiltà e dei notabili locali, ed alcuni di questi vengono trucidati (Alcara li Fusi, Bronte, Caronia e Francavilla). Gli ufficiali garibaldini Medici e Nino Bixio (1821-1873), giunti nei luoghi delle insurrezioni con le loro truppe, fanno fucilare, dopo processi sommari, alcuni presunti rivoltosi. 20-28 luglio = battaglia di Milazzo (Messina) e caduta di Siracusa ed Augusta. 19-22 agosto = grazie alla interruzione del blocco navale britannico dello Stretto di Messina, le forze garibaldine sbarcano in Calabria (moltissimi volontari siciliani abbandonano l’impresa). 5 settembre = vari ministri del governo delle Due Sicilie si dimettono, ma non Liborio Romano, che sta anzi riorganizzando la polizia e formando la Guardia cittadina arruolando, con la promessa dell’amnistia e di denaro, diversi esponenti della camorra, tra cui il suo capo riconosciuto, Salvatore De Crescenzo. Lo stesso Romano consiglia al re Francesco II di lasciare Napoli per impedire bagni di sangue. Il sovrano, che molto probabilmente ha già deciso di andarsene, finge però di seguire il suo consiglio, e parte in nave per Gaeta (Napoli). Nonostante una chiara segnalazione proveniente dalla nave su cui viaggia il re, la flotta da guerra alla fonda nella baia di Napoli,non segue l’imbarcazione regia. 6 ottobre = Garibaldi, non trovando più nessuna efficace resistenza, sale verso nord e giunge ad Eboli (Salerno). 7 ottobre = Garibaldi, invitato con telegramma da Romano, arriva a Napoli in treno, e con poco seguito, avendo lasciato indietro le sue truppe. I militari borbonici della guarnigione non fanno nulla: poco dopo si arrendono. 11 settembre = con un pretesto, l’esercito regolare del Regno di Sardegna entra nel territorio dello Stato Pontificio, il cui esercito è sconfitto (18 settembre) a Castelfidardo. Questa armata vittoriosa sta andando in realtà verso sud per impedire che Garibaldi e i suoi volontari possano marciare contro Roma, che è sotto la protezione dell’imperatore dei francesi Napoleone III. 26 settembre – 2 ottobre = le truppe garibaldine si scontrano duramente con l’esercito regolare borbonico al fiume Volturno (Campania) e riescono vittoriose. 15 ottobre = L’esercito sardo, che è comandato dal 9 ottobre dallo stesso re Vittorio Emanuele II, entra nel territorio del Regno delle Due Sicilie e scende verso sud: in seguito batte un esercito borbonico sul fiume Garigliano (confine tra Lazio e Campania) e prosegue l’assedio di Gaeta, dove Francesco II si è asserragliato con le ultime truppe fedeli. 21 ottobre = in tutti i Comuni del Regno delle Due Sicilie si svolgono i plebisciti con voto palese che chiedono se “il popolo” vuole l’Italia unita sotto Vittorio Emanuele II: su 7 milioni di aventi diritto, i SI sono 1 milione e 300. 000 e i NO 10.000; gli altri non si sono recati ai seggi. 26 ottobre = Probabilmente a Teano, Garibaldi incontra Vittorio Emanuele e gli consegna l’ex Regno delle Due Sicilie. 9 novembre = Garibaldi lascia Napoli e con una nave britannica raggiunge l’isola di Caprera, dove si stabilisce. 1861 13 febbraio = Si arrende la Fortezza di Gaeta: Francesco II va in esilio a Roma. 17 marzo = Il Parlamento di Torino proclama il Regno d’Italia. 1862 [Solo circa 1.600 ex garibaldini furono accolti nell’esercito regolare ora italiano. Gli altri furono congedati con una somma di denaro. Garibaldi ne fu offeso, perché pensava che i suoi volontari fossero mantenuti come un “corpo speciale”] 27 giugno = Garibaldi lascia Caprera per andare in Sicilia. Luglio-agosto = Garibaldi viene accolto trionfalmente dalla popolazione a Marsala e a Palermo. Comincia allora a raccogliere volontari per una spedizione contro Roma papale. Le autorità, senza istruzioni, lasciano fare. Giunge a Catania, dove si impadronisce di 2 imbarcazioni. 25 agosto = sbarco in Calabria con 3.000 uomini. 29 agosto = Numerose truppe italiane si dirigono da Reggio Calabria al luogo dove si trovano i garibaldini. Il colonello marchese Emilio Pallavicini di Priola (1823-1901) guida un reparto di bersaglieri che si scontra brevemente con i garibaldini: nel tentativo di non fare sparare da nessuna delle due parti, Garibaldi si lancia allo scoperto e viene ferito ad un piede. Pallavicino si avvicina al ferito, che era appoggiato ad un albero, e si inginocchia per parlargli all’orecchio: ottiene la resa. Garibaldi e quasi tutti i volontari vengono arrestati. Quelli che avevano disertato da reparti regolari, sono imprigionati come disertori. Garibaldi viene trasferito a La Spezia e, operato ed amnistiato, può tornare a Caprera.
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